Makor-Erenai

Eroe Atipico

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Cado spesso un poco dalle nuvole.

    Group
    Member
    Posts
    433

    Status
    Anonymous

    nmMwKhL


    Lo sciamano è stato battezzato dal vento Makor-Erenai. I suoi 82 anni lo rendono, di fatto, un troll di mezza età. Troll, sì: creature dall’istinto bestiale molto sviluppato, perlopiù inclini alla caccia. Alte circa tre metri in genere, con lineamenti vagamente umanoidi nel volto, spesso malviste dai popoli civilizzati - che raccontano su di loro molte storie, alcune delle quali vere.
    Makor è una strana eccezione: è più basso (poco meno di due metri e mezzo) ma, in compenso, più sveglio. Si dice che un tempo fossero giganti, ma si allontanarono dalla stirpe originaria in seguito a un certo scherzo del destino di cui ormai rimangono solo dicerie; quel che è certo è che hanno un legame particolare con la Terra e con il mondo degli Spiriti.


    Titoli

    All'interno di Kisnoth era un tempo noto come "Protettore della Dama".

    Classi

    Avatar - Elementalist - Summoner

    ____________


    Revisione - Conto

    ____________



    "Ghalio", il cucciolo


    LtM5OcZNon c’erano fiamme alte a coprire il bluastro che precede il nuovo giorno. Per distruggere un accampamento di troll non occorreva appiccare il fuoco, bastava versare il sangue dei pelleverde: le loro superstizioni avrebbero fatto il resto - nessuna tribù si sarebbe più stabilita su quella terra sporca. L’ultima neve dell’anno si stava sciogliendo e all’alba brillava, lasciandosi andare verso i torrenti che riprendevano a vivere; al sorgere di quel sole l’acqua venne accompagnata da macchie rosso scure, come le leggende degli uomini volevano che accadesse. Secondo le tradizioni dei villaggi vicini, l’addolcirsi del clima presagiva l’arrivo delle bestie della montagna, affamate dopo la stagione più rigida ai piedi del drago di pietra, la catena montuosa chiamata Koldran: per questo procedevano ad uno sterminio preventivo dei selvaggi. Si erano mossi in molti: decine di pochi di buono raccolti a buon prezzo, armati di tutto punto, che fremevano al pensiero del brivido della lotta e del tintinnare di qualche moneta.

    A terra giacevano ammassati cadaveri dei giganti verdi, crollati nella lotta, ammassati attorno ai corpi dei carnefici più sfortunati: il sangue scorreva rosso, da una parte. Dalle sacche di qualche bandito era scivolato un pezzo d’oro. Il sole forte filtrava tra le foglie, rendendo splendente ogni angolo di foresta con la complicità della rugiada. Vicino ai membri sopraffatti della tribù erano stati abbandonati degli animali privi di vita: i troll si erano guardati bene dal rovinarne le carni, esperti com’erano nell’arte della caccia. In tutta probabilità era stata un’imboscata durante il ritorno del branco dalla battuta mattutina.
    Da lontano giunse un coro di urla di uomini. I banditi ancora in piedi avevano raggiunto il capotribù e chiamavano il resto del gruppo, sparpagliato per la ricerca, a raccolta: i pochi sopravvissuti arrivarono in fretta, col fiato corto. I presenti rimasero stupiti di fronti alla terra sacra dei pelleverde e allo sciamano che la presiedeva. Gocce di guazza si alzavano dalla terra e dai rami degli abeti per volteggiare accompagnati da un accenno di vento, danzando scoordinati e lanciando i raggi di sole in ogni dove.

    Non avevano un attimo di riposo: ognuna di loro volteggiava fino a raggiungere una grande roccia, attorno alla quale il flusso si faceva più vivace; questa assomigliava a un enorme pezzo di carbone, ma più lucido, quasi si trattasse di metallo. Su di essa erano state incise file interminabili di rune, spirali dal significato sconosciuto agli uomini.
    Seduto sulla cima della pietra, con gli occhi chiusi, stava l’ultimo del branco: la pelle rugosa aveva assunto tonalità di verde più chiare rispetto al colorito più scuro dei giovani e la peluria folta era ormai grigiastra; non vestiva che pochi stracci legati attorno ai fianchi, perché i secoli vissuti gli avevano insegnato a non temere ma accogliere il freddo. Quando sollevò le palpebre rivelò uno sguardo spento. Alzò una mano: la rugiada si fermò a mezz’aria.
    « Barbari », sussurrò rauco lo sciamano « La vostra caccia finisce con me. »
    Il pelleverde era riuscito a scongiurare la completa distruzione della tribù, affidando un cucciolo alla cura del vento: avrebbe vissuto tra le nevi e giocato con la roccia, portando avanti (magari senza neppure rendersene conto) la tradizione di un intero popolo.
    L’antico troll calò il mento mentre gli assalitori continuavano ad avvicinarsi senza timore: le loro mani stringevano ancora con forza i coltelli e le spade. La gloria che li attendeva al ritorno e che ormai era così vicina non fece notare loro la rugiada cambiare di forma, aggregarsi in numerosi cumuli e diventare ghiaccio; governata dalle ultime volontà di uno sciamano che da sempre gli era stato affine, la natura calò feroce contro chi la stava calpestando. Le spine si conficcarono a fondo nei corpi degli uomini, lasciandoli a terra a contemplare increduli una morte arrivata improvvisa; la gabbia di gelo si chiuse attorno al campo di battaglia. La neve si alzò con violenza, spargendosi sulla zona e coprendo le tracce della battaglia, isolandole per sempre nei confini di un canto alla memoria dei caduti.
    t4y8NTn



    Equipaggiamento




    Collana di Gabriev
    Al termine degli eventi che lo resero Protettore della Dea, lo straniero Gabriev si congedò lasciando a Makor-Erenai un piccolo ciondolo di metallo lavorato. Aveva incastonato nel pendaglio uno zaffiro brillante; un’indagine attenta rivela al suo interno una linea verticale da cui partono altri segmenti che formano una runa. Un tempo, questa permetteva di ricevere messaggi da parte di chi l’aveva forgiata, ma ormai è rimasto solo un simbolo a ricordo di quel patto.


    Doni del tempo




    La lingua e gli occhi di uno sciamano
    Ogni creatura della terra nasce con un certo grado di consapevolezza di quanto la circonda. Alcune specie alterano questo rapporto con il passare delle generazioni: alcuni si avvicinano alla natura mentre altri, consapevolmente o meno, si allontanano dal suo percorso. I troll coltivano da sempre questo legame, che trova la sua massima rappresentazione negli sciamani. La maggior parte dei pelleverde nasce con una predisposizione alla caccia, mentre altri diventano abili costruttori o conciatori; solo pochi nascono con la capacità di percepire gli spiriti della terra.
    Alcuni hanno bisogno di un maestro, mentre altri vengono addestrati da quelle stesse entità che la tribù ha imparato a rispettare; queste, incuriosite, ne seguono lo sviluppo e ognuna di esse è attratta da differenti attributi in un troll. Algiz, lo spirito che cavalcava il vento, si è fatto tutore di Makor-Erenai per compassione di quel cucciolo abbandonato, sopravvissuto al massacro della sua tribù.
    Effetto: Makor-Erenai ha un innato legame con il mondo spirituale. È in grado di percepire gli spiriti - ai fini del regolamento, questa è da intendersi con una passiva di auspex spiritico che copre un raggio di 30 metri - e di interagire con loro. Per richiamare gli spiriti della terra, spesso e volentieri infusi nella natura stessa, lo sciamano fa uso di un particolare linguaggio runico.

    Un compito da portare a termine
    Sono passati anni dal giorno in cui Makor-Erenai venne convocato da uno spirito che consegnava nelle sue mani verdi un messaggio infausto. Kisnoth affrontò un pericolo che, stando agli occhi di chi partecipò ai fatti di quelle ore, non aveva precedenti - anche se le ere, com’è noto, nascondono miriadi di eventi alla memoria dei più. Lo sciamano affrontò la follia e il terrore; lo straniero Gabriev, che combatté in testa a quel plotone di difensori improvvisati, gli dette un compito: proteggere la Grande Dama, fino al suo ritorno.
    Purtroppo però la storia sa superare sé stessa. Un’ombra ben più grande scese su tutta Kisnoth e, con una ferocia inaudita, cancellò i suoi abitanti e sfregiò il suo viso. Makor-Erenai cadde tentando di proteggere il popolo che lo aveva accolto, sconfitto da un nemico che aveva saputo coglierlo impreparato. Per qualche spirito però quel sacrificio non doveva essere stato abbastanza: il suo giuramento era più sacro di una vita; l’anima tornò al corpo e lì sarebbe rimasta fino alla liberazione di Kisnoth e al ritorno di Gabriev.
    Effetto: passiva di immortalità, che permette la rigenerazione completa dello sciamano in seguito alla morte. Questo processo, lento e per nulla indolore, deve passare da una scena dedicata e non può avvenire all’interno di una quest o duello in corso.



    Rune


    FPiZx06
    Algiz, lo spirito che cavalcava il vento
    La tribù credeva che il vento volesse solo consigliare la via. C’erano giorni in cui era sereno e i troll ragionevoli: i quei momenti accarezzava le foglie come il pelo ispido dei pelleverde e portava con sé stormi di uccelli perché partecipassero alle sue corse. Quando invece i troll si intestardivano, partorendo così idee più o meno infelici, l’aria tagliava la pelle e scuoteva a destra e a manca nubi di tempesta. Eppure, per quanto fosse volubile, lo spirito che cavalcava il vento non smetteva mai di indicare la giusta direzione, a patto di saperlo ascoltare - e, da che si ricordi, gli sciamani erano in grado di farlo. Algiz era il nome con cui avevano battezzato quella entità. Tutto questo Makor-Erenai lo apprese dallo spirito stesso, il giorno che parlò con lui e imparò a racchiuderne il nome in una runa.
    Un tempo la presenza di Algiz era visibile a occhio nudo, mentre oggi solo chi è in grado di stabilire un contatto con il mondo degli spiriti può intravederne la forma: quella di un gigante di vento dalle enormi corna, con zampe di nembo e occhi di tempesta, che cammina a fianco dello sciamano. Per gli altri resta solo il tocco di un vento fresco e leggero che sembra sempre aggirarsi attorno allo sciamano.
    Effetto: Algiz fornisce un potenziamento alla Resistenza passivo allo sciamano. Utile contro armi da mischia o proiettili comuni per ridurre i danni, non ha invece alcun effetto contro le tecniche nemiche - a meno che questo effetto non venga potenziato attraverso la tecnica Eihwaz, la corteccia che ripara il mondo.
    Effetto: la seconda caratteristica data dalla presenza di Algiz è puramente interpretativa - si tratta della passiva gratuita a disposizione della classe Elementalista. L’affinità ai venti è tangibile infatti anche a chi non è in grado di percepire gli spiriti: attorno a Makor-Erenai soffia un lieve vento fresco, delicato e piacevole. Inoltre, stando al suo fianco, è possibile trovare riparo dalle correnti più violente - ma non ha nessun effetto contro tecniche attive e, durante le quest, la sua efficacia è stabilita dal QM.


    ZePcdRZ
    Eihwaz, la corteccia che ripara il mondo
    Lo spirito che vive tra i due mondi si manifestava spesso nella foresta abitata dalla tribù di Makor-Erenai, ai piedi del Drago di Pietra. Algiz lo raccontava all’apprendista sciamano, durante il suo addestramento: spunta dalla terra, avvolgendo gli alberi del mondo materiale - che altro non erano se non le sue innumerevoli dita, secondo i racconti più antichi. La pelle di Eihwaz è essa stessa una corteccia: rivestendo le piante della Terra, lo spirito esiste contemporaneamente in entrambi i mondi. Gli sciamani impararono a convogliare il suo potere in una runa e a far sì che quell’entità primordiale scambiasse i loro corpi per arbusti: fu così che la tribù smise di temere acciaio e fuoco. Makor-Erenai ha perfezionato la tecnica, in origine lenta e laboriosa, grazie all’aiuto dello spirito che cavalcava il vento, Algiz - che richiama prima a sé Eihwaz, per poi metterlo in contatto con lo sciamano.
    Effetto: Ehiwaz va a potenziare l’effetto dell’abilità passiva Algiz, lo spirito che cavalcava il vento, creando una barriera più forte attorno al corpo di Makor-Erenai. Avvicinando o allontanando la corteccia al mondo materiale o a quello spirituale, questa difesa può essere utilizzata o contro attacchi fisici o attacchi energetici.
    Tecnica di difesa mista - Consumo Variabile


    3OLA7M2
    Ansuz, il risveglio della mente
    La coscienza scorre come un fiume che dal mondo materiale sfocia in quello spirituale. Ogni creatura vivente è un affluente; le singole specie attingono da bacini che, talvolta, comunicano tra loro: ogni nuova goccia aggiunta da uno è un progresso per tutti. Gli sciamani della tribù, prima di prendere decisioni importanti, si riunivano in meditazione stringendo tra le mani pietre ovali con sopra incisa la runa di Ansuz: trasportati dalla corrente si tuffavano nel mare del conosciuto e del dimenticato per poi emergere con la risposta. Non tutte però si rivelavano essere giuste, ma l’essere consapevoli dell’errore nascosto in un’idea avrebbe impedito di ripeterlo in futuro. Oggi, Makor-Erenai richiama lo spirito della ragione per riparare la mente dalle insidie degli inganni - e di certi incantatori, con i quali ebbe a che fare in passato e da cui cerca di tenersi sempre alla larga.
    Effetto: la runa di Ansuz permette a Makor-Erenai di irrobustire la mente richiamando le energie del mare della conoscenza della sua tribù e della sua razza. Si tratta di una difesa mentale in grado di impedire i tentativi di assalto psichico o di aiutare lo sciamano a scovare illusioni presenti sul campo di battaglia.
    Tecnica di Difesa Mentale - Consumo variabile


    DQwOQ14
    Berkana, la linfa vitale
    Nel bosco non mancavano mai le betulle. Il suo legno bianco si confondeva con la neve ed era considerato sacro dagli sciamani: nessuno di quei tronchi veniva abbattuto prima del tempo. Quelle piante erano considerate figlie del più antico degli spiriti della terra, la Madre di ogni cosa - per molti, la natura stessa. Fin da piccoli i troll imparavano a ringraziare la terra per quella corteccia bianca: l’unguento che da essa ricavavano gli sciamani poteva placare il dolore e ricucire le ferite. Non se ne doveva abusare, perché questo prodotto della terra era troppo puro e l’eccessivo uso avrebbe portato a conseguenze gravi.
    Makor-Erenai, allontanatosi dalle foreste del nord, apprese che quello spirito che albergava in ogni betulla aveva in realtà un eco in ogni pianta che avesse ancora in sé un briciolo di vita; l’albero bianco era quello più vicino alla Madre, su questo i vecchi sciamani non si erano sbagliati, ma con un po’ di pazienza era possibile estrarre quella linfa vitale da qualsiasi arbusto: il composto era meno efficace, ma comunque sufficiente per trattare ferite non letali.
    Effetto: Berkana è una tecnica di cura, che richiede la presenza di almeno un albero per essere eseguita. Lo sciamano estrae dalla corteccia, convogliando l’energia dello spirito della terra, un fluido argenteo in grado di curare ferite di media e lieve entità. Utilizzabile soltanto in scene gdr oppure in quest (previa autorizzazione del QM).
    Tecnica di cura - Consumo medio


    wrX11gv
    Sowilo, il richiamo del gigante di fuoco
    Alcune rune erano state incise con il solo scopo di fare da monito, perché i troll attraverso di loro capissero alcune delle minacce più grandi per la specie. Una di queste era il fuoco indomabile, l’incendio da cui non c’è scampo: questo è il significato racchiuso nelle linee che formano Sowilo e nello spirito che essa richiama. Un tempo, quando era un feroce guerriero ancor prima di essere uno sciamano, Makor-Erenai non osava disturbare la fiamma dormiente: Algiz gli aveva parlato delle conseguenze dell’uso sconsiderato di quella forza. Dopo la rinascita, ora che il suo corpo non voleva più saperne di giocare alla guerra, il troll ha dovuto elaborare nuove tecniche per poter affrontare i nemici di Kisnoth: per questo ha tolto la polvere dalla runa Sowilo.
    Squarciando il velo che separa il mondo degli spiriti a quello materiale, Makor-Erenai permette all’entità di creare un proprio corpo sulla terra: la sua forma è quello di un gigante di fuoco dal corpo di roccia e fiamma, che brandisce una spada incandescente. Fortunatamente, questo legame è fragile e la sua permanenza tra i vivi è limitata nel tempo; ma fintanto che l’energia permette a quel colosso di muoversi è un nemico assai temibile.
    Effetto: tramite la runa Sowilo viene evocato un gigante di fuoco sul campo di battaglia. Alto circa tre metri in altezza, ha il corpo composto di roccia ed è armato di una spada incandescente che utilizza per attaccare in mischia i nemici dello sciamano. Questo viene comandato mentalmente dallo sciamano, pertanto se questo fosse vittima di assalti psichici, il controllo sulla creatura potrebbe risentirne o risultare completamente compromesso.
    Tecnica di evocazione - consumo Variabile
    Consumo Basso: durata 1 turno
    Consumo Medio - Critico: durata 2 turni



    c9TJeDn
    Isa, l’immobile
    Ci sono giorni in inverno, sul Dorso del Drago di Pietra, dove il freddo impedisce a ogni cosa di muoversi; stando a quanto dicono i troll, non è necessariamente una brutta cosa. Lo spirito del freddo, Isa, esorta alla calma e ricorda che è necessario concedersi tempo per pensare. È un’entità incline alla meditazione e nemica del conflitto, che cerca di ostacolare in ogni modo. La tribù non osava mai ribellarsi al volere del gelo, sapendo di rischiare la vita: Isa è la ragione che disprezza gli istinti più bassi.
    L’affinità di Makor-Erenai con questo spirito è crescita con il tempo. Lasciato alle spalle il passato da guerriero, gli occhi del troll hanno imparato a vedere da un punto di vista diverso il mondo. Per cercare di mantenere la pace, ha appreso allora come richiamare lo spirito dei ghiacci per servirsi dei suoi poteri. Manifestandosi nel mondo materiale, Isa assume le forme di un’esile creatura bipede, con tratti da umanoidi. Il corpo composto di ghiaccio riflette la luce, ma lascia intravedere un bagliore azzurro che dal torace corre verso gli arti periferici e la testa. Immobile, la sua presenza induce uno stato di tranquillità in ogni creatura presente nell’area.
    Effetto: Isa, l’immobile è una tecnica di evocazione, che richiama uno spirito di ghiaccio immobile in grado di imporre un effetto di Malia, trasmettendo un senso di calma che mira a sedare i conflitti - o a prevenirli, se possibile. Questa tecnica può influenzare fino a 4 bersagli e si esaurisce in due turni; una volta evocata, lo spirito non richiede altri comandi da parte dello sciamano per svolgere la sua funzione.
    Tecnica di evocazione - consumo Medio - durata 2 turni - Fino a 4 bersagli influenzati

    kplORJR
    Raido, il viaggio
    Makor-Erenai si nascondeva tra gli alberi, quando ancora era un cucciolo. Arrivava anche a trattenere il respiro, cercando di essere quanto più silenzioso possibile; poi saltava fuori dal suo nascondiglio e correva dietro al vento, cercando di prenderlo tra le mani. C’erano volte in cui il vento si faceva acciuffare, per farlo contento. Altre volte invece le mani del piccolo troll non sentivano il solleticare dell’aria fresca. Un giorno, Makor-Erenai sbucò da dietro un albero e si trovò davanti una creatura strana, simile a un cervo; il suo corpo era avvolto da una strana luce calda e nei suoi occhi si leggevano racconti di infiniti viaggi. Fu un’apparizione fugace: dopo pochi istanti svanì nel nulla e, per anni, lo sciamano non fu più in grado di avvistarlo. Anni dopo, Makor-Erenai è diventato in grado di richiamare, per brevi periodi di tempo, lo spirito legato alla runa Raido. Effetto: Questa creatura si materializza sul campo di battaglia e si lascia cavalcare dallo sciamano, velocizzandone gli spostamenti durante le scene.
    Tecnica di evocazione - consumo Medio - durata a discrezione del DM

    lP6p1Dd
    Uruz, la forza primordiale
    Lo sciamano ha avuto a che fare molte volte con qualcosa o qualcuno che poteva dirsi “forte”. Alcune volte si è trattato di incontri, altre di scontri; se c’è una cosa che ha capito da tutto questo è che la forza ha molte facce e, come i volti degli esseri viventi, cambia a seconda del tempo e del luogo. È per questo che utilizzare la runa Uzur richiede un’attenta analisi dell’ambiente attorno all’evocatore: la natura e la forma di ciò che viene evocato può cambiare in maniera drastica e, in alcuni casi, il risultato può essere sgradevole.
    Effetto:Makor-Erenai può utilizzare il richiamo di Uruz per evocare un numero variabile di alleati dalle profondità della terra: a seconda dell’ambiente, il loro aspetto può variare (ma si tratta di un elemento del tutto ininfluente in termini di gioco), ma l’utilizzo rimane lo stesso; le creature seguono i comandi dello sciamano, attaccando fisicamente i suoi nemici. Al termine del turno, tornano alla terra che li aveva lasciati andare.
    Tecnica di evocazione - consumo Variabile - Durata 1 turno
    Entità evocate a seconda del consumo: Basso - 4; Medio - 6; Alto - 8; Critico - 10.


    kaGJCRU
    Thurisaz, aura folgorante
    Gli esseri umani, sul dorso del drago di pietra, erano affascinati dai lampi. Allo stesso tempo, ne erano terrorizzati. Makor-Erenai guardava i gruppi di cacciatori correre a cercare riparo, durante la tempesta, salvo poi sbirciare per osservare l’improvvisa esplosione di luce che precede il boato. Quando i suoi poteri erano ancora in formazione, faceva uso della runa Thurisaz per replicare il rombo del tuono e la luce del fulmine; l’effetto era piuttosto misero, perché non aveva ancora una grande comprensione del mondo degli spiriti, ma bastava per mettere in fuga potenziali minacce. Adesso lo sciamano è maturo e i misteri che circondano gli elementi naturali si schiudono di fronte al suo sguardo attento.
    Effetto: Sfruttando questa runa, può scatenare un violento fulmine in grado di colpire un preciso bersaglio nel giro di un attimo. Questo attacco elementale grezzo e immediato ha bisogno di un corpo per fare da tramite tra l’energia dispersa nell’aria e il nemico designato; nella fattispecie, si tratta di quello dello sciamano: per questo Makor-Erenai si espone sempre a un certo rischio, quando ricorre a questa tecnica.
    Tecnica di attacco elementale (fulmine) - consumo Variabile - da basso a Critico



    Edited by BimboSperduto - 21/5/2020, 11:08
     
    Top
    .
0 replies since 9/12/2008, 21:27   954 views
  Share  
.