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Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
Biblioteca - Sede dei Cavalieri del Koldran.
Presidio Settentrionale, Endlos.Quando Echo aprì gli occhi, non poté non apprezzare il tepore del fuoco acceso ad un piccolo caminetto, non troppo distante dal suo giaciglio. Si trovava nella medesima camera che lo aveva visto perdere i sensi ed il proprietario non si era mai allontanato dal suo capezzale; in quel momento, infatti, Vladimir Braginski era seduto su una seggiola in legno a fissare intensamente le lingue fiammeggianti che si agitavano scomposte, attorcigliandosi alla legna secca. Visto di profilo, sembrava meno vecchio, ma molto più scavato e magro, logorato dalle difficoltà della vita.
Di che colore aveva avuto i capelli in passato, prima che assumessero il colore delle nevi?
Nel suo criptico quanto posato silenzio sembrava essersi distaccato dal mondo intero, e nella sua sua solitudine assorta emanava un innato senso di giustizia, uno stoico cipiglio pari a quello che un soldato come Echo avrebbe potuto immaginare sui volti di re e regine. Quell'uomo -però- non era nulla di tutto questo. Si trattava solo di un esorcista con i modi di un cavaliere e le mani logorate di un contadino.
Molte domande avrebbero potuto affollare la mente del ferito che -appena sveglio- si era involontariamente trovato ad osservare il vecchio. Ad esempio, come era finito un esorcista in una fortezza di guardie di confine? Molte questioni non tornavano e, nonostante Echo fosse un naufrago, era evidente quanto la logica vacillasse su molti punti. Perché -poi- il bibliotecario avrebbe riservato tutte quelle attenzioni a lui soltanto, perfino superiori di quelle gli aveva visto rivolgere ad un quasi-defunto Matsumoto?
Ma soprattutto... dovediavoloera Matsumoto?!?
Il tavolo su cui era stato posato il ferito era sgombro di qualunque cosa ricordasse un corpo umano, coperto tuttavia di fogli, cartacce ed intrugli dagli odori acri e pungenti. Gli ricordarono vagamente quello che aveva bevuto prima di svenire... anche se difficilmente avrebbe potuto immaginare un sapore peggiore di quello.
-Appena hai chiuso occhio, ho chiesto ai miei assistenti di portarlo da un cerusico. Alcuni di loro sono in grado di rattoppare anche ferite molto profonde- spiegò Vladimir, quasi leggendogli nel pensiero, quando si accorse del suo risveglio -Riguardo le nostre... credo che la pozione abbia fatto effetto.
Ed in effetti... il senso dell'udito era nuovamente tornato. Qualora Echo si fosse toccato, magari incredulo, avrebbe trovato gran parte delle proprie ferite quasi totalmente rimarginate, a parte qualche livido persistente. Cosa gli aveva fatto quell'esorcista, mentre dormiva?
-Hai riposato a lungo: il cartografo ha ripreso forze la mattina stessa in seguito all'incidente. Ha detto di non ricordare nulla, solo di essere andato in un posto in cerca di mappe e di aver trovato un libro in grado di convocare "Colui che porta l'abbondanza", così da ringraziarci per avervi ospitati- un lungo silenzio sottolineò quanto quella frase ricordasse il titolo del demone evocato: "Colui che porta la mattanza" -...immagino fosse ubriaco fradicio. Nel posto e nel momento sbagliato.
Sospirò, sistemandosi sulla propria seggiola.
-Di certo non capita spesso di finire nella sezione proibita di una biblioteca come la nostra.. -
.Confessioni di un padre
Narrato - Parlato - Pensato - Parlato altrui
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Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
Camera di Vladimir - Sede dei Cavalieri del Koldran.
Presidio Settentrionale, Endlos.-Ec-Ahem, William.- disse Echo, dopo essersi sollevato in una posa più adatta ad un dialogo fra uomini -Vladimir, giusto? Ah, ho una pessima memoria per i nomi. Le presentazioni sono migliori quando si fanno con una sola persona.
-Vladimir Braginski.
La risposta del vecchio non giunse a tardare, a confermare delle parole di Echo.
- Grazie delle cure.
Vladimir rimase in silenzio, permettendo all'altro di riprendere la propria armatura. Gli diede tutto il tempo necessario per controllarne le condizioni, forse come gesto d'apprezzamento verso un "grazie" tanto sincero.
-Quindi... Adesso partirà la prassi. Se non puoi rispondere a qualcosa, non farti problemi. Conosco bene il bisogno di segretezza. Hai detto "la mattina dopo l'incidente", quindi suppongo che al minimo siano passati due giorni. Quanto sono rimasto senza sensi? Inoltre, le gambe dell'... Idiota, sono salve?
-Sono integre- rispose il vecchio -Forse un giorno potrà ricominciare a camminare.
Nel dirlo, non sembrava particolarmente mortificato della cosa: evidentemente erano messe così male che il non doverle amputare era suonato alle proprie orecchie come un risultato estremamente positivo.
-Riguardo alle notti di sonno... ne hai trascorse ben quattro. Solitamente chi beve quella pozione si risveglia prima e con più dolore, ma il tuo fisico ha risposto particolarmente bene alle cure.
In effetti, Echo aveva recuperato l'udito e tutto il resto: nonostante l'intruglio avesse un sapore rivoltante, era stato a dir poco miracoloso.
- Io non vengo da Endlos, se già non fosse ovvio. Da noi, quello che hai fatto tu con "Matsumoto" altro non è che fantasia, storie inventate per... Beh, storie inventate- continuò l'Ombra -Quindi, avete libri di conoscenza proibita? Questo archivio ha ricevuto donazioni... interessanti.
-In verità... quella sezione è sempre stata in questo castello, almeno per quanto ne so.
Echo -durante la conversazione- continuava a sondare il suo equipaggiamento, così da valutarne lo stato -L'equipaggiamento è il fiore all'occhiello del mio ingegno, eh. Anche se... Non sono proprio prontissimi per fronteggiare certe cose.
-Nessuno che non abbia accesso alla sezione proibita lo è, nemmeno i Cavalieri di questo castello- spiegò Vladimir, con toni paterni e comprensivi -Anzi, guardati bene dagli uomini del Nord che hanno potere su ciò che dovrebbe appartenere solo agli dei.
Quelle parole suonarono come una raccomandazione, ma lasciavano una marea di sottintesi dal sapore davvero amaro. Amaro come il suo sguardo nel pronunciarle, quasi avessero il potere di rievocare ricordi dolorosi, accantonati e dimenticati nei meandri più remoti della memoria, così da non dover più soffrire.
-Quanti danni ha subito l'archivio? Inoltre, per ringraziare dell'aiuto, il minimo che posso fare è offrirvi il mio aiuto, nel futuro. Per ora, devo stare dietro al pericolo ambulante, ma se avrete bisogno in futuro, Garwec è dove vivo. - pronunciò Echo, forse inconsapevole dell'enorme potere che avevano quei gesti genuini agli occhi di Vladimir -Era questo che intendevi quando ti ho chiesto degli intrusi? Demoni, o qualsiasi cosa siano?
-Qualcosa del genere...- rispose il bibliotecario, sibillino -Il Nord non è come l'Est da cui provieni, ragazzo... e non parlo del clima, delle bestie o della povertà. Il Nord è ostile, in un modo difficile da comprendere agli umani.
Attese qualche attimo, squadrandolo da capo a piedi, dando l'idea di essere profondamente indeciso su quanto rivelare a quel giovane sincero e di sani principi che gli sostava innanzi. Echo gli piaceva, gli piaceva molto, e -proprio per questo motivo- il suo lato più umano iniziava a sentirsi titubante. Semplicemente, non voleva che si mettesse ulteriormente nei guai.
-Da tempo, qualcosa di malvagio ha portato il Nord in rovina- spiegò -Siamo un popolo contaminato... ferito, nel migliore dei casi. Immagino che il clima di tensione sia percepibile anche per voi stranieri: ti consiglio di lasciare questi luoghi appena sarai in forze, prima di finire coinvolto in qualcosa più grande di te.
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Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
Camera di Vladimir - Sede dei Cavalieri del Koldran.
Presidio Settentrionale, Endlos.- Ah. E gli altri? Dove sono? - domandò Echo, quando si rese conto dei giorni di inattività causati dalle ferite - Gli altri nel castello... Sanno tutto, suppongo? Ci volete fuori al più presto?
-Ciò che sanno mi è ignoto, ragazzo- avrebbe risposto il vecchio, con tutta la calma del mondo -Son dovuti tornare in fretta ad Est: mi hanno chiesto di prendermi cura di voi finché non sareste stati in grado di affrontare un viaggio di ritorno. Ovviamente vi sarà concessa una scorta, almeno fino al confine.
Trascurò volutamente l'ultima domanda, forse per una forma di educazione, forse perché non la riteneva davvero rilevante.
-Quant'è che sei qui, Vladimir?- incalzò Echo, per ottenere una semplice, mite risposta -Credo una ventina d'anni, ma ormai ho smesso di contarli.
- Da dove vengo io, sareste già considerati dèi. Se non sapessi che i miei proiettili possono uccidervi mi prostrerei in preda alla paura anche io. Mi sono praticamente preparato mentalmente a morire contro dei lupi, prima che capissi che sono fragili come i nostri. Cosa considerate divinità, in questo mondo?
Quella domanda portò il vecchio a ponderare bene le parole da usare. Non si trattava di una questione di segretezza o pericolo, almeno quella volta, ma del dover spiegare un concetto che -per i Nativi- appariva solitamente intuitivo e semplice quanto un assioma.
-Le creature mortali e gli esseri umani possono manipolare la Natura in molti modi. Ci sono gli alchimisti, che modificano la materia... o i maghi, che piegano le leggi della fisica. Ci sono anche quelli come te, che usano la matematica, il ferro e l'elettricità per carpire e sfruttarne i segreti- parlò con calma e pazienza, come un maestro comprensivo -Ci sono cose, invece, che non andrebbero toccate. Cose sacre...
Vladimir si sporse appena, allungando il braccio verso Echo.
Gli pose una mano sul petto, all'altezza del cuore.
-Nessun mortale dovrebbe avere potere sulle anime.
Siamo una razza egoista: con tanto potere fra le dita, non può che finir male.
Nelle parole di Vladimir divenne palese una certa contraddizione: anche lui era stato in grado di agire su di un anima... liberandola dallo sgradevole intruso. Forse non ne era consapevole, o forse -semplicemente- se ne vergognava; difficile capirlo. Comunque, a quel punto, fu abbastanza chiaro cosa intendesse per "divino": si riferiva in modo vago a tutte le entità in qualche modo superiori alla natura umana, forse più consapevoli e "pure". Entità degne di aver potere su materia sacra, quale era indubbiamente l'anima.
Era però da capire cosa del suo discorso fosse reale e cosa rientrasse nelle credenze e nella morale di un anziano, naturalmente legato al proprio popolo ed alle proprie tradizioni. Si trattava di una selezione necessaria per avere una visione obbiettiva della faccenda, soprattutto per Echo, che percepiva ogni informazione come se fosse un alieno, e che forse a stento sarebbe riuscito a razionalizzare concetti astratti quanto l'esistenza dell'anima.
- Che non ci sia particolare accordo era ovvio, ma sembravate più intenti in conflitti interni che altro, almeno ai miei occhi. È così? Il vostro... leader, mi viene da dire, ma sembra ovvio che non venga considerato tale, è lui la causa del clima interno? O c'è un evento più concreto che ha causato il tutto? Oppure sono quelle creature non morte quelle a cui ti riferisci? O altro, addirittura?
-L'uomo a capo di questo gruppo di sentinelle di confine è una brava persona. Ha aiutato e salvato molti di noi, me compreso, esattamente come ha fatto Grigiomanto- affermò il vecchio, con voce stanca -Quest'ultimo non è particolarmente apprezzato da alcuni perché, in un certo senso, pure gli abitanti delle steppe o delle lande ghiacciate sono degli stranieri, almeno agli occhi dei cittadini di Najaza.
Ed ecco svelato il primo arcano: il capo con cui avevano discusso a tavola godeva del potere effettivo, ma essendo "straniero" generava qualche difficoltà alla maggior parte dei presenti, che -appunto- era nata e cresciuta su Najaza. Discriminazione pura e semplice, anche se non portata agli eccessi: forse l'unico elemento presente in tutti i mondi ed in tutti i tempi.
-Potrebbe apparirti esagerato, ma apparteniamo a realtà molto diverse: tutto ciò che è sotto Najaza non fa altro che sopravvivere al Nord. Sono popoli rozzi e violenti, ma che sanno unirsi e collaborare davanti alle insidie dei lunghi inverni. Sono orgogliosi e testardi, ma anche gentili e... umani- si concesse una pausa, abbassando il capo -Najaza, invece, credo che... abbia perso l'umanità da qualche tempo. Quando ero giovane, non era così, ma ormai son solo ricordi...
Si fermò, rendendosi forse conto di essersi lasciato andare a digressioni inutili e nostalgiche.
Tornò sui propri passi, di nuovo rinvigorito dalla volontà di proteggere quel giovane che aveva innanzi.
-Ragazzo, te ne prego... lo dico per il tuo bene. Resta distante dagli affari di Najaza e trovati una brava ragazza con cui tirar su famiglia, lontano da qui. L'Est da cui provieni... dicono sia un bel posto.
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Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
Camera di Vladimir - Sede dei Cavalieri del Koldran.
Presidio Settentrionale, Endlos.-Tu stesso, però, hai fatto qualcosa del genere.
Come ogni potere, o arma, è uno strumento. Se tu puoi farlo e non essere uno schifo, non posso far altro che giudicare caso per caso.
Echo centrò così il primo grosso punto di quella faccenda, mettendo in risalto ciò che risultava di fatto un controsenso. La reazione del vecchio -ben lungi dalla stizza o dalla sorpresa- fu tuttavia un pacato e malinconico sorriso, ed una semplice confessione.
-Non è detto che io sia una brava persona, o che mi salvi da questo empio morbo.
C'era un dolore impalpabile in quello sguardo, una sofferenza profonda, ben celata dal tempo e dall'esperienza.
-Non posso accontentarti- continuò Echo, rispondendo alla richiesta di andarsene a casa e lasciar perdere il Nord ed i suoi problemi - Forse non ho combattuto col soprannaturale, Vladimir, ma ho combattuto con i miei simili. Avevo diciassette anni quando sono entrato nell'esercito. Troppo piccolo per capire che era un mostro più grande di quanto credessi. Mi ha divorato in pochissimo tempo. Io sono sopravvissuto, altri no. Ma io non c'ero andato perchè era divertente. Io volevo togliere di mezzo le stesse armi che ci uccidevano. Quindi ho imparato a costruirle. Adesso imparerò come funziona questo mondo, e poi...
Nonostante Echo parlasse di mondi lontani, ben distanti da quella che era la realtà Endlossiana, Vladimir parve genuinamente interessato. C'erano molti modi per capire a fondo qualcuno e cogliere le aspirazioni di un uomo era certamente un'ottima via; parola dopo parola, Echo mostrava a Vladimir il proprio valore come uomo, più che come soldato. Forse non sarebbe stato in grado di rendersene conto, ma agli occhi del vecchio splendeva quanto l'aurora nelle gelide lande innevate.
- Se vuoi aiutarmi, spiegami quali sono i veri pericoli. Non mi dissuaderai, in ogni caso. A meno che tu non voglia controllarmi la mente. Non è male, l'Est. Anche se certe persone sono... particolari.
In realtà -fosse stato più giovane o più ingenuo- Vladimir avrebbe certamente tentato di dissuaderlo, puntando allo sfinimento. La vecchiaia -però- oltre a renderlo stanco, lo aveva reso in qualche modo saggio. Capiva bene che l'insistenza, in quel caso, sarebbe servita a poco.
-Controllare la mente non è fra le mie abilità- ammise -Ma è nelle mie facoltà parlare o meno, mettendo a rischio me stesso e le persone che mi sono alleate.
Il tono era neutrale e difficile da interpretare.
-Se non accetti il mio consiglio, non posso che seguire la via dello scambio di favori- continuò -Vieni dall'Est, ed in quel Presidio vivono due giovani fratelli, fuggiti dal Nord molti anni fa: Ivan e Viktor Braginski. Dovrebbero essere abbastanza alti, con i capelli e la pelle chiara. Esiste una buona probabilità che si siano stabiliti nella regione di Chediya.
Non aggiunse altro, ma le informazioni concesse risultarono molte di più rispetto a quelle esplicite.
-Trovali e consegna loro un messaggio che ti darò alla tua partenza verso casa.
Quando lo avrai fatto, saprò se di te mi potrò realmente fidare.. -
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Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
Camera di Vladimir - Sede dei Cavalieri del Koldran.
Presidio Settentrionale, Endlos.-Ok, nessun problema- disse Echo, mostrandosi disponibile -A proposito, perchè sono scappati? Ha a che fare con tutta questa corruzione di cui mi parli? Ora che ci penso, come mai tutti quei non-morti in giro? Ci sono sempre stati?
Vladimir ristette in silenzio, abbassando il capo.
-Non riusciamo a spiegarcelo bene nemmeno noi. Forse è collegato... forse no, ma nessuno ha davvero avuto la possibilità di accertarsene- spiegò il vecchio -E' semplicemente la Piaga: chi sussurra sia una punizione divina per i nostri peccati, chi crede sia l'effetto di qualche maleficio, chi -ancora- pensa che siamo prossimi ad un'invasione. La verità è che son tutte teorie: ci limitiamo a uccidere quelli che sconfinano o che possono risultare pericolosi.
Quindi -in sostanza- dei non-morti ne sapevano circa quanto loro.
-In passato non c'erano... e se esistevano, probabilmente erano abbastanza pochi da non esser notati. Da alcuni anni hanno iniziato ad aumentare, ed ora è molto facile incrociarli. Qualcuno ha provato a cercare risposte, contravvenendo al nostro giuramento di proteggere i confini e partendo per le lande ghiacciate. Non ha fatto più ritorno.
Con quelle parole si concludeva tutto ciò che il vecchio -e, probabilmente, anche il resto dei Cavalieri- sapeva riguardo la Piaga dei non-morti. Quanto ai due fuggiaschi... la cosa iniziò a diventar pesante per Vladimir. Abbassò il capo con aria colpevole ed un certo imbarazzo.
-Riguardo la loro storia... la storia di Ivan e Viktor, saprai tutto nel momento in cui li incontrerai e darai loro la lettera.
Attese qualche attimo, poi tornò a fissarlo.
-Li cercherai? Me lo prometti?. -
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Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
Camera di Vladimir - Sede dei Cavalieri del Koldran.
Presidio Settentrionale, Endlos.- Li troverò.
Fu semplice e concisa la promessa di Echo, eppure carica di valore per quell'uomo che l'osservava con lo sguardo di un padre, disposto a tutto per i propri figli. Liberato da un peso, Vladimir diede come l'idea di ringiovanire: lo sguardo si fece meno stanco e la schiena meno arcuata. Anche le profonde rughe, scolpite ed esaltate sul suo volto dalla penombra, si stesero appena, in un'espressione evidentemente più serena.
-Quando posso prendermi quel sacco di patate dell'Ovest e partire? Non voglio perdere tempo, se sta bene abbastanza da affrontare il viaggio.
-Molto presto- rispose allora al suo ospite, sollevandosi in piedi, suggerendo che fosse ormai giunto il momento di riprendere le proprie mansioni al castello -Vi suggerisco di riposare finché sarà possibile. Il viaggio di ritorno potrebbe rivelarsi più faticoso del previsto: il freddo non è amico degli infermi, e le ossa appena guarite continuano a far male.
Con quella semplice raccomandazione si congedò educatamente, accostando la porta, consegnando Echo ad un quieto e meritato riposo..