[FINALE] Hisagi Shuhei VS Catastrophe

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  1. Hisagi Shuhei
     
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    »#8 - Track_
    _At last (the dark heaven)


    Per l'ultima volta, i suoi occhi si posarono sul volto di lei.
    Immersi in un velo di tenebre che egli stesso aveva generato, Hisagi e Catastrophe recitarono insieme l'atto conclusivo di quel teatrino delle assurdità. Fu uno scambio di battute rapido, breve e al tempo stesso spettacolare: ciò che il Cero aveva inghiottito venne in un istante vomitato nel mondo distrutto e attonito. Con una semplicissima mossa l'AEnemos aveva vanificato ogni sforzo dello Sfregiato. Eppure, in un raro momento di rassegnazione, lui nemmeno ci fece caso. Sentiva il corpo abbandonare le proprie funzioni vitali una dopo l'altra, nella lenta escalation che l'avrebbe certamente condotto alla morte.
    ...uccidere o morire...
    aveva finalmente trovato quel che cercava da anni?
    Un nemico capace di strappargli via anche l'anima con gli artigli e con le zanne, lacerandolo fin nelle ossa. Una battaglia degna di essere l'ultima, sanguinaria e indimenticabile; il solo modo che conoscesse per divertirsi e l'unica morte che avrebbe potuto accettare. Era tutto finito: il torneo, la missione, la sua stessa vita. Svanito in mille pezzi, ridotto ad un cumulo di macerie;
    proprio come quel mondo cui -in fondo- era ancora affezionato.

    No.
    (mormorò la divinità caduta)

    «No.»
    (le fece eco il mostro)

    Perché, in fondo, era stato lui a non aver compreso nulla.
    In quell'attimo gli fu nuovamente tutto chiaro, limpido...cristallino. Al punto da voler sgranare gli occhi per vederci meglio, piantando il piede sinistro che già vacillava. Sollevò della polvere, nella staticità del momento più lungo di sempre. Lì, nella sua terra natale -l'unica in cui non fosse straniero, la sola nel multiverso che potesse chiamare casa- si eresse in tutta la sua malconcia statura. Ancora.
    Sventrato e distrutto, ma vivo.
    Quindi anche in grado di battersi; finché non fosse stato capace di reggersi in piedi, avrebbe sollevato una spada. Finché non gli avessero tagliato tutti gli arti, avrebbe lottato. Mai indietreggiare, mai arrendersi: era così che voleva vivere...e così sarebbe morto.

    «No.»
    ansimava, ma la sua voce era più forte del solito
    «Non è ancora finita...non ancora...»
    delirio totale
    «Io...posso...combattere...»

    Levò l'arto superiore destro, e con esso la 03.
    Non si accorse neppure dell'immane fatica che fece per compiere un gesto tanto semplice. Era preda di convulsioni involontarie e sanguinose emorragie, ma stette ben saldo nella sua posizione. Con la punta della lama alzata sfiorò la guancia di Cat, accarezzandola appena prima che una vera e propria deflagrazione ventrale lo colpisse, scuotendolo violentemente. Indietreggiò e abbassò l'arma, mentre la vista gli giocava brutti -bruttissimi- scherzi. Probabilmente non si era mai trovato così vicino alla morte.

    «Merda...»

    Cadde indietro, volgendo gli occhi al cielo.
    Quel plumbeo ammasso di nubi tossiche fu la sola cosa che riuscì a focalizzare, assieme al freddo abbraccio della terra e al clangore di una spada -la sua- che scivolava lontano. Imprecò di nuovo, ma fu soltanto una bestemmia fra sé e sé, perché le sue labbra rifiutavano di muoversi e la voce sembrava mancargli. Così come il respiro, che era reso pesante dai danni ingenti riportati nella zona addominale.
    Strinse i denti e socchiuse gli occhi, in una smorfia di risentimento.



    Non è così che doveva finire...

    -69-

    Uno sconfinato cimitero di lamiere.
    Ecco com'era finito il mondo: la desolata terra di nessuno su cui si ergevano colossali rovine di un'epoca passata e spazzata via dalla guerra. Al termine delle battaglie in America, Europa ed Antartide, i Deadmen avevano perso. L'esercito di Cyborgs si era ingigantito a un punto tale da non essere più contrastabile: ebbe luogo uno sterminio senza precedenti. In tutto il globo, diversi Uominimorti si erano battuti contro plotoni di creature sintetiche, abbattendone un gran numero ma senza alcun esito concreto. Persino coloro che ogni giorno portavano avanti gli ideali di giustizia e libertà vennero inesorabilmente sconfitti. Uno alla volta caddero e cedettero il passo alle macchine, vittime di una Catastrofe devastante.
    Fu l'Apocalisse, per l'umanità.
    I signori della guerra si allearono in un ultimo, disperato tentativo di salvare quei pochi superstiti che erano rimasti.
    Venne inviata una squadra speciale fra le rovine di Nuova Los Angeles, per ritrovare la bomba piazzata mesi prima sul centro nevralgico dell'Intelligence nemica. Laggiù accadde l'impensabile, ma fortunosamente gli umani ebbero la meglio, e riuscirono a piegare i mostri di silicio definitivamente. Purtroppo però, la popolazione era ridotta all'osso; poche manciate di uomini e donne sparsi qua e là sulla faccia del pianeta non sarebbero mai stati sufficienti per ripopolare nemmeno un piccolo Stato.
    Due Deadmen, fratellastri mercenari, furono indicati come i responsabili del disastro.
    I dati sulla loro missione vennero resi pubblici e le centinaia di persone sopravvissute passarono i loro ultimi anni a dar loro la caccia. Perché, ormai privati di qualsiasi scopo, gli uomini tentarono di aggrapparsi almeno alla vendetta.
    Ma fu tutto vano: i fratelli non furono mai ritrovati.
    Semplicemente, scomparvero.

    ...

    «Ci cercheranno ovunque, ora che la guerra è finita.»

    «...»

    «...e anche se sopravvivessimo, cosa ci rimarrebbe da fare?»

    Il tono faceva trasparire rassegnazione, quasi tristezza.
    Sedevano sul bordo di un cratere, ad osservare il nulla grigio che si estendeva fino -ed oltre- l'orizzonte. Nessuno dei due aveva voglia di alzarsi da lì; non esisteva più alcuna meta, per loro. La notizia del conflitto appena conclusosi non era stata né buona, né cattiva: l'avevano accolta con lo stesso disinteresse che nutrivano oramai per qualsiasi cosa.
    Giunti a quel punto sì, che potevano definirsi 'Uomini morti'.

    «Oh, ci sarebbero un mucchio di cose che due col vostro talento potrebbero fare.»

    Entrambi scattarono in piedi, allarmati da quella presenza estranea che era spuntata all'improvviso.
    Misero mano alle armi in un attimo e si voltarono per vedere in faccia il loro interlocutore. Erano pochi i cacciatori tanto bravi da potersi avvicinare ai fratelli così tanto, senza farsi notare; e quel manipolo di fortunati era già interamente sepolto in giro per il mondo. Si sarebbe potuto dire che quel tizio dai capelli brizzolati e dall'abbigliamento stravagante fosse apparso dal nulla.

    «Giù quelle armi, bambocci.»
    sorrise
    «Se avessi voluto uccidervi l'avrei già fatto.»

    «E tu chi cazzo sei?»

    Il giovane spadaccino ricevette il pugno più rapido che lo avesse mai colpito.
    Ruzzolò al suolo senza nemmeno sapere come diamine ci fosse finito, fra la polvere. E si rialzò stranamente in preda ad una sensazione di dolore. Poco lontano, lo sconosciuto fece schioccare le dita della mano destra, rea di aver appena steso uno dei due fratelli.
    Il secondo ebbe più buonsenso, e ripose la pistola prima di ricevere lo stesso trattamento.

    «Sono un viaggiatore e vengo da molto, molto lontano.
    Ho un lavoro da proporvi.
    »


    Sorrise ancora, il Razziatore.
    Adorava giocare con le reclute.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    image

    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Ferita longitudinale sul ventre; bruciature Alte diffuse lungo il fianco sinistro e braccio mancino pericolosamente ferito; squarcio Medio da parte a parte sul ventre, stomaco perforato. Svenuto.
    -Energie_ 10%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Caduta}; Mala Suerte {Gettata via}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla Forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ -

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  2. Catastrophe
     
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    Heaven Lies Ahead;
    ~ ~ ~


    L'apocalisse era arrivata in silenzio.
    Il tessuto spaziale che componeva l'alcova prese a dilatarsi in più punti come se sconosciuti intrusi premessero contro la sua superficie invisibile, deformandosi in un reticolato di bolle traslucide; quando il grappolo esplose, cancellando il grigio della wasteland in una sola, definitiva pennellata di bianco, dovette artigliarsi i lobi per strappare dai timpani la eco del fischio prodotto dall'esplosione. Un suono continuo, penetrante, complesso, al cui interno -e lei lo sapeva- erano concentrate tutte le grida di quel cosmo morto. Probabilmente, il mondo piangeva l'ultima persona capace di ricordare di lui, accompagnandone la caduta con la propria estinzione. Lo vide alzare la spada, e seguì con lo sguardo il tracciato descritto dal filo rasente il cuneo
    fino alla propria guancia, dove scavò
    un minuscolo solco rosato.

    (Posso combattere)

    lo sentiva ancora, quel povero pazzo. La sua eco era tanto forte da sovrastare
    le grida di un mondo intero.

    (Non è ancora finita)
    Una bugia, certo. Una bugia spudorata, sputata con tanta energia da sembrare quasi realtà. Per quanto non fosse più di un sussurro roco, impercettibile nel caos della materia che si ripiegava sul void, riuscì a colpirla con la forza di una pugnalata. Cadde in ginocchio, slanciando le braccia in avanti per afferrare il corpo esanime del mercenario e trattenerlo a sé con le ultime energie rimaste. Stringeva in grembo un mostro, ma un mostro tanto potente ed incorruttibile da aver accettato quella stessa condizione facendola propria. Qualcosa che a lei non sarebbe mai riuscito di fare.
    Continuò a stringerlo, lottando contro la forza che scivolava via dilatandone la presa e facendone tremare i polsi; sperava quasi che, con un gesto così fisico e infantile, quella stessa forza potesse trasmigrare e germinare in lei, attecchendo in una nuova consapevolezza che avrebbe spazzato via tutti i fantasmi che l'avevano perseguitata per un quarto di secolo. Naturalmente, non poteva. Il semplice sapere che qualcuno come lei era riuscito nell'impresa, però, le dava un'euforia irrazionale che non le era mai appartenuta. Un sentimento col quale non si era mai confrontata, nemmeno scandagliando le intenzioni altrui attraverso i sensi del dio. Qualcosa di caldo, indefinito e diffuso, in grado di scuoterti con un singolo brivido che riscrive il tuo intero io. Se avesse potuto darle un nome, mentre cadeva
    e si abbandonava esanime al fianco di lui, si sarebbe
    permessa di chiamarla felicità.

    (Merda...)
    Poteva sentirne il fiato caldo sul volto mentre vomitava l'ultimo dei suoi improperi. Quando gli occhi
    di entrambi fecero per chiudersi sul nonmondo da cui erano circondati, allungò la destra
    per sfiorargli la guancia con l'indice teso.
    Frena le galanterie, avventuriero...


    ...potrei innamorarmi.
    ~

    Endlos; Arena del Warrior Day

    Il warp si manifestò al centro geometrico
    del palco con una silenziosa deflagrazione multicolore, digradante dal nero al viola all'azzurro intenso. Uno spettro così forte, convennero a posteriori i testimoni, da non poter esistere nella realtà corrente. Quali che fossero le intenzioni delle coordinate computate sulla cronovela del razziatore, la rotta era stata invertita da un'anomalia nel flusso: un mistero destinato a rimanere irrisolto. Gli spettatori, contrariati perché quello stesso, meraviglioso fenomeno aveva loro poc'anzi sottratto la giusta corresponsione di intrattenimento per le sacche alleggerite a beneficio dell'evento, non diedero adito ad una sola protesta. Rimasero anzi pietrificati in un silenzio di ghiaccio, assoluto, quasi comico nella sua assurda stupidità. Qualche timido mugolò un'esclamazione che si perse nell'oceano delle quattro curve, senza riscuotere la eco di un solo consenso. Quando i corpi dei due sfidanti vennero espulsi dal rift sulla piattaforma in un tonfo sordo, uno solo in tutta la marmaglia fece per muoversi, subito imitato dal suo vicino.

    Sarà meglio che scenda a controllare le condizioni di quei disgraziati.
    L'alfiere del Nord non fece a tempo a muovere un passo che il suo polso venne inchiodato al bracciolo dalla stretta dello sconosciuto vicino. “Non farlo.
    Moloch di Casa Aldeym squadrò il suo interlocutore con piglio interrogativo. Non era più di un adolescente, dal fisico asciutto ed una corta zazzera di capelli verdi -particolare che gli riuscì di focalizzare solo ora nella sua intrinseca assurdità. La forza di quell'imperativo, però, fu tanto sorprendente da lasciarlo interdetto per un istante.
    Scontati i postumi della sorpresa per il gesto audace, il volto si contorse in una smorfia di gelido sussiego.
    Non ti ho mai concesso questa confidenza, ragazzo. Adesso fatti da parte.
    E si divincolò dalla morsa con uno strattone, scavalcando la recinzione con insospettabile agilità. Mentre si dirigeva verso il centro dell'arena, intravide con la coda dell'occhio lo sconosciuto che si sporgeva oltre il parapetto.
    MOLOCH, NO!
    Lo ignorò, proseguendo oltre. Il perché quel ragazzo conoscesse il suo primo nome venne archiviato fra le sue tante, futili domande inespresse. Giunto nei pressi del groviglio di corpi, si affaccendò per districarne i due sfortunati protagonisti. Prese la donna in grembo, imponendole una mano sul petto e bisbigliando una nenia cantilenante in una lingua dimenticata; pochi secondi e quella aprì gli occhi, sbattendo le palpebre diverse volte per prendere coscienza di ciò che la circondava.
    Aveva occhi viola, esattamente come i suoi.
    Si fissarono.
    Si sente bene, mia lady?
    Mai stata meglio.
    Il suo sorriso era affilato, famelico. L'ultima immagine che vide prima che il mondo gli
    esplodesse intorno in una grande bolla di luce bianca.

    SPOILER (click to view)
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    Status »

    Fisico ` Ferita da taglio di bassa entità sul dorso del braccio sinistro, bruciature diffuse nella regione del petto-spalla (destra; superficiale), lacerazione di entità media all'altezza della spalla sinistra. Svenuta.
    Psicologico ` Comunione annullata. Totale consapevolezza di sé.
    Riserva ` 10%
    Consumi impiegati ` ///
    Grindylov ` Persa.


    Equipaggiamento »
      Cacciatrice di Cuori ~ Grindylov.

      Quella cassa, ovviamente, non conteneva solo uno spiritoso messaggio beneaugurale:
      nascosta in un groviglio di paglia secca ed avvolta da un panno morbido, in quel legno spugnoso era conservato
      qualcosa di inaspettatamente piacevole, di quegli oggetti che rapiscono la vanità di un uomo e la esasperano fino ai ridicoli estremi. Una spada ad una mano e mezza - bastarda, lucidissima e priva di scalfiture, dal dorso così liscio da parere ancora fresca di forgia. Centoventi centimetri, guardia compresa, l'arma contava un'elsa spartana ma non priva di un suo fascino sgraziato, volutamente disegnata con una geometria tagliente e modesta perchè progettata per sfigurare di fronte al corpo della spada - novanta centimetri di doppio filo, sbalzata con cortesia lungo la base ed incisa pazientemente nei pressi del cuneo - temprata in una insolita ma interessante lega borgogna.
      A dispetto delle dimensioni importanti, il peso di questo ghiotto regalo anonimo è contenuto, cosa
      che lo rende più che bendisposto verso ogni tipo di stile ed impugnatura.
      Caratteristica inquietante del manufatto è non tanto il colore insolito della lama, quanto il calore costante che promana dal filo e dal manico, sobillando la sinistra impressione che l'acciaio della cacciatrice nasconda un intimo segreto, pulsante,
      quasi un minuscolo cuore fra rostri affilati. Il fodero è in argento e pelle di daino, punteggiato di rubini esagonali
      che concorrono a disegnare una lunga teoria di glifi iridescenti.
        Horror Oath :: "Una spada di luce per l'eroe di canzoni, una spada di onice per il suo assassino." Sfortuna vuole che la sinistra etichetta regalata al manufatto dalla sua proprietaria non sia un immotivato vezzo estetico, ma la più semplice e disarmante presa di coscienza di quanto quell'acciaio straordinario conoscesse la giovane mano per cui fu progettato: lei non se ne capacita, lo teme, ne ha quasi disagio, ma negli anni non ha potuto ignorare la consapevolezza di quanto cambiassero gli sguardi a lei rivolti quando il suo dono affilato lasciava la guaina per minacciare il prossimo col suo lucore sanguigno. Se snudato per tutta la sua lunghezza, l'artefatto moltiplica il timore reverenziale ispirato dagli occhi dell'abominio, sublimandolo in genuino terrore. (abilità passiva)

    Abilità impiegate »
      Bliss and Horror
      (lettura dei movimenti avversari ed aura di terrore focalizzantesi attraverso lo sguardo.
      Abilità passive, sempre attive
      )
      ------
      AEnemos Wings
      (appendici di trama solida impiantati all'altezza delle scapole, dalle medesime caratteristiche fisiche del personaggio. Possono condurre attacchi a contatto.
      Abilità passive, sempre attive
      )

    Tecniche »
      ///

    Note »
      E così, come di comune accordo, termina la finale del Warrior Day 4. Grazie, pal.
     
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16 replies since 16/6/2009, 23:39   2147 views
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