Perduta ad Ovest

Era uno di quei posti squallidi, tipici dei quartieri bassi delle grandi metropoli; ubriachi ovunque, gente che faceva a cazzotti di qua e di là, puttane talmente piene d'alcool che la davano via gratis.
Non certo il posto ideale, nè per lui, nè per la ragazza acqua e sapone che lo aveva interpellato, forse rassicurata dalla divisa.
Evidentemente, la svastica bene in vista sul braccio sinistro non la turbava più di tanto; meglio. Ci voleva compagnia, quella sera, eccome se ci voleva.

Distese le labbra in un sorriso rassicurante, avvicinandole l'unica altra sedia libera del tavolo.
Appoggiò la mano allo schienale, in segno di tacito consenso.
"Assolutamente, fräulein. Posso conoscere il vostro nome?"

Appena si fu seduta ed ebbe allungato la mano, il generale gliela cinse con delicatezza, certo che l'altra avrebbe avvertito la sua temperatura stranamente bassa, e fece il gesto di baciargliela.
"Drusilia. Che nome melodioso... ah, ma perdonate la mia maleducazione, non mi sono ancora presentato. Potete chiamarmi "G." "

Annuì, togliendosi il cappello e spronandola a proseguire il discorso, toccandosi il mento con fare pensieroso quando ebbe finito di parlare.
"Maelstrom... si trova in tutti i posti e in nessun posto. Non c'è una strada precisa per raggiungerlo."
E in effetti, non mentiva. Il Maelstrom era un varco, una sorta di portale tra i mondi sprovvisto di fissa dimora. Poteva apparire in qualunque momento, anche lì, trasportando l'intera taverna nel suo flusso caotico, per lasciarla da un'altra parte, o in un altro mondo, o semplice disintegrandola con tutti coloro che erano dentro.
Che, a dire il vero, non sarebbe stata una gran perdita, visto che tipo di gente bazzicava nei dintorni.

"Oh, se esiste."
Voleva sorridere, divertito dall'espressione di vivo sconcerto che si era dipinta sul volto della ragazza, ora interdetta da un nuovo, terribile presentimento: la paura di non riuscire a tornare a casa. Poteva leggerle l'anima come avrebbe letto un libro aperto, semplicemente sfogliando le pagine delle sue espressioni facciali.
La ragazza era un fiume emozionale in piena, poteva quasi percepirne l'energia. E la forza.
"Dovete sapere che un viaggiatore dei mondi, dopo tanto peregrinare..."
Si levò in tutta la sua statura, afferrando il cappello dal tavolino e calcandoselo in testa.
Qualcosa, nel corso della sua quasi eternità, l'aveva imparato.

"...se non trova la strada, la crea dal nulla."
Sollevò la mano destra, distendendone le dita inguantate, e la calò tanto rapidamente che parve fendere l'aria, tagliandola a metà.
Un istante dopo, dalla fenditura proruppe energia eterea con una tale intensità che spazzò via tavoli, sedie, bicchieri e persone; quelle rimaste in piedi, abbandonata la loro aria da "duri" fuggivano terrorizzate.
Mentre le assi del pavimento di legno iniziavano ad alzarsi -alcune per vorticare nell'aria, altre per essere distrutte e altre ancora per essere risucchiate dal coacervo di energia- afferrò delicatamente il braccio della ragazza di nome Drusilia e la strinse a sè con forza, conservando tuttavia una certa grazia.
Un secondo più tardi saltò dentro la fenditura, trascinando con sè la giovane, senza ombra di esitazione.
Quando il varco si fu richiuso dietro di loro, l'intera taverna collassò su sè stessa.