[FINALE] Hisagi Shuhei VS Catastrophe

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    A Mad Tea Party

    Status
    Anonymous

    The Warrior Day IV
    Finale


    - Hisagi Shuhei VS Catastrophe -

    Campo di Battaglia: Arena Tenkaichi di dimensione 100x100 metri
    Condizioni Ambientali: Cielo sereno, temperatura mite
    Limite di Tempo: 13 Luglio
    Post Minimi: Presentazione + 3 Post Attivi
    Limitazioni: 2 slot tecnica per ogni turno
    Penalità: Dopo il giorno di mancata risposta
    Primo Post: Hisagi Shuhei


    Condizioni di Vittoria:
    ~ Morte Avversaria
    ~ Resa Avversaria
    ~ Perdita dei Sensi per esaurimento forze
    ~Abbandono



    Criteri di Giudizio
    Come da regolamento ci si baserà su Lealtà, Strategia, Scrittura e Puntualità con voti da zero a cinque.
    Tutti e i parametri sono da considerarsi alla pari; nessuno vale più dell'altro.



    NOTA: I personaggi sono soggetti al criterio dei giudici sia per ogni tecnica/abilità singolarmente sgravata sia per schede complessivamente power-player.

     
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  2. Hisagi Shuhei
     
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    Agli inizi del nuovo millennio, il pianeta conobbe la paura.
    La guerra si propagò come un'epidemia, causando più morti ancora che la peste stessa. Da nord a sud, da oriente ad occidente, nessun Paese fu risparmiato. Il conflitto nacque contemporaneamente in più Nazioni: qui per un motivo, lì per un altro. Dapprima nessuno pensò che i tanti focolai bellici potessero espandersi fino a crearne uno su scala mondiale; il peggiore di sempre, quello che avrebbe spazzato via la razza umana. Fu quando le cose divennero insostenibili, quando il peggio sembrava ormai raggiunto...fu allora, che il disastro divenne una vera
    c a t a s t r o f e


    image
    'Deadmen Wonderland'

    L'America fu una delle prime a cadere.
    Dopo il terremoto che distrusse Los Angeles nel 1998, la Faglia di Sant'Andrea si stabilizzò; la megalopoli risorse dalle proprie ceneri con una rapidità agghiacciante. Il Presidente degli Stati Uniti chiamò quella città "Nuova Los Angeles", per mantenere saldi l'identità ed il senso d'appartenenza dei cittadini sopravvissuti. Nel 2007, nove anni dopo, quello stesso simbolo della forza americana fu raso al suolo. Un'atomica da 9 megatoni sganciata da un aereo decollato a Washington D.C. diede il via alla guerra civile, con i Repubblicani dell'Ovest da una parte e i Separatisti della Capitale dall'altra. Fazioni con nomi improbabili, ma dotate di grandi potenzialità belliche. In un mondo dove la tecnologia non era l'unica arma, tutti contavano sui propri super soldati: individui con capacità straordinarie, tanto potenti da poter essere determinanti in qualsiasi confronto. Taluni di loro potevano resistere ai proiettili, altri scalare muri a mani nude, causare esplosioni senza utilizzare armi, assumere forme inumane...e tanto altro ancora. Li chiamavano Deadmen, uomini morti, perché per la maggior parte del secolo passato erano stati condannati per uso illecito di quelle che venivano definite armi non convenzionali. Magia, per i più fantasiosi. Li temevano e li odiavano, ma tutti sapevano di avere un tremendo bisogno di loro.
    Perché anche pochi uomini sarebbero bastati per salvare la Terra da quello che divenne presto un conflitto su vasta scala.
    Ma ne è stato sufficiente uno, per condannare l'umanità intera.

    _Called from Above «

    »#1 - Intro_
    _Deadmen Wonderland


    Hisagi Shuhei.
    Un nome che in tanti avevano imparato a detestare, nel corso di quel fottuto torneo.
    C'erano stati dei morti lungo il suo cammino; alcuni eventi così straordinari da essere considerati frutto di una sfortuna nera. Ovunque lui andasse, lo accompagnava la malasorte. Era esattamente questo ciò che dicevano dello Sfregiato: portava sfiga, perché se te lo trovavi davanti...allora voleva dire che quello era il tuo ultimo giorno. Sul diretto interessato però, quelle voci non sortivano alcun effetto.
    Uno dopo l'altro li aveva abbattuti: l'alchimista, la gargolla, la vestale ed infine il prete.
    Uno dopo l'altro erano crollati, lasciando il passo al più forte.
    Non per la gloria, né per la fama.
    Solo per lei li aveva distrutti.

    «Catastrophe»

    Mormorò.
    Nonostante la figlia di Antares non si fosse presentata ufficialmente, né nessuno gli avesse comunicato quale fosse il suo nome, Hisagi era riuscito a scoprirlo da sé. Banalmente, si era preso la briga di leggere per la prima volta il tabellone degli incontri -semplificato dal fatto che ne fosse rimasto uno soltanto- ed aveva assaporato ogni lettera di quell'epiteto. Così violento e dolce insieme, appropriato in una maniera sconcertante alla figura di colei che lo attendeva.
    Catastrofe e Malasorte.
    Sorrise a quel pensiero; in entrambi i casi, il torneo non avrebbe avuto un lieto fine.

    « Spazzatura, esattamente come te. »

    Alle sue spalle si stava avvicinando qualcuno.
    Ne riconobbe la voce insieme alla presenza, e prima ancora che Agon Kongo potesse sfiorare Hisagi già la Principessa Scarlatta gli baciava la gola. Rimasero immobili per qualche istante a fissarsi, uno di fronte all'altro poco fuori dall'arena del Warrior Day. Un tempo erano stati pari grado, reclute dell'Organizzazione. Ora il Desfigurado stava puntando la propria spada alla giugulare di un Generale. Crimine fra i più gravi, ma con attenuanti notevoli.
    Una fra tante, la totale indifferenza del minacciato.

    « Non è questo il nostro momento. »

    Ghignò con arroganza.

    «Generale Due. A cosa devo questo onore

    « Ai vecchiacci del comando non è andata giù la tua condotta, così hanno mandato me a tenerti d'occhio, sronzetto. »

    Afferrò la Scarlatta con la mano sinistra e, senza sforzo, la spostò.
    Lo Sfigurato, per niente sorpreso, si limitò a riporre l'arma nel fodero e si disinteressò rapidamente dell'altro Razziatore. Era perfettamente consapevole dei rischi inutili che stava correndo e dei molti nuovi reati con cui la sua fedina sarebbe stata macchiata. Tuttavia aveva sperato di poter godere di una maggiore libertà d'azione, in quella dimensione instabile; su Endlos, credeva, avrebbe potuto continuare la sua scalata al potere verso nuove e più eccitanti battaglie.
    Verso Antares.
    Agon si fece avanti, e stava per superarlo quando gli mise una mano sulla testa, evidenziando così la differenza fra le stature dei due. Il suo fu un sussurro, più simile alla minaccia di un assassino che alla confidenza di un buon amico.

    « Mi hanno incaricato anche di portarti un messaggio: »
    pausa, respiro, pausa
    « scopri tutto quello che puoi su questo 'Antico' e sui suoi poteri.
    Poi ammazzalo.
    »


    Sorrisero entrambi, inconsapevoli di aver avuto la stessa reazione.
    Si separarono senza un saluto, prendendo due strade opposte: uno salì verso gli spalti allo scopo di osservare; l'altro si immerse nell'arena per interpretare la parte da protagonista dell'ultimo, sanguinoso atto di quella triste commedia...
    ...degli orrori.

    -69-

    Esaltò il folto pubblico con un'apparizione anonima, appena tre minuti più tardi.
    Nessuno inneggiava al suo nome e sembrava quasi che non fossero lì per tifare; anzi davano l'impressione di voler assistere soltanto alla morte di quel demone che odiavano tanto. Peccato per loro, perché sarebbero rimasti tutti a bocca asciutta.
    Avanzò con la solita calma verso il quadrato, superando i tre gradini con agili saltelli. Teneva le mani in tasca e la testa ben alta; non contava e questo era strano, molto strano. Anche quando si fermò presso il centro del quadrilatero, con un'insistenza ed una forza quasi lussuriosa fissava dritto davanti a sé: non staccò gli occhi dall'ingresso opposto, nemmeno per un singolo, fottuto i s t a n t e.
    Il suo shihakusho nero frusciava ad ogni minimo gesto, accompagnando le grida del pubblico solo per i timpani dello stesso Hisagi. Era tirato a lucido per l'occasione: la divisa del Razziatore non presentava alcuna smagliatura, mostrandosi semplicemente perfetta nella sua particolarità. Le maniche tirate su alle spalle, bracciali e collare precisamente al proprio posto; il tatuaggio si esaltava nella guancia rasata di fresco e le cicatrici increspavano con maggiore sgradevolezza le palpebre sull'occhio destro.
    Con sé portava entrambe le spade: Mala Suerte sulla sinistra, Scarlet Princess sul fianco opposto.
    Già gli era chiaro come si sarebbero susseguiti gli eventi, in che modo ambo le armi avrebbero svolto il proprio ruolo in quel quinto, fatidico scontro che tanto aveva atteso.
    Ogni cosa era al proprio posto, compreso il suo ghigno malevolo.
    Non ne mancava che una:
    la catastrofe.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 100%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Infoderata}; Mala Suerte {Infoderata}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ -
    -Note_ Che dire...let me find out if I am brave enough, pal!!11one :geez:
    -Edit_ L'html si prende gioco di me °_° i codici dei colori ci sono, ma vedo tutti i dialoghi in nero.
    image
    CITAZIONE
    -Tres, Inner Scars_ Tre sono le cicatrici che Hisagi porta con sé, visibili a chiunque lo guardi in volto. Ne ha fatto un perno della propria esistenza, poiché su quello stesso numero si basa tutta la sua concezione cifrata della vita. Tre, il numero della sua arma prediletta, tre per tre: nove, la cifra che ha fatto propria. E di trio sempre si parla, se si accenna ai poteri innati che lo Sfregiato porta dentro di sé ed in sé. Uno lo ha dalla nascita, ed è la forza con la quale si differenzia dalla massa: esile e longilineo, nasconde in quella muscolatura tonica ed agile una brutale potenza che gli consentirebbe di rivaleggiare con un bruto dalla mole ben maggiore rispetto alla sua. Il secondo è la resistenza, un dono ed una maledizione insieme. Hisagi non può provare dolore, sebbene il suo senso del tatto sia ancora ben presente. E' un difetto del suo sistema nervoso, a causa del quale ogni ferita non verrà accusata. Mai nessun campanello d'allarme avvertirà il suo cervello del danno subito, con i benefici che ciò comporta -è inarrestabile in battaglia- ed i pericoli del caso -un braccio rotto non notato, uno squarcio mortale non calcolato, porterebbero tremende conseguenze-. Ciò, difatti, non gli impedisce di subire dei danni: un arto fratturato sarà inutilizzabile non per la sofferenza che causerà, ma per l'impossibilità di muoverlo, e così ogni altra ferita. Il terzo, ed ultimo potere "innato" è la percezione delle aure entro un raggio di trenta metri. E' una sorta di regalo della sua consorte, la Principessa Scarlatta: un tempo era lei a conferirgli quest'abilità, col solo contatto fisico. Ora neppure quello è più necessario, perché lo Sfregiato ha sviluppato da sé un sesto senso che permette di conoscere la posizione, l'entità delle creature che lo circondano, e soprattutto distinguerne la presenza. {3 Passive}

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    Edited by Hisagi Shuhei - 20/6/2009, 12:56
     
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  3. Catastrophe
     
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    Ф

    Called from Above; out of questions
    end of the line



    ~~~~
    Your Truth is My False
    ~~~~


    Non era lì. O almeno, non era dove avrebbe dovuto essere.
    Ingobbita sui merli dei bastioni cittadini come un rapace che consuma la sua caccia in un rituale privato, l'abominio agitava le gambe e si premeva le mani alle tempie, stringendo tanto i denti da far tremare la mascella e sanguinare le gengive. A suo modo, stava godendosi la cacciagione anche lei -una cacciagione tanto vasta da schiacciarla sotto il proprio peso.
    Poteva sentirli come se fossero lì, tutti -indiscriminatamente- riuniti in capannello dentro la sua testa. La cacofonia di voci e versi e pensieri era tale da portarla sulla soglia dello svenimento -come pregò che accadesse negli ultimi, intensissimi ed insopportabili istanti del tormento. In un lampo di lucida follia guardò lo strapiombo con desiderio e, combattuta per un momento, allungò timidamente una gamba verso il vuoto. Duecento piedi, secondo una stima approssimativa e forse compromessa dal dolore che continuava a incalzarla. Duecento piedi; forse meno, forse più. Di certo, abbastanza.
    Si gettò.
    La caduta fu rapida. Ad un senso d'angoscia subentrò una pacifica ostentazione di calma rassegnata, che si spense subito dopo in una beata consapevolezza dell'inevitabilità consequenziale del suo gesto. Non ci fu dolore, anzi: l'impatto fu morbido e caldo, come se qualcuno l'avesse presa in braccio e trasportata dalla vita alla morte con incredibile dolcezza. Un rumore sordo, di suole che toccano terra e vi si adagiano con uno schianto, la riscosse di soprassalto da quell'idillio illusorio.
    Non dovresti, davvero.” sentenziò secca una voce sopra di lei. Il tratto aspro acquistò morbidezza subito dopo, scivolando quasi nella condiscendenza. “Ne sarei... devastato.
    Alzò lo sguardo; un uomo biondo dai lineamenti efebi ed occhi di un verde impossibilmente intenso glielo restituirono subito dopo, concedendole di leggere un sorriso dietro la pupilla. Per quanto avesse cambiato aspetto, lo riconobbe istintivamente; non ci fu nemmeno bisogno di mettere ad esercizio la sua disciplina.
    Tu. Tu...” Distolse lo sguardo, arrossendo senza motivo. “Tu.. hai compromesso il mio libero arbitrio! Non-” balbettò. In un quarto di secolo, era la prima volta che succedeva. “--non si fa, ecco. Insomma...
    Oh, non sei la prima persona che me lo dice.” replicò lo Straniero, inginocchiandosi ed adagiandola a terra; durante il gesto, i muscoli delle braccia di lei si contrassero nel perdurare dell'abbraccio in cui l'aveva involontariamente stretto, sciogliendo il contatto con repulsione appena appresa l'esistenza dello stesso. La sola presenza di quell'entità, tanto era il suo peso, era in grado di imbarazzarla -una delle poche, indubbiamente, in grado di farle sperimentare quanto di più basso ci fosse nella rosa del percepibile umano, sino ai limiti della contrizione. Nonostante questo, non riusciva a detestarlo.
    E me lo farei dire ancora, se questo servisse a salvarti. Dopotutto, abbiamo un patto.
    Ah, già. Il patto.” lo rimbeccò l'AEnemos in maniera feroce, quasi un'aggressione verbale. Ricompostasi poco dopo, annuì rassegnata col capo. “Il patto.” ripeté, melancolica. “E' bene che non dimentichi la mia condizione di 'strumento'.
    E' strano.” disse Antares, rivolto più a sé stesso che non a lei. “Da come parli, sembra quasi che tu desideri amore dal mondo e nel mondo che ti ha sempre rifiutato.
    L'abominio assorbì in silenzio, senza concedere una reazione palpabile. Agli angoli degli occhi, come un segreto di inconfessabile ignominia, si erano radunate lacrime di rabbia che ormai minacciavano chiaramente di sprigionarsi. Il dio avanzò verso di lei, incurante delle ondate di agghiacciante potere empatico che quella apparente manifestazione di fragilità aveva liberato. Parlò, e fu quasi un sussurro.
    Credo però che nessuno, più di te, meriti di averlo per quanto ha lottato.
    La abbracciò. Il secondo abbraccio che riceveva da venticinque anni, ed in meno di due settimane.
    Non rinunciare. Continua ad andare avanti.
    Si strinsero, ancora.
    Non sei sola.



    L'ingresso sul quadrato non fu trionfale, né degno di nota. Per l'esattezza, non fu nemmeno un ingresso.
    Aveva impegnato ogni sua singola fibra consapevole per trasmettere un impercepibile ma efficace stimolo disempatico verso il pubblico presente, rendendosi pertanto incapace di suscitare qualsiasi reazione, che fosse interesse o semplice curiosità. Per gli astanti, quella figura ascetica intabarrata fino ai calcagni si era semplicemente materializzata sotto i loro sguardi, un secondo prima -o un secondo dopo- del prossimo morso al coscio di capra che gocciolava unto sopra la gorgiera, o della bestemmia imprecata contro il vicino di fila.
    Il pastrano e la bandana, ormai consacrati come consuetudine dalle sue ultime apparizioni pubbliche, regalavano all'abominio il suo solito fascino trasandato. L'Odio, probabilmente, l'avrebbe definito 'casual'. Il pensiero la fece sorridere. Procedette a testa bassa sino al limitare della sua metà ideale del quadrangolo, capelli e drappi che turbinavano irrequieti per poi adagiarsi pigramente su di lei od attorno a lei. La guaina di Grindylov, eccezionalmente sciolta ed afferrata per una fibbia di cuoio laccato che ne assicurava la base, cozzava contro le mattonelle ad ogni passo nel prodursi di un ritmo cadenzato e sottile, quasi la eco di una seconda, più minacciosa camminata verso l'inevitabile.
    Come vedi.” fu improvviso, ma non casuale. Una studiata, pragmatica durezza. “Ho mantenuto la mia promessa.
    Pausa. Una pausa strategica, deputata a riassumere le sensazioni del desfigurado in un solo e maligno stimolo di rabbia cieca, di modo da deferirglielo indietro col prossimo sguardo.
    Mi auguro che la ragazza si sia ripresa. Ad ogni modo,” sospirò, accennando ad un sorriso vagamente complice, ed assolutamente spiacevole. “speravo mi riservassi una delle tue solite finezze. Avevo già depennato 'fammi divertire, bambina' dalla lista delle possibilità, confidando in un tuo slancio di immaginazione.
    Il sorriso si accentuò, tramutandosi in un ghigno.
    Non vuoi sorprendermi?
    Lasciò la domanda in sospeso, per poi concludere con una seconda -e più desolata, e più falsa- espirazione contrita.
    Deve essere una giornata no.

    SPOILER (click to view)
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    Status »

    Fisico ` Eccellente.
    Psicologico ` Eccellente.
    Riserva ` 100%
    Consumi impiegati ` //%
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror

      La differenza inercorrente fra il pensiero di un Aenemos e quello di un essere umano è pari a quella che si
      presenta fra uomo ed insetto: vedendo il mondo come attraverso una caleidoscopica lente d'ingrandimento, questi
      riescono ad indovinare i moventi ed i movimenti di chi è sufficientemente sfortunato da trovarseli davanti, come se leggessero attraverso coloro con cui interagiscono.
      Contrariamente alla progenie di Adamo, loro sono ben consci delle conseguenze di ogni singola azione, ponendosi arrogantemente sempre una trentina di mosse al di là della stessa: C. non ha scrupoli sufficienti per fare mistero di questa capacità, di cui abusa in maniera truculenta e scenografica. Per quanto molti sciagurati abbiano biascicato di 'precognizione' prima di perdere i sensi,
      è triste dovergli confessare che la loro era un'intuizione sbagliata. Intuizione, per l'appunto, il tramite grazie
      al quale i caduti dal cielo riescono a conoscerci, codificarci e distruggerci.
      Affinando la sua strardinaria empatia lungo i pellegrinaggi che hanno visto protagoniste le capitali del continente ovest di Celentir, Catastrophe è giunta a lambire un livello tale e talmente pericoloso da poter compenetrare con naturalezza persino i sentimenti altrui, conoscendo i suoi disgraziati interlocutori per la loro stessa anima, nuda e violata da
      occhi come tormalina e ametista. Questa capacità perniciosa ha circonfuso l'AEnemos di una autentica aura di terrore palpabile, concreta per chiunque venisse costretto ad incrociarne lo sguardo; ogniqualvolta le pupille di C. andranno a incontrarsi
      con loro simili in un genuino contatto visivo, la vittima ne ricaverà una stoccata di affilato disagio, vedendo
      violentata la sua fibra più intima da quegli occhi così profondi, così terribili. (abilità passiva - 2 abilità)

    Note »
      Facciamo leggenda, camerata.
     
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  4. Hisagi Shuhei
     
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    »#2 - Intro_
    _Déja vu


    Fu un brivido ad avvertirlo della sua presenza.
    Prima ancora di vederne la sagoma, Hisagi seppe che la 'catastrofe' era giunta; e con lei la sensazione sconosciuta che lo costrinse a reprimere un sorriso nervoso. Passo dopo passo osservò l'avanzare anonimo della capitana di ventura cui si era affiliato all'inizio di quel torneo, finalmente avversaria. E ad ogni fruscio del pastrano di lei seguiva una sorta di minaccioso ticchettio, come di spada che sbatte ripetutamente sul terreno.
    Riecheggiando tetramente in tutto lo stadio.
    Calò il silenzio, quando la donna mise piede sopra al quadrato bianco.
    Nessuno aveva il coraggio di sibilare un commento, né di esprimere qualche mugugno sommesso. Erano tutti indifferentemente atterriti; o almeno fu l'impressione che lo Sfregiato ebbe della situazione, principalmente perché lui stesso era spaventato. Non dalla sfida imminente, né da ciò che stava per fare...era solo la figura -sempre più vicina- della figlia di Antares a suscitargli inquietudine.
    Tuttavia, una nuova scossa lungo la spina dorsale, stavolta maggiore della precedente, lo colpì nell'esatto istante in cui Catastrophe entrò nel suo campo percettivo. Giunta a trenta metri da lui, rivelò infatti tutta la sua immensa potenza, seconda solo a quella del padre.
    Una forza che probabilmente aveva celato in occasione del loro battibecco sugli spalti al primo turno,
    o che Hisagi si era inconsciamente rifiutato di sondare.
    Una forza tanto grande da opprimerlo.
    Eppure quel secondo brivido ebbe poco a che fare con il predecessore.
    La paura era passata in secondo piano, lasciando spazio all'adrenalina ed alla forza d'animo del Razziatore. Il quale, saggiamente, aveva evitato il contatto visivo con gli occhi della petulante guerriera. E sorrideva, fissando avanti a sé con le palpebre socchiuse, perché finalmente il momento della sfida era giunto e lui non aveva la minima intenzione di incrociare i terribili pozzi di terrore altrui; non ancora. Riuscì comunque a scorgere distrattamente un'espressione simile alla propria sul volto di lei ed intanto -ovviamente- ne ignorò del tutto il monologo.
    Fuorché l'ultima frase.

    «Una giornata che deve ancora cominciare, bambina»

    Si concesse un ghigno, prima di iniziare.
    La mancina scivolò abilmente sull'elsa della Mala Suerte, cingendola in una presa salda e vigorosa.
    C'era dell'astio represso, nei movimenti dello Sfregiato; un odio che presto o tardi avrebbe sfogato sull'ennesima, povera vittima. Prima però aveva un tappeto rosso da srotolare sotto ai piedi dell'AEnemos, sotto forma di varco interdimensionale crepitante.
    Così, mentre già la sua figura diventava confusa, sfrigolando alla maniera di un ologramma disturbato, estrasse la spada nera delle leggende. I mondi si compenetrarono in un istante, violentandosi l'uno con l'altro: le realtà tutte apparvero nella mente del Razziatore come un unico, grande e variegato piano d'esistenza.
    Lui scacciò ogni immagine, suono ed umore senza esitare, focalizzando la propria attenzione su una dimensione particolare:
    l'unica che potesse chiamare c a s a.
    Bastò un fendente -all'apparenza- distratto, per strappare la realtà come fosse stata fatta di carta straccia. Alla sua sinistra apparve dapprima uno squarcio orizzontale nero, sospeso a mezz'aria. Lentamente prese poi a ripiegarsi su se stesso crollando similmente ad una tela stracciata con violenza.
    Là dove prima c'era la luce del giorno, ora si apriva una porta nera e crepitante; un varco sul Maelstrom.
    Hisagi Shuhei infoderò in un lampo la katana, ignorando i mugugni di un sempre più confuso pubblico.

    «Non aspettare»

    Ancora stringeva la Mala Suerte fra le dita.
    E la sua percezione del reale mutò, nel pronunciare quelle parole: si vide immerso in una foresta, nelle tenebre della notte più buia. Alle sue spalle si ergeva una palizzata con sangue, morte e demoni; la vide con la coda dell'occhio -il destro, perché il sinistro era bendato- e sentì di aver già vissuto quella situazione, ma non ricordava dove e...

    «Non farmi aspettare»

    Tagliò corto, cancellando la visione con un gesto stizzito.
    Aveva abbandonato la presa sulla spada dell'Antico, che probabilmente si stava divertendo a fargli spiacevoli scherzi.
    E non ebbe bisogno di aggiungere altro:
    si gettò nel varco, scomparendo alla vista dei presenti con uno schiocco improvviso.

    -69-

    Aveva previsto tutto: il salto, la cronovela disattivata, l'arrivo.
    Compresa la sensazione di totale indifferenza che provò quando mise piede sulla soglia di casa.
    Una tempesta tachionica irregolare accompagnò la sua venuta, mentre il portale restava aperto, in attesa. Era certo che lei l'avrebbe seguito, forse per curiosità, magari per semplice desiderio di combattere. In ogni caso la sua nuova puttana non sarebbe mancata all'appuntamento.
    Appoggiando entrambi i piedi sul cemento della piazza distrutta sollevò una timida e piccola nube di polvere. Per cento metri, attorno a lui, si estendeva una colata di cemento piatta, fortunatamente integra e priva di scomodi ostacoli. Il posto perfetto per uno scontro come quello che desiderava; oltre, però, si ergevano grattacieli distrutti, case scoperchiate ed edifici sventrati dalla guerra. Le tinte di quel mondo variavano poco, passando dal grigio spettrale dei palazzi in rovina al giallo sporco della sabbia che ricopriva quasi ogni cosa. Spazzata dal vento, superò anche Hisagi accarezzandolo dolcemente: il saluto del mondo devastato al suo distruttore.
    Fece qualche passo avanti, accompagnato dallo scricchiolio di infrastrutture che minacciavano di crollare da un momento all'altro.
    Infine si volse, senza un sorriso, né allegria dipinti in volto.
    Solo bieca determinazione, ed ancora uno sguardo omicida fisso sul varco da cui sarebbe apparsa -per la seconda volta- la sua avversaria. Da quel momento in poi non ci sarebbe stato più nulla, fra lui e la preda. Né l'Organizzazione, né tanto meno nessuna fottutissima divinità pandimensionale.
    Quello con Cat...era un affare privato.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 100%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Infoderata}; Mala Suerte {Infoderata}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}; apparenza distorta, come olografica e disturbata, illusione volubile ambientale per il portatore {Distorsión}.
    -Tecniche_ Aperto un varco dimensionale {Abolición}.
    -Note_ Come concordato con organizzatori ed avversario, la tecnica utilizzata sarà -eccezionalmente- priva di consumo energetico, visto il suo utilizzo particolare.
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    CITAZIONE
    -ø, Mala Suerte_ Non ha nome: le servirebbe se la si dovesse distinguere da qualcosa, ma questa katana è semplicemente unica. Dalla lama particolarmente scura, dotata di riflessi sovrannaturali che la fanno tendere al nero se scorta da retina umana, ha un filo particolarmente pericoloso ed al tempo stesso conserva un'integrità strutturale seconda a nessun'altra arma. E' una spada speciale, che sceglie il suo padrone come una bambina capricciosa, e lo serve come la più devota delle amanti, guidandolo con la dolcezza di una principessa. Malevola fin nel midollo d'acciaio magico di cui è composta, la Senza Nome è una delle reliquie più importanti dell'Organizzazione. Esiste da quando ha vita quest'ultima, e si dice che vaghi fra i piani dimensionali alla costante ricerca di un degno Razziatore, passando di mano in mano con la facilità di una qualsiasi puttana. Cosa la animi, non è dato saperlo. Cosa la spinga e che motivazioni si celino dietro il suo agire...sono solo incognite e vaghe supposizioni. E' certo, tuttavia, che la sua presenza significhi pericolo, poiché si schiera sempre al fianco dei Razziatori impegnati in piani dimensionali particolarmente perigliosi. Non sempre poterla maneggiare significa sopravvivenza, ed anzi alcuni dicono che porti con sé una grande sfortuna. Tant'è, che all'interno dell'Organizzazione viene denominata "La Mala Suerte", la spada della sfortuna. Si narra anche che decida di concedere solo parte dei suoi poteri ad ogni Razziatore che la impugni, a seconda delle necessità. La versione che Hisagi porta con sé non è altro che una copia, dotata comunque di immense potenzialità in quanto creata da un Antico, una sorta di divinità chiamata Antares.

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    CITAZIONE
    -Distorsión_ Chiunque impugni la Mala Suerte si troverà in un costante stato di ubiquità fra dimensioni diverse. Si tratta di una condizione indescrivibile, che permette di percepire sensazioni costantemente diverse fra loro, senza tuttavia distogliere la concentrazione dal piano di esistenza che il portatore sta calcando effettivamente. Si tratta infatti di percezioni casuali, incostanti, differenti l'una dall'altra. In un istante si può vedere una terra lontana, e in quello successivo sentire l'urlo di un bambino che piange, o l'odore di carne bruciata. Tutto per puro capriccio della spada stessa, ma con un piccolo, strano vantaggio. L'immagine del portatore, solo e soltanto se l'arma sarà sguainata, risulterà agli occhi di chiunque lo guardi sfocata, come fosse una mera illusione. Ciò non si ripercuote nella realtà effettiva, pertanto non dona alcuna potenzialità particolare, salvo creare eventuale confusione nella mente dell'avversario. {Passiva}

    CITAZIONE
    -Abolición_ La Mala Suerte si potrebbe definire una lama dimensionale. Se non fosse che di simili non ne esistono. Questa spada è la lama dimensionale, una katana capace di fendere i mondi così come i corpi. Può tagliare tutto, e conferisce questa capacità solo a chi è degno di possederla, o almeno di padroneggiarla. Tuttavia, è tanto capricciosa da donare a chi la impugna dei gradi diversi di forza, come fossero differenti livelli di affilatura. Se con la Negación rende il possessore in grado di spezzare la magia, con l'Abolición raggiunge il massimo apice della propria pericolosità. Grazie a quest'abilità, infatti, la ø può...tagliare la realtà stessa. Mediante un fendente, o un affondo rivolto al vuoto, in armonia con la volontà del portatore, riesce ad aprire squarci nel reale, tagliando come fosse carta l'aria. L'apertura permette di avanzare fra i mondi, cambiando repentinamente piano d'esistenza a scelta del caster. E' tuttavia una tecnica ovviamente riservata ad un uso raro, lontano dal combattimento o da azioni particolari. {Nessuno}

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  5. Catastrophe
     
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    Il suo era un lavoro ingrato, e non aveva mai cercato di farne mistero.
    Scindere le emozioni del singolo dal coacervo per dividerle a loro volta nei propri componenti accessori sino ad arrivare al nucleo del sentimento autentico era uno sforzo improbo, per non dire povero di soddisfazioni. Ancora prima che le intenzioni dell'altro si articolassero concretamente in un impulso diretto ai muscoli del viso e si decodificassero attraverso i canali del linguaggio, l'abominio sapeva chi -e, non meno importante, cosa- si trovava davanti: Paura. Il suo vecchio amico-nemico-compagno, squilibrato dalla presenza aliena di qualcosa di più difficile interpretazione. Cancellò la paura come tracciando una linea immaginaria sulla parola e sul suo genuino significato, cancellandola a sua volta dal percepibile dell'avversario, e la vide.
    Eccitazione. Un sentimento morboso, assoluto, tanto rapace da cibarsi del resto per poi -non pago- divorare sé stesso; venne scossa da un radicato brivido di disgusto che la accompagnò per alcuni lunghi, penosi secondi, percorrendola dalla spina dorsale sino alla noce del collo. Dissimulò, e lo fece con un sorriso. Non voleva dargli la soddisfazione di averla impressionata.
    Una giornata che deve ancora cominciare, bambina
    Una ferocia ammirevole, gli concesse. Rispose facendo spallucce, accompagnandosi
    alla simulazione di un tono desolato.
    Immagino che uno scavalcamento dei cliché fosse una pretesa eccessiva, per il tuo microcefalo. Me ne farò una ragione.
    Il sorriso si spense, mutando nell'espressione incolore che precedeva la confusione con la personalità della nemesi. I caratteri di quel sentimento orribile si accentuarono, così come lo sforzo che l'AEnemos dovette compiere per trattenersi dal compenetrarlo empaticamente; aveva piena consapevolezza che entro breve i sensi del dio avrebbero avuto ragione di lei in ogni caso, ma un indecifrabile moto del subcosciente la spingeva a desiderarne la procrastinazione sino al limite ragionevole delle proprie doti.
    Quando il mercenario estrasse la spada, curiosamente, la sensazione perse di intensità: mentre questa compiva l'arco del proprio taglio verticale, venne folgorata dal pensiero assurdo di non aver mai visto un oggetto simile prima di allora. La lama era di un colore impossibile, tanto acceso e potente da turbare lo spettro cromatico circostante e bere la luce dei colori suoi succubi; il taglio fu netto, chirurgico, e produsse una ferita frastagliata nell'atmosfera che incalzò la tensione omicida promanante dall'uomo sino a spegnerla definitivamente. Quando Hisagi la attraversò dilatandone i lembi, non ne rimase che un'impronta sbiadita e disagevole, non troppo diversa da un brutto ricordo.
    In fondo al varco, la traccia di un eco.

    (non farmi aspettare)
    Non mi farei mai rimproverare una simile scortesia.

    Attraversò il portale.

    ~

    Non aprì gli occhi; non subito, né dopo.
    Non appena ebbe la certezza fisica del passaggio avvenuto, lasciò i sensi liberi di scandagliare il circondario senza il pregiudizio della vista. Venne improvvisamente avvolta da un vuoto emozionale, quasi che il mondo fosse morto con lei come ultima ed unica sopravvissuta. Una sensazione di grande pace, e solitudine.
    Cercò di dominare il piacere con un esercizio di raziocinio, ma non ci riuscì; se non altro, il suo fu un fallimento dorato. Quanto la circondava era tanto magnifico e tanto impossibile da farle venir voglia di ballare. Spalancò le braccia e girò su sé stessa una, due, dieci volte, sino ad inginocchiarsi a terra per assaporare quel piacere alieno nel proprio intimo. Nulla, oltre lei. Era tanto che l'eredità di AEnemos non le permetteva di essere completamente sé stessa. Un autentico balsamo, di cui godette fino al palesarsi impertinente ed inequivocabile -come un punto nero su di una tela bianca- del disgustoso sentimento dell'altro. La sua presenza era inconfondibile, ed il ricordo di lui sgretolò quel piacere fino a ridurlo in polvere; poteva quasi sentirne il sapore, fra la lingua e il palato -e la polvere ha un sapore orribile.
    Si alzò.
    Il grigiore delle rovine urbane la colpì come una sola, colossale entità, senza tuttavia riuscire ad impressionarla davvero: pagò al dedalo di muri, pilastri e monumenti un'occhiata meno che superficiale, concentrando lo sguardo sul protagonista della vicenda.


    Ti domanderei dove ci troviamo, se non temessi una risposta stereotipica del calibro de 'il tuo incubo peggiore, principessina'.
    Di certo, i miei incubi sono molto più fantasiosi.

    Sorrise, incrociando le braccia.
    E soprattutto, credo eccedano di gran lunga la tua comprensione.
    Una pausa, in cui si limitò a chinare il capo e chiudersi in una mal raffazzonata parentesi di riflessione.
    Perfino con le mie doti, non riesco a giustificarmi il tuo insensato, bambinesco antagonismo nei miei confronti. Tuttavia...
    Tornò a fissarlo, ancora. Il contatto fu inevitabile.
    ...la mia stessa natura mi rende impossibile non assecondarti; credo che tu capisca.
    Strofinò le mani più volte, comprimendo le nocche in maniera rumorosa e volgare: erano già uno, ma nessuno dei due lo aveva ancora realizzato.
    Quindi, quando ti ucciderò, limitati a maledire il tuo carattere di merda.
    Estrasse la spada.

    SPOILER (click to view)
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    Status »

    Fisico ` Eccellente.
    Psicologico ` Eccellente.
    Riserva ` 100%
    Consumi impiegati ` //%
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror

      La differenza inercorrente fra il pensiero di un Aenemos e quello di un essere umano è pari a quella che si
      presenta fra uomo ed insetto: vedendo il mondo come attraverso una caleidoscopica lente d'ingrandimento, questi
      riescono ad indovinare i moventi ed i movimenti di chi è sufficientemente sfortunato da trovarseli davanti, come se leggessero attraverso coloro con cui interagiscono.
      Contrariamente alla progenie di Adamo, loro sono ben consci delle conseguenze di ogni singola azione, ponendosi arrogantemente sempre una trentina di mosse al di là della stessa: C. non ha scrupoli sufficienti per fare mistero di questa capacità, di cui abusa in maniera truculenta e scenografica. Per quanto molti sciagurati abbiano biascicato di 'precognizione' prima di perdere i sensi,
      è triste dovergli confessare che la loro era un'intuizione sbagliata. Intuizione, per l'appunto, il tramite grazie
      al quale i caduti dal cielo riescono a conoscerci, codificarci e distruggerci.
      Affinando la sua strardinaria empatia lungo i pellegrinaggi che hanno visto protagoniste le capitali del continente ovest di Celentir, Catastrophe è giunta a lambire un livello tale e talmente pericoloso da poter compenetrare con naturalezza persino i sentimenti altrui, conoscendo i suoi disgraziati interlocutori per la loro stessa anima, nuda e violata da
      occhi come tormalina e ametista. Questa capacità perniciosa ha circonfuso l'AEnemos di una autentica aura di terrore palpabile, concreta per chiunque venisse costretto ad incrociarne lo sguardo; ogniqualvolta le pupille di C. andranno a incontrarsi
      con loro simili in un genuino contatto visivo, la vittima ne ricaverà una stoccata di affilato disagio, vedendo
      violentata la sua fibra più intima da quegli occhi così profondi, così terribili. (abilità passiva - 2 abilità)

    Note »
      ///
     
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  6. Hisagi Shuhei
     
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    »#3 - Track_
    _Fear For the Fight


    Accarezzò con lo sguardo la figura che emerse dal nulla.
    La odiò e amò allo stesso tempo; si perse nei dettagli della sua bellezza per poi cadere inesorabilmente in un cratere di indifferenza totale. Quella che per un istante era stata la sua amante, si vide -con altrettanta celerità- restituito il ruolo di misera puttana, preda come tante altre lo erano state prima ed ancora ne sarebbero venute dopo. Unica differenza che l'avrebbe distinta dal mucchio selvaggio di cadaveri era che a lei, solo e soltanto, era stato concesso un trattamento di favore. Lo spettacolo più macabro, raccapricciante e desolante:
    Hisagi permise a Catastrophe di vedere il suo mondo.
    Così come lui l'aveva forgiato,
    distruggendolo.

    Attese che il portale si richiudesse alle spalle dell'AEnemos -era un viaggio di sola andata, quello- e che la donna smettesse di dar aria alle gengive. Una pratica per cui, dovette ammettere lo Sfregiato, sembrava particolarmente portata. Tuttavia, per uno strano caso della sorte, il Razziatore spaziotemporale fu tanto cortese da ascoltare ogni singola parola, pur non reagendo a nessuna di esse.
    Non subito, almeno.

    «Ammazzarmi

    Sorrise, preda di un divertimento ben più sincero di quanto -forse- l'altra si sarebbe mai potuta aspettare.
    Erano le minacce come quella a denotare la differenza fra una bestia ed un essere razionale; diversità che si era già da tempo ripromesso di insegnare alla figlia dell'Antico. Prima però le avrebbe spiegato alcune cosette.
    Glielo doveva, ma soprattutto lo doveva a se stesso.

    «Primo...»
    esordì, memore del loro primo (romantico?) incontro
    «...questo non è il tuo incubo peggiore, principessina»

    Il sorriso gli si spense in volto, lasciando spazio ad un'amarezza strana.
    Rara, quasi unica per uno come lui. Prima di tante esclusive che aveva deciso di concedere solo ad una persona; la sola che potesse anche renderlo così vulnerabile, in un modo che si sarebbe potuto definire...fragile.
    Fece un passo avanti.
    La distanza fra loro era discreta, troppo ampia per lui, che voleva annullarla del tutto. Non ora, non subito: non necessariamente in fretta. D'altronde, la preda stava esattamente al centro del suo territorio di caccia preferito. Concetti come 'fuga', 'pietà' o simili puttanate erano privi di significato, da quelle parti.



    «E' il mio»

    Riacquistò l'impassibile sguardo omicida di sempre.
    Continuava a camminare molto lentamente, mentre con la mano sinistra sollevata esibì la Mala Suerte -cullata dalla stretta del suo fodero- e diede alla vittima quello che sarebbe apparso come un vantaggio, ma non fu che esibizione di arroganza:
    gettò lontano l'arma senza preoccuparsi delle conseguenze.
    Il tonfo sordo che seguì gli rese noto che la sabbia di cui l'intero piazzale era ricoperto a macchia di leopardo aveva attutito la caduta della katana. E che quindi avrebbe dovuto far affidamento su una sola alleata, la Scarlatta.

    «Secondo»
    aveva sollevato due dita della mano libera
    «Non fare promesse che non sei in grado di mantenere»

    Con noncuranza fece passare il fodero della Principessa Scarlatta alla mancina.
    Prima della fine di quello scontro, Hisagi le avrebbe almeno mostrato il significato della frase
    "Uccidere o morire".

    «E terzo...il motivo per cui siamo qui, io e te, da soli...»

    Estrasse la spada, lasciando che stridesse prepotentemente sulla guaina.
    03
    Il numero inciso a fuoco sulla lama emerse, mostrandosi alla luce del polveroso sole di casa ancora una volta, come spesso avveniva in passato. Un ritorno alle origini che non poté fare che piacere al Desfigurado, così attento alle superstizioni e alla numerazione offertagli di volta in volta dal fato. Aveva gettato la malasorte lontano da sé, ponendosi a 9 metri dall'avversaria.
    9 equivaleva a 3 ripetuto 3 volte.
    Il suo numero, che aveva -doppiamente- tatuato sul volto sotto forma di ambiguo "69".

    «...è che voglio r i c o r d a r e»

    Quando l'arma oramai era completamente libera, stretta nella salda presa della sua mano destra, si immobilizzò.
    Brandiva la guaina come fosse un'altra spada ed era -a tutti gli effetti- pronto per ogni cosa. Nei suoi occhi si leggeva un miscuglio strano di sensazioni, in cui l'eccitazione faceva da padrona ed ospitava in casa propria sicurezza, ambizione ed anche
    terrore.
    Era da tanto tempo che non si sentiva così pieno di vita.



    «Aiutami tu, tesoro...»
    sorrise
    «...ricordami come si fa ad avere paura»

    Si gettò in avanti all'improvviso.
    Quei nove metri che lo separavano dalla preda sparirono in pochi attimi; li calpestò frettolosamente, ansioso di fronteggiare una volta ancora l'emozione più eccitante di tutte. Sentiva che la sua paura aumentava passo dopo passo, ma non si arrestò, ed anzi venne caricato da quel timore crescente...quasi fosse una nuova droga. Gli circolava già nelle vene assieme all'adrenalina e -con la delicatezza di un'amante- stava insidiando il suo raziocinio, uscendo dal confronto sconfitta in partenza.
    Ormai era troppo tardi perché Hisagi potesse aprire la propria mente a qualcosa che non fosse il puro istinto.
    Con quell'arma, e solo quella, avrebbe affrontato gli occhi della catastrofe.
    Nemmeno le lasciò il tempo necessario a formulare una delle sue risposte al vetriolo: fu addosso all'avversaria con una furia senza pari, piegato in avanti nell'impazienza di farla sua. Mulinò fodero e spada in contemporanea, mostrando una grande destrezza ed insieme una totale mancanza di grazia. Due sferzate grossolane e brutali, una per nemico: la spada venne fronteggiata dalla guaina, con una spazzata antioraria che aveva come obiettivo la lama e dunque l'apertura dell'altrui guardia; alla Principessa Scarlatta venne invece riservato il compito di perforare l'aria frontalmente, dritta sull'occhio sinistro di Cat.
    Sperò che quella nuova sgualdrina potesse gradire un po' di sani preliminari, perché l'altra...si era rotta troppo presto.
    E magari avrebbe aspettato un po', prima di combattere con l'AEnemos per uccidere o morire;
    giusto il tempo necessario ad entrare con la forza
    nei suoi incubi più tetri.

    -69-

    If I had to
    I would put myself right beside you
    So let me ask
    Would you like that?
    Would you like that?



    SPOILER (click to view)
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 100%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Estratta, mano Dx -fodero in mano Sx-}; Mala Suerte {Gettata via}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ -
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  7. Catastrophe
     
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    Fiend Carnival;

    Calò le braccia lungo i fianchi, ciondolando la testa di lato
    come un animale incuriosito da un nuovo, interessante fenomeno; la sua preda -perché "preda", poi?
    Quel lemma apparteneva all'altro più di quanto non appartenesse a lei: i sensi del Dio stavano cominciando a prendere il sopravvento- prese a ribattere alle provocazioni preliminari che precedevano il confronto autentico. Mulinò la spada nel vuoto un paio di volte, per sottolineare la minaccia che già promanava dagli occhi con dolorosa evidenza. Man mano che le risposte del mercenario venivano recepite e si accavallavano nel suo encefalo per poi essere rapidamente metabolizzate e rielaborate come stimoli empatici, il viso dell'AEnemos cambiò impercettibilmente, ma inesorabilmente alcuni piccoli connotati. Il sorriso -di autentica fiele- si stirò in una anonima piega orizzontale per poi deformarsi, ancora, in un'espressione analoga ma completamente diversa nei suoi sottintesi. Al ghigno livido, grottesco nei suoi angoli ridicolmente arcuati, si accompagnò un intorbidamento dei colori dell'iride che adulterò il consueto, impossibile viola brillante in un indaco acceso, dalle cui profondità si intuivano bagliori ossidiana.
    Il senso di remota oppressione che gravitava sulle rovine circostanti fu a sua volta protagonista di un'evoluzione inattesa, che lo portò a scemare in un senso di pace. Un sentimento guasto, compromesso in sordina da una catena di elementi diversi fra loro eppure inscindibili dal complesso: a quel luogo, che ormai sapeva essere un sancta sanctotum dell'avversario, erano legate tante e tali sensazioni diverse da renderlo unico nel suo percepibile; se il mercenario gliene avesse dato la possibilità, lo avrebbe volentieri studiato attraverso i suoi occhi. Dubitava però che intendesse usarle una simile cortesia.
    Così come l'aveva assalita, il vortice emozionale si ritirò, lasciando spazio alla muta e bestiale aggressività impulsiva che lo aveva preceduto sino a poco prima. Compì un passo a sua volta, emula del movimento avversario, e chinò il capo in una posa sofferta. Rispondendo ad un messaggio consuetudinario, le ali si spiegarono da una coppia di fuochi fatui che divampò in sincrono dalle sue scapole, liberando nell'aria circostante un sentore mistico e minaccioso; divulgando la certezza che in lei, come chiunque poteva intuire a livello subliminale, c'era qualcosa di assolutamente,
    profondamente sbagliato.

    Aiutami tu, tesoro...
    Pausa, respiro, pausa.
    ...ricordami come si fa ad avere paura

    Ancora prima che terminasse l'asserto, ancora prima che formulasse l'idea di attaccare.
    Una giusta corresponsione; Col senno di poi, probabilmente, Hisagi Shuhei avrebbe capito che quella
    sarebbe stata la risposta che si sarebbe dato lui stesso.



    L'hai chiesto, stronzo.
    Silenzio.

    Afferrò la cacciatrice con presa inversa,
    fronteggiando la carica dell'altro senza darsi pena di assumere una posizione di guardia;
    si portò sul fianco destro un attimo prima che il fodero della Katana si cimentasse in una spazzata frontale, piegando il busto all'indietro e sollevando la bastarda quanto bastava per intercettare e deviare l'affondo altrui. L'impressione della sua forza lungo la lama era notevole, ma non sufficiente a produrre un impatto tale da compromettere la sua postura; i fili reciproci terminarono di sfilare gli uni sugli altri in un carnevale di scintille, attraverso cui cercò per un momento il suo sguardo; quanto di morboso si nascondeva in ciò che stavano condividendo sapeva che lui avrebbe fatto altrettanto.
    Ritirò Grindylov con gesto brusco, tentando un fendente orizzontale diretto al fianco sinistro di lui e ritirando bruscamente la spada nei postumi del tragitto compiuto, in modo da assestare sull'elsa la presa tradizionale. Contemporaneamente, le ali si
    sarebbero precipitate a colpirne il torace nel tentativo di respingerlo.
    Per entrambi, nulla più di uno scambio preliminare.
    Per entrambi, nulla più di un'intesa fra mostri.

    SPOILER (click to view)
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    Fisico ` Eccellente.
    Psicologico ` Eccellente. Comunione avvenuta.
    Riserva ` 100%
    Consumi impiegati ` Nessuno.
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror
      (lettura dei movimenti avversari ed aura di terrore focalizzantesi attraverso lo sguardo.
      Abilità passive, sempre attive
      )
      ------
      AEnemos Wings

      Glauche ed evanescenti come finimenti fantasma di perla e argento, due propaggini filiformi
      di Trama cruda si partono dall'innesto delle scapole dell'Abominio circondandolo per tutta la sua lunghezza, delicate
      come amanti e forti quanto la nemesi di una vita intera. Queste sono disciplinate secondo l'umore del loro stravagante proprietario, e rimangono educatamente quiescienti se questi versa in uno stato emotivo non travagliato, trascolorando
      sino alla trasparenza; nel momento in cui C. dovesse manifestare la sua natura intrinseca, tuttavia, questi
      riacquisterebbero immediatamente piena consistenza, comportandosi a tutti gli effetti come
      un'appendice supplementare ed intelligibilmente controllabile. Essendo le ali di Ænemos
      parte integrante del suo stesso organismo, queste si muoveranno alla sua stessa velocità d'azione e con le medesime capacità
      di un arto ordinario, comportandosi come tale anche in relazione ad attacchi
      a distanza ed attacchi a contatto.
      (Essendo le ali costrutti simbiontici di pura trama, questi non sono soggetti alla trasmissione di imput
      quali dolore fisico o qualsivoglia attacco a contatto avente oggetto
      l'organismo del suo possessore. (abilità passiva)

    Note »
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  8. Hisagi Shuhei
     
    .

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    »#4 - Track_
    _Scared monster


    L'intesa, tra loro, era già grande.
    Si ingigantiva con lo scorrere dei secondi, seguitando ciascun passo, movimento o respiro di entrambi. In un attimo era titanica, poi subito divenne semplicemente leggendaria. Non ebbero più bisogno di parole, né di insulti: il tempo delle minacce era finito, scavalcato con prepotenza dalla furia delle azioni. D'altronde, ai mostri non servono dialoghi per conversare. A gente come Hisagi e Cat, sarebbero bastate le spade per dar sfogo a tutte le emozioni possibili ed immaginabili.
    Prima fra tante, la paura.
    Avvolse lo Sfregiato come una tenebrosa coperta non appena egli mise piede nei pressi della Catastrofe. Lo risucchiò in un vortice senza fine di ricordi, tremiti interiori ed odiose sensazioni. L'unico modo che trovò per reagire fu concentrarsi nella lotta; la sola cosa che riuscisse a salvarlo fu provare a farsi ammazzare.
    Era nato per quello, lui:
    uccidere o morire

    Un sibilo e la lama avversaria cambiò di posizione, con leggerezza e fluidità inumane.
    Lei si muoveva bene, aveva grazia, stile e sapeva dare un tocco di classe anche al più grezzo degli spostamenti. Inoltre, dimostrò di essere una combattente d'eccezione: non era da tutti anticipare i movimenti di Hisagi Shuhei con tanta indifferenza. Sicura di sé, scartò all'indietro rendendo vana la spazzata orizzontale del Razziatore, per poi intercettare il suo affondo.
    Le lame cozzarono una prima volta, riecheggiando nel vuoto circostante.
    Erano soli, laggiù; isolati a combattere fra cumuli di macerie in un mondo completamente devastato.
    (L'ideale per un appuntamento galante.)
    Con un'istintiva reazione, l'assassino dai capelli corvini si ritrovò a cercare lo sguardo altrui. E vide ancora gli occhi -quegli occhi- più in alto dei suoi, più arroganti e sicuri. Al tempo stesso riconobbe un moto di paura che gli nacque dentro, nelle viscere, attorcigliandogli le budella. Lo respinse senza un grido, senza un sussurro; all'avversaria restituì un'occhiata di eccitazione e rabbia. Poi le sue iridi saettarono in altre direzioni, e solo dopo un battito di ciglia il combattimento riprese, più violento di prima. L'arma nemica gli si scagliò contro nel tentativo di mordere le sue carni, ma poté soltanto strappare un lembo di stoffa nera dallo shihakusho. Era troppo semplice, quell'attacco, per farsi fottere così.
    Sarebbe servito ben altro; qualcosa come...delle ali.
    Spuntarono all'improvviso dalla schiena della sua nuova preda, silenziose e magnifiche, come se fossero sempre state lì. Un po' troppo sorpreso, lo Sfregiato incassò il primo colpo -una botta da nulla al petto- ed arretrò di una manciata di centimetri appena.
    Trenta, anche se lui non stette a contarli.
    Trenta maledettissimi centimetri
    lo separavano dalla preda.
    Di nuovo.


    Stesso mondo, Nuova Los Angeles
    diversi anni prima



    Avrebbe potuto allungare un braccio, per toccarlo.
    Il nucleo centrale della banca dati nemica. Un prodigio della tecnica e della tecnologia sotto forma di enorme, metallico cilindro collegato ad un numero incalcolabile di tubi; il tutto percorso costantemente da scariche elettriche con cui l'ampio salone si tingeva ad intermittenza di blu chiaro. Nell'ombra, quella era l'unica fonte di luce presente, ma ai cadaveri degli addetti alla sicurezza e degli ingegneri non importava poi tanto dell'illuminazione. Giacevano tutti squartati o mutilati o semplicemente morti qua e là, accompagnati da schizzi e strisciate di sangue che ne descrivevano gli ultimi spostamenti: quello si era mosso, quell'altro aveva cercato di scappare, a quel tizio in fondo alla stanza mancava un braccio perché aveva estratto una pistola.
    Li aveva massacrati tutti, uno dopo l'altro.
    Era la sua missione, infiltrarsi con la forza all'interno della più grande, difesa e blindata struttura nemica. Non da solo, all'inizio erano una squadra; lui, il fanatico delle pistole, il genio del computer e qualche altro stronzo anonimo scelto dall'esercito per fare da carne da macello là dentro. Erano crepati tutti come cani, lasciando ogni compito nelle sue mani.
    Solita storia: per avere un lavoro ben fatto, ti conviene arrangiarti.

    «Ci sei, piazza la carica ed esci di lì»

    Ah, già.
    Non era esattamente solo soletto, c'era quella fastidiosa voce che gli rompeva i coglioni dall'InterCOM. Se mai avesse voluto uccidere qualcuno dei suoi cosiddetti 'alleati', avrebbe certamente cominciato da lui: il caro fratellino petulante. Sbuffò, spegnendo il comunicatore per qualche istante ed avanzando nelle tenebre, fra una scossa e l'altra.
    In mano aveva una scatoletta metallica.
    Dietro quelle sottili pareti di lamiera si nascondeva una carica esplosiva da...l'aveva dimenticato, era un numero fastidioso. Qualcosa come 23 megatoni o simili, una vera e propria bomba atomica a comando ridotta alle dimensioni di un posacenere. Il detonatore -l'unico esistente- l'aveva voluto tenere lui: se fosse morto, l'ordigno sarebbe esploso; se fosse riuscito a piazzare la carica, l'avrebbe fatto detonare di persona a distanza di sicurezza. Piccole grandi garanzie cui un mercenario del suo calibro era abituato a fare caso.
    Sull'ultimo gradino, di fronte alla bestia, seppe di avere in mano il destino della nazione.
    E non gliene importò granché.



    Quel generatore era il cuore pulsante di qualcosa di più grande:
    banche dati, informazioni, ordini, codici e tutte le altre puttanate che un supercomputer del suo secolo potesse contenere. Ma fra le tante cose, ciò che i Separatisti più volevano distruggere erano i centri nevralgici di controllo dei super-soldati creati dai Repubblicani. Alla lunga, la sanguinosa guerra civile americana -uno tra gli innumerevoli conflitti mondiali in corso in quegli anni- si stava risolvendo con una quantità eccessiva di perdite da ambo i lati. Il ricorso alle risorse umane meglio conosciute come 'Deadmen' aveva reso tutto molto più complicato del previsto; così quelli dell'Ovest si erano ingegnati: a Nuova Los Angeles, sotto le rovine dell'ultima catastrofe, avevano dato vita ad un progetto particolare. La creazione di soldati cyborg sufficientemente forti da abbattere anche dieci uominimorti.
    Fu un vero sterminio.
    Solo alcuni gruppi di mercenari al soldo dei Repubblicani sopravvivevano, nel Nuovo Continente; dalla parte degli orientali restavano unicamente i due fratelli. Non avevano nome, ma tanti appellativi affibbiatigli dai commilitoni. Dicevano di essere i migliori, e forse il fatto di essere sopravvissuti sino a quel punto lo confermava.
    Far detonare quella bomba avrebbe risolto ogni cosa, ponendo fine -con tutta probabilità- alla guerra stessa.

    «Carica innescata, fratellino»
    lo chiamava così per puro sarcasmo
    (aveva riacceso il comunicatore)
    «Sto uscendo»

    «La prossima volta evita di spegnere il COM, idiota.
    C'è mancato poco che il Generale non mi crepasse di infarto qua davanti»


    Sorrise, ma non replicò.
    La via del ritorno fu meno faticosa dell'andata; senza nessun nemico da abbattere, né porta da sfondare...gli sembrò quasi un peccato non aver lasciato qualcuno in vita. Si annoiava terribilmente, quando l'azione scarseggiava. Ad ogni corridoio svoltato aggiungeva un'unità nel conteggio mentale che stava tenendo; era arrivato a sette, quando raggiunse finalmente l'uscita segnalata dalle mappe. Gli stronzi dell'Intelligence avevano fatto un bel lavoro, con la raccolta di informazioni. Infiltrarsi nella base nemica era stato facile, anche tropp...

    «Ce ne hai messo di tempo,»
    quella voce lo costrinse ad alzare lo sguardo, incrociando due occhi azzurri come il ghiaccio;
    sentì un brivido di paura lungo la schiena
    «piccolo, stupido umano»


    L'ondata di ricordi non durò nemmeno un istante.
    Fu come fare un viaggio indietro nel tempo con la MalaSuerte, ma a differenza delle altre volte, la spada nera giaceva a diversi metri da lui. Non ne rimpianse l'aiuto, sapendo bene di poter contare già su tutto ciò di cui aveva bisogno. Gli serviva solo un'intuizione;
    e lasciò che fosse l'istinto a suggerirgliela.
    Fletté le ginocchia per darsi uno slancio maggiore, quindi si mosse -più rapido di una saetta, più letale della tempesta. Scagliò in avanti il fodero della spada, mirando al volto dell'avversaria. Le avrebbe coperto la visuale quell'attimo sufficiente ad avanzare, brandendo la Principessa Scarlatta con la mano destra e rivolgendone il filo in alto, in modo che quando la ebbe infilata sotto alle gambe dell'AEnemos quasi per tutta la sua lunghezza, quella avrebbe puntato esattamente alla sua fic...
    Non attese oltre, afferrando subito l'arma anche con la mancina ed imprimendole una forza senza pari.
    Infine, sollevò la lama.
    Di scatto, con violenza inaudita: mirava -letteralmente- ad aprire in due fottuti pezzi quella sgualdrina.



    E intanto, con lo sguardo, cercava ancora gli occhi altrui.
    Come un drogato in astinenza brama affannosamente una dose, ancora.
    Solo un'altra ancora.

    -69-

    And I don't mind
    If you say this love is the last time
    So now I'll ask
    Do you like that?
    Do you like that?



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 100%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Estratta, mano Dx e Sx}; Mala Suerte {Gettata via}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ -
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  9. Catastrophe
     
    .

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    There's a fine line between love and hate
    And I don't mind
    Just let me say that I like that
    I like that



    ~
    Grazie.
    ~

    Un pensiero inespresso, sepolto fra le maglie dell'ES. Un pensiero inadatto alla creatura di puro istinto che aveva appena vibrato il colpo d'apertura di un confronto bestiale e privo di una reale giustificazione: il realizzare di entrambi che ad entrambi non importava di trovarne una era, fra l'altro, un indice inequivocabile della loro deteriore condizione mentale. Per quanto avesse ormai metabolizzato il suo assorbimento, l'AEnemos non poteva fare a meno di sentirsi a disagio di fronte ad una condivisione così piena con qualcuno di così detestabile: era come un ubriaco impenitente, consapevole di quanto gli farà male il prossimo fondo di assenzio ma assolutamente determinato a farselo scendere in gola, per sentire ancora quella calda, delicata carezza sulle viscere i cui postumi lo indurranno presto a pentirsi del gesto. Era un brutto male, Hisagi Shuhei, e la sensazione di impotenza-indolenza che provava rispetto al pensiero di rigettarlo non faceva che rendere tutto infinitamente più spiacevole: fortuna voleva che Hisagi Shuhei non si sarebbe mai posto domande simili, risparmiandogliele a sua volta. Una inconsapevole gentilezza della quale, a posteriori, gli sarebbe certo stata grata.
    Il mercenario accusò il colpo deferitogli dalle ali, senza fuggire quel contatto visivo prolungato sino ai limiti del grottesco. Non esitò, né sembrò accennare a contrarre uno dei tanti, inconfondibili sintomi di quella parola che le era tanto vicina da poterla avere come suo sinonimo di carne e sangue.
    Seguì il suo ritrarsi, mentre in lei si agitava l'ammirazione dell'AEnemos Catastrophe per il coraggio mostrato ed il livore del desfigurado per non aver fatto sanguinare il bersaglio: i due si azzannavano in una contesa muta, come cani idrofobi che si contendono un brano di carne macilenta.
    Poi, i ricordi.
    Odore, colore -persino sapore, quello acidulo della saliva che si rapprende per il respiro affannoso- la investirono concentrandosi in un unico, fatale istante, obnubilandole i sensi in un'esplosione di luce: la loro concentrazione fu tale da spingerla a chiudere gli occhi, ascoltando la reazione avversaria grazie al polo caratteriale opposto che condivideva col mercenario. Curioso -ed un po' patetico- che la personalità di quel beota l'avrebbe salvata da lui stesso. Una pochezza che gli avrebbe certo rinfacciato a breve.
    Accompagnò la sinistra agli occhi simulando un protrarsi della sua confusione, ed attese: portò indietro il viso quanto bastava perché la guaina la sfiorasse appena, ed alzò il piede destro anticipando il montante avversario. Quando le ali si puntellarono salde e plastiche ai suoi lati premendo energicamente contro il pavimento di ciottoli, appoggiò la suola sul filo e sollevò in concomitanza la gamba sinistra, proiettando lo slancio datole dal fendente stesso in avanti e distribuendo il peso sulle due appendici.
    Volò sopra Hisagi descrivendo un arco elegante, atterrando a pochi centimetri dalle sue spalle.
    Gli dava la schiena.
    L'azione precedette il pensiero -o, per meglio dire, quanto di Hisagi rimaneva in lei precedette un qualsiasi, ragionevole impulso censore- e la cacciatrice fu ben felice di assecondarla: un singolo, feroce affondo, vibrato con quanto di malvagio, nauseato e corrotto accompagnava le pulsazioni intermittenti e sempre più frequenti delle vene del polso.
    In fondo al cuore più autentico, quella porzione di sé rimasta ostinatamente
    immacolata dall'empatia, lo stesso fonema inespresso.

    ~
    Grazie.
    è bello, per una volta, che qualcuno non fugga.
    non fuggirai, vero?



    vero?

    SPOILER (click to view)
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    Status »

    Fisico ` Eccellente.
    Psicologico ` Eccellente. Comunione avvenuta.
    Riserva ` 95%%
    Consumi impiegati ` Basso (5%)
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror
      (lettura dei movimenti avversari ed aura di terrore focalizzantesi attraverso lo sguardo.
      Abilità passive, sempre attive
      )
      ------
      AEnemos Wings
      (appendici di trama solida impiantati all'altezza delle scapole, dalle medesime caratteristiche fisiche del personaggio. Possono condurre attacchi a contatto.
      Abilità passive, sempre attive
      )

    Tecniche »
      Light the Dragonfires;
      Dolore. Strumentalizzando la sua tendenza alla distruzione sterile, C. esaspera i caratteri aggressivi della Trama Primevea, lasciandola irrompere disinibita all'interno di un corpo troppo modesto per contenerla: quella graffia, protesta per uscire con la ferinità di un animale deluso dalla prigionia, e preme contro ogni estremità. Dopo alcuni secondi di lotta, come seguendo i dettami di un accordo suggellato anni prima, viene liberata dal suo carcere di volontà. E non è più danza in catene.
      La pelle si indurisce, inspessendosi in un fascio di nervi, mentre scintille di giada prendono a precorrerne la superficie in uno spettacolo sopportabile per pochi: costringendosi in questa condizione, l'abominio rende la sua intera statura incredibilmente più resistente a sollecitazioni di tipo fisico, creandosi come un mostro superumano in grado di opporre ad un colpo di spada una invisibile chitina d'acciaio.
      (Consumo Variabile - Basso, localizzato nella pianta del piede destro.)

    Note »
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    .
  10. Hisagi Shuhei
     
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    »#5 - Track_
    _Countdown to the truth


    Era un continuo susseguirsi di brividi.
    Si alternavano paura e adrenalina, talvolta scendendo a braccetto lungo la spina dorsale dello Sfregiato. Accompagnavano il combattimento come a scandirne i momenti in un concerto che non era fatto né di suoni, né di qualsiasi altra cosa diversa dall'eccitazione. Lo aveva previsto, atteso e fortemente voluto; eppur tuttavia era incapace di goderlo appieno, anche dopo quell'ennesima dose di terrore che gli occhi -stupendi- della Catastrofe ebbero la gentilezza di fornirgli.
    Lei si ritrasse dalla guaina scagliatale contro, evitandola con una semplicità disarmante.
    Poi le ali, ancora loro, furono utile strumento di difesa ed elusione. Usò quelle appendici immonde per sollevarsi dal suolo, piantando una suola sul corpo della 03, spingendosi oltre in un volo d'angelo che aveva sì la grazia di un essere divino, ma allo stesso tempo sfociava nel grottesco. Per un istante, Hisagi Shuhei si ritrovò a fendere l'aria, proteso in avanti ad attaccare un nemico ormai scomparso. Riacquistò la posizione eretta proprio mentre, alle sue spalle, l'AEnemos atterrava con un tonfo sul polveroso lastricato della piazza. Fu una frazione di secondo in cui tutto apparve pacifico, sereno; privo di quell'impulso animale e mostruoso che stava alimentandoli entrambi.
    Quindi il tempo riprese a scorrere violentemente, impetuoso.
    Non poteva sapere, il desfigurado, dell'attacco nemico imminente, né prevederne la forma, la direzione o l'intensità. Tutto ciò che gli era dato supporre era che lei, sicuramente, avrebbe colpito per approfittare della situazione.
    Così come lui che, nelle stesse condizioni, avrebbe attaccato
    attaccò.
    Abbandonò la presa sulla Scarlatta con la mancina, lasciando che riassumesse le caratteristiche di 'prolungamento' del braccio opposto. Dunque si voltò di scatto, facendo perno sul piede destro ed attuando un movimento rotatorio in senso orario che gli permise di evitare parzialmente l'affondo altrui; sentì infatti il freddo morso dell'acciaio che gli scorreva lungo il petto, in corrispondenza della fascia addominale e -fortunosamente- non troppo in profondità da compromettere la muscolatura. Schizzi di sangue macchiarono la piazza, mentre lui offriva alla sua preda un nuovo pezzo di sé: la follia.



    Sorrideva, strisciando volutamente sulla lama della Cacciatrice.
    Si portò ad una distanza tale che Catastrophe -protesa in avanti nel gesto dell'attacco- avrebbe trovato dannatamente esigua. La mano del Razziatore intanto conduceva il proprio strumento di morte lungo una parabola crescente che passò ad un centimetro dal suolo, per poi salire fin su, fino al fianco destro dell'avversaria. Lì, luccicando per un riverbero raro, si sarebbe potuto dire che la lama stesse
    sorridendo al pari del padrone.

    canta

    Un grido riecheggiò nella mente di Hisagi, acuto e stridente.
    Non seppe stabilire con certezza se fosse anche udibile all'esterno, se avesse effettivamente vibrato nell'aria del suo mondo morto, scivolando fra i palazzi, violentando il silenzio. Un dubbio che non aveva fretta di dissipare, anzi: se ne disinteressò subito, restituendo attenzione alla battaglia, ai suoi colori.
    Il filo si tinse di un cremisi corrotto, sporco.
    Sangue scorreva lungo la spada, ma non era stato spillato da nessuno -se non dall'anima mostruosa dello Sfregiato. Avviluppò la 03 in un battito di ciglia e, seguitandone il movimento, generò una mezzaluna rossa con cui il giovane guerriero contava di strappare il braccio alla sua vittima. Piegò infatti all'ultimo secondo la lama, in modo che la Canzone Scarlatta non fosse orientata in verticale, ma prendesse una piega diagonale sufficiente per affondare nelle carni di Cat dalla spalla al volto.
    Intanto, celata dall'onda di sangue, la mancina fu sollevata in aria;
    alla maniera dei direttori d'orchestra, indicò la nemica e sollevò due dita di scatto...poi aprì il palmo.

    «Cero»


    Stesso mondo, Nuova Los Angeles
    diversi anni prima



    Il raggio esplose all'impatto, devastando la facciata di un palazzo intero.
    Coperto dalla nube di fumo e dai detriti, il cyborg scattò all'improvviso nella sua direzione, colpendolo al volto con un fortissimo cazzotto. Cadde, ruzzolò nella polvere e si rialzò d'istinto con un guizzo giusto in tempo per evitare l'ennesimo pugno -stavolta riservato al suolo, su cui generò un piccolo cratere.
    Era una lotta rapida, senza esclusione di colpi; nonostante quel fottuto surrogato d'uomo l'avesse colto di sorpresa, il mercenario dai capelli corvini aveva saputo scacciare l'iniziale senso di paura. Ed ora, determinato e guidato dall'istinto, si concentrava solo sul combattimento.
    Incassare e replicare, incassare e replicare...

    «Che cazzo stai facendo??»

    La voce affannata del fratello lo distrasse.
    Fu fatale: ricevette un calcio al fianco che lo scagliò direttamente su un muro, ed anche oltre. Sfondò la parete e si ritrovò all'interno di una costruzione abbandonata, al pian terreno del palazzo che un tempo era stato -forse- un albergo. Eresse una barriera di sangue fra sé e l'ennesima bordata d'energia sferratagli contro dal nemico,
    mentre si rialzava e infilava la mano in tasca e prendeva il detonatore.

    «Non te lo lascerò fare, lo sai?»
    aveva un tono di voce quasi divertito, fin troppo spavaldo
    «La tua razza è giunta al capolinea; da ora in poi il mondo sarà nostro!»

    E sentì un gran fracasso, come di piedi che si affrettavano a raggiungere posizioni ben studiate.
    Seppe subito di essere circondato, di avere in mano l'unica speranza per uscirne vivo e salvare il mondo. Già, perché quei robot di merda non avevano intenzione di farsi spegnere una volta finito il lavoro per cui erano stati progettati, no; volevano di più, e -comandati dal prototipo più avanzato, occhi-di-ghiaccio- l'avrebbero avuto sicuramente. Più forti dei Deadmen, con lo sterminio di ognuno di loro, sarebbero stati i padroni del globo.

    «Ma con te voglio essere clemente, umano.
    Hai tre secondi per uscire di lì e accettare una morte rapida.»


    Tre
    tres

    Sapeva già di non avere speranze, di essere fottuto.
    Nessuno avrebbe pianto la sua morte, forse lo avrebbero chiamato eroe.
    Poi nulla, fine; titoli di coda e tutto il resto.

    Due
    dos

    «Fai-esplodere-quella-bomba! ORA!!!»
    Il fratellino doveva aver sentito tutto, e con grande spirito di sacrificio gli intimava di suicidarsi.
    Gran cosa, l'amore fraterno.

    Uno
    ùno

    Emerse dalle macerie appena un attimo prima che i cyborg entrassero a prenderlo.
    Il loro capo era di fronte a lui, pochi metri oltre lo squarcio nella parete e -strano a dirsi- sorrideva compiaciuto. In quel momento, probabilmente, si sentiva già il padrone del mondo, sire incontrastato delle macchine...
    ...povero piccolo automa.
    L'uomo morto sollevò il braccio sinistro, aprì il palmo ed il detonatore volò verso la creatura sintetica nel silenzio più totale:
    ogni soldato di quel piccolo esercito, per qualche istante, comprese cosa fosse la paura.
    Quando la scatoletta metallica a cui era collegato l'ordigno nucleare fu di fronte al comandante, solo allora il mercenario aprì bene il palmo della mano, lo puntò sul leader dei nemici e sorrise ancora; mostrando loro un altro sentimento ameno alle entità artificiali: la follia.

    Zero
    «Céro»





    Non sarebbe stata una cannonata troppo forte.
    L'energia si focalizzò rapidamente su indice e medio mancini dello Sfregiato, producendo un crepitio fastidioso. Nera luce, del tutto estranea a qualsiasi forma naturale di illuminazione; dapprima fu sfera, attraversata da moti elettrostatici dalle sfumature cremisi, quindi divenne raggio che puntava al polso destro della vittima. Con un solo attacco, mirava a disarmare l'AEnemos, così da poterne osservare la reazione: si chiedeva come potesse una creatura tanto spaventata dai propri poteri, combattere contro qualcosa di più terribile della morte stessa.
    Privata di un arto, o della sola arma, avrebbe trovato il coraggio di affrontare il suo distruttore?
    Hisagi Shuhei sperava di avere a che fare finalmente con qualcuno capace di

    uccidere o morire.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Ferita longitudinale sul ventre.
    -Energie_ 80%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Estratta, mano Dx}; Mala Suerte {Gettata via}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ Fendente energetico Medio che mira ad amputare la spalla destra avversaria {Scarlet Song}; raggio energetico della stessa entità a distanza praticamente nulla, indirizzato al polso destro di Cathy {Cero}.
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    CITAZIONE
    -Scarlet Song_ Il canto di una donna non può essere che melodico e soave. Quello di una Principessa, poi, è per definizione superbo, celestiale. Ma una spada brutale come la 03 non ha una voce piacevole da ascoltare. Il suo grido è roco, rabbioso, acuto e potente. Si manifesta con furia ed irrequietezza, tinto del cremisi che tanto bene la rappresenta. E' un urlo di guerra che Hisagi, ben conoscendola, ha imparato a risvegliare a comando, donandole la forza per emetterlo. Con uno schiocco di dita, metaforicamente parlando, lo Sfregiato può far partire questa melodia di vetri infranti, che si manifesta con i tratti di un fendente energetico color del sangue, prolungamento ideale del vero colpo menato dallo spadaccino, fino ad una distanza di nove metri da lui. Graffiando l'aria -sia fisicamente che sonoramente- tale sferzata d'energia è capace di distorcere l'atmosfera sul livello visivo al suo passaggio, con un effetto assai simile a quello generato da alcune abilità della Mala Suerte, particolare che farebbe ipotizzare un collegamento fra le due armi del Razziatore. Qualora colpisse, la Canzone Scarlatta, è capace di farsi amare, ed odiare, in un tripudio di sangue e grida. Gli unici applausi che una simile Principessa possa gradire...e causare. {Media}

    CITAZIONE
    -Cero, Dark Light_ Zero. Non potrebbe esistere nome più appropriato per questo raggio annientante che ogni cosa inghiotte ed il resto lo distrugge. Se fosse possibile rendere la luce un agglomerato di oscurità, ed illuminare il buio, il Cero sarebbe il risultato di quel bizzarro esperimento cromatico. Frutto in realtà del potere del Razziatore Sfregiato, questo concentrato di energia crepitante e maligna rispecchia nel colore l'animo del creatore: nero come la pece, furibondo ed irrequieto. In origine si tingeva di un cremisi sanguigno, come il più volgare dei laser, e tale è ancora la sua natura: perfora e brucia come il più innovativo dei raggi energetici. Solo, non nasce da fredde macchine belliche, bensì dalle mani o dalle dita dello Shuhei. Questi, convogliando dapprima l'energia in un unico punto, crea una sfera del tutto simile a petrolio attraversato da fulmini neri e scarlatti, le cui dimensioni variano a seconda della potenza desiderata. In un secondo momento -si parla comunque di un battito di ciglia o poco più- l'energia accumulata viene rilasciata sotto forma, appunto di raggio oscuro rapido e letale. Un numero alquanto versatile, spesso utilizzato da Hisagi come diversivo o...soluzione finale. {Medio}

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  11. Catastrophe
     
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    Something's getting in the way

    something's just about to break


    ~~~
    The Wise One;

    Checché se ne dica, i ricordi non sono preziosi. Men che meno lo sono i ricordi degli altri.
    Per chi è tormentato dalla percipienza delle sensazioni altrui, la loro eco sbiadita e nostalgica più comunemente identificata come "ricordo" non rappresenta altro che merce inquinata, uno stimolo adulterato dalla confusa rielaborazione dell'encefalo di quell'enorme, indesiderabile bagaglio che è la memoria di un individuo. Sorbire empaticamente il passato, oltre al presente del proprio prossimo, era una tortura che pizzicava corde di atrocità nelle quali non aveva ancora avuto il dispiacere di imbattersi. Con uno sforzo caparbio, occluse il canale di comunicazione aperto dai sensi di AEnemos quanto bastava per filtrare quell'alchimia di sentimenti monchi e sensazioni mutile chiamata "ricordo"; gli occhi le dolevano per lo sforzo, ma il sentirsi beneficiare di parte del mercenario che scivolava via dalla loro sofferta condivisione la sollevò dalla pena. Attenuato quel grave, le pareva che la cacciatrice fosse meno pesante, il suo respiro più regolare ed i movimenti meno impacciati. Persino in quell'oceano grigio, ora le riusciva di scorgere una sfumatura di bianco.
    Davvero grazioso, come sancta sanctorum.
    Sibilò a denti stretti, assecondando la sequenza della difesa avversaria.
    Come entrambi sapevano, Hisagi Shuhei non aveva il potere di sorprenderla. Si limitò ad accompagnare lo stridore dei fili che si accavallavano ritirando la spada e traendola al fianco, per poi portarla alla sua destra ed impugnarla -ancora- con presa inversa. Il bagliore della trama esasperata e proiettata verso di lei dalla lama dell'altro fu veloce, ma non abbastanza: piegandosi verso il fianco della spada, lasciò che la diagonale di energie apolari le strisciasse contro il dorso del braccio sinistro nel prodursi di uno squarcio superficiale, dal quale si partì una vampa di stimoli che la invase come un fuoco di carta.
    Nonostante il dolore, non smise mai di ricambiare il suo sguardo.
    Anticipò il consesso energetico del palmo altrui con l'opposizione del filo di Grindylov, lasciando che facesse da spartiacque per il suo terribile sfogo: le ali accorsero ad imbozzolarle il torso, ed il carnevale di luminarie scaturito dallo scontro del riverbero giaietto di lui e quello scarlatto di lei corresse le reciproche espressioni con una nota grottesca, dando ai tratti del viso dei connotati ferini. Fu solo un istante, ed il bruciore si espanse ancora una volta lungo la regione del petto, dove uno squarcio dalle estremità sdrucite e fumanti sagomava una disgustosa ecchimosi. Ancora una volta, non fu abbastanza. Prima che il raggio si sfogasse completamente, ritirò la spada e fintò un affondo, mirato al centro esatto del palmo altrui. Gli ultimi spasimi del céro vennero ingoiati da una manifestazione analoga ma di polarità opposta, che mirava a consumare l'intera statura del desfigurado nel suo raccapricciante biancore.
    Un ultimo sentore di viola, prima che la catastrofe spazzasse
    via ogni colore possibile.
    - e prima ancora, un ultimo anelito di quell'Hisagi Shuhei che la stava lentamente abbandonando,
    soppiantato da una feroce lucidità. -

    Non ti credevo tanto lungimirante da scegliere un così bel posto,
    Ghigno.
    per morire.

    -
    something's just about to break
    nessuna via di fuga

    SPOILER (click to view)
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    Status »

    Fisico ` Ferita da taglio di bassa entità sul dorso del braccio sinistro, bruciature diffuse nella regione del petto-spalla (destra)
    Psicologico ` Eccellente. Comunione parzialmente rescissa.
    Riserva ` 70%
    Consumi impiegati ` Basso (5%) Alto (20%)
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror
      (lettura dei movimenti avversari ed aura di terrore focalizzantesi attraverso lo sguardo.
      Abilità passive, sempre attive
      )
      ------
      AEnemos Wings
      (appendici di trama solida impiantati all'altezza delle scapole, dalle medesime caratteristiche fisiche del personaggio. Possono condurre attacchi a contatto.
      Abilità passive, sempre attive
      )

    Tecniche »
      Lady Forlorn;
      Grindylov è sostanza del dio Straniero, una lega che è sintesi di ognuna e nessuna delle essenze presenti nel concetto multiversale: fornendole (pur inconsciamente) la giusta sollecitazione, è possibile far sì che la lama della cacciatrice riconosca una delle sue componenti infinitesimali e si ricrei quale sua nemesi naturale. Acqua ed Aria dei piani celesti, Fuoco e Terra delle distese di Demogorgon e perenni antitesi del creato che si disgregano e compenetrano vicendevolmente cadranno sotto il suo filo senza concessione d'appello, i loro fantasmi ridotti a brandelli come comuni pupazzi di carne.
      Catastrophe è in parte creatura di Trama, e come tale, contro di lei nessuna trama è al sicuro -e la sua unica spada possibile in questo concorre a darle ogni ragione. Verrà a ricordarvi che non siete invincibili, verrà a ricordarvi il morso dell'acciaio, e che l'acciaio esiste.
      (Consumo Variabile - Basso)

      Dire Inferno;
      Convogliando un picco di trama ridicolmente alto su di una ben definita estremità, l'abominio vibra un colpo casuale direzionandolo verso una superficie predeterminata, premurandosi tuttavia di arrestare il compiersi del colpo stesso a pochi millimetri dal suo bersaglio ideale; trascorso appena un secondo di stasi, dal punto d'impatto si parte una autentica, terrificante deflagrazione di pura energia, propagantesi in una direzione prescelta come in tutte secondo criteri indiscriminati (decurtando tuttavia così la sua potenza intrinseca). Rocce, uomini e detriti verranno trattati da questa alla stregua di patetici ammenicoli, e scaraventati lontano come si conviene loro: se la zona da cui l'esplosione si manifesta corrisponde ad una parte del corpo avversario,
      i danni prodotti saranno considerevolmente gravi. Il raggio della tecnica non è inferiore agli otto metri totali.
      (Consumo Alto)

    Note »
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  12. Hisagi Shuhei
     
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    »#6 - Track_
    _The fearless child


    Aveva voluto quella sfida, l'aveva attesa a lungo.
    Sin dal loro primo incontro, Hisagi Shuhei era stato letteralmente corroso dal desiderio di incrociare le spade con la creatura chiamata 'Catastrophe'. La figlia di un Antico signore del tempo e dello spazio, entità che con la sua sola esistenza rappresentava un insulto a tutto ciò che i Razziatori come lui credevano, aveva presto guadagnato posizioni nella lista -mentale- delle prede appetibili. Di motivazioni, lo Sfregiato, ne aveva tante, anche troppe; alcune si contraddicevano l'un l'altra, in una confusione di emozioni e propositi che non lasciava spazio alla ragione. Eppure fu grazie alla solita lucida follia che riuscì a trasportarla lì, nel suo mondo, lontano da occhi indiscreti.
    Era stato tutto pianificato alla perfezione.
    L'allontanamento da Endlos, la chiusura delle comunicazioni con la Sede Centrale dell'Organizzazione, la costante ricerca dello sguardo di lei. Ciascun elemento del puzzle andava al suo posto, dando forma al mosaico della battaglia che Hisagi aveva fortemente anelato. A muoverlo c'era una strana combinazione di paura e volontà, deciso com'era a non retrocedere nemmeno di un millimetro dinnanzi a nessuno; tanto meno davanti alla brutta copia -pettoruta- di se stesso. Sarebbe stato un faccia a faccia col passato, a muso duro e senza possibilità di scampo.
    L'ultimo, frustrato confronto coi ricordi.

    Davvero grazioso, come sancta sanctorum.

    Ebbe l'impressione che lei potesse leggergli nella mente.
    Sgradevole, ma al tempo stesso eccitante come il sesso; volle coinvolgerla nella violenza delle sue memorie come mai aveva fatto con nessun altro -nemmeno con quello scricciolo d'uomo che osava definirsi suo fratello. Poteva leggere nella sua voce un pizzico d'irritazione, sovrastata dalla palese convinzione d'essergli superiore. Un dettaglio che lo Shuhei non volle -né poté- ignorare: l'AEnemos voleva essere sorpresa? Lui avrebbe fatto di più, dandole una lezione indimenticabile.
    Prima però, avrebbe dovuto reprimere l'ennesima ondata di ricordi.
    Li scacciò via come fossero appestati, con disgusto e una punta d'ira. Era arrivato il momento di dire basta. Sfruttare la paura che il nemico gli infondeva era stato utile: aveva potuto nutrirsene per rendere vivo il passato ancora una volta...e cancellarlo definitivamente. Mai più avrebbe rimesso piede in quella dimensione, né si sarebbe immerso nel mare delle reminiscenze legate ad essa. Via, colpo di spugna, annientate. Voleva restituirsi il ruolo di uomo senza passato e per farlo aveva avuto bisogno di lei: Cath.
    Un procedimento ormai conclusosi, col termine del quale avrebbe potuto finalmente dedicarsi anima (?) e corpo al combattimento. Come piaceva a lui, spargendo sangue e versandone altrettanto; senza mai smettere di goderne.
    Tanto, del dolore, lui poteva fare a meno: gli altri no.
    Mai.

    Quando il Cero e la Canzone Scarlatta vennero umiliati dalle prodezze avversarie, Hisagi non si scompose.
    Aveva dato per scontato che una guerriera di quel calibro non potesse crepare per così poco; anzi fu soddisfatto dei risultati e, nonostante il contrattacco fosse -pericolosamente- prossimo, sorrise. Si aspettava anche quello, oltre al festoso e macabro danzare di colori, perché non si sarebbe certo divertito se la vittima non avesse cercato almeno un po' di ritardare l'inevitabile.

    Non ti credevo tanto lungimirante da scegliere un così bel posto,
    per morire.


    nessuna via di fuga
    non sarebbe fuggito;
    non lui.

    «Dos!»

    Evocò quel numero, ma lo fece troppo tardi.
    L'ondata lo investì in pieno, spazzandolo via come un fuscello nel mezzo di un uragano. Bruciò, volando indietro ed infine ruzzolando nella polvere da sconfitto; probabilmente ci fu un'esplosione, o una sorta di piccola apocalisse. Non seppe dirlo con certezza, preso com'era dalla confusione del momento. Tutto si era spento nell'istante in cui la luce violacea l'aveva avvolto ed annientato.

    E cadde come corpo morto cade.

    Una decina scarsa di metri più in là.
    Lontano dalla Catastrofe quanto bastava per non sentirne più l'aura di terrore. Era la distanza perfetta per risorgere ancora, immondo ed immortale. Terribile, maestoso e fragile al tempo stesso: era un ossimoro vivente, il paradigma del genere umano. Si muoveva sgraziatamente. A scatti. Aveva subito grandi danni, eppure non mostrò all'avversaria nemmeno l'ombra di una smorfia di dolore. Sollevò la testa soltanto per sfidarne lo sguardo fiero.
    Ansimava.



    «Non male»

    sorrise in modo grottesco, sollevando il braccio sinistro verso Catastrophe.
    Tremava, e del sangue schizzò fuori dalle ustioni profonde,
    macchiando quel mondo grigio di un rosso vivo.

    «Ma fammi un favore:
    se proprio devi ammazzarmi...»

    ed il palmo, fino a quel momento aperto, si strinse in un pugno.



    «...almeno cerca di farlo sul serio»
    perché altrimenti non c'è gusto a crepare

    Con un gesto secco ed improvviso mosse il braccio verso sinistra.
    Altre lingue di sangue si levarono per aria, anticipando di una frazione di secondo la sua folle corsa. A metà strada l'intera spina dorsale del Desfigurado vibrò nuovamente di terrore; lui replicò con furia, scaraventando nell'atmosfera circostante tutta la sua forza. E mentre la stesa realtà tremava dinnanzi al Razziatore, egli sollevò la spada -fino ad allora letteralmente trascinata- lungo il fianco:
    era pronta alla violenza più vera.

    Sette
    «Siete»

    Si abbatté come una tempesta sull'alata figura dell'AEnemos.
    Le riserbò la bellezza di sette attacchi, colpi di spada portati ad una velocità sorprendente; ognuno di essi crepitava di energia pura, la quale spingeva il filo della lama a dare il meglio di sé. Uno dopo l'altro si avventarono, quei morsi assassini, sull'esile avversaria: due obliqui alle ali, altrettanti verticali alle braccia e alle gambe; l'ultimo fu un orizzontale tentativo di decapitazione.
    E si chiese, non senza malizia, se lei...

    ...sarebbe fuggita?



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Ferita longitudinale sul ventre.
    -Energie_ 50%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Estratta, mano Dx}; Mala Suerte {Gettata via}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ Espansione dell'aura che pressa sui cinque sensi, entità Media {Cinco}; combo di sette fendenti, entità Alta {Siete}.
    image

    CITAZIONE
    -Cinco, Pressure_ I cinque sensi possono essere un bersaglio particolarmente ambito, per chi volesse fare del male a qualcuno. Essendo proprio questo l'obiettivo di Hisagi, non poteva non mancare nel suo "arsenale" un numero appositamente pensato per distruggere -o per meglio dire distrarre- le cinque percezioni sensoriali del nemico. L'esecuzione è particolarmente semplice: senza troppi complimenti, lo Sfregiato rilascia nell'atmosfera una quantità di energia per nulla modesta, che agirà sotto forma di pressione sul bersaglio. Senza infliggere danno alcuno, opererà una pressione costante -per un lasso di tempo relativamente breve- su tutti i cinque sensi. Niente di insopportabile, sufficiente però ad annebbiare vista, udito ed olfatto, irritando il tatto ed inasprendo il gusto in modo da distrarre ed opprimere la mente nemica, impedendole di fatto la formulazione di pensieri, tattiche e quant'altro in tempi brevi -o normali-, svanendo entro breve. Si direbbe un'ottima distrazione, utile anche per "far sapere" della presenza di Hisagi in determinate situazioni. {Media}

    CITAZIONE
    -Siete, Razor Wind_ Lo Sfregiato non possiede un proprio stile di combattimento. C'è stato chi, in passato, ha provato ad insegnargli qualcosa, ma la sua testa si rifiuta di mantenere troppo a lungo le tecniche e le strategie apprese da terzi. Preferisce la sua condizione di autodidatta, e di caotico malvagio. Un perfetto esempio di questa incompatibilità con regole e stili ben definiti, è il Sette. Numero non fra i preferiti di Hisagi, ma certamente assai pericoloso. Consiste in un'offensiva basilare, quasi elementare, composta da poche fasi. La prima è di corsa: uno scatto impetuoso e rapido oltre ogni limite verso il nemico, al termine del quale vengono portati sette fendenti ad una velocità che si potrebbe definire straordinaria. Tali attacchi, sempre mirati a punti diversi del bersaglio ed in ogni caso sempre fulminei, saranno caratterizzati da una forza estremamente elevata ed una precisione inaudita, rendendosi, spesso e volentieri...imparabili o letali. {Alta}

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  13. Catastrophe
     
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    Heaven is a Lie;
    (l o n t a n o d a l l a l u c e)

    Desperate, I will crawl/ Waiting for so long
    No love, there's no love/ Die for anyone
    What have I become?

    ~



    Il biancore della prima trama li sommerse entrambi, tanto luminoso e sacrale da costringerla a schermarsi gli occhi con il braccio libero; quando il ventre di luce si chiuse sullo scenario -nel momento stesso che ne precedeva la morte, autentica apoteosi- l'abominio si scoprì a pensare che una creatura simile non avrebbe dovuto creare qualcosa di così bello. Una capacità pretenziosa, quella, che le calzava addosso come un abito tagliato male; raggiunta dall'ultima, debole eco della personalità dell'altro che stava ormai spirando il suo ultimo anelito, si vide costretta a chinare il capo in segno di assenso. Entrambi, colpevoli e consapevoli, erano o rappresentavano una contraddizione.
    "Un ossimoro vivente" sillabò in silenzio, percorrendo la confessione inespressa dell'uomo con parole mute. Terminata l'articolazione di quella mimica, le labbra tornarono a ricomporsi nella piega neutra che caratterizzava la sua non-espressione potenziale in attesa di essere istruita dal sunto delle emozioni altrui; la storse in un moto di stizza, piegandola con una smorfia amareggiata. Avrebbe combattuto per lei, come lei. Dopo essersi detestata per tanti anni, doveva a sé stessa
    almeno questo piccolo privilegio.
    Non male.
    Attraverso la stanza, attraverso la luce; il suo santuario si spezza, e le sue riflessioni si spengono come se una mano aliena avesse tappato lo stoppino della candela che le alimentava, precipitandola -ancora- in quell'oscurità palpabile e soffocante di grigio e piombo.
    Mpf.” consacrò il culmine degli eventi con uno sbuffo, rendendolo concreto ed inevitabile. La luce -la sua luce, la luce che non le apparteneva- si era ritirata nello stomaco nero delle macerie, dissipata nei vicoli e nei cimiteri di calcinacci. Per un assurdo istante, visualizzò l'immagine della città intera che la divorava come una bestia ingorda, sudicia e detestabile.
    Roteò la cacciatrice, ancora, in quel rituale arcaico che preludeva il confronto.
    Ma fammi un favore:
    se proprio devi ammazzarmi...

    Il tono rauco del mercenario la raggiunse, e appendici invisibili della connessione empatica da poco recisa camminavano nascosti nella sua scia. La forza del connubio le fece percepire la frase come una staffilata, tanto che strizzò gli occhi nel tentativo di comprimere il fastidio; curiosamente, le pizzicavano. L'odore di sangue e carne bruciata invece aveva perso la sua corporeità soverchiante, tramutandosi in un tanfo debole e dai connotati cangianti -per questo, forse, persino più disgustoso che nella sua forma più autentica. Le ali sferzarono il vuoto, come nel tentativo di respingere le parole stesse dello 'sfregiato'. Qualunque sua espressione caratteristica -e poteva avvedersene solo ora che se lo era
    definitivamente scrollato di dosso- era puro veleno.
    ...almeno cerca di farlo sul serio.
    E le loro anime si allacciarono per un ultimo,
    penoso istante.

    ~
    Non sarei fuggito.
    Non saresti fuggito. Non mi avresti deluso.
    Pausa, respiro.
    Non tu. Cosa siamo, Hisagi?
    Cosa siamo...?
    eco. Momento di stasi. Entrambi conoscevano la risposta.
    Creature che non possono essere comprese...
    ...i reietti di ciascun mondo, incapaci di compassione o vergogna.
    Assenso.
    Mostri.
    Mostri.
    E il contatto si scinde, e lo fa con la dolcezza di un abbraccio fraterno.
    E' quasi reciproca commiserazione -a cui segue, in lei, e per la prima volta,
    un barlume di vergogna. Per un breve istante, il mostro aveva
    annusato una parentesi di umanità.

    ~

    Il fisico interpreta gli input del movimento ancora prima che questi vadano a realizzarsi. Sinergia completa. Un piede si solleva, l'altro le segue in una corsa speculare e in una speculare follia di quella compiuta dall'altro.
    Si sarebbero ricongiunti e separati a metà del tragitto.


    L'urlo fu muto e feroce; a parlare per loro -a conferma di quanto avevano appena concordato in segreto- solo un rintocco sordo seguito da una catena di rumori analoghi di intensità crescente. Terminò la corsa ponendo la lama perpendicolarmente di fronte a sé, con un gesto tanto brusco da produrre un impercettibile effetto di rimbalzo quando i due obliqui preliminari rovinarono sul filo della sua difesa. Un'esecuzione notevole, glielo riconobbe, ma i sensi del dio coniugati all'energia della prima trama passavano in rassegna la sequenza di movimenti con velocità analitica tale da sembrare che l'immagine dello spadaccino fosse intrappolata nell'ambra -ogni movimento una gemma differente. Graziosa, ma inutile.
    Anticipando l'ultimo della sequenza, si portò sulla destra abbassando il capo nel tentativo di penetrarne la difesa aperta. La spada del disgraziato descrisse un arco a vuoto, strisciando -e lo intuì dallo scricchiolìo viscoso che gli fece seguito- sull'osso della spalla sinistra. Urlò.
    Il braccio cadde, ma il destro -complice un'ulteriore insinuarsi di quella luce negli interstizi fra tessuto e muscolo- resistette abbastanza da proiettarsi verso il ventre del bersaglio con sorprendente energia. Nel frattempo, le ali strisciavano paralelle alle sue caviglie, nel reiterato -e, in
    un certo senso, consunto- tentativo di stringere quelle altrui.
    Un colpo pulito, assoluto, definitivo.
    Una morte accettabile.

    Un tributo, fratello.

    -

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    Fisico ` Ferita da taglio di bassa entità sul dorso del braccio sinistro, bruciature diffuse nella regione del petto-spalla (destra; superficiale), lacerazione di entità media all'altezza della spalla sinistra. Leggera spossatezza.
    Psicologico ` Comunione annullata. Totale consapevolezza di sé.
    Riserva ` 50%
    Consumi impiegati ` Medio (10%) Medio (10%)
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror
      (lettura dei movimenti avversari ed aura di terrore focalizzantesi attraverso lo sguardo.
      Abilità passive, sempre attive
      )
      ------
      AEnemos Wings
      (appendici di trama solida impiantati all'altezza delle scapole, dalle medesime caratteristiche fisiche del personaggio. Possono condurre attacchi a contatto.
      Abilità passive, sempre attive
      )

    Tecniche »
      Scattered//Lost; (x2)
      Tramite un semplice esercizio di volontà, di quella verso cui l'uomo mediocre ama mostrarsi acidamente disilluso, l'Aenemos può arbitrariamente negare le sue pretese di appartenenza alla 'normalità' che si sforza di simulare abbracciando con vigore la sua natura superumana. Durante il compimento di un movimento qualsiasi, C. sovraccarica i suoi muscoli di un fenomenale impasto di trama ed adrenalina, permettendo a questa alchimia inconsueta di far subìre
      all'arto interessato una improvvisa accellerazione, che aumenterà la forza cinetica dello stesso.
      (Consumo Variabile - Medio: intercettazione fendenti + affondo finale.)

    Note »
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  14. Hisagi Shuhei
     
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    »#7 - Track_
    _Private (inferno)


    Something's getting in the way
    (something's just about to break)


    -69-

    Un mostro.
    Quello che Hisagi stava affrontando non era un grazioso fiorellino da cogliere, né un'impavida capitana di ventura. No, tutto il contrario: Catastrophe era un'entità che andava ben oltre le maestose ali da angelo che le spuntavano dalla schiena, dalla imperturbabile compostezza che si ostinava a mantenere. Dentro di lei qualcosa stava crescendo, come un feto di trama maligna, una creatura fatta di odio e paura. Rabbia e disgusto. Era lo stesso Sfregiato ad averla fecondata, probabilmente, contagiandole il disprezzo per la vita assieme con l'astio verso il prossimo. O forse no, l'AEnemos non aveva preso nulla dal Razziatore, magari influenzandolo viceversa con la sua aura di terrore.
    Qualunque fosse stata la direzione di quel dolce, adorabile scambio di saliva, il risultato non sarebbe cambiato:
    erano entrambi dei mostri.
    L'uno gettava benzina sul fuoco dell'altro, agitando una spada o schioccando la lingua. Faceva poca differenza, in quel frangente, che la ferita fosse aperta dall'acciaio o da una parola: in ogni caso il dolore veniva accantonato in disparte, superflua componente di uno scontro fra animali. E lì, fra le spazzate di polvere che il vento spingeva attorno al folle duo, gli spiriti di Cat e Hisagi entrarono in sintonia per un momento.
    Uno soltanto.

    -69-

    Di cos'hai paura, tu?
    Non sussurra, quasi minaccia.
    Io non ho paura.
    Lei è ferma, inflessibile sia nella voce che nell'animo. Non si smentisce mai.
    Ma qualcosa trema, vacilla.

    Apri gli occhi, Catastrophe. Sei terrorizzata all'idea di farci del male a vicenda.
    Qualcosa sta per rompersi, e lui lo sa.
    Smetti di parlare, smetti di pensare.
    E' lì per quello: spezzare le catene che la tengono prigioniera.
    Goditi il momento.
    Sorride, e non perché la vittoria si avvicina.
    Sa di non poter vincere quella battaglia,
    eppure combatte con tutto se stesso.
    Si diverte; gli basta questo.


    -69-

    Come da copione, la danza proseguì senza interruzioni di sorta.
    Uno dopo l'altro i sette venti di morte si infransero sul muro eretto in silenzio dall'avversaria, con gran disappunto dello Shuhei. I primi due produssero soltanto una coppia di rintocchi sulla lama nemica, gli altri nemmeno sfiorarono il corpo dell'AEnemos. E dire che di spazio, con quelle ali, ne occupava anche fin troppo. Un errore che lo Sfregiato avrebbe pagato caro, non fosse stato per l'altrettanto costoso sbaglio che la figlia dell'Antico ebbe la cortesia di offrirgli. Fuggendo la decapitazione con abilità e rapidità, Catastrophe dovette sacrificare parte della spalla sinistra per bilanciare alla mancata perdita della testa. Il Desfigurado non gradì particolarmente né quel gesto, né ciò che venne dopo: una fulminea, assassina stoccata diretta al suo ventre.
    Accadde tutto in un istante.
    La fredda sensazione dell'acciaio che lo attraversava da parte a parte, il torpore che la mente trasmetté a tutto il corpo in risposta a quell'intrusione; la totale, familiare assenza di dolore e anche il proprio ringhio istintivo. Hisagi non sentì nulla, perso com'era nell'esaltazione dell'attimo. Assaporava ogni particolare di quella fotografia: si godeva il momento ad occhi sbarrati.
    Era a mezz'aria, sollevato dalle botte simultanee alle caviglie e spinto indietro dalla forza dell'impatto con la spada.
    Solo allora si rese conto di quanto Cat fosse diversa da lui.
    Nel suo viso non notò alcuna esaltazione, né divertimento o follia. Ci lesse solamente rabbia, frustrazione, dolore. Peccato, perché sarebbe stata un'avversaria degna...un nemico all'altezza del compito.
    Ma nemmeno lei, neppure quella baldracca partorita dalle pieghe dello spazio-tempo poteva permettersi di spezzare lui.
    Quando lo comprese, lo Sfregiato inarcò le labbra in un bieco sorriso.
    Poi sollevò il braccio sinistro, tremante e distrutto.
    Sfiorò la fronte della donna con l'indice proteso, schiudendo appena le labbra.



    «Non hai capito un cazzo»
    Adios

    Uccidere o morire
    (Era semplice, fottutamente semplice)

    L'energia che convogliò lungo l'arto fu decisamente troppa, per quelle ferite.
    Non riuscì a contenerla alla perfezione: tanto che mentre il crepitante nugolo di scariche elettriche -nere- lo avviluppava, il braccio prese a schizzar sangue, rendendo quella scena ancor più raccapricciante. Viscide lingue di cremisi gli passarono dinnanzi agli occhi, ma per uno strano caso della sorte, Hisagi Shuhei non perse mai di vista gli occhi -quegli occhi!- che tanto aveva amato e odiato durante il corso della battaglia.
    Probabilmente non avrebbe mai più visto nulla di tanto meraviglioso.
    Pazienza.
    Scaricò il potenziale distruttivo accumulato, sparando un Cero di dimensioni apocalittiche. Esattamente come uno dei tanti che aveva scagliato su quella stessa città, durante la guerra. Il suo suono riecheggiò fra i palazzi, rievocando per l'ultima volta memorie che sarebbe stato meglio cancellare già da diverso tempo. Attraverso le mura in frantumi, tra le case diroccate e le piazze deserte tutto tacque per un attimo. Persino il vento sembrò arrestarsi, quando il mostro azzannava la realtà per farla sua; una volta, una volta ancora.
    L'istante dopo sarebbe stato solo luce, un bagliore nero ma non per questo meno accecante di altri.
    Una tinta empia, mortale; perfetta manifestazione del suo animo corrotto e malvagio,
    che tutto voleva afferrare solo per il gusto di poterlo
    distruggere.

    Boom!
    Headshot




    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    image

    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Ferita longitudinale sul ventre; bruciature Alte diffuse lungo il fianco sinistro e braccio mancino pericolosamente ferito; squarcio Medio da parte a parte sul ventre, stomaco perforato. In procinto di svenire.
    -Energie_ 10%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Estratta, mano Dx}; Mala Suerte {Gettata via}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ Bordata Critica di energia a distanza praticamente nulla {Cero}.
    -Note_ Mi sono accorto solo ora che nel post precedente avevo omesso le condizioni fisiche; chiedo umilmente perdono. :geez:
    image

    CITAZIONE
    -Cero, Dark Light_ Zero. Non potrebbe esistere nome più appropriato per questo raggio annientante che ogni cosa inghiotte ed il resto lo distrugge. Se fosse possibile rendere la luce un agglomerato di oscurità, ed illuminare il buio, il Cero sarebbe il risultato di quel bizzarro esperimento cromatico. Frutto in realtà del potere del Razziatore Sfregiato, questo concentrato di energia crepitante e maligna rispecchia nel colore l'animo del creatore: nero come la pece, furibondo ed irrequieto. In origine si tingeva di un cremisi sanguigno, come il più volgare dei laser, e tale è ancora la sua natura: perfora e brucia come il più innovativo dei raggi energetici. Solo, non nasce da fredde macchine belliche, bensì dalle mani o dalle dita dello Shuhei. Questi, convogliando dapprima l'energia in un unico punto, crea una sfera del tutto simile a petrolio attraversato da fulmini neri e scarlatti, le cui dimensioni variano a seconda della potenza desiderata. In un secondo momento -si parla comunque di un battito di ciglia o poco più- l'energia accumulata viene rilasciata sotto forma, appunto di raggio oscuro rapido e letale. Un numero alquanto versatile, spesso utilizzato da Hisagi come diversivo o...soluzione finale. {Critco}

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  15. Catastrophe
     
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    Gazing in the Mouth of Death itself;
    (g u a r d a n d o n e l l e f a u c i s t e s s e d e l l' o b l i o)
    ~ ~ ~

    «Dos!»

    «è che voglio ricordare...»

    «...come si fa ad avere paura.»
    «ad avere paura.»
    «ad avere paura.»
    «ad avere paura.»
    ...
    «paura.»


    Quando la lama si fece strada attraverso lui fino al paramano, l'addome venne attraversato da sette contrazioni ben distinte; ognuna di queste trovò eco lungo il suo polso scivolando fin sopra la spalla, facendola rabbrividire per il movimento impresso dal ritmo cadenzato ed orribile degli spasmi. Suonavano come suppliche, o maledizioni. A contatto rescisso, non avrebbe saputo determinarlo con sicurezza.
    Protrasse l'affondo premendo la mano libera e la fronte sul corpo di lui, senza un reale perché ad accompagnare il gesto; gli era tanto vicina da poter annusare un odore acidulo e mascolino di sudore e sangue, avvertendo il commisto dei due che le colava sul volto dal taglio aperto. Alzò lo sguardo, incrociando gli occhi vuoti del disgraziato. Dietro le pupille sgranate dallo sconquasso delle ultime contratture, poteva ancora intuire lo spettro di una furia gelida, stemperata dalla melancolia di qualcosa di più radicato e complesso. Una risultante di più denominatori sconosciuti, che faceva ancora bruciare quello sguardo di persona spezzata con la sua inesauribile, caratteristica verve. Lo conosceva bene, quello sguardo; era lo sguardo nascosto sotto quegli occhi che nessuno aveva mai potuto vedere. Quasi paradossale che ad essere spezzato, fra i due, fosse l'uomo e non lei. Il pensiero le diede una fitta di amarezza, accompagnata ad un grottesco bisogno di ridere.
    Il corpo del mercenario si sollevò come una bambola di stracci, e per alcuni istanti il peso di lui fu caricato sulla sua stretta. Si guardarono, ancora, incapaci di comunicare senza parole come avevano fatto sino a quel preciso ed -in un certo qual modo- nostalgico istante di rottura. Non avere più dentro di sé la sostanza empatica che aveva così acidamente detestato la avvolse nel consueto, giornaliero senso di fallibilità, che racchiudeva in sé tutti quei piccoli perché-non-posso, perchè-io-sono-e-non-sarò-mai.
    Mai; e sempre. Gli occhi di una persona spezzata, nascosti
    dietro le pupille del dio. Lacrimavano.
    Perdere Hisagi era stato un po' come perdere
    un fratello minore. Un gemello nascosto,
    impossibilmente solo.
    -
    Passò in rassegna lo stimolo tattile del suo indice premuto contro il proprio capo con quieta rassegnazione, limitandosi a ritrarre il viso quanto bastava perché l'energia convocata prendesse a gravitare intorno al polpastrello libera da inibizioni. Sollevò l'elsa di Grindylov per portare il pugno della mano armata di fronte alle labbra, opponendo al concerto elementale il potere scismatico della spada. La trazione verso l'alto incise una lacerazione ulteriore sullo stomaco del mercenario, insistendo sulla ferita già aperta. Altro sangue, sudore e profumo di quel fratello defunto, soffocato dai crismi di polvere e calce. I colori sbiadirono, e l'aria si fece statica e greve. Persino la non-natura di quel non-mondo (casa del suo non-fratello mai nato) pareva essersi rassegnata in attesa dell'inevitabile.
    Non hai capito un cazzo
    Nonostante tutto, sorrise. Un solo istante, prima che la trama liberata da lui ingoiasse loro
    insieme alla città diroccata.

    («That look of a broken human.»
    avrebbe detto nella sua lingua -quella lingua cancellata dalla Terza Energia.
    )


    E invece

    "No."
    aveva capito. Capire, d'altronde,
    era la sua più grande
    maledizione.

    SPOILER (click to view)
    image
    Status »

    Fisico ` Ferita da taglio di bassa entità sul dorso del braccio sinistro, bruciature diffuse nella regione del petto-spalla (destra; superficiale), lacerazione di entità media all'altezza della spalla sinistra. Energie esaurite, svenimento incombente.
    Psicologico ` Comunione annullata. Totale consapevolezza di sé.
    Riserva ` 10%
    Consumi impiegati ` Critico (40%)
    Grindylov ` Impugnata (Mano dx)


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror
      (lettura dei movimenti avversari ed aura di terrore focalizzantesi attraverso lo sguardo.
      Abilità passive, sempre attive
      )
      ------
      AEnemos Wings
      (appendici di trama solida impiantati all'altezza delle scapole, dalle medesime caratteristiche fisiche del personaggio. Possono condurre attacchi a contatto.
      Abilità passive, sempre attive
      )

    Tecniche »
      Lady Forlorn;
      Grindylov è sostanza del dio Straniero, una lega che è sintesi di ognuna e nessuna delle essenze presenti nel concetto multiversale: fornendole (pur inconsciamente) la giusta sollecitazione, è possibile far sì che la lama della cacciatrice riconosca una delle sue componenti infinitesimali e si ricrei quale sua nemesi naturale. Acqua ed Aria dei piani celesti, Fuoco e Terra delle distese di Demogorgon e perenni antitesi del creato che si disgregano e compenetrano vicendevolmente cadranno sotto il suo filo senza concessione d'appello, i loro fantasmi ridotti a brandelli come comuni pupazzi di carne.
      Catastrophe è in parte creatura di Trama, e come tale, contro di lei nessuna trama è al sicuro -e la sua unica spada possibile in questo concorre a darle ogni ragione. Verrà a ricordarvi che non siete invincibili, verrà a ricordarvi il morso dell'acciaio, e che l'acciaio esiste.
      (Consumo Variabile - Critico)

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16 replies since 16/6/2009, 23:39   2147 views
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