Erich Schenker VS Gutek

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    The Warrior Day IV
    Turno II - Girone II


    - Erich Schenker VS Gutek -

    Campo di Battaglia: Arena Tenkaichi di dimensione 100x100 metri
    Condizioni Ambientali: Cielo sereno, temperatura mite
    Limite di Tempo: 1 Aprile
    Post Minimi: Presentazione + 2 Post Attivi
    Limitazioni: 2 slot tecnica per ogni turno
    Penalità: Dopo il 4° giorno di mancata risposta
    Primo Post: Erich Schenker


    Condizioni di Vittoria:
    ~ Morte Avversaria
    ~ Resa Avversaria
    ~ Perdita dei Sensi per esaurimento forze
    ~Abbandono



    Criteri di Giudizio
    Come da regolamento ci si baserà su Lealtà, Strategia, Scrittura e Puntualità con voti da zero a cinque.
    Tutti e i parametri sono da considerarsi alla pari; nessuno vale più dell'altro.



    NOTA: I personaggi sono soggetti al criterio dei giudici sia per ogni tecnica/abilità singolarmente sgravata sia per schede complessivamente power-player.



    Edited by Riful - 1/3/2009, 02:19
     
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  2. Erich Schenker
     
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    Sul bianco pavimento riecheggiavano i passi decisi del Reverendo che avanzava inesorabile verso l’arena, alternando ai propri passi il Dono in una ritmica composizione di suoni. Il precedente scontro, avvenuto giorni addietro, lo aveva debilitato profondamente sia nel corpo sia nello spirito, poiché il proprio animo aveva incontrato per l’ennesima volta il peccato dettato dal Male e dall’Odio che andava combattendo all‘interno dei cuori umani. Si era pentito ovviamente, tuttavia le circostanze richiedevano ancora l’utilizzo della forza per andare avanti in quella competizione che vedeva lo scontro tra diverse potenze in terra, ed Erich avrebbe combattuto meglio sapendo il proprio avverso un Bastardo e un Peccatore di prima categoria che un cattolico retto e giusto.
    Aveva ricevuto notizia che il gigantesco orco era riuscito ad abbattere il proprio avverso e che la principessa era al sicuro sotto la sua superba protezione.
    Un sorriso increspò le labbra del Reverendo al solo pensiero di quei due, fonti di problemi enormi e di laute ricompense al tempo stesso.
    Il corridoio terminava e la luce del sole che si riversava sulla pavimentazione dell’arena, illuminò il volto mezzo deturpato e mezzo sano.
    I lunghi capelli del Prete erano stati tagliati in più parti, poiché erano stati bruciati dalle saette del precedente incontro e l’equilibrio, perduto dall’eccessiva variazione di pressione sanguigna all’interno dei propri orecchi nel momento in cui diveniva sordo dalla parte sinistra del viso, era stato recuperato attraverso le amorevoli cure di Kalia.
    La veste si mosse convulsamente nel momento in cui uscì all’aperto passando dalla porta che conduceva alla struttura interna, e un boato d’esclamazioni fu emesso dagli spettatori sugli spalti alla vista del primo tra i nuovi contendenti al titolo che si sfidavano in una lotta tra la Vita e la Morte. Nonostante fosse rimasto sordo dalla parte sinistra durante il precedente incontro, il Prete riusciva ancora sentire, seppur in maniera distante, i suoni intorno a lui. Osservò l’arena e l’ingresso da dove sarebbe dovuto arrivare l’avverso con rapido sguardo del proprio occhio destro rimanendo immobile e impassibile alle urla d’ovazione, e riponendo, invece, all’interno della propria veste il Sacro Testo dalla copertina consunta e graffiata che portava sempre con sé.

    «Tsk. Spero proprio che questa volta mi darai una mano in più Vecchio! Ho paura che mi possa risultare più difficoltoso del previsto adempiere alla missione che tu mi hai così gentilmente offerto…»

    Sarebbe dovuto arrivare da un momento all’altro, poiché poteva percepire l’adrenalina salirgli sempre di più. Era questione di secondi oramai.

    «… però, cerca di non farmi prendere un brutto spavento come l’altra volta. Farmi un giro all’inferno per incontrare quell’altro Bastardo è l’ultima cosa che voglio fare!»

     
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    Inferno.
    Ci sono molte idee su come sia questo luogo. Per alcuni, è un incubo di fuoco e fiamme, dominato da sadici torturatori, sotto le viscere della terra. Per altri, è la dissoluzione. Per altri ancora, un enorme deserto brullo e desolato, senza niente altro che sabbia, grigia; o addirittura un carcere di ghiaccio, dove non esiste niente altro che la cupa immobilità.
    Lui, quegli *inferi*, li aveva visti tutti. E, dopo averli attentamente osservati, aveva deciso che non gli piacevano, non facevano per lui, e che non erano poi così opprimenti. Il calore può essere estinto, l'oblio riempito, la sabbia usata per edificare, il ghiaccio dissolto. Lui, l'inferno, lo reggeva sulle spalle, titano d'altri tempi, nella sua microscopica statura, eppure carica di inquietante epicismo, di grandezza. Un abisso che lo tormentava, nascosto dentro di lui, l'ira che lo divorava, che lo trasformava da un essere irriconoscibile, dedito solo alla morte e alla distruzione. Ma non tutti capivano il dissidio interiore che lo lacerava... e per quelle persone, per quegli STOLTI, inutili PARASSITI, lui era il MALE incarnato, le ali del demonio che stendevano la propria aborrente ombra sul mondo intero, per far appassire i giardine, per corrompere le menti, per mutilare le carni...
    La stessa rabbia che lo aveva quasi inghiottito nel precedente incontro, che gli aveva fatto perdere le staffe, bruciando via l'arena, l'avversario, il pubblico. Eppure, quell'esibizione di potenza, quello sfogo fiammeggiante era piaciuto agli spettatori; per loro, il gladiatore dava prova di forza, dimostrava la propria superiorità sull'opponente, senza lasciargli scampo. Probabilmente, tutta quella gente, sugli spalti, lassù, lo odiava, e lo amava insieme, perchè il bollore che sentivano nel loro sangue - tutta la frustrazione dell'uomo medio, incapace di realizzarsi, e di avere una vita felice - era la sua spada, e il suo scudo erano le nevrosi che ognuno - rimpicciolite e celate da un velo di ipocrisia - sapeva di avere.

    Inferno.
    Di nuovo, il lungo corridoio che conduceva alla luce, ad una nuova nascita nell'arena imbrattata di sangue. O forse avrebbero battezzato quel luogo con la cremisi fonte della vita? Ora entrava, alla vista degli spettatori, sotto l'occhio dei cieli, nuovamente pronto al massacro. Il piccolo piede che calava contro al suolo, la lunga veste malamente rattoppata. Solo in quel momento si permettè di fissare colui che presto avrebbe strangolato con il proprio potere; ma appena lo vide, lanciò nuovamente un gemito infastidito.
    Di nuovo! Un altro debole umano. Lo osservò attentamente, lasciando scivolare gli occhi sovrannaturali sul viso dell'uomo, sui capelli (che avevano qualcosa di strano, ma non riusciva bene a capire cosa), e infine, riflettendosi sulla sua veste. Forse stavolta sarebbe stato uno scontro più divertente... a giudicare dal pessimo vestiario, davanti a lui stava un potente mago o un qualche genere di sacerdote. Finalmente un suo degno pari... Si, un accolito di antiche religioni obliate. Un mago di certo si sarebbe portato dietro qualche tonnelata di chincaglieria, come faceva lui, esponendo gemme e oro come se si trattasse di uno stendardo. Ma non ne era certo. Come aveva dimostrato il suo avversario precedente, non si era mai abbastanza sicuri di COSA fosse il proprio nemico. Come ... esserne certi?
    Scese nell'arena, emergendo dal corridoio, e dirigendosi lentamente verso il suo avversario. Si, aveva un'idea, un geniale piano. Si fermò, lasciando tra se e l'opponente una ventina di metri, e quindi esordì; in fondo, le presentazioni spettavono a lui. Snudò semplicemente una mano dalla manica, portandola davanti al viso, per quindi chiuderla in una morsa adamantina.


    Salve, mio nuovo avversario... Io sono Gulnar Pugno di Ferro. Puoi facilmente intuire perchè mi chiamano così. Tu, invece, chi sei? Solo gli uomini senza onore si gettano nella mischia senza dichiarare prima il proprio nome ed il proprio titolo... straniero.
     
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  4. Erich Schenker
     
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    «Mmm. Diciamo che questa volta ti sei dato un po’ più da fare del solito, non è vero Vecchio?»

    Parole appena sussurrate al vento dallo stesso Prete nel momento in cui il proprio sguardo si andò a posare su Colui che aveva varcato la soglia per l’arena…
    In fine era giunto il proprio avverso; un creatura, poiché apparentemente non lo si poteva definire un umano, avvolto in una veste fluttuante, logora e marcia.
    Quell’essere possedeva un qualcosa di sinistro. Pareva non appartenere nemmeno a quel mondo tanto era inquietante! Le vesti che lo ricoprivano sembravano perennemente accompagnate da uno zefiro impercettibile, assolutamente assente a dire il vero, che non faceva altro che rendere quella creatura(?) ancor più spaventosa agli occhi degli spettatori.
    Nonostante ciò Erich continuava ad osservare il proprio nemico in maniera continua, quasi volesse attraversarlo con il solo sguardo del proprio occhio destro.
    Impressionante…
    Non lo si poteva nemmeno fissare negli occhi(?) tanto questi erano magnetizzanti… due bulbi ambrati.
    … questa volta il Vecchio ha fatto le cose in grande non trovate?
    Solo Tenebra si poteva scorgere da quella figura che aveva le fattezze, e nemmeno quelle, di un umano.
    Solo Tenebra veniva trasudata da ogni singolo poro.
    In principio solo un uomo adornato da un ammasso di latta e adesso un Demone dell’inferno.
    Ma di che cosa ci stiamo preoccupando?
    Il prete scosse leggermente il capo a tutti quei futili pensieri del cazzo.
    Non è la prima volta che esorcizzo della gente posseduta da Demoni malvagi…
    Pensò Erich con serenità, poiché, diciamocelo chiaramente, aveva più volte adempiuto a questo importantissimo compito per la salvaguardia dell’umana prole.
    … dovrei cominciarmi a preoccupare qualora dovessi affrontare un fottuto Demone, in carne e ossa, mandato direttamente dal vecchio Lou, per uccidermi!
    Forse.

    E ci potete scommettere la testa che quello era un Demone, o comunque un essere che non meritava di calpestare la terra dei figli di Dio, poiché possedeva un qualcosa di sbagliato che non può assolutamente appartenere alle creature dell’Onnipotente.

    L’abbietta creatura si fermò ad una certa distanza dal Prete, era molto prudente senza dubbio, iniziando quello che di solito si limitano a fare tutti…


    CITAZIONE

    Salve, mio nuovo avversario... Io sono Gulnar Pugno di Ferro. Puoi facilmente intuire perchè mi chiamano così. Tu, invece, chi sei? Solo gli uomini senza onore si gettano nella mischia senza dichiarare prima il proprio nome ed il proprio titolo... straniero.




    parlare senza che il cervello sia collegato alla lingua.
    Erich sospirò all’udir parole prive di significato da quell’immonda creatura.
    Il Prete non si sentiva certo superiore, ma l’avverso come poteva dire cose così assurde?
    Parlava d’onore lui che si era lasciato corrompere dal male? Lui che si credeva padrone di un potere che nemmeno gli apparteneva e assolutamente privo di qualsiasi forma di Onore?
    Lui, semplice marionetta all’interno di un teatro per sole potenze del cielo e della terra, che cercava d’ostacolare il disegno Divino che era stato tracciato per il Prete?
    Povera anima…
    … Povero stolto!

    «Mpf. Non possiedo titoli o altro…»
    Disse il Reverendo con solito tono profondo e sicuro, trattenendosi a stento dall’aggiungere:
    *Non possiedo titoli o altro per gente(?) come te*
    Senza tradire emozione e con occhio assolutamente imperscrutabile da sotto il cappello calato sulla fronte, continuò a proferir parola senza staccare la propria vista dall’avverso.

    «… Tutto ciò che posso fare prima d‘iniziare è una semplice preghiera per la mia e la tua anima.
    In nomine patris et fili et spirictu santi!»

    Pronunciò le parole con assoluta calma portando rapido la mano destra nel solito saluto al Divino incrociando la traiettoria delle dita prima verso l’alto, verso la fronte, per poi passare al ventre e la spalla sinistra, per poi concludersi sulla spalla destra.
    In quel momento tutto fu luce.
    Un enorme e abbagliante esplosione d’incredibile intensità che aveva come unico scopo quello di disorientare coloro che la fissavano.
    Lo scontro aveva finalmente avuto inizio.
    Il Reverendo sapeva che il tempo a sua disposizione era pochissimo, difatti non appena la luce venne emessa dal corpo del Prete, divenuto abbagliante, lo stesso si mosse incrociando il proprio braccio sinistro reggente il Dono, in maniera perpendicolare al suolo, con il destro già sollevato all’altezza della spalla.
    Dall’incrocio del Dono e del braccio venne tracciata la Croce la retta Via del Signore per l’avverso. Il Demone doveva essere sconfitto e il colpo costituito solo d’energia Sacra proveniente dall’Altissimo si mosse rapido in una traiettoria semplice, ma diretta.
    L’avverso, in caso fosse stato soggetto alla Luce Folgorate di Dio, non poteva immaginare da dove sarebbe stato colpito. Per tal motivo la rapidità nell’esecuzione sarebbe risultata fondamentale. Erich mosse qualche passo alla sua sinistra abbandonando la posizione di stasi che aveva fino a quel momento occupato, tenendosi sempre pronto a qualsiasi controffensiva da parte del Demone.
    Quelle creature erano imprevedibili, ma nonostante tutto il Prete non poté fare a meno che gridare dentro di sé la propria gioia verso Dio.

    Oh, Vecchio! Questa volta non sarà difficile per me affrontare il mio Nemico.



    SPOILER (click to view)
    Buona Fortuna Gutek e che vinca il migliore!

    Dono
    Un bastone pregiato senza nome è forse un arma? Secondo il reverendo si, per la precisione un Dono. Inoltre la suddetta potrebbe rivelare curiose caratteristiche divine, poiché lo stesso strumento giaceva insieme a lui nella polvere dopo l’incontro Metafisico. Lo stesso strumento, forgiato in un materiale a lui sconosciuto, è resistente alla forgia dei fabbri non mutando, se non per pochissimi centimetri dovuti all’eccessivo aumento della temperatura che dilata il presunto metallo, la propria forma. Essa presenta degli intarsi indecifrabili per tutta la lunghezza dello strumento per poi culminare nel manico con la rosa dei cieli, dorata, al centro della quale una grossa gemma verde, e due ali dorate ai lati, lunghe 20 cm e larghe 14, potendo essere, quindi, adoperate in modo difensivo oltre che offensivo. L’intero bastone è lungo 190 cm, imponente e pesante.
    La difesa del Divino opera attraverso il Bastone: Dono è in grado passivamente di assorbire ogni onda d’urto causata da attacchi nemici, sempre se tra questi ed il corpo di Erich è frapposto il lungo bastone. Se ad esempio un guerriero menasse un fendente ed Erich frapponesse il bastone tra sé e la lama, non varrà più la forza fisica del Fedele per resistere all’attacco, ma semplicemente la forza d’urto immessa nell’attacco nemico verrebbe assorbita da Dono, e l’attacco così scongiurato.

    Il Divino Opera per mezzo di Me

    Dio opera attraverso Erich, pertanto è normale considerare il fedele un mero strumento nelle mani dell’onnipotente. Uno strumento che non ha nemmeno la consapevolezza dei propri poteri che, a suo dire, non sono altro che doni, doni da usare con criterio. Per mezzo di questa convinzione Erich, anche se abusasse in termini di mana di diverse tecniche magiche, non si sentirà affatto stanco né provato per il grande dispendio energetico, ciò non toglie però che raggiunte soglie bassissime potrebbe morire o addirittura svenire, ma senza rendersene conto né ricevere avvertimenti di stanchezza da parte del proprio fisico.

    Io rispondo alla sua Chiamata
    Rispondere alla chiamata del divino vuol dire agire secondo il suo volere in maniera rapida e senza perdite di tempo; se Dio si aspetta qualcosa da te, l’importante è fare quella cosa senza porsi domande, giacché ogni suo volere innesca prima o poi una conseguenza. Per mezzo di questa convinzione Erich scaglierà, anche nei momenti in cui l’energia magica scarseggia o la tecnica in questione è particolarmente potente e dispendiosa, i propri incantesimi con tempi di concentrazione nulli, alla stregua di semplici movimenti più che ad evocazioni del potere del piano elementale. Usare le sue tecniche gli verrà naturale come camminare, e chi ha bisogno di diversi secondi di concentrazione prima di camminare?

    Folgorante è la sua Luce
    La Luce di Dio appare sempre troppo accecante per chi è abituato a vivere immerso nelle cupe tenebre, per questo Erich può servirsene al fine di effettuare un flash abbagliante ed improvviso, in grado non solo di rendere inutilizzabile la vista all’avverso per circa sette secondi e con un breve giramento di testa; il tempo che impiega l’occhio ad abituarsi nuovamente alla luce naturale dipende fortemente dall’ambiente - se si è stati in un luogo privo di luminose fonti di luce - o dalla particolare sensibilità della Vista. [Basso]


    La retta Via del Signore

    Erich può tracciare la retta Via del Signore, ma non senza il suo aiuto. Incrociando le dita delle mani ( o incrociando le braccia o semplicemente il bastone con un proprio arto) davanti a sé, all’altezza del viso o del petto, convoglierà istantaneamente un quantitativo variabile di forza sacra che verrà poi emesso sottoforma di fascio di luce purificatrice di forza spirituale media. [Medio]

    Riassunto dell'azione: Erich dopo che inizia a pregare si ricopre di luce accecante. una volta emesso questa luce non fa altro che incrociare il braccio destro ancora sollevato per il saluto con il dono. a quel punto parte il colpo retto e veloce. concludo muovendomi verso sinistra per abbandonare la posizione iniziale. se ci sono problemi pmemmizzami ^^

     
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    Aveva fatto bene a non fidarsi di quella figura. Si, forse sembrava anonima, spoglia; eppure ora capiva come sotto quella veste si celasse un potente stregone. La formula magica che aveva pronunciato suonava potente, ancestrale; tanto da risultargli impossibile da decifrare... e lui di magia se ne intendeva come pochi. Non il solito mago arrogante, no, molto peggio: uno tanto baldanzoso da credersi umile, che si riteneva così potente da non aver bisogno di titoli o altro. Farneticava a proposito di preghiere, di anime, come se quello scontro fosse un'espiazione.
    E poi, il lampo...
    I suoi occhi non provavano dolore, certo, ma quell'enorme quantità di fotoni li aveva letteralmente obliterati, annichiliti. Non vedeva nulla, quell'orrendo bagliore che lo accecava, che gli impediva di guardare. Chi altro se non un mago usava incantesimi simili? Si, ora era sicuro. E ora... non c'era altro tempo per le riflessioni, ma solo quello per ballare. Primo obbiettivo, frapporre tra se e il suo opponente una difesa decente, poi procedere ad insultarlo, ed infine, una volta che quell'orrenda e schifosa nebbia luminosa gli fosse scomparsa da davanti agli occhi, attaccare brutalmente l'avversario.


    Preghiere per la mia anima? Tu sei folle! Chi ha bisogno di un'anima... e di una vista... quando ho a mia disposizione il potere. TU! Non avrai possibilità DI ATTACCARMI!

    Alzò una mano davanti agli occhi, per proteggerli dal flash, e subito un'altra, il palmo rivolto verso l'esterno. Non era molto cosciente del fatto che l'avversario lo stesse attaccando; sapeva però "in generale" che dopo un'offensiva del genere ne arrivava sempre una decisamente più solida e fisica come una palla di fuoco. Si, il fuoco... chissà perchè quel tizio, con tutto il suo barbottare di anime, gli dava molto l'idea di un folle inquisitore. Le sue dita si irrigidivano, chiudendosi lentamente attorno all'aere, trascinando l'arcano potere fuori dalla membrana che divide i piani dentro a quell'arena, mentre una dolce sensazione sostituiva il fastidio agli occhi, e lo invadeva con un vago senso di pace. Si... niente furia, per quell'incontro. Non ne aveva davvero bisogno... o forse si? Ora la magia assunse un aspetto più solido, una barriera diafana davanti a lui, opaca, dura e resistente. Come disprezzava quell'incanto... ma lo riempiva sempre di sadica gioia vedere come anche l'ordine - inteso come concetto, slegato da qualsiasi altra associazione, solo l'ordine, la legge, la sicurezza - si piegasse ai suoi desideri più infimi.
    Poi, un colpo, mentre davanti agli occhi cominciava lentamente a comparire tutta una serie di macchi scure. Non che lo sorprendesse - il suo avversario era tanto astuto quanto un solido blocco di pietra. La cosa che, invece, lo sorprese, fu l'improvviso ed intenso dolore che lo colpì, all'altezza di una spalla. Doveva ricredersi... forse aveva valutato male il patetico maghetto che aveva davanti. Dolore bruciante... sottile agonia, come una serie di spilli, una lama di pugnale che gli affondava nella carne che non aveva, che gli scivolava dentro, crogiolandosi nel suo corpo. Gli scorreva lungo il braccio, una serie di scariche elettriche, una bruciatura; e si trasformava in forza, in nuovo potere. Non un grave danno... ma il semplice fastidio di essere stato colpito da qualcosa di diametralmente opposto alla sua stessa essenza.
    Questo lo innervosiva parecchio.


    Argh... non mi piace affatto, questo. Ma credi forse che basti un pò di banale dolore per arrestarmi? Mi hanno squartato, mi hanno impalato, mi hanno crocifisso; se non ricordo male, una volta ho anche perso - letteralmente - la testa. Ma come vedi, sono sempre qui... dovrai sforzarti di più per abbattermi, incantatore da strapazzo. O forse i tuoi poteri non sono abbastanza per la mia fibra?

    Ora riaprì gli occhi, liberandoli dall'effetto principale del lampo di luce, e lasciando solo qualche banco nerastro a bloccargli la visuale, pur consentendogli di avere una visione d'insieme abbastanza precisa. La sua barriera aveva retto... e aveva deflesso il colpo solo di striscio. L'altro era stato abbastanza furbo da lanciare l'attacco leggermente spostato rispetto alla posizione iniziale. Doveva aspettarselo...

    Eh, eh, eh. Furbo. Cos'è, hai intuito che la notte è il mio alleato? Non ti preoccupare... presto l'oscurità ti strangolerà. Perchè questo tutto quello che conta, alla fine. Niente altro che un eterno scontro, un ritorno alla base... luce, contro oscurità, bene contro male.
    Va bene, stregone demoniaco, ti ho mentito. Mi chiamano Gulnar, il Cartomante... Gulnar, l'Araldo del Caos, Gulnar, il Signore dei Draghi.
    E io non ho bisogno di chiamare la luce a combattere per me, perchè l'oscurità che mi serve è nel cuore di ogni uomo... anche nel tuo. Non ho bisogno alcuno di evocare qualcosa da fuori questo mondo, perchè le più terribile creature, i mostri più feroci, nascono dal cuore degli uomini che mi si parano davanti...

    Cominciò ad avanzare, lentamente, mentre la barriera che aveva evocato scompariva. Un passo, leggero, il piede che cade sulla piastrella, e si alza, creando una piccola nube di polvere. Un altro passo, un altro sbuffo di fumo. Lento, passo dopo passo, si avvicinava l'Araldo; e con sorprendente velocità, dietro di lui, improvvisamente, si creava una nube, enorme, più alta di lui, tremenda. Poi, lo spettro si ferma, e dietro di lui, dalla cortina buia, emerge una terrificante risata; subito dopo i nembi del velo oscuro si aprono, e frammenti neri, come tizzoni ardenti, lacerano quel telo nero come la pece. Ma non sono pezzi di legno; sono dita e braccia, sono artigli e denti, un volo decomposto, bruciato via, un teschio di cenere nera, due occhi che sembrano dei piccoli soli morenti, riottosi, nel loro cremisi bagliore sangue, che cala in una spina dorsale dentro ad un petto scarnificato che pare una fornace. Ha un'anima, una creatura del genere?

    Uh... Abbiamo un pò di scheletri nell'armadio, AMICO? E' una creatura nata dai tuoi desideri oscuri, lo sai? Cos'è? Forse il tuo desiderio di potenza sugli altri? La tua bruciante furia? E ora, rispondimi, "in nomine patris". Qual'è la cosa a cui tieni di più? Il tuo nome, che non mi hai detto? Il tuo potere, strappato all'etere? La tua anima, che non puoi dimostrare di avere? Perchè dove sto per mandarti, non avrai nulla di tutto ciò, ma sarai solo un guscio vuoto...

    Le dita del servo scheletrico si alzano, le catene che gli pendono dai polsi sollevate a mostrare due pesanti incenseri. Di nuovo, la stessa risata di prima, un ghigno che gli deforma l'intero corpo, che lo scuote, lo piega, che si unisce al divertimento di Gulnar in una sinfonia terrificante, mentre il nero fumo cala come un predatore tutt'intorno a quell'uomo, improvviso, rapace, lunghi artigli di polvere oscura, desiderosa di confoderlo e ingannarlo, in un abbraccio, il medesimo che offrono le braccia della mostruosa creatura...

    SPOILER (click to view)
    Vinca il migliore e buona fortuna
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    Mana: 80% Ferite: Leggera ferita alla spalla

    Riassumo in breve le passive: niente organi interni/sangue, resistente al dolore, area di cecità auspex, immune alle tecniche anti-magia

    Scudomagia
    La legge è un bastione, una barriera. E' l'inerzia che si manifesta come concetto, è la staticità incarnata, uno scudo dietro al quale ripararsi e schermarsi dalle offese, dagli assalti, dal cambiamento. Appare come uno schermo azzurro, davanti al bersaglio amico, che assorbe gli attacchi, nullificandoli, riducendo la loro frenesia di movimento a niente altro che una nota a piè pagina nel grande libro dell'eternità. Il potere della barriera è proporzionale al mana speso per crearla; una barriera Critica, a parità di energia, bloccherà assalti Critici, una Bassa assalti Bassi, e così via.
    Consumo: Variabile

    Corruttore Incendiario
    Tristi spirali di fumo, grigio e nero, che si levano da un incensiere di ferro, ormai invecchiato dall'ardere incessante di una fiamma al suo interno. Un puzzo acre nell'aria, ma ci si chiede, è il fuoco, o è la morte che si avvicina? Lento il passo, un rumore scricchiolante, come d'ossa che si sfregan l'una contro l'altra, e il dubbio sorge, se davanti a te c'è il tristo mietitore o un'evocazione di Gulnar, il teschio nero sorridente, le fiamme che ardono nel suo profondo, là dove c'erano occhi e lingua, nel suo petto ingabbiato in sbarre di ossa e cenere. Tutto si fa così confuso, mentre il nero fumo entra nelle narici, il mondo sembra tremare, i colori mutare... poi, di colpo, orridi mostri emergono, gli incubi peggiori! Spauracchi infantili, esperienze traumatiche, ogni ricordo viene mutato, reso una tremenda tortura, e fatto rivivere al bersaglio, mentre respira il nerofumo del Corruttore Incendiario, che ride sadicamente, accanto a Gulnar, osservando il nemico, reso inerme larva dalla peggior arma: il terrore. Nel caso l'avversario sia immune agli attacchi psichici o alle illusioni il Corruttore tenterà di assaltarlo in combattimento ravvicinato, provando a incendiarlo con il suo tocco ardente e con gli incensieri accesi.
    Consumo: Media
     
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  6. Erich Schenker
     
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    Blablablabla, ma quanto cazzo parlava quello stolto?
    Non aveva nemmeno finito di sferrare la sua offesa che già quella sottospecie di Gallinaccio iniziava a parlottare in maniera ridicola alle orecchie del Reverendo… mi correggo, al solo orecchio del Reverendo.
    Loquace oltre ogni limite pareva uno di quei serpenti tentatori che sussurrano in continuazione i loro consigli malvagi all’umana prole, cercando di deviare la loro indole verso il Male.
    Non è la prima volta che incontro un Demone.
    Si ricordò il Prete con il chiaro scopo di non ascoltare le parole confuse dell’avverso a volte tentatrici, altre fuorvianti, che potevano incatenarlo all’interno d’un meandro d’inganni e illusioni Demoniache. No. Doveva mantenere la calma dentro di sé e la mente solo sull’Altissimo.
    Dopotutto il proprio compito non era difficile: Doveva solo esorcizzare e purificare quell’entità in nome di Dio.

    A giudicare il comportamento avverso, Erich, ipotizzò che il Demone fosse caduto vittima del proprio stratagemma nonostante i curiosi occhi ambrati, che si erano rilevati privi di difese contro elevate concentrazioni di particelle luminose, non potendo quindi scorgere la direzione dell’attacco che potenzialmente poteva giungere da tutte le direzioni.
    Una strategia sicuramente nota a coloro che avevano avuto modo di combattere contro Maghi o altri esperti nel campo del combattimento non ravvicinato, ma comunque pericolosissima in quanto la probabilità che l’attaccante effettuasse un offesa frontale e diretta era minima.
    Improvvisamente e in maniera inaspettata una barriera opaca, che assumeva sempre più consistenza con i passare dei pochi attimi che separavano la propria offesa dall’avverso, si venne a frapporre da i due. Il colpo di Erich impattò violentemente contro la barriera diafana deviando appena, per via dell’angolazione, verso la spalla del Demone cornuto.
    Curioso come avesse fatto ad intuire che l’attacco sarebbe stato frontale, a giudicare dalla barriera evocata solo in quella direzione, quando poteva benissimo provenire da qualsiasi altra direzione.
    Bhè, che dire? La strategia di sembrare il più banale possibile si era rilevata assai fallace purtroppo, ma credete che sia finita qui? No di certo!

    Distante e ovattato dagli incitamenti del pubblico giunse all’udito l‘ennesimo “Blablablabla” senza senso. Inutile oltre misura per i parametri del Reverendo. Che cazzo poteva mai fregare al Prete se l’avevano impalato, inculato e chissà cos’altro!?

    «Credi che questo me ne possa fregare qualcosa?»


    Disse in maniera aspra, quasi sputando via le parole sillaba per sillaba, il Prete, mentre quest’ultimo non perdeva di vista, per un solo istante, l’avverso che imperterrito continuava il proprio soliloquio denominando il Reverendo “Demoniaco”. Sorrise appena a tale affermazione, poiché i Demoni sono tentatori e come tali devono corrompere e confondere l’animo umano…
    Tuttavia, tra i vari farneticamenti, il Demone aveva proferito un ipotesi probabile, che l’oscurità l’avrebbe strangolato, e una Verità Universale. Luce contro Oscurità, Bene contro Male.
    Il concetto primo dell’Universo… il demone aveva scoperto l’acqua calda per Dio!
    Parla del tutto e del niente, l’inetto.
    Ciò che udì successivamente, tuttavia, fece vacillare il Prete.
    L’Oscurità nel cuore di ogni uomo, i mostri più potenti vivono nel cuore umano.

    Non è la prima volta che affronti un Demone.

    In mezzo a così tante parole aveva udito dentro il proprio cuore una voce indefinibile e sconosciuta… forse frutto della propria immaginazione, chissà. Eppure quella voce aveva ragione.
    Devo mantenere la calma! Non è la prima volta che affronto un Demone.
    Si rimproverò Erich per l’ennesima volta tornando a focalizzare la propria attenzione su l’avverso che in quel momento aveva iniziato a muovere i primi passi in avanti.
    Ad ogni passo ecco che si sollevava una piccola nuvola di polvere, e poi un’altra, e un’altra ancora fino a quando un imponente muro si sollevò alle spalle del Demone. Il Prete rimasto scosso per via delle precedenti parole del Demone, adesso osservava la scena sbigottito, poiché dalla coltre densa e nefasta si poté udire una risata malvagia quanto terrificante.
    Divaricò leggermente le gambe, Erich, nel tentativo di tenersi il più preparato possibile ad un attacco improvviso, poiché la situazione era degenerata rapidamente a causa della sua stolta disattenzione. Con occhio critico osservava ciò che fuoriusciva dalla nube: L’ennesimo figlio del Male che per nulla turbava l’animo del Prete.
    Grottesco, spaventoso se vogliamo, tuttavia Erich ne aveva sconfitti a decine di simili creature. Ciò non toglie il fatto che la situazione era divenuta fuori controllo, poiché adesso ne doveva sconfiggere due di Demoni.



    CITAZIONE


    Uh... Abbiamo un pò di scheletri nell'armadio, AMICO? E' una creatura nata dai tuoi desideri oscuri, lo sai? Cos'è? Forse il tuo desiderio di potenza sugli altri? La tua bruciante furia? E ora, rispondimi, "in nomine patris". Qual'è la cosa a cui tieni di più? Il tuo nome, che non mi hai detto? Il tuo potere, strappato all'etere? La tua anima, che non puoi dimostrare di avere? Perchè dove sto per mandarti, non avrai nulla di tutto ciò, ma sarai solo un guscio vuoto...


    Creato da lui, il servo di Dio? No, non è possibile. Seppur peccatore e spesso accecato dalla furia non poteva certo creare un simile abominio. No, erano solo le ennesime parole vane pronunciate dalla serpe e, in risposta a ciò, per l’ennesima volta tornò a ripetersi in mente, come in una preghiera, le proprie parole di conforto:
    Non è la prima volta che affronto un Demone.

    «Non ho anima, non ho nulla di tutto questo per abomini come te. Nemmeno i ricordi.»

    Aggiunse in maniera atona il Prete continuandolo ad osservare in maniera decisa.
    Immediatamente, però, ecco che lo scheletrico abominio sollevò le proprie braccia ossute facendo ciondolare i due incensi su di esse incatenati. Un immensa nuvola di fumo si propagò nell’aree provocando l’oscuramento parziale del sole e una strana sensazione all’olfatto del Prete. Istintivamente a tale mossa, il Prete frappose fra sé e gli avversi il proprio Dono retto a due mani, poiché si aspettava una controffensiva rapida e immediata che lo avrebbe colto impreparato in mezzo a quell’oscura coltre che adesso lo sovrastava. I secondi passavano e nessuno si faceva vivo.
    Non capiva bene il “perché” i due Demoni indugiassero in quel modo, tuttavia il Prete comprendeva benissimo che rimanere in quella posizione avrebbe aumentato i pericoli derivanti dalle creature serpentine.
    Iniziò a muoversi in modo circospetto continuando a scrutare l’area intorno al proprio corpo.
    Sarà un impressione, ma il nero fumo muta continuamente, infatti la propria consistenza è in continuo divenire.
    Poi, improvvisamente, l’odore che aveva stuzzicato il naso del Reverendo divenne familiare… incenso. Non era il momento per dei ricordi, ma la tentazione di scivolarvi dentro era forte, proprio come il ricordare chi era lui in realtà.
    Sentiva delle voci, voci soavi disperse entro il nero fumo che ormai si estendeva in una tappeto senza fine a cui il Prete non avrebbe saputo dare una misura in termini di superficie. Subito si mosse in direzione delle voci spinto dal desiderio di uscire dal fumo e, al tempo stesso, da un moto nostalgico antico di oltre trecento anni. Le voci, in principio indefinite, adesso si facevano sempre più chiare e vicine indipendentemente dall’udito debilitato del Reverendo. Aumentò il passo, quasi correndo, per giungere il più velocemente possibile a destinazione, fino a quando ecco che la nube si diradava e giungeva in una struttura costruita in una pianura(?) sotto il cielo stellato.
    Il come fosse giunto lì non importava minimamente ad Erich. Ciò che lo lasciò senza fiato fu il fatto che conosceva quella struttura. Essa riempiva continuamente i suoi antichi ricordi pur rimanendo costantemente indefinita.

    «Cazzo…»

    Si lasciò sfuggire il Prete quando il suo sguardo riconobbe la struttura. Mosse dei passi incerti verso di essa, dentro la quale si udivano chiaramente delle voci felici e melodiose. Spinse i battenti in pesante legno della navata principale, potendo cominciare a scorgere all’interno moltissime panche disposte l’una parallela all’altra in direzione di un altare dietro il quale si trovava un magnifico Crocifisso. Lì si trovava un tavolo in pietra su cui era posato il sangue e il corpo di Cristo.
    Il cuore del Prete iniziò ad accelerare i propri ritmi.
    I presenti erano tantissimi e tutti in piedi ad intonare il canto rivolto al Signore, mentre il Parroco trafficava dietro il tavolo con aria solenne e un chierichetto reggeva un incenso che veniva ondeggiando disperdendo dei fumi dentro la sala.
    Il canto si fermò e il Parroco sollevò le mani verso l‘alto in un eloquente gesto che lo stesso Erich praticava continuamente durante le sue messi.

    «Preghiamo.»

    Disse il Parroco non dando minima attenzione ad Erich, nonostante quest’ultimo si trovasse sulla soglia dell’ingresso direttamente di fronte all’altare. Indi si mosse verso l’altare nel tentativo di guardare il volto della comunità presente. La speranza di ricordare uno solo di quei volti era per lui la cosa più importante.

    «Preghiamo, per il nostro Mondo e per i nostri cari fratelli che hanno dimenticato la Fede verso L‘unico Dio. Preghiamo per i malati, e per il bene della nostra comunità. Preghiamo…»


    Il Prete continuava le sue preghiere insieme i fedeli, mentre Erich continuava a scrutare i volti di quelle povere anime. Gli incubi del Reverendo stavano per tornare prepotenti dentro di sé. Forse, finalmente, aveva l’opportunità di sapere ciò che gli era sempre stato celato da quel Vecchio lassù.
    La verità sulla sua vita passata prima dell’immortalità, la Punizione Esemplare.
    Mentre l’occhio destro saettava sui volti sconosciuti di quella povera gente, improvvisamente, Erich si soffermò su una giovane, una giovane bellissima e dai capelli ramati. Non sapeva bene il perché, ma credeva di conoscerla bene quella giovane. Poteva avere ventiquattro anni… era nel fiore dell’età, era bellissima.

    No…

    Erich storse il naso. Aveva udito distintamente una voce, cosa che pareva non avessero percepito gli altri presenti, mentre ancora il Parroco continuava la sua preghiera.

    «Preghiamo per le nostre famiglie, affinché siano sempre produttive per ripopolare questa terra, valle di lacrime.»

    No… non può essere vero. No, perché? No!

    La voce dentro la testa di Erich rimbombava in modo possente e continua, in un lamento disperato che culminò con un lento pianto adorno di singhiozzi. Non era ferito, ma sembrava triste e ossessivo e più il Parroco andava avanti con le sue preghiere più il lamento diventava incontrollabile. Erich non ce la faceva più. Si sentiva debole, poiché privato delle sue forze che sempre l’accompagnavano ovunque andasse. Poi la giovane che aveva scorto in prima fila subito innanzi l’altare si alzò e si diresse verso il Parroco insieme ad un uomo di bellissimo aspetto e dai capelli scuri. La vista di tale scena mise in subbuglio lo stomaco e il cuore del Prete, come se una forte emozione lo attraversasse per intero.

    Ti prego, No…

    Quella frase, all’interno della testa di Erich, fu straziante e fece salire le lacrime allo stesso Reverendo.

    «Infine, preghiamo per i nostri carissimi Mila e John, che hanno deciso oggi di unirsi per la vita.»

    Un applauso generale riempì la stanza, volti felici ovunque, tuttavia la notizia non destò piacere in Erich, poiché, in maniera incontrollata e senza che lui se ne rendesse conto, una lacrima solitaria solcò il lato perfetto del suo bel viso.
    La cosa destò stupore al Reverendo che doveva esultare per la nuova coppia nascente. Erano molte le cose che non comprendeva e quell’evento era uno di quelli. Ciò che sapeva, però, era che se anche si trattava di un matrimonio, non vi era alcun abito bianco, niente sfarzosità.
    Il fatto che i presenti fossero in vita era di per sé un miracolo dopo la fine del mondo.

    La scena continuava indisturbata tra i vari sorrisi stracolmi di felicità che si scambiavano i giovani e le molte persone lì riunite, tuttavia, mentre i due giovani si tenevano per mano, Erich udì nuovamente quella voce…

    No! No! Non posso, non può! Noooooooooooooo!

    Immediatamente, veloce come un fulmine da una porticina alla destra dell’altare, uscì un uomo urlante vestito con una casacca bianca come i vari chierichetti presenti nella chiesa, un uomo dai lunghi capelli castano-rossiccio.

    «SEI SOLO MIAAA!»


    E reggente un lungo coltello di oltre i venti centimetri lo conficcò nella schiena, tra le due scapole, della giovane fino al manico. Ella non ebbe nemmeno il tempo di urlare il proprio dolore che subito si abbandonò all’indietro verso le braccia del proprio assassino che, con disarmante calma e delicatezza, la posò per terrà sussurrandole dolci parole.

    «E se non sei mia, non lo sarai di nessun altro.»

    Le diede un bacio sulla guancia.
    Con occhi sgranati, il Reverendo, osservò la scena non potendo nemmeno intervenire, mentre un senso di disgusto lo assalì dal profondo.
    Quell’uomo… quell‘assassino ,era lui(?).
    Sconvolto per quanto successo, Erich si accasciò al suolo non potendosi nemmeno reggere in piedi. Era come se gli avessero prosciugato tutte le forze e lui fosse solo un guscio vuoto. La vista gli si offuscò e svenne per lo shock.

    Un rumore incessante, causato dal metallo contro metallo, lo riportò lentamente alla realtà(?).
    Come di un martello maneggiato da un fabbro?

    Riaprì lentamente gli occhi mentre scopriva del piacevole calore, come di un camino, sulle membra. Le immagini si misero a fuoco e riscoprì ancora una volta la scena atroce che costantemente lo assillava.
    La piccola chiesa era in fiamme e tutto intorno a lui si trovavano i poveri fedeli crocifissi e mutilati. I loro sguardi erano spenti, le espressioni agghiaccianti. Erich si sollevò rapidamente dalla propria posizione supina osservando la scena senza parole, poiché quella era lo stesso ricordo che si ripeteva ricorrente. Un urlo riempì l’aria: il Reverendo piangeva il proprio sconforto.

    «NO! Non di nuovo! Oh, Dio, perché? PERCHÈ?»

    Chiese più volte il Prete, ma l’Altissimo non rispose.
    Chi invece rispose al proprio sconforto fu qualcun altro…

    «Non ti piace? Eppure dovresti. Sei stato tu la mente geniale che lo ha architettato.»


    Disse una voce identica a quella di Erich, ma piena di tonalità folli, sogghignanti; piena di divertimento(?).
    Erich si girò di scatto scoprendo un individuo del tutto identico a sé stesso prima dello scontro al torneo contro il guerriero in armatura dorata. Privo delle ferite al volto e all'occhio sinistro.

    «Salve, mio caro Me.»

    Concluse l’Erich vestito di bianco con un sogghigno mostruoso.

    «Tu sei Me?.»


    Chiese il Reverendo al sé stesso immacolato.

    «Ma certo. Ora se vuoi scusarmi ho del lavoro da sbrigare.»

    Concluse il sé stesso del passato tornando a chinarsi su… un cadavere(?).
    Il suono martellante riprese con maggiore intensità; il sé stesso stava inchiodando un’altra carcassa su un’altra croce.
    Immediatamente Erich si scagliò con grande foga e rabbia verso il sé stesso vestito di bianco.

    «Smettila sub…»

    Le parole gli morirono in bocca quando, dopo averlo atterrato e essergli caduto addosso, scoprì sul volto del suo sé stesso “assassino” un espressione malvagia.
    Un Demone, possibile?
    Un Demone lo aveva realmente corrotto in quel modo?

    «Sei… sei stato posseduto?»

    Chiese Erich in modo incredulo, poichè non riusciva a capacitarsi che la sua anima in un passato lontano si fosse corrotta fino a quel punto. L’altro sé stesso iniziò a ridere in maniera incontrollata.

    «Curioso non trovi? Ci sei stato poco più di tre secondi a cambiare il tuo dolce dolce Dio, quando hai capito che la bella Mila non poteva essere tua. AHAHAHHA»

    Un espressione di pura rabbia e incredulità si dipinse sul volto del Prete nell’udire le parole di sé stesso. Non aveva assolutamente memoria di un simile evento. Non ricordava che si fosse corrotto.
    Allora perché Dio l’avrebbe salvato? Perché lo avrebbe protetto dal male e lo avrebbe condotto in lungo e in largo per difendere i vari popoli?
    No, non poteva credere in ciò che vedeva.
    Stracolmo di rabbia, Erich strinse con forza la presa e il corpo dell’assassino si accasciò al suolo privo di vita.
    Non ebbe, tuttavia, nemmeno il tempo di emettere un respiro di sollievo, poiché il Demone che aveva animato il corpo dell’Erich immacolato abbandonò la vecchia dimora per trasferirsi entro quella “nuova”. Il Reverendo osservò il Demone, simile ad un ombra dagli occhi infuocati e dalle corna ritorte, insinuarsi dentro il proprio ventre come un’ombra serpentina che striscia e sguscia ovunque voglia andare.

    Non puoi fuggire Erich, perché tu ci appartieni.

    Il Reverendo era sconvolto da tutto ciò che gli stava accadendo. Era indicibile che lui, così retto e generoso, seppur imperfetto, potesse essere una simile Bestia.

    Appartieni al mio padrone, e per quanto Lui ti voglia salvare non potrà mai riuscire a proteggerti in eterno, poiché hai commesso tutti i generi di peccati esistenti…

    Cosa voleva dire? Il Demone a cosa stava alludendo, porca puttana!
    Che cosa cazzo si stavano giocando, il Vecchio e Lou, dietro la propria esistenza?

    … hai distrutto i dieci comandamenti.

    E proruppe in una risata malvagia mentre una mole impressionante d’immagini, tutte riferite alle parole del Demone, affollavano la sua mente.

    Non avrai altro Dio all’infuori di me.

    Si vedeva mentre venerava con foga e passione il Demonio che lo aveva tentato e fatto cadere nel peccato.

    Non nominare il nome di Dio invano.
    Ricordati di santificare le feste.
    Onora il padre e la madre.
    Non uccidere.
    Non commettere atti impuri.
    Non rubare.
    Non dire falsa testimonianza.
    Non desiderare la donna d'altri.
    Non desiderare la roba d'altri


    Erano tutte leggi che lui aveva distrutto quando il Demonio aveva iniziato a possederlo. Si vedeva durante orge spaventose, mentre invocava il nome dell’Altissimo e disonorava il padre e la madre.
    Si vedeva mentre uccideva la dolce e bellissima Mila mentre provava piaceri e desideri indicibili al solo guardarla, per poi continuare in un ciclo senza fine.

    Chi osservava dagli spalti aveva già avuto modo di vedere la follia del Prete, quando quest'ultimo avrebbe potuto tranquillamente uccidere l’avverso che lo aveva deturpato in modo spaventoso durante il primo turno del torneo, ma ciò che si stava mostrando in quelle battute era sconcertante.
    Mentre il fumo nero si diradava velocemente, il Reverendo senza un motivo preciso, era caduto in ginocchio e aveva cominciato ad ansimare e balbettare parole senza senso del tutto prive di una coerenza grammaticale. A situazioni del genere si alternavano fortissime urla che straziavano il cuore degli spettatori. Alcuni di loro svennero a causa dei lamenti incredibili che venivano emessi dalle labbra serrate del Prete. Successivamente, come se non bastasse, la terra iniziò a tremare, mentre tutt’intorno al Reverendo si andava ad addensare un’aura minacciosa e oscura di natura sconosciuta agli spettatori. Non era la prima volta che il Reverendo palesava una simile aura quando si lasciava abbandonare ai piaceri e sentimenti materiali della carne… lui stesso non si rendeva conto dell‘ambiguità della propria energia.
    In quei momenti dalla terra tremante fuoriuscirono dieci abbozzi di serpenti(?), del tutto indefiniti, che immediatamente iniziarono a vorticare tutti in direzione del cartomante. I vortici carichi d’energia parevano dotati di volontà propria accelerando, lungo la pedana instabile, in maniera rapida verso il Demone.
    Nel frattempo Erich continuava il proprio tormento stappandosi e lacerandosi lembi di pelle e ciocche di capelli. Improvvisamente, però, Erich si acquietò e afferrò in modo inconscio il Proprio Dono rimastogli lì vicino. Completamente ignaro di ciò che stava accadendo intorno a lui, il Prete afferrò saldamente il proprio oggetto di potere e lo conficcò con forza dalla parte appuntita, dentro la propria carne.

    Il Demone ghignate continuava la propria risata mostruosa in maniera continua e inarrestabile, tanto che stava perforando il timpano destro del Prete. Privo di forze in quel loco, Erich era disperato e non sapeva come riuscire a salvare la propria anima dalle fiamme infernali.
    Oh, Vecchio, che cosa ho fatto? Ho peccato nuovamente contro te e le tue creature.
    Le risate persistevano, così come il silenzio dell’Altissimo, ed Erich, rimasto sopra il corpo senza vita del suo sé stesso vestito di bianco, ebbe solo la forza di realizzare che ormai era solo… era la Fine.
    Non vuoi proprio aiutarmi? Io ho bisogno di parlarti, ho bisogno del tuo conforto…
    Ma di che cosa si stava sorprendendo?

    Il Vecchio non l’aveva mai aiutato quando chiedeva qualcosa per sé stesso, non lo aveva mai aiutato quando la disperazione lo attanagliava e un crescente desiderio di morte gli cresceva nel petto. Solo la speranza remota e il pensiero di coloro che volevano la vita sopra ogni cosa gli davano la forza necessaria a non volgere la propria mano contro sé stesso.
    Questa volta, però, perdonatemi, ma non ce la faccio più… voglio anche io la fine del mio lungo cammino.
    Disse rivolto a tutti coloro che lo aspettavano, e che lo avrebbero aspettato, invano.
    Non sapeva dove avesse lasciato il proprio Dono, tuttavia al solo pensiero esso apparve saldo sulle proprie mani che rapide si strinsero intorno allo strumento. Contravvenendo ancora alla volontà di Dio, Erich puntò il proprio Dono verso l’addome ove si trovava il Demone. Esso, infatti era sotto la pelle del Reverendo andando a formare un rigonfiamento nelle carni.
    Un gesto fluido e deciso completò l’opera…
    Il Dono andò a conficcare la propria estremità sulla parte gonfia dell’addome, leggermente a destra, proprio sotto la gabbia toracica.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE

    Consumi: 20% corrente turno + 15% dello scorso turno.
    Mana residuo: 65%
    Alibilità già citate.


    I Dieci Comandamenti
    Le Dieci Leggi di Dio consegnate a Mosé sul monte Sinai si manifestano, sotto forma di pura energia Sacrilega dalla forma di colonne alte all’incirca sette metri. Le suddette colonne si materializzeranno risalendo dal sottosuolo - dall’Inferno stesso? - e cominceranno a ruotare ad intervalli regolari ed in senso orario attorno ad Erich che, a seconda di quello che è il suo volere, può muoverle come meglio preferisce per il campo al fine anche di attaccare, accelerare o decelerare il ritmo con cui girano attorno a sé, cambiare il senso di rotazione o altro ancora. Gode del completo controllo su di esse, colonne che in seguito a due turni scompariranno. Le colonne rimarranno attive per due turni esclusa attivazione. [Alto]

    Riassunto: bhè c'è poco da dire ^^ Erich credendo il fumo come un diversivo per un attacco frontale non immagina minimamente che si possa trattare di un allucinoggeno. in questo modo respira il fumo cadendo nell'incubo che crede si tratti del suo effettivo passato (visto che non lo ricorda). da notare però che in concomitanza al pensiero sui 10 comandamenti segue la tecnica in maniera inconscia quasi le forze del male lo volesso proteggere svagliando l'attacco. all'incubo il Reverendo agisce auto infliggendosi danni con il Dono. Non credo che ci debbano essere problemi con la comprensione del testo, anche se ho spezzettato la visione dentro- fuori l'illusione. l'attacco essendo ad area risulta indebolito, tuttavia tutti e dieci i vortici, che si trovano intorno a lui, si diriggono verso l'avverso. Se ci sono problemi mandami un pm ^^

     
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    Il sonno della ragione...
    Il suo schiavo aveva fatto bene il suo lavoro. L'opponente non era riuscito a far fronte al potere terrificante che aveva evocato; un potere che in realtà nasceva dal cuore del suo avversario. Perchè anche se era vero che il mostro creava allucinazioni e illusioni, questo non era il punto di forza della creatura, quanto bensì il fatto che i sogni febbrili che donava al proprio nemico fossero miscugli intricati del loro stesso passato e presente, rimestati in un calderone d'odio e auto commiserazione.


    Nemmeno i ricordi? Mio caro, non mentirmi. Tanto più è splendente la luce, tanto più si infittisce l'ombra. Non lo sai? Eppure sono le basi... Se il tuo spirito è forte, l'incubo che ho evocato sarà altrettanto POTENTE!

    Rise di nuovo, mentre osservava lunghe corde di fumo attorcigliarsi al collo dell'avversario, un cappio nero che gli si stringeva contro come un collare demoniaco, un giogo dei dannati che non gli lasciava via di fuga. Doveva essere così delizioso, finire in un vortice di dolore e tormento, in agonia ed estasi insieme. Rivivere il passato, rivedere i volti di chi era già morto, poter di nuovo danzare con loro, e neanche rendersi conto che era un INCUBO!
    Il sonno della ragione...
    Sonno, si, dormire, affogare in un sogno. Caderci dentro, l'ambiente che si faceva scuro tutt'intorno, come affondare nell'acqua scura dell'oceano, per profondità abissali. Il marchio del sacrificio doveva venire impresso, si, un marchio bruciante, inciso nella pelle dell'avversario; oppure, meglio ancora, nella sua testa, nel suo cervello. Sapeva come si sentiva ora, davvero, il dolore indescrivibile la terrificante agonia. E di quella tortura, lui si nutriva, assimilando il tormento, divorandolo, bevendolo come un vino sopraffino. Per lui il dolore era come una droga, e non esitava a provocarne quanto più possibile. Si, agonia... l'avversario in ginocchio, che gridava frasi senza senso, le sue stesse unghie che infierivano sul suo corpo, che splendida gioia! Non riusciva a smettere di ridere, di gridare insieme a quel guscio d'uomo, come a insultare quello che provava, o a tentare di emularlo. Una volta l'aveva provato sulla sua stessa pelle... ed era stato così... dolce... da perdercisi, svanire, non essere più nulla e tutto insieme...
    Il sonno...
    Si scosse brutalmente dal delirio quando si accorse che tutto, intorno a lui, era mutato. L'aria calma era stata mutata in una terribile tempesta, l'aria obnubilata da neri cumuli d'odio creati -forse inconsciamente?- dal mago che doveva sconfiggere. O forse non era un mago? Che peccato non potesse conoscere gli intimi segreti della sua visione! Poteva solo appagarsi con quello spettacolo terribile e pietoso insieme, ridendo insieme agli spettatori, che vedevano l'arrogante signore che fino ad un attimo prima parlava di purificare ridotto ad una larva senza spina dorsale. Ed ora, pur spezzato e piegato, caduto in ginocchio, l'insidioso nemico stava rievocando un'apocalisse sul campo di battaglia, con lui come bersaglio. Ma in quella foga non poteva rendersi conto che ormai la sua sconfitta era certa, e che ogni passo che faceva lo faceva solo sprofondare ulteriormente nell'acqua torbida.


    La tua sofferenza... mi dispiace. Per qualsiasi cosa tu abbia sofferto, davvero. Mi dispiace anche per quello che sto fare, lo sai? Ma probabilmente non puoi capire davvero quello che voglio dire. No, davvero... anche se tentassi di spiegartelo. Perchè... nessuno può... capire... QUELLO CHE PROVO! Ne tu, CANE MORTALE! Ne nessun ALTRO! Siete solo PARASSITI, strisciate lungo la scalinata dell'esistenza, pugnalandovi alle spalle L'UN L'ALTRO! E mi avete sempre accusato - sempre sempre sempre sempre - che ero io il seme del male! Che eravamo NOI i demoni venuti dall'inferno! Noi che portavamo la sventura, malocchio, così mi chiamavate, CANI! Come osate quindi ora lamentarvi, quando i mastini dell'abisso vi stanno divorando le VISCERE?
    Guarda la verità, cane mortale. Guardala negli occhi... nei tuoi stessi occhi...


    Ora la mano guantata d'acciaio si lanciò in una frenetica corsa contro il teschio dello scheletro ardente, troncando di netto la spina dorsale annerita, spezzandogli le ossa, e tranciando di netto il cranio dalla sua sede originaria, lasciando che il resto del corpo del dannato si riducesse in cenere, e facendo solo rimanere in un'amletica posizione lo spettro con in mano un teschio grigio di fuliggine, gli occhi d'oro fissi in quelli di brace del suo costrutto negromantico, che ormai andavano spegnendosi.

    Essere, o non essere, questo è il dilemma; e sognare, se non essere. La vera e terrificante agonia non sta nella punizione fisica. Sta nel ricordo, mortale, nel ricordo di ciò che non avrai mai più. Purezza? Bontà? Li hai bruciati TUTTI! Sono CENERE! Sai qual'è l'unica soluzione? E' la distruzione assoluta. Per fare ordine, bisogna prima spazzare via ogni cosa, così come per ricostruire bisogna prima abbattare il vecchio. E ora guarda... si, ammira, il tuo odio che diventa niente altro che un mio STRUMENTO!

    Vortici neri che si creavano intorno a lui, minacciandolo con la propria violenza. Lui non si scompose; alzò un braccio, un solo braccio, e in esso comparve una sagoma azzurra, la sagoma di un bastone, solo il contorno, stretto tra le sue dita, come se avesse anche un corpo materiale. La staffa del potere, per potere aprire quel mare nero, per portare il popolo degli spettatori alla verità. Per risvegliarli, dal sonno della ragione, scuoterli, fargli capire la differenza tra verità ed illusione, tra bugia e follia, tra un demone vestito da uomo, ed un triste bambino, rinchiuso nelle spoglie mostruose di un diavolo. Lo scettro che gli dava il divino potere di aprire i mari degli inferi; lui lo sbattè a terra, mentre i flutti di vento come fuoco nero stavano per abbattersi su di lui, e come per incanto la staffa color del cielo si sfaldo in polvere luminosa, obliterando l'intera arena, e ripulendola da quello scorcio di demoniaco futuro. I vortici di male nati dall'incubo in cui era ingabbiato l'avversario non ebbero la forza di opporsi ad un così potente attacco, che li bruciò via, come foglie secche. Non rimase nulla dell'offensiva avversaria; non un tornado, non un'ombra fra le piastrelle. Sembrava una tempesta che si calma improvvisamente, che svanisce senza lasciare traccia alcuna, scomparendo, e non lasciando altro che il ricordo.

    Si, avevo ragione. Alla fine, siamo sempre alle basi; Luce, e Buio. Ma credevi davvero che saresti sempre stato tu, la Luce? Non è solo l'abito che conta, falso monaco. Posso sembrare un mostro, un demonio vestito di stracci... Ma sai anche tu, che qui, quello che ha bisogno di una preghiera per la sua anima, sei tu. Solo tu... Sei stato arrogante, a decretare la tua certa vittoria, all'inizio dellos contro. Credi non l'abbia letto, nei tuoi viscidi occhi mortali? Carne, ossa, sangue; per me non hanno veri segreti. Ti leggo come un libro aperto, perchè io sono l'Araldo del Caos. Il mio potere siete voi, MORTALI! Voi!
    Voi, che desiderate guerra, perchè non riuscite a comprendervi, per avere più potere. Che combattete, che credete nell'onore, ma che in realtà portate un mantello fatto di anime rattoppate e cadute in battaglia davanti alla vostra ascia! Che la conducete nel nome di un dio nel quale non credete davvero, e in realtà invocate sottovoce l'essenza dell'omicidio!
    Voi, che avete paura della morte, e che combattete con ogni metodo per fermarla, sacrificando persino la vostra umanità nella vana ricerca di una via di fuga dalla triste falce. Dimmi, saresti disposto a sacrificare una giovane vita per prolungare la tua? Io conosco UOMINI che lo hanno fatto! Che hanno immolato bambini innocenti, non ancora macchiati da alcun peccato, per avere qualche fugace attimo in più!
    Voi, che adorate il bello e l'elegante, ma in realtà sprofondate in abissi di perversione e paicere, pronti a qualsiasi cosa pur di avere un altro mero istante di estasi in questa valle di lacrime! Anche tu, anche tu... il fuoco ha lasciato il suo marchio sul tuo viso, ma sorridevi mentre lo faceva, mentre ti divorava le carni, portandoti tante sensazioni per scacciare il freddo dell'oblio!
    VOI! Che SPERATE! Speranza? SPERANZA? Cambiamento, ecco l'essenza della SPERANZA! CAOS!
    Non c'è FUTURO! C'è SOLO IL CAOS! Guarda... tu, e tutti quelli come te, che combattono per un principio, ma ne professano nel cuore un altro, e che così addormentato il proprio cervello e lo fermano dal pensare!
    GUARDA COSA PARTORISCE IL SONNO DELLA TUA RAGIONE, SPORCO *UMANO*!


    Si inarcò all'indietro, scosso da un tremeno brivido, forse di freddo, forse di terrore. Poi crollò in ginocchio - stremato? - ed infine aprì la veste, vomitando dalle più oscure profondità di quegli stracci un mostro che non esisteva neanche nei più deliranti sogni di follia. La creatura emerse dal cartomante, cadendo a terra, il corpo lungo e sinuoso che lasciava indugiare la mente in bizzarri pensieri, ancora umido di icore e saliva, che terminava con un torso umano, tagliato da una cicatrice a croce che lo attraversava dal collo fino all'inguine e per tutta la larghezza. Braccia ipertrofiche si trovavano là dove un umano avrebbe avuto gli arti, terminanti in enormi unghioni sporchi di terra sepolcrale; e più bizzarra che altro, la testa dell'evocazione, un piccolo teschio grigio di cenere, che si agitava freneticamente mentre la bestia tentava di capire dov'era. Poi, compreso dove stava, l'essere ruggì; ma non con le maschelle scheletriche, bensì spalancando una gigantesca fauce disumana, quella che fino ad un attimo prima era sembrata solo una cicatrice nel petto, con un'enorme lingua serpentina.
    Gulnar si tirò nuovamente su, gli occhi gialli d'oro stretti in due fessure dominate da un bagliore offuscato, fisse come chiodi di luce sul corpo opaco del proprio avversario, un ostacolo per la sua visione.


    Io sono un dio vestito di stracci; sono il crocevia dei vostri desideri. Puoi mentire, puoi dire che sono "bugie", che dico il falso. Puoi dirlo; hai la LIBERTA'. Puoi combattermi; hai la tua VOLONTA'. Puoi abbandonarti alla disperazione, o persino puoi allearti a me.
    Ma la libertà ti è donata dal caos; la volontà, dalla libertà, e l'abbandono non è altro che l'entropico risvolto del concetto, assieme all'ultima opzione che il mondo ti offre. Non cambia nulla, qualsiasi cosa tu scelga. Io ho già vinto, perchè ogni cosa, OGNI TUA SCELTA, ti portano fra le braccia del Caos, ti rendono più affine al tuo io oscuro.
    Accetta la liberazione che la progenie della tua stessa follia ti offre, *umano*...


    E nel pronunciare l'ultima parola Gulnar grattò la gola (?), e voltò il capo cornuto. Se questo è un uomo... sputò a terra, un grumo di catrame nero, corrosivo, che si aggrapò disperatamente alla piastrella bianca, per quindi venire disintegrato dal vento. Come la vita dei mortali... breve, ed effimera, e disgustosa, come quello che provava per il suo avversario. Era stanco di lui... di quella patetica creatura. Stanco...
    Il suo nuovo servo scivolò improvvisamente verso il prete, con un fulmineo colpo di coda. Se lui non avesse fatto nulla per difendersi, una delle due zampe della creatura si sarebbe chiusa intorno intorno alla cima della staffa del prete, e la avrebbe quindi gentilmente - ma con ESTREMA forza - spinta nel suo corpo, mentre, indipendentemente dal successo o meno della prima mano, la seconda avrebbe proceduto a premere i proprio lunghi, enormi artigli contro l'occhio ancora sano del sacerdote.


    SPOILER (click to view)
    Mana: 80% Ferite: Leggera ferita alla spalla, delirio di onnipotenza

    Riassumo in breve le passive: niente organi interni/sangue, resistente al dolore, area di cecità auspex, immune alle tecniche anti-magia.

    Contromagia
    L'incantesimo "contromagia" è il più semplice in assoluta nell'intera branca della magia pura. Anzi, probabilmente è il più semplice da eseguire in assoluto. Ciò non vuol dire che sia economico; richiede da parte dell'utilizzatore enorme concentrazione e forza di volontà, per caricare una quantità di magia pari ma opposta a quella dell'incantesimo nemico (qualsiasi tecnica magica, sia di attacco che di difesa che di supporto) e spezzarlo, erompendo in un fragoroso "no". La tecnica non può essere usata su incantesimi già in azione da un turno; deve essere lanciata in risposta al lancio dell'incantesimo nemico.
    Consumo: Variabile [2 pt] (Alta)

    Icoride
    Un bizzarro orrore serpentiforme emerge dal suolo, spaccando le placche di roccia come se fosse mero cartoncino. Si regge su un paio di bracci muscolose e dalle dita terminanti in artigli, mostrando fieramente il capo, più simile a un piccolo teschio umano, così sproporzionato rispetto al resto del corpo. Per attaccare, sembra che si squarci il suo corpo, mentre si apre una bocca larga quanto un'enorme ferita purulenta. Eppure, dopo pochi secondi muore, crollando in una massa informe di carne decomposta, lasciando in pace il nemico, prima di sorgere nuovamente, e ancora una volta, di nuovo.
    La creatura evocata da questo incantesimo muore alla fine del turno di Gulnar, e non può esser utilizzata come scudo. Eppure, all'inizio di ogni turno, se Gulnar lo desidera, la creatura sorge di nuovo, divorando parte della conoscenza di Gulnar. Ogni turno durante il quale Gulnar desidera vedere "rianimato" l'Icoride, deve sacrificare una propria tecnica, in maniera non dissimile dal Lich. Per ogni livello livello superiore a quello di Medio per la tecnica sacrificata, l'Icoride sorge una volta in più, prima che sia necessario un nuovo sacrificio. (ES: Gulnar evoca l'Icoride, questo attacca, poi muore. Gulnar sacrifica una tecnica alta; l'Icoride sorge una volta, attacca, muore, risorge, attacca, muore, e quindi Gulnar può scegliere se sacrificare qualcosa di nuovo oppure lasciare l'Icoride a terra, a marcire). L'Icoride non può essere "rianimato" in un turno differente da quello successivo alla morte.
    Consumo: Media [1 pt]

    NOTA: sacrificare tech per l'icoride occupa uno slot tecnica.
     
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  8. Erich Schenker
     
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    L’occhio destro si ritrovò, improvvisamente, ad osservare il pavimento dell’arena, mentre la vista si rimetteva a fuoco. Sembrava che fosse uscito da un incubo mostruoso; stravolto in volto, sudato, e ansimante sia per la disperazione, sia per il dolore fisico(?). Non sapeva bene come fosse potuto accadere un simile prodigio, che a suo dire era assolutamente inspiegabile, tuttavia poteva solamente realizzare che pochi istanti prima si ritrovava a lottare contro il Demone che lo aveva corrotto, mentre adesso era ritornato sul campo di combattimento come un pellegrino dopo un lungo viaggio. Per qualche istante rimase a bocca aperta, poi, però, udendo le parole abbiette dell’avverso si costrinse a sollevare il capo.
    Proprio di fronte sé Erich poté scorgere la creatura scheletrica, affianco all’avverso, svanire. Fu allora che Erich comprese di esser stato vittima di un’illusione malvagia orchestrata dal Demone oscuro. L’avverso era stato dannatamente furbo, tuttavia la nuova scoperta l’aveva tranquillizzato non poco, poiché lui non era stato colpevole delle atrocità patite da quella povera gente di sicuro frutto della propria immaginazione… o forse no?
    Il Prete non lo sapeva.

    Giaceva in ginocchio emulando la posizione che aveva assunto all’interno dell’incubo, quando aveva assalito il suo io corrotto. Cercò di risollevarsi quasi immediatamente per poter tornare a fronteggiare il vero Demone della situazione, quand’ecco che una nuova fitta di dolore gli attraversò il corpo per la sua interezza, proprio nel momento stesso che faceva forza per rialzarsi. Erich strinse i denti e portò le proprie mani insanguinate verso l’addome dalla quale fuoriusciva il proprio Dono. Ciò che aveva fatto durante l’incubo era stato realizzato anche nel mondo materiale, per tale ragione la propria arma giaceva, per una parte, dentro le carni del Prete.
    Strinse ancora i denti e con grande atto di coraggio il Reverendo estrasse il Dono dal proprio corpo per adagiarne l’estremità insanguinata al suolo. La ferita che si era procurato, da cui fuoriusciva del sangue scarlatto, non era molto profonda seppur molto pericolosa, poiché essendo immediatamente sotto il diaframma rendeva la respirazione difficoltosa, ripercuotendo, quindi, i suoi effetti anche sui movimenti e capacità di recupero. Si risollevò da terra poggiando i piedi in modo saldo e, allo stesso tempo, reggendosi al proprio strumento.
    Dolore. Provava dolore anche solo respirando. Chissà per quanto ancora avrebbe resistito…

    Il Demone continuava imperterrito il proprio monologo, mentre Erich rifletteva, del tutto incurante delle parole pronunciate dall’avverso, sul modo migliore per distruggere il mostro che calpestava quel suolo. Le parole che gli venivano rivolte erano distanti chilometri per via dell’udito debilitato e anche per la poca attenzione che Erich rivolgeva loro.
    Mai più prestare attenzione alle parole dei serpenti.
    Improvvisamente, però, l’avverso s’inginocchiò al suolo scosso ripetutamente da un fremito incontrollabile. Erich si costrinse a guardare nuovamente in sua direzione per capire ciò che il mostro aveva in mente di fare per dissipare la vita del Reverendo. Poi, dalle vesti perennemente accompagnate dal soffice venticello, ecco che venne partorita l’ennesima creatura nefasta.

    Puttana di quella Eva…
    Imprecò il Reverendo al solo vedere le fattezze di quel nuovo abominio. La creatura era a dir poco spaventosa rispetto a quella dello scheletro precedente. Quest’ultima possedeva delle braccia mostruosamente possenti, di certo superiori in forza rispetto a quelle del Reverendo, senza considerare l’aspetto più importante… un’imponete coda rapida, possente, ma soprattutto letale.
    … si stava giusto parlando di serpenti! Com’è che si dice? Ah, parli del Diavolo ed ecco che spuntano le corna.
    Davvero appropriato non trovi Vecchio?

    C’era ben poco da sorridere, tuttavia Erich palesò un ghigno.
    Al Diavolo precetti morali e quant’altro. Contro i veri Demoni le parole e la moralità erano assolutamente inutili! Contro di loro bisognava fare solamente una cosa, anzi due: Non avere pietà alcuna e distruggerli fino a ridurli in cenere.
    E se quel fottuto bastardo di un Demone si credeva veramente un Dio, allora aveva viaggiato veramente poco e non era affatto vero che lui esisteva da così tanto tempo come decantava in giro, poiché esistevano delle forze a dir poco spaventose in giro per il mondo.
    La libertà di scelta, tuttavia, era l’elemento caratterizzante l’essere umano che poteva causare il caos, ma che non era necessariamente esso.
    Il Reverendo analizzò le ultime parole pronunciate dal Demone dando una propria ipotesi.
    Il Libero Arbitrio poteva donare la sofferenza a coloro che non lo meritavano e rendere i malvagi i nuovi potenti della terra, ma tutto si sarebbe risolto di fronte il trono del Padre.
    Angeli e Demoni.
    I primi così gentili, mentre i secondi dotati di brutalità e malvagità, rappresentavano le due facce della stessa medaglia che è l’uomo, Bilancia del Mondo.
    Quegli esseri possono condurre l’essere umano sia verso il bene che il male. La libertà d’agire non è il caos, bensì la via che può portarlo nel mondo materiale attraverso la follia.
    L’elemento ordinatore è, però, Dio che può agire sul mondo materiale a suo piacimento sanando le menti deviate. Esse non dovranno far altro che pentirsi di ciò che hanno fatto nel mondo per essere nuovamente accettate nel Suo grembo, anche se a questo punto nessuna ricompensa per coloro che hanno perso i cari, a causa delle ingiustizie dei Peccatori, può esser concessa.
    Per tal motivo Dio è ingiusto.
    Ed è anche per questo, Vecchio, che io ti amo e ti odio, così come amo e odio me stesso.

    Una volta tanto tempo fa, un uomo viaggiò per il deserto traendo nutrimento dai cactus che vivevano radi in quelle alture. Quell’uomo era un grandissimo Signore di un regno stupendo che aveva deciso d’attraversare il deserto per volontà del padre, tuttavia non gli fu concesso di portare nulla delle proprie ricchezze e nessuna delle sue schiere durante il viaggio.
    Era solo.
    Nonostante tutto, però, il grande Signore ebbe la visita di un altro grande uomo in giacca e cravatta, più simile ad un uomo d’affari, assolutamente incurante delle condizioni dei poveri. Il grande Signore del regno era come un mendicante di fronte al businessman, tuttavia non prestò attenzione alle grandiose offerte che l’uomo aveva d’offrirgli. Incurante della poca attenzione che il Signore del regno attribuiva alle offerte, il businessman mostrò molte altre cose a quest’ultimo. Cose che erano passate di moda, ma, soprattutto, anche cose che dovevano ancora venire proposte.
    Di fronte alla poca attenzione che il Signore mostrava a tutte quelle cose che gli venivano proposte il businessman divenne serio.
    Improvvisamente quest’ultimo chiese al Signore del regno.
    «Vale la pena morire per tuo padre? Che razza di padre è se nemmeno si cura né della tua sorte, né di quella di tutti gli altri tuoi fratelli e sorelle?»
    Chiese l’uomo d’affari palesando un sorriso di dimensioni enormi che scoprivano i bianchissimi denti aguzzi ben curati.
    Il Signore del regno non si scompose. Vestito di soli stracci affrontò in maniera eretta e orgogliosa le vesti lussuose del businessman, proferendo parole calme e profonde.
    «Un padre così Grande da far vivere i propri figli come meglio credono, pur essendo sempre pronto ad accoglierli tra le sue braccia.»
    Il businessman rimase in silenzio e sparì.
    I due avrebbero incrociato il loro percorso solo una seconda volta.

    La bestia partorita dal male si mosse con scatto serpentino verso il Prete.
    Quest’ultima aveva mostrato le proprie fauci per l’intera lunghezza del torace e addome, adornate da centinaia di denti affilati, che potevano triturare le carni umane in pochi secondi.
    Il Reverendo non si scompose.
    Mentre la creatura avanzava spedita in sua direzione il Reverendo focalizzò l’attenzione dei suoi pensieri sull’evocatore della bestia.
    Era lui che doveva essere sconfitto e non gli abomini che partoriva attraverso la sua folle magia.
    Pur rimanendo immobile il Prete pregò intensamente Dio per poter punire il Demone in maniera atroce.
    Un istante più tardi Erich tornò a concentrarsi sulla belva che si era venuta a trovare su di lui. Frappose fra sé e la creatura il proprio Dono che istantaneamente assorbì la possente forza dell‘abominio in modo da evitare palesi fratture, se non peggio, alle proprie braccia.
    Il corpo di quest’ultimo, proprio in quel momento, si caricò, come una lampadina, d’energia luminosa che prontamente venne sprigionata in tutte le direzioni intorno a sé.
    La luce qualora si fosse andata a depositare sul corpo della bestia avrebbe causato a quest’ultima l’incapacità di effettuare movimenti complessi, poiché si sarebbe solidificata andando a formare una sostanza appiccicosa.
    Chissà se la bestia fosse caduta in trappola?
    Erich non aveva tempo da perdere per dare una risposta al quesito.
    Immediatamente il Reverendo scartò di lato, incurante delle sorti del mostro, mentre una fitta al fianco protestava rumorosamente contro quell’idiota che si metteva a correre senza ritegno per la propria salute
    Strinse i denti con più forza e si concentrò sul proprio obiettivo, pur continuando la propria corsa alla destra del nemico sperando di catturare l’attenzione di quest‘ultimo sulla propria figura.
    Se l’abominio fosse rimasto vittima del Reverendo, con ogni probabilità il proprio avverso avrebbe continuato a seguire, anche solo con lo sguardo, il Prete che cercava di raggiungere il bordo del ring.
    Erich avrebbe colpito proprio in quel delicato frangente della partita, proprio mentre il pezzo forte si distraeva. Difatti avrebbe materializzato una notevole quantità d’energia che in modo rapido sarebbe andata ad infilzare il Demone alle spalle. La strategia era semplice, ma efficace.
    Chissà se avrebbe ucciso il Demone questa volta…



    CITAZIONE


    Zoppo è l’Infedele ed il Blasfemo
    Chi non cammina con Dio, chi non gode della sua presenza, ha davanti a sé un impervio cammino. È l’Onnipotente, è per mezzo di lui che Erich acquisisce una patina di energia sacra attorno al proprio corpo che, a seconda del suo volere, viene immediatamente propagata tutt’intorno a forma di cupola totale, una sfera dal diametro di sette metri di raggio. Chiunque venga incluso nel suo raggio d’azione si ricoprirà di un’appiccicosa sostanza celeste, pura forza sacra solidificatasi e resasi insidiosa per il corpo dell’Infedele che, d’ora in avanti per due turni a venire, avrà difficoltà nei movimenti i quali risulteranno rallentati. [Medio]


    La Forza di Dio è con me
    La forte mano di Dio agisce insieme ad Erich per porre fine al Male a trionfo del Bene. La sua forza divina verrà manifestata tramite una Lancia Sacra lunga incirca 150cm, una pura consistenza del potere elementale sacro, che verrà scagliata - non fisicamente, la forza del braccio di Erich non ha nulla a che vedere con l’esecuzione - ad una notevole velocità verso il nemico, causando danni più o meno gravi, a seconda dell’aiuto che Dio infonde o del Male che Dio deve debellare. [Variabile] In questo caso Alto

    Riassunto: allora c'è poco da dire. attraverso il Dono mi difendo dall'assalto del demone per poi cercare d'invisciarlo dentro la luce appiccicosa, per poi attaccarti alle spalle dopo aver cercato di catturare la tua attenzione su di me.


     
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    Si, un dio. Era proprio una divinità; un essere superiore, sceso in terra per mostrare la retta via agli infedeli, per indicargli, col braccio lungo e luminoso, il luogo per cui tutte le loro infime esistenze sarebbe state sacrificate. Quell'avversario, patetico verme, non rispondeva nemmeno alle sue affermazioni, a quei preziosi lampi di verità che offriva ai suoi occhi. Non c'è peggior cieco di chi non vuole guardare, vero? Sembrava non dargli attenzione, ignorarlo, ma lui sapeva benissimo qual'era la verità: la verità era che il mago che gli si opponeva non aveva il coraggio di rispondergli, perchè SAPEVA! Sapeva che lui non mentiva! Sapeva che ciò che idolatriava non era null'altro che una falsa credenza.
    E nonostante questo continuava a combattere. Ammirabile, la cocciutaggine del ragazzo. Ma la testardaggine non ti salva dal fuoco e dall'oscurità, dalle zanne e dal sangue.

    Lo vide, come tornava lentamente alla realtà, e tutto il dolore della sua follia lo colpiva. Come una spada... no, aspetta: come un bastone puntuto che gli affondava nel fianco, una spina feroce, un dente molesto che ti divora da dentro. Ora lo vide toglierselo, mordendosi la lingua, serrando le labbra. L'agonia che provava era quasi tangibile... voleva farla sua. Ma non aveva tempo... ancora, fuggiva, scorreva in avanti, acqua che gli scivolava tra le maglia di metallo delle dita. Ma fu veloce, più di quanto si aspettava. Si scrollò di dosso la sofferenza, e scagliò un altro incanto contro la sua evocazione, bloccandola in un'accecante nube luminosa; quando riuscì a guardare in mezzo a quella nube di purezza, vide la propria evocazione bloccata, come una statua di ghiaccio. Paralizzata. Inutile.

    Lo faceva infuriare, quell'avversario. La sua resistenza. La sua volontà, di fronte all'enorme mare del nichilismo e dell'entropia che deviderava annegare l'intera esistenza. Lui, nonostante tutto, continuava a sperare di poter vincere, di poter riguadagnarsi le sue ali, di volare nei cieli fra gli angeli. Ma lui non l'avrebbe permesso. Mai. Mai più.
    Si era ripromesso di non lasciare che l'ira lo divorasse, quella volta. Ma solo ora si rendeva davvero conto che ormai non poteva farne a meno. Come a lui avevano strappato il suo mondo, lui lo avrebbe strappato a chiunque altro. E quel... mago, sacerdote, accolito, incantatore... quell'essere umano, davanti a lui, in tutta la sua debolezza, con addosso la carne dei mortali ed il puzzo di vita che solo un essere ancora desideroso di esistere poteva avere, quell'inutile parassita, lo rendeva furioso.
    Perchè aveva tutto ciò che allo spettro era stato sottratto. Un mondo dove tornare, un obbiettivo. Una vita. Mai più.
    Le dita di metallo si piegarono, mentre le bande di metallo si scioglievano e formavano un'unica amalgama argentea, scriata di cremisi. Gli stracci che portava come un mantello si cucirono insieme, senza alcuna ragione apparente, senza nessun suo intervento. Chiuse gli occhi, mentre si sentiva letteralmente bruciare via dalla rabbia, le braccia che gli facevano male per lo sforzo troppo rapido a cui lo stava costringendo l'avversario.
    Gliel'avrebbe portata via, quella vita.
    Ora crollò nuovamente in ginocchio, per quindi venire subito rialzato da una forza invisbile. Le braccia si aprirono, mostrando la sua figura, come crocifissa a mezz'aria, completamente esposta. Ma ora cambiava, mutava; le corna che si annerivano e ritiravano, gli arti che si allungavano, l'oscurità nascosta nella stoffa che si agitava visibilmente, ribollendo, gonfiandosi, per quindi calmarsi. La stanchezza... era svanita. Il dolore... non c'era più.
    Gli avrebbe rubato l'anima che non aveva mai avuto. Anima. Mai più.
    Dalla sua schiena emersero due immense ali nere, gigantesche. Per un attimo minacciarono di avvolgere l'intera arena, per subito scomparire, lasciando nel punto dov'erano nate una stella a otto punte d'acciaio.

    La lancia dell'avversario comparve dietro di lui, mentre era ancora bloccato da invisibili chiodi. Ignaro. Indifeso. Inerme. La lunga arma fatta di luce si scagliò contro di lui, senza nessun preavviso. Fendette l'aria senza trovare nessun ostacolo, perforò la stoffa, lacerò e dilaniò l'oscurità. Trapassò il punto dove un uomo aveva il cuore, spezzando quelle che per chiunque altro sarebbero state costole, per emergere quindi, fiera e vittoriosa, come uno stendardo o una bandiera di conquista, dal centro del petto di Gulnar. Ma dal Cartomante, sospeso in aria, niente, neanche un gemito di dolore; solo il rumore della veste che veniva arsa dalla santa luce.
    Poi, rise, e riaprì gli occhi; e questi non erano più d'oro, ma bruciavano come le fiamme degli inferi più profondi, due sfere di distruzione che volevano inghiottire il mondo. La mano destra strappò l'invisibile punta che la bloccava, mentre le fauci dell'orrendo, sovrannaturale mostruosità avvolta nell'oscurità si lanciavano in una risata. Le dita di metallo tagliarono l'aria, per concludere fluidamente il movimento intorno all'asta di luce che ancora gli trapassava il petto. Rise, rise ancora, rise di nuovo - sembrava che tutta l'arena fosse scossa da quella risata - e mentre continuava a ridere senza ritegno, le dita di metallo liquido si chiusero senza danno alcuno intorno alla lancia che lo trapassava.


    Chi sei tu, che vuoi uccidere un Dio? Longinus?

    Si, ricordava quella storia. Un mondo lontano, un popolo, ed un uomo che proclamava dio. Forse lo era, forse no, ma fù ucciso; prima crocifisso, poi finito da un colpo di lancia, da uno che chiamavano Longinus. Era risorto tre giorni dopo, e quindi asceso ai cieli... ma lui non ne aveva bisogno. Lui era molto di più! Lui non era lì per portare a quegli sporchi organici un messaggio di pace. Il suo scopo era la guerra, la loro estinzione, perchè erano la razza impura, perchè erano stati maledetti con l'odio degli uni verso gli altri.
    Lui li avrebbe cancellati. Tutti. Mai più...
    La stretta sull'arma che lo trafiggeva aumentò, e quindi, con inaspettata forza, strappò dal suo corpo innaturale quello strumento di offesa. Lo strinse nel palmo, quasi traendone forza, mentre il vento gli agitava le vesti, nel vano tentativo di trovare il foro che l'arma creata dal nulla doveva aver fatto per entrare ed uscire dal corpo dello spettro. Solo a quel punto tornò a terra, non cadendo ingloriosamente, ma planando dolcemente, la risata terminata, ma negli occhi uno sguardo compiaciuto.


    Non posso evocare qualcosa che non esiste, mortale. Perchè ti ostini a non capire?
    Così come quelle che prima ho evocato erano riflessi del tuo io interiore, anche questa nuova forma che ho assunto lo è.
    Io sono il tuo io oscuro.
    Sono il riflesso distorto che regna nello specchio.
    Sono la tua anima più buia.
    Sono una parte di te... la migliore parte di te.


    Non voleva solo sconfiggerlo fisicamente. Voleva spezzarlo. Desiderava frantumarlo nel suo spirito, voleva guardarlo mentre si contorceva in preda all'agonia e si rendeva conto di non essere altro che una larva senza speranza.
    Ora la destra si chiuse con tutta la forza che possedeva, e in quel momento, sotto a tutta quell'ira, a quell'irrefrenabile furia, il frammento luminoso si frantumò tra le sue mani, disintegrandosi subito dopo nell'aria. Gli occhi cremisi non degnarono quella cosa neanche di uno sguardo; la figura vestita del colore della notte, ora alta e emanciata, cominciò ad avanzare, lentamente. Ogni passo che faceva lo faceva più in fretta, prima camminando, poi correndo, una carica furiosa ed inarrestabile, la carica di qualcuno reso cieco dall'ira. Ma non era ancora così annebbiato da attaccarlo frontalmente. Dieci metri... cinque... tre... ora gli era quasi addosso, poteva sentire il suo patetico cuore pulsare. Lo odiava, odiava tutta la sua razza, la sua specie ignobile che aveva conquistato il mondo e strappato tutto ciò che era stato importante per lui.
    Colpì con un piede il suolo, per quindi scagliarsi in alto e in avanti, contro l'opponente. Non gli importava del bastone. Non gli importava della sua patetica arte. Lui era l'Avatar dell'Oscurità, il Lich, Traxh Mannhar, e in quel corpo forgiato col buio, era invulnerabile. Avrebbe colpito, con gli artigli, atterrando contro il suo avversario, ed utilizzando il suo peso nel tentativo di abbatterlo, e poi, incurante se l'avversario era nello stato o no di difendersi, l'avrebbe dilaniato con le unghie, eviscerato, ed avrebbe placato la sua rabbia con la sua morte.

    Ed avrebbe estinto quel fuoco che gli bruciava dentro nel suo sangue.


    SPOILER (click to view)
    Vorrei specificare che il mana, nel turno precedente, era del 50%. Ho sbagliato a copiaincollare dallo spoiler precedente.

    Mana: 30% Stato: Leggera ferita alla spalla, delirio di onnipotenza, stanchezza

    Lich
    L'antico Lich è tornato, più potente che mai. Si alza una carta, e per un attimo, il nero riquadro splende d'una luce ultraterrena, che scende poi, misteriose fasce di pura magia che si stringono attorno a Gulnar. La sua figura si ingrandisce, il suo cappuccio si allunga, e sulla schiena compare una massiccia stella a otto punte di metallo. I suoi occhi ardono di una malvagità primordiale, le sue mani si deformano, e dalle sue dita nascono neri artigli di metallo. Quando la trasformazione avviene del tutto s'erge come un angelo, più alto di un uomo medio, immortale, finche la sua magia lo sostiene. Ogni volta che un incantesimo lo colpirà, o che una lama incrocerà la sua veste, Gulnar può decidere di sacrificare una sua tecnica, bruciandola via (Praticamente, non può può usarla per il resto della giornata), e diminuire di conseguenza l'attacco di un livello pari alla tecnica sacrificata. Se non sacrifica la tecnica scelta semplicemente subisce la ferita. La trasformazione termina dopo due turni. A parte la immunita dagli attacchi, durante i due turni, i guanti di Gulnar mutano, cambiando il danno che provocano da contundente a tagliente, sviluppando dei lunghi e pericolosi artigli. Ogni "sacrificio" brucia uno slot-tecnica di Gulnar.
    Consumo: Alta

    E' stata sacrificata la tecnica Drago Divoramondo (critica) per bloccare senza danni la lancia.
     
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  10. Erich Schenker
     
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    C’era riuscito!
    Aveva catturato l’attenzione dell’avvero su di sé, mentre quest’ultimo si contorceva nuovamente per sferrare l’ennesima offensiva. Due ali immense si fecero largo lungo la schiena del Demone fino ad espandersi tutt‘intorno all‘abominio, quasi volessero avvolgere l’intera arena come un sipario enorme che celava i protagonisti agli spettatori sugli spalti. L’immensa ombra, però, si ritirò quasi istantaneamente entro il corpo sospeso del Mostro e fu proprio in quel momento che l’assalto celeste compì il suo corso.
    La lancia aveva trapassato da parte a parte il petto del Demone, mentre un ghigno si palesava sul volto del Prete dolorante che aveva arrestato la propria corsa.
    Il fianco gli doleva, mentre dalla ferita usciva in maniera copiosa del sangue scarlatto. Sebbene la ferita fosse poco profonda, essa impediva, comunque, i movimenti del Prete che si affaticava con più facilità, trascinandosi in una corsa zoppicante che in una fluida e rapida. Respirava a fatica ed era stanco, tuttavia non poteva nascondere la soddisfazione derivante dalla propria strategia.
    Ne è valsa la pena.
    Improvvisamente, però, ecco che l’arena tutta si riempì di una risata grottesca, mentre il Demone mostrava degli occhi infuocati che andavano a sostituire i globi ambrati.
    Con le proprie mani si strappò dal petto la lancia celeste come se fosse un semplice ramoscello. Rideva ancora, mentre se la estraeva senza alcun danno.
    Il sorriso sul volto sfregiato di Erich sparì.
    Come si poteva affrontare un simile mostro che non era debole contro il dolore fisico pur appartenendo a questo piano mortale?
    La lingua del Demone saggiò ancora l’aria sibilando parole che lo elevavano sullo stesso piano di Gesù Cristo, a suo dire. Il Prete s’infiammò di rabbia alle parole dell’avverso trattenendosi a stento dal ribattere… non poteva fare il suo gioco.
    Atterrò con grazia sull‘arena, mentre la lancia veniva fatta a pezzi, piccoli frammenti sparsi sulla spoglia pavimentazione.
    Le parole da lui dette, che avrebbero fatto vacillare i paladini più eccelsi e potenti, non fecero che far ridere il Prete che, solo in quel caso, aprì la bocca per controbattere. Non si stava abbassando al suo livello, ma si stava elevando! Se era vero che quello era un Dio, Erich l’avrebbe dovuto omaggiare come era solito fare…

    «Se tu sei veramente un Dio nonché la parte migliore di me, mi chiedo come posso ancora respirare e osare tenerti testa, oh Onnipotente.»

    … trattarlo, cioè, con il rispetto che si meritano tutte le entità che si credono superiori all’essere più imperfetto, e al tempo stesso Perfetto, del creato; L’Uomo.
    Come a supportare le proprie parole, Erich sollevò la mano sinistra, che non sosteneva il proprio corpo contro il Dono, in un eloquente gesto con il dito medio sollevato che la diceva lunga sul tono da lui usato contro il Demone.
    Un sorriso si fece largo sulle labbra del Prete, poiché quella era una sfida personale oramai.

    L’immonda bestia si mosse rapida e nefasta divorando diversi metri in pochi istanti. Il Demone ben presto si venne a trovare in prossimità del Prete che incurante del pericolo continuava ad osservarlo con il solo Dono sollevato a due mani. La strategia si era andata a disegnare in pochi attimi nella mente del Reverendo, che oramai poteva sentire il puzzo derivante dall’immondo essere.
    Ho bisogno ancora di te, Vecchio.
    Il Demone balzò con estrema irruenza e sicurezza addosso al Prete completamente indifeso contro le armi letali a disposizione dell’abominio. Il proprio pensiero corse immediatamente a Dio, poiché se fosse rimasto vittima del Demone doveva comunque distruggerlo per il bene dell’umanità, e a tal fine il supporto dell'Onnipotente era fondamentale.
    E se, cazzo, non mi aiuti dopo tutto quello che sto affrontando, ti giuro che ti vengo a rompere il culo fin dentro al tuo regno, Vecchio.

    Il Demone era su di sé.
    Sollevò il Dono cercando d’incastrarlo contro gli artigli letali della mano destra, completamente cosciente che non poteva difendersi contro gli stessi della mano sinistra, mentre la suddetta, imperterrita, si andava a conficcare fin dentro le carni della spalla destra del Reverendo.
    Non gliene fregava nulla se in quel momento stava urlando di dolore atroce, poiché quello che importava era che il proprio stratagemma era già stato avviato.
    Dal cielo cadde la luce che avrebbe investito il Demone se questi non si fosse spostato… e riguardo a questo punto il Prete nutriva non poche speranze.
    Il Reverendo confidava che il proprio Dono si fosse andato ad incastrare tra i duri artigli, come, d’altro canto, gli stessi conficcati nella spalla destra fossero affondati così tanto in profondità nelle carni per impedire la fuga del Demone.
    Per un istante la vista gli si annebbiò e, improvvisamente, le forze gli vennero meno, tuttavia mantenne la presa sul Dono senza vacillare.
    Strinse i denti, poiché quei millesimi di secondo erano fondamentali per la riuscita del piano.
    Sapeva che il Demone poteva liberarsi con facilità, ma era altrettanto cosciente che ci sarebbero voluti diversi attimi per la fuga, senza contare l’elemento sorpresa, poiché l’attacco era diretto alle sue spalle. Inoltre, non sapeva il come, non sapeva il perché, ma due enormi braccia oscure fuoriuscirono dalle spalle del Reverendo con il chiaro scopo di andare a bloccare il Demone in quella posizione. La natura delle braccia sfuggiva al Reverendo, ma la cosa importante era che il mostro rimanesse in quella posizione. Fallita anche quella strategia, ad Erich non restava di rimettersi nelle mani dell’Altissimo.
    Se non puoi morire attraverso i colpi del piano materiale vediamo come te la cavi contro il giudizio di Dio.



    SPOILER (click to view)


    Mana Residuo: 10%
    Giudizio Universale
    Giunge per tutti, prima o poi, il momento del Giudizio Universale, il momento in cui le anime saranno giudicate per i loro peccati in Terra e potranno dimostrare di essere meritevoli di accedere al Paradiso, o da condannare ad una vita ultraterrena nell’Inferno. Tramite Erich, il divino agisce con un fascio di luce elementale particolarmente intenso, dalla gittata di quindici metri e dal diametro di un metro e mezzo che, se colpisce l’avversario, dà inizio al Giudizio Divino, all’Analisi dei peccati commessi. L’avversario subirà un’influenza psicologica ed una sequenziale visione del proprio passato, esclusivamente dei momenti brutti, spiacevoli, tristi, colmi di disperazione o senso di colpa; ogni esperienza negativa, insomma. Rivivere tali esperienze, il più delle volte sepolte dopo anni ed anni di fatica nel subconscio, porta al crollo della sana psicologia, con effetti più o meno gravi a seconda della forza d’animo dell’individuo causando spesso l‘impossibilità al movimento e difficoltà al proseguimento della lotta per la stragrande maggioranza dei malcapitati. [Alto]
    Le Vie della Tentazione
    Cadere nell’Ombra significa cadere nella tentazione, compiere peccato, allontanarsi da Dio. Talvolta le Vie della Tentazione possono esserci molto più vicine di quanto non crediamo… è il caso di Erich, dalla cui ombra - in seguito ad un suo volere - possono fuoriuscire due braccia di pura energia sacrilega, estendibili fino ad un massimo di due metri, in grado di afferrare, e causare danni del medesimo elemento al contatto, all’avversario. È possibile divincolarsi con esse, come è anche possibile rimanerne immobilizzati. La tecnica dura un turno solo, dopodichè le braccia scompariranno. [Basso]



    Riassunto: Allora, questa volta dopo che tu mi assali Erich cerca di difendersi dal tuo assalto riuscendoci solo parzialmente. Il tutto però ha uno scopo ben prestabilito, al fine di portarti dove ti volevo e ecrcare d'ostacolarti per colpirti su un piano "non materiale" visto che sei invulnerabile (come Erich ha dedotto dalla tua mossa precedente) come per cercare d'ostacolarti ulteriormente Erich evoca le braccia oscure per cercare di bloccarti. comunque vada questo sarà il mio ultimo post, Gutek. Ci tengo a dirti che mi sono divertito tantissimo ^^
     
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    Gli artigli entrarono nella carne dell'avversario senza sforzo, lacerandola, ferendolo brutalmente, gettandolo a terra. Finalmente era tra le sue mani. Ma non c'era sul suo viso dolore e paura. C'era... rassegnazione? E al contempo, quasi un mezzo sorriso. Non era possibile, doveva essere una sua impressione. Ma non importava, perchè presto sarebbe stato carne morta tra le sue mani. Fu a quel punto che esplose di luce, di nuovo.
    Le mani che lo trattenevano non avevano potere su di lui, ma era comunque troppo vicino per evitare l'esplosione di biancore.

    Se non conosci nessuno, non soffrirai mai. Non sarai mai tradito. Mai. Ma così non potrai neanche dimenticare che sei sempre stato solo... Che hai sempre vissuto in mezzo ai cadaveri, in mezzo ai corpi.
    Chiuse le dita scheletriche intorno alla penna, appoggiandola sul leggio di legno, e riaprendo gli occhi. Quel sogno... lo aveva... stupito. Cos'era? Una visione dal futuro? Un frammento di passato obliato? Non lo ricordava con esattezza... c'era solo tanta luce, un bagliore accecante, dolorosissimo. E in tutto quel dolore, si sentiva... stranamente... bene? Era come se potesse di nuovo provare piacere. Lo spaventava... no, a dire il vero no. Lo inquietava, ecco. L'ultima volta che aveva sognato era ancora umano, un debole e flaccido mago. Si, ricordava... la notte prima del rito. Le propaggini mistiche ed eteree della magia necromantica che evocava per portarlo nel regno dei morti e indietro, per renderlo una creatura mitica, immortale, invincibile, per renderlo eterno.
    Bah. Fottute remniscenze da fottuto umano.
    Le scacciò dalla sua mente, mentre si alzava improvvisamente, gettando di lato il calamaio con un'improvviso spasmo involontario del braccio. Spasmo... involontario? Cosa gli succedeva? Quello... non era normale. L'inchiostrava colava giù... lento, lento, lungo la pergamena, come la vita dei mortali. Lo guardò inorriditò, mentre di nuovo l'orrenda visione lo colpiva, con la forza di un martello. Lo gettò a terra, in ginocchio, lo schiacciò sotto al suo peso. Urlò, portando freneticamente le mani - ragni bianchi e cadaverici dalle zampe coperte di pelle grigia - alla testa, premendole contro le tempie. Urlava, di nuovo nella sua testa, qualcosa. Lo sentiva. Lontano, distante, incredibilmente distante. Da un altro mondo... da un'altra realtà. Era terrificante, e lui continuava a gridare, senza ritegno, ora sentendosi quasi distaccato da quel cadavere che era il suo corpo. Il richiamo di colui al quale alveva rubato la vita si faceva sentire... una goccia, una goccia d'inchiostro, che cade dal tavolo, lenta...
    Staccò la mano dal cranio, artigliando il tavolo, trattenendo il fiato. Ne aveva bisogno... faceva fatica. L'incantesimo che si deteriorava? Non era possibile! Il rituale era perfetto! Un lich non poteva morire! Un lich non doveva morire! Si rialzò in piedi, e corse, come non aveva mai fatto. Colpì la porta con una spalla, mentre tentava di aprirla. No, non ci riusciva, le dita gli scivolano, andavano fuori controllo. Aveva paura, ora. Paura della morte che si avvicinava. Era quell'urlo che aveva trovato in lui una risposta. Doveva fuggire, scappare. Indietreggiò di un passo, e pronunciò una parola di potere, poche sillabe. I mortali avrebbero pagato in anime per quel potere che lui poteva ormai evocare con la stessa naturalezza con cui un cane agita la coda; la porta del suo loculo si aprì, spezzandosi a metà, venendo proiettata da un terrificante e mostruoso incantesimo contro il corridoio, ed incenerendosi completamente una volta colpita la parete.
    Uscì, corse.
    E non smetteva di sentire quell'urlo.
    Ora ricordava la voce.
    La goccia d'inchiostro cadeva, lenta, percorrendo la sua traiettoria attraverso l'aria senza alcun ostacolo.
    No, non poteva essere... sentiva la stanchezza nei muscoli, nelle gambe!
    Ora cadde, riverso, nel corridoio. I pensieri erano lenti, obnubilati dal terrore più puro, dall'unica paura che un uomo può davvero provare. Un uomo... era tornato un uomo. Raccolse le forze, spinto dal bisogno, da quell'ultimo tentativo di salvarsi - allungò il braccio, tentando di afferrare il suolo. E poi, sentì, lontano, il sottile rumore della goccia d'inchiostro che colpiva il suolo, e contemporaneamente, il suo cuore che riprendeva a battere. Le unghie... afferraro la terra, che non era più terra, ma un mare di pece, vivo, ansimante, che lo mordeva, lo divorava, lo inghiottiva. Pianse, gridò, urlo. E vide un uomo, davanti a se, alto, coperto di cicatrici, dallo sguardo triste, le iridi grigie come quella pelle che sembrava cuoio, per quanto era coperta di ferite. Il suo piede... era vicino alla sua mano....


    Salvami... ti supplico, ti imploro, aiutami...AIUTAMI... immortale... MI STANNO UCCIDENDO!
    ...

    Sentì i denti dei dannati che gli affondavano nella carne, che lo mangiavano vivo, muscoli che venivano dilaniati, tendini lacerati, organi già putrefatti. L'unica risposta che ebbe dall'immortale senza nome fu il silenzio, contorniato dalle risate dei mille demoni che combattevano la loro insensata guerra. Era solo, solo. In vita... si era protetto dagli sguardi altrui, dalla loro curiosità, con una barriera di odio ed indifferenza. Era solo, ora, nella morte... e nessuno lo avrebbe aiutato. Scomparve... nel nulla.

    Io... avrò la mia vendetta, IMMORTALE! HAI SENTITO? SOFFRIRAI... SOFFRIRETE TUTTI!

    Il dolore è solo passeggero. In realtà non c'è niente altro che calore. e fuoco, e luce.
    Poggio le dita sul barile che aveva accanto. Dolore dolore dolore... risvegliatosi nelle dita. Siiii. Dita... si chiamavano cosssì. Erano scottate, nere, bruciate. Ma in quella tremenda agonia, c'era tutto ciò di cui aveva bisogno. Voltò gli occhi cremisi, osservando il vicolo. Vecchiette, teppisti, criminali, santi e dannati. Si maestro, il potere. No, maestro, non mento. Maestro, si, insegnatemi! VI PREGO! MAESTRO! NO! NON NELLE FIAMME! LE MIE MANI, MAESSSTRO! Le mie mani... si sollevano. Sorrido, ora, calmo, tranquillo. MAESTRO, FA MALE, TI PREGO!
    Ora chiudo gli occhi. Concentrazione. Parole arcane. Peccatori e giusti. Non importa. MAESTRO. Non importa... nulla. Il dolore è passeggero. Il potere è permanente. Anche ad occhi chiusi, posso vederlo, scorrermi nel sangue. Sembra fuoco, che danza, balla, per me, solo me me me me. E' importante... lasciare... che il potere sfugga al mio... CONTROLLO. No, ti imploro, fa tanto male... le mie mani, stanno bruciando, stanno bruciando! Basta, basta... Non basta. Un colpo di vento, uno zefiro tagliente che mi ferisce la pelle col suo freddo. Si... presto... non ci sarà più freddo. Ora lo posso sentire anche nel petto, come il cuore di una fornace. Si... non c'è null'altro che piacere, dolce. Posso... annegarci dentro... maestro? Riapro gli occhi...
    Ora non ci sono più persone, davanti a me. La gente è caduta a terra, urla in preda al terrore. Le dita non fanno più male. Si stanno sciogliendo, tutti loro che mi hanno ferito, che mi hanno insultato. Come tante candele CANDELE CANDELE! Una risata? Chi ride? CHI GIOISCE? Sono io? Sono io! SONO FELICE! Per la prima volta... sono felice, c'è solo pace, in me. Tutt'intorno il mondo brucia, la gente muore come mosche, e io rido. Le case crollano. Il legno arde via, si disintegra, diventa nero carbone. La carne si dissolve davanti a me. E' così il paradiso?
    Faccio un passo in avanti... e sento di nuovo un tremendo dolore. Diafana bianca barriera perlaceo muro. Sollevo le mani, lo maledico, scaglio contro la mia forza, e vedo i loro sguardi. Maghi, incantatori. Fattucchieri, grandi e piccoli. Li insulto, mi getto contro a quella prigione di cristallo. Mi sento soffocare. Fa troppo caldo. Caldo... si... sollevo le braccio, e li vedo che parlano. Giustizia - dicono. Giustizia - ripetono. E io, nel mio ultimo attimo di coscienza, posso sentire il fuoco che mi abbraccia, che mi bacia, e io, che lo accolgo.


    E' quessssta la vostra GIUSSSSTIZIA? Ignus... desssidera... BRUCIARE!

    Siamo senza speranze, mortali, fragili, deboli. Basta un sogno per frantumarci.
    Riaprì gli occhi dopo quel lampo.
    Si sentiva... stranamente bene, per essere quasi morto. Lo sapeva benissimo... non avrebbe potuto rimanere insieme a lungo, in quello stato. La spada di Kashin... lo aveva ferito mortalmente. Il suo corpo era praticamente distrutto. Non riusciva neanche ad alzarsi... figuariamoci a combattere ancora. Doveva farcela. L'intera Fratellanza dipendeva da lui... lui, che aveva tradito il signore delle tenebre, che lo aveva rigettato pur di potersi riscattare. Si, di essere... buono?
    E ora... era lì, a terra, debole, inutile. La maglie dei guanti di metallo erano piene di terriccio e sabbia, frammista a tutto il sangue versato quel giorno. Anche lui lo aveva bevuto, quel calice immondo. Ricordava l'espressione spaventata del ninja che tentava di scappare, prima che la lunga catena chiodata lo mietesse. La violenza risolve tutto, no? E così, quando aveva deciso da che parte stare, aveva incontrato la lunga katana di Ecatombe. Precisa, letale. Tentò di sollevare il capo, per guardare la scena che si stava svolgendo in quell'orrendo teatro.
    Persone impalate sui rami degli alberi come burattini lo salutavano, i fili fatti con le loro carni. Sorrise... anche lui... sarebbe finito così? Non poteva permetterlo...
    Ora... sentiva le forza tornare. La furia che gli bruciava dentro gli faceva dimenticare il dolore, la tremenda agonia che lo stava divorando. Si, da bravo. Un braccio, premuto contro al suolo. Ora, un altro. Lo senti? Ce la stai facendo.
    Rotolò pesantemente sulla schiena. Ora... poteva vedere il cielo. Poteva vedere la fenice che aveva evocato, scagliarsi in un attacco suicida contro all'altare. Suicida - la parola esatta. Aveva ancora le forze per uccidere quel bastardo, però. Voleva ammazzarlo. Desiderava la sua morte. Come lo chiamavano? Thanatos? Il terreno intorno a lui appassì, annerendosi, mentre tirava faticosamente su la destra. Doveva raccogliere... il potere. Non voleva morire... ma anche se sarebbe morto, li avrebbe portati con se. Li avrebbe uccisi, TUTTI! La grinfia di metallo si aprì spasmodicamente - dov'era il suo... potere? Ne aveva bisogno... lo avrebbe... usato per sterminarli.
    Un rumore, uno strappo.
    Guardò senza speranze il suo braccio dividersi in due lembi di stoffa e cadere a terra, mentre l'intero corpo si divideva in nove pezzi.


    Non voglio... morire...

    Rivide ogni cosa davanti ai suoi occhi di brace.
    Rivide le sue morti. Rivide le sue sofferenze. Tutto, in un istante. Solo dolore. Solo agonia. Non solo la sua vita, ma anche quelle che erano diventate parte di lui, che lui aveva divorato. Non aveva rimorso, non aveva sensi di colpa. Tutto ciò che aveva fatto, lo aveva fatto per un motivo, e ne era fiero. Mai pentirsi del suo passato. L'aveva fatto per il potere che ora aveva, e per un ideale che non aveva mai tradito, neppure quando in suo nome aveva immolato la sua esistenza, neanche quando per quella bandiera stracciata che seguiva aveva sacrificato le persone e le cose che più amava. Si, persone. Perchè lui non seguiva un dio, ma un'idea; e quelle immagini terrificanti, che ad un uomo di chiesa avrebbero causato la follia - perchè gli avrebbero ricordato in appena un secondo tutto il MALE compiuto - per lui erano sì tremende, ma non abbastanza da fermarlo... a lungo.
    Lui aveva combattuto per il caos, aveva fatto di tutto purchè il concetto - l'idea - del disordine diventasse reale nel mondo. Lui corrompeva e devastava, ma per un fine. Se gli altri lo avevano ostacolato... beh, non era colpa sua, ma solo degli ALTRI! Gli altri, che gli strisciavano intorno - larve, insetti - lasciando la loro scia bavosa di desideri e lamentele. Li doveva tenere lontano. Come aveva fatto Traxh Mannhar, il Lich. Ma lui aveva fallito, poichè si era affidato a una persona per tenersi in vita. Come Ignus; anche lui aveva fallito, ma solo perchè non era abbastanza forte. Come lui stesso, tempo fa, quando aveva fallito perchè si era tradito - perchè aveva tradito l'idea. Ora il suo odio, la sua arroganza - qualcuno direbbe forse persino la paura dell'altro, perchè è solo enl prossimo che si trova l'inferno di ognuno di noi, nel desiderio di sezionarci ed analizzare ogni nostra idea o pensiero, di curiosare nella nostra mente finoa smembrarla in tanti piccoli insignificanti frammenti - si fusero, e divennero una barriera, evocata dai poteri che gli offriva quella forma. Pura, eterea, incorruttibile. L' dentro... era solo. Per un secondo, per un attimo fatto di infiniti istanti. E in quella solitudine, in quel guscio, era libero.
    Lui non era Traxh, con le sue debolezze e la sua paura della morte: era stato da lui creato nell'attimo della sua morte, lo aveva assorbito, ma non era lui. Non era neanche Ignus il piromante. Aveva mangiato il suo cuore di carbone, aveva divorato la sua anima. Si era chinato come un cane rabbioso sul suo corpo - immortale come il suo - e aveva strappato, brando dopo brando, quella carne arsa più dall'odio e dalla follia che dal fuoco, ne aveva inghiottito ogni pezzo, lo aveva cannibalizzato, finchè distinguere uno dall'altro non risultava impossibile.
    Lui era... Gulnar. Solo Gulnar. Di nuovo sull'arena. Doveva solo rimanere concentrato. Rantolò, e poi, gemendo di dolore, sputò a terra una cosa nera e vischiosa, come asfalto. E solo a quel punto si permise di dare al suo avversario semisvenuto - o forse del tutto incosciente - l'ultima stoccata, non fisica ma fatta di parole, tremende.


    ... io... ti condanno. Ho visto il mio passato, e ne sono superiore. Ti condanno, umano, a vivere, a continuare a soffrire. A sperare nel futuro, e ad esserne succube e schiavo. Tu potrai dire che ti grazio la vita, ma non è vero. Vedrai, quando morirai, e non vedrai altro che l'oblio, dopo aver sprecato tutta la tua esistenza per qualcosa di inutile.
    Io ti condanno alla vita, mortale... E se tu anche dovessi venire dichiarato vincitore, sappi che hai avuto la vittoria solo perchè potessi soffrire ancora, ancora, ANCORA!


    "Anche se dovessi venire dichiarato vincitore"... ma chi stava ingannado?
    Sollevò la braccia, ancora tremante - per la stanchezza, per l'incubo, lasciando che gli spettatori lo acclamassero, dolorante, con la testa che gli scoppiava, tramortito ed esausto. Ma in fondo era l'unico, ancora in piedi.


    SPOILER (click to view)
    EDIT: Eliminato qualche strafalcione ortografico.

    Mana: 30% Stato: Leggera ferita alla spalla, completa psicosi, stanchezza, dolore alla testa.

    Sacrificate le tech: Fuoco Dentro, Maglio Stritolatore (Per sfuggire alla stretta fisica delle mani sacrileghe ed arginare la stanchezza la prima, e per creare una barriera "fisica" con cui isolarsi per arginare gli effetti del Giudizio la seconda)

    Rissunto: ti colpisco, nel momento in cui le mani mi afferrano le blocco con il Lich, e balzo indietro, rimanendo comunque colpito dalla tech Giudizio Universale. Dopo le allucinazioni, creo una "barriera" dove isolarmi e riuscire ad arginare - almeno per un attimo - le visioni deliranti, per quindi uscire ed essere acclamato dal pubblico. E comunque, anche io mi son divertito molto XD


    Edited by Gutek - 29/3/2009, 00:25
     
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    Erich Schenker

    Narrazione: 2,6 + 2,2 + 3 = 2,6
    CITAZIONE

    La presentazione va a costruire le basi di una premessa interessante, condita da una costituente interpretativa notevole e -per quanto non appassionante- in grado di far sperare; un peccato è che, nei turni di gioco immediatamente successivi, questa speranza si veda delusa. Il narrato, già di per sé non eccelso (notevoli i casi di ripetizione di un singolo lemma in due periodi contigui o addirittura in uno stesso periodo), viene guastato tanto dalla eccessiva -davvero, eccessiva- prolissità degli scritti e dalla mole quasi spaventosa -per non dire scoraggiante- degli interventi. La commistione di un registro volgare ad uno più rigoroso, quasi compassato, sarebbe stato un escamotage felice se il nostro avesse meglio ponderato la proporzione di entrambi: il passaggio è spesso brusco, traumatico, sgradevole. Una prova, sfortuna vuole, insufficiente.


    CITAZIONE

    Le premesse mostrate da questo giocatore nel turno precedente facevano presagire uno scontro di alto livello, ma sebbene questo si sia realizzato nei contenuti del duello, così non è avvenuto per lo stile narrativo, che –anzi- in parte spiazza le aspettative.
    A partire dalla presentazione, l’unico elemento che appare criticabile è l’omissione di qualche virgola, cioè ben poca cosa, che non impedisce al lettore di restare coinvolto dalla piacevolezza e scorrevolezza del testo; decisamente la situazione degenera in maniera inconcepibile nel 2° post attivo, inconcepibile perché si capisce perfettamente che tutte quelle ridondanze, quegli errori di battitura, le sviste di punteggiatura e il resto non sono abituali per il giocatore. Le cause di questo calo di tono –che fortunatamente si risolleva negli interventi successivi- sono sicuramente da ricollegarsi alla a prima vista scoraggiante lunghezza dell’elaborato (sebbene la scorrevolezza di cui parlavo sopra lo renda accessibile, e le rivelazioni sul passato del Prete lo facciano appassionante e avvincente, da leggere tutto d’un fiato), un mancato controllo, eccessivo trasporto nello scrivere, e forse mancanza di tempo. Per il resto, i ritmi descrittivi –sapientemente giostrati tra i pensieri di Erich e la rappresentazione a focalizzazione esterna delle sue azioni- rispecchiano magistralmente gli stati d’animo del personaggio, passando dalla calma compassata della presentazione alla spezzettatura sincopata, incalzante –e anche angosciante- dell’ottima interpretazione della visione indotta dall’avversario. La caratterizzazione è particolarmente affascinante, in certi passaggi curiosa e scanzonata (nella fattispecie nei toni in cui il religioso si rivolge al proprio Dio), ma sempre profondamente vivace e realistica, poiché il personaggio è ritratto con sentimenti autentici e chiaroscurato alla perfezione. Come già spiegato inizialmente, avrebbe meritato di più se non fosse stato per le disattenzioni stilistiche.


    Strategia: 2,9 + 3 + 3,5 = 3,13
    CITAZIONE

    Lineari e puliti, i piani d’azione costruiti dal Prete si rivelano di volta in volta semplici ed efficaci, accostando buone offensive a difese/supporti efficienti; non risolutivi, ma molto buoni e dotati di una continuità


    CITAZIONE

    Premetto che, per entrambi, sotto questo particolare profilo il duello è stato condotto in maniera piuttosto lineare, senza clamore; un giudizio singolo è tuttavia imposto dalla consuetudine, e consuetudine piacendo sarà presentato di seguito. Abbiate tuttavia coscienza del fatto che questi non eccederà né sarà inferiore alla soglia della sufficienza.
    > Lineare, come sopra accennato. Buona l'iniziativa di utilizzare l'icoride come "decoy" (posto che, cosa che non mi auguro, io non abbia frainteso la tua tattica diversiva) pilotandone parzialmente i movimenti attraverso il side-effect di una tecnica offensiva, ma nel resto del confronto mancano, sfortunatamente, altre prove di ingegno degne di nota.


    Sportività: 3 + 3 + 4 = 3,3
    CITAZIONE

    Nulla da segnalare, il che è incoraggiante -per quanto insolito. Sufficiente.


    CITAZIONE

    Il giocatore si dimostra encomiabile in questo campo, tanto nelle azioni che compie che in quelle che subisce: particolarmente meritevole e la gestione che ha riservato alla visione da incubo che gli è stata scatenata dal Corruttore Incendiario dell’avversario, e allo stato psicotico cui ha scelto di sottostare arrivando anche ad auto-infliggersi dei danni.


    Puntualità: 5
    CITAZIONE

    Nessun giorno di ritardo.


    Gutek

    Narrazione: 2,7 + 3,2 + 3 = 2,96
    CITAZIONE

    Nulla di ciò che non sia già stato detto in passato può venire aggiunto al commento della prova di questo giocatore; il suo stile è sempre vivace, scorrevole e coinvolgente, capace di trasmettere un sentimento naïve che porta a definire il suo modo di giocare “infantile” nell’accezione positiva del termine: il gioco è tale perché non ha altre pretese che lo spirito ludico, cosa che mi porta a definirlo come il più “spontaneo” che ho avuto piacere di leggere. Scrive di getto, senza ricontrollare, lasciandosi guidare dall’emozione del momento, ma se questo –da una parte- giova ai contenuti narrativi, alla caratterizzazione e alle ispirazioni più emotive della scrittura, dall’altra si ripercuote negativamente sulla forma: errori di battitura frequentissimi e di diversa natura, alcune parole fuori posto –segno di una versione precedente del pensiero espresso- e talune omissioni nella punteggiatura, abbassano il livello del giocatore, che avrebbe altrimenti avrebbe meritato un punteggio ben più alto della sufficienza.
    La caratterizzazione del Cartomante è –come accennato sopra- resa in maniera assai efficace, di modo da rendere chiara al lettore la sua emotività e sensibilità, per quanto ottenebrata dall’ira bruciante che lo alimenta, domina e consuma: Gulnar è aggressivo, tracotante e spaccone sostanzialmente per auto-difesa dal dolore che gli suscita l’esser sempre stato emarginato e maltrattato; fa quasi tenerezza il modo in cui si impegna a disprezzare e svilire quello che il personaggio vede nell’avversario, che forse anche desidererebbe avere, ma che al contempo sa essergli negato e impossibile da recuperare: la sua umanità.
    Nota negativa, che spero di cuore il giocatore non prenda a male, è la presenza di monologhi eccessivamente lunghi: il messaggio che egli mira a trasmettere è profondo e interessante, ma –verosimilmente- nei ritmi sincopati, rapidi e stringati che prevede una battaglia (inteso come un susseguirsi di colpi e di azioni), difficilmente attuabili in maniera così indisturbata e priva di ripercussioni –ripercussioni che non si presentano unicamente perché l’avversario mostra giustamente rispetto per la continuità dell’azione avversaria.
    L’idea è buona, perché personalmente trovo sempre apprezzabile intavolare un discorso di questo genere con l’avversario, ma con interventi così lunghi e ricchi di argomentazioni, con così tanta “carne al fuoco”, il giocatore mette automaticamente la controparte in condizione di non poter replicare a tutto senza nuocere al ritmo dello scontro; è questo “aver preso spazio” che ha reso le parole di Gulnar un monologo anziché un dialogo.


    CITAZIONE

    Uno stile vivace e trasparente, la cui economia viene però compromessa dai lunghissimi spezzati discorsivi e dal periodico ripresentarsi di errori di battitura di vario genere (parole tronche ed omissione dell'articolo ne sono un esempio campione), ma nel complesso piacevole. Non straordinaria, ma certo piacevole.


    Strategia: 3 + 3 + 3 = 3
    CITAZIONE

    Ad eccezione degli ultimi 2 post –dove la strategia è soppiantata dall’impiego della tecnica “Lich”-, le costruzioni logistiche del giocatore sono buone, semplici ed efficaci; nessun virtuosismo particolarmente elaborato, e nessuna pecca particolare.


    CITAZIONE

    Premetto che, per entrambi, sotto questo particolare profilo il duello è stato condotto in maniera piuttosto lineare, senza clamore; un giudizio singolo è tuttavia imposto dalla consuetudine, e consuetudine piacendo sarà presentato di seguito. Abbiate tuttavia coscienza del fatto che questi non eccederà né sarà inferiore alla soglia della sufficienza.
    > Una condotta non troppo differente da quella avversaria. Il personaggio si è tuttavia portato in vantaggio grazie alla costruzione -ammetto- eccellente di alcune sue tecniche, delle quali "Lich" è il più chiaro esempio. Manovra forse infelice quella di consumare un turno a propria disposizione per un'offensiva di tipo debilitante anziché diretto (Corruttore incendiario), ma non completamente opinabile.


    Sportività: 2,9 + 2,8 + 3 = 2,9
    CITAZIONE

    Buona prova, con l'apposizione di un unico appunto: la tecnica "Lich", elogiata sotto il prospetto strategico, risulta penalizzante per il presente. Un consumo alto che garantisce, oltre ad un (sempreché, ribadisco, io non abbia frainteso) boost fisico non indifferente della durata di due turni di gioco, una capacità difensiva pressoché illimitata ed illimitatamente conveniente. Posto che questa potesse esercitarsi -similarmente alla capacità secondaria della tecnica "Icoride"- tramite il consumo di uno slot tecnica, non è stato specificato dall'utente nei dati di gioco -e questo è grave.


    CITAZIONE

    Sebbene incuriosisca la tecnica “Contromagia”, ciò che realmente pesa negativamente in questo campo è la tecnica Lich, che rappresenta uno strafalcione rilevante, ma che comunque non : questa, analogamente al meccanismo di resurrezione dell’Icoride, prevede un pagamento non in energia bensì in... tecniche.
    L’idea è originale, ma nient’affatto lecita: non è assolutamente concepibile ammettere l’espediente per cui un giocatore possa rendere del tutto invulnerabile il proprio avatar per ben 2 turni, pagando solamente un consumo Alto, senza dover spendere alcunché per difendersi da attacchi avversari -se non rinunciare alla possibilità di effettuare tecniche... Uno scambio palesemente iniquo, dal momento che l’avversario continuerà –invece- a consumarsi in offensive destinate a fallire in partenza: il Lich non ha neppure bisogno di pensare a delle contromosse, sigilla una tecnica (cosa che –in chiusura di un duello- diventa ininfluente) e non ha bisogno d’altro.


    Puntualità: 5
    CITAZIONE

    Nessun giorno di ritardo.




    Verdetto

    Con una media-punteggio globale del 3,5075 contro 3,465 dichiaro Erich Schenker vincitore dello scontro; a lui la possibilità di concludere in-GDR il duello.

    Conformemente alla delibera sottoscritta ad inizio torneo sono proibite le scene di omicidio, mutilazione e furto.
     
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11 replies since 1/3/2009, 01:37   371 views
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