Alla Gentile Attenzione degli Alfieri

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    Ovunque vi troviate e qualunque cosa stiate facendo, improvvisamente dinnanzi a voi si materializza una lettera portante il marchio di Rivenore. Non avete neanche bisogno di sapere chi vi stia mandando tale missiva in quanto, che voi sappiate, c'è solo una maledetta persona che, nonostante tutto, riesca a reintracciarvi ovunque siate, facendovi così giungere i suoi pensieri.
    Vi accingete ad aprirla.


    All’attenzione degli Alfieri.
    Con la presente missiva, vi si rende noto ciò che già sicuramente avrete da Tempo avuto modo di vedere già da soli: una nuova isola sta solcando i cieli del Presidio Ovest, apparentemente senza alcun reale e concreto scopo dimostrabile come minaccioso o nocivo, eccettuando l’abuso che fa del summenzionato Spazio Aereo.

    Con l’ausilio di alcune speciali apparecchiature di Rivenore, è stato possibile rilevare forme di vita, di tipo umano e subumano,oltre a diversi macchinari di tipo scientifico e tecnologico.
    Al fine di evitare interferenze aliene nel nostro modello politico, v’invito ad inviare in vostra rappresentanza – o di dirigervi voi stessi,se lo riterrete opportuno- un rappresentante che sia fidato, per gestire i rapporti diplomatici con il nuovo vicino, promuovendo una integrazione amichevole, per evitare future disquisizioni.
    Aspettandomi che accettiate questa mia richiesta, Vi auguro felice Amministrazione Dominale.

    Lord Aeon.



    SPOILER (click to view)
    Bene ragazzi, nulla di complicato. Mi basta che qua sotto facciate il post in cui il vostro Alfiere riceve la missiva di Aeon con eventuali reazioni. Per la giocata in se su laputa, ce la godremo come un buon chianti (cit.), ergo con il dovuto tempo a nostro favore.
     
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  2. Ronin_
     
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    La Regina Mio del clan degli Aranwë siede sulla poltrona della stanza azzurra che da sulla vallata dinanzi a sé. Accavalla le gambe sottili e sospira, dopo aver poggiato il viso sul dorso della destra.
    Stringe con forza la lettera che ha nell’altra mano, accartocciando la pergamena fra la propria candida pelle.
    «Nikhita?»
    «Sì, mia signora?»
    Una donna non troppo avanti con gli anni le si fa vicina con grande leggerezza nonostante dall’aspetto si noti il suo fisico da guerriera: il braccio sinistro, scoperto, è ben tornito e robusto così come gli addominali messi in evidenza dalla stoffa trasparente della sua casacca. Il seno è coperto da del cuoio, così come il basso ventre e le gambe, fasciate, poi, anche dello stesso tessuto trasparente che carezza il resto della pelle.
    «Non voglio tornare ancora a Sequerus.»
    «Lo so, ma quella nave potrebbe essere nemica.»
    «Ci penserà Akiyuki. Io voglio restare qui.»
    Questo “qui” è il Maniero della Dama Azzurra, nella Valle di Chediya, nel Presidio Est. La signora del Presidio Ovest si trova qui per un incontro diplomatico, ancora in corso per un certo senso.
    Ma la piccola principessa che non dimostra più delle sue sedici primavere, ama sentire il caldo sole sulle sue lentiggini, camminare a piedi nudi sui bellissimi prati che circondano i palazzi da sogno, giocare coi suoi golem sotto l’ombra di quelle torri altissime nate da mani elfiche… perché Sequerus è solo terra rossa e responsabilità, preoccupazioni, carte da firmare, capi delle Nove Famiglie Nobili da sentire. Ma Sequerus è anche Akiyuki, il suo guerriero, l’uomo che lei adora come una padre e che sta lasciando solo da troppo tempo.
    «Ho deciso» inizia la ragazzina, mentre con la forza del pensiero fa levitare la pergamena in alto, la stira e la legge nuovamente con gli occhi. «Ho deciso» riprende «che andrò a quest’incontro con lady Kalia Menethil, poi ci saluteremo e io tornerò a casa».
    «Credo sia la cosa più giusta, signora…»
    «Lo credi davvero, Nikhita degli Svalinn?» lo sguardo di Mio si fa duro per un attimo, cercando sul serio una risposta nella donna che le fa da dama di compagnia.
    Questa capisce il peso della propria parola. China il capo, poi lo rialza e con voce sicura e ferma annuisce: «E’ quello che deve fare una Reggente di Sequerus. Ci saranno decine di Kalia, centinaia di nobili scontenti, migliaia di macchine impazzite, ma ci sarà sempre una e una sola Sequerus: voi siete abbastanza intelligente da capirlo e abbastanza forte da accettarlo, signorina».
    Mio si scosta una ciocca castana dal viso rivelando i suoi splendidi occhi verdi.
    «Vado a parlare con Kalia, allora.»

     
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  3. J a S o N ~
     
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    Merovish, Cuore della Terra Ostile
    Parte alta della città

    Merovish rassomigliava ad una sgualdrina.
    Si concedeva a chiunque fosse sufficientemente avventato per dominarla; dapprima i vari Campioni dell'Arena, mostri privi di talento nel governare, quindi lui -Jason, il primo che veramente fosse riuscito a comprenderla appieno. Sentiva di stringere nella propria mano una matassa di fili terribilmente ingarbugliata, che pian piano sarebbe stata sciolta del tutto. Uno dopo l'altro, quei filamenti, scivolavano via fra le dita affusolate dello Spaventapasseri: la rivolta degli Eklor, la fuga di informazioni riservate verso gli altri presidi e ora...quello.
    Il necromante che aveva cercato di destituirlo dal ruolo di Alfiere giaceva al suolo, oramai manifestazione tangibile di quella morte che tanto lo ossessionava in vita. Dietro alla Mangiasogni, il giovane elfo sorrise con malizia: era stato un pasto particolarmente saporito, la memoria dello stregone. Uno sfizio notevole che talvolta riusciva a rendere lieti persino gli eventi sgradevoli come un tentato colpo di stato. Iniziava quasi a non temere più simili manifestazioni d'affetto da parte dei suoi sudditi; dopo una manciata di imprevisti tutti simili a se stessi aveva sviluppato una particolare autostima. Era certo di poterli gestire anche senza l'aiuto di nessuno, seppur la vicinanza con Kishin lo rendesse assai più sereno.
    Quando il suo più fido collaboratore si fosse fatto vivo, il Lord Alfiere gli avrebbe concesso di banchettare con le carni del rivoltoso ed egli stesso si sarebbe goduto lo spettacolo. Provava infatti un perverso piacere -condito di bieco cinismo- nell'osservare quelle bestiole durante il loro mostruoso rito di nutrimento.
    Ciondolava con il capo giù dal suo alto seggio sospeso per aria, ancora intento ad immaginare -e ricordare- un insieme di violenza e morte di cui era complice anche la mente appena divorata, nell'istante in cui apparve. Dinnanzi a lui, dal nulla, una missiva si materializzò con uno schiocco; gli ci volle appena uno sguardo, per capire chi ne fosse il mittente.
    "Rivenoire..."
    Mugugnò con disappunto, afferrando la pergamena.
    La srotolò rapidamente e lesse il contenuto -non senza irritazione- con un pizzico di curiosità. Alla notizia che una gigantesca isola volante solcasse i cieli dell'Ovest, i suoi occhi si illuminarono di un machiavellico interesse. Gli parve che tutto volesse ricollegarsi ai suoi affari, ancora in fase embrionale, nei territori del suddetto presidio.
    Sentì alle proprie spalle il tipico passo strisciante del fratello, cui rivolse un sorriso, pur senza voltarsi.
    "Affari urgenti richiedono la mia presenza nella Capitale, amico caro."
    pausa, ghigno, pausa
    "Lascio a te il controllo, fino al mio ritorno. Fai pure di tutta questa feccia il tuo prossimo pasto:
    presto avremo una nuova reggia.
    "
    -un castello volante-
    Lontano da tutta la lordura che appestava quella Tana di mostri.
    Lontano dal peggiore degli incubi.
     
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  4. Moloch
     
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    Scrutinò il foglio con intensità, come se si aspettasse di cavare un'alcova segreta fra gli interstizi di righe e righe di grafia obliqua -o, più semplicemente, si aspettasse da questi più di quanto non ne suggerisse il contenuto reale. Aveva esaminato l'epistola diverse volte, quella mattina; attraverso il rosone della campana-cuore, l'alba virava dal rosso al rosa in una tenue, gentile contraffazione operata dal vetro, proiettando un bagno di luce nei quartieri della poltrona da lui consacrata per consuetudine alle letture d'ufficio. Non conosceva il signore di Rivenore, né era rimasto particolarmente scosso dalla rivelazione contenuta nella missiva: l'idea che esistesse una seconda isola volante, più calda e meno arida della propria, gli diede anzi un moto di compiaciuta amarezza. Dev'essere bello, volare.
    Volare senza che le circostanze ti abbiano predisposto
    una gabbia dotata di ali.
    -

    “Attenderà di persona, mio lord?”
    La domanda fendette l'atmosfera come un proiettile, improvvisa tanto quanto la comparsa del suo siniscalco a ridosso dello schienale della poltrona in broccato. Non si stupì; da due anni a quella parte, dava ormai per scontato che quella persona potesse davvero evocarsi per il puro capriccio di rispondere alle sue angosce inespresse.
    Si alzò, affacciandosi al pannello arabescato come d'abitudine.
    Livane gli fu di fianco appena dopo.
    Si...” sospese, traendo dalle viscere del mantello non meno di una libbra di carne fibrosa e sanguinolenta.
    ...e no. Ti spiace fare un passo indietro, Livane?
    “Come lei comanda.”
    E non appena il tacco della donna calcò la nota del passo a ritroso, la vetrata esplose proiettandogli contro nugoli di schegge traslucide e colorate di storia. Al centro dei mosaico infranto ribolliva un involto mastodontico di fiamme arcane, tanto vibranti di poteri antichi da storcere l'atmosfera come fosse carta. Pochi secondi di riluttanza ed il nucleo si scisse in una coppia di ali aranciate, a capo di un collo lungo dal becco frastagliato e feroce. La pupilla del Karura Goblas ricambiò lo sguardo del lord -questo immutato- e lo sostenne per un lungo istante, prima di sporgersi a fare proprio l'obolo offerto. Ingoiò il trancio in un solo, monumentale singulto, emettendo un verso flautato d'approvazione. Moloch gli si parò davanti, ed impose la destra sulla fronte della creatura carezzandone la superficie scintillante
    da cui digradava il piumaggio.
    Vecchio lord.
    Sussurrò, socchiudendo le palpebre.
    Dovrò servirmi di te una
    seconda volta.

     
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    Cherish

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    Reverie - Obelisco degli Astri


    Con calma, la Dama Azzurra sollevò gli occhi di zaffiro dalle disposizioni che stava vergando con calligrafia piccola, tondeggiante e regolare sulla pergamena davanti a cui sedeva, nel suo studio.
    A richiamarne l’attenzione era stato il suono di carta rigida che si accartoccia,
    un suono che in cinquant'anni di reggenza aveva imparato a riconoscere.

    Comunicazioni da Rivenore.

    Inarcò un fine sopracciglio nel vedere la busta da lettere, comparsa a mezz’aria davanti a lei,
    planare dolcemente sul ripiano ligneo e ordinato, come una tenera foglia d’autunno,
    e quando le dita candide e sottili lasciarono la piuma d’oca,
    indugiarono sulla trama fibrosa della pergamena.

    I fogli frusciarono con un suono netto e preciso -come solo il loro mittente sapeva essere-,
    e la grafia di Lord Aeon si mostrò nera sullo sfondo bianco appena ingiallito.
    Il messaggio, nella sua neutra e cortese autorità,
    recava notizie sulla misteriosa terra volante comparsa nei cieli dell’ovest,
    e il suo invito agli Alfieri di intavolare un rapporto diplomatico con i suoi abitanti
    evidenziava il fatto che gli altri suoi tre pari dovessero aver ricevuto un dispaccio identico.

    Compresa la piccola Mio, ormai ospite presso il suo palazzo da qualche giorno.

    Per buona creanza -verso la giovane visitatrice e parimenti verso i propri sudditi-
    Kalia fissava i loro giornalieri appuntamenti per metà mattinata,
    di modo da dare alla principessa il tempo di prepararsi in tutta calma
    -godendosi per una volta un po’ di svago dai suoi impegni-
    e ritagliandosi frattanto -dall’alba al momento dell’incontro, e dal commiato fino a notte inoltrata-
    il necessario per badare agli affari interni della sua terra.

    Certo, doveva rinunciare agli attimi di solitudine che molto apprezzava,
    alle visite frequenti al Nido degli Angeli -che pure aveva mostrato alla sua ospite-,
    al sonno, alle udienze troppo lunghe, e ai turni di ambulatorio al fianco dei suoi cerusici,
    ...ma si sa: bisogna lasciare agli ospiti il proprio spazio,
    senza però mai trascurarli o lasciarli a loro stessi.

    Ripiegò la lettera e la infilò nella busta,
    scostando la sedia per alzarsi e lasciandosi la stanza alle spalle, portando la missiva con sé;
    mancava ancora più di mezz’ora all’incontro con la reggente dell’ovest,
    ma -vista la circostanza- un po’ di anticipo non avrebbe guastato:
    aveva bisogno di parlarle, per consultarsi e confrontarsi con lei sul da farsi...

    Ma qualcosa nell’intimo mormorio del suo cuore le diceva che la decisione era già presa,
    come un presagio inafferrabile e indistinto che il destino voleva fornirle:

    a questa ambasceria ci sarebbe andata di persona.
     
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  6. Ronin_
     
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    Il caso questa volta non c'entra: non sono state le coincidenze a far prendere a Mio questa decisione.
    E' stata solo la responsabilità del comando, l'affetto per quella persona.
    Vestita con uno dei suoi semplici abiti – una tunica bianca con sopra una leggera giacca verde brillante – la piccola Aranwë si muove con sicurezza per i corridoi del Palazzo per andare ad incontrare Lady Kalia. Mezz'ora prima del consueto incontro.
    Fra le mani la Reggente dell'Ovest tiene la pergamena di Aeon. Un nome certo conosciuto, ma più per sentito dire che per esperienza diretta: nemmeno Nikhita, che pure vanta quarant'anni di vita al servizio dei reali, sa dire molto a riguardo. Queste sono faccende private, legate soltanto alle corone.
    Ma la fanciulla non si fa intimorire: stringe con più violenza la dura pergamena e aumenta la sua andatura.
    Durante la marcia, si limita a cenni del capo nei confronti degli attendenti di corte ma, per il resto, è sola: questa è una cosa che deve fare lei, con le sue mani.
    Si stupisce un po' quando infine incontra la Signora dell'Est dietro un angolo.
    «A-anche voi...»
    Lo sguardo corre a cercare il messaggio.
    «Ahm, perdonatemi.»
    L'inchino della graziosa principessa di Sequerus è un po' teso, gravato dal peso che le opprime il cuore.
    Si rialza con lo sguardo deciso.
    «Signora di Chediya, Reggente dell'Est, oggi sono qui per manifestarvi la mia ferma decisione.
    Ho intenzione di recarmi presso l'appuntamento con gli altri nostri fratelli Alfieri di persona.
    »
    Pausa, fa un grosso respiro. Socchiude gli occhi: Akiyuki, come vorrei che fossi qui...
    «Se voi avete intenzione di andare, vorrei accompagnarvi perché ho molta fiducia nella nostra amicizia.»
    Questa faccenda sembra aver smosso qualcosa nell'animo turbolento della ragazzina, presa ancora fra i fuochi dell'adolescenza. Ma la situazione sembra grave e se gli altri Alfieri ne sono adesso consapevoli, lei più di tutti – vista la sua enorme intelligenza – ne può aver coscienza.
     
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    Cherish

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    Avanzava leggera e rapida, come un’onda sulla superficie dell’oceano.
    La concitazione e l’urgenza che la situazione esigeva
    la rendevano anche incredibilmente silenziosa, e al contempo anche assorta e distratta,
    ma -fortunatamente- si avvide della presenza di fronte a lei, subito dietro l’angolo,
    prima di finirle addosso.

    La giovane Signora dell’Ovest posò gli occhi del sulla missiva gemella alla sua,
    che la Dama Azzurra stringeva delicatamente tra le dita affusolate della destra,
    e dopo un attimo di silenzio -reso teso dalla sorpresa- si esibì in un inchino
    rigido, e marziale.


    CITAZIONE (Ronin_ @ 19/9/2009, 15:30)
    «A-anche voi... Ahm, perdonatemi.
    Signora di Chediya, Reggente dell'Est, oggi sono qui per manifestarvi la mia ferma decisione.
    Ho intenzione di recarmi presso l'appuntamento con gli altri nostri fratelli Alfieri di persona.
    Se voi avete intenzione di andare, vorrei accompagnarvi perché ho molta fiducia nella nostra amicizia.
    »

    Kalia poteva solo immaginare quanto potesse essere difficile, per quella fanciulla così giovane,
    avere già le esili spalle gravate dal peso della responsabilità:
    annuì e le sorrise, per fornirle il conforto e il sostegno di cui poteva avere bisogno in quel momento.


    "Stavo giusto venendo da voi per parlarvene, Principessa Aranwë..."

    Così replicò, con voce morbida e gentile,
    ricambiando l’inchino con grazia e riverenza.


    "Trovo sia doveroso per noi affiancare Lord Moloch e Lord Jason,
    e ora che so che pensate lo stesso,
    credo sia opportuno concentrarsi tempestivamente sui preparativi:
    sareste disposta a partire oggi stesso?"
     
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  8. Ronin_
     
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    Mio fa un respiro profondo.
    Nella risposta che da, è visibile anche la sorpresa di dover incontrare, per la prima volta, gli altri Alfieri. Tutti in una volta sola.
    «Sì, possiamo partire oggi stesso, Regina.

    Mh. Voi avete già incontrato gli altri Alfieri? Perché ho sentito alcune voci su di loro...
    »
    Abbassa lo sguardo, porta le mani dietro la schiena e con le dita stropiccia la pergamena. La ragazzina di sedici primavere torna a prendere il controllo di quel corpo e lo fa tornare nel limbo dell'adolescenza.
    «Mi hanno detto che Lord Jason fa – come dire – paura, ecco. C'è da preoccuparsi?
    In ogni caso, sì, possiamo partire oggi.
    »
     
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    CITAZIONE (Ronin_ @ 28/9/2009, 10:46)
    «Sì, possiamo partire oggi stesso, Regina.
    …Mh. Voi avete già incontrato gli altri Alfieri?
    Perché ho sentito alcune voci su di loro...
    Mi hanno detto che Lord Jason fa – come dire – paura, ecco. C'è da preoccuparsi?
    In ogni caso, sì, possiamo partire oggi.
    »

    Gli occhi blu zaffiro della Dama Azzurra incontrarono quelli color nocciola della giovane,
    e l'arco di un sorriso benevolo e materno ridisegnò la curva delle sue labbra morbide.

    Ricordava Lord Jason: le era stato destinato come Cavaliere dall'Oracolo dei Fiori,
    e le aveva tenuto compagnia durante il ballo di apertura del Torneo da Rivenore patrocinato.

    ...e il ricordo dolce che gli aveva lasciato non lo dipingeva affatto come un essere spaventoso.
    Sprezzante, diffidente e cinico, questo sì,

    -non aveva dimenticato il suo riprovevole discorso di inaugurazione-
    ma Kalia sentiva in qualche modo che quel malanimo dovesse avere una ragione,
    qualcosa che solo il dolore e la sofferenza possono mostrare.

    Chi non l’ha provata, non può intenderla.

    "Sì, conosco gli altri alfieri, anche se non così bene: al Ballo di Rivenore
    ho incrociato Lord Moloch -del Nord-, ho incontrato Lord Akiyuki -il vostro rappresentante-,
    e mi sono intrattenuta con Lord Jason -del Sud- per buona parte della Cerimonia."


    Sorridendo con indulgenza,
    allungò una mano diafana e delicata, cingendo gentilmente quella di Mio.


    "Principessa Aranwë... non giudicatelo dall’apparenza:
    credo che ci sia una persona molto gentile, dietro la maschera."


    Neppure sapeva quanto avesse ragione.

    "Ma, ad ogni modo -ammesso che lui scelga di presentarsi di persona-
    non credo ci sarà alcun pericolo se mi restate vicino."


    Compostamente, la Signora dell’Est ritrasse la mano, e inclinò il capo in un leggero inchino.

    "Allora è deciso: sarà opportuno che disponga i preparativi per la mia assenza,
    e immagino avrete anche voi cose su cui istruire il vostro seguito...
    Ci rivediamo nel cortile del Castello tra tre ore: partiremo a mezzogiorno."
     
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8 replies since 16/9/2009, 16:32   430 views
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