Due cuori e una capanna

Nominativo: Alicamantus

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    -Cosa sai del mio passato?

    Sorrise.

    « Solo quanto mi hai detto - e non mi hai detto - al Ballo. » rispose. « Che hai viaggiato in luoghi pericolosi. Che questi viaggi ti hanno indurito e forgiato. Che non hanno cancellato i dubbi del tuo cuore. Che, alle volte, questi ritornano a tormentarti. Che li respingi con ogni tua forza... e che è per questo che ti sei iscritta al Warrior Day. »

    Aveva esitato all'ultimo, ma in fondo non poteva non esitare. Era sempre così, quando faceva qualcosa che il Demone non avrebbe fatto: la sua mente faceva un'inconscia resistenza per una frazione di secondo, valutava e poi agiva. Ma in quel caso non c'era nulla da valutare.
    Se anche avesse calato ogni velo e abolito ogni bugia fra lui e Drusilia, la sua missione non avrebbe ricevuto alcun danno.
     
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    Drusilia rimase leggermente scossa da quella rivelazione, e lo dimostrò indietreggiando leggermente col capo. Come faceva Alicamantus a sapere così tante cose di lei? Nessuno, davvero nessuno a parte Yang conosceva il suo segreto, e dubitava fortemente che la gargolla avesse avuto contatti con l'albino piumato.

    -Alicamantus, tu...

    Indugiò titubante. E se quella gargolla fosse in realtà uno scagnozzo di Aisiling? Un suo nemico? Infondo non era poi così strano, il demone rosso stesso, prima di ferirla le si era avvicinato come mai nessuno prima.
    "Entrare prima negli altrui cuori, poi infierire", questa era la regola della donna che le aveva tolto tutto. Il suo regno, il suo casato, la sua famiglia, i suoi amici. Tutto, si era presa tutto. E quella statua animata poteva tranquillamente fare la stessa cosa, tuttavia...
    No, non era possibile. Lei si fidava, lo sentiva.

    -...tu, come fai a sapere queste cose?
     
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    La scelta.

    Era quasi ovvio, in fondo. Lui sapeva, sapeva molto e sapeva troppo, e ciò che non sapeva intuiva. In passato era solo un dono che aveva affinato come aveva fatto il Demone, ma dopo gli era stata data una conoscenza incredibile. Sapere cosa sarebbe successo in ogni istante, cosa fare per cambiare le cose nel modo voluto, cosa dire perché ciò avvenisse... era un potere tremendo, e allo stesso tempo, una responsabilità tremenda. Aveva abbastanza sapere da distruggere chi voleva, quando voleva, come voleva... anche senza volerlo.
    Alla fine, tutto si riduceva ad una scelta: era disposto a pagare fino in fondo il prezzo della sua determinazione?

    Sorrise dolcemente, vedendo lei esitare.


    Ma lui aveva già scelto...

    -Alicamantus, tu...- mormorò lei.
    "Come faccio a sapere queste cose, Drusilia?"
    -...tu, come fai a sapere queste cose?-
    « So queste cose per due ragioni. » iniziò la gargolla. « La prima é che la mia vita non è stata molto diversa, temo. La seconda- »
    Non esitò. Non questa volta.
    « -è che è il mio mestiere. »
    Aveva già deciso.
    « Nel mio mondo io sono stato per molto tempo quella che potresti chiamare una 'spia', e questo mi ha permesso di capire molto... forse troppo, di quella che è chiamata 'la natura umana'. Al Ballo, quando ho commentato le parole di una coppia vicina, hai detto 'i nostri dubbi, infatti, sono traditori' con lo stesso tono con cui io avevo appena parlato: allora ho capito che non erano i miei dubbi di cui parlavi, ma i tuoi. Ho cominciato a dare un senso a quelle volte in cui la malinconia ti velava gli occhi, in cui un pensiero ti venivano in mente, in cui esitavi per il ricordo di qualcosa di passato... »

    All'improvviso si rese conto che stava quasi annaspando, tutto preso nello sforzo di spiegare, di farle capire...
    ...di renderla partecipe?
    "Di chi è che sto parlando?" si chiese improvvisamente la gargolla. "Di lei o di me?"
    Chi combatteva contro i propri dubbi, chi cercava una risposta in quel torneo, chi era tormentato dal passato? Ciò che aveva detto a Sarbad, che partecipare a quel torneo fosse la strada più semplice ed efficace, era vero, oppure...?

    « ...? »

    ...oppure era solo un'altra bugia?

    « ... »

    Un inganno della sua stessa mente... creato per non affrontare la verità.
    Non aveva mai preso parte al torneo per la missione; lo aveva fatto per sé.
    Per affrontare la parte più oscura, più crudele, più terribile di sé.
    Per spingersi sul ciglio dell'abisso e guardare il fondo oltre le tenebre.
    Per sapere, finalmente, la verità.

    "Cielo..."

    Si era ingannato da solo. Per cinquemila anni.

    « ...Drusilia, in realtà io non so molto del tuo passato, ma so quanto basta per capire che tipo di persona sei, a vederti quasi come se fossi uno specchio in cui vedere me. » disse d'un fiato. « Non so se quello che ho detto prima ti ha ferita... non ti conosco abbastanza... ma mi sono appena accorto di essermi ingannato per tantissimo tempo su cosa e chi ero io stesso, e temo di non poter vincere questo inganno da solo. »
    No, lo sapeva benissimo: non poteva. Non se il suo nemico era lui stesso.
    « ...vuoi aiutarmi? »
     
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    Rimase lì, ferma, ad ascoltare quella statua di pietra parlarle. Le raccontò del suo passato inizialmente con discreta sicurezza, per poi iniziare ad annaspare.

    Qualcosa non andava.

    Questo era sicuro, e glielo confermarono le parole del suo interlocutore. A quanto pareva un'infinità di fattori, tra cui la sua natura ed il suo lavoro, l'avevano portato a mentire così tante volte da rendere la bugia uno dei pilastri della propria vita.
    Tuttavia dire le bugie non è sempre un bene, perchè se da un lato risparmia molti fastidi, se usata in modo spropositato può provocare effetti collaterali, come ad esempio arrivare perfino a mentire a sè stessi e non rendersene conto.

    Quando Alicamantus terminò la sua piccola confessione, la bella dama gli sorrise gentile, spostando gli smeraldi che portava come occhi in basso, in modo che potessero seguire il movimento delle mani candide che andarono a stringere quelle di pietra che le erano innanzi. Solo dopo sollevò lo sguardo, esibendo una espressione dolce e comprensiva.

    -...comprendo.

    Sorrise gentilmente, ripensando alla richiesta ed a quello che avrebbe dovuto fare non solo come dovere morale, ma anche come peculiarità razziale. Infondo era una sorta di angelo, o comunque gli somigliava in un certo senso... una Figlia del Cielo. Qualunque Galanodel che si rispettasse avrebbe offerto il proprio sostegno in una situazione del genere.

    -Non lascerei mai da solo il mio cavaliere.

     
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    Sorrise, dolcemente, e prese dal comodino lo stesso guanto da cui aveva attinto l'energia necessaria a correggere Sarbad dalle sue manie da spione.

    « I membri della Casata Elessedil a cui appartengono possono imparare due abilità particolari, nate assieme al primo Elessedil: la Canzone Magica e la Padronanza della Mente. » spiegò. « Fra le capacità di un Padrone della sua Mente vi è l'entrare nelle menti altrui, visionarne ogni ricordo, apprenderne ogni passo della vita come fosse la propria, e anche modificare questi ricordi. Ciò che importa è che non si può mentire, neppure a sé stessi, mentre si usa la Lettura del Pensiero. »
    "Non mentire con lei, però" si disse.
    « Però non ho appreso a pieno questa parte, né ne conosco ogni modo. Per farla breve, posso permetterti di visionare i miei ricordi come se fossi tu a Leggere la mia mente, ma... »
    "Accidenti!"

    Esitò. Ovvio, dannazione: la verità era che lui - si, proprio lui, senza falsi riferimenti ad altre gargolle - neppure avrebbe dovuto sapere che era, la Lettura della Mente. Insomma, il Demone aborriva i trucchetti psionici, neppure era in grado di effettuare un banale contatto telepatico!

    « ...ma non posso rendere questo legame ad un senso solo. » ammise, distogliendo lo sguardo. « Ciò che farò a me, dovrò fare anche a me. »

    Ossia, tu vedrai la mia vita e io vedrò la tua. Ma perché doveva essere per forza così 'occhio-per-occhio dente-per-dente'?!
     
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    Ascoltò annuendo le parole della gargolla, cercando di comprenderne il significato intrinseco celato dietro di esse. Tuttavia si rese conto che tutto ciò era impossibile; si sentì come nei primi anni di vita nell'immensa biblioteca di Arthur, suo primo maestro nella magione dei Galanodel. Lei era troppo piccola, e nello stesso modo gli annuiva, prendendo per oro colato ogni sua singola sillaba su ogni scienza esatta e non che trattavano. Tuttavia, nè Arthur nè quelli che successivamente le furono maestri, non le avevano mai parlato di magia. Forse da lei non esisteva, o magari era trattata in modo diverso, magari più istintivo.

    -Va bene.

    Già... istintivo come lei.
    Non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe accaduto,
    eppure si buttò quasi ad occhi chiusi.
    Per molti era un vanto.
    Ad altri faceva paura.

    -Mi pare giusto... infondo è come uno scambio, no?

    Le labbra si incresparono dubbiose, per poi distendersi.

    -Se tu sarai oggetto di magia con me, io mi sentirò più tranquilla, quindi perchè no?

    Gli strinse la mano di pietra.
    Poi sorrise.

     
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    Prese un respiro profondo, ansioso, quasi smezzato. In preda ad un singulto di paura pura.
    Ma una volta che la decisione è presa, non si torna indietro.

    Le strinse la mano, la mano che stringeva la sua. L'altra, l'altra l'alzò verso il suo viso a sfiorarle il lato del viso - e con la medesima delicatezza, con un'esitazione infinita, un tentacolo della sua mente si protese a sfiorare quella di Drusilia. Un ricordo alla volta, un frammento di vita alla volta, i due sprofondarono negli abissi delle loro menti, delle loro vite, delle loro anime.

    Buio.

    ~

    Vuoto.
    Così sembrava ciò che rimaneva del mondo dalla cima della torre più alta di Gerveser, ove i forti venti erano in grado di spazzare via gli incauti come niente. Aggrappato ai merli come se non avesse più forze, senza mantello né armi con sé, gli sembrava quasi di essere tutt'uno con l'oricalco della torre, di oscillare con essa ai capricci dell'aria. Sotto c'era il loro ultimo rifugio, troppo in basso perché il parapetto gli permettesse di vederlo, poco oltre il poco verde e giallo dei campi coltivati e poi ancora il nero, il viola, l'arancione di terre devastate dalle continue battaglie... e ancora oltre, balunginante all'orizzonte, il bagliore sovrannaturale del Baratro: onnipresente, illimitato, non crudele o senza ragione; esso distruggeva perché questo era la sua natura.
    Faceva freddo, lassù.

    « Chissà perché sapevo di trovarti qui. » disse una voce dietro di lui.
    Sbuffò. « Sai, Sarbad, un tempo ti avrei piantato un coltello a un soffio dalla gola l'istante prima che tu proferissi parola. » sussurrò. « Così avresti capito... forse.... che prendermi di sorpresa è un po' difficile. »
    Persino di spalle riuscì a cogliere il suo sorrisetto, la risata sommessa che sfuggì dalle sue labbra. « Le nostre solite 'gare a chi sputa più lontano', per dirla come Miremel. »

    Un fruscio di vesti accompagnò la sua voce, finché l'uomo non fu al suo fianco. A differenza di lui, non si reggeva ad alcuna parte.
    Come lui, non ne aveva realmente bisogno.

    « Allora? » disse, all'improvviso ansioso. « Che ne pensi davvero su... »
    « La fine del mondo? » completò lui, un barlume d'ironia. « Chiamiamo le cose con il loro nome, una volta tanto. »
    « Quindi ci credi. »
    « Di sicuro spiegherebbe un mucchio di cose, non trovi? » commentò, come se non gli importasse granché. « La fine del mondo? »
    « Allora devi venire. » disse Sarbad con sicurezza, quasi con alterigia. « Senza di te non possiamo riusci... »

    Scoppiò a ridere.
    Sarbas si voltò, guardandolo esterrefatto. Lui invece si piegò su se stesso, accasciandosi contro il pilastro in preda agli spasmi di una risata rauca, cruda e amara come lame ficcate nel suo stomaco. Rise, privato del fiato per le convulsioni, rise stringendosi spasmodicamente alla roccia dura, buttando fuori in pochi ridacchiati colpi di tosse un'acidità d'animo più corrosiva di qualunque abietta negromanzia avesse mai partorito la mente dell'uomo, ridendo finché non cadde e quasi rovinò di sotto, fermandosi solo espondendo l'ala ai venti e placando i dolori del ventre schiacciandosi al suolo, distrutto di dentro e di fuori.

    « Mi conosci, Sarbad. »
    piegò le labbra in un sorriso sarcastico
    « Uccidere è ciò che mi riesce meglio. »

    Buio.

    ~

    Fuoco, fuoco inestinguibile sgorgò dalla sua gola e incenerì le Ombre dei perduti - bruciando, cauterizzando, incenerendo ogni cosa. La percezione... quella che la parte ancora razionale della sua mente chiamava 'visione del flusso'... pizzicò alla base del suo cranio. Ripiegò un'ala, volando per un breve battito del suo cuore con la pancia esposta al cielo, e deviò l'assalitore areo con una zampata prima di ritornare in assetto orizzontale e sferzare l'aria con forza, guadagnando quota. Riuscì a vedere il suo nemico, l'Ombra di quello che una volta era stato un nobile drago prima che la morte lo sopraffacesse e il Baratro si impossessasse della sua anima, deviare di un quarto di miglio alla sua sinistra: credendo che si sarebbe messo al suo inseguimento, aveva iniziato a scartare per evitare il suo attacco.
    Il suo sguardo scintillò di ferocia pura.

    Piombò su di lui dall'alto. Le sue zampe anteriori colpirono e spezzarono le ali, la coda fustigò il suo fianco con la forza di mille magli e le sue fauci si chiusero sul suo collo. Azzannò con forza e scrollò furiosamente per spezzare la spina dorsale, poi lasciò cadere al suolo il nemico abbattuto. Ruggì al cielo la sua vittoria, scuotendo l'aria con il fragore del fuoco nel suo ventre; nella bocca aveva il sapore del sangue dei morti, nelle narici quello delle carni bruciate.

    Un frullio di ali, e un altro drago calò dal cielo per unirsi a lui: più piccolo, più agile, dalle squame dorate ora offuscate dal sangue dei nemici abbattuti ora rese sfavillanti dalla luce dei fuochi nella notte. Un cenno del muso le assicurò ciò che i suoi grandi occhi dorati, di una tonalità del tutto diversa dal suo amaranto, imploravano di sapere: nessuna Ombra era riuscita a ferirlo. Per un attimo si sorprese del bagliore di empatia che l'aveva colto, del lampo di muta comprensione che aveva avuto con
    m i r e m e l
    quel drago, poi il suono dei corni estinse quel pensiero ozioso: sotto di loro la battaglia non era ancora terminata. Ruggendo la loro sfida al mondo, i due draghi volarono assieme sui cieli di quel che restava di Celentir.

    Buio.



    CITAZIONE

    Settimo Livello ~ Lettura Del Pensiero

    Il personaggio può tentare di creare un legame con la mente della vittima, e da lì sondare ogni proprio pensiero, acquisendo tutti i vantaggi derivanti. Se la vittima non possiede resistenza efficaci contro tale potere psichico, per il Padrone della Mente sarà facile impossessarsi di lei. Potrà anche, con un maggiore dispendio energetico, modificare le memorie della vittima, cancellandole, plasmandole o creandone di nuove. Per far ciò deve mantenere la concentrazione, pertanto azioni complesse e di attacco sono impossibili. (Consumo: Alto/Critico).


    Usato da qui in poi, ogni turno da qui finché non termina l'effetto, al fine di "scambiare" due propri ricordi con due ricordi di Drusilia. Quelli presentati risalgono rispettivamente a due e a duecentotrentaquattro anni fa; come quelli a venire, sono dunque presentati in ordine cronologico inverso.
    L'idea è, più che scaricare in un sol colpo quasi ventimila anni di vita nella mente di Drusilia, di fare una panoramica a volo d'uccello che permetta la comprensione delle linee generali - con particolare e rilevante attenzione verso ciò che Drusilia vuole sapere.
     
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    La pietra sfiorò la carne, e la dolce Drusilia socchiuse gli occhi, respirando profondamente nel tentativo di rilassarsi. Ebbe come la sensazione che dalla mano della gargolla di pietra fosse uscito qualcosa, una forza che si spinse oltre il suo viso, abbracciando la sua mente.
    Un leggero brivido, una paura impalpabile.
    E poi si lasciò andare al flusso lento dei propri ricordi.


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    Night City, 03:28 a.m.
    Un'altra realtà.

    -Cazzo, Dru, ti ho detto più veloce!

    Una ragazzina molto alta correva nella pioggia; i capelli corvini zuppi d'acqua lasciavano sfuggire piccole goccioline sulle punte fin troppo vicine alla nuca per un normale taglio femminile. Al rumore dei suoi passi svelti, resi ancor più pesanti da enormi anfibi neri, tintinnava il metallo di cui si era cinta, tra borchie, catene e bracciali. E nonostante tutto quel peso, sfrecciava in avanti come una saetta, a differenza di una fanciulla che tentava di raggiungerla, parecchio indietro, a molti passi di distanza.

    -Non ce la faccio, non ci riesco...

    Rispondeva ad Alhandra, e sotto queste urla disperate voltarono un angolo, fermandosi di scatto davanti ad un canale.
    La strada si bloccava a quel punto.

    -Ci mancava un fottutissimo vicolo cieco!

    Imprecò la ragazza che prima era in testa, calciando una lattina di pepsi che andò a precipitare nell'acqua densa di quella sottospecie di fiume artificiale, scomparendo nel nero riflesso del cielo notturno.

    -Ed ora che facciamo? Ci prenderà!

    Esclamò l'altra, mentre il volto era rigato da copiose lacrime. La sua bella voce d'angelo tremava, terrorizzata fino alla parte più nascosta della propria coscienza, come tremava anche il resto del corpo, forse in preda di dosi esagerate di adrenalina, o magari ad un qualche singolare tipo di esaurimento nervoso.

    angelsanctuaryv18133

    -Oh, l'hai detto, principessa.♥

    Drusilia ed Alhandra si voltarono di scatto alla fonte di quel suono, incredule non certo per la scoperta di chi vi fosse celato fra le ombre e le fiamme nere, piuttosto che le avesse raggiunte con così tanta semplicità.
    Eppure dovevano saperlo; Aisiling non era più umana.

    -Non è ancora detta l'ultima.

    Sussurrò la strega con ancora un fil di voce, mentre la mano destra andava a cercare qualcosa nascosto nella tasca del giubbotto. Dru sostava ancora dietro di lei, inerme e senza forze, davanti ad un'amica ancora in piedi ed una nemica pronta a scagliare il suo attacco finale.

    -Ti farà piacere riabbracciare i tuoi cari all'inferno...

    Dalle dita affilate nacque qualcosa di oscuro e terribile, che si sarebbe andato a scagliare contro di loro se Alhandra non avesse improvvisamente estratto uno specchietto da borsetta che andò ad intercettare l'attacco, rigettandolo al mittente per poi frantumarsi in mille frammenti. Sotto lo sguardo attonito di una Drusilia quasi quindicenne, la succube cadde per terra, mentre Alhandra si voltava e le faceva un occhiolino malizioso.

    -Ah, gli specchi. Miglior amico e nemico al tempo stesso del Diavolo.

    La aiutò a rialzarsi, ma un rumore elettrico le fece sobbalzare. Fu solo un attimo, ed un'ombra nera simile ad un velo fu gettata verso di loro, quasi fosse una rete. Non ebbero tempo di ragionare, nè di domandarsi come diavolo aveva fatto quel demone a riprendersi così rapidamente; Alhandra, ormai priva di idee, ebbe l'istinto di spingere l'amica verso il canale, dove i riflessi delle acque l'avrebbero inghiottita e fatta sparire per un pò.

    -Sparisci, puttana!

    E mentre Drusilia precipitava nell'abbraccio gelido del fiume, prima che il freddo potesse prendere possesso dei suoi sensi, potè vedere in lontananza l'ultima dei suoi cari rimasta in vita combattere come un eroe contro un nemico troppo potente. E piano, mentre gli occhi smeraldo si chiudevano, anche la nube nera andava ad avvolgere l'amica, entrambi preludio di un sonno contro natura.
    E poi il Buio.


    png

    Fovea del terzo distretto dell'Estremo Oriente.
    Un'altra realtà.

    -Perchè sei venuta, Dru?

    Una ragazzina di bianco vestita sostava su di una panca in disparte in quell'enorme cattedrale. Aveva la testa china, ed i lunghi capelli castani scendevano dolcemente accarezzando le mani strette in due pugni, il dorso inumidito da piccole lacrime che scendevano dal volto coperto.

    -Stanotte ho visto Aramil.

    Sussurrò appena, mentre un'altra ragazzina, probabilmente della sua stessa età, si sedeva al suo fianco, accarezzandole i capelli. Indossava abiti da suora novizia, ed i capelli d'oro erano legati in una coda bassa sotto il velo blu.

    -Allora dovresti esserne felice, o quantomeno sollevata! E' da una settimana che non lo vedeva nessuno. Stavo iniziando anche a preoccuparmi se...

    -Mi ha tradita.

    Drusilia l'aveva buttata secca, forte e sconvolgente come un dardo in pieno petto. Non aveva voglia di essere gentile, quel giorno, soprattutto perchè ancora impegnata ad estrarre il proprio.
    Ne seguì un silenzio imbarazzate, spezzato solo da qualche passo in lontananza che echeggiava fra le volte del tempio di Dio.

    -Non è possibile, cioè, voi vi amate, no?

    Si trovò a dire Virginia, non ottenendo tuttavia alcuna risposta dall'amica.

    -Cioè... ne avete passate così tante insieme, perchè mai dovrebbe tradirti?

    La ragazzina dal capo chino strinse i lembi della propria veste con tutta la sua forza, per poi cadere senza forze sul poggiamano del banco antistante. Quella notte non aveva dormito.

    -Aisiling.

    Attimo di silenzio.
    Poi un tono misto fra il dubbio ed il sospetto.

    -Che cosa ha fatto Aisiling?

    Buio.


    Da qui in poi, ogni turno da qui finché non termina l'effetto, Drusilia scambierà i propri ricordi con quelli di Alicamantus. Quelli presentati risalgono rispettivamente a quando Dru era prossima ai suoi quindici anni; anche se appartenenti alla stessa annata, come quelli a venire e quelli di Alicamantus, sono presentati in ordine cronologico inverso (quindi il secondo è avvenuto prima del primo).

    Cerco di duettare con Ali all'interno di questa magia sconosciuta per il mio pg, cercando di inserire episodi fondamentali del passato di Drusilia già citati ma non ancora riportati per esteso. Spero di non sbagliare nulla ò_ò
     
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22 replies since 6/3/2009, 20:16   622 views
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