Themselves to His Service

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    Guardia di Porta.


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    Sospinta dal vento, la SbriciolaCielo solcava le nubi come fossero l'onda di un immenso oceano bianco.

    Il sole baciava le vele e il pallone della cannoniera, facendoli rilucere quasi fossero fatti di fuoco liquido. L'aria era fredda, come sempre a quell'ora del mattino, e come sempre i cieli di Endlos erano sgombri : niente sembrava osare frapporsi tra l'ammiraglia della flotta di Laputa, il Lord Alfiere Errante - che in quel momento si trovava a prua, poggiato al parapetto - e la loro missione.

    L'Autocrate dell'isola volante aveva aspettato fin troppo a lungo quel momento. Davanti a lui, a oramai una manciata irrisoria di miglia, si trovava Rivenore.
    E là dimorava Lord Aeon, il Signore del Fulcro.

    Solo un anno prima era stato investito della responsabilità di reggere uno dei cinque pilastri che erano il mondo all'orlo del Maelstrom. Così, la sua isola era diventata un presidio.
    Non era stato facile, ma guardandosi indietro, Raylek non poteva vedere che un percorso che culminava nel successo, sebbene avesse dovuto attraversare non poche situazioni critiche.
    Il pelleverde, rivestito della sua armatura nera - l'occasione formale voleva che si presentasse quanto meno con indosso qualcosa di differente dai suoi soliti abiti da lavoro - era così perso nei suoi pensieri che non notò se non marginalmente l'avvicinarsi del suo vecchio nostromo.
    Insieme avevano servito su quella stessa nave quando ancora vivevano per Myth Arandor. Ma quei tempi erano lontani, oramai.

    Sildavin Derìnha si inchinò brevemente al suo signore, senza mai perdere la sua più naturale espressione neutra. Nulla, di quel soldato divenuto lord consigliere di Laputa, era cambiato nel corso del tempo : dentro era ancora un militare di carriera.

    La Chiave delle Dimensioni è vicina, mio signore...


    E Raylek, quasi temesse quell'approssimarsi, strinse un poco più forte, tra le mani, il cofanetto di metallo e pietra nera, lucida, che aveva con se.
    Un dono per il suo Signore.

    ...dovreste prepararvi.



    Solo un attimo di silenzio passò tra i due. Il goblin, consapevole della verità nelle parole dell'elfo, abbassò il capo, in un cenno d'assenso. Il metallo della sua corazza tintinnò appena, musicale come una piccola campana.

    Grazie, amico mio.


    Il lord consigliere si ritirò in silenzio, tornando ad occuparsi di ciò che lo vedeva impegnato in quella traversata, concedendo così al forgiarune la possibilità di perdersi per un ultima volta nella solitudine di un momento di riflessione.

    Laputa sarebbe diventata un bastione a difesa di quel mondo, che lui avrebbe contribuito a plasmare e difendere, a far crescere e prosperare.
    Forse il tempo delle peregrinazioni aveva davvero visto la sua fine.. forse, dopotutto, avrebbe davvero potuto chiamare quel frammento di multiversi tenuti insieme dal caso sull'orlo del nulla vorticante, casa.

     
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    Castello di Rivenore – Sala dell'Orologio

    … E questo è quanto mio Signore, attualmente la situazione nel Sud e nell' Ovest rischia di precipitare come ben sapete,
    ma son già stati individuati possibili candidati a ricoprire il ruolo di Colonna.


    Il Delfino cessò di parlare, in attesa di un nuovo ordine da parte del Suo Signore.
    Entrambi, si ritrovavano immersi in un ambiente a dir poco alieno,, un luogo apparentemente privo di coordinate spaziali, che pareva estendersi illimitatamente, senza per questo farlo realmente; su ogni superficie di quella "stanza" era impossibile non notare le centinaia di meccanismi atti a misurare il Tempo in ogni sua forma, dai più esotici e incomprensibili ai più semplici e tradizionale, tutti lì disposti come strumenti di un’orchestra, intenti ad intonare una sommessa, ordinata e inquietante cacofonia.

    Nel centro – se di esso si può parlare – di tale santuario dell'irreale, si ergeva una comunissima, blanda scrivania in legno di quercia, solida, squadrata e robusta, come solo quel legno sapeva essere.
    Dauphine fissò la figura al di là del Banco, un uomo biancovestito che gli dava la schiena, intento ad esaminare i miliardi d'istanti fluire in quel luogo. Poi, di colpo, parlò.

    Bene Dauphine, informa Sir Eric che dovrà recarsi al più presto ad Ovest, mentre tu ti occuperai di verificare i risvolti attualmente in corso a Merovish.

    Allora, con permesso mio Signore...
    Il Primo Cavaliere di Rivenore arretrò di un passo, esprimendo alcune poche parole di commiato ed accennando un mezzo inchino, per poi ruotare sul proprio asse, pronto ad abbandonare lo studio privato del suo signore....
    Aspetta.
    La Voce stentorea del Lord richiamò l'attenzione del suo fedele Attendente che, prontamente, si rigirò subito verso il suo Signore, in attesa di nuovi comandi.
    Si, Mio Lord?

    Gradirei che tu facessi ancora qualcosa per me, Dauphine...
    Il Signore della Chiave riportò la sua attenzione sulla Figura del Primo Cavaliere, distogliendo per un istante gli occhi bigi dalle moltitudine di strumenti contatempo che li circondavano.
    … E' appena arrivato un Ospite Importante, te la sentiresti di andarlo a prendere?




    Rivenore – Punto di Approdo della Sbriciolacielo

    Il Primo Cavaliere di Rivenore fissava con lo sguardo l'immensa Aereonave in dotazione a Laputa, la Sbriciolacielo, fluttuare al di sopra delle teste dei presenti, oscurando con la sua ombra sempre più imminente, la piazzola sottostante.
    Presto, da quella gargantuesca macchina, sarebbe disceso quello che, fino ad un anno prima, era un esule della dimensione conosciuta come Celentier e che, lui stesso, aveva contribuito a rendere Alfiere.

    Proprio come Lord Aeon aveva predetto, O'Nast nei mesi successivi aveva dato prova di grande attaccamento al popolo Endlossiano e alla difesa di questi, al punto da guadagnarsi la fiducia dei molti individui che lo circondavano.

    Ma più si dava prova di essere meritevoli, e più Aeon metteva alla prova.
    Proprio per tale ragione, il Primo Cavaliere non si stupì di essere stato mandato a prelevare l'Alfiere Errante: in tal maniera, avrebbe adempito all'etichetta e, nel contempo, avrebbe raccolto scampi d'informazioni sul Neo Alfiere. Successivamente, avrebbe riferito sia questi che eventuali reazioni e supposizioni al Suo Lord, che avrebbe provveduto a trarre le dovute conclusioni.
    Esattamente al pari di un anno prima.

    Sul Volto del Primo cavaliere, comparve l'ombra di un Sorriso: come un anno prima, Dauphine attendeva l'arrivo del Goblin ma, a differenza di allora, non era lui ad esser arrivato su Laputa, bensì una parte di essa a giungere presso Rivenore. L'ironia della cosa non mancò di divertirlo; poi, tornò a fissare i suoi occhi sulla Sbriciolacielo.

    Presto, avrebbe rivisto una vecchia conoscenza.



    Edited by Black 13 - 2/5/2011, 13:57
     
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  3. Raylek
     
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    La sagoma scura dell'ammiraglia dell'aeroflotta del Quinto Presidio oscurava il sole, coprendo la piazza d'ormeggio della Chiave.
    In poche mosse precise, frutto di un addestramento ferreo, i marinai della SbriciolaCielo si erano calati dalle fiancate della cannoniera, ancorandola saldamente al suolo con le grosse gomene che solo pochi attimi prima giacevano composte ed in attesa nelle paratie sottocoperta.

    Raylek, immobile sul punte di dritta, attese qualche attimo ancora, giusto il tempo che la passatoia fosse calata.
    E mentre il legno del camminamento temporaneo scendeva a toccare il suolo, aveva potuto vedere il viso del Delfino della Chiave apparirgli come in una epifania progressiva, rivelando alla fine il sorriso sardonico con cui l'uomo in armatura d'argento lo fissava.

    Con passo marziale, il piccolo goblin in armatura nera aveva preso a scendere, fin a raggiungere il livello del selciato di quella piazza. Tra le sue mani reggeva ancora la piccola scatola sigillata.
    Si fermò solo quando gli fu d'appresso, seguito a breve distanza dal suo Lord Consigliere e da solo due attendenti di campo in livrea. Nessuno di loro portava armi : non ne avevano bisogno, e non ne avrebbero avuto comunque.
    Erano lì per votarsi ad una causa. Nessuno glielo aveva imposto.

    Dopo aver fissato per un istante occhi negli occhi la Mano Destra di Lord Aeon, l'Alfiere Errante si era inchinato, e così i suoi, e non si era sollevato prima che trascorressero alcuni istanti.
    Ricordava la gratitudine che doveva al cavaliere, ma ricordava anche come, in cuor suo, al loro primo incontro non gli fosse andato poi così a genio. Avrebbe dovuto fare ammenda, prima o poi, per quella svista della sua Prima Impressione.

    Sono Raylek 'ap Quelt Od'Nast, Autocrate di Laputa e, per grazia di Lord Aeon, Quinto Alfiere di Endlos.


    Si sentiva a disagio in quella sua entrata così formale, pur tuttavia era necessario osservare un certo protocollo, foss anche solo per quella prima volta.

    Sono qui per chiedere umilmente udienza presso il Signore della Chiave.


    Di nuovo, il goblin aveva sottolineato le sue intenzioni con un composto inchino.

    Ho con me un dono, che desidero porgergli.



     
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    Infine, giunse.

    Il Quinto Alfiere, Raylek 'ap Quelt Od'Nast, Autocrate di Laputa, discese con passo fiero dalla sua nave ammiraglia, fino a giungere a pochi passi dal Primo Cavaliere di Rivenore: il Delfino indugiò per alcuni attimi sulla figura del Goblin, ora indossante un nera armatura, in totale contrasto con quella argentea di lui.

    Sicuramente, molte esperienze l'avevano arricchito, donandogli un incedere più sicuro ed un cipiglio più fiero e marziale, ma dietro quegli occhi - di sicuro più saggi di un tempo- giaceva sempre lo stesso O'Nast di un anno prima, e questo in parte rincuorava il Delfino. Se il potere avesse corrotto l'autocrate al punto da destabilizzare Endlos, sarebbe stato lui stesso ad essere la mano di Aeon, come già in passato era accaduto.

    Per diversi attimi, gli occhi dell'Autocrate si fissarono in quelli del Delfino, rivelando a quest'ultimo sentimenti contrastanti che giacevano nel cuore del primo. Il Comandate delle Milizie d'Argento sostenne lo sguardo, poi, quando O'Nast eseguì un inchino insieme al suo seguito, egli risposte con un gesto altrettanto formale.

    Poi, il Goblin prese a parlare.
    Sono Raylek 'ap Quelt Od'Nast, Autocrate di Laputa e, per grazia di Lord Aeon, Quinto Alfiere di Endlos. Sono qui per chiedere umilmente udienza presso il Signore della Chiave.
    Ho con me un dono, che desidero porgergli.


    Il Delfino avanzò di un passo in direzione dell'Autocrate, trovandosi così a meno da un metro da quest'ultimo, poi si presentò anch'egli.
    Che tu ed il tuo seguito siate il Benvenuto Raylek 'ap Quelt Od'Nast, Quinto Alfiere di Endlos. Io, Dauphine du Viennos,
    Primo Cavaliere di Lord Aeon, ti do il Benvenuto.


    Accennò un lieve sorriso, dopodichè estese la mancina alle sue spalle, in un arco che comprendeva la strada innanzi a loro.
    Seguimi, il nostro Signore ci sta aspettando.

     
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  5. Raylek
     
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    Senza aggiungere altro, semplicemente il goblin aveva risposto all'inchino del primo cavaliere della Chiave con un ulteriore, profondo cenno del capo, prima di permettergli di far strada, mettendosi quindi al suo passo.

    Il castello del legittimo signore di quel mondo si apriva attorno a lui come la porta d'accesso per un piccolo eden appartato, un ritaglio di ordine in un caos di frammenti tenuti insieme dalla volontà di un uomo.. che era obiettivamente più che un uomo.

    Dietro al quinto alfiere, i suoi legionari si erano disposti in formazione, pronti a scortarlo. Nessuno si mosse, ne l'avrebbe fatto; non finchè l'autocrate dell'isola nel cielo non avesse preso a camminare.

    Fammi strada, amico mio.



     
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    Fammi strada, amico mio.
    Il Cavaliere annuì silente, prendendo posizione in testa al gruppo, di fianco all’Alfiere.
    Avanzarono lungo un enorme viale alberato, fiancheggiato da esemplari di sempreverde che svettavano verso il cielo come giganti di rara bellezza, stendendo le loro lunghe e fresche ombre sui quanti sfilavano passeggiando ai loro piedi.
    E’ la prima volta che vieni qui, vero?
    Gli occhi del Delfino non si distolsero dalla via, ma la domanda era ovviamente rivolta all’ospite.
    Rivenore è uno scrigno davvero prezioso.
    Se Kisnoth è il Cuore del Pentauron, il Castello della Chiave ne è il respiro.
    Avanzarono lenti e inesorabili alle ombre dei monumentali alberi secolari, un giro panoramico in apparenza più lungo del semplice tagliare per i ponti sopraelevati che conducevano alla fortezza di Lord Aeon, un percorso che avrebbe privilegiato la compagnia reciproca estendendone la durata di diversi minuti.
    Dimmi Raylek: cosa pensi di Endlos dopo quest’ultimo anno?
    Una domanda a bruciapelo, quasi inaspettata,
    fatta con l’innocenza e la tranquillità di chi ha sempre il Tempo dalla sua parte.

     
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  7. Raylek
     
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    Al passo con la sua giuda, il goblin avanzava. E per la prima volta nella sua vita - o forse, per una di quelle rare volte che si potevano contare sulle dita di una sola mano - il suo viso non era contratto in una smorfia arrogante.
    Non si sentiva in bisogno di difendersi dal mondo, lì, dove tutto ciò che era Endlos trovava il suo inizio e la sua fine. Anzi.
    Era, paradossalmente, come essere tornato a casa. Una nuova casa, dopo quella che aveva dovuto abbandonare, tradito.

    E’ la prima volta che vieni qui, vero?
    Gli chiese il Delfino.

    E il pelleverde non potè che annuire, tenendo gli occhi puntanti tutt'intorno, con l'armatura nera che accennava appena a qualche tintinnio, mentre procedevano in delegazione all'ombra di quel giardino.

    Rivenore è uno scrigno davvero prezioso.
    Se Kisnoth è il Cuore del Pentauron, il Castello della Chiave ne è il respiro.

    Dimmi Raylek: cosa pensi di Endlos dopo quest’ultimo anno?


    Il goblin lasciò che un sospiro gli salisse alle labbra, seguito da un sorriso, ampio ed incredibilmente - per lui - sincero. Di quelli che da un anno gli venivano sempre più facili, miracolosamente.

    Che avrei dovuto finirci prima..

    In tutta sincerità, questo posto è quello dove coloro che vogliono, ottengono. Che premia chi si getta nella vita a piene mani, e a piene mani combatte.
    Ma proprio per questa sua natura è un equilibrio delicato, da preservare ad ogni costo...

    Solo in quel momento gli occhi del verde si erano piantati in quelli del Primo Cavaliere di Lord Aeon, inamovibili, lo sguardo mutato nel più puro dei metalli

    Sono venuto per rendere i miei omaggi al Signore di Endlos.
    E per chiedergli di concedermi il privilegio di servirlo ancor più di quanto io non faccia.

    Voglio che Laputa diventi bastione per la salvaguardia di questo mondo.





    Edited by Daeniem - 21/5/2011, 17:52
     
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    Il Delfino sorrise segretamente alle parole dell'Alfiere: a quanto pareva il Goblin aveva decisamente guadagnato in sicurezza e coraggio in quest'ultimo anno, oltre che in saggezza. Non poteva che esserne felice.Se il Pelleverde fosse riuscito a mantenere questa risolutezza anche in futuro, allora, forse...

    Un affermazione importante la tua, amico mio...

    Sussurrò il Primo Cavaliere con fare a metà tra il complice ed il faceto, per poi ammiccare in direzione del Goblin: era raro veder comportarsi in maniera così spontanea il Delfino, al di fuori dei momenti con le sue commilitoni, ma qualcosa suggeriva all'Autocrate, che il suo era un atteggiamento sincero, di cui poteva fidarsi.

    … Ma forse sarà il caso di ripeterla al diretto interessato.

    E con questo, avanzò ancora il passo, direzione castello di Rivenore.

     
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  9. Raylek
     
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    C'era un che di inebriante ed al tempo stesso terrificante nella cadenza che quelle piccole conversazioni tra lui e il Delfino della Chiave avevano.
    Era come se il guerriero, la mano destra del Signore del Tempo, l'avesse ingaggiata a duello. A fior di spada lo testava, saggiando quanto lui fosse abile a rispondere, quanto fossero efficaci le sue parate, quanto profondi i suoi attacchi.
    Si sentiva ad ogni passo di più, in quel giardino, come quando per la prima volta si era proposto al mondo.

    Celentir. I Cancelli della Torre d'Avorio.

    Oltre il sorriso sincero del Generale Dauphine poteva vedere un volto molto simile a quello di coloro che per primi gli avevano dato asilo. Quello stesso tipo di espressione che nascondeva la condivisione di un esperienza simile, e quindi, la segreta gioia nel porgere in qualche modo aiuto.
    Più o meno mascherato da dovere o necessità; quella stessa che lui riconosceva - o sperava di poter riconoscere - a se stesso.

    Il giardino della Chiave andava esaurendosi, sotto i passi di quella piccola delegazione, e così anche il tempo che mancava al custode di Laputa per arrivare alla presenza del Lord del Tempo.
    Involontariamente, Raylek deglutì, sentendosi soffocare. Era la sensazione di chi andava incontro al suo destino, che quella volta - per la prima volta - gli si presentava quasi insostenibilmente insopportabile.
    Non ne andava della sua vita, in quell'occasione, come quasi sempre prima. Non metteva in gioco se stesso e la sua sopravvivenza.
    Laputa era in gioco. Lei, e l'intero destino del piano. Se davvero il suo presidio avesse potuto concretamente diventare il primo bastione di Endlos, allora tutto sarebbe stato diverso.

    Quando l'ombra delle guglie finalmente calò su di loro, segno inequivocabile che oramai la meta era prossima, al goblin non potè sfuggire un nuovo, rapido sguardo, che spaziava dal suo più vecchio amico, il consigliere che l'aveva seguito anche in quel momento, al suo più nuovo alleato, incredibilmente ed inspiegabilmente.

    Sono pronto.
    Andiamo pure.



     
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    Mentre tu e il Delfino vi lasciate alle spalle i giardini e i cortili dei camminamenti interni, un velo di silenzio cala sulla vostra conversazione, tanto per il fatto che l’argomento si sia esaurito, quanto perché una genuina meraviglia si impadronisce di voi e della compagnia da cui siete tallonati di fronte allo spettacolo mozzafiato che lo splendido Palazzo della Chiave delle Dimensioni offre alla vista.

    Stagliate contro il cielo mutevole che confina col Maelstorm, le sagome slanciate delle alte e bianchissime guglie di Rivenore delineano un disegno aggraziato e simmetrico che giganteggia su di voi, e che si fa sempre più difficile da contemplare nel suo insieme man mano che avanzate, avvicinandovi alla Chiave.

    La tua guida -e con essa tu e la tua colonna- si ferma in prossimità delle monumentali doppie porte che conducono all'interno del palazzo, dove i soldati di guardia al punto d’accesso non si dimostrano troppo sorpresi alla vista del piccolo corteo: in perfetto silenzio, si limitano a scostare le lance -incrociate a sbarrare il passo- e a farvi passare, rivolgendo uno schietto ma solenne saluto militare al loro comandante.

    Lentamente, attraversate la soglia, e mentre il tuo drappello di guarnigione confluisce nel grande spiazzo d'ingresso -un’anticamera molto luminosa, decorata di splendidi marmi bianchi-, Dauphine richiama la tua attenzione rivolgendoti la parola.

    « I tuoi uomini potranno riposarsi presso le camere degli ospiti:
    invierò uno dei miei uomini a mostrar loro gli alloggi, e se vorranno potranno rifocillarsi. »


    Con calma, distoglie poi lo sguardo da te, per appuntarli su una sottilissima scalinata bianca,
    che si inerpica fino a sparire tra le molte arcate e le svettanti volte dell’architettura.

    « Per noi è giunto il momento di dirigerci ai piani alti. »

     
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