Kahil Làrs Romeo VS Catastrophe

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    The Warrior Day IV
    Semifinali - Girone I


    - Kahil Làrs Romeo VS Catastrophe -

    Campo di Battaglia: Arena Tenkaichi di dimensione 100x100 metri
    Condizioni Ambientali: Cielo sereno, temperatura mite
    Limite di Tempo: 13 Giugno
    Post Minimi: Presentazione + 3 Post Attivi
    Limitazioni: 2 slot tecnica per ogni turno
    Penalità: Dopo il giorno di mancata risposta
    Primo Post: Catastrophe


    Condizioni di Vittoria:
    ~ Morte Avversaria
    ~ Resa Avversaria
    ~ Perdita dei Sensi per esaurimento forze
    ~Abbandono



    Criteri di Giudizio
    Come da regolamento ci si baserà su Lealtà, Strategia, Scrittura e Puntualità con voti da zero a cinque.
    Tutti e i parametri sono da considerarsi alla pari; nessuno vale più dell'altro.



    NOTA: I personaggi sono soggetti al criterio dei giudici sia per ogni tecnica/abilità singolarmente sgravata sia per schede complessivamente power-player.

     
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  2. Catastrophe
     
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    Called from Above; fourth question
    W h o ?



    ~ ~ ~ ~
    Dream of the Shore near Another World
    ~ ~ ~ ~

    L'ospitale era una casupola angusta, di misure strette tanto quanto lo era -o almeno, così credeva- il rigore con cui si alternavano guaritrici, infermieri e cerusici, sporadicamente accompagnati da chierici in palandrana che spandevano un acre lezzo d'incenso che elargiva all'atmosfera una marcescenza solenne fatta di aromi stantii e inebrianti. Dall'interno, tuttavia, l'edificio diveniva letteralmente in grado di aggredire i visitatori con il suo puzzo ammorbante, contaminato da un odore di esalazioni guaste e di pitali strapieni; in quell'odore, silenzio. I malati -naturalmente- non avevano molto di cui parlare, ed i gestori non spendevano più di qualche frase rituale alla spicciolata, borbottando ordini ed imprecando per quel lezzo al quale persino loro non riuscivano ad essere immuni. Quella mattina, tuttavia, l'incantesimo venne infranto da un vociare confuso appena adiacente
    alla prima corsia di pazienti, dove era costume stipare i feriti più gravi.
    “Si calmi, la prego! Lei non ha il diritto--”
    Ne ho il diritto eccome -e vorrei vedere: quei due, maledetta me, sono miei stipendiati.
    E adesso, si faccia da parte.

    “Dove crede...?”
    Il tonfo della porta scardinata si premurò di rispondere alla domanda tronca con una prontezza che aveva dell'indecente; sradicata l'anta di legno con uno strattone, l'abominio si diresse con passo affrettato verso due lettighe attigue l'un l'altra, sulle quali riposavano -svenuti- un uomo e una donna. Si accostò alla branda del primo e vi si sedette senza alcun riguardo, fissandone le palpebre semichiuse con un'acredine tale da poter bruciare al contatto; ai presenti, trasaliti dall'orrore, sembrò quasi che quello sguardo potesse scrutare oltre il cranio del malcapitato.
    Quindi, ricapitoliamo.
    Fece scorrere la destra lungo il lenzuolo, sino a fermarla sul petto nudo di lui. Il suo tono era blando,
    ed una blanda finzione.
    Io vi ingaggio per un omicidio,” trascinò la parola con la dovuta enfasi, conferendole quasi una dolcezza remota.
    E voi due, cosa fate? vi mutilate a vicenda?
    Le dita si arcuarono in un impeto di frustrazione, scavando cinque solchi rosacei lungo lo sterno del desfigurado; Hisagi Shuhei, comunque, non diede segno di aver ripreso conoscenza.
    Ritrasse la mano, congiungendone i polpastrelli con la gemella in un gesto che
    voleva sottolineare la conclusione imminente.
    Decisamente, un pessimo exploit di serietà professionale.
    E si fletté sul corpo del mercenario, portando il viso a contatto con la sua maschera esausta; non si sfiorarono, ma il sibilo che ne seguì fu più tagliente e pericoloso di qualsiasi predicato fisico.
    Si, bello e impossibile, si. Ho proprio detto che siete una coppia di irrecuperabili coglioni.
    Si scostò dalla branda, portando le mani al capo ad accompagnare un grugnito di insoddisfazione.
    Dio, questo mal di testa mi sta uccidendo.
    Schioccò le dita, quasi a voler cancellare la sua debolezza, e li ammonì entrambi.
    Fatevi ricucire alla meno peggio.
    Uscì. Quando un cerusico, poco dopo, andò a sincerarsi delle condizioni di Hisagi Shuhei, notò con apprensione che
    le sue labbra si erano stirate nell'embrione di un sorriso sardonico.

    ~

    La fiumana degli spettatori antistanti l'arena era sempre stata il suo nemico più affezionato sin dall'incipit della missione; negli ultimi tempi, tuttavia, era riuscita ad occludere i suoi canali empatici in maniera tale da potersi addirittura -seppur non senza una certa insofferenza di fondo- confondersi nel loro amalgama di corpi e colori. Mentre attraversava il suo sgradito e obbligato bagno di folla, badando bene di premere le falde del colletto sul viso e mantenere lo sguardo rasente il suolo, l'AEnemos divenne protagonista di un fatto tanto insolito da sconfinare nello straordinario: inciampò. Poggiò un piede in fallo, completamente ignorante della possibilità di un simile scenario, e cominciò inesorabilmente a capitombolare in avanti verso il pericolo di rovinare sulle ginocchia. Avvertì la trazione di un paio di braccia che la cingevano, traendola dall'imbarazzo della caduta. Non si voltò. Non voleva conoscere il testimone di quel suo piccolo, insospettabile vacillo.
    “Mia lady, vi sentite bene?”
    La voce del suo salvatore-colpevole, fonda e matura, la paralizzò. Quello le si portò al fianco con la grazia misurata di chi sa muoversi attraverso le moltitudini -dote per la quale non mancò di provare un pizzico di invidia, sollevando il volto per incontrare il suo a metà tragitto. Il primo, assurdo pensiero che la attraversò fu per la bellezza inquietante di quello: aveva una zazzera di capelli biondo-argentati che ne copriva la fronte con disordinata eleganza, ed un viso sottile e dolce che irraggiava carattere dai grandi, luminosi occhi verdi.
    Le sfiorò le mani, allungando la presa sino ai polsi di lei. Dopo un momento di esitazione, la baciò.
    L'abominio sgranò gli occhi, incapace di muoversi: cercò di formulare un pensiero offensivo da trasmettere empaticamente a quello sconosciuto molesto, ma scoprì con orrore di non riuscire a formulare alcun pensiero coerente; era intrappolata dalla consapevolezza tattile delle labbra di lui che premevano contro le sue, e della lingua umida che si insinuava nella sua bocca cercando una corresponsione complice.
    Il giovane si ritrasse con garbo, troncando il bacio con quello che si indovinava come melancolico disappunto. Catastrophe portò l'indice alle labbra ancora dischiuse, con la volontà manifesta e maldestra di saggiare la veridicità di quanto appena accaduto; l'altro non sembrava intenzionato a concederglielo.
    “Perdonami, ma non c'era altro modo: quando un AEnemos è succube di un'emozione particolarmente intensa, le sue capacità empatiche si invertono di polarità, permettendo a chiunque di leggerne le intenzioni senza che questi possa farlo a sua volta. Non eri mai stata baciata, Catastrophe?”
    Avvampò di rabbia e si alienò in una vergogna impossibile da combattere: nel suo involucro si alternavano e premevano talmente tanti sentimenti diversi da ridurne il volto ad un'espressione ebete, incapace di comunicare altro se non un vuoto stupore.
    L'uomo sbatté le palpebre, indietreggiando di un paio di passi. Quando le si rivolse di nuovo, le sue iridi si erano colorate di un viola acceso.
    “Ho saputo quanto dovevo sapere.” Concluse. “E sappi questo, creatura:
    non ti permetterò di ucciderlo.
    E scomparve, ingoiato dall'umanità circostante. L'abominio si riscosse un minuto dopo,
    atteggiandosi un sorriso cauto. Aveva del lavoro da fare.

    ~



    Gli spalti risposero ai suoi passi con un boato, emettendo una frequenza di sensazioni tanto grande da apparire come un'unica, immensa entità che non si vergognava delle sue profonde contraddizioni -ed anzi, continuava impenitente ad esprimerle: amore ed odio, rabbia ed appagamento, speranza e rassegnazione. Le bevve tutte, le inspirò a pieni polmoni fino a soffocarsi, sino a perdere identità per un breve momento in quella solenne ubriacatura di sentimenti. Quando seppe di esserne paga, levò le braccia al cielo per incoraggiare i presenti nella loro impudica sfrenatezza, e
    proseguì a grandi passi verso il catafalco.
    Guadagnato il limite dell'arena, si arrestò; il soprabito concesse alle sue code un paio di sussulti preliminari prima di acquietarsi,
    adagiandosi pigramente ai suoi piedi.
    Estrasse la cacciatrice, picchettando per tre volte il cuneo contro il piastrellato.
    Inequivocabilmente, un richiamo.
    Kahil, in fretta. Abbiamo del lavoro che ci aspetta. ♪
    Persino un idiota avrebbe capito che quella frase era una mezza minaccia.
    Persino un idiota. Non le rimaneva
    che sperarlo.
    (abbastanza idiota?)
    Su di questo, non nutriva
    alcun dubbio.

    SPOILER (click to view)
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    Status »

    Fisico ` Eccellente.
    Psicologico ` Eccellente.
    Riserva ` 100%
    Consumi impiegati ` //%
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror

      La differenza inercorrente fra il pensiero di un Aenemos e quello di un essere umano è pari a quella che si
      presenta fra uomo ed insetto: vedendo il mondo come attraverso una caleidoscopica lente d'ingrandimento, questi
      riescono ad indovinare i moventi ed i movimenti di chi è sufficientemente sfortunato da trovarseli davanti, come se leggessero attraverso coloro con cui interagiscono.
      Contrariamente alla progenie di Adamo, loro sono ben consci delle conseguenze di ogni singola azione, ponendosi arrogantemente sempre una trentina di mosse al di là della stessa: C. non ha scrupoli sufficienti per fare mistero di questa capacità, di cui abusa in maniera truculenta e scenografica. Per quanto molti sciagurati abbiano biascicato di 'precognizione' prima di perdere i sensi,
      è triste dovergli confessare che la loro era un'intuizione sbagliata. Intuizione, per l'appunto, il tramite grazie
      al quale i caduti dal cielo riescono a conoscerci, codificarci e distruggerci.
      Affinando la sua strardinaria empatia lungo i pellegrinaggi che hanno visto protagoniste le capitali del continente ovest di Celentir, Catastrophe è giunta a lambire un livello tale e talmente pericoloso da poter compenetrare con naturalezza persino i sentimenti altrui, conoscendo i suoi disgraziati interlocutori per la loro stessa anima, nuda e violata da
      occhi come tormalina e ametista. Questa capacità perniciosa ha circonfuso l'AEnemos di una autentica aura di terrore palpabile, concreta per chiunque venisse costretto ad incrociarne lo sguardo; ogniqualvolta le pupille di C. andranno a incontrarsi
      con loro simili in un genuino contatto visivo, la vittima ne ricaverà una stoccata di affilato disagio, vedendo
      violentata la sua fibra più intima da quegli occhi così profondi, così terribili. (abilità passiva - 2 abilità)

    Note »
      Lo spaccato a capo dell'intervento si colloca -temporalmente- appena prima della presentazione di Hisagi Shuhei, inerente al combattimento parallelo.
      -
      Ah, che showdown! Saranno due anni.
      Dacci dentro, tigre.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Il Corpo-Giuria si vede costretto ad assegnare una vittoria a tavolino per mancata risposta avversaria.

    Dichiaro vincitrice Catastrophe , che si classifica per la Finale del torneo.

     
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2 replies since 16/5/2009, 21:14   371 views
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