Royal Suite n°22

Eppure era sicuro di aver fatto la più grande cazzata della sua vita ad iscriversi a quel torneo insulso. Non sapeva nemmeno cosa ci facesse in quel luogo, figurarsi se sapeva perchè aveva compiuto una simile follia.
L' ombra della sua figura si stagliò nel corridoio oscurando parte del pavimento che stava davanti ad essa, mentre procedeva con passo sicuro senza rallentare il ritmo del suo incedere.
L' indomani avrebbero avuto inizio le eliminatorie, ma non dava segni - nemmeno a sè stesso - di essere minimamente preoccupato per quel motivo: la sua mente era catturata da uno strano presentimento, come il suo sesto senso gli stesse sussurrando qualcosa alle orecchie. Qualcosa, o qualcuno, di familiare era giunto su quel mondo lontano e surreale.

"Royal suite 22"

Recitava un sofisticato cartella sulla porta. Nah, quelle cose così sfarzose non facevano per lui, le detestava, più precisamente. Ma l' epicentro del suo presentimento era oltre quella porta così sfarzosa. E lui non poteva certo andare a dormire senza prima aver soddisfatto quella piccola curiosità.
Un pò titubante - cosa strana, per lui - sollevò la mano destra cercando il contatto con la maniglia dorata. Quando l' ebbe poggiata sulla leva, attese qualche secondo, immobile, prima di esercitare pressione verso il basso e udire il suono che preannunciava l' apertura della porta.

Restò sulla soglia senza muovere un muscolo, pensando che - soddisfando quella curiosità - aveva probabilmente commesso un grosso errore.
Effettivamente, il sesto senso aveva visto giusto, ancora una volta.
La suite era a dir poco spettacolare: pregiati immobili apparentemente molto antichi che abbellivano gli angoli, stoffe preziose che adornavano pavimento e pareti. Che schifo.
Sforzandosi di ignorare tutto ciò che reputava inutile e stupido lasciò vagare le pupille per tutta la stanza, per poi arrestarle di colpo quando incontrarono i visi di due persone conosciute. Purtroppo.
Gli avrebbero attaccato la pezza, ne era sicuro. Avrebbero cominciato con i loro stupidi discorsi sull' amicizia, lui avrebbe risposto in malomodo, Drusilia si sarebbe offesa, Yang - che pure non vedeva da molto - l' avrebbe consolata insultandolo. Erano patetiche scene che aveva già visto, nonostante stesse vivendo un presque-vu.
Si portò una mano alla fronte, nel più classico gesto di rammarico.
"Ma chi me l'ha fatto fare..."

Che situazione spiacevole. E quante volte si era pentito di aver fatto qualcosa. Ma cosa ci facevano quei due in quella dimensione? Sembrava quasi un segno del destino, anche se in cuor suo sapeva - o, per meglio dire, sperava - che si trattava di una semplice coincidenza. Però, che tra tutti gli abitanti del suo mondo proprio loro due si trovassero lì con lui, era cosa alquanto strana.
Ancora più strano fu il comportamento di Drusilia, che, invece di aggredirlo come era diventata solita fare, gli parlò come fossero stati vecchi amici.
Mentre si apprestava a rispondere giunse un' altra figura conosciuta che non si risparmiò nell' inondarlo di veleno verbale. Tutto ciò che fece in risposta a quelle provocazioni degne di un bambino di dieci anni fu girare lentamente il capo in direzione dell' uomo che si allontava alle sue spalle. Lo guardò per un interminabile attimo, con uno sguardo che cercava di esprimere compassione - in realtà gli faceva pena - ma tanto lui non avrebbe potuto vederlo, perchè perdere tempo...
"Si, qualcosa che potresti fare per me, c'è." - esordì, rivolto a Drusilia - "Tipo portarmi qualcosa da bere. Sono ore che cammino in questo labirinto e non trovo la mia stanza."
Strano, molto strano e indecifrabile il comportamento di Rain. Poteva addirittura sembrare aperto ad un dialogo composto da frasi di senso compiuto e non lasciate a metà. Senza preoccuparsi troppo avanzò nella stanza passando accanto alla bellissima ragazza, muovendosi quasi in slow-motion, accentuando la sensazione di irrealtà. Ed essendo comunque uomo, non potè fare a meno di notarne le grazie delle quali quel corpo era foriero. Silhouette perfetta. Sorrise, senza che lei se ne potesse rendere conto, l' aveva ormai superata.
Si diresse con passo cadenzato verso la bellissima finestra della stanza, la aprì e vi si appoggiò dando le spalle all' esterno. Il motivo di quel gesto? Semplice, voleva fumarsi una sigaretta. Non che avesse aperto la finestra per rispetto della ragazza, alla quale probabilmente il fumo dava fastidio. La verità era che probabilmente qualcuno pompava un pò troppo il riscaldamento, lì dentro. C' era decisamente caldo.
Accese il bastoncino di tabacco soffiando una nuvoletta densa dentro la stanza, la quale non tardò a salire verso il soffitto per poi dissolversi.
Un' altra la seguì. Due, tre, quattro. Intanto, attendeva qualsiasi reazione da parte della giovane. E attendeva anche una birra ghiacciata, naturalmente.
"Bionda."

La osservò immobile, durante tutto il lasso di tempo nel quale lei si dirigeva verso il frigo-bar, prendeva la birra e gliela porgeva.
"No. Nient' altro."
Fu tutto ciò che disse, prendendo la bevanda e togliendo il tappo dalla bottiglia.
Bevve un lungo sorso, prima di parlare nuovamente. La sigaretta ormai finita fu gettata dalla finestra alle sue spalle.
"Perchè siete qui? Rispondimi sinceramente. Mi state seguendo?"
Non era del tutto sicuro di ciò che stava supponendo, in fondo, loro come potevano sapere della sua presenza in quel mondo? Forse informatori o... no. Lasciò cadere l' ipotesi. Nessuno avrebbe potuto saperlo. E considerando che lui su quella terra ci era finito per caso e in modo non consenziente, dubitò che loro conoscessero la strada e ci fossero arrivati di proposito. Meglio attendere risposta dall' interessata. La fissò nuovamente, ma stavolta con sguardo vacuo e quasi assente, come se stesse guardando, attraverso di lei, il muro alle sue spalle.