Due cuori e una capanna

Nominativo: Alicamantus

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    Non ci poteva credere.
    Probabilmente, di tutte le cose strane di quella strana dimensione, quella era la più inconcepibile, la più assurda, la più intollerabile eppure, incredibilmente, la più vera di tutte. Forse l'unica apparenza che fosse vera in lui.
    Si era perso la chiave della sua stanza.

    "..."
    « ...Alicamantus, cosa...? » mormorò Miremel, tesa dopo aver visto la sua faccia funerea. Il suo dito di pietra le volò sotto il naso, azzittendola all'istante.
    « Il primo che dice qualcosa è un mezzo-morto o una dragonessa morta. » li ammonì. Sarbad ebbe il buonsenso di mascherare l'inizio di risata con un falsissimo colpo di tosse.
    Lo stesso unghione che minacciava il delizioso nasino alla francese di Miremel disegnò un ghirigoro nell'aria e s'immerse nella serratura, aprendola con la perizia di una chiave a denti variabili* e cinque volte la sua velocità. Gli incantesimi di protezione della camera si trattennero dall'atomizzarlo solo perché riconobbero in lui il loro artefice, e la porta si aprì con un cigolio leggero.



    Con uno sbuffo seccato la gargolla veleggiò verso il letto e ci si tuffò a peso morto, leggero come una piuma. Miremel e Sarbad entrarono, quest'ultimo avendo cura di chiudere la porta ed aggiungerci un suo personalissimo sigillo di protezione. Miremel invece si fermò a metà del salotto, esitando, dandosi un'occhiata in giro e ammirando la mobilia classica e, sopratutto, l'ordine. Se non ci fosse stata lei a dare una risistemata ogni tanto, la loro stanza sarebbe stata moooooolto più disordinata, con papiri e artefatti anche fra i piatti della cucina o accanto ai servizi igienici.

    « Complimenti! » disse sincera la donna, voltandosi verso Alicamantus. « Pensavo molto peggio, sai? »
    « E' la seconda volta che ci vengo, qui, non ho neanche disfatto la valigia. » spiegò la gargolla supina con voce nasale.
    « E cosa hai fatto per tutto il tempo, di grazia? » chiese Sarbas, lo sguardo fisso su una palma in vaso ben lontana da Alicamantus.
    « Ho girovagato. » rispose laconica la gargolla, troncando quei deboli tentativi di cambiare discorso. « Allora, mi volete dire che è successo? »
    La gargolla alzò la testa appena in tempo per vedere l'eloquente scambio di sguardi fra i due.
    « Vai prima tu, Sarbad. » sibilò, riappoggiando la cervice sul cuscino con un sibilo che assomigliò tanto ad un « ...dannato imbarazzo! »

    E Sarbad incominciò a parlare, esitante e nervoso, su quello che era accaduto nelle loro stanze quando Miremel l'aveva incaricato del ritrovamento del ventaglio (che, tra parentesi, era incantato per ritornare in mano a Miremel in qualunque momento lei avesse voluto), su come era stato accolto sugli spalti da Miremel e, dopo un'occhiata implorante da parte della Dragonessa, su cosa gli avesse raccontato Miremel fra le lacrime: Enhis Krad.
    Al che Alicamantus si mise seduto sul bordo del letto, li guardò corrucciato e disse, secco:
    « E questa è una situazione catastrofica? »
    Al che Sarbad e Miremel si guardarono esterrefatti.
    « O, per meglio dire, pensate che non ci abbia pensato, ad Enhis, prima di giungere... »
    Esitò per un attimo.
    « ...qui? » finì, pur sicuro di aver appena sbagliato parola.
    La loro faccia gli disse che non avevano capito un accidente.
    « Sarbad, secondo te cosa ho fatto il mese prima di partire? » sbuffò, incredulo che non ci fosse ancora arrivato.
    « Cosa hai fatto prima di...? Oh! » rispose Sarbad, dandosi una sonora manata sulla fronte. « Ma come ci sei riuscito? Insomma, credevo fosse impossibile...? »
    « ...turlupinare Krad a causa della fonte del suo potere, giusto? Beh, no, non esattamente: basta togliergli la fonte del proprio potere, ovviamente. » argomentò la gargolla, estraendo dal comodino un paio di guanti di metallo nero e lanciandoli a Sarbad.
    E a metà del volo disattivò gli incanti di dissimulazione su di essi.
    I guanti colpirono Sarbad al petto e caddero al pavimento. Miremel gli lanciò un'occhiata preoccupata ed arretrò d'istinto quando lo vide in faccia.
    Con espressione tombale, l'uomo si voltò verso il volto sorridente di Alicamantus.
    « Tre secondi, Sarbad. » gli disse la gargolla. « Miremel, il biglietto. »
    Miremel sussultò e lo guardò spaesata, poi scosse la testa e lanciò il biglietto che gli aveva dato Enhis. Gli artigli di Alicamantus si strinsero e l'afferrarono come un falco con un piccione, gettandolo nella chiazza di letto scurita dalla sua ombra. Contraddicendo ogni regola fisica possibile ed immaginabile, il biglietto vi affondò fino a scomparire.
    Poi ogni singola ombra della stanza scomparve.
    « Ora che siamo relativamente sicuri di non essere sentiti.... Sarbad, ho dovuto sradicare le nostre ombre dalla Dimensione d'Ombra. Puoi ben capire quanta energia ci sia voluta, no? »
    « Fino a svuotarli? » ringhiò Sarbad, quasi tremando dalla rabbia, dall'incredulità e dal senso di tradimento. « L'energia di cinquemila anni di trasfusioni? »
    « Mi dai la possibilità di spiegare o dobbiamo risolvere la faccenda in un duello? » replicò angelica la gargolla.
    Sarbad tacque.
    « Era necessario. Quattro ombre come le nostre sarebbero spiccate come fari nell'oscurità, e perdonami il paragone, per Enhis Krad. Tempo due secondi dalla nostra entrata e l'Umbrail si sarebbe messo in contatto con le nostre ombre per assimilarne ogni conoscenza: come avremmo potuto spiegarglielo, posto ovviamente che fossimo sopravvissuti per farlo? Enhis Krad deve rimanere all'oscuro di tutto come e molto più di chiunque altro, e per questo ho preso le precauzioni del caso. »
    « M-ma ha detto di aver controllato... »
    La gargolla si voltò verso Miremel, poi lanciò un'occhiata a Sarbad. Probabilmente gli ci sarebbe voluta una mezza giornata per calmarsi e non dare in escandescenze contro la stanza e il mondo intero, ma al momento non c'era pericolo. Beh, a parte che Miremel non cedesse ai nervi a causa sua.
    « Sarbad, credo che faresti un grande favore a Miremel se non mi guardassi con quello sguardo assassino. » disse. « E comunque, Enhis non ha controllato le nostre ombre, ma un simulacro delle stesse. Perfettamente identico, sotto ogni punto di vista, tranne la totale assenza di informazioni. Enhis non ha saputo nulla che io non abbia suggerito. »
    « Spero che tu abbia fatto tutto per bene. » disse Sarbad, un po' più calmo.
    « Ho chiesto ad un esperto...* » sorrise Alicamantus.
    « Bene. Allora basterà ignorar... »
    « Assolutamente no. » lo interruppe la gargolla. « Non voglio che Krad curiosi ancora. »
    « Ci andrai a parlare? » esalò Miremel.
    « Sugli spalti, domani. » confermò la gargolla, e poi sospirò, seccato.
    La vena gonfia sul collo di Sarbad cominciò a pulsare pericolosamente...



    SPOILER (click to view)
    * E' un tipo di chiave a pezzi che si può comporre in una qualunque sequenza di creste ed avvallamenti per aprire qualunque serratura a cilindri. Ovviamente è un attrezzo da ladro, piuttosto avanzato.
    *E l'esperto è veramente esperto.
     
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    C'è un rombo nelle mie orecchie...
    ....non capisco bene, ma è importante...
    ...è importante... perchè?

    .
    ..
    ...
    ....no, non capisco.
    E' come se qualcuno mi urlasse nelle orecchie...
    ...quali orecchie...?
    ...però è proprio come...!

    « ...Alicamantus... »

    ...c'è una parola nella mia mente...
    ...mi è venuta ora...
    ...ma non la ricordo...
    ...inizia con la "M"....
    ....mi-qualcosa...
    ....mir...
    ....mire....
    ...m...me...mel...
    ...Miremel!

    Cosa...?

    « Non sforzarti di pensare, scemo! »

    ...?
    Ma cosa...?

    « Hai un giorno di riposo: goditelo. »

    ...vorrei poter parlare...
    ...ma è troppo tardi... e sono troppo stanco...
    ...buio.
     
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  3. Sarbad Gerad
     
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    Lentamente, Sarbad raddrizzò la schiena e fece un passo indietro, allontanandosi dal letto su cui era stato chino per più di due ore. Con lo sguardo cercò la sedia di vinimi e vi si buttò a peso morto, così stanco da non riuscire nemmeno a richiamarla a sé con la magia. Si passò una mano sul volto e la scrollò di lato, inzuppando il pavimento di sudore, poi chiuse gli occhi e smise di vedere le auree.

    « ...vivo, come volevi. » mormorò, pianissimo.
    « Grazie... »
    « Non mi ringraziare! » sbottò, riaprendo gli occhi di colpo. All'altro lato del letto, la donna che aveva parlato sobbalzò come se le avesse dato uno schiaffo.
    In quel momento avrebbe volentieri voluto averne le forze.
    « Riposa e attendi. » le intimò, abbassando le palpebre. « Abbiamo ventidue ore prima che si risvegli, e voglio dormire per tutto il tempo. »

    Miremel non replicò né si mosse. Sarbad si sistemò più comodamente sui cuscini e tacque.
    In pochi secondi stava russando.
     
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    Suoni leggeri di calzature femminili risuonarono in quel corridoio deserto. Considerando il ritmo di quella musica, molto probabilmente la persona a cui appartenevano quegli inusuali strumenti stava correndo.

    La musica si fermò, sostituita da suoni leggeri che ricordavano un affanno. Una mano candida si avvicinò al legno della porta di quella stanza. Sembrava insicura; qualcosa la turbava.

    Finalmente bussò.

    Era lì, Drusilia era finalmente giunta in camera di Alicamantus, quel suo amico che aveva visto morire davanti ai propri occhi. Tremava ancora al ricordo di quella scena.
    Eppure qualcosa dentro di lei continuava a sperare; l'alchimista con cui aveva parlato le aveva detto di trovare la loro camera, perchè Alicamantus doveva parlare con lei, e che lui era vivo.
    Che strano discorso; un pò confuso a dire il vero.
    Ma, infondo, anche lei era confusa, nella testa solo il caos.

    Bussò ancora.
     
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    Sospirò, stanco fisicamente e mentalmente.
    "Cinquemila anni di convivenza..." ponderò, stupendosi ancora una volta di come quei due riuscissero a litigare per, beh... tutto!

    « Va bene... » mormorò, rigirandosi nell'oceano di cuscini in cui l'avevano incastrato nnostante le sue vive proteste. « Analizziamo la cosa con calma: cosa sarebbe successo se Miremel non avesse usato il pugnale? »

    Sarbad lo fissò, ancora immusonito e incredulo.

    « Avrei dovuto fingermi morto per tutto il tragitto da questa stanza, protetta dalle intrusioni di ogni genere, al castello di Rivenore. Il che vuole dire passare inosservati sotto il naso di Lady Juliette e Lord Aeon... e abbiamo visto che la cosa è leggermente impossibile. »

    S'interruppe, perplesso. Poi fece uno strano rumore con la gola, come se volesse vedere quanto piano riusciva a tossire.

    « Tieni. » disse Miremel, allungandogli un bicchiere d'acqua. Alicamantus la ringraziò con un cenno del capo, svuotò il bicchiere e fece una piccola smorfia.


    « Mentre ora... » riprese,
    « ...c'è un motivo plausibile per il quale io sono vivo nonostante il Cero di Shuhei e un mucchio di testimoni. Questo è quello che intendo per "convenienza". »
    « Già, peccato che in tutto questo tu ti sia scordato un piccolo dettaglio. » replicò l'alchimista, togliendosi con un gesto ribelle i capelli da davanti gli occhi. « Per quanto ne sa il resto del mondo, io ti ho creato e io potrei tranquillamente rimetterti in piedi... cosa che ho già fatto, tra parentesi! »
    « E puoi anche spiegare "tranquillamente" nel dettaglio il come ci riusciresti ai signori di Rivenore, mio caro Sarbad? » disse sorridendo la gargolla.
    « ...ah. » fece Sarbad.
    « Già. » fece Alicamantus.

    Per un minuto circa, i tre seduti (o stesi, nel caso della gargolla) rimasero in silenzio, riflettendo.

    « E... adesso? » chiese Miremel. « Ritorniamo a Celentir così? »
    « No. » rispose Sarbad.
    Alicamantus e Miremel lo guardarono.
    « Se vuoi continuare la messinscena ventiquattro ore al giorno, allora tanto vale farlo per bene. » sibilò l'uomo, guardando fuori dalla finestra. « Quindi tu te ne starai buono buono a letto fino alla fine del Warrior Day, in modo da "riprenderti". »
    « E tu ne approfitterai per girovagare a Rivenore? » insinuò la gargolla, esibendo il sorrisetto furbo del Demone del Vento.
    Sarbad strinse gli occhi.
    « Precisamente. » disse. « Qualcosa in contrario? »
    « Ci mancherebbe altro! » esclamò Alicamantus, ridacchiando piano.

    In quel momento qualcuno bussò alla porta.

    Alicamantus, Sarbad e Miremel si voltarono nello stesso istante, squadrando il legno chiaro con un misto istintivo di allarme e sospetto. L'istante successivo si rilassarono tutti e tre.
    « Drusilia. » dissero, all'unisono.
    Si guardarono vicendevolmente, sorpresi, poi scoppiarono a ridere.

    « Avanti! » disse Alicamantus, infrangendo con quella parola i numerosi incantesimi che impedivano a chicchessia di sentire ciò che veniva detto in quella stanza.
     
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    « Avanti! »

    Il cuore di Galanodel sussultò a quel suono così familiare.
    Lo riconobbe immediatamente.
    La mano pallida indugiò sulla maniglia, insicura, titubante; tutta quella storia la stava rendendo agitata...

    Che strano mondo quello in cui si era ritrovata. Molto più confuso del suo, per quanto fosse possibile. Forse più difficile.
    Rimembrò allora quello che le aveva detto Rain, suo compagno d'accademia, in camera sua prima che iniziasse il torneo, e cioè che loro non erano più a casa. In merito a quella discussione immaginò che forse, per quanto gli avvenimenti capitati fino a quel momento dal suo arrivo ad Endlos potessero sembrarle "fuori dagli schemi", molto probabilmente seguivano anche loro una logica.
    A lei stava scoprirla.

    Si fece coraggio, ed aprì quella barriera concreta che la separava dalla voce del suo amico. Sperò solo che non si trattasse di una trappola...

    -Ehm... salve.

    Si avvicinò con aria titubante, osservando i presenti, prima di fermarsi di colpo alla vista della gargolla.

    -Alicamantus.

    Non seppe che altro dire, troppo agitata, troppo confusa. E fu allora che tacque.
     
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  7. Sarbad Gerad
     
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    Un attimo d'indugio, poi la porta si aprì.
    Drusilia Galanodel, come gli auspex combinati dell'alchimista e della gargolla avevano anticipato.

    -Ehm... salve.

    Sarbad sorrise, divertito: poteva immaginare come dovevano apparirgli. A lato del letto lui, fronte e capelli sudati, quasi abbandonato sulla sedia di vinimi da cui non si era staccato. Seduta dall'altra parte Miremel, con il suo bel viso deturpato da un paio di occhiaie violacee che la diceva lunga su quanto avesse dormito.
    E nel mezzo, sotto le coperte, Alicamantus: stanco, deperito, evidentemente a pezzi... eppur col sorriso sulle labbra.
    Era abbastanza chiaro persino a lui che qui gatta ci cova...

    -Alicamantus. disse Drusilia.
    « Sano, salvo e in piena forma come ti avevo promesso. » s'intromise Sarbad, afferrando di colpo entrambi i braccioli con le mani e guardando Miremel.
    « Sai, sento l'improvviso e irrefrenabile bisogno di una passeggiata all'aria aperta: mi accompagni? »
    « Con piacere! » esclamò Miremel, afferrando al volo il sottointeso ed alzandosi in piedi. Sarbad la imitò, sia pur con più fatica, e assieme uscirono dalla stanza.



    SPOILER (click to view)
    Di Sarbad:

    I residui del Sigillo...


    Il Sigillo era ciò che tiene in piedi la Bestia, impedendogli di morire e permettendogli una tortura sempiterna in questo mondo, una costrizione magica di potenza semplicemente inimmaginabile che più e più volte Sarbad ha provato, invano, a distruggere. In realtà, il meccanismo del Sigillo ha reagito come una spugna del suo potere, dunque tutti i suoi tentativi hanno reso sempre più forte la magia che lo teneva incatenato fra il mondo dei vivi e l'Abisso. Tuttavia, quando Sarbad Gerad cacciò, stanò e uccise Alicamantus, e dopo aver tentato di vaporizzarlo con il Loden, il Sigillo è stato costretto a lottare contro la potenza di un'intera razza, quella dei Draghi. Il risultato è stata la sua quasi totale distruzione. Sarbad è di nuovo uomo, ovviamente, con tutto ciò che comporta... però ha due ricordini della sua vita da Non-Morto: l'immortalità e l'auspex.
    Su quest'ultima bisognerebbe sprecare un paio di parole: questo auspex è qualcosa di più di quanto suggerisce il senso comune. Sarbad ha la capacità di discernere un'aura da un'altra, sa vedere il flusso energetico di una magia e, addirittura, riesce a riconoscere lo stile di praticamente ogni persona con cui si sia trovato a lungo in contatto. Questa capacità, ovviamente, rende inutili la stragrande maggior parte delle illusioni e riduce di molto l'effetto sorpresa.
    Volendo, Sarbad sa diminuire la definizione del suo auspex.


    Di Alicamantus:

    A U S P E X

    I m p o s s i b l e A b i l i t y

    In effetti, la gargolla che varcò i confini della dimensione spaziotemporale della sua gemella differisce solo per tre, importantissimi dettagli. Il primo, piuttosto scontato, è che non è il vero Alicamantus: lui ha ventimila anni, Alicamantus cinquemila, lui è riflessivo ed estremamente controllato, Alicamantus ancora piuttosto "euforico", lui serio, Alicamantus "non esattamente". L'altro, ancora una volta abbastanza scontato, è che lui ha un bagaglio di conoscenze letteralmente sterminato sulla Celentir in cui vive... tanto quasi da lasciar supporre una sua qualche abilità di veggenza.
    Ma sopratutto, questo Alicamantus ha una cosa che il vero Alicamantus non ha e, anzi, ha sempre rifiutato.
    Un auspex.
    Nella fattispecie, si parla della specie più comune della vasta gamma di abilità che permettono un nuovo livello percettivo: la visione dell'aura, portato ai soliti, alti livelli di riconoscimento delle auree e dei livelli energetici per tipo, specie, forma, quantità di energia e decadimento. Quanto basta per capire con chi e con cosa si ha a che fare, dunque: le possibilità variano dalla sviscerazione delle peculiarità di una magia avversaria per approntare una difesa perfettamente adeguata al riconoscimento delle illusioni, dalla valutazione delle potenzialità generali del nemico all'evitare attacchi a sorpresa.
     
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    Due istanti dopo che Miremel e Sarbad ebbero chiuso la porta dietro di loro Alicamantus alzò le sopraciglia, come confuso, e poi s'incupì.
    « Scusami un istante... » mormorò la gargolla, rivolta a Drusilia.
    Si voltò e tese un braccio, aprendo il cassetto del comodino, e ne estrasse un qualcosa. Meglio di così non si sarebbe potuto descriverlo, perché sembrava la zampa mozzata e ricoperta di nere squame di una piccola creatura... ma vuota, come se fosse stata lavorata per fungere da guanto d'arme.

    « Ahia! L'animaccia sua... » si sentì da oltre la porta.
    « NON SI ORIGLIA CON LA MAGIA, MALEDUCATO! » gli gridò Alicamantus, e sussultò subito dopo.

    Con una smorfia di fastidio la gargolla riprese il bicchiere d'acqua, lo riempì con un pizzico di magia e bevve ancora, poi lanciò il guanto (?) nel cassetto.

    « E il bello è che lo sa, che mi manda in bestia! » disse, lanciando un'occhiata di scuse a Drusilia.



    Edited by Alicamantus - 15/5/2009, 20:21
     
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    La Dama del Vento assistette silente a tutta la scena, guardandoli con aria decisamente confusa. Inutile ripetere che tutta quella situazione le sembrava incredibilmente strana e fuori da ogni logica.
    Vide la donna e l'alchimista uscire da quella stanza, di corsa. Ed allora lei continuò a rimanere in silenzio, osservando Alicamantus maneggiare con una cosa strana uscita dal cassetto.

    CITAZIONE
    « Ahia! L'animaccia sua... »

    La Dama sussultò.
    CITAZIONE
    « NON SI ORIGLIA CON LA MAGIA, MALEDUCATO! » « E il bello è che lo sa, che mi manda in bestia! »

    Davanti a quella scenetta, Drusilia Galanodel non potè fare altro che sorridere. Ma era un sorriso strano, dolce si, ma aveva anche qualcos'altro.
    Forse era l'agitazione del torneo, l'averlo visto morire o chissà quale sua altra preoccupazione...in ogni caso, sul volto eburneo della bella ragazza, andò a delinearsi il corso d'un piccolo ruscello. Una prima lacrima era scesa lungo le sue gote, che ben presto sarebbe scivolata via, bagnando il pavimento.

    Non parlò, si avvicinò, lo abbracciò, mentre dagli occhi di giada continuavano a sgorgare piccole lacrime.

    -Scusami... cre...credevo che tu fossi morto.

    Non ci furono altre parole vibranti, non in quel momento. Solo un abbraccio e lacrime leggere.
    Ed allora pensò che era normale avere attenzioni per un amico, eppure si domandò come avrrebbe reagito se la stessa scena a cui aveva assistito su quegli spalti avesse avuto come protagonista una persona a lei più vicina... ad esempio Yang, la sua "famiglia".

    ...forse l'avrebbe uccisa.
     
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    Piangeva.
    Drusilia stava piangendo.

    L'aveva saputo, l'aveva sempre saputo: avrebbe dovuto fare delle scelte. Decidere quando doveva stare in disparte e quando doveva intervenire. Sapeva che le sue decisioni avrebbero sempre avuto una conseguenza, sempre, e che non sarebbe stato lui a pagare il prezzo dei suoi inganni.
    Ma un conto era saperlo come nozione astratta, un conto vederlo sulla pelle degli altri.

    Si morse un labbro, teso fra il bisogno quasi bruciante di dire qualcosa per alleviare il tormento di Drusilia e la certezza assoluta che quel "qualcosa" avrebbe solamente rischiato di farle ancora più male in futuro.
    Ma esitare si rivelò, ancora, una scelta discutibile: fu Drusilia a venire in suo aiuto, abbracciandolo con sentimenti così evidentemente genuini che furono quasi una pugnalata al cuore.
    Sapeva dall'inizio dove conduceva la strada che aveva scelto, ma non sapeva ancora affrontarne le conseguenze.

    -Scusami... cre...credevo che tu fossi morto.

    Cosa avrebbe potuto dire, adesso? Che aveva visto, combattuto e sconfitto la Morte? Che ne era immune - immortale - e che lo Shuhei avrebbe dovuto impegnarsi enormemente di più per poterlo uccidere in maniera ultima e definitiva?
    L'avrebbe già dovuto dire, da molto tempo, e Drusilia non avrebbe mai patito.

    « "I nostri dubbi sono traditori" » mormorò, ricambiando l'abbraccio. « Ricordi? Me lo hai detto tu, alla Corte delle Comete. »
    Era quasi crudele nell'usare quelle parole; sicuramente ipocrita.
    « Oramai ciò che hai visto appartiene al passato: guarirò, ho la pelle dura. » disse, sperando - o illudendosi? - che tanto bastasse a spazzare via ne fosche nubi nell'animo della Dama del Vento.

    E, improvviso, il ricordo delle sue parole gli balenò in mente con l'immediatezza di un fulmine.

    La verità è un peso, ma un peso che fa diventare forti le spalle.
     
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    « "I nostri dubbi sono traditori" Ricordi? Me lo hai detto tu, alla Corte delle Comete. Oramai ciò che hai visto appartiene al passato: guarirò, ho la pelle dura.»

    Lacrime salate scesero sulla spalla di fredda pietra, la stessa che la cinse in un amichevole abbraccio. Rimase in silnzio per qualche minuto, solo dopo ebbe la forza di allontanarsi dalla gargolla, stropicciandosi gli occhi con una mano chiusa in un pugno, tirando su con il naso. Era evidente che doveva darsi una calmata, anche perchè se avesse trascorso tutto quel tempo a piangere non avrebbe potuto fare altro, come cercare di capire.

    -Che cosa è accaduto su quel ring?

    La voce era bassa, lenta, profonda.
    E a quel punto gli occhi di quel verde così bello da parere innaturale si levarono ai suoi.
     
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    « Così, il leone s'innamorò dell'agnello... »
    « Che agnello stupido. »
    « Che leone pazzo e masochista! »



    Non sapeva cosa fare.

    Non accadeva spesso... anzi, quasi mai. Era vecchio, lui, molto vecchio, e non era mai stato inattivo: l'esperienza gli aveva dato molta sicurezza... e arroganza, si anche quella. Però, quando aveva messo sul serio alla prova le sue capacità, si era "raddrizzato" e aveva superato innumerevoli prove, sfruttando ogni grammo della sua intelligenza e della sua astuzia, ed era divenuto uno fra i più esperti e abili combattenti del luogo da cui proveniva. E poi, una volta arrivato in quella Celentir, aveva a disposizione così tante informazioni da poter prevedere letteralmente le azioni di quasi tutti quelli cui era interessato.

    E adesso non sapeva cosa fare.

    Lasciò che Drusilia si sfogasse sulla sua spalla e che si riprendesse, con calma, senza metterle fretta, senza fare niente se non stare lì e tenerla abbracciata e sperare bastasse. E quando Drusilia sollevò lo sguardo per guardarlo negli occhi, lo trovò già intento a ricambiarla.

    -Che cosa è accaduto su quel ring?

    E la gargolla parlò.

    « Quando sono venuto qui, ad Endlos, sapevo che il Warrior Day non era uno scherzo. » disse. « Conosco questo luogo.... potrei dire di esserci già stato - anche se non sarei del tutto sincero - e sapevo di dovermi aspettare molte cose, tutte molto potenti, alcune più di me. E sapevo già di non avere possibilità di arrivare fino in fondo. Per questo mi sono fatto accompagnare da Sarbad, che è un'alchimista, e da Miremel, che è quanto di più vicino ad una chierica conosco: singolarmente, entrambi sono capaci di salvarmi la vita. L'artefatto che ha usato Miremel è stato forgiato da Sarbad, sigilla la cosa pugnalata e la preserva nello stato in cui era. Colpendomi con quell'arma, Miremel mi ha fatto sopravvivere abbastanza perchè Sarbad potesse rimettermi in sesto. »

    Tacque, e distolse lo sguardo.

    « Non... non volevo spaventarti. »

    Fu tutto quello che riuscì a dire, di tutto quello che imperversava nella sua mente.



    SPOILER (click to view)
    Scusa l'enorme assenza, avevo la maturità e non sono riuscito a fare nulla in questo periodo!


    Edited by Alicamantus - 21/7/2009, 19:38
     
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    Ascoltò con molta attenzione le parole della gargolla. A quanto pareva era stato previdente, e lei si era dimostrata una stupida ad aver pensato subito al peggio. Doveva ricordarsi che loro non erano del suo mondo, che spesso le regole mutavano di dimensione in dimensione, che tutto ciò che avrebbe visto dalla partenza dalla sua Accademia sarebbe stato insolito, strano, spesso inspiegabile.
    E come al solito lei era stata troppo impulsiva.
    Come sempre si era lasciata trascinare dall'impeto del suo lato irrazionale.
    E come prevedibile aveva fatto una magra figura...

    Le mani diafane si spostarono sulle coperte del letto su cui era seduta, stringendo la stoffa tra le dita affusolate sotto lo sguardo degli occhi color smeraldo che erano riusciti a trovare una ragione per spostarsi in basso, sfuggendo allo sguardo dell'amico. Si era resa conto di aver preso un granchio, e che aveva alzato un polverone per nulla. Ricordò le parole del suo maestro Abel: "La prossima volta che ti saltano strane idee in testa, ragionaci di più" mentre le labbra si piegavano in una specie di sorriso beffardo rivolto esclusivamente a sè stessa. Era inutile, per quanto si sforzasse di rimanere fredda ed obbiettiva finiva sempre per far crollare tutto.

    Ma in quel momento poco le importava; lui era vivo, e questo bastava per metterle l'animo in pace. Le mani si separarono dalla la stoffa mentre le braccia tornarono a cingere il corpo di pietra che le stava innanzi. A quel punto si sarebbe separata, sorridendogli gentile.

    -Sei vivo, infondo questa è l'unica cosa che importa. Promettimi solo di non farmi più prendere brutti spaventi, o rischi di rendermi più folle di ciò che sono.
     
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    Ci furono alcuni attimi di imbarazzato, pesante silenzio dopo le sue parole. Lo sguardo della gargolla vagò per la stanza, inseguendo i frammenti spezzati e raminghi dei suoi pensieri, senza soffermarsi mai su Drusilia.
    Non sapeva che fare, non sapeva cosa dire, non sapeva neppure come si sentiva.

    Sentì il tocco e lo sguardo di Drusilia su di sé; si voltò, cercando in lei quella sicurezza che non era in lui.

    - Sei vivo, infondo questa è l'unica cosa che importa. - disse, sorridendogli. - Promettimi solo di non farmi più prendere brutti spaventi, o rischi di rendermi più folle di ciò che sono. -
    « Tu non sei folle. » disse la gargolla d'impulso. « O, se è follia la tua, sono pazzo anch'io. »

    Tacque, ma solo per un istante.

    « Io non so molto di te, Drusilia. Non so da dove vieni, cosa fai per vivere, quali persone conosci, dove abiti... non ne ho la minima idea. So che non vieni da Endlos, né da Celentir, dunque ognuna di queste cose può essere tutto o niente.
    Ma...
    ...una cosa credo di saperla. Sul tuo passato. Su ciò che sei.
    Altrimenti... non saprei spiegare perché sento che siamo simili, in qualche modo. »

     
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    « Tu non sei folle. O, se è follia la tua, sono pazzo anch'io. »

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    Sorrise, ancora con quella dolcezza che sempre la caratterizzava.

    E quando la statua le parlò, confessandole quelle che in parte erano le sue sensazioni, lei rimase in un educato silenzio, guardandolo con una espressione che era un misto tra curiosità e stupore. Non che non avesse compreso le parole della gargolla, tuttavia si domandava quele era il "punto" della situazione, a cosa era diretto quel ragionamento.
    Forse era per prepararla a qualche segreto, forse una semplice confessione.
    In ogni caso la Dama, a quel punto era intenzionata a scoprirlo. Infondo ormai era lì, sarebbe stato stupido da parte sua lasciare faccende in sospeso.

    -Cosa sai del mio passato?

    Semplici parole, che più della loro valenza avevano la funzione di spronare Alicamantus a continuare. Ormai pendeva dalle sue labbra e la curiosità sembrava aver preso possesso di lei.

    Allora tacque, con occhi vigili e le orecchie ben tese.
     
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