Musoduro: L'altopiano di Garwec risulta all'apparenza un luogo ostile, nel quale le forme di vita meno aggressive periscono dinnanzi alla ferocia sprigionata dai lampi che colpiscono con ritmi serrati la parte centrale della regione.
Questa zona rialzata si trova direttamente esposta a correnti di intensità imprevedibile che nella maggior parte dei casi riescono a modificare la morfologia granitica della roccia che compone l'altipiano. Pochi animali hanno saputo adattarsi a condizioni tanto avverse: uno di loro è il Musoduro di Garwec, un rettile di origine sconosciuta che solamente da pochi decenni ha fatto la sua comparsa nella documentazione riguardante la fauna locale.
La lunghezza complessiva del corpo sfiora i dieci metri, una ragguardevole estensione che però diviene irrisoria se paragonata al suo titanico peso di oltre 400 chili, sorretti con apparente facilità dalle possenti zampe.
Il Musoduro vive prevalentemente negli anfratti offerti dai frequenti smottamenti del terreno, causati dalle fragorose esplosioni che imperversano dopo lo schianto dei lampi; di indole tendenzialmente non aggressiva, nel periodo dopo la schiusa delle uova, l'esemplare maschio tende ad attaccare qualsiasi essere vivente tenti di varcare il suo territorio.
Le striature sulla schiena rappresentano un macro-sistema di fasci neurali, affiancati da condotti contenenti una speciale sostanza fotovoltaica: non appena, infatti, un fulmine illumina il cielo, il dorso dell'animale si accende conseguentemente di un alone giallognolo, quasi fluorescente. In termini anatomici, queste continue scariche servono al metabolismo per sopperire alle mancanze di cibo nei periodi di carestia, e quindi in un certo senso nutrono il soggetto, donandogli un discreto accumulo di energia elettrostatica. In caso di pericolo, i maschi di Musoduro riescono a convertire questa riserva latente in stamina, necessaria a potenziare gli arti inferiori e superiori per compiere dei balzi che, uniti al loro ragguardevole peso, li rendono temibili assalitori.
La femmina, invece, è solita restare a difesa del nido, e qualora minacciata è solita reagiare emettendo dei getti di liquido che, a contatto con l'aria, si elettrizzano, provocando una reazione chimica in grado di riprodurre delle vere e proprie saette in miniatura. Il fenomeno è reso possibile da una serie di fori posti sul corpo della bestia, in prossimità della "dorsale fotovoltaica", che di norma sembrano troppo piccoli per poter emettere energia ma che, a seguito dell'allattamento e del parto, si dilatano fino a triplicare le proprie dimensioni.
Caratteristica famosa per aver dato il nome alla specie è la resistenza impressionante del muso della creatura: si racconta che sia appunto tramite delle poderose testate che i cuccioli appena nati riescono a sfondare il guscio in cui sono rinchiusi, un guscio che è stato provato capace di resistere a pressioni inimmaginabili.
Il Musoduro di Garwec è inoltre dotato di un'estreflessione posta poco sotto la cavità orale, atta al contenimento di cibo e acqua in previsione dei letargi occasionali o dei lunghi spostamenti nei periodi in cui le nubi abbandonano l'altopiano: è quindi possibile trovare questi bizzarri esseri anche in zone limitrofe.