[H] Il Patto dell'Oro

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    Villa_Acquamarina__Altatorre__-_Copia_-_Copia

    Villa Acquamarina, Altatorre.
    Presidio Centrale, Endlos.

    Villa Acquamarina, il cui nome era dovuto meno al marmo bianco con cui era costruita e più ai riflessi azzurri delle numerose vetrate in cui veniva rifratta la luce del sole, sorgeva davanti a una delle piazze più grandi e centrali di Altatorre. Anticamente una villa di delizia posta poco fuori i confini della metropoli e in cui il suo primo proprietario, Ervan Doespiet, si ritirava ogni anno in villeggiatura, secoli di sprawling l'avevano inghiottita nel tessuto urbano. Oggi ci si poteva arrivare con facilità tramite una delle numerose vie residenziali che circondavano l'area, oppure percorrendo un lungo viale costellato di negozi di lusso e di café frequentati dal meglio della società locale.

    Di recente era stata rilevata dalla Matrona del Distretto, Evangeline Raillier-Lanty, che l'aveva designata come propria nuova residenza ufficiale e al tempo stesso sede del governo di Altatorre. Solo una parte era stata dedicata riservata agli appartamenti dell'autarca, perlopiù a causa delle dimensioni ragguardevoli della magione; il resto era stato adibito ufficialmente a usi istituzionali, anche se si vociferava che la Matrona stesse prendendo in considerazione l'idea di aprire una parte dell'edificio al pubblico per alcuni mesi all'anno, creando un museo in cui sarebbero state esposte molte delle opere d'arte contenute nella villa. Nulla, tuttavia, era stato deciso in via definitiva.

    Si sarebbe tenuto proprio lì l'atto inaugurale della politica estera di Evangeline, che avrebbe ricevuto entro breve un ospite illustrissimo nella persona di Lady Drusilia Galanodel, la Dama del Vento, ex-Alfiere Errante, madre di quello in carica, e tuttora Ufficiale di Presidio. Furono diversi gli abitanti della città che, qualunque fosse la loro estrazione sociale, erano accorsi nelle vicinanze di Villa Acquamarina per assistere all'arrivo di quella donna le cui gesta erano leggendarie per tutto il semipiano. Un piccolo manipolo di Guardie d'Argento era stato appostato nell'area per tenere a bada la folla.

    Per la prima accoglienza, la Matrona aveva selezionato Charles Nolte, uno dei suoi più fedeli collaboratori, e host d'eccellenza al Deep Blue, il locale da cui tutto era partito. Drusilia avrebbe dunque trovato ad aspettarla un uomo enorme sulla quarantina, calvo, e con un paio di folti baffi biondi sotto il naso romano. Vestiva di un abito a tre pezzi consistente di giacca e pantaloni sul marrone, e una camicia bianca sotto un elegante gilet verde oliva.

    « Altatorre è lieta di poterle dare il benvenuto, Lady Drusilia, illustri ospiti. Spero che il vostro sia stato un viaggio piacevole. » Le offrì la mano per aiutarla a scendere dalla sua cavalcatura – un gesto che egli era consapevole essere richiesto solo dall'etichetta – e si esibì in un inchino. « La Matrona si è permessa di farle confezionare un abito per l'occasione, qualora ne sentisse il bisogno. Tessuto Raillier-Lanty, mentre il design è opera di suo fratello l'Ambasciatore dell'Est. Boy! »
    Batté le mani, e un giovane sulla ventina accorse con una borsa in mano, nel quale era a sua volta contenuta una scatola.
    « Vi prego di seguirmi. »

    Charles avrebbe accompagnato quindi la delegazione laputense attraverso i cancelli della villa e lungo un tappeto rosso steso sul sentiero che li separava dall'ingresso della stessa. Si sarebbe affiancato infine a Evangeline, che attendeva in uno sfarzoso abito blu. Gli occhi rossi della donna si posarono dapprima sull'Ufficiale, spostandosi poi per un istante verso il ragazzo dai capelli biondi vicino a lei, che ella suppose essere un assistente di qualche sorta, e infine verso il minuscolo cagnolino bianco, che...
    ...non si aspettava di vedere e basta, in effetti.

    « Lady Drusilia, signore, e... er... cane? » Rivolse al gruppo un sorriso insicuro. Ottimo inizio, pensò fra sé. « Sono Evangeline Raillier-Lanty, Matrona del Distretto di Altatorre, e sono felice di incontrarvi. Se siete pronti, vogliate pure seguirmi nella Sala degli Ambasciatori. »

    Attese una risposta e, se Drusilia avesse voluto prima cambiarsi d'abito o rinfrescarsi, avrebbe incaricato Charles di accompagnarla innanzitutto presso la Camera degli Ospiti – tutto rigorosamente in maiuscolo – prima di entrare nel vivo di quell'incontro. Ad ogni modo, Evangeline avrebbe finito per accompagnarla nella suddetta Sala degli Ambasciatori, recentemente battezzata tale, dedicata, manco a dirlo, agli incontri con diplomatici di potenze straniere.

    Si trattava di una grande stanza rettangolare al cui centro vi era un tavolo rotondo in mogano, e impreziosita da antichi affreschi ovunque ci si voltasse che raffiguravano scene tratte dalla mitologia di tutto il semipiano conosciuto all'epoca della realizzazione, con ogni parete dedicata a un Presidio diverso. Il soffitto, rinnovato di recente su ordini della Matrona stessa, donava invece spazio al più giovane Presidio Errante.

    Sul tavolo erano state preparate delle bottiglie d'acqua e bicchieri a sufficienza per tutti i partecipanti. Una mezza dozzina fra Guardie d'Argento e guardie del corpo personali della Matrona presidiavano gli ingressi della sala. Un anziano uomo sulla sessantina appoggiato al traverso del finestrone staccò gli occhi dal libro che stava sfogliando per osservare l'ingresso delle donne e dei loro assistenti.

    « Ah. » mormorò, « Buongiorno, Lady Drusilia e associati. È un onore avervi qui, eccetera, eccetera. Posso supporre che Evangeline si sia già occupata di tutte le formalità del caso? Sì? Bene. »

    Ignorò l'occhiataccia della Matrona e tornò imperterrito alle pagine di quello che, avvicinandosi, era possibile scoprire trattarsi di un trattato di economia.

    « Sono mortificata. » disse Evangeline, paonazza dall'imbarazzo. « Lady Drusilia, quello è Warren Harding, un mio... socio in affari e collaboratore. Ha modi di fare non sempre consoni alla situazione, ma vi assicuro che dietro ciò che avete udito si nasconde una persona molto brillante. Prego, accomodiamoci! »

    Appena finì di parlare, la giovane si accorse della presenza di un altro cane nella stanza, rannicchiato in un angolo non lontano da Warren. Esso aprì gli occhi e incrociò quelli di Evangeline, solo per poi tornare a (fingere di) sonnecchiare dopo aver alzato la testa per scrutare con attenzione tutti i presenti.



    Edited by Kuma. - 5/3/2020, 21:39
     
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    Villa Acquamarina, Altatorre.
    Presidio Centrale, Endlos.

    « Altatorre è lieta di poterle dare il benvenuto, Lady Drusilia, illustri ospiti. »
    Giunta da Laputa quasi totalmente in assenza di scorta, Drusilia Galanodel aveva varcato i confini di Altatorre a cavallo. Nonostante le pressioni degli altri ufficiali, aveva espressamente chiesto di viaggiare da sola, preferendo che le milizie del figlio fossero impiegate in compiti più utili dall'improvvisarsi dei semplici "valletti". Indossando le spoglie di un qualunque avventuriero, aveva quindi sperato di mantenere un profilo abbastanza basso per tutto il viaggio, cosa che -ahimè- non era accaduto nell'ultima parte del tragitto, finendo per ritrovarsi quasi circondata dagli sguardi curiosi della popolazione, a cui si limitò -ormai messa alle strette- a sorridere e salutare gentilmente. Le ragioni di quella scelta non riguardavano comunque timidezze o disagi, piuttosto il suo stile di vita basato quasi totalmente sull'azione -a volte, anche sgradevole o impopolare- piuttosto che su apparenze assolutamente non necessarie.
    « Spero che il vostro sia stato un viaggio piacevole. La Matrona si è permessa di farle confezionare un abito per l'occasione, qualora ne sentisse il bisogno. Tessuto Raillier-Lanty, mentre il design è opera di suo fratello l'Ambasciatore dell'Est. Boy! Vi prego di seguirmi. »
    Accettando l'aiuto di quel tale e sorridendo con un leggero disagio, Drusilia si lasciò guidare nella residenza, maledicendo giusto un pochino l'ingombrante onnipresenza di suo fratello anche in affari di stato che non lo riguardavano direttamente. Ovviamente -a quel punto- avrebbe accettato qualunque dono con graziosa benevolenza, così da non creare imbarazzi a Laputa, ma si appuntò di vendicarsi su Quarion, quando ne avrebbe avuto la possibilità.

    Quella che chiamavano "La Sala degli Ambasciatori" non era altro che una grande stanza rettangolare con un tavolo rotondo in mogano esattamente al centro, letteralmente circondato da antichi affreschi con scene tratte dalla mitologia di tutto il semipiano. In quella particolare circostanza, sul tavolo erano state preparate delle bottiglie d'acqua e bicchieri a sufficienza per tutti i partecipanti. Un numero considerevole di Guardie d'Argento e guardie del corpo personali della Matrona controllavano ogni ingresso della sala ed un uomo anziano li attendeva appoggiato al traverso del finestrone.
    « Ah. Buongiorno, Lady Drusilia e associati. È un onore avervi qui, eccetera, eccetera. Posso supporre che Evangeline si sia già occupata di tutte le formalità del caso? Sì? Bene. »
    Drusilia annuì senza particolari cerimonie, diversamente da Evangeline, che si esibì in un'evidentissima occhiataccia, rivolta a quello che doveva essere un suo sottoposto. Le venne quasi da sorridere -in realtà- considerando che anche lei non brillava per compagnie particolarmente cortesi o attente ai modi, in particolar modo quella che la seguiva alcuni centimetri più in basso, in forma canina.
    « Sono mortificata. Lady Drusilia, quello è Warren Harding, un mio... socio in affari e collaboratore. Ha modi di fare non sempre consoni alla situazione, ma vi assicuro che dietro ciò che avete udito si nasconde una persona molto brillante. Prego, accomodiamoci! »

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    -Oh, non lo metto in dubbio, tranquilla!- avrebbe risposto con fare cordiale, accomodandosi e sollevando in parte l'ampia gonna dell'abito bianco ed oro ricevuto in dono per quell'occasione. Accanto a lei si accomodò quasi contemporaneamente un giovane uomo dai capelli biondi e l'aria molto seria, rimasto in silenzio quasi per tutto il tempo -Il mio collaboratore è questo giovanotto, Emeraude. Mentre lui...- Acchiappò il suo cagnetto bianco e un po' sovrappeso per i fianchi, portandoselo al grembo. -Si chiama Polpetta.
    Sorrise gioviale, cercando di abbassare la tensione di quel posto.
    -Prego a tutti voi di ignorare le sue espressioni. L'ho preso con me da poco, cerca spesso attenzioni e non è addestrato.
    Nel dirlo, carezzò la testolina del botolo peloso, in quel momento sbuffante e quasi indignato.

    -Piuttosto... come va col governo di Altatorre?- domandò infine, più per circostanza che per reali interessi economici -Immagino non sia stato affatto semplice rilevare e gestire gli affari della precedente Matrona.
    Nella voce si sarebbe percepito a quel punto un leggero tono materno. Avendo conquistato a sua volta un Presidio circa una decade prima, la Dama del Vento poteva sentirsi in qualche modo vicina ad Evangeline.... dal punto di vista "umano", nonostante nessuna delle due lo fosse per davvero.
    -Per queste cose ci vuole molta pazienza... e molte persone valide su cui fare affidamento.

     
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    -Oh, non lo metto in dubbio, tranquilla!- disse Drusilia, ed Evangeline scoprì di aver appena rilassato visibilmente le spalle. Non si sentiva troppo entusiasta all'idea di lasciar trapelare quello che stesse provando, ma era altrettanto vero che aveva davanti qualcuno che difficilmente sarebbe stato ostile nei suoi confronti: era stato suo padre ad aver caldeggiato così tanto l'incontro e anche Gaspode la conosceva bene, senza contare il fatto che si trattava comunque di sua zia. -Il mio collaboratore è questo giovanotto, Emeraude. Mentre lui... Si chiama Polpetta. Prego a tutti voi di ignorare le sue espressioni. L'ho preso con me da poco, cerca spesso attenzioni e non è addestrato.

    Gaspode rizzò un orecchio. In realtà si chiamava Mephisto Pheles, “lui”, e l'aveva intravisto spesso negli ultimi tempi in compagnia dell'oramai ex-Alfiere Errante, così come molti dei suoi informatori sparsi per l'isola galleggiante. Forma diversa, ma stesso odore. Non sapeva granché al suo riguardo, oltre al fatto che si era avvicinato parecchio a Drusilia negli ultimi tempi, e pertanto decise di non dire niente a Evangeline. Cionondimeno, perché diavolo si trovava in quella stanza?

    Anche quell'altro poppante, Emeraude, aveva un che di familiare. Ancora una volta fu l'odore a inviare segnali, anziché l'aspetto fisico. Gaspode non riuscì ad associarlo a nessuno che avesse visto a Laputa o a Est, o persino nel Pentauron. Ovest? No, dall'Ovest si ricordava solo di Amon, Shui Yoe Tu, e un paio di draghi. Sud? Non era mai stato da quelle parti. Nord? Nemmen-
    -Oh. Oh, no.

    Come era finito anche lui in quella sala? Con un occhio aperto, Gaspode scoccò un'occhiata a Evangeline, di cui tuttavia riuscì a vedere solamnete i capelli. Fece per inviarle un avvertimento mentale, ma una considerazione gli balenò in testa con un guizzo. Qualunque cosa stesse succedendo, non era il caso di rischiare di mandare nel panico Evangeline. Quarion era troppo informato su tutto e tutti – a volte meglio di Gaspode stesso, per quanto il cane odiasse ammetterlo – per non aver tenuto in considerazione anche quei due.

    -Piuttosto... come va col governo di Altatorre?- continuò Drusilia in toni colloquiali – addirittura materni. Se Quarion non le aveva detto nulla rispetto alla loro relazione, molto probabilmente la donna se ne era accorta da sola. -Immagino non sia stato affatto semplice rilevare e gestire gli affari della precedente Matrona. Per queste cose ci vuole molta pazienza... e molte persone valide su cui fare affidamento.

    « Ammetto che è stata una cosa pesante, essere salita al potere così all'improvviso e quant'altro, » ammise Evangeline, ricordandosi come sua zia si fosse ritrovata a fare lo stesso più di dieci anni prima, quando la Matrona era ancora una bambina. « Ero solo una piccola imprenditrice, alla fine. Anzi, io e Warren eravamo piccoli imprenditori in società, anche se poi ha preferito non gettarsi in prima linea in politica, riservato com'è. »

    Warren annuì distrattamente. Evangeline evitò di dirle che non conosceva in realtà molta gente capace di cui poteva fidarsi. Charles gestiva il Deep Blue al suo posto, Warren l'homunculus era in tutto e per tutto un fantoccio, e Gaspode rimaneva l'unica presenza fissa in grado di darle un aiuto concreto. Gli altri, compreso il suo stesso padre biologico, erano guest stars legate più saldamente ad altri luoghi e altre persone. C'era una ragione per cui la parte sotterranea della città era ancora fuori dal suo controllo.

    « Ad ogni modo, posso offrirle qualcosa~? »

    Disse infine con il suo sorriso più largo sulle labbra. Batté le mani, e delle porte a doppia anta si spalancarono per far passare uno chef corpulento che spingeva un carrello traboccante di cioccolatini e di dolci a loro volta a base di cioccolato. C'era anche una fontana di cioccolata, e delle tazze di cioccolata calda che l'uomo sarebbe stato pronto a guarnire con cannella, panna, amaretti o biscotti – questi ultimi erano invero le famigerate Sveltine, di norma servite esclusivamente al Deep Blue.

     
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    « Ammetto che è stata una cosa pesante, essere salita al potere così all'improvviso e quant'altro. Ero solo una piccola imprenditrice, alla fine. Anzi, io e Warren eravamo piccoli imprenditori in società, anche se poi ha preferito non gettarsi in prima linea in politica, riservato com'è. » Spiegò Evangeline « Ad ogni modo, posso offrirle qualcosa~? »
    Drusilia accettò di buon grado l'offerta, apprezzando l'attenzione particolare verso la cioccolata, il suo cibo preferito in assoluto.
    - A volte le svolte sgradevoli finiscono per temprare l'animo ed arricchirlo di preziosi insegnamenti... e dopo molti anni si arriva perfino a rivalutarle- commentò, cercando in qualche modo di motivarla, senza tuttavia mentire -Sono certa che questa bellissima Matrona saprà fare il proprio dovere.

    A quelle parole gentili alternò un paio di morsi ad una sveltina bagnata nel cioccolato. Dal sorriso che ne seguì, sarebbe stato evidente il suo gradimento. Il ritorno alla realtà da parte dell'Ufficiale Laputense giunse solo pochi attimi dopo, esattamente quando decise di arrivare rapidamente al "dunque" di quella visita. Fu così che -ad un suo cenno- il giovane biondo che la accompagnava le avvicinò un lungo rotolo dall'aria preziosa, che lei raccolse con cura e srotolò piano, permettendo la lettura anche ad Evangeline.
    Si trattava di un contratto vero e proprio, grazie al quale vi erano semplificazioni burocratiche (o addirittura percorsi automatici, in caso di emergenza) riguardo le risposte militari ed economiche alle richieste di aiuto reciproche. Ad esse si aggiungevano alcuni scambi commerciali.
    Infine, al contratto aggiunse una lettera chiusa, che allungò direttamente alla Matrona, senza estrarla dalla busta.

    -Il patto che ti mostro è verso Laputa e mio figlio, Alfiere Errante.
    La lettera è personale e da parte mia, e vorrei tu la legga con calma più tardi.

    Curioso che la avesse portata personalmente, e non avesse richiesto l'assistenza di un messaggero. In ogni caso, all'apertura, Evangeline ne avrebbe dedotto il motivo: si trattava di informazioni riservate e preziosissime riguardo la possibilità di disordini pubblici o complotti ad Altatorre aventi come mandante il demone Asmodeous di Najaza. Al termine del resoconto, in cui spiegava di averle ottenute interrogando un abitante della capitale del Nord, vi era anche la promessa di ulteriori aggiornamenti, in caso di novità.

     
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    - A volte le svolte sgradevoli finiscono per temprare l'animo ed arricchirlo di preziosi insegnamenti... e dopo molti anni si arriva perfino a rivalutarle- disse Drusilia, in un insegnamento che Evangeline si era sentita impartire più volte nella propria breve vita in tante varianti diverse. La Matrona si guardò bene dal farlo notare, ascoltando l'ex-Alfiere con gli occhi sgranati di un'allieva davanti a un maestro. -Sono certa che questa bellissima Matrona saprà fare il proprio dovere.

    « Aw, la ringrazio della fiducia e del complimento. Non capita tutti i giorni di sentirselo dire da una delle donne più belle del semipiano~ »
    Che non si era aspettata, ma che non era tuttavia impreparata a ricevere – di nuovo, nulla a cui non fosse abituata. Si chiedette per un momento se non fosse stato in realtà un complimento di circostanza atto magari a fare un complimento indiretto a sé stessa, vista la somiglianza fisica fra le due, ma soppresse subito il pensiero: Gaspode si era premunito più volte di sottolineare quanto diversa Drusilia Galanodel fosse rispetto al fratello, e che non era il tipo di persona a cui piacevano certi giochi fini nient'altro che a sé stessi – il mondo dei complimenti lanciati in contesti precisi, delle osservazioni studiate per essere lanciate al momento giusto e delle finezze più superflue in generale non le apparteneva. Non quando faceva delle facce così per del cioccolato.
    Da un lato, era alienante. Dall'altro, Evangeline era certa che una volta che sarebbe riuscita a sciogliersi, avrebbe trovato nell'Ambasciatrice di Laputa – se così poteva oramai chiamarla – una presenza confortante quanto e forse perfino più di quella di Gaspode e del proprio stesso padre.

    -Il patto che ti mostro è verso Laputa e mio figlio, Alfiere Errante.
    La lettera è personale e da parte mia, e vorrei tu la legga con calma più tardi.


    « Così tanto da essersi premurata di consegnarmela di persona, eh? »
    Afferrò la busta, rimirandosela fra le mani per qualche secondo con aria pensierosa. Non la aprì, limitandosi a metterla per un attimo da parte prima di affrontare il vero motivo di quella riunione: una pergamena lussuosa, srotolata davanti ai suoi occhi, sulla quale erano stati stilati i termini della futura alleanza fra il Distretto di Altatorre e il Presidio Errante. In fondo, la firma dell'Alfiere: Lowarn Galanodel.

    Evangeline si prese il tempo necessario per leggere il contratto nella sua interezza, cercando per precauzione personale anche le potenziali righe piccole – non ne trovò, come le era già stato preannunciato. Fece quindi un cenno a Warren che, chiuso sia il libro che le palpebre, raggiunse la Matrona al tavolo, afferrando una sveltina lungo il percorso.

    « Dà qua. » Alzò il rotolo davanti a sé e lo esaminò con aria critica. Qualche minuto dopo, il verdetto: « Ragionevole. Anche se non mi aspettavo nulla di meno, davvero. »
    Tornò infine alla sua postazione.
    « Bene, » continuò Evangeline, mentre un valletto le consegnava una stilografica e una boccetta di inchiostro, « non resta che firmare~ »
    E così fece, in un batter di ciglia.
    « Aggiungerò solo che vi invieremo ogni aggiornamento che ci sarà possibile in caso di novità. »

     
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    altrimenti cadranno, uno ad uno,
    un impietoso sacrificio in una spregevole battaglia".


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    Villa Acquamarina, Altatorre.
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    Trattandosi quell'incontro di una pura formalità più che di una vera e propria pianificazione -avvenuta in precedenza attraverso scambi di missive- sia Evangeline che Drusilia non si trovarono in disaccordo praticamente su nulla. La Dama del vento lasciò quindi che la nipote si prendesse tutto il tempo necessario per dare il suo definitivo assenso, dunque sorrise quando la vide convincersi e firmare.

    « Aggiungerò solo che vi invieremo ogni aggiornamento che ci sarà possibile in caso di novità. »
    Drusilia annuì gentilmente col capo, ma prima di congedarsi, si concesse un ultimo appunto.
    -Ciò che ci accingeremo a fare non è solo un'alleanza, ma un atto dovuto, per il bene di tutti.

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    Perchè avevano toccato con mano -lei più della Matrona- cosa erano in grado di fare gli invasori della loro Endlos... ed il Pentauron pareva risultare sempre e comunque un "punto sensibile" a quelle che erano le loro mire. Lo era stato durante il Circus Diabolique, e lo era in quel momento con Altatorre.

    -Entità malvagie -demoni e diavoli- guardano con occhi avidi il nostro semipiano... e quello che è accaduto a Kisnoth non deve ripetersi. Farò qualunque cosa è in mio potere affinché non mettano mano sui nostri territori.

    Terminato quel breve appunto, Drusilia sembrò riprendere la calma che pochi attimi prima aveva lievemente vacillato davanti alla Matrona, lasciando scorgere la furia celata nel suo sguardo smeraldino. Stringendo quel botolo peloso del suo cane, si levò in piedi, concedendo un gentile inchino ad Evangeline. Poi fece cenno al giovane biondo in sua compagnia, lasciando facilmente intendere che era giunto il momento di andare. Anche lui si levò, avvicinandosi alla sua Signora.
    L'avrebbe seguita alla porta, nuovamente diretti a Laputa, non appena Evangeline avrebbe accettato di congedarli.

     
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    -Ciò che ci accingeremo a fare non è solo un'alleanza, ma un atto dovuto, per il bene di tutti.

    Evangeline annuì con solennità. Gli eventi di Kisnoth non avrebbero dovuto ripetersi mai più da nessuna parte sul semipiano, e poco importava se l'indolente Alfiere che serviva non aveva alzato un dito in risposta. Se Lord Aeon aveva rinunciato per qualche ragione alla Dama, Altatorre era stata invece strappata al nemico proprio da chi al momento la governava – o aiutava a governarla; pensare di cederla di nuovo senza almeno combattere era una follia.

    Questo, Evangeline ne era sicura, doveva essere un pensiero condiviso da tutte le altre autorità di Endlos o quasi. Altatorre aveva avuto un ruolo solo marginale durante quella notte, offrendo riparo e cure d'emergenza ai coraggiosi che erano usciti vivi da quel campo di forza infernale, ma la Matrona aveva sentito diverse storie in merito a cosa fosse successo là dentro, e ben poche altre volte aveva sentito parlare di uno schieramento congiunto di forze dagli eserciti laputensi ed orientali, e perfino da milizie dell'Ovest e del Sud. A mancare era stato il solo Nord.

    -Entità malvagie -demoni e diavoli- guardano con occhi avidi il nostro semipiano... e quello che è accaduto a Kisnoth non deve ripetersi. Farò qualunque cosa è in mio potere affinché non mettano mano sui nostri territori.

    « Hanno già perso una volta questa stessa città, e io non sono Lisbeth Von Schröder. Troveranno pane per i loro denti. »

    Sorvolò sul fatto di essere ella stessa un demone, almeno tecnicamente, e attese che l'ira celata dietro gli occhi color smeraldo della zia si spegnesse. Si alzò infine in piedi insieme a quest'ultima, e ricambiò di buon grado l'inchino. Non c'era altro da aggiungere; dopo gli ultimi saluti di circostanza, Evangeline ordinò a Charles di accompagnare i visitatori all'uscita.

    Una volta soli, Gaspode, Warren e la Matrona si riunirono nell'ufficio di quest'ultima attorno alla busta lasciata da Drusilia. Evangeline la aprì con un tagliacarte, e dispiegò la lettera al suo interno in silenzio.

    « Ah, » commentò Gaspode.
    « Asmodeous, eh? » aggiunse Warren.
    « Quantomeno sembra un tipo interessante, » continuò Evangeline.
    Gaspode sbuffò col naso, e si grattò nervosamente le orecchie.
    « Ad averlo saputo prima, avrei lasciato Goldwyne in vita per qualche minuto in più. »
    « Questo spiega bene ciò che ho visto quella notte. Piuttosto, perché non sei intervenuto di persona poco fa? »
    « Perché non mi fidavo. Conosco i tizi che erano con lei, e credo che Drusilia non ci abbia detto tutto. »
    Gli occhi color rubino di Evangeline si ridussero per un momento a due fessure.
    « Beh, » disse infine con un sospiro, « ad onor del vero, nemmeno tu. »

     
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