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    Viaggiatore dei Mondi

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    Imprecò interiormente, non osando dar voce alle insoddisfazioni che gli rimbalzavano da una parte all'altra del cranio, battendo il ritmo del loro brontolio in contrappunto a quello dei passi -che lo portavan sempre più vicino alla sua meta-e al ticchettio ossessivo del Tempo che passa, che per il momento percepiva ancora distante e ovattato, ma parimenti snervante come uno stillicidio.
    Lui -come tutti gli altri paggi suoi parigrado- detestava cordialmente l'idea di doversi relazionare con il Signore di Rivenore, e i più alti maggiordomi avevano sempre la brillante idea di dirsi troppo impegnati per consegnare i dispacci da e verso il reggente.

    Nessuno poteva fargliene una colpa: la severità di Lord Aeon aveva il potere di intimidire chiunque, e l'ascendente che il suo rigore imponeva già normalmente, non poteva che risultare amplificato e ingigantito quando prendeva dimora del suo studio.
    ...la Sala degli Orologi...
    Titti quei ticchetti scanditi all'unisono ti tritavano i nervi come un punteruolo fa col ghiaccio sottile.
    Giunse infine alla fine del lungo corridoio che lo separava dal tanto temuto incontro con il padrone, e deglutì:
    innanzi a lui vi era la porta -una porta anonima, se non fosse stato l'inspiegabile simbolo simile ad un ghirigoro che solca uno 0, campeggiante sul battente come un fregio reale- che mai nessuno avrebbe associato al signore di Rivenore.
    Insomma: esternamente, non aveva nulla di magnificente che raccontasse la grandezza del potere sul caos del Maelstrom... ma questo solo perché le apparenze ingannano, e -finché non si varcava la soglia- nessuno avrebbe mai anche solo subodorato il mondo completamente nuovo che avrebbe scoperto al di là.

    Deglutì nervosamente con più ansia di prima, ispezionandosi per assicurarsi di essere in ordine e preparandosi a bussare, quando -di colpo- la porta s’aprì per decisione autonoma, rivelando -oltre il vano- un ambiente al di fuori d’ogni logica di buon senso comune: era quello un luogo apparentemente privo di coordinate spaziali, e su ogni superficie di quella "stanza" era possibile osservare centinaia di strumenti dai meccanismi più esotici ed incomprensibili, atti a misurare il Tempo in ogni sua forma.

    In mezzo a quella terribile cacofonia, tutta volta alla dedita catalogazione dell’incatalogabile, si ergeva una comunissima scrivania realizzata in legno di quercia: solida, semplice, robusta e squadrata, come solo quel legno sapeva essere;
    e lì , seduto dietro di essa, c’era l’uomo che il servitore avrebbe tanto preferito fare a meno di incontrare:
    Lord Aeon, Signore di Rivenore.

    Indossava abiti bianchi come la neve, sui quali spiccava la tonalità poco più grigia di una catena d'argento, che terminava in un orologio da taschino del medesimo metallo. Il volto, in risposta, sembrava aver scelto di indossare dal suo repertorio di maschere un sorriso affilato ed affabile, di pura cortesia di circostanza.
    Il risultato finale che ne derivava era una figura altera, dagli occhi grigi, belli e insondabili, autoritaria e apparentemente senza Tempo.

    Salve. Non indugiate vi prego, accomodatevi.

    Esordì con un tono asettico, puro... quasi come il suo aspetto, poi, parve prendersi un attimo,
    come a voler cercare un tono più confacente al suo scopo.

    Ho saputo che avete fatto tutta questa strada per consegnarmi celermente questa missiva, vi sono grato.
    Vi prego, esponete e non siate parco di dettagli... in fondo, abbiamo tutto il Tempo che ci serve.


    E la porta si richiuse alle spalle del povero messo.

     
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