[H] Il timore più grande

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    – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità.
    L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è come nuova per me".


    (Cesare Pavese)


    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Erano ormai alcuni minuti che l'Ufficiale Giles sostava lì, immobile come una statua, ad osservare una porta chiusa... del tutto indifferente alle occhiate perplesse dei due giovani in divisa messi a guardia, esattamente ai lati dei battenti.

    Scorrendo con lo sguardo argenteo sui motivi floreali intarsiati nel legno lucido delle doppie porte, il cainita si perdeva in numerosi pensieri, problematiche di varia natura e gravità che rendevano la sua condizione attuale estremamente complicata da gestire.
    Innanzitutto, la sua scomparsa da molti eventi ufficiali: utilizzando scuse credibili, aveva preferito non uscire mai dalla sua comfort zone da quando era... "risorto" a Palanthas, sia per motivi abbastanza urgenti -fra cui lo studio dei tomi trafugati ed il servizio prestato alla ristrutturazione della sede della loro nuova gilda-... sia per semplice imbarazzo per quanto era accaduto alla Notte della Prima. Un disagio violento e profondo, fomentato con piacere da quello scellerato di Kerobal anche quando -per evitarlo- il Saggio provava a rinchiudersi nella propria bara a riposare.

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    Da allora... non l'aveva più rivista.
    Col tempo, l'assenza si era fatta pesante e se da un lato desiderava rivedere lo splendido volto del suo Alfiere... più proseguiva con quell'isolamento forzato, più non sapeva come districarsi da quella situazione stagnante. Alla fine -ormai sfinito nei nervi e nello spirito, merito anche del molesto accompagnatore di Drusilia- aveva chiesto un incontro ufficiale con la scusa di alcuni progetti completati nei suoi laboratori di Garwec. Sperava più che altro di "rompere il ghiaccio" in qualche modo... e tentare di chiarirsi riguardo quella faccenda che tanto lo tormentava.

    -A-HEM!-

    Una delle guardie mimò un colpo di tosse, e se non fosse stata così bene addestrata gli avrebbe certamente lanciato uno sguardo eloquente riguardo la necessità di spostarsi da quel punto. Arthur sobbalzò, comprendendo malvolentieri il messaggio.
    Mosse finalmente un passo, battendo le nocche della mano contro la superficie lignea.

    -Ehm... è permesso?

     
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    Con un ultimo elegante movimento del polso, la donna lasciò che la penna d'oca disegnasse con fluida grazia l'arco di una firma svolazzante, e mentre la punta metallica e quasi asciutta del pennino tornava a tuffarsi nello stretto collo della boccetta del calamaio, le iridi blu zaffiro scivolarono sulle righe vergate in inchiostro, controllando di non aver dimenticato di menzionare qualcosa in quella sua missiva.

    Sinceratasi di aver espresso quello che voleva, nel modo esatto in cui lo aveva concepito, recuperò dall'arsenale di materiale da cancelleria che aveva davanti -disposto in bell'ordine sul tavolino- un barattolo dal tappo forato, e sparse con gesto esperto sul foglio di carta un paio di flebili sbuffi di polvere talcata, che avrebbe velocizzato l'asciugatura dell'inchiostro.

    I preparativi per la messa in attività della Sede di Kisnoth erano ormai compiuti, e sebbene gli agenti votatisi a quel nuovo progetto fossero stati in grado di trovare una pista da seguire in mezzo al caos e alla desolazione che il Circus Diabolique aveva lasciato dietro di sé, seguire le tracce dei loro nemici, ricostruire gli eventi di quella Notte, e svelare il loro significato, restava un traguardo davvero arduo da raggiungere...

    Ogni progresso guadaganto con fatica non sembrava che una goccia nel mare,
    eppure... cos'è l'oceano, se non un insieme di gocce...?


    Assorta com'era stata nel percorrere come un funambolo quella linea sottile tra speranza e dubbio -un tratto di strada che aveva avuto modo di imparare a conoscere a memoria negli ultimi mesi-, l'Alfiere dell'Est non si era accorta di essersi incantata a contemplare il vuoto, e fu per quello che udire il nitido rintocco di nocche sul ligneo battente della porta del boudoir che utilizzava come studio le strappò un leggero sussulto, riportandola immediatamente al presente.

    -Ehm... è permesso?

    Dall'altra parte della soglia, la voce del Saggio di Khymeia -familiare e rassicurante- non le giunse comunque inattesa: l'Alchimista aveva richiesto un'udienza ufficiale per quella giornata, e la Dama Azzurra aveva con una certa scrupolosità riarrangiato personalmente alcuni impegni della propria agenda per ritagliarsi quella finestra di tempo.

    Dopotutto, oltre ad essere uno dei suoi Ufficiali e Consiglieri più fidati, una delle figure-chiave del Silenzio, e una delle menti più brillanti del Presidio e del Semipiano -quindi, oggettivamente, una delle migliori compagnie con cui intrattenersi-, Arthur era un caro amico... quasi un congiunto, in verità, vista la fitta rete di legami che lo rendeva un pezzo importante della sua cerchia di affetti, e la sua scomparsa non aveva fatto altro che sottolinearlo.

    E quel giorno in cui lei e tutti gli altri che lo avevano amato si erano riuniti a Palanthas per onorarne la memoria, il ritorno del Cainita dalla Morte Ultima aveva restituito un po' di pace alla Dama Azzurra e lenito parte delle sue nuove preoccupazioni per il futuro di Endlos con aiuti concreti nel campo delle sue ricerche, anche se... di fatto,
    quella veglia funebre era stata l'ultima volta che i due si erano incontrati.

    In quell'occasione, dopo averlo visitato per assicurarsi che le sue condizioni “vitali” fossero nella norma, Kalia aveva notato il suo più che comprensibile turbamento, ma se da una parte la donna cerulea gli aveva assicurato la sua disponibilità e il suo sostegno nel caso in cui Arthur avesse sentito il bisogno di confrontarsi o sfogarsi in merito a qualunque cosa gli passasse per la testa, dall'altro aveve reputato giusto non essere invadente e rispettare i suoi spazi e i suoi tempi.

    « Entra pure, Arthur: ti aspettavo. »

    Riponendo la missiva sul ripiano del tavolino, la Castellana si levò dalla comoda seggiolina imbottita per andare ad accogliere il visitatore, e -difatti- quando la porta si sarebbe aperta, il Saggio se la sarebbe trovata davanti, già in piedi, con le mani intrecciate all'altezza della vita sottile, e sulle labbra un sorriso gentile e benevolente.

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    « Sono felice di vederti: ero un po' in pensiero a saperti sempre oberato di lavoro. »
    esordì, in tono troppo delicato per suonare un rimprovero, ma con sincero interesse
    « Prego, accomodati pure, e dimmi tutto: di cosa volevi parlarmi? »
    proseguì, facendo cenno all'ospite di prendere posto su una poltroncina di raso blu
    « Posso offrirti qualcosa? »

     
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    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Entra pure, Arthur: ti aspettavo. »
    Trovarsela davanti fu in qualche modo destabilizzante. Non che si aspettasse che l'Alfiere Orientale fosse altrove -perché si sarebbe recato in quella sala, altrimenti?-, ma l'assenza prolungata ed il lungo silenzio che aveva preceduto il loro incontro aveva finito per enfatizzare ogni cosa. Almeno per lui.
    « Sono felice di vederti: ero un po' in pensiero a saperti sempre oberato di lavoro. Prego, accomodati pure, e dimmi tutto: di cosa volevi parlarmi? Posso offrirti qualcosa? »

    -No... non serve, grazie- avrebbe detto, distogliendo istintivamente lo sguardo, camuffando la sua codardia in un interesse prioritario ad accomodarsi dove gli era stato detto, cosa che fece immediatamente -Son venuto qui per parlare di alcuni progetti appena completati nei miei laboratori a Garwec, ma... non sarei del tutto sincero a parlare solo di questo.

    Vi era una questione decisamente più urgente, fondamentale, dal suo punto di vista. Un pensiero ricorrente che, come una malattia, lo logorava dall'interno... e forse lo avrebbe portato alla follia, se non se ne fosse liberato il più rapidamente possibile.

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    -Avrei bisogno di parlare della Notte della Prima e... di quello che è accaduto.

    Nel dirlo, prese un profondo respiro, palesemente a disagio.
    Nonostante non gli servisse respirare.

    -Di... di quello che ci è accaduto. Nella cassa.
    Panico.
    -Sono profondamente mortificato per quello che ho fatto. E' stato... indegno e squallido, da parte mia.

     
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    -No... non serve, grazie-

    Con uno sbrigativo ma educato diniego, il Saggio rifiutò l'offerta della Castellana, evadendo lo sguardo grigio altrove, e muovendosi piuttosto per raccogliere l'invito ad accomodarsi... e se pure non ci fu nulla di sbagliato in quel modo di comportarsi, l'estrema sensibilità della donna cerulea ricavò comunque da quei primi istanti l'impressione che ci fosse qualcosa di...di... strano nella sempre impeccabile compostezza del Vampiro.

    Una vaga tensione. Una sorta di irrequietezza... uno stato d'animo che la impensierì un po', ma non abbastanza da darvi chissà quanto peso, mettendola in allarme o spingendola far saltar fuori la questione con domande invadenti; dopotutto, Arthur era appena arrivato, se le aveva chiesto udienza era perché voleva parlarle, perciò... cercando di metterlo a suo agio, Kalia avrebbe pazientato, atteso che fosse lui a prendere l'iniziativa, e rispettato i suoi tempi.

    Dopotutto, ora che erano insieme, era fiduciosa che un modo per alleviare le preoccupazioni del suo amico -qualunque esse si fossero rivelate essere-, sarebbe saltato fuori di certo.


    -Son venuto qui per parlare di alcuni progetti appena completati nei miei laboratori a Garwec, ma... non sarei del tutto sincero a parlare solo di questo.

    ...eppure, mentre prendeva elegantemente posto sul divanetto davanti a lui -dall'altra parte del basso tavolino per servire il thé-, l'Alfiere si ritrovò a sbattere le palpebre bordate di folte ciglia nere in un genuino accesso di sorpresa nel constatare che Arthur sembrava particolarmente determinato ad affrontare la questione.

    -Avrei bisogno di parlare della Notte della Prima e... di quello che è accaduto.

    Se dapprima la Castellana si era ritrovata a reclinare la testolina turchina da una parte, presa in contropiede dai toni dell'annuncio più che dall'asserzione in sé, quella nuova frase finì suo malgrado per incupirla un poco, facendole abbassare il malinconico sguardo blu zaffiro sull'intreccio che le proprie bianche dita le avevano ricomposto in grembo: il fantasma di quella Notte -dei suoi orrori e della sua tragedia- era un qualcosa che non avrebbe mai imparato a tollerare...

    La Grande Dama del Pentauron profanata e ridotta ad una città fantasma.
    Migliaia di vite -vite di civili innocenti e di soldati valorosi- distrutte e spazzate via.
    La leggerezza con cui creature ataviche e potenti esercitano la crudeltà
    con l'ingenuità di un bambino che strappa le ali ad una farfalla...

    Ma poi l'Alchimista trasse un respiro profondo e nervoso, e...

    -Di... di quello che ci è accaduto.
    ...per la terza volta nello scarto di pochi istanti, la Dama Azzurra si sentì colta alla sprovvista, e nel sollevare il volto eburneo per riportare le iridi blu in quelle del Vampiro, Kalia lo guardò confusa.

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    « Eh...? »
    -Nella cassa.
    « ....ah. »

    Ora, fu il turno della donna di trarre un respiro profondo, e di trovare improvvisamente molto interessante la trama fittamente intrecciata del tappeto del budoir, al punto da incollarvi lo sguardo per qualche istante: ovviamente, ricordava perfettamente l'episodio di cui il Saggio stava parlando, ma... beh... non era certo stato tra i peggiori di quelli che avevano costellato quel viaggio all'inferno. E poi... poi non era successo nulla di che... non si era fatto male nessuno... e...

    E mentre le gote le si coloravano di una nuance vagamente più accesa,
    Arthur parlò di nuovo.


    -Sono profondamente mortificato per quello che ho fatto. E' stato... indegno e squallido, da parte mia.

    Certo, per lei era stata una situazione strana, ma... a giudicare dal comportamento che aveva tenuto dal suo ritorno dalla Morte Ultima, e dalle sferzanti parole con cui aveva appena condannato il proprio gesto, per il suo amico doveva esserlo stato molto, molto di più. E, così non andava bene per niente: in piena coscienza, Kalia non poteva permettere che il Vampiro alimentasse oltre quel nefasto sentimento di colpa. Perché... non era giusto. E perché, in fondo, non aveva fatto nulla di male. E... e... doveva fare qualcosa per rassicurarlo.

    Le ci volle il tempo di un altro profondo respiro per ricomporsi un poco; poi, si rimise in piedi, aggirò il tavolino, e si accomodò di nuovo, ma questa volta al fianco del visitatore, rivolgendosi verso di lui con un'espressione gentile, resa incerta da un velo di imbarazzo.

    « Arthur... Mi... mi spiace che quanto accaduto ti abbia turbato tutto questo tempo. »
    esordì, con gli occhi bassi, ma posando una mano delicata sulla sua per stabilire una connessione
    « Non avevo immaginato che... che tra tutte le cose successe quella notte, questo t-ti tormentasse tanto... p-perciò... scusami se non me ne sono accorta. »

    Tentennando un po' troppo, la Castellana si ritrovò a balbettare in un modo che avrebbe sicuramente fatto indignare il maestro di oratoria ed eloquenza che l'aveva severamente torchiata con i suoi insegnamenti fin da quando era meno che fanciulla... e se di tutte le cose che potevano venirle in mente in quel momento la ora Regina dell'Est si trovò a ripensare proprio a quel vecchio insegnate fu perché Kalia si sentì a tutti gli effetti una ragazzina impacciata.

    jpg« Io... non mi sono spaventata: sapevo che non mi avresti mai fatto del male. Ero solo un po'... un po' sorpresa, ecco. Non sono arrabbiata... »

    Nonostante affrontare quell'argomento le suscitasse una certa esitazione, proseguì il discorso con parole semplici e sincere, per quanto timide... e nel ricordare il conflitto interiore che aveva visto allora nell'anima del Cainita -l'unica cosa che i suoi occhi blu potessero scorgere nitidamente nel buio di quel baule-, l'espressione Dama Azzurra si distese e si ingentilì.

    « ...so che hai provato a controllarti.
    Ma non ci sei riuscito. »

    gli disse, carezzandogli il dorso della mano con un movimento del pollice
    « C'era troppo sangue... e l'aura demoniaca sotto il Tendone era troppo forte... Non eri in te. Per questo... non dovresti essere così duro con te stesso... »

     
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    – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità.
    L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è come nuova per me".


    (Cesare Pavese)


    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra, Istvàn.
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    « Arthur... Mi... mi spiace che quanto accaduto ti abbia turbato tutto questo tempo. Non avevo immaginato che... che tra tutte le cose successe quella notte, questo t-ti tormentasse tanto... p-perciò... scusami se non me ne sono accorta. »
    Come era solita fare, Kalia mise da parte sé stessa per occuparsi di una persona che considerava in qualche modo sofferente. Gli chiese addirittura "scusa", ed Arthur si sentì ancora più in colpa, perché si era lasciato andare con una persona che davvero non meritava alcun male o fastidio.
    « Io... non mi sono spaventata: sapevo che non mi avresti mai fatto del male. Ero solo un po'... un po' sorpresa, ecco. Non sono arrabbiata... so che hai provato a controllarti. Ma non ci sei riuscito. C'era troppo sangue... e l'aura demoniaca sotto il Tendone era troppo forte... Non eri in te. Per questo... non dovresti essere così duro con te stesso... »

    -Temo di non essere d'accordo, mia Signora- avrebbe risposto il Saggio, con voce profonda e gentile -Lasciarsi andare agli istinti quando non è opportuno è un'attitudine più vicina alle bestie che ad una creatura dotata d'intelletto. Quello che ho fatto non può essere cancellato... ma volevo dire che farò qualunque cosa in mio potere affinché l'errore non si ripeta.

    Nel dirlo, passò la mano sottile ed affilata sul taschino della giacca, lì dove era custodita una misteriosa scatola blu. Per un attimo, sembrò volerla estrarre, ma ritenne non fosse ancora il momento giusto. Era infatti suo dovere renderla partecipe di tutto, 'prima di lanciarsi in qualunque altro progetto. Kalia doveva sapere ciò che gli era accaduto. Era importante.
    -Dovrei anche parlare di come sono tornato in vita. Credo sia fondamentale condividerlo, perché ho delle informazioni davvero molto importanti- annunciò, facendosi ancora più serio di quanto già normalmente non fosse -Non sono sicuro di essere "tornato" in vita... ma sono abbastanza certo di essere nato. Sono nato fra... credo fra circa quattrocento anni.
    Attese qualche attimo, rendendosi conto di quanto fosse complicato quanto avesse da dire.
    -Pare che un fotografo giunto da quell'epoca in cerca dei suoi familiari ed in grado di viaggiare nel tempo abbia immortalato la scena del mio sacrificio. Nella sua epoca ha poi ricreato una immagine a tre dimensioni, abbastanza realistica di quel momento... ed ho preso vita. A detta sua, è la prima volta che accade e non sapeva spiegarselo.

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    Si fermò, riordinando le idee.
    -A causa di un problema, ho finito per viaggiare accidentalmente nello spaziotempo e... sono tornato al Circus Diabolique. E ti ho vista... con i capelli scuri. Ed un uomo simile ad un clown che ti importunava: ho provato ad intervenire e seguirvi, ma mi ha fermato il "Re del Tempo" con cui prima parlavate; mi ha fatto trasportare in uno strano luogo... e credo fosse un ufficio anagrafico per Cronomanti.- strinse le labbra, buttando giù i vari ricordi sgradevoli -Il mio caso ha creato un po' di trambusto, poiché risulto contemporaneamente vivo e morto al Circus Diabolique. Pare che i casi come il mio vengano chiamati "Anomalie", e non sono viste come qualcosa di positivo. Ho anche scoperto che il mio sangue vampirico è legato a dei poteri cronomantici... ed effettivamente, con il mio risveglio, ammetto di avere le percezioni scombussolate.
    Si concesse una nuova pausa, tornando al racconto vero e proprio della sua odissea personale.
    -Ho trafugato i tomi che ho portato a Palanthas proprio dagli archivi di quella base di Cronomanti: esiste un'intera ala relativa ad Endlos nella zona riservata alle "Anomalie". L'ho fatto perché volevo capire cosa mi stava accadendo... e perché non avevo intenzione di correre il rischio di aspettare ed essere eliminato su due piedi. Qui ho incontrato nuovamente il fotografo che mi ha riportato in vita, e grazie a lui sono riuscito a fuggire dai miei inseguitori- affermò, vergognandosi un po' delle sue azioni da furfante -Tornati alla sua dimora, ho avuto modo di parlare con lui. Si chiama Theobald... e mi è sembrato davvero un bravo ragazzo. Molto gentile, e molto solo. Parlava spesso con una bambola di pezza, che trattava come se fosse sua amica.
    Il suo tono di voce, si fece lentamente più malinconico, finendo per empatizzare per quel giovane che lo aveva salvato.
    -Mi ha spiegato che fra circa cento anni, forse di meno, vi sarà un evento che passerà alla storia come "End of Time". Non si sa bene cosa è avvenuto, ma gli effetti che ha prodotto hanno portato ad un disfacimento dei confini che delimitano attualmente i piani dimensionali: la contaminazione degli ecosistemi, il sovvertimento di leggi fisiche e magiche ed una incontrollata contrazione e stagnazione dei flussi temporali ha provocato un'estinzione di massa mai vista. Il livello di sopravvivenza è pari al 10%.
    Nel dare quella notizia, Arthur s'incupì non poco, consapevole di dare un dolore al suo Alfiere. Un dolore tuttavia necessario.
    -Nonostante non sappiamo nulla di quello che accadrà... ho chiesto a Theobald di riportarmi indietro in quest'epoca. Il mio posto è qui con voi, anche nella tragedia... e, soprattutto, essendo una Anomalia con quest'informazione, spero di poter modificare qualcosa. So che non è ben visto alterare gli avvenimenti destinati ad esserci... ma non posso negare di propendere per l'egoismo, in questo caso. Voglio difendere i miei affetti, e sono pronto a rischiare.



    Edited by Drusilia Galanodel - 13/11/2019, 15:45
     
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    -Temo di non essere d'accordo, mia Signora: lasciarsi andare agli istinti quando non è opportuno è un'attitudine più vicina alle bestie che ad una creatura dotata d'intelletto. -

    Come era stato prevedibile, l'Alchimista del Sangue rimase ben fermo sulle proprie posizioni -troppo rigido con sé stesso-, ma sentire la sua voce ingentilirsi fu comunque rincuorante per la Dama Azzurra: Arthur era una persona estremamente riservata ed introversa, perciò... ecco, anche un segno di distensione piccolo come quello restava dopotutto un buon segno.

    -Quello che ho fatto non può essere cancellato...
    ma volevo dire che farò qualunque cosa in mio potere affinché l'errore non si ripeta.


    Con un mezzo sospiro paziente, la Castellana riportò finalmente lo sguardo di zaffiro sul profilo dal naso greco del suo interlocutore, e sulle labbra ben disegnate le aleggiò un sorriso benevolo ed indulgente: ribadire che non ci fosse nulla di cui rammaricarsi sarebbe stato superfluo e poco utile, così non tentò neppure di dissuaderlo; dopotutto, se Kalia lo aveva già immediatamente perdonato per quel suo momento di debolezza dettato da circostanze decisamente oltre il limite, quella storia avrebbe smesso di farlo soffrire solo nel momento in cui anche Arthur avrebbe perdonato sé stesso. E in quello, la Dama aveva un ruolo davvero molto marginale.

    « Sono sicura che andrà tutto per il meglio non appena il passato smetterà di tormentarti. »
    assentì con tono conciliante la donna cerulea, senza lasciare la sua mano
    « Dopotutto, gli errori sono una tappa necessaria per ogni progresso, perciò...
    basta imparare da essi, e proseguire guardando al futuro. »


    Non seppe dire se il suo Ufficiale l'avesse udita o meno, né se avesse altro da puntualizzare in merito, perché -per un istante- egli s'era assorto a controllare di avere qualcosa nel taschino giacca (qualcosa legato ai suoi progetti sviluppati a Garwec, forse), ma soprattutto a riordinare le idee, perché...

    -Dovrei anche parlare di come sono tornato in vita. Credo sia fondamentale condividerlo, perché ho delle informazioni davvero molto importanti-

    Quando il racconto cominciò, l'Alfiere Orientale non ebbe il coraggio di interromperlo, restando ad ascoltare in pacato silenzio il resoconto tortuoso e bizzarro che l'uomo accanto a lei le riferiva, una storia che aveva dell'incredibile e a cui tuttavia credeva perché non c'era traccia di menzogna in quanto il suo orecchio udiva... e perché, già di base, non ve n'era mai stato spazio nell'indole seria dello scienziato.

    La faccenda del ritorno-rinascita quattrocento anni avanti nel tempo, ad opera di un Fotografo del futuro, sarebbe potuta sembrare folle ai più, ma... per una creatura longeva come lo era Kalia, non era qualcosa di troppo strano da credere: lei stessa, nei secoli del suo regno -prima sull'Isola e poi sul Semipiano- aveva visto la scienza, la magia e la tecnologia compiere progressi inimmaginabili nell'arco di appena cinquanta anni, perciò... chi poteva dire cosa quei tre campi sarebbero stati in grado di compiere in otto volte quell'intervallo?


    Magari, allora, ricreare una persona da semplici dati e ricordi
    poteva essere possibile con apparecchiature avanzate...

    La Dama Azzurra non si soffermò tuttavia sull'
    etica dell'intera questione; un po' perché non sapeva abbastanza dettagli sul procedimento (e, a quanto pareva, neppure il fautore), un po' perché -intanto- il narratore proseguì. Perché il misterioso “ritorno” era solo il primo passo di quel percorso tortuoso – e nemmeno il più strano.

    -A causa di un problema, ho finito per viaggiare accidentalmente nello spaziotempo e... sono tornato al Circus Diabolique. E ti ho vista... con i capelli scuri. Ed un uomo simile ad un clown che ti importunava: ho provato ad intervenire e seguirvi...-

    Irrigidendosi un poco, Kalia evase nuovamente lo sguardo altrove, ricordandosi all'improvviso di quanto fosse geometrica la fantasia damascata del velluto blu delle tende del salottino... perché, in effetti, era meglio quello che ripensare alla situazione in cui si era ritrovata in quel momento: era stato poco dopo essere finita separata dal Vampiro, quando s'era ritrovata nel corridoio delle tribune insieme al Giullare, che si era ritrovata prima catturata presa in custodia dal Re del Terrore -che aveva mutato il suo aspetto-, ed era poi incappata nel Re del Tempo...

    Tuttavia, la Castellana non lo interruppe neppure allora, evitando di far presente quella disavventura ad Arthur -sebbene gliene avrebbe certamente parlato, se lui avesse voluto saperne di più-, ma prendendo mentalmente nota di riferirgli sia che la circostanza cui aveva assistito era realmente avvenuta, sia quello che ella aveva scoperto in quel consesso.


    -...ma mi ha fermato il "Re del Tempo" con cui prima parlavate; mi ha fatto trasportare in uno strano luogo... e credo fosse un ufficio anagrafico per Cronomanti.-

    Quella notizia colpì un poco la Sovrana dell'Est: non tanto per il fatto che un potere particolare come la Cronomanzia fosse tenuto sotto monitorato da un sistema burocratico di responsabilità di un essere che ne era definito evocativamente “Re del Tempo” (insomma: cosa c'era di più rigoroso del Tempo?), quanto per il disappunto che vide riflesso nella piccola smorfia del Saggio.

    -Il mio caso ha creato un po' di trambusto, poiché risulto contemporaneamente vivo e morto al Circus Diabolique. Pare che i casi come il mio vengano chiamati "Anomalie", e non sono viste come qualcosa di positivo.

    Ascoltando il fiume di parole che si riversava dalle labbra dell'Alchimista, la donna cerulea apprese dello stato di Anomalia dell'uomo e di Endlos, della di lui Linea di Sangue Cainita, del furto della sottrazione di alcuni tomi da quegli Archivi con tutte le attenuanti del caso, e della sua fuga dagli inseguitori dell'anagrafe -probabilmente il personale di sicurezza- fino al suo secondo incontro con il personaggio più emblematico di tutto quello strano viaggio a balzelli lungo la linea temporale.

    -Qui ho incontrato nuovamente il fotografo che mi ha riportato in vita, e grazie a lui sono riuscito a fuggire dai miei inseguitori. Tornati alla sua dimora, ho avuto modo di parlare con lui. Si chiama Theobald... e mi è sembrato davvero un bravo ragazzo. Molto gentile, e molto solo. Parlava spesso con una bambola di pezza, che trattava come se fosse sua amica

    A quel punto, la spiegazione raggiunse le battute finali, e il tono di Arthur si immalinconì al solo ricordo di quella persona che l'aveva in qualche modo salvato ed aiutato, e... per semplice empatia, pur senza conoscerlo di persona, quel Theobald le fece tenerezza già solo dalla descrizione; tuttavia, mentre la Castellana manifestava la sua vicinanza stringendo appena un poco di più la mano del Saggio, questi aveva ancora un'ultima sconvolgente verità da riportarle.

    -Mi ha spiegato che fra circa cento anni, forse di meno, vi sarà un evento che passerà alla storia come "End of Time". Non si sa bene cosa è avvenuto, ma gli effetti che ha prodotto hanno portato ad un disfacimento dei confini che delimitano attualmente i piani dimensionali: la contaminazione degli ecosistemi, il sovvertimento di leggi fisiche e magiche ed una incontrollata contrazione e stagnazione dei flussi temporali ha provocato un'estinzione di massa mai vista. Il livello di sopravvivenza è pari al 10%.

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    « . . . »

    Davanti a quella previsione, Kalia rimase muta: diversamente da come fatto finora, non per volontà di non interrompere il relatore, ma perché sentì la mente congelarlesi, mentre i pensieri oscillavano sul baratro di uno scenario a dir poco apocalittico; tuttavia, non poté impedire al suo corpo di mostrare i segni del suo shock quando gli occhi blu zaffiro le si sbarrarono e il volto già chiaro impallidì vistosamente, come se da esso fosse defluita ogni goccia di sangue e calore.

    -Nonostante non sappiamo nulla di quello che accadrà... ho chiesto a Theobald di riportarmi indietro in quest'epoca. Il mio posto è qui con voi, anche nella tragedia... e, soprattutto, essendo una Anomalia con quest'informazione, spero di poter modificare qualcosa. So che non è ben visto alterare gli avvenimenti destinati ad esserci... ma non posso negare di propendere per l'egoismo, in questo caso. Voglio difendere i miei affetti, e sono pronto a rischiare.

    Nello stato in cui versava, le parole di Arthur le giunsero come ovattate, quasi provenienti da un luogo lontanissimo, ma i buoni propositi e la speranza che irradiavano trovarono comunque un modo per fare lentamente breccia nella mente della Castellana; tuttavia, le ci volle ancora qualche momento per riscuotersi dall'immobilità meditabonda in cui la notizia di un collasso del multiverso di quella portata l'aveva congelata.

    Traendo un profondo respiro, la Dama Azzurra sollevò le iridi blu zaffiro fino al volto del Vampiro, e gli strinse ancora una volta con delicatezza la mano, mentre protraeva il proprio silenzio in un disperato tentativo di riordinare le idee.


    « Mio povero Arthur... »
    [sieze=1]esordì con calma, riuscendo persino ad abbozzare un sorriso conciliante[/size]
    « ...devi esserti sentito certamente confuso e oppresso,
    con tutti questi pensieri per la testa, e nessuno con cui condividerne il peso. »


    In effetti, tra tutte le cose che la preoccupavano di quella lunga storia densa di elementi, le condizioni del condizioni del Cainita restavano in cima alla lista: oltre al trauma della morte e del ritorno, aveva dovuto sopportare ogni genere di stress... non ultimo quello di aver taciuto per mesi delle verità così amare e difficili anche dopo essere tornato al porto sicuro della sua casa, della sua routine e dei suoi affetti.

    Se ne sentì un po' in colpa, ma non c'era oggettivamente nulla che avrebbe potuto fare in tal senso, visto che era all'oscuro di tutto e che l'altro aveva evitato ogni occasione di contatto perciò... meglio restare concentrati sulle molteplici questioni sollevatesi, a cominciare dalla prima e più evidente.

    « Io... non capisco bene le condizioni della tua... resurrezione o rinascita, che dir si voglia. ...però trovo strano che neppure il "Re del Tempo" e i suoi “impiegati” ne sapessero qualcosa.»
    ammise semplicemente la donna reclinando la testolina cerulea da una parte, pensosa
    « Voglio dire: immagino i loro ambiti riguardino passato, presente, e possibili futuri, perciò... se a determinare il tuo ritorno fosse stato qualche antico rituale o tecnologia avveniristica -come avevo inizialmente pensato- è a maggior ragione qualcosa di cui avrebbero dovuto sapere. »

    Scrollando un poco le spalle, l'Alfiere si carezzò il mento con una mano, cercando di coinvolgere l'astante nelle proprie riflessioni ragionando a voce alta... e subito il pensiero corse ai due volumi che l'Alchimista aveva portato con sé al suo arrivo a Palanthas.

    « Endlos è sempre stato un luogo particolare rispetto agli altri mondi di cui ho conoscenza, quindi non mi stupisce sentirlo definire un'Anomalia – qualunque cosa la definizione implichi. »
    quello, in effetti, era un mistero, ma... avrebbero potuto chiederlo al Re del Tempo?
    « Certo, se si tratta di una questione in qualche modo oggettiva e risaputa, spiegherebbe l'altissima incidenza di disastri e strani fenomeni, oltre che la fitta concentrazione di esseri fuori dall'ordinario... forse... potrebbe esserne l'esatto motivo.
    Forse non è neppure una cosa del tutto casuale. »

    un'ipotesi un po' azzardata, ma l'idea possedeva una sua logica
    « Se il Circo è un'Anomalia, ha senso che lo siano anche i suoi prodotti,
    le sue azioni, e quanto avvenuto sotto il Tendone... »


    Come il sacrificio compiuto dal Vampiro, e molti altri orrori che la Dama Azzurra non ebbe cuore di ricordare né di elencare; in ogni caso, l'unico filo conduttore di quel flusso di coscienza era la concentrazione di fenomeni anomali che -anziché esaurire i propri effetti- non facevano che amplificarsi... e, a quel punto, un'intuizione le si affacciò nella mente senza però nessuna concreta evidenza. E i suoi occhi blu tornarono a cercare quelli di Arthur.

    jpg
    « E se... anche questo End of Time fosse un'Anomalia, o...
    ...il loro risultato...? »

     
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    "Ti amo. Di questa parola so tutto il peso
    – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità.
    L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è come nuova per me".


    (Cesare Pavese)


    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Mio povero Arthur... devi esserti sentito certamente confuso e oppresso, con tutti questi pensieri per la testa, e nessuno con cui condividerne il peso. »
    In realtà, nonostante la terribile esperienza, a confonderlo ed opprimerlo maggiormente era il dover valutare con chi condividere quelle informazioni... e se il nome dell'Alfiere Orientale era certamente stato il primo nella sua mente, molti altri erano ancora in dubbio. Inoltre, le circostanze ed il suo carattere avevano reso tutto più complicato, anche con l'unico nome di cui era sicuro.
    « Io... non capisco bene le condizioni della tua... resurrezione o rinascita, che dir si voglia. ...però trovo strano che neppure il "Re del Tempo" e i suoi “impiegati” ne sapessero qualcosa. Voglio dire: immagino i loro ambiti riguardino passato, presente, e possibili futuri, perciò... se a determinare il tuo ritorno fosse stato qualche antico rituale o tecnologia avveniristica -come avevo inizialmente pensato- è a maggior ragione qualcosa di cui avrebbero dovuto sapere. »
    Ascoltò l'analisi della sua regina senza proferir parola, e se da un lato le sue parole avevano per lui perfettamente senso, dall'altro sentiva che qualcosa non tornava in quel problema così complesso.
    « E se... anche questo End of Time fosse un'Anomalia, o...il loro risultato...? »

    y7WGbRV

    -Potrebbe...- confermò -Nonostante ciò, so che paradossi e resurrezioni sono possibili da migliaia di anni ed in più mondi. Il mio caso mi è parso ai loro occhi come "diverso". Credo ci sia qualcos'altro da considerare e da aggiungere a questa storia... ma non ho chiaro cosa. Inoltre, affinché vi sia un futuro simile a ciò che ho visto, immagino debba essere superata una determinata soglia di tolleranza.
    Ragionò, facendosi pensieroso, ma non abbandonando mai la stretta dell'Alfiere Orientale.
    -La verità è che, giunto su Endlos, sono stato trovato dai miei inseguitori- utilizzò come premessa a quella che sarebbe stata la sua spiegazione -Il Re del Tempo mi ha analizzato e... per qualche motivo, mi ha lasciato andare. Nonostante fossi un'Anomalia e nonostante sapesse che avessi i suoi tomi. Non credo ragioni per simpatie: dietro le sue azioni deve esserci uno schema. Qualcosa che non ho ancora capito, ma che mi ha dato la possibilità di raggiungervi nonostante... non dovrei esserci più.

    Sospirò, rabbuiandosi.
    -E' tornato a trovarmi giorni fa a Palanthas, con la scusa di accompagnare Drusilia. Voleva conoscere il risultato delle mie ricerche su quei tomi... quegli appunti che vi ho fatto recapitare il giorno stesso dalla sua visita. Non so esattamente cosa voglia... ma la sua presenza mi inquieta.
    Lo ammise sinceramente e senza mezzi termini: percepiva fin troppo bene la pericolosità di quell'essere e dei suoi sottoposti, la terribile versatilità del loro dominio e lo stretto controllo sotto cui cui ogni cosa esistente pareva essere messa. Poteva comprenderne le ragioni, ma aver che fare con un'associazione simile era come maneggiare una bomba.
    - ...e non approvo la sua fissazione verso la Piccola Lady. Per nulla.

    Il tono fu secco ed infastidito.
    Nonostante le affermazioni del monarca, più che una fidanzata gli sembrava che Drusilia fosse per lui una specie di ostaggio. O una vittima di chissà quali sue tremende macchinazioni. O peggio... un giocattolo.

    -Non le ho ancora detto nulla perché temo che il Re del Tempo possa venire a conoscenza dell'esistenza di Theobald. Lui è... innocente. E delicato. E sensibile. Credo sia meglio che non conosca mai quel mostro.

     
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    -Potrebbe... Nonostante ciò, so che paradossi e resurrezioni sono possibili da migliaia di anni ed in più mondi. Il mio caso mi è parso ai loro occhi come "diverso". Credo ci sia qualcos'altro da considerare e da aggiungere a questa storia... ma non ho chiaro cosa. Inoltre, affinché vi sia un futuro simile a ciò che ho visto, immagino debba essere superata una determinata soglia di tolleranza.

    Restando quietamente seduta sul sedile accanto alla Corona di Khymeia, la Regina dell'Est annuì pensosamente tra sé e sé, prolungando il contatto delle loro mani nel modo più naturale che sentiva utile a trasmettere un po' di vicinanza e conforto al suo afflitto amico: quello esposto da Arthur era l'esatto pensiero di Kalia, ma rimarcarlo ad alta voce -come aveva già fatto poc'anzi- non avrebbe aggiunto nulla alla discussione, così tacque, passando nuovamente mentalmente in rassegna i pezzi del puzzle in loro possesso. Ovviamente, avrebbero avuto bisogno di trovarne altri.

    -La verità è che, giunto su Endlos, sono stato trovato dai miei inseguitori.
    Il Re del Tempo mi ha analizzato e... per qualche motivo, mi ha lasciato andare.
    Nonostante fossi un'Anomalia e nonostante sapesse che avessi i suoi tomi.-


    Quelle dichiarazioni -e le altre che seguirono, catalizzarono all'istante tutta l'attenzione delle iridi blu zaffiro della donna sul viso del Saggio: oltre a rappresentare una potenziale evoluzione del suo ruolo di fuggitivo, quei fatti permettevano di delineare indirettamente qualche nozione in merito ai rapporti reciproci vigenti tra alcuni degli elementi in campo.

    Tanto per cominciare, le Anomalie dovevano essere per qualche ragione materia di interesse per il Re del Tempo, altrimenti, prendendo in riferimento i casi del Circo, del Semipiano o dello stesso Cainita, avrebbe avuto maggiormente senso estinguerli alla prima occasione presentatasi e togliersi il pensiero... invece al Circo era stato lasciato libero di compiere indisturbato i propri affari, Endlos proseguiva la sua routine di stravolgimenti e disastri, e Arthur era stato autorizzato ad avere accesso alle informazioni di quei libri, e gli era stato accordato di poter tornare a casa.

    Il fatto che il Signor Mephisto si fosse poi stabilmente trasferito sul Semipiano, e che fosse tornato a visitare
    monitorare il Bibliotecario per informarsi sul progresso dei suoi studi sui tomi degli Archivi non fece che rafforzare quell'intuizione... un filo conduttore che avrebbe anche potuto spiegare come mai egli si fosse così tenacemente attaccato a Drusilia, essendo lei il prodotto della stirpe Galanodel, a sua volta riccamente schedato tra le Anomalie.

    -Non so esattamente cosa voglia... ma la sua presenza mi inquieta.

    Per quanto stravaganti risultassero i comportamenti del Nobiluomo in bianco, era evidente a chiunque l'avesse osservato abbastanza a lungo e con sufficiente attenzione che doveva trattarsi di una pantomima esagerata, volta a dissimulare qualcos'altro... ma avendo di certo captato una simile volontà, doveva essere proprio l'ambiguità di questa incognita ad allarmare maggiormente Arthur. Dopotutto, in genere, le cose fatte di nascosto hanno sempre qualcosa di losco ed illecito....

    - ...e non approvo la sua fissazione verso la Piccola Lady. Per nulla.

    Per quanto si aspettasse un simile stato d'animo da parte di Arthur, visto che -dopotutto- Drusilia era per lui realmente una figlia, e che poteva comprenderne e condividerne le preoccupazioni del saperla in costante compagnia di un essere tanto potente quanto imprevedibile che le aveva imposto la sua presenza, per Kalia fu in effetti una nuova esperienza vedere quella reazione: il Saggio era sempre così riservato e compìto, che per lasciarsi andare così a cuore aperto a quelle esternazioni, doveva sentirsi davvero in apprensione... perciò la Castellana si ripromise di provare a rincuorarlo.

    -Non le ho ancora detto nulla perché temo che il Re del Tempo possa venire a conoscenza dell'esistenza di Theobald. Lui è... innocente. E delicato. E sensibile. Credo sia meglio che non conosca mai quel mostro.

    jpg« Non è una situazione facile... »
    assentì la Dama Azzurra, ma d'altronde: quando mai le cose lo erano?
    « Tuttavia, ho la netta impressione che il Re del Tempo sia maggiormente interessato a studiare le Anomalie, piuttosto che a distruggerle, perciò... ho la sensazione che tu e Drusilia non siate in immediato pericolo.»
    stingendogli delicatamente la mano, si voltò a rivolgergli un sorriso incoraggiante
    « Per quel che vale, penso che tu abbia fatto bene a tacere questa storia a Drusilia: finché non sapremo qualcosa di più sugli obiettivi del Re del Tempo, ogni informazione a noi nota e a lui sconosciuta è un vantaggio. »

    ...“o una moneta di scambio”, perché ottenere qualche informazione sulle reali intenzioni di Mephisto Pheles avrebbe necessariamente richiesto un confronto di qualche tipo con lui e un baratto di qualche genere; tuttavia, questo pensiero, Kalia lo tenne per sé: non per gusto del mistero, ma solo perché -allo stadio attuale delle cose- aveva l'impressione che Arthur (ancora troppo scosso dagli eventi) sarebbe stato contrario all'eventualità di sapere lei o sua figlia in procinto di discutere con quel tale, con il rischio di indispettirlo.

    Paventare anche solo l'eventualità in quel preciso momento avrebbe probabilmente allarmato Arthur e basta... e sapeva il cielo se -in quel periodo- quel pover'uomo non avesse bisogno di un po' di pace e tranquillità per placare la mente e riordinare le idee...
    Dal canto suo, Kalia non avrebbe certamente fatto nulla che potesse anche solo remotamente mettere a rischio un'innocente come lo sconosciuto Theobald, e men che mai avrebbe tradito la fiducia di cui Arthur l'aveva investita usando quelle informazioni in qualunque modo che esulasse dal suo esplicito consenso... e tuttavia, a determinate condizioni,
    il confronto restava una possibilità.

    « Sarebbe potuto essere rischioso mettere Drusilia a parte di tutto questo usando mezzi normali, ma... »
    riprese, cercando gli occhi grigi del Vampiro con i propri
    « ...io e lei condividiamo un legame speciale. Un canale sicuro. Perciò...
    Potrei parlargliene io e spiegarle la situazione, se lo desideri. »


    ...ma di quell'ipotesi che l'Alfiere dell'Est avrebbe nel caso esposto al suo Ufficiale in futuro,
    per il momento avrebbe sicuramente parlato alla Dama del Vento
    – insieme a tutto il resto.

     
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    "Ti amo. Di questa parola so tutto il peso
    – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità.
    L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è come nuova per me".


    (Cesare Pavese)


    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    « Sarebbe potuto essere rischioso mettere Drusilia a parte di tutto questo usando mezzi normali, ma... io e lei condividiamo un legame speciale. Un canale sicuro. Perciò... Potrei parlargliene io e spiegarle la situazione, se lo desideri. »
    Abbassando il capo in un lieve gesto di assenso, il cainita approvò la soluzione della Dama Azzurra, accettando anche le rassicurazioni e provando a calmarsi lui stesso, per quanto possibile. Concentrandosi sulla sensazione della mano femminile e delicata stretta nella propria, per quanto tormentato, pensò che -dopotutto- gli bastava quello per non crollare.

    -Oltre alle mie ricerche, ho avuto modo di riflettere molto in questo periodo sulla mia vita e sul futuro- ammise, tornando serio ed abbandonato i toni piccati di poc'anzi -Quando si è longevi come noi, a volte si perde il contatto con la morte. Diventa stranamente lontana... si da poco interesse alla cosa. Dopo questa "esperienza", dopo ciò che ho scoperto... mi sento nuovamente mortale.

    Non sembrò disperarsi da quella consapevolezza, ma era evidente quanto gli ultimi avvenimenti lo avessero costretto ad un brusco cambio di prospettiva. Il Tempo -ciò che aveva richiesto in cambio dell'Abbraccio- era tornato a gravare sulle sue spalle come secoli prima, ed ogni singolo piacere aveva assunto un gusto nuovo, perché sarebbe potuto essere l'ultimo.

    -So che potrebbe sembrare insolito da parte mia e magari avventato, forse un gesto irrazionale come quelli avvenuti durante la Notte della Prima, ma... vorrei assicurare che ho riflettuto davvero molto su quello che intendo fare- ammise, rendendosi conto di essersi nuovamente irrigidito, marchio evidente quanto involontario di un carattere introverso e restio ad esporsi, in ogni situazione possibile -Se sono riuscito a raggiungere Endlos e comportarmi come ho fatto, non è stato solo grazie al merito di Theobald o della mia razionalità, perché è successo che entrambi abbiamo dubitato più volte di quanto fosse sensato tornare indietro.
    Divincolandosi dalla stretta della Dama Azzurra, si levò in piedi, dandole le spalle e sospirando.
    -A farmi tornare è stato qualcos'altro.

    DnEUPvh

    Si voltò infine, inginocchiandosi davanti a lei.
    Con le dita diafane, sfiorò nuovamente la scatola custodita nelle proprie tasche, sfilandola e stringendola fra le mani con la medesima cura che riservava agli infanti. Si concesse alcuni lenti respiri, tentativi di dissipare il nervosismo, più che dettati da una qualche necessità biologica.

    -Sono arrivato ad un punto della mia esistenza in cui non trovo più un senso nel tacere o nel procastinare: la paura che ho provato per voi e per il futuro che verrà ha superato di gran lunga ogni altro mio timore. Credo sia giunto il tempo di essere totalmente onesto con me stesso... e con te, mia Regina.

    Lentamente, portò le braccia in avanti, esponendo il piccolo tesoro: un anello in oro bianco della forma di un fiore, dai petali chiari incastonati di brillanti ed una tanzanite al suo centro, assoluta protagonista della composizione.

    -Dal primo giorno in cui ti ho vista e negli anni che son seguiti... fino ad oggi, ho pensato che ti avrei amata e seguita fino alla fine dei tempi. Ho viaggiato il tempo e le dimensioni, pur di ritrovarti, tramutando le mie impressioni in assolute certezze- alzò lo sguardo argenteo su di lei -Ci saranno tempi duri… e non so bene dove porteranno le nostre strade, ma sarò qui per aiutarti, per sorreggerti, per percorrere questa strada insieme a te, fino alla fine, qualunque essa sia.

    Le labbra sottili si strinsero appena, per poi rilassarsi.
    Non temeva più gli esiti della risposta: si sentiva finalmente in pace con sé stesso.

    -Ti prego di accettare questo anello come pegno del mio amore e della mia devozione.

     
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    Quando vide il Saggio replicare alla sua proposta, la Castellana pensò che la conversazione fosse all'incirca conclusa: messe al loro giusto posto quelle faccende annose, che avevano certamente gravato con fatica sul cuore e sulla mente dello Scienziato, non restava che prendersi un po' cura di lui, aiutarlo a svagarsi, e magari dargli qualcosa di più leggero e piacevole con cui tenersi occupato.

    Stava pensando di parlargli del romanzo che stava leggendo -un intricato racconto giallo-, provare nuovamente a offrirgli qualcosa da sorseggiare nel frattempo, e magari chiedergli di accompagnarla nella sua visita a Miséricorde, forte del fatto che i bambini avrebbero certamente migliorato l'umore della Corona Azzurra, ma...
    Arthur non aveva ancora terminato la sua confessione. E, naturalmente, Kalia preferì attendere con pazienza e lasciarlo concludere.

    -Oltre alle mie ricerche, ho avuto modo di riflettere molto in questo periodo sulla mia vita e sul futuro. Quando si è longevi come noi, a volte si perde il contatto con la morte. Diventa stranamente lontana... si da poco interesse alla cosa. Dopo questa "esperienza", dopo ciò che ho scoperto... mi sento nuovamente mortale.

    Serrando un poco le labbra, la donna cerulea non poté impedire che un'ombra di dispiacere le calasse sul viso: l'Alchimista aveva sperimentato per la seconda volta il trauma della morte, e... di certo non si trattava di qualcosa di facile da metabolizzare; anche lei ci era passata, una volta, ma le memorie annebbiate dei momenti del trapasso erano state un inconveniente quanto mai salvifico, e nonostante ciò le ci erano voluti alcuni anni per riuscire a rimettere insieme serenamente la routine di una nuova vita.

    Era stata una piccola fortuna scoprire, durante quelle lunghe notti insonni, che la sua nuova condizione le permettesse di portare avanti gli impegni anche senza l'imperante necessità di dormire: prima di risvegliarsi come Arcano, il regno onirico non era un posto così piacevole in cui lasciar vagare i pensieri... perché i ricordi sepolti, liberi dal controllo con cui il raziocinio tendeva a filtrarli nel corso della veglia, potevano divenire feroci e spietati.


    Arthur, però, sembrava tranquillo...

    -So che potrebbe sembrare insolito da parte mia e magari avventato, forse un gesto irrazionale come quelli avvenuti durante la Notte della Prima, ma... vorrei assicurare che ho riflettuto davvero molto su quello che intendo fare-

    ...tuttavia, quel preambolo la impensierì un po': a giudicare da come si era irrigidito nel parlare, sembrava tanto l'introduzione a qualche grande passo di cui neppure il Cainita sembrava ancora del tutto certo, così -mentre reclinava la testolina turchina da una parte- Kalia si impose di dissimulare la preoccupazione per mostrarsi semplicemente attenta; in fondo, se Arthur gliene stava parlando, forse gli serviva un consiglio di qualche tipo. E, in ogni caso, il suo sostegno avrebbe giovato più di dubbi o timori.

    -Se sono riuscito a raggiungere Endlos e comportarmi come ho fatto, non è stato solo grazie al merito di Theobald o della mia razionalità, perché è successo che entrambi abbiamo dubitato più volte di quanto fosse sensato tornare indietro.
    A farmi tornare è stato qualcos'altro.


    Non appena il Saggio si divincolò dalla sua stretta, la Castellana lo lasciò fare, e quando si levò in piedi per allontanarsi con un sospiro denso di tensione, lei non lo seguì, trovando più rispettoso lasciargli i suoi spazi e il tempo di tradurre in parole qualunque stato d'animo gli pesasse al punto da renderlo così pensieroso... per quanto le costò non assecondare l'istinto di raggiungerlo e rassicurarlo in qualche modo.

    Forse... forse le esperienze traumatiche vissute durante e dopo il Circo l'avevano portato a sentire il bisogno di staccare da tutto ciò che vi era di correlato per riprendersi; quello poteva spiegare perché si fosse gettato nel lavoro, sparendo dalla circolazione: forse, non voleva lasciare i propri progetti in sospeso prima di ritirarsi... Magari... sì, magari i suoi impegni di responsabilità si erano fatti troppo pesanti, e voleva chiamarsi fuori dagli oneri della sua carica di Ufficiale... e forse.. era persino sua intenzione lasciare i confini dell'Est per stare con la sua famiglia e dedicarsi ai suoi affetti... e...

    E mentre abbassava lo sguardo -un po' adombrato da quelle amare elucubrazioni- sull'intreccio che le dita diafane le avevano ricomposto in grembo -probabilmente per impedire alle mani di tremare-, con un po' di malinconia a velarle il viso, la Dama Azzurra si disse che... fossero state così le cose, l'avrebbe certamente capito...
    Ma una parte di lei già sapeva che sarebbe stato tutt'altra cosa accettarlo. Non che intendesse rifiutarglielo, certo -Arthur era libero di andare dove preferiva in ogni momento-, solo che... non sapeva se sarebbe riuscita a mostrarsene felice.

    In ogni caso, ripetendo a sé stessa di mantenere la calma, rimase serenamente stoica quando il Saggio tornò a girarsi verso di lei e quando le si inginocchiò davanti... principalmente perché, con le iridi blu ancora fisse sulla trama della gonna, la Castellana non aveva affatto notato la scatolina di velluto che quegli aveva estratto dalla tasca della giacca...

    -Sono arrivato ad un punto della mia esistenza in cui non trovo più un senso nel tacere o nel procrastinare: la paura che ho provato per voi e per il futuro che verrà ha superato di gran lunga ogni altro mio timore. Credo sia giunto il tempo di essere totalmente onesto con me stesso... e con te, mia Regina.

    ...e mentre inalava un profondo respiro, decisa ad alzare la testa ed incontrare lo sguardo di Arthur (perché era certamente un comportamento più maturo del mostrarsi così incerta), Kalia si ritrovò gelata sul posto da quanto aveva appena udito, perché l'apprensione del Vampiro e la sua relativa decisione riguardava proprio lei. E, per di più, pareva farlo in una maniera completamente inaspettata.

    Poi, l'anello entrò nel suo campo visivo,
    annichilendo ogni idea di possibile fraintendimento.


    -Dal primo giorno in cui ti ho vista e negli anni che son seguiti... fino ad oggi, ho pensato che ti avrei amata e seguita fino alla fine dei tempi. Ho viaggiato il tempo e le dimensioni, pur di ritrovarti, tramutando le mie impressioni in assolute certezze-

    jpg
    « . . . »

    Presa in contropiede, dubitando dell'affidabilità dei suoi stessi sensi, la Dama Azzurra sollevò il viso ad incontrare gli occhi grigi del Saggio, incatenando lo sguardo di zaffiro al suo: lei aveva sentito... lui aveva detto... aveva capito bene...?

    -Ci saranno tempi duri… e non so bene dove porteranno le nostre strade, ma sarò qui per aiutarti, per sorreggerti, per percorrere questa strada insieme a te, fino alla fine, qualunque essa sia.
    le labbra sottili del Cainita si stirarono in un'espressione riappacificata
    -Ti prego di accettare questo anello come pegno del mio amore e della mia devozione.

    Per quanto incredibile le apparisse quel momento -irreale come lo sono le sequenze oniriche-, tutti gli elementi che le stavano schierati davanti portavano ad una sola ed unica interpretazione... ma più la sua memoria correva a ritroso nel tempo, più le appariva chiaro il disegno che gli eventi avevano tracciato per portare a quel momento: da quando si erano conosciuti, seguendo tutte le tappe che li avevano avvicinati, fino a rendere la presenza di Arthur parte integrante della fibra della sua vita – e la sua scomparsa un lutto devastante.

    Quel percorso, visto in quella nuova luce, dava alla situazione attuale un significato così ovvio, che Kalia si sentì dapprima incredibilmente stupida per non averlo capito prima. E dopo la sensazione di essere stata imperdonabilmente cieca, cominciò a sentirsi anche un po' in colpa... perché se Arthur doveva aver vivisezionato rimasticato a lungo la questione, lei non si era mai soffermata a pensarci: non aveva mai pensato ad Arthur in quei termini.


    In effetti, non aveva mai pensato in quei termini a nessuno.
    Da fanciulla, essendo nata e cresciuta in un periodo di guerra, le questioni sentimentali erano state davvero l'ultimo dei suoi pensieri: con il massacro la morte della Regina sua madre, il Re suo padre impegnato a riunire e guidare un'Alleanza per la sopravvivenza degli umani, e l'urgenza con cui le ragioni di stato le avevano imposto di diventare un'elegante, eloquente, equilibrato ed efficiente strumento diplomatico utile al bene del suo genitore e della nazione, l'unico uomo della sua vita era stato suo fratello minore, il Principe ereditario... un bambino come lei schiacciato da aspettative enormi, cui aveva sempre tributato l'amore di una madre.

    Poi, quel difficile momento era passato: la guerra si era conclusa, il regno aveva ritrovato la pace, suo fratello aveva intrapreso i suoi viaggi di formazione e addestramento, e la sua vita era andata incontro a grossi cambiamenti quando -per volontà del Re- era divenuta una sposa per coronare i buoni rapporti diplomatici con il paese vicino.

    Neppure il matrimonio politico aveva smosso le acque imperturbabili del cuore della Dama: il suo nobile sposo era stato un uomo garbato ma schivo, sempre lontano per importanti questioni, e non avevano trascorso insieme abbastanza tempo per amarsi né detestarsi... e come Lady del Castello, principale figura di rilievo nell'amministrazione di un paese in via di ricostruzione, non aveva in vero nemmeno avuto tempo, modo, o motivo di rammaricarsene.

    Poi c'era stato il viaggio di ritorno al suo paese natio per assistere all'investitura a Paladino di suo fratello, ma durante il viaggio di andata, il convoglio era stato assaltato e lei era stata uccisa; le correnti avevano portato il suo corpo fino ad un'isola sperduta dove una qualche forza l'aveva riportata indietro: là aveva fondato la Cittadella di Istvàn insieme ad alcuni naufraghi di cui aveva assunto la guida, col tempo erano divenuti una comunità, infine una società, e poi la tempesta, la traversata del Maelstorm, l'arrivo sul Semipiano l'unificazione della Valle e del Presidio...

    Nel corso dei secoli, si era spesso trovata circondata e sostenuta da creature di diverso genere e razza, che le erano state profondamente devote e che l'avevano adorata fino all'ultimo respiro... ma l'avevano amata come si ama un concetto o un ideale, senza conoscerla o vederla davvero come persona... e per loro -per meritare tanta dedizione- Kalia era diventata
    la Dama Azzurra, e li aveva amati e protetti come dei figli – e non era stata una soluzione difficile o innaturale, visto che a buona parte di loro aveva fatto da levatrice e ad alcuni anche da madre.

    C'erano stati artisti che l'avevano eletta loro musa, alcuni nobili che le avevano fatto la corte, o anche immortali che avevano provato ad affascinarla, ma si trattava per lo più di tentativi di manipolarla, monopolizzarla o controllarla: cose che aveva imparato a gestire...

    Tuttavia, mai in nessun caso si era trovata a vivere qualcosa di analogo.

    Perché nessuno era mai stato come Arthur.

    « Io... »

    Kalia non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasta assorta in silenzio -forse qualche attimo appena, forse un'eternità-, ma quando si riscosse ebbe l'impressione che qualcosa nel mondo o nel suo modo di vederlo fosse cambiato: l'aria sembrava più densa mentre ne traeva un profondo respiro, i riposanti toni blu del budoir le apparivano più luminosi, e i raggi del sole che filtravano dalle tende alle finestre le davano un tepore che non ricordava...

    Ma forse erano semplicemente gli effetti di quel sentimento tenero eppure grave,
    che le faceva tremare il petto e liquefare il cuore.


    « Io... non mi intendo molto di... di questo genere di cose... »

    Lo ammise in un timido sussurro, quasi in tono di scuse, abbassando un poco lo sguardo sull'anello e accostandovi la destra con fare esitante, sfiorando appena la tanzanite e i contorni dei petali con la punta delle dita, prima di riportare gli occhi di zaffiro in quelli del Saggio per rivolgergli un sorriso dolce, sollevando poi la mano per deporla sulla sua guancia, in una carezza lenta e delicata.

    « Ho sempre saputo che mi eri infinitamente caro,
    e saperti morto mi ha... addolorato come mai prima... »

    con un flebile sospiro tremante cercò di bandire il nervosismo
    « Le tue parole mi onorano e mi lusingano, e te ne sono grata...
    Ma sopra ogni cosa, mi fa felice averti con me, Arthur... »

    distogliendo timidamente lo sguardo provò a non tremare, ma non vi riuscì
    « Io... non credo di averci mai pensato troppo, in passato ma... »

    Inspirò a fondo, cercando di calmare il cuore che le martellava in petto; espirò piano, per espellere l'agitazione insieme all'aria dai polmoni, e infine si chinò lentamente su di lui per adagiargli gentilmente un mormorio sulle labbra.

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    « Ora sono sicura di amarti anch'io. »

    Perché la Papessa è la Custode dei Segreti...
    Ma tutte le Verità vanno disvelate a tempo debito.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    "Ti amo. Di questa parola so tutto il peso
    – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità.
    L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è come nuova per me".


    (Cesare Pavese)


    Lordaeron, Maniero della Dama Azzurra, Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Il silenzio della Dama Azzurra non durò molto, in realtà... ma per le percezioni del Vampiro, quel breve lasso di tempo si dilatò all'infinito, permettendogli di ripercorrere ogni singola tappa importante della propria vita come un morente, nonostante avesse superato di molto i duemila anni di esistenza.

    Non che avesse avuto modo di viverli appieno: se in vita era stato un giovane aristocratico praticante la filosofia e le scienze antiche, fin troppo concentrato sui propri studi per dedicarsi alla società, con l'Abbraccio aveva perso prima la ragione e poi la libertà. Nonostante l'aiuto di Ecatl nel ritrovare il suo prezioso raziocinio... di fatto aveva vissuto gran parte della propria non-vita come servitore dei Galanodel, e pertanto non gli era concessa una individualità o degli affetti.
    Talvolta si legava ai bambini di cui diveniva tutore... ma -anche da adulti- non erano per lui altro che allievi o figli.

    Amarth e Brifos erano stati i primi a concedergli qualcosa di nuovo, eppure estremamente banale: accogliendolo a Palanthas nella loro cerchia ristretta erano presto diventati i suoi primi veri amici, e grazie a loro Arthur era riuscito con tempo e fatica a legarsi anche agli altri Custodi.
    Anche la sua amicizia con Kalia aveva goduto dello stesso entusiasmo e trasporto, ma ... in quel caso la realtà si era ben presto discostata dalle aspettative. Ragionando spesso sulle proprie sensazioni, Arthur aveva rapidamente concluso che si trattava certamente di un sentimento nuovo, qualcosa che lo aveva scosso fin dal primo momento, ma non aveva saputo dargli un nome... fino all'ultimo trapasso.

    « Io... non mi intendo molto di... di questo genere di cose... »
    Lo sguardo argenteo perso nel vuoto tornò su di lei, e se il suo cuore avesse avuto ancora l'onore di muoversi, sarebbe certamente saltato di un battito. Se non si fosse riscoperto teso quanto la corda di un violino... forse avrebbe sorriso con tenerezza, perché erano entrambi un caso perso.
    « Ho sempre saputo che mi eri infinitamente caro, e saperti morto mi ha... addolorato come mai prima... Le tue parole mi onorano e mi lusingano, e te ne sono grata. Ma sopra ogni cosa, mi fa felice averti con me, Arthur...
    Io... non credo di averci mai pensato troppo, in passato ma... »


    La osservò tremare, talvolta abbassando lo sguardo... e fu insolito per lui percepire uno strano binomio che gli strinse il cuore, saltimbanco improvvisato fra una profonda empatia e l'ammirata contemplazione di quanto più bello vi fosse nel suo mondo.

    « Ora sono sicura di amarti anch'io. »

    Gli ci vollero alcuni attimi per metabolizzare la risposta, e quando ne fu certo, gli risultò inaspettata quanto piacevole.
    Rasserenato, si lasciò andare in un sospiro, per poi allungare una mano verso quella della sua amata Dama Azzurra; con l'altra aveva estratto l'anello dalla custodia, riposta ora nella tasca della giacca. Muovendosi lentamente, senza più timori, ma con le dovute accortezze... glielo lasciò indossare, per poi avvolgerle entrambe le mani con dolcezza. Avrebbe atteso pochi attimi o cent'anni senza mostrare segni di stanchezza, ma non si sarebbe mosso finché le avesse sentite tremare al suo tatto.

    Le avrebbe infine sorriso, abbassando lentamente il capo con l'intento di un cortese baciamano.
    ... e se solitamente si limitava alle sole gestualità del galateo, quella volta si concesse un lusso: le labbra sottili le sfiorarono delicatamente le dita, baciandole piano e a lungo, sorreggendole e custodendole.
    Il più delicato e prezioso dei tesori.

     
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