[QUEST] Prologo - L'apparire della scala e l'ascesa

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    Cado spesso un poco dalle nuvole.

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    Cronaca



    L’arrivo dell’isola fu visto da tutti gli abitanti del Pentauron come qualcosa di profetico. Vomitata dal Maelstrom si posizionò proprio sopra la capitale, lo stato delle cento torri: grondava ancora rocce del mondo da cui proveniva, quando si posizionò; per giorni interi la città fu invasa da una pioggia di piccoli detriti, tanto che la gente di rado usciva di casa. Dopo circa una settimana quell’inspiegabile pezzo di terra sospeso ad un qualche centinaio di metri dal cielo smise di dar fastidio, lasciando che tutto lentamente riprendesse a scorrere.
    Mentre le chiese pretendevano preghiere dai fedeli come pegno a quello che sembrava essere un evento di natura divina, le figure di governo intimavano la calma assoluta; una terza fazione, mista di cacciatori di ricchezze e mercenari, si riuniva nei sobborghi per organizzare assalti e depredare: tutti, a modo loro, si stavano mettendo in moto.
    Quello che nessuno sapeva però, era che il luogo non avrebbe mai ammesso persone non gradite. Il suo padrone avrebbe scelto senza guardare in faccia a nessun dio o autorità – legale o meno. La Scala sarebbe apparsa, di lì a breve, agli occhi di qualcuno.

    Nel passato, il Celentir



    Henry Jekyll fissava soddisfatto la persona che era riuscita a condurre nella propria magione, nascosta in una qualche piega tra delle montagne. Chi gli stava davanti era una preda tanto cercata e finalmente trovata, utile per aggiungere il tassello mancante di una storia ancora molto buia.

    « I poteri che tu mi darai in prestito io li donerò ad un araldo del bene: ironico, vero? »
    L’esordio del vampiro fece comparire un’espressione di disgusto nel volto dello sconosciuto, vestito a puntino e con una strana tuba sulla testa.
    « A che pro? » rispose, « Favorire il tuo nemico, mi stupisci. Come si chiama il fortunello? »
    « Michael Flaherty. A te, come promesso, andrà in pegno il castello, siamo d’accordo? »

    L’altro annuì. Quel che successe nel celentir dopo il dono dei poteri del senzabraccia a Michael Flaherty è storia: ciò che rimase nascosto nella mente di Jekyll fu il tranello tessuto con cura. Il vampiro consegnò le chiavi di un castello particolare, che si diceva custodito da un combattente di grande fama: il senzabraccia sembrava essere molto interessato ad incontrarlo, per cui non badò molto ai dettagli dell’accordo e subito vi si diresse.
    Il maelstrom risucchiò qualche giorno dopo l’intera costruzione.

    Nel presente, il richiamo



    Nelle ultime notti qualcosa ha turbato i vostri sogni. Apparizioni di un attimo, messaggi inseriti all’interno delle vostre esperienze oniriche: ciò che accomuna ogni volta è un luogo particolare, sempre lo stesso.
    E’ come se vi venisse indicata una precisa strada da percorrere: voi, nel viaggiare immaginario, percorrete le vie che partono dal Pentauron e vanno nelle immediate vicinanze, fino ad una radura spoglia, coperta da un’ombra molto grande. La sensazione di oppressione che deriva dall’oscurità vi fa quasi mancare il respiro: quando trovate il coraggio di guardare su, intravedete i contorni scuri di un’isola fluttuante nell’aria.
    Un bagliore appare d’improvviso, cominciando a scendere verso di voi: quando è più vicino, riuscite a distinguerne altri. Tutti assieme formano una struttura, una scala, che termina proprio ai vostri piedi.
    I sogni, poi, puntualmente, svaniscono.
    L’ultima notte passata, però, ha aggiunto un particolare. Non sapete dire come, ma è risultato assolutamente palese dal contesto del sogno: l’avvenimento, l’apparire della scala, sarà domani, quando il sole cadrà a picco sull’isola galleggiante.
     
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  2. Grysood
     
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    Come molti, in quei giorni di ansia ed attesa, girovagava con lo sguardo all'insù. Gli ricordava molto il luogo da cui da poco era approdato, ma sapeva con una certa chiarezza che non aveva nulla in comune con esso. Celava invece qualche mistero. Sin dalla sua prima apparizione, e con essa il panico generale dei popolani di Pentauron, aveva percepito un senso di disagio; non era forte, ma continuo, pulsante, facilmente spiegabile col fatto che quell'intero mondo stagnava su un varco dimensionale di proporzioni divine, cosa che certo urtava parecchio con lui e con la Porta. Proprio per il fatto che era così facilmente spiegabile, concluse che non era quella la soluzione ma qualcosa d'altro si celava nell'apparizione dell'isola e nel suo malessere. A parte ciò, camminava per le strade con una pallida curiosità, come per intercettare dai detriti e dall'ombra che gettava su di loro qualche informazione in più.
    Non procedeva a casaccio. Seguiva, per quel che gli consentiva la cecità e il via vai di gente indaffarata, un tragitto ben preciso, segnato nelle ultime notti da alcune visioni.
    Non sapeva se quelle visioni fossero collettive o riguardassero soltanto lui, ma propendeva più per la seconda opzione. Credeva fossero dettate dalla Porta, come un indizio sulla “missione” da compiere in quel mondo prima di svanire per un nuovo viaggio. Con un certo grado di sicurezza, sospettava quindi che lassù avrebbe trovato il suo destino. O parte di esso.
    Abbandonò Pentauron per perlustrarne il territorio circostante, fatto di piane e radure e gracili boschi. Raggiunse una radura. Non era una radura qualsiasi: come buona parte della città e delle terre vicine, era adombrata dall'isola celeste ed egli riconobbe quel luogo spoglio e silenzioso dalle visioni. Era giunto dove la Porta – o chi per essa – l'aveva condotto.
    L'ombra dell'isola era opprimente ma per lui, che aveva da tempo abbandonato i colori, non era poi un gran problema. A intervalli chiudeva gli occhi, lasciandosi guidare dal panorama sfocato man mano che esso si sintonizzava con gli ambienti apparsi nelle frammentarie visioni nei suoi lunghi dormiveglia.
    Il sole lentamente faceva il suo corso. Il punto – lo sentiva dentro – era quello giusto. A breve, avrebbe visto la scala.

     
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  3. Oktavius Carnera
     
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    L'ultimo acido che mi ero calato era stato uno "stacco".
    Santissima madre.
    Dicasi "stacco" un acido la cui potenza apre una nuova frontiera del trip mentale: le mie conoscenze alchemiche, unitamente alla voglia di ricoprire di gioiosa perdizione l'ultima porzione della mia giornata rimasta ancora intoccata dalla Bianca, mi avevano condotto a sperimentare una nuova frontiera; il da me ribattezzato "trip oniroide amplificato".
    Una parte di sonnifero, concentrato ma potente quel tanto che basta da indurmi il sonno profondo nel tempo olimpionico di sessantasette secondi netti. Il trauma subìto improvvisamente dal corpo debilita le mie difese mentali -va bene, già molto blande per loro conto (maledetta gioventù sperimentatrice)- che non riescono ad opporsi all'assimilazione da parte del sangue delle due parti di un fungo allucinogeno trovato qui in questa nuova dimensione. Una volta raggiunto il rem del sonno, l'allucinogeno mescolato alla Bianca va ad interferire col normale flusso delle onde alpha e beta emesse durante questo stato di non-veglia.
    Una spiegazione in termini spicioli?
    Con un pò di fortuna, si potrebbe addirittura vedere il viso di Dio -se ci si crede abbastanza- o prevedere i numeri della prossima lotteria. Magari anche qualche catastrofe.

    Una volta passato alla sperimentazione, in mezzo ad un campo fiorito di papaveri stranamente viola, io ho visto una scala. Mi sono visto salire, ed ho visto un grosso albero fatto di carne verde e senza fogliame piantato li vicino a "guardarmi" stranito; credo fosse un albero lievemente tonto. Se trovi una scala, la prima cosa da fare è salirci. O sbaglio?
    In ogni caso, ho visto qualcosa di strano in cima: un mostro di mattoni, abbastanza rassomigliante ad un castello sospeso a mezz'aria: le fauci urlanti attraverso le quali era possibile essere inghiottiti all'interno sputavano copiosa bava trasparente, mentre una lingua aguzza e biforcuta si impegnava con scarsi risultati a raggiungermi, nel chiaro desiderio di fagocitarmi dopo avermi masticato ben benino.
    Poi, improvvisamente, un flash di luce abbagliante -oro e argento- fino al risveglio di sovrassalto dentro un letto inzuppato del mio stesso sudore.
    Prima controindicazione: paresi completa dei muscoli facciali. Il mio sorriso ebete è più idiota del solito, ultimamente, ed anche molto più largo. Non riesco a muovere la mascella e parlo fra i denti con un filo di voce; ho scoperto d'avere capacità di ventriloquismo.
    Seconda controindicazione: arousal cutaneo ed orticaria. Svegliatomi, sembravo un indemoniato. Nudo come un verme, con le mutande bianche praticamente inzuppate di umori fuoriusciti dai miei stessi pori, ho dovuto riempire in fretta e furia una tinozza abbastanza grande da contenere il contenuto di dodici secchi di ghiaccio: ho dovuto passare immerso fino al collo due intere giornate, rimestando nella mia ciotola con sempre maggiore fervore nell'impegno ostinato di perfezionare la formula. La scala, e quello strambo castello, riapparivano ogni notte. Ho deciso di indagare.
    Mappe e cartigli indicavano con esattezza un punto estremamente preciso fuori dal Pentauron; mi diressi li di buona lena con infinita gioia di Mr Sugar che non vedeva l'ora di farsi una bella scampagnata nei nuovi dintorni.
    Piccolo appunto: il secondo effetto collaterale sembra essere svanito, ma la paresi facciale non ne ha voluto sapere di abbandonarmi.


    Alvarus oooooh!
    Il castello, la radura, l'albero di carne: tutto "quasi" come nel sogno.
    "Sorrisi" rincretinito verso la struttura fluttuante, senza però riuscire a scorgere le fauci fameliche che avevo visto in sogno; effetivamente la tossina del fungo aveva funzionato abbastanza bene.

    Alberooooooooh di carne aaaaah? Non hai per caso visto una scala, aye!?
    Non esattamente un albero, ma sempre di carne verdognola era fatto.

     
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2 replies since 13/6/2009, 13:53   136 views
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