[H] Guardians of the Household

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    L'eco di molti passi si intrecciò per l'atrio d'ingresso del grande edificio come una studiata sinfonia a più strumenti: non era stata una cosa pienamente intenzionale o deliberatamente voluta da nessuno dei presenti quella di ritrovarsi proprio in quel punto, davanti alle monumentali rampe di scale gemelle che conducevano ai piani superiori, ma...

    Quando si viaggia in accordo alla direzione indicataci dal Destino, gli incontri che ci attendono lungo il percorso si presentano sempre circondati da uno strano alone mistico.

    Seguendo Sir Lancelot DuLac -il Cavaliere che aveva appena condotto il suo interrogatorio- attraverso il tortuoso dedalo di gallerie e cantine dei piani interrati del Tempio del Silenzio, il troll Makor Erenai emerse in un ampio salone circolare del piano rialzato -vivacemente rischiarato da vetrate colorate e scorci del giardino che vi si stendeva al di là-, pervenendo alla Hall.

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    Al contempo, avendo a sua volta riguadagnato la libertà dopo la breve ma intensa sessione di lusinghe testimonianze fornite, il Bardo Svetlano affiancò l'Ambasciatore Quarion Galanodel lungo il luminoso andito che si stendeva davanti la porta della stanza in cui era stato detenuto... e calcando la pavimentazione di marmi bianchi e neri -a scacchiera- al seguito della sua Musa e guida dai bellissimi capelli cerulei, il Cantore giunse nel medesimo ambiente, sbucando dall'imboccatura dell'ala Ovest.

    Si dice spesso che una coincidenza è solo una coincidenza, ma che più coincidenze costituiscano un segno; certo, non è mai chiaro che valenza abbia il suddetto segno, né chi lo abbia mandato o perché, ma... quando un terzo gruppetto superò la soglia che delimitava il confine dell'ala Est apparve evidente che il Fato avesse un certo gusto -se non una vera fissazione- per la
    simmetria.

    Infatti, con il cuore e la pancia ancora caldi per l'ottimo caffè che era stato servito loro, camminando sulle orme del Cuoco Gennaro -che li aveva accolti e sfamati dopo averli sorpresi come intrusi nel proprio regno-, anche gli ultimi tasselli di quel bizzarro mosaico scivolarono al proprio posto... e la giovane Riful -sempre accompagnata dal cucciolo di drago nero bicefalo, e sempre condotta per mano dalla guida esperta che l'aveva ritrovata tra le macerie della città deserta- sopraggiunse sulla scena insieme a Garmin Pathfinder.

    Fu così che si radunarono. E nel silenzio perplesso ed interrogativo che calò sugli astanti fu proprio quest'ultimo, uno smilzo ragazzo biondo, a spezzare l'immobilità di quel momento surreale.

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    « Ma quello è il mio amico Svet! »

    Posando le iridi colore miele sul Mezzelfo dalla pelle bronzea, e rivolgendo quell'esclamazione a nessuno in particolare -ma fornendo un'utile informazione a beneficio di tutti-, il Biondino avanzó verso il centro dell'atrio, con un candido sorriso sul faccino imberbe, delicato ed ingenuo.

    « ...il Cerbiatto...? Ma allora sei vivo?! »
    il Musico passò dalla sorpresa al sollievo, e poi all'entusiasmo quando notó il Troll
    « E c'è anche il Ragazzone! Ehilà! C'è l'abbiamo fatta! »

    Agitando il braccio in un saluto amichevole verso l'amico Gigante, il Bardo saltellò poi aggraziato incontro all'Esploratore, piazzando infine le mani sui fianchi in una posa indignata, prima di rivolgergli nuovamente la parola - stavolta impostando la voce in un binario e materno tono di rimprovero.

    « Dí un po', signorinello: si può sapere dove ti eri cacciato?! »
    quello fece per rispondere, ma l'altro lo zittì con un cenno
    « Hai idea di quanto sia stato in pensiero?! Non azzardarti mai più a sparire di punto in bianco nel bel mezzo di situazioni pericolose! »

    « Ah... Hai ragione. »
    ammise l'interpellato, grattandosi la nuca con un sorriso desolato
    « Scusami, Svet: mi dispiace tanto. »

    Placato dall'ammissione di colpa di Garmin -o più generalmente dal suo temperamento mite-, Svet considerò chiuso quell'argomento... così da passare metodicamente al prossimo; perciò, gli occhi blu del Mezzelfo si posarono sulla ragazzina dal caschetto d'argento seminascosta dietro all'esile Esploratore.

    « E questo Scricciolino carino chi è...? »

    Dal momento che il Menestrello le si era rivolto con voce ora più disinvolta, brillante e carezzevole -simile a quella di una zia pettegola-, per tranquillizzarla preventivamente da ogni ansia che sembrava coglierla alla minima novità, rassicurarla sul conto di quello stravagante sconosciuto e invitarla a rispondergli in prima persona, la Guida elargì qualche buffetto incoraggiante e rassicurante sulla schiena della fanciulla.
    Non c'era nulla da temere, lì:
    erano tra amici.

    jpg« Quarion...? Abbiamo questioni urgenti da discutere. »
    invitò, levando lo sguardo verso la balaustra del primo piano
    « Spostiamoci nella Sala dello Zodiaco. »

    A fronte dell'ormai affiatato sodalizio che i due avevano stretto -uomini molto diversi tra loro, ma legati dalla dedizione all'Est e alla Dama Azzurra, e soprattutto dal rinnovato impegno per la difesa del Semipiano-, fin dai primi tempi espressosi in una efficiente collaborazione di ormai lunga data, il Cigno di Shea si rivolse al Galanodel chiamandolo addirittura per nome.

    « Noto dei volti nuovi, e chiedo venia se non mi attardo nelle dovute presentazioni, ma assumo ci sarà tempo per questo in seguito. »

    Tornando poi a fronteggiare la piccola platea, l'Albino si rivolse così all'intero capannello, muovendo un cenno vago col braccio per indicare il grande edificio che in quel momento si stendeva attorno a loro.

    « Fino ad allora, mettetevi pure a vostro agio e consideratevi ospiti della Hush; Sir Panuozzo, vi prego di occuparvi voi degli onori di casa. »
    proseguì, dedicando al Cuoco uno sguardo ed un inchino
    « L'unica cortesia che vi è richiesta è di rimanere nelle pertinenze della struttura: potremmo aver bisogno di chiamarvi in causa per delle altre informazioni. »

    Prima di eseguire un rigido inchino di congedo e voltarsi per incamminarsi lungo una delle scalinate, il Cavaliere del Lago rivolse un ultimo sguardo ai presenti; in particolar modo, le iridi verde-acqua incrociarono quelle del Bardo Svetlano, si soffermarono in quelle dello Sciamano Makor -con cui aveva sviluppato una qualche forma di familiarità-, e... adocchiarono con analitica curiosità quelle ingenuamente sfavillanti della Guida Garmin.

    Per capire quale fosse il destinatario -o la causa- di tanta meraviglia sarebbe bastato seguire la traiettoria degli occhi dorati dell'Esploratore fino alla figura dell'Ambasciatore... o udire le sue parole quando, nel passargli davanti per seguire il collega, Quarion avrebbe incrociato il suo sguardo, ricevendo un ampio e caloroso sorriso ed il più innocente e spassionato dei commenti.


    « Lei ha davvero dei capelli bellissimi! ♪ »

    E senza altro da aggiungere, nulla da chiedere, o aspettarsi una risposta, il ragazzo si fece da parte per non intralciare l'Ufficiale nel proseguire il proprio cammino.

     
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    "Se l’ingresso non è sorvegliato, nessuno è sicuro
    anche nel luogo più alto!".


    (Publilio Siro)


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    Tempio del Silenzio, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    « Quarion...? Abbiamo questioni urgenti da discutere. Spostiamoci nella Sala dello Zodiaco. »
    Quarion Galanodel, abbastanza distinguibile dagli altri per il portamento particolarmente elegante -che lo rendeva da sempre benvoluto nell'alta società- ed i lunghi capelli di un azzurro lucente, quasi simili al vetro, al punto da riflettere la luce diurna ed irradiarla tutta attorno, annuì al compagno senza lanciarsi in particolari cerimonie, nonostante il Cavaliere del Lago fosse di nobili natali. Dopotutto, avevano a lungo militato in coppia, ed erano perfino stati imprigionati assieme durante le guerre ad Ovest: lo reputava quindi un partner in tutto e per tutto, nonostante non avessero mai oltrepassato i preliminari.
    « Noto dei volti nuovi, e chiedo venia se non mi attardo nelle dovute presentazioni, ma assumo ci sarà tempo per questo in seguito. Fino ad allora, mettetevi pure a vostro agio e consideratevi ospiti della Hush; Sir Panuozzo, vi prego di occuparvi voi degli onori di casa. L'unica cortesia che vi è richiesta è di rimanere nelle pertinenze della struttura: potremmo aver bisogno di chiamarvi in causa per delle altre informazioni. »

    Seguendo le direttive del Cavaliere, l'Ambasciatore procedette nel seguirlo con evidente mansuetudine, soffermandosi però sui volti dei presenti... e perdendo qualche attimo in più sull'enorme figura di un troll. Non che ne fosse in qualche modo intimorito o disgustato -nonostante Quarion Galanodel fosse un esteta rinomato, aveva canoni di bellezza non del tutto condivisi dalle masse, ed ogni razza aveva caratteristiche a per interessanti- piuttosto rapito da una strana sensazione di deja vu.
    -Per caso ci conosciamo, Sir...?

    EekiDD8

    Non diede comunque l'impressione di volersi fermare a parlare: avrebbe rimandato ad un momento successivo, qualora avesse indovinato. Ad interrompere nuovamente il suo incedere giunse tuttavia un secondo imprevisto, che gli risultò comunque abbastanza piacevole.
    « Lei ha davvero dei capelli bellissimi! ♪ »
    Quarion adorava ricevere complimenti.

    -Oh, abbiamo un buongustaio ♥- rispose scherzosamente, non senza una certa malizia -Ecco a te un autografo come regalo: così potrai pensare a me ogni volta che vorrai!
    Estrasse quindi dalla propria giacca un foglio con il proprio autografo -dimostrando che, con molte probabilità, era abituato alle attenzioni di qualche fan. Aggiunse rapidamente una dedica, stampando le proprie labbra sulla pergamena in un bacio appassionato. Infine glielo donò, così da ringraziarlo -in un modo tutto suo- per quel bellissimo apprezzamento.
    Probabilmente avrebbe continuato, ma un cenno del capo di Lancelot gli suggerì di aver perso fin troppo tempo.
    Perciò lo seguì senza fiatare, congedando l'allegra comitiva con un inchino.

    -Signori...- così si fece finalmente avanti Sir Panuozzo: un giovane dalla pelle olivastra e gli occhi chiari. Differentemente da Lancelot e Quarion, non sembrava provenire da un ceto alto: aveva le mani piene di calli e la pelle secca per una vita passata sotto al sole e sopra delle pentole piene di frittura -Prego, accomodatevi. Volete sedervi da qualche parte, magari con po' di caffé?
    Già che c'era, quasi dimentico di aver fatto ingozzare già due di loro pochi minuti prima, si lanciò nell'ultima domanda.
    -Avete fame? Mi sembrate tutti sciupati...

     
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    In realtà non avrebbe mai voluto esporsi così tanto uscendo dalle cucine per addentrarsi in quel posto estraneo e con fin troppa luce per i suoi gusti, però Garmin le aveva offerto la mano e non se l'era proprio sentita di rifiutarsi o anche solo di protestare. Si vergognava come poche volte in vita sua: aveva abiti raccogliticci e malconci, i capelli sporchi ed Abbadon non ne voleva sapere di stare buono, dopo quei pochi minuti di tregua che gli erano serviti per carbonizzare e divorare i bocconcini di carne che gli erano stati lanciati dal cuoco. Era incredibilmente fuori posto e per di più si sentiva esattamente tale, era per questo che fin dal momento in cui aveva udito avvicinarsi i passi di altri estranei si era accuratamente nascosta dietro la schiena della sua guida, bene attenta a sporgere sì e no il viso per sbirciare mentre con la mano libera teneva accuratamente a bada il suo feroce cucciolo bicefalo, le cui teste seguitavano a litigare l'una con l'altra quando non erano impegnate a fare a brandelli i lembi di stoffa che riuscivano a raggiungere con le zanne microscopiche.

    « Ma quello è il mio amico Svet! »
    Esclamò ad un certo punto Garmin, avanzando con fare entusiasta ed obbligando Riful a seguirlo, sebbene notevolmente a disagio e costretta a reprimere la voglia crescente di supplicarlo di rimanere in disparte.

    « ...il Cerbiatto...? Ma allora sei vivo?! »
    Pur registrando quell'appellativo rivolto proprio a Garmin, Riful tenne la testa bassa e nascose lo sguardo, sperando di non essere vista. Per fortuna apparentemente "Svet" passò oltre, rivolgendosi ad un'altra figura temibile più distante e regalandole per questo un lungo sospiro di sollievo. Non voleva essere notata, sperava solo che Garmin si decidesse a portarla via in un posto meno affollato. Trasalì per lo spavento quando alzando gli occhi si accorse che no: il bardo non aveva affatto finito con la guida, anzi:

    « Dí un po', signorinello: si può sapere dove ti eri cacciato?! »
    Si era piazzato proprio davanti a Garmin. Vicinissimo.
    « Hai idea di quanto sia stato in pensiero?! Non azzardarti mai più a sparire di punto in bianco nel bel mezzo di situazioni pericolose! »

    « Ah... Hai ragione. »
    Ammise Garmin, dando tempo e modo a Riful di riorganizzare un minimo le idee e chiedersi che tipo di rapporto intercorreva fra i due. Fratelli...? No, troppa poca confidenza, forse. E poi non si somigliavano, allora... amici...? Forse parenti?
    « Scusami, Svet: mi dispiace tanto. »
    Proprio in quel momento si accorse che le iridi di "Svet" erano appuntate su di lei, al che avvampò per l'imbarazzo, abbassò di colpo il capo e desiderò di essere seppellita sotto non meno di cento metri di terra in modo da scappare via da quella situazione terribile.
    « E questo Scricciolino carino chi è...? »
    Garmin ci mise del suo dandole un buffetto sulla schiena per incoraggiarla, e finendo così con il prendere congedo dal suo ruolo di schermo, esponendola così ai presenti per un istante per poi obbligarla di fatto ad un veloce passo laterale per adeguare la propria sagoma a quella del suo salvatore, tornando di fatto a nascondersi dietro di esso.

    « N... non sono presentabile! »
    Gli sussurrò pianissimo, nella speranza vana di non essere udita da altri se non da Garmin stesso. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, magari anche solo presentarsi e concedere un breve inchino rispettoso, ma non era proprio nelle condizioni di farlo.
    Fortunatamente furono involontariamente d'aiuto le parole del cavaliere che sembrava uscito dritto da una fiaba, il quale richiamò all'ordine i presenti smorzando l'imbarazzo della situazione che si era creata. Fu proprio quando il cavaliere passò vicinissimo a lei che Garmin si rivolse in tono ammirato al suo accompagnatore -un dignitario dai lunghi capelli azzurri che aveva l'aria un sacco importante sebbene non fosse chiaro a Riful quale fosse la sua reale posizione -forse era il Re di quel luogo, o magari in maniera più appropriata un principe?

    « Lei ha davvero dei capelli bellissimi! ♪ »
    Cinguettò ammirato Garmin, al che Riful dovette mordersi il labbro inferiore per la delusione. Anche lei aveva avuto capelli altrettanto belli, anche se di un argento metallico e non di un azzurro fiabesco come quello dell'uomo. Questi comunque sembrò apprezzare tantissimo il complimento del tutto spontaneo dell'esploratore, e sembrò ribattere in un tono che lei non riuscì bene a distinguere.

    -Oh, abbiamo un buongustaio ♥
    Ecco a te un autografo come regalo: così potrai pensare a me ogni volta che vorrai!

    Si sporse di quanto necessario per sbirciare oltre le spalle della sua guida e leggere il contenuto del biglietto di pergamena che il giovane allungò in direzione di Garmin. C'era davvero un autografo, ed il punto in cui l'uomo aveva baciato il foglio emanava un forte profumo che Riful riuscì a distinguere chiaramente anche a quella distanza. In tutto ciò Riful provò una sensazione indefinibile di disagio, come a constatare che qualcosa in tutto ciò non era esattamente al suo posto, anche se non era in grado di capire che cosa. Però Garmin non sembrava altrettanto stranito, quindi probabilmente andava tutto bene... a parte che la situazione era ancora di profondo imbarazzo e aveva ancora il desiderio irrazionale di trovarsi ovunque tranne lì.

    -Signori...-
    Si fece avanti il cuoco che aveva rifocillato sia lei, che Garmin e perfino Abbadon, il quale si rivolse a tutti i presenti.
    -Prego, accomodatevi. Volete sedervi da qualche parte, magari con po' di caffé?
    Avete fame? Mi sembrate tutti sciupati...

    A quelle parole il piccolo drago bicefalo emise un verso stridulo, Riful lo zittì immediatamente cingendogli entrambe le teste con una mano e beccandosi due morsi sulla viva carne della mano che accettò stoicamente senza scomporsi.

    « Garmin... ti prego, possiamo... »
    Lasciò in sospeso la frase, però l'accompagnò con un piccolo strattone alla manica, lieve ma deciso e fin troppo esplicativo...

     
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    Cado spesso un poco dalle nuvole.

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    E poi, dopo essersi trascinato via dalle prigioni più improbabili, quando ormai poteva sentire l’aria di una realtà che conosceva, gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo. Gli occhi grandi e scuri del troll, circondati dalla pelle verdastra e grinzosa, si inumidirono; poteva quasi sentire il peso dei doni di Nidavellir, avvinghiati alle sue possenti braccia e, per un attimo, vide riflesso in una delle vetrate di quel salone il miraggio di un guerriero feroce, schietto, indomabile. Il tono serio della conversazione (interrogatorio) che aveva poco prima condotto venne spazzato via da risate liberatorie e toni squillanti. Da sotto la barba folta lo sciamano sorrise quando Svetlano, il suo compagno di disavventure, lo salutò con un’aria leggera in volto.
    Sì, bardo. Non so cosa o come abbiamo fatto, ma questo bel saluto è un buon risultato!”, disse, con un’allegria nella voce che quasi lo sorprese.
    Le loro voci avevano ricostruito Kisnoth, in quella stanza. Le feste, la gente, il sentirsi davvero molto fuori luogo in mezzo a dame e cavalieri: Makor-Erenai agguantò quelle immagini vivide e le gustò, consapevole di quanto fossero fugaci. E infatti svanirono quando lo sguardo gli saltò su un cavaliere stranamente familiare. La sua figura elegante lo portò indietro di molto tempo.
    ...Quarion? Tu…?
    Difficilmente un troll dimentica qualcuno con cui ha condiviso un campo di battaglia. Nemico o compagno che sia: loro erano stati insieme in quelle notti confuse in cui la capitale dello stato delle cento torri venne attaccata da un’orda diabolica. Non si stupì della difficoltà mostrata dal cavaliere di riconoscerlo: a lui, questo tempo, aveva fatto ben più di un brutto scherzo. Quarion aveva combattuto a fianco di un troll feroce, mentre ora era al cospetto di una bestia tanto grande quanto fragile. Makor-Erenai tastò il petto, dove era ancora abituato a trovare la collana.
    Gabriev… ma certo. Ora capisco dove mi stavi portando”, disse tra sé e sé, stringendo tra le labbra un sorriso macchiato da una punta di amaro.
    Notò poi che c’era qualcuno, nel salone, che stava attirando le attenzioni degli spiriti che avevano seguito fin lì lo sciamano. Richiamati nelle profondità delle innumerevoli Kisnoth gemelle, ora camminavano tra gli esseri di carne come speranzosi di poter assistere a un finale di quello spettacolo. L’aria, il calore e la calma che quelle entità riuscivano a trasmettergli di certo non lo disturbavano, pertanto non si era preoccupato di mandarli via. Sembrava che, in quel momento, stessero scrutando la piccola creatura che era stata chiamata da Svetlano “scricciolino”; non sapeva il perché di quelle attenzioni, ma assisteva con piacere a quel buffo teatrino. Quel passatempo lo catturò a tal punto che non sentì neanche la domanda del cuoco… nonostante la zuppa che gli era stata servita in cella non fosse stata neanche lontanamente sufficiente a placare la fame del bestione.
     
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    Sì, bardo. Non so cosa o come abbiamo fatto, ma questo bel saluto è un buon risultato!

    Con un sorriso e una contentezza di cui forse neppure si sentiva capace dopo il risveglio nel sottosuolo della Capitale, la risalita delle Kisnoth sotterranee, e la rivelazione delle sconcertanti -e disturbanti- verità sulla sua morte e resurrezione, lo Sciamano rispose al saluto del suo (ormai) amico Bardo, e... in un attimo, in quella bella sala luminosa ed accogliente, si diffuse un frizzante e caotico chiacchiericcio.

    « N... non sono presentabile! »
    -Per caso ci conosciamo, Sir...?...Quarion? Tu…?

    Mentre la bambina dal caschetto d'argento -attorno a cui gli Spiriti seguitavano a librarsi con interesse- si rintuzzava timidissima dietro al suo gracile ed estroverso accompagnatore, l'Ambasciatore dai capelli cerulei parve riconoscere (o, per lo meno, non avere del tutto dimenticato) il Troll insieme a cui -in un tempo così remoto da sembrare un'altra vita- aveva assistito al manifestarsi di una caotica entità per le strade in festa della Grande Dama e fatto poi la conoscenza di Gabriev Disith, colui che l'aveva fermata...

    jpg« Lei ha davvero dei capelli bellissimi! ♪ »

    ...ma il Biondino -che si era inteso chiamarsi "Garmin"-, e ovviamente i solleciti del Cavaliere del Lago, finirono per rimandare ad un altro momento un confronto su quella curiosa riunione orchestrata dal Destino.

    -Oh, abbiamo un buongustaio ♥
    Ecco a te un autografo come regalo: così potrai pensare a me ogni volta che vorrai!


    Visibilmente compiaciuto dal complimento appena ricevuto -e con l'aria compassata di chi è abituato a riceverne-, il Galanodel estrasse dalla giacca un foglio di carta piegato in quattro, che aprì, compilò con qualche svolazzante arabesco valido come dedica personalizzata, e baciò appassionatamente, prima di porgerlo alla Guida, che accettò la pagina con naturalezza, sorridendo candidamente come sembrava essere suo tratto caratteristico.

    « Ah, grazie di cuore! ♪ »

    Mentre le due Sentinelle della Hush prendevano congedo con un ultimo inchino, nel guardarle sparire oltre le scale che portavano al piano di sopra, il Troll portò sovrappensiero la mano al collo, all'istintiva ricerca dei familiari contorni del ciondolo dei Disith...

    Gabriev… ma certo. Ora capisco dove mi stavi portando

    ...ma pur avvertendo la stranamente confortante sensazione di trovarsi proprio dove il Destino lo attendeva, l'assenza del gioiello blu e il ricordo della sua infausta perdita nell'ultima colluttazione con Matthew non poterono che imprimere nel cuore dello Sciamano l'eco di una nostalgia dolceamara; un'ombra malinconica che solo la presenza benevola dei suoi amici Spiriti parve in grado di lenire.

    -Signori... Prego, accomodatevi. Volete sedervi da qualche parte, magari con po' di caffé?
    propose intanto Gennaro, facendosi avanti
    -Avete fame? Mi sembrate tutti sciupati...

    « Garmin... ti prego, possiamo... »
    tentò debolmente di declinare Riful, tirando l'interpellato per una manica

    « Oh, sarebbe meraviglioso! Il signor Gennaro è davvero un Cuoco provetto! »
    cinguettò entusiasta la Guida, rivolgendosi al Bardo, senza cogliere il segnale della piccola
    « La sua cucina è stupenda: sembra un giardino incantato! E il suo caffè è buonissimo! ♪ »

    « E allora proviamolo! Che stiamo aspettando?! »
    ribatté il Mezzelfo, rilanciando l'entusiasmo e interpellando il Troll
    « Ce la meritiamo una gioia, dopo quella brutta sfacchinata o no?
    Eh, Ragazzone?! »


    -Vabbuo'! Allora, mettetevi comodi, che ci penso io!
    propose subito il buon Gennaro, cordiale ed instancabile, perché gli ospiti sono sacri

    « ...come, prego? Nononò! Non siamo mica così cafoni da accasarci e farci pure servire! »
    obiettò il Bardo, parandosi davanti al Cuoco e puntando i piedi
    « Ognuno farà qualcosa per aiutare, così ci rendiamo utili, e lei non si affatica! »

    Di rimando -con tono al limite dell'offeso-, il Custode delle Cucine ribadì che lasciare che degli ospiti si sporcassero le mani avrebbe fatto di lui un cattivo padrone di casa, e si avviò in cucina con il categorico imperativo di mettersi comodi; allora il Musico protestò che il suo codice morale di artista girovago -a cui capitava spesso di affidarsi al buon cuore dei suoi fan della gente- gli impediva di approfittarsi del prossimo senza ricambiare in qualche modo, e si mosse lo stesso per seguirlo con l'indomita audacia di chi non segue delle regole in cui non crede.

    jpgA quel punto, cominciò tra i due un'animata discussione in cui i più impressionabili (Riful) avrebbero forse visto un diverbio acceso e un principio di rissa, visto il frenetico gesticolare di entrambe le parti...

    E tuttavia, la Guida Esperta non sembrava essere dello stesso avviso; anzi, mentre quella scena si consumava a due metri da loro, Garmin Pathfinder sembrava molto più interessato alla statuaria figura di Makor, che torreggiava accanto a lui, come gli altri in attesa di comprendere cosa fosse meglio fare per non contrariare Gennaro o far indignare Svetlano, rischiando di finire col schierarsi con l'uno o con l'altro al primo muscolo mosso in maniera sbagliata.


    « Che meraviglia...! ♪ Sei proprio altiiiiissimo...! »

    E mentre il Biondino si rivolgeva allo Sciamano col naso per aria e un sorriso sereno e spensierato, i due "liriganti" parvero giungere ad un accordo, perché... nonostante l'animosità di prima, si zittirono, si sorrisero, e si diedero un fraterno abbraccio; poi, ognuno con il braccio dell'altro attorno alla spalla, si diressero spensierati e ciarlieri nella direzione in cui Garmin e Riful già sapevano trovarsi le cucine.

    « Dai, belli, muoviamoci! Non fate i sarchiaponi! »

     
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    "Se l’ingresso non è sorvegliato, nessuno è sicuro
    anche nel luogo più alto!".


    (Publilio Siro)


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    Tempio del Silenzio, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    Alla fine, infilarsi tutti quanti in cucina -tre uomini, una bambina, un cucciolo di drago ed un troll adulto- non era risultata una cosa troppo fattibile: con i fornelli ingombri di pentole a pieno regime, i mazzi di odori appesi ad essiccare, le padelle dondolanti dai ganci, le ceste stracolme di frutta ed ortaggi di stagione, e coltelli e altri utensili in giro, lo spazio vitale in cui rigirarsi senza rischiare di provocare danni o di farsi male era alla fine ben poco. Così, percorrendo invece i vialetti alberati che ricalcavano il perimetro delle mura esterne, la brigata aveva optato per sistemarsi nel Giardino degli Oranti, un'area verdeggiante sul retro dell'edificio, punteggiata di aiuole in fiore, alcuni gazebo di legno bianco, e -soprattutto- i monoliti memoriali a cui si ricollegava il nome alla sezione: lastroni di marmo nero con incisi in argento i nomi delle vittime della Notte della Prima... coloro che era stato possibile identificare, per lo meno.

    Un luogo legato a tristi ricordi, ma non per questo concepito per la sola mestizia del lutto: proprio come gli alberi rinverdiscono e germogliano dalla terra e da tutte le cose meno nobili che vi sono sepolte, la determinazione delle Sentinelle aveva trovato in quel dolore e in quell'ingiustizia la linfa per alimentare la pianta della loro speranza... e quel giardino rigoglioso era sempre aperto agli Associati e ai loro ospiti, per ricordare loro quella verità.
    Sotto la guida di Gennaro, si erano organizzati in tempo zero per allestire l'equivalente di un pic-nic su uno dei prati dell'area; avevano steso sull'erbetta verde una vecchia tovaglia a quadretti bianchi e rossi a mo' di telo, e avevano imbandito tavola con il contenuto dei voluminosi (e pesanti!) cestini di vimini che il cuoco aveva preparato rapidamente... il tutto senza smettere di stordire di chiacchiere gli astanti, rivolgendo loro mille scuse mortificate per non aver pronto nulla di sostanzioso da servirgli.

    Così, eccoli lì, seduti in cerchio attorno a vari stuzzichini, disposti in bell'ordine su grossi piatti da portata: pizzette al pomodoro dal bordo croccante, mozzarelle grosse come un pugno del Troll, tramezzini al salmone di un rosa vivace, cartocci di frittura misteriosamente ancora calda, un profumatissimo calzone con la cipolla, un sartù col riso, una frittatona di pasta, la pizza di scarole, una lasagna al ragù di almeno cinque strati, una teglia piena di peperoni 'mbuttunati, un paio di bruschette di pane buono, una cesta di quattro diverse varietà di arancine, un vassoio di panzerotti con la salsiccia e i friarielli, un gattò di patate, e -per finire- una parmigiana di melanzane fatta con la ricetta di Nonna Concetta...

    -Chiedo scusa, comunque, che non ero preparato a tutta 'sta gente!- aggiunse Gennaro, calando il capo e facendosi mortificato -Avevo giusto due-due cose conservate. Spero bastino... non so dove mettere 'a faccia!

    Insomma: una miseria. Come Cuoco, si vergognava...
    E, proprio per quello, aveva avuto l'accortezza di preparare pure un cestino per i dolci.
    Ma l'avrebbe cacciato fuori dopo - pronto per il proverbiale caffé.

    -Comunque, che dite di presentarci per bene?- domandò poi, quando tutti si accomodarono -Io so' Gennaro Panuozzo e lavoro alle cucine da poco. Prima stavo su Laputa e facevo l'interprete dei naufraghi... però ho scoperto che erano un po' mariuli e briganti... e quindi son venuto qui, che è meglio. Mi pagano pure bene.

     
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    Improvvisamente l'amico di Garmin ed il corpulento cuoco avevano iniziato un acceso dibattito, fronteggiandosi a vicenda con toni alti e animosi, al punto che Riful temette che da un momento all'altro sarebbe scoppiata una colluttazione vera e propria, già immaginava i due impegnati a prendersi a pugni per un motivo tanto futile ed incomprensibile, come aveva visto fare più volte dai suoi aguzzini nel periodo in cui era stata prigioniera. Non era poi così rado che i carcerieri del circo litigavano per motivi banalissimi, spesso per niente. E se arrivavano alle mani non era affatto raro che a pagarne le conseguenze erano i prigionieri, ma sempre quelli più deboli e meno costosi. Al solo pensiero Riful deglutì aggrappandosi a Garmin e sperando che si muovesse a portarla via di lì, come le aveva chiesto poco prima. Solo che...

    « Oh, sarebbe meraviglioso! Il signor Gennaro è davvero un Cuoco provetto! »
    "... solo che al momento io e Riful abbiamo degli impegni e dobbiamo congedarci", concluse Riful mentalmente usando la voce del giovane, finendo la frase al posto della guida immaginando le parole più cortesi che le venivano in mente. Solo che, di nuovo...
    « La sua cucina è stupenda: sembra un giardino incantato! E il suo caffè è buonissimo! ♪ »
    Al che iniziò a sospettare che qualcosa non andava. Si fece assalire lentamente dal panico, incapace di prendere alcuna iniziativa per scuotere un minimo Garmin. Era paralizzata e aveva voglia di scoppiare a piangere: trovarsi circondata di sconosciuti rumorosi con addosso vestiti raccogliticci ed i capelli sporchi la metteva in imbarazzo e le faceva desiderare inspiegabilmente di ritrovarsi di nuovo nella sua gabbia prigioniera degli aguzzini del circo, un controsenso la cui stessa natura illogica ed insensata la esasperava.

    « Che meraviglia...! ♪ Sei proprio altiiiiissimo...! »
    Cinguettò Garmin, praticamente obbligandola a presentarsi al cospetto di un troll dall'aria antica, che la mise in soggezione al punto da farle cercare con lo sguardo una via di fuga. Però non aveva la forza di volontà per staccarsi da Garmin e scappare di sua iniziativa, anche perché non sapeva dove si sarebbe mai ritrovata. Si limitò quindi a rintanarsi dietro le spalle del giovane, desiderando di essere invisibile.

    Di lì a poco si ritrovò inspiegabilmente in una sorta di pic nic all'aperto, su di un prato verdeggiante su cui venne stesa una tovaglia, subito imbandita con pietanze sufficienti a sfamare una legione. La vista di altro cibo dopo quella pasta fritta ripiena che aveva assaggiato nelle cucine le dette la nausea, non era mai stata esattamente una buona forchetta e negli ultimi tempi era decisamente poco avvezza al cibo. Tentò di resistere più tempo che poteva, confidando in Garmin nella speranza che esaudisse il suo desiderio di andarsene. Visto che però lui sembrava chiuso nel suo mondo alla fine si sforzò di richiamare di nuovo la sua attenzione, stavolta premendo la manica e tirando più e più volte con piccoli strattoni gentili finché finalmente avrebbe avuto la sua attenzione. A quel punto gli avrebbe fatto cenno con una mano di chinarsi ed avvicinare l'orecchio, cui si sarebbe avvicinata nascondendo la bocca con la mano e parlando in un bisbiglio appena percettibile:

    « Per favore, io non... sto tanto bene, e... insomma... portami via, ti prego. »
    Sussurrò in un crescendo disperato nella speranza che la sua richiesta fosse accolta...

     
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    Cado spesso un poco dalle nuvole.

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    C’era un tale, amico del bardo Svetlano, che si avvicinò al troll stupendosi per la sua altezza. Si ricordò di quanto era stato strano, tempo addietro, trovarsi per la prima volta nel Pentauron: gli esseri umani – e, più in generale, tutti gli abitanti di quello stato multiculturale – erano così abituati alle cose inusuali che la loro reazione era di pura curiosità. Proprio come quella dell’individuo che si metteva sulle punte, davanti a lui, come per cercare di vedere cosa potesse nascondersi sopra la testa dello sciamano. Aveva fatto molta fatica a comprendere quell’atteggiamento, all’inizio: per lui, per quel lui che era un combattente, un essere sconosciuto di enormi dimensioni avrebbe significato solo pericolo. E di certo non ci si sarebbe avvicinato con tanta leggerezza. Ma erano passati anni da allora e la sua reazione fu mite.
    Ah, non mi hai conosciuto qualche anno fa. Ora ho un po’ di gobba e sembro più basso. E pensa che rispetto ai miei simili sono molto piccolo”, rispose, mostrando un sorriso pacifico, “e mi dicevano che ero un nano!

    Si lasciarono alle spalle salone e cucina per andare in un prato. Per la prima volta dopo tanto si trovò davanti a un (piccolo) spiazzo verdeggiante: quella vista gli sembrò più ritemprante di un sonno lungo due giorni. Appoggiare i suoi piedi, enormi e sgraziati, su quei fili d’erba umidi, gli fece venire la pelle d’oca. I compagni sembravano essere tutti a loro agio, o quasi: la piccola ragazzina aveva la faccia turbata. Voleva dirle qualcosa ma, non sapendo se una creatura quattro o cinque volte più grande di lei sarebbe stata in grado di tranquillizzarla, decise di tenere la bocca chiusa.
    Venne rapito allora dalle lastre scure su cui erano incisi nomi in argento scintillante. Saltò da uno all’altro, finché non incappò in alcune persone che aveva avuto modo di conoscere, prima del disastro. Gli uomini, da quelle parti, erano soliti creare monumenti simili alla memoria dei defunti; questo lo sapeva, ma non aveva pensato che fossero tutte vittime dello stesso massacro in cui una parte di lui se n’era andata per sempre. Si sentì, d’improvviso, un sopravvissuto.

    Quando si voltò di nuovo verso gli altri trovò davanti a sé uno scenario impressionante. Un banchetto ricco e variopinto, che riempiva l’aria di una serie interminabile di profumi. Guardava quell’ammasso di prelibatezze con un’aria perplessa. Dopo un po’ Makor-Erenai chiese al cuoco:
    Ma quante altre persone aspettiamo? C’è un esercito da sfamare, nel palazzo?
    Poi, quando Gennaro ruppe il ghiaccio e passò alle presentazioni, si schiarì la voce e lo seguì senza esitare.
    Mi chiamo Makor-Erenai. Prima delle battaglie dello… scorso anno, ero un combattente al servizio di tutta Kisnoth. Ora devo ancora capire bene cosa sono diventato.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Ah, non mi hai conosciuto qualche anno fa. Ora ho un po’ di gobba e sembro più basso. E pensa che rispetto ai miei simili sono molto piccolo, e mi dicevano che ero un nano!

    Nonostante il sorriso sereno e amichevole con cui il Troll replica all'ingenuo commento di quel gracile umano, e la punta di affettuosa nostalgia che traspare dalle sue parole al ricordo che rievocano, il Biondino reagisce spalancando gli occhi e schiudendo la bocca in un'espressione sicuramente interdetta e anche vagamente dispiaciuta.

    « Oh, non mi sembra una cosa molto carina da dirsi... soprattutto tra fratelli... »

    Fratelli...? Quando il Bardo passò in mezzo a loro, spingendo in braccio ad entrambi un grosso cestino da pic-nic per ciascuno, Garmin e Makor dovettero interrompere quel discorso per unirsi alla piccola processione, diretta ai giardini sul retro del palazzo monumentale, dove sarebbero certamente stati più larghi e più comodi.

    -Chiedo scusa, comunque, che non ero preparato a tutta 'sta gente!-
    esordì il Cuoco una volta imbandita tavola, chinando il capo mortificato
    -Avevo giusto due-due cose conservate. Spero bastino... non so dove mettere 'a faccia!

    jpg« Oh, non preoccuparti, Gennaro! »
    lo rassicurò prontamente l'Esploratore, sorridendo con spontanea gentilezza
    « Ci sono così tante cose buone che farai tutti felici di sicuro! ♪ »

    Ma quante altre persone aspettiamo? C’è un esercito da sfamare, nel palazzo?

    « Tu limitati a servirti senza fare complimenti: dalle sue parti l'ospite è sacro, e la benevolenza si esprime in quantità di cibo. »
    gli suggerì Svetlano, seduto accanto a lui, dandogli di gomito
    « ...una volta mi sono esibito in zona, e mi hanno rimpinzato come un tacchino. Davvero: ho mangiato fino a svenire. »

    Seduti ai margini dell'ampia tovaglia a quadretti bianchi e rossi, attorniati da un bellissimo prato verdeggiante, e con davanti una enorme quantità di buon cibo -meraviglioso frutto della premura e della maestria di Gennaro-, il gruppetto che il Destino aveva quel giorno riunito nella sede della Hush poté finalmente concedersi un attimo di pace per scambiare i doverosi convenevoli e iniziare una conversazione.

    -Comunque, che dite di presentarci per bene? Io so' Gennaro Panuozzo e lavoro alle cucine da poco.
    ovviamente, il primo a rompere il ghiaccio fu proprio l'espansivo Chef
    -Prima stavo su Laputa e facevo l'interprete dei naufraghi... però ho scoperto che erano un po' mariuli e briganti... e quindi son venuto qui, che è meglio. Mi pagano pure bene.

    Mi chiamo Makor-Erenai.
    Prima delle battaglie dello… scorso anno, ero un combattente al servizio di tutta Kisnoth.

    per secondo toccò al Troll, che prese la parola e si presentò concisamente agli astanti
    Ora devo ancora capire bene cosa sono diventato.

    « Io sono il sempre splendente Svetlano, celeberrimo Bardo di Cinzano, un bel paesello di Chediya, famoso per un vinello dolce e frizzante che è la fine del mondo! »
    partì in quarta il Mezzelfo, esibendosi in un inchino per il suo nuovo pubblico
    « ...ma io, talentuoso artista musicale, punto a diventare ancora più famoso di quello! Intendo diventare il secondo vanto della mia cittadina, per questo vado errando per il Semipiano, alimentando l'anima dei miei fan -e sostenendo me stesso- con le mie doti eclettiche! »
    proseguì, con parlantina sciolta, fare spigliato, e una verve accattivante
    « Feste di compleanno per i pargoli? Ho un repertorio di canzoncine adorabili, adatte ai più piccini! ...e anche un buon numero di ninnananne, per quando è ora di toglierli dalla circolazione! Matrimoni, seratine romantiche o altre celebrazioni? Le mie ballate di amori lieti o tragici possono fare piangere come un bebè il più cinico dei veterani e il più impenitente degli scapoli! Fiere di paese o serate in taverna? Ebbene sono un gran conoscitore di canzonette buffe, sconce o divertenti, che... »

    Non fu possibile ben dire quando, come, o perché successe, ma... ad un certo punto della sua presentazione, quella del Musico virò sempre più verso un autentico messaggio promozionale.

    « Naturalmente, i miei servigi valgono anche per le occasioni meno felici: conosco i canti di molte liturgie funebri, e le mie performance sono estremamente commoventi - principalmente perché sono il primo a cui viene da piangere. »
    disse ancora, senza imbarazzo, tergendo via una lacrima fantasma con l'indice
    « Poi, conosco anche i peana di guerra, le melodie per ordinare il passo di marcia delle truppe, gli squilli per chiamare le adunanze, i segnali per la carica e la ritirata... »
    poi, rivalutando l'informazione, ebbe fretta di aggiungere
    « ...ma non mi piace stare in prima linea. E nemmeno in seconda, o in terza. ...in effetti, tendo a tenermi il più lontano possibile da certe cose. Quindi non tenete conto dell'ultima cosa! Niente musica da battaglia. »

    Lasciandosi catturare dalla meravigliosa capacità del Bardo di vendersi agli altri nella luce migliore, l'esile giovanotto dai capelli biondi si fece trasportare fino al punto di cominciare ad applaudire, e fu sull'onda di quell'entusiasmo che Garmin volle saperne di più... finendo per formulare una domanda tanto ingenua quanto inaspettata, che si abbatté sul ciarliero Svetlano come un fulmine - e con lo stesso danno.

    jpg
    « Riesci a suonare anche con il liuto in queste condizioni?!
    Sei davvero eccezionale, Svetlano! »


    Nell'udire quelle parole, inopportunamente allegre, il Cantore raggelò sul posto: gli occhi blu si sbarrarono nel panico, le labbra si schiusero per boccheggiare nello sgomento, e il suo intero colpo fu scosso da un sussulto atterrito nel momento in cui rammentò l'amara verità della sua condizione.

    « Il mio liuto....! Il mio liuto... si è rotto...! »
    esalò, rievocando la colluttazione in cui si era compiuta la tragedia
    « La mia carriera è stroncata...! La mia vita è distrutta! Sono un uomo finito...! »

    Frattanto che la disperazione avviluppava l'animo del buon Bardo nei propri neri tentacoli uncinati, l'Esploratore imbracciò lo strumento con gesti delicati, rimbalzando lo sguardo dall'amico all'oggetto con aria perplessa e un poco smarrita di chi non capisce a pieno che problema ci sia.

    Tuttavia, sempre armato del suo invincibile sorriso, mentre il Mezzelfo continuava a piagnucolare in modo teatrale, il Biondino si frugò le tasche dei calzoni alla ricerca di qualcosa, e quando lo ebbe trovato, cominciò ad armeggiare con il ponte e gli accordi, sostituendo le corde danneggiate.

    Svetlano sì accorse del
    miracolo solo quando, nel testare il risultato del suo lavoretto manuale, Garmin fece suonare le nuove corde ben tese, liberando qualche nota nell'aria... e non appena riconobbe la voce del suo miglior amico, il Musico gettò le braccia al collo del giovanotto.

    « MA TU SEI UN ANGELOH! »
    « Ahah, ma dai...! »
    « Per favore, io non... sto tanto bene, e... »

    Mentre il Biondino sorrideva con candore, battendo qualche lieve pacca sulla schiena del Mezzelfo commosso, qualcun'altra si unì alla scena, reclamando la di lui attenzione tirandogli con insistenza la manica della semplice camicia bianca.

    « ... insomma... portami via, ti prego. »
    « Come mai, Riful? Cosa hai? Senti male da qualche parte? »

    Abbassando gli occhi color miele, Garmin guardò la bambina, osservando interdetto il suo strano comportamento, e non parve assolutamente capire che problema avesse... Svetlano, invece, sì: lui lo capí al volo, e scostandosi dal Cerbiatto si mise al fianco della ragazzina, e si sistemò il liuto a tracolla.

    « Sei proprio un tontolone tu! »
    lo apostrofò severamente lui, incrociando le braccia
    « Lo so io qual'è il problema: andiamo, Scricciolo! Ci penso io! »

    Così dicendo, il Bardo si accostò al Cuoco: i due confabularono qualcosa a bassa voce -e gesticolando-, e alla fine Svetlano tornò dalla fanciulla albina, rivolse un inchino a tutti gli astanti, e invitò la piccola a seguirlo nuovamente all'interno dell'edificio... non prima di aver però requisito per sé un grosso piatto da portata, pieno di stuzzichini.

    « Noi andiamo a darci una rinfrescata! Cerbiatto: non stare in pensiero, e presentati per bene! Ragazzone: tienimelo d'occhio! Gennaro... »

    jpgIl Bardo concluse i saluti lanciando un bacio a distanza verso il loro padrone di casa; poi, lui e Riful se ne andarono, e dopo averli seguiti con lo sguardo, salutandoli con la manina, il Biondino tornò a sedersi sulla tovaglia e si rivolse agli astanti.

    « Il mio nome è Garmin Pathfinder: sono una Guida esperta e, per ricambiare la cortesia di Gennaro, che ha accolto e sfamato me Riful -una ragazzina che ho trovato dispersa nel quartiere in rovina della città-, mi piacerebbe fermarmi un po' qui per dare una mano a lui e ai quasi-Cavalieri per cui lavora! ♪ »

    Concluso quel resoconto sulla propria persona, sulla sua piccola amica, e sulle motivazioni che lo muovevano, il giovanotto portò gli occhi colore miele sul Troll e gli sorrise con calore.

    « A lei non piacerebbe fermarsi un po' qui, Signor Makor? Sembra un così bel posto... E sembrano tutti delle brave persone...! Lei crede che potremmo essere d'aiuto, Gennaro? »

     
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    -Comunque, che dite di presentarci per bene? Io so' Gennaro Panuozzo e lavoro alle cucine da poco.
    Vociò il cuoco, al che Riful trattenne un sospiro rassegnato. Era stanca, però Garmin sembrava tanto preso e lei non sapeva bene come forzarlo. Anzi, in realtà forzarlo era proprio l'ultima cosa che voleva fare, anche se non era per niente a suo agio in quel gruppo variegato. Desiderava andarsene, ma non poteva (e non voleva assolutamente) farlo da sola, specie considerando che non aveva un posto dove andare.
    -Prima stavo su Laputa e facevo l'interprete dei naufraghi... però ho scoperto che erano un po' mariuli e briganti... e quindi son venuto qui, che è meglio. Mi pagano pure bene.

    Oh, no.
    Riful arrossì visibilmente, fece scattare lo sguardo a destra ed a sinistra perché sapeva già dove andava a parare la situazione. Le presentazioni. Adesso uno ad uno si sarebbero presentati, e sarebbe toccato anche a lei. Si sarebbero girati tutti quanti a guardarla aspettandosi di sentirla dire qualcosa quando però lei non sapeva neanche che cosa dire.

    Mi chiamo Makor-Erenai.
    Prima delle battaglie dello… scorso anno, ero un combattente al servizio di tutta Kisnoth. Ora devo ancora capire bene cosa sono diventato.

    Riful si obbligò alla calma mentre il troll parlava, proseguendo quella specie di rituale che per gli altri doveva essere davvero spontaneo. Il problema è che per lei non lo era affatto, non era materialmente in grado di mettere in fila due eventi della sua esistenza senza incespicare nelle mille difficoltà di spiegarsi bene, inoltre non le andava per nulla di mentire e tantomeno di nascondere certi eventi, sebbene fosse quella la soluzione più semplice ed ovvia per uscirne.

    « Io sono il sempre splendente Svetlano, celeberrimo Bardo di Cinzano, un bel paesello di Chediya, famoso per un vinello dolce e frizzante che è la fine del mondo! »
    Esordì in tono flautato ed allegro il biondino amico di Garmin. Riful non poté fare a meno di invidiarlo tantissimo, aveva una storia così semplice e genuina che sembrava il prologo di una fiaba.
    « ...ma io, talentuoso artista musicale, punto a diventare ancora più famoso di quello! Intendo diventare il secondo vanto della mia cittadina, per questo vado errando per il Semipiano, alimentando l'anima dei miei fan -e sostenendo me stesso- con le mie doti eclettiche!
    Feste di compleanno per i pargoli? Ho un repertorio di canzoncine adorabili, adatte ai più piccini! ...e anche un buon numero di ninnananne, per quando è ora di toglierli dalla circolazione! Matrimoni, seratine romantiche o altre celebrazioni? Le mie ballate di amori lieti o tragici possono fare piangere come un bebè il più cinico dei veterani e il più impenitente degli scapoli! Fiere di paese o serate in taverna? Ebbene sono un gran conoscitore di canzonette buffe, sconce o divertenti, che... »

    Le veniva da piangere. Lui era tutto spigliato e a suo agio, lei l'esatto opposto.

    « Naturalmente, i miei servigi valgono anche per le occasioni meno felici: conosco i canti di molte liturgie funebri, e le mie performance sono estremamente commoventi - principalmente perché sono il primo a cui viene da piangere. »
    Sembra un attore di teatro, notò Riful.
    Recitare. Magari lo stava facendo, almeno in parte. Forse anche lei avrebbe fatto bene a recitare un pochino, giusto giusto glissando su quei due o tre dettagli più complicati da spiegare...
    « Poi, conosco anche i peana di guerra, le melodie per ordinare il passo di marcia delle truppe, gli squilli per chiamare le adunanze, i segnali per la carica e la ritirata... »
    ... Tipo la parte dei morti, la parte del suicidio, la parte della sua seconda possibilità, la parte del rituale e delle speranze infrante, e...
    « ...ma non mi piace stare in prima linea. E nemmeno in seconda, o in terza. ...in effetti, tendo a tenermi il più lontano possibile da certe cose. Quindi non tenete conto dell'ultima cosa! Niente musica da battaglia. »

    ... In effetti era tanto meglio non dire proprio niente, concluse mentre Garmin e Svletano duettavano allegramente.
    Le mezze verità sono parenti strette delle bugie, e se iniziava a mentire poi avrebbe continuato a farlo fino a pentirsene.

    « Come mai, Riful? Cosa hai? Senti male da qualche parte? »
    « Eh... ecco... io... »
    Non sapeva bene che dire, ma le giunse un aiuto inaspettato.
    « Sei proprio un tontolone tu! »
    Riful si ritrovò a guardare sorpresa il bardo, che confabulò un attimo con il cuoco, prese un vassoio e le porse la mano con un inchino galante che la lasciò senza parole e con la faccia rossa come un peperone maturo.
    « Lo so io qual'è il problema: andiamo, Scricciolo! Ci penso io! »
    Rimase a bocca aperta, e la sua mano si mosse ricambiando il gesto in maniera automatica, mentre lei era del tutto sorpresa. A quel punto le venne spontaneo staccarsi da Garmin per seguire il bardo, ma non prima di raccogliere quel poco di coraggio che era riuscita a tenere da parte per azzardare una qualche presentazione, sfruttandolo invece per un inchino accennato ai presenti.

    « G... grazie di tutto, e... ecco, scusatemi. Io... credo di non sentirmi troppo bene, e... a---arrivederci! »
    E... esaurì le scarse riserve e si ritrovò a dover battere in ritirata, affiancandosi a Svetlano nella speranza che la salvasse da quella situazione terribile...

     
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    "Se l’ingresso non è sorvegliato, nessuno è sicuro
    anche nel luogo più alto!".


    (Publilio Siro)


    png

    Tempio del Silenzio, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    « Oh, non preoccuparti, Gennaro! Ci sono così tante cose buone che farai tutti felici di sicuro! ♪ »
    Felice di quell'incoraggiamento, Gennaro si dedicò a ringraziare Garmin con un buffetto sulle guance... che sarebbe parso uno schiaffo, se solo non fosse terminato con un affettuoso pizzicotto ed un amichevole "Quann si' bell".
    Ma quante altre persone aspettiamo? C’è un esercito da sfamare, nel palazzo?
    « Tu limitati a servirti senza fare complimenti: dalle sue parti l'ospite è sacro, e la benevolenza si esprime in quantità di cibo... una volta mi sono esibito in zona, e mi hanno rimpinzato come un tacchino. Davvero: ho mangiato fino a svenire. »
    I due stranieri si scambiarono qualche suggerimento, prima di rispondere all'invito di Gennaro e fare le dovute presentazioni.
    Mi chiamo Makor-Erenai. Prima delle battaglie dello… scorso anno, ero un combattente al servizio di tutta Kisnoth. Ora devo ancora capire bene cosa sono diventato.
    -Vedrai che a stomaco pieno capirai molte più cose!
    « Io sono il sempre splendente Svetlano, celeberrimo Bardo di Cinzano, un bel paesello di Chediya, famoso per un vinello dolce e frizzante che è la fine del mondo! ...ma io, talentuoso artista musicale, punto a diventare ancora più famoso di quello! Intendo diventare il secondo vanto della mia cittadina, per questo vado errando per il Semipiano, alimentando l'anima dei miei fan -e sostenendo me stesso- con le mie doti eclettiche! »
    Preso dall'entusiamo, Gennaro si lanciò in un applauso accorato.
    « Feste di compleanno per i pargoli? Ho un repertorio di canzoncine adorabili, adatte ai più piccini! ...e anche un buon numero di ninnananne, per quando è ora di toglierli dalla circolazione! Matrimoni, seratine romantiche o altre celebrazioni? Le mie ballate di amori lieti o tragici possono fare piangere come un bebè il più cinico dei veterani e il più impenitente degli scapoli! Fiere di paese o serate in taverna? Ebbene sono un gran conoscitore di canzonette buffe, sconce o divertenti, che... Naturalmente, i miei servigi valgono anche per le occasioni meno felici: conosco i canti di molte liturgie funebri, e le mie performance sono estremamente commoventi - principalmente perché sono il primo a cui viene da piangere. Poi, conosco anche i peana di guerra, le melodie per ordinare il passo di marcia delle truppe, gli squilli per chiamare le adunanze, i segnali per la carica e la ritirata... ma non mi piace stare in prima linea. E nemmeno in seconda, o in terza. ...in effetti, tendo a tenermi il più lontano possibile da certe cose. Quindi non tenete conto dell'ultima cosa! Niente musica da battaglia. »
    « Riesci a suonare anche con il liuto in queste condizioni?!
    Sei davvero eccezionale, Svetlano! »

    Seguì poi un simpatico scambio di battute, che purtroppo terminò con un ritiro di alcuni per le insistenze della bambina. Nel suo piccolo, Gennaro suppose si trattasse di un'orfanella o qualcosa del genere, dato che chiunque avesse avuto una famiglia presente -e dunque un'educazione alle buone maniere- non si sarebbe mai allontanato dal pasto prima del caffè, anche se non era sua intenzione mangiare. Così -almeno- era usanza dalle sue parti.

    Prima di andar via -però- Garmin tirò fuori una proposta, che a Gennaro non dispiacque affatto, dato che il suo modo di vivere ruotava attorno all'idea del "più si è, più ci si divertente".
    « A lei non piacerebbe fermarsi un po' qui, Signor Makor? Sembra un così bel posto... E sembrano tutti delle brave persone...! Lei crede che potremmo essere d'aiuto, Gennaro? »
    -Io mi scoccio da solo, per me potete portare qui anche mamme, nonne e fidanzate!- rispose il cuoco -So che il permesso va chiesto ai capi... però ho sentito che manca personale e posso provare a mettere una buona parola...

     
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    Quel Garmin doveva essere una persona importante per Svetlano e Makor-Erenai, che ormai era punzecchiato da un certo senso di riconoscenza nei confronti del bardo logorroico, lo prese in parola quando gli chiede di “tenerlo d’occhio”. Quasi dovesse dare prova di avere capito alla perfezione quello che l’amico gli aveva chiesto, il massiccio troll fece un paio di piccoli passi verso quella “guida esperta”, per poi annuire con un’aria inutilmente solenne, data l’atmosfera serena che si era creata. Nel frattempo, la creaturina attorno alla quale gli spiriti, fino a quel momento, si aggiravano con fare allegro, se ne andava salutando con una voce tremolante.

    ...A lei non piacerebbe fermarsi un po' qui, Signor Makor? Sembra un così bel posto... E sembrano tutti delle brave persone...!

    In un primo momento pensò di essere completamente d’accordo con Garmin. Quel posto, quella brava gente col sorriso sulle labbra – e poi, naturalmente, tutta quella roba da mangiare: perché mai avrebbe dovuto pensare di andarsene da lì? La risposta però l’aveva ancora scritta addosso. La sentiva nelle ossa affaticate, nei muscoli indolenziti dagli affanni di quanto gli era accaduto nelle profondità delle Kisnoth gemelle. La risposta, davvero, era già nelle parole di quel Pathfinder: “...nel quartiere in rovina”. Quella città, un tempo capitale che eruttava di vita in ogni angolo, fino al pertugio più polveroso, era stata devastata da un’aspra battaglia. E ora c’erano persone armate, con i nervi a fior di pelle, pronti ad arrestare preventivamente qualsiasi creatura ritrovata – come lui – dove ormai non si pensava potesse esserci altro che morte.

    Sì, mi piacerebbe fermarmi qui e rendermi utile,” rispose lo sciamano, abbozzando un sorriso. “Una volta era tutto come questo posto qui, a Kisnoth. Ve lo ricordate? Ora, proprio tutto tutto no: c’erano dei posti che non mi piacevano. Però… era bello e c’era tanta, tanta gente. Più di quanta ne avessi mai vista in vita mia. Sono nato sulle montagne, ero abituato a stare da solo e all’inizio tutta quella gente mi toglieva l’aria. Poi mi ci sono abituato, piano piano.
    Sospirò, con lo sguardo perso nel vuoto.
    Ora, qui, sembra di essere tornati sulle montagne.
    Poi si scosse e, grattandosi il capo, concluse:
    Ah, oh… non volevo rovinare l’atmosfera, scusatemi.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Una volta che la piccola Riful e il suo cucciolo di rettile bicefalo furono spariti all'interno dell'edificio in compagnia del Bardo Svetlano, l'amichevole conversazione tra Gennaro, Garmin e Makor riprese serenamente il proprio corso nella splendida cornice di quel pacifico giardino.

    Pur senza avere l'autorità per farlo -ispirato dall'armonia che animava quel momento- il biondo Esploratore aveva suggerito al Troll la possibilità di stabilirsi lì con loro, ancora una volta nella città che già in passato l'aveva accolto, e quando interpelló il Cuoco a tal proposito, la replica che ne ottenne fu decisamente incoraggiante.


    -Io mi scoccio da solo, per me potete portare qui anche mamme, nonne e fidanzate! So che il permesso va chiesto ai capi... però ho sentito che manca personale e posso provare a mettere una buona parola...

    Certo, lui non aveva una mamma, una nonna o una fidanzata da invitare lì, ma gratificando lo Chef di un sorriso radioso e di un cenno affermativo del capo, la Guida esperta portò lo sguardo colore del miele sul volto severo dello Sciamano, in attesa di udire la sua risposta.

    Sì, mi piacerebbe fermarmi qui e rendermi utile.
    esordì, abbozzando un sorriso dopo un ponderato istante
    Una volta era tutto come questo posto qui, a Kisnoth. Ve lo ricordate?

    Scuotendo istintivamente la testolina dorata con entusiasmo, e sorridendo con tutta la candida spontaneità di un bambino curioso, lo sguardo vispo e gentile del Biondino si soffermó in quello del Troll in un muto invito a continuare il racconto di quei tempi.

    Ora, proprio tutto tutto no: c’erano dei posti che non mi piacevano. Però… era bello e c’era tanta, tanta gente. Più di quanta ne avessi mai vista in vita mia.
    narrò ancora l'altro, calamitando l'interesse di Garmin
    Sono nato sulle montagne, ero abituato a stare da solo e all’inizio tutta quella gente mi toglieva l’aria. Poi mi ci sono abituato, piano piano.
    poi, con gli occhi che indugiavano nel vuoto, sospirò
    Ora, qui, sembra di essere tornati sulle montagne. Ah, oh… non volevo rovinare l’atmosfera, scusatemi.

    « Oh, non c'è nulla di cui scusarsi, Signor Makor... »

    jpgCon tono conciliante, e con il solito sorriso luminoso stampato sul faccino delicato ed imberbe, il giovane batté qualche colpetto rassicurante sul grosso braccio dell'interlocutore.

    « ...la città tornerà a vivere, e poi è bello stare ad ascoltarla! Sarei contento se qualche volta le andasse di raccontarci ancora delle montagne e di Kisnoth! »
    espresse la Guida, con gentilezza e semplicità
    « Sono certo che piacerebbe molto anche a Svetlano! È un Bardo molto talentuoso, e di sicuro creerà delle bellissime canzoni! »

    Giungendo le mani, deliziato alla sola idea dei giorni che li avrebbero attesi nel futuro, lavorando tutti insieme per contribuire alla stabilità di quel porto sicuro, Garmin si rivolse poi nuovamente a Gennaro.

    « Quando pensi che sia possibile parlare con i Capi? »

     
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    Impeto e tempesta

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    "Se l’ingresso non è sorvegliato, nessuno è sicuro
    anche nel luogo più alto!".


    (Publilio Siro)


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    Tempio del Silenzio, Kisnoth.
    Presidio Centrale, Endlos.

    Sì, mi piacerebbe fermarmi qui e rendermi utile,” rispose lo sciamano, abbozzando un sorriso. “Una volta era tutto come questo posto qui, a Kisnoth. Ve lo ricordate? Ora, proprio tutto tutto no: c’erano dei posti che non mi piacevano. Però… era bello e c’era tanta, tanta gente. Più di quanta ne avessi mai vista in vita mia. Sono nato sulle montagne, ero abituato a stare da solo e all’inizio tutta quella gente mi toglieva l’aria. Poi mi ci sono abituato, piano piano.
    Gennaro ascoltò in silenzio tutta la storia, più per educazione che per reale empatia; innanzitutto, non era nato sulle montagne o -in generale- in un posto isolato, pertanto non si era mai sentito a disagio nella folla. Poi, per finire, al cuoco metteva agitazione l'esatto opposto: detestava la solitudine, ed era fondamentalmente il motivo per cui aveva accettato immediatamente di lavorare nella sede centrale di una gilda. Ai suoi occhi era infatti un po' come avere ospiti a pranzo e cena tutti i giorni, e ciò non poteva che renderlo felice.
    Ora, qui, sembra di essere tornati sulle montagne. Ah, oh… non volevo rovinare l’atmosfera, scusatemi.

    « Oh, non c'è nulla di cui scusarsi, Signor Makor... » disse il biondino « ...la città tornerà a vivere, e poi è bello stare ad ascoltarla! Sarei contento se qualche volta le andasse di raccontarci ancora delle montagne e di Kisnoth! »
    Per ciò che riguardava Gennaro, la densità di popolazione non era poi così importante, quando si aveva una dimora e la cucina piena di gente, ma... appartenere ad un gruppo significava anche condividerne i sogni, o quantomeno sostenere i sognatori. Per questo non ebbe nulla da ridire a quelle parole di speranza.
    « Sono certo che piacerebbe molto anche a Svetlano! È un Bardo molto talentuoso, e di sicuro creerà delle bellissime canzoni! » continuò Garmin, rivolgendosi infine a lui « Quando pensi che sia possibile parlare con i Capi? »
    In risposta, il cuoco si limitò a sorridere.
    -Dopo il caffè ♥

     
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    Cado spesso un poco dalle nuvole.

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    La città tornerà a vivere, e poi è bello stare ad ascoltarla! Sarei contento se qualche volta le andasse di raccontarci ancora delle montagne e di Kisnoth!
    L’ottimismo di Garmin lo rincuorò. Pensò anche all’infanzia passata sulle montagne, a quelle stagioni solitarie e alle fughe dai cacciatori e dalle bestie. Pensò a quando combatteva come una furia, ai duelli sulla neve e all’addio a quell’orizzonte di roccia. Pensò al sangue versato dalle tribù che, come la sua, erano state decimate o estinte dai peggiori istinti e dalle migliori armi degli esseri umani.
    Forse, un giorno o l’altro, racconterò qualcosa”, disse Makor-Erenai. Magari sorvolando su qualche dettaglio, pensò.
    Se ancora viveva la speranza di far tornare alla Grande Dama una parte almeno dei suoi figli perduti, o anche scrollarle di dosso quel marciume che ne infestava le strade, allora doveva fare la sua parte. Forse pensare che il suo risveglio, nelle profondità della capitale del Pentauron, fosse legato a questa nuova battaglia era da egocentrici. Probabilmente un’esagerazione. Ma, tolta ogni motivazione reale o supposta, restava la constatazione pura e semplice che lo sciamano si trovava lì e che, per questo, doveva fare la sua parte.
    Aspettiamo questo caffè, allora! Posso averne una tazza un po’ più grande? Ho dormito molto e ho ancora bisogno di svegliarmi.

    Perdonatemi per l'enorme ritardo! :tend:
     
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