Meeting of Souls, at the eve of a New Era.

Catastrophe VS Hisagi Shuhei

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    ( continua da qui )
    ~


    Si concentrò sulla sommità della scalinata. Ora un agglomerato amorfo di luci e colori, ora una silhouette scintillante imbozzolata in un involucro dalla luminosità sacrale. Una mano ne fendette la superficie, e fu blasfemo e doloroso come un peccato: indulgendo nella sua colpa, divelse il velo per lasciar emergere la figura del vescovo nella sua interezza, che atterrò elegantemente sul piastrellato della curva destra. In quella confusione di uomini, donne, parole e fetore, quel piccolo miracolo passò pressoché inosservato.
    A guidarlo era un desiderio egoista, ai limiti dell'infantile -tuttavia impossibile da ignorare. Non poteva vederlo, ma la sua anima -se così vogliamo- insisteva tanto da rendere irresistibile il proprio capriccio. La percezione di lui a pochi metri da sé, solo e vulnerabile, era una tentazione troppo grande per non appagarsi.
    Discese la scalinata con passo misurato, dissimulando l'emozione che aggrediva le braccia con un tremore colpevole in un supposto brivido di freddo. Fortuna volle che nessuno, ancora, si voltò a guardarlo; non esistere poteva avere i suoi lati vantaggi, si costrinse a pensare in una smorfia amareggiata.
    Lo raggiunse. Rimase immobile per minuti, forse ore, a fissarlo mentre compiva i gesti più insignificanti -ad osservarlo vivere quella vita che gli aveva irrimediabilmente pregiudicato. Il suo semplice muovere le mani, raddrizzarsi sullo schienale della seggiola alla ricerca di una vana comodità, persino il suo sguardo assente e le pupille -di un acceso ametista, come le sue- dilatate erano uno spettacolo senza precedenti nel suo universo. Raccolto il coraggio a due mani, si introdusse.
    Posso sedermi?
    Moloch di casa Aldeym si voltò, accogliendo la richiesta con un invito della mano aperta.
    Naturalmente.
    Si guardarono. La sorpresa di lui e l'indecifrabile caos di emozioni dell'altro si compenetrarono e compresero per un istante, per poi svanire a contatto esaurito. Si erano protesi l'uno verso l'altro, senza tuttavia riuscire a toccarsi. Gli si sedette di fianco, simulando un acceso interesse per quanto si svolgeva oltre il limitare metallico del parapetto.
    Dopo una manciata di altri, interminabili minuti, parlò.

    Se posso permettermi, lei mi da una sensazione di deja-vu.
    Ci siamo già incontrati altrove?

    Possibile.” replicò il lord alfiere con garbo, alzando lo sguardo ad indice di riflessione. “Possibile.” concluse.
    Che sia stato al ricevimento di Rivenore, alla vigilia dell'inaugurazione dell'evento?
    Non mi riconosce.
    Si costrinse ad ammettere, ingoiando la sua delusione sino a correre il rischio di strozzarsi e -finalmente- morire di quella giusta morte che aveva subdolamente procrastinato. Si limitò invece a ricambiarne lo sguardo, annuendo in silenzio.



    E' stato prima di quanto tu creda, figlio mio.
    Prima di quanto tu creda.

     
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    "Bizzarro...!"

    La voce morbida e flautata del Cappellaio, dal timbro così ambiguamente androgino,
    ostentò una cortesia crucciata:
    i due atleti erano svaniti all'interno di un varco dimensionale,
    ma se il pubblico iniziava a rumoreggiare, protestando la perdita della quota del loro biglietto, la sua non era stata che un'esclamazione estemporanea, meramente partecipativa, priva però di effettivo coinvolgimento.

    Forse, perché i suoi occhi gli permettevano di seguire ugualmente lo spettacolo.


    "Ma molto, molto interessante...! ♥"

    A quelle parole, la testolina azzurra della Dama dell'Est -accomodata sulla seggiola al suo fianco- si volse nella sua direzione, facendogli quasi sentire fisicamente il peso di quello sguardo blu e troppo limpido...
    Troppo puro e sincero, perché la sua natura corrotta potesse avvertirlo senza subire la dolce e perversa consapevolezza della propria miseria, né riuscisse a trattenere il suo desiderio di contaminazione.

    Il pierrot tacitò i suoi istinti: non era quello il posto e il tempo.
    Ci sarebbe stato modo di divertirsi, ma più tardi; adesso, si trovava lì per lavoro...
    Doveva comportarsi
    bene.

    Bevve un'ultima sorsata di the dalla tazza di porcellana nella sua mano, la adagiò sul piattino -che reggeva nell'atra- e si stampò sulle labbra nere il più smagliante dei sorrisi; poi -senza corredare le sue azioni di una parola- si alzò, lasciando il fianco della sua accompagnatrice.

    Nel trambusto che seguì la delusione del pubblico, la figura esile ed elegante del Cappellaio prese a scendere le scale che -dalle tribune- conducevano più vicino al quadrato; solo una volta si fermò, e fu quando si ritrovò vicino all'alfiere delle terre del nord.

    image
    Gli rivolse uno sguardo e un sorriso sornione, accennando un inchino,
    mentre un leggero sbigottimento crepò la maschera di cerone bianco e nero sul suo volto quando le iridi cerulee si posarono sull'
    essere che aveva preso posto al di lui fianco.
    Dopo un istante, tornò a sorridere, con fare affabile, e gli porse la stoviglia di ceramica, ancora piena a metà di tiepido e profumato liquido ambrato.


    "Le spiacerebbe?"

    Una domanda retorica, dato che gli sistemò arbitrariamente tazza e piattino in equilibrio sulla mano, senza attardarsi ad aspettare una risposta; poi ricominciò a scendere i gradini in una pacata e risoluta discesa.
     
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    CITAZIONE (Madhatter @ 6/7/2009, 09:10)

    "Bizzarro...! Ma molto, molto interessante...! ♥"


    Le parole del Cappellaio, al suo fianco, catturarono l'attenzione della Dama Azzurra, dirottandone lo sguardo ceruleo dal ring -rimasto a sorpresa vuoto- al volto dipinto di bianco e di nero del Pierrot.

    Lo fissò per un lungo istante, senza comprendere, in attesa di una spiegazione,
    -o quanto meno di una chiarifica di quanto fosse accaduto sul quadrato-
    ma non seppe ricavarsi il tempo per rivolgergli una singola domanda:
    presa un'ultima sorsata dal suo delizioso the,
    il figuro si alzò e cominciò una quieta discesa dagli spalti.


    image
    "...Cappellaio...?"

    Debolmente, la voce dolce della dama cercò di richiamare il suo accompagnatore,
    ma le sue parole furono inghiottite dal chiacchiericcio della folla,
    e mentre il posto alla sua destra restava vuoto,
    l'Alfiere rimase sola.
     
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  4. 'Craven
     
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    In meno di un'ora giunse al luogo adibito a teatro di guerra. Nel percorrere la strada lungo il perimetro esterno di quelle che gli parvero essere tribune, Craven sigillò i propri dubbi nello scrigno della propria mente: per troppo tempo si era concesso il lusso di biasimare sè stesso.
    Se era capitato lì, in un luogo che avvertiva non essere parte del suo mondo, era per un motivo banale e - perchè no - palesemente inutile.
    Inutile quanto necessario, però: necessitava di risposte, e prima fossero giunte, meglio sarebbe stato.

    Si tuffò letteralmente in quel fiume in piena che era diventato il pubblico: un fiume di bestemmie, imprecazioni, lamenti e minacce contro chissàchi.
    Mentre continuava ad avanzare tra le peggiori bassezze senza chiedersene il motivo, lasciò che lo sguardo vagasse attorno, disinteressato.
    Troppo intenti nelle manifestazioni del loro disappunto, gli spettatori sembravano poco turbati dalla sua presenza: tanto meglio.
    L'arena era vuota, ma continuando a salire i gradini registrò - con non poca sorpresa - la presenza di alcune auree sorprendentemente potenti.
    Ma se il ring era deserto, come?...

    Gli sfilò accanto, dirigendosi in direzione opposta alla sua, una figura vestita in modo bizzarro, che teneva calcato sul capo un ancor più bizzarro cappello.
    L'aura promanava da lui, ne era sicuro; volse impercettibilmente il viso, seguendone la discesa per un paio di secondi. Poi, facendo spallucce, riprese a salire.
    Ancora la stessa sensazione, e l'En si mise in moto quasi incosciamente, come a volergliene dare conferma. Complice il via-vai di persone, però, non potè posare lo sguardo sui due che sedevano poco più in là: non se ne preoccupò gran che: se - come il suo sesto senso gli urlava - quello era un'altro piano d'esistenza, non aveva di che meravigliarsi.

    Finalmente ebbe fine la salita: proprio al termine della gradinata vide un posto libero accanto a quello occupato da una graziosa... principessa?
    Ridusse silenziosamente la distanza che li separava, attivando lo Zetsu con lo scopo di abbassare le probabilità di essere notato.
    Se aveva indossato quel grosso paio di occhiali scuri per nascondere le pupille...

    Le arrivò al fianco giusto in tempo per cogliere le parole che stava pronunciando verso le gradinate.
    "Che strano... l'ultima volta che ho controllato, credevo di chiamarmi diversamente."
    Controvoglia, ma obbligato, piegò le labbra in un tentativo di sorriso, toccando lo schienale della sedia libera.
    "Se è permesso..."
    Indicò il posto vuoto, usando l'altra mano per ravviarsi la zazzera di capelli blu.
    ti troverò, so che sei qui

     
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    La maschera dubbiosa della perplessità era ancora cucita a doppio filo ai suoi lineamenti delicati e nobili, aderendo alla pelle liscia ed eburnea con insistente indugio: dato il legame preesistente tra loro, la Dama Azzurra sarebbe dovuta essere in un certo qual modo pronta a talune enigmatiche bizzarrie nel comportamento del Cappellaio, eppure...

    ...eppure eccola là, mentre si domandava cosa fosse successo ai due finalisti del torneo -scomparsi in una specie di passaggio dimensionale-, quanto ne sapesse in merito il suo androgino accompagnatore, e perché non l'avesse messa a parte della vicenda.
    O, almeno, di quello che aveva in mente di fare a tal proposito.

    I suoi occhi blu come l'oceano erano rimasti fissi sulla giacca del Cappellaio, che si allontanava sempre più mostrandole la schiena, e doveva essersi così assorta nei suoi pensieri e nei suoi dubbi, da non aver notato subito la presenza subentrata al suo fianco.



    image
    CITAZIONE ('Craven @ 6/7/2009, 16:15)
    "Che strano... l'ultima volta che ho controllato, credevo di chiamarmi diversamente."

    Quando quella voce affabile le si rivolse, l'alfiere sollevò il volto su quello del suo interlocutore, e lo fissò interdetta per qualche istante, prima di sbattere due volte le palpebre dotate di lunghe ciglia.

    CITAZIONE ('Craven @ 6/7/2009, 16:15)
    "Se è permesso..."

    Era un ragazzo che non credeva di conoscere, con dei grandi occhialoni scuri a celarne lo sguardo, e dei capelli si un colore particolare almeno quanto il proprio; le rivolse un mezzo sorriso, mentre sfiorava lo schienale del posto che il Cappellaio si era lasciato alle spalle,
    riassumendo la sua richiesta.

    Facendo un po’ indietro la schiena, Kalia si ritrasse compostamente sulla propria seggiola, e sorridendo timidamente lasciò che i petali di rosa delle sue labbra si schiudessero
    in un cordiale assenso.


    "...ma certo. La prego."
     
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  6. 'Craven
     
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    "Molto gentile."
    Si sedette sforzandosi di sembrare più signore possibile; il rischio di tradire la sua provenienza e il suo obiettivo era alto.
    Accavallò le gambe e ripose le mani sul ginocchio, scoccando una rapida occhiata al ring vuoto. Finalmente, forse perchè rassegnati, gli spettatori parvero quietarsi.
    Trasse un lungo respiro, e un istante dopo si sfilò gli occhiali.
    Le iridi rosse come il fuoco, ora ben visibili, si posarono in quelle azzurro-mare della ragazza.
    "Sto cercando alcune persone, e a tal proposito, gradirei porvi alcune domande... sempre che possiate rispondermi."
    La voce era uscita in un tono assolutamente naturale, placido, tuttavia traditrice di una certa dose di apprensione.


     
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    CITAZIONE ('Craven @ 13/7/2009, 21:07)

    "Sto cercando alcune persone, e a tal proposito, gradirei porvi alcune domande... sempre che possiate rispondermi."


    La Dama Azzurra gli sorrise, con la dolcezza materna e rincuorante
    che tutti gli abitanti dell'Est avevano imparato a conoscere come il più bel segno della benevolenza della loro sovrana.


    "Oh, non lo si è mai abbastanza."

    Il giovane prese posto accanto a lei, assumendo una posa un po’ ricercata
    mentre il suo sguardo e la sua attenzione si proiettava sul ring: nulla di anomalo;
    in fondo, anche gli occhi di zaffiro della giovane erano tornati a fissare il quadrato di pietra rimasto vuoto.

    Lo sentì sospirare, e armeggiare con qualcosa;
    quando tornò a ruotare il capo nella sua direzione, Kalia notò che si era tolto gli occhiali,
    e che ora due iridi rosse come il fuoco la osservavano preannunciando l'apprensione che si sciolse nella sua voce.


    CITAZIONE ('Craven @ 13/7/2009, 21:07)

    "Sto cercando alcune persone, e a tal proposito, gradirei porvi alcune domande... sempre che possiate rispondermi."


    La donna reclinò la testolina azzurra da un lato, perplessa, poi gli sorrise ancora.
    Acconsentì.

    "Se posso, non vedo perchè no..."
     
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  8. 'Craven
     
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    Dolce, benevola... una creatura come mai ne aveva incontrate prima di allora. Parlare con lei non solo lo faceva sentire a suo agio, ma gli infondeva un senso di...
    (pace?)
    tranquillità, calma.
    Quasi si dimenticò del motivo della sua visita, ma non tardò molto ad approfittare della disponibilità della ragazza.
    "Ne sono sicuro, ma voi siete un'eccezione."

    Le sorrise ancora, ma questa volta non fu un sorriso di circostanza.
    "Una delle persone che sto cercando ha partecipato a questo torneo, se le informazioni che ho ricevuto dicono il vero. Si chiama Jurgen Wolf."
    Se la ragazza era in possesso di elementi che gli avrebbero permesso di trovare il bastardo, quella giornata poteva rivelarsi una delle più fortunate della sua vita.
    Attese risposta senza più guardarla in viso, preso com'era nel fissare le proprie mani che si aprivano e richiudevano davanti al volto di lui, artigliando l'aria.

     
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    CITAZIONE ('Craven @ 18/7/2009, 15:22)

    "Ne sono sicuro, ma voi siete un'eccezione."


    La Dama Azzurra sorrise con cortesia a quel ragazzo che le faceva da interlocutore, ma la fronte liscia leggermente corrugata e i leggeri movimenti del capo -in segno di diniego- che le facevano danzare i capelli attorno al viso mostravano sì un muto ringraziamento per il complimento rivoltole, ma manifestavano anche il suo dissenso circa quell'affermazione:
    la cortesia e il rispetto per gli altri non sono qualcosa di
    eccezionale.
    Sono -o dovrebbero essere- la buona norma di ogni società.

    CITAZIONE ('Craven @ 18/7/2009, 15:22)

    "Una delle persone che sto cercando ha partecipato a questo torneo, se le informazioni che ho ricevuto dicono il vero. Si chiama Jurgen Wolf."


    Kalia si fece pensierosa, e afferrandosi il mento delicato tra le dita affusolate distolse a sua volta lo sguardo, appuntandolo sul ring e sul sortilegio che il Cappellaio stava preparandovi.

    "Jurgen Wolf"
    Non era la prima volta che sentiva quel nome, ma non sapeva neppure a chi si riferisse.
    L'aveva pronunciato l'Arcano della Torre, quando -nei turni precedenti del Torneo- lo aveva incrociato sugli spalti: le aveva chiesto di risanarlo per le ferite riportate in battaglia, ma poi lei aveva deciso di prestare lo stesso servizio a tutti i partecipanti e...
    Non ne ricordava nessuno presentatosi con quel nome. Non che lei sapesse almeno.


    "Credo di averlo sentito nominare circa gli iscritti alla Giostra, ma dubito di conoscerlo..."

    Così parlò, dopo un istante di silenzio,
    reclinando la testolina azzurra da un lato e accigliandosi pensosa.


    "Mi spiace... Ma come mai lo cercate? E' un vostro parente?"
     
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