Kahil Làrs Romeo VS G r o r k

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    The Warrior Day IV
    Turno III - Girone I


    - Kahil Làrs Romeo VS G r o r k -

    Campo di Battaglia: Arena Tenkaichi di dimensione 100x100 metri
    Condizioni Ambientali: Cielo sereno, temperatura mite
    Limite di Tempo: 9 Maggio
    Post Minimi: Presentazione + 3 Post Attivi
    Limitazioni: 2 slot tecnica per ogni turno
    Penalità: Dopo il giorno di mancata risposta
    Primo Post: Kahil Làrs Romeo


    Condizioni di Vittoria:
    ~ Morte Avversaria
    ~ Resa Avversaria
    ~ Perdita dei Sensi per esaurimento forze
    ~Abbandono



    Criteri di Giudizio
    Come da regolamento ci si baserà su Lealtà, Strategia, Scrittura e Puntualità con voti da zero a cinque.
    Tutti e i parametri sono da considerarsi alla pari; nessuno vale più dell'altro.



    NOTA: I personaggi sono soggetti al criterio dei giudici sia per ogni tecnica/abilità singolarmente sgravata sia per schede complessivamente power-player.

     
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  2. Kahil Làrs Romeo
     
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    Kahil era supino a fissare energicamente il vuoto o meglio, qualcosa di molto simile.
    Scrutava dei "calcoli matematici" stampati su di un tomo dalle pagine giallognole, mentre le sue pupille tentennavano, speranzose di fuggire dalle orbite annoiate. Ondeggiava cronicamente la testa ad ogni capoverso, quasi stesse inseguendo con discreta cura ogni riga, convinto che altrimenti questa gli sarebbe sfuggita mettendo su delle scattanti gambe d'inchiostro. La porta della suite guaì, schiudendosi appena: qualcuno lo stava sbirciando oltre la soglia della sfarzosa stanza.
    Voltò pagina ― stavolta di un altro libro ― ma ancora nulla: quei "meno tre" e quei "più due" gli rimasero ancora impressi nelle retine degli scintillanti occhi rossi, dorati dai bagliori di un lume oscillante. L'ingresso si aprì di nuovo, e il suo stridio parve ottenere un accento animalesco, quasi vivente.
    Delle lenzuola disfatte e sbatacchiate in ogni dove, lungo quel letto che puzzava ancora di donna, Romeo parlò.
    «Catastrofé ?»
    Domandò, sorprendentemente sollevato.
    No, ovvio che non potesse essere lei. Oltre le sue iridi insoddisfatte, una cameriera si congedo furtiva e silenziosa, riponendo la maniglia al meritato posto. Evitò di rimproverarla, e tanto meno volle trattenerla per farle udire i suoi versi migliori. In quell'istante le sue meningi erano impegnate altrove, tese all'unisono di fronte ad un terzo mattone di pagine ocra, ben più familiare dei precedenti.
    Romero e Giulliotta, come poteva essere altrimenti ? Il Montecchi scrutò con cura la copertina dell'ennesima copia da collezione, (la sua preferita, nel caso) e solo dopo diversi minuti in cui il suo naso aguzzo s'improvvisò segnalibro, portò i due argini della lettura a baciarsi richiudendoli in un quieto "Plop !" polveroso.
    Inutile !

    Nulla che gli desse l'illuminazione, lo sprizzo fantastico di cui si serviva usualmente: la piccola polvere di fata necessaria a far volare i suoi pensieri, in quei momenti torbi e infiniti come la Tana del Bianconiglio. Sbuffò sonoramente, sollevando la manica del Kimono e passandovi al di sotto un pennello grondante, appena bagnato di nera tempera, maldestramente rovesciata sulle coperte di lino regale. Lentamente, grosse lettere scomposte e tremolanti si posero in fila seguendo la linea dei suoi muscoli scolpiti, e una volta compiute queste sembrarono assumere un senso logico, seppur confusionale.
    A dire la verità, non si curò neanche troppo di ripulire le gocce barbine che arrancarono lungo il gomito, grondando rapide sugli indumenti striminziti, fino a poco prima puri come gigli ed ora maculati di diversi colori.
    Ancora nessuna risposta alla domanda che lo tormentava, pungente.
    Cosa avveniva dentro di lui ?
    La testa parve vorticagli, trainata da un affanno più materiale di quel turbine di bazzecole pensierose, improvvisamente rovesciate di capo in piedi, nel secondo in cui un filo di nausea ne risalì le guance, rigonfiandole e rendendole livide come grappoli d'uva. Le sue palpebre mutarono in contagocce rossicci, e un improvviso candore conferì un pallore spettrale ai suoi lineamenti, dalle tonalità non troppo distanti dai lenzuoli su cui poggiava. Erano ancora impregnati dell'odore della precedente proprietaria; e proprio quella fattucchiera dalla fronte sporgente, era la causa dei suoi guai e dei suoi sussulti. Il suo indice batté il tempo picchettando ripetutamente sui piedi incrociati, soffocando l'ennesimo dei conati rivoltanti.

    Possibile mai, che quelli fossero i cosiddetti "Sentimenti" ?
    Làrs scuoté follemente il capo in cenno di negazione, e per poco questo non gli costò le proteste dello stomaco, ancora ribollente di infusi ammalianti a lui ignoti. La sua pelle perfetta non presentava cenno di bubboni rivoltanti, e nessun impulso animale aveva preso possesso di lui, quindi da cosa potevano derivare mai simili tormenti ? I suoi sguardi di disappunto, ricaddero per la seconda volta in direzione del misterioso cabinato denominato "doccia", indispettito e deciso a non donargli una fredda lavata di capo, nonostante le ripetute suppliche di cortesia da lui rivolte in direzione dei pomi dorati. Senz'altro, qualcosa doveva sfuggirgli. Non era così che doveva funzionare ?
    Incuranti, i suoi crucci migrarono altrove trasportati su un paio di piedi strascicanti, con più precisione, in direzione dell'Arena Tenkaichi , il suo teatro migliore.
    Muovendo i primi passi in quella marea di applausi scroscianti, qualcosa gli suggerì di non farsi abbindolare dalla caramellosa dolcezza di quei battiti zuccherosi: doveva stare attento questa volta.
    Altrimenti, avrebbe fatto indigestione !

    SPOILER (click to view)
    Casualmente come il mio PGì non mi sento troppo bene, spero che il post piaccia comunque ^^' Buona Pasqua e tanti Auguri X°DDDDD
     
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  3. G r o r k
     
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    « Oggi è il 20 del mese di Sahban.
    Sai cosa significa?
    »
    « … »
    « La parola “acqua” ti dice qualcosa? »
    « … »



    « Sam-Sam! », gridò non appena mise piede sul ring, accompagnato da giubili e dallo scroscio di applausi. La sua colossale figura si erse in tutta l’imponente stazza sulla metà opposta dell’Arena, oscurando il piccolo cucciolo dai capelli argentati e gli occhi rossi – occhi rossi che brillavano di un’insana follia.
    Ormai il pubblico doveva essersi abituato all’idea di un Orco alto tre metri e mezzo e pesante circa quattrocento chili che si muove, ansima e prova sentimenti come l’Ira. E – a ben pensare – era solo l’ira il sentimento manifestato durante la competizione, dietro al quale si celavano ragioni ben più che solide:
    Nessuno tocca Laizla. Nessuno.
    Nemmeno con una goccia d’acqua, benché oggi la Festa lo imponesse.
    « Dice la Leggenda... » esordì con voce grave, solenne, chetando la folla festosa ed avida di spettacolo. L’espressione si manteneva severa, burbera, accigliata. Gli occhi infossati si puntarono sul suo avversario, curandosi bene di evitare d’incrociare lo sguardo con quel demone in grigio.
    « ... che il bambino salvò la madre dalla Sete, trovando l’acqua che scorre sotto la sabbia. »
    Una seconda pausa.
    Si sforzava di parlare in un italiano più corretto possibile, ed abbastanza forte da poter essere ascoltato da tutti in quel luogo.
    Sugli spalti, commossa, una Laizla era praticamente rapita dalle sue parole.
    A distanza di metri – centinaia di metri – i due si scambiarono un tenero sguardo, e l’animo del burbero Guardiano si sciolse come la neve sotto i primi raggi di quel sole splendente che era Padroncina.
    « L’acqua sgorgò, e la madre si diss… dissetò, giuuusto? »
    Si fermò, in preda al dubbio. Dissetò è un verbo correttamente coniugato?
    Mistero!
    Non poteva darsi risposta, a meno che qualche letterato – e che, magari, vantava una terminologia più fornita della sua – non dicesse il contrario.
    Allargò le abnormi braccia in un gesto plateale, rivelando una borraccia legata al fianco; in confronto a lui, raggiungeva a malapena le dimensioni del dito indice.
    La voce, da possente, passò ad un tono calmo, pacato…
    … la quiete prima della tempesta.
    « Taaanta gente si dissetò, ma l’acqua troppa diventare e tutti urlare… »
    I polmoni si gonfiarono d’aria, batté forte il piede destro contro il pavimento ed una piastrella grigia si crepò. La mano mancina corse alla minuscola borraccia e, stringendo il pugno, questa si ruppe rilasciando circa un litro d’acqua.
    Guizzante acqua che scivolò lungo le dita verdi, che cadde goccia a goccia sull’Arena e che venne lanciata a mo’ di benedizione sacerdotale sull’avversario, accompagnata dal cavernoso urlo del Mastino.
    « Sam-Sam! Sam-Sam! »
    Di che Festa stesse parlando, probabilmente, lo sapeva solo lui.
    Lui e Padroncina.
    Ma avrebbe avuto modo di spiegare nel dettaglio il Sam-Sam.
    C'è tempo...
    C'è tempo...
    C'è tempo...


    « Sam-Sam. Festa oggi è. »
    « Esatto, Grork, esatto! Oggi tutti devono festeggiare.
    Tutti dovranno spruzzare acqua sul prossimo in memoria della Leggenda. E' tradizione.
    »
    « Spruzzare acqua… Festa… Leggenda… »
    « Uhm? A cosa pensi? »
    « Grork festeggia Sam-Sam su Ring.
    Padroncina contenta, siii? »

     
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  4. Kahil Làrs Romeo
     
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    Il mondo, o per meglio dire "La Palla", come era solita chiamarla Romeo gli aveva riservato un gran festino di sorprese. Alcune sublimi più che incantevoli, e altre assai meno, ma comunque una quantità esorbitate. Da capogiro. E quel giorno quest'ultimo stordimento non era dovuto al consueto borbottio del bassoventre, né era frutto di una lungimirante esibizione nei panni del Montecchi. A dire il vero, era assuefatto, incantato ancor più del solito, ma non dalla storia della mastodontica creatura che dominò il campo con la sua capiente ombra. Era una novella piuttosto scialba a dire il vero, e peccatrice di diversi cali di suspence. Eppure il suo sguardo era vigile, arzillo.
    Avanzò, ed ebbe la netta sensazione che se solo l'avesse voluto, i suoi passi sarebbero stati più lunghi, molto, molto più lunghi.
    Nel suo cervello vi erano almeno altri tre piccoli Kahil, che si dimenavano confusionari, sciolti sul ponte di una nave di cui non riuscivano proprio ad ammainare le vele.
    "Come si fa ? Come si fa ?"
    Interrogava gli altri, il primo disperato.
    ".. Ma sì, ma sì, magari con delle - dalle, dolle - redini !"
    Ribatté un secondo.
    "Ma come può, come può essere uscito dal libro ?"
    Ripeteva ansiogeno il terzo, con le gambe strette fra le braccia, mentre si dondolava come un balocco, avanti e indietro, avanti e indietro. Solo Làrs, l'unico e il solo, poteva accedere a simili risposte, ma in quel momento aveva inconsciamente preso a girare in tondo, sussurrando (sussurri ben udibili, si badi) a turno ognuna delle prediche di quel terzetto di pensieri, arenati nel bel mezzo dei suoi timpani.
    «..Ma senza il padrone» Accennò «Magari basterà chiederglielo gentilmente ?»
    Non si può, non si può, rispose il trio all'unisono nella sua mente, e l'avrebbe ascoltato sino alla fine dei tempi, scavando un solco tondo al disotto dei suoi piedi, se solo un litro d'acqua gelida non l'avesse bagnato, sciacquando via i poveri barcaioli in un acquazzone di pochi istanti.
    « Sam-Sam! Sam-Sam!»
    Strabuzzò gli occhi umidicci, appena in tempo per capirne la provenienza. E riderne. La temperatura di quel dì rendeva la terra rovente e gli occhi aridi di Kahil ancor più aridi di lacrime, e ne accaldava ancor più i pensieri, ustionanti come tizzoni ardenti. Quella stessa afa oppressiva lo allucinava a piunto tale che gli parve distintamente, di vedere le folle amalgamarsi in un unica creatura ruggente, sbraitante mentre gridava "ammazzalo". Ma quella creatura paratasi lì davanti, non poteva essere un illusione, benché gigantesca o per meglio dire, enorme, e ne era certo poiché l'acqua che l'aveva investito era palpabile, gelida come una seconda pelle di ghiaccio lungo il ventre, benché al di sotto di esso, ora egli stesse ribollendo come un calderone ricolmo di mille diavoli infuriati.
    «Perdonami "Signor Genio" ..»
    Scoppiò a ridacchiare a zanne spalancate, proseguendo. Baffetti ricurvi, codino ribelle e capo spoglio che rifletteva senza intoppi i riverberi solari: non v'era dubbio, doveva proprio essere lui.
    «Ma dov'è la tua Lampada ?»
    Non gli diede tempo di rispondere che subito balzò via, serrando il labbro inferiore nella morsa dei denti perlacei. Girovagò ancora un po' per l'Arena, bisbigliando diverse imprecazioni a lui sconosciute, prima di abbattersi in ginocchio a pochi metri dal gigante, sbraitando incomprensibilmente. « ..è così ? Non vuoi dirmelo, eh ?»
    I sospiri divennero urli, diretti alla volta del cielo.
    «Oh! Io sono lo zimbello della fortuna!»
    E poi, così, senza motivazioni, cadde. Rotolò in terra, quasi sino ai piedi dell'orco, benché di tanto in tanto, si abbandonasse ad una poco professionale pausa di dolore. Le pupille rotearono nei loro alloggi, formando cerchi concentrici e vacui, mentre rallentava sino a puntare gli occhi immobili, dritti in quelli del nemico.
    «Ma volente o nolente, tu mi dovrai tre desideri.»
    Socchiuse le labbra in un ghigno sadico e in pochi secondi, prese fuoco. Non metaforicamente, ma bensì nella pratica: in un attimo dal suo corpo un numero diffuso di vampe prese forma, correndo dritte ad assalire il suo giulivo rivale. La verità era assai differente, come capitava il più delle volte, trattandosi di Romeo. Solo una delle fiammelle avrebbe osato attentare agli scialbi indumenti della belva, ― Bastava una scintilla, ad incendiare una foresta ― al contrario le altre avrebbero fornito un doveroso supporto ai suoi intenti, occultandone i movimenti oltre una prospera cortina fumante. Da quella stessa postura, la sua mano sarebbe difatti accorsa all'elsa, prima di lanciare la mannaia dritta all'inguine di quelle mastodontiche gambe. Indifferentemente dal successo o meno dell'azione, prima di cozzare al suolo o nelle carni sanguinanti, la spada avrebbe preso vita e in un solo istante, si sarebbe esibita in una violenta rotazione a tutto tondo. Da una simile posizione, non solo il taglio avrebbe inferto gravi danni alle sue zone più malleabili, ma ne avrebbe anche tarpato le possibilità di movimento, recidendone all'unisono entrambi gli arti inferiori.
    Grork ancora non lo poteva sapere ma mancava poco, meno di quanto potesse immaginare,
    al momento in cui avrebbe avuto un nuovo, dolcissimo padrone.
    E la sua prima richiesta, sarebbe stata tutta da godere.


    SPOILER (click to view)

    Slot Tecnica Spesi: 2/2 [Tecnica/Catena]
    Riserve di Mana: 95%
    Stato Fisico:
    Note Di OT Generico:
    Abilità Impiegate
    ――
    T h e N u M B e R o F T H e B e a S T ~ Le capacità di dominio psionico di Kahil
    non sono certo elogiabili, ma si dà il caso che l'enorme abilità combattiva che risiede in lui, gli abbia conferito l'atipica capacità di spostare a seconda della propria volontà, qualsivoglia oggetto o arma con cui si sia trovato prolungatamente in contatto, rendendo tale prodigio parte integrante delle sue manovre di spada e dei suoi imprevedibili attacchi. Muovere le armi con il pensiero o qualsivoglia artefatto, costa sempre uno Slot Tecnica. Di certo non avrà la innata perfezione di uno Psion nel portare tali assalti, ma senza dubbio conterranno tutta la devastante forza, della sua arte con la spada. Gittata: 20 Metri.

    Abilità Speciale Attiva. [Catena]
    ――
    Tecniche Utilizzate:

    C h R o M e H a M M e R ~ Le fiamme nere della notte, si propagano in un istante sotto forma di presenze sferiche (mx 5), grandi poco meno di una palla da baseball, completamente incediate, mentre levitano quiete a mezz'aria. A scelta possono apparire in circolo nei pressi del nemico (1m da esso), oppure nelle circostanze del Caster. A contatto con le carni esse emanano una violenta sensazione ustionante, mentre al contrario, sanno rivelarsi fulminee nel divorare nelle loro vampe qualsiasi abito o veste e qualsiasi genere di metallo o equipaggiamento, dandogli fuoco e rendendolo inusabile. (se possiedono poteri essi vengono sottratti sin quando non viene domata la brace) Le fiamme o i fumi non causano disturbo a Kahil e a ciò che è di suo possesso, spostandosi a suo ordine. Le sfere producono discrete cortine di fumo nero nei loro pressi e sono immuni a attacchi fisici, seppur sensibili alla magia. Con un consumo Basso, è possibile fissarle su qualsiasi materia solida, incluso il corpo nemico, purché vi fossero già in contatto ravvicinato.
    Consumo Basso ♠ Durata: II Turni ♠ Elemento: Oscurità

    ――
    Equiment Utilizzati:

    ――
    M o N o C h R O M e [ C u B a L i B R e (?) ] ~ Un elegante intreccio di metallo ne forma la vistosa impugnatura la rende estremamente simile ai noti Rapier ma dietro la primaria apparenza si cela una lama con filo a punte ricurve, di chiara ispirazione alle Katana orientali. Forgiata chi-sa-dove e da-chi-sa-chi (in ogni caso, chi diamine se ne frega ?) Kahil ignora le sue origini, ma conosce bene le sue leste abilità che la rendono -oltre alla sua forma- fra le armi bianche più infime che gli occhi nemici possano scorgere.
    Difatti tutte le armi impugnate dai molestatori del suo padrone, ne subiscono inevitabilmente gli immediati effetti "diventando terribilmente pesanti, quasi impossibili da maneggiare" (Max 10 Metri; Non ha effetto su armi non impugnate).
    Inoltre le armi nemiche diverebbero disubbidienti a qualsiasi forma di dominio che il loro padrone eserciti e/o esercitasse su di esse. Rifiutandosi di eseguire gli ordini impartiti dal loro padrone, se questi puntano su un legame affettivo o magico/psionico. In termini di gioco se un arma "peserebbe meno perché riconosce il suo padrone" tale particolarità viene meno, oppure "Se la spada lieviterebbe a mezz'aria eseguendo ogni ordine" essa semplicemente cadrà in terra, priva di tale potenziale o di controlli simili. Allo stesso modo, anche le armi di Kahil si rifiutano di ubbidire ad un ordine se questo proviene da un avversario che tenta di manovrarle.
    Avendola spizzicata dal bottino di qualche farabutto, il nome che gli affibbia varia senza ritegno. Quanto si può essere sfigati per chiamare una spada per nome ? L'importante è che sia di fine lavorazione e che la resistenza risulti sopraffina. La lunghezza complessiva tocca il metro e sessanta centimetri, in 'offerta omaggio' possiede un fodero di legno pregiato, che reprime il potenziale celato della lama sinché essa non ne fa capolino.
    Arma Primaria da Corpo a Corpo
    ――
    L u S T C H a I N S ~ Coppia di catene gemelle che solitamente sono disposte attorno al polso di Kahil: possono sferzare colpi davvero impressionanti se maneggiate a dovere. La loro resistenza è niente affatto indifferente a quella dei metalli rari e la loro lunghezza tocca i cinque metri, ma se opportunamente connesse grazie agli appositi supporti, giungono anche a superare i dieci. Se ne stanno raggomitolate senza alcun cenno di vita, assopite attorno alle braccia del padrone senza renderne scomodi e difficili i movimenti. Ci si può eventualmente connettere una spada.
    Arma Secondaria da Corpo a Corpo
    ――
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Corpo-Giuria si vede costretto ad assegnare una vittoria a tavolino per mancata risposta avversaria.

    Dichiaro vincitore Kahil Làrs Romeo , che si classifica per la Semifinale del torneo.
     
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4 replies since 9/4/2009, 20:57   291 views
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