.Guardandosi Dentro

alla Radice

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  1. Raylek
     
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    In genere cose come questa capitano la sera. Quando il sole oramai è calato, nascondendosi alla vita, e quando è concesso a tutti, re o pezzenti, di stare per un momento a guardare il cielo che si tinge del colore del sangue, pensando.
    Riflettendo su loro stessi. Sulla loro vita. Su quanto, ogni giorno, il Destino gli ficca nel piatto.
    Quello stesso Destino che poi gli impone di addentare la pietanza, costringendo ognuno a fare delle scelte.
    E subirne le conseguenze.

    La domanda per eccellenza, in quei casi, è : come diavolo sono arrivato, fino a qui? Cosa ho fatto prima?

    E cosa farò, domani?

    Anche Raylek era arrivato a quel punto.
    Nella sua cabina, sulla SbriciolaCielo. Solo.
    Ancorata ai Moli Alti di Laputa, la cannoniera dondolava leggermente cullata dal vento. Solo il legno, di tanto in tanto, gracchiava il suo disappunto, quando le assi si assestavano le une sulle altre, dando di spalla.

    Sulla scrivania, accanto a carte di navigazione ancora mezze bianche, scarabocchiate secondo quelle poche informazioni che avevano riguardo a quello strano posto chiamato Endlos, campeggiava mezzo pieno un boccale di sidro.
    O forse, mezzo vuoto?

    Raylek sospirò, lasciando la presa per un attimo sui suoi pensieri.
    Ed era in quei momenti, poteva giurarlo, che la sua Prima Impressione e il suo Senno di Poi si facevano vivi.

    Diamine.
    Sussurrò a denti stretti.

    Nel silenzio caldo e confortevole della sua cabina gli era venuta una gran voglia di fare due chiacchiere con qualcuno.

     
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  2. Senno di Poi
     
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    Determinati pensieri vanno evitati, soprattutto se sono accompagnati da desideri espressi a mezza-voce.
    Ma, più di tutto, non vanno fatti certi pensieri se qualcuno può ascoltarli...e assecondarli.
    (a modo proprio)

    «Ehi, stronzetto!
    Tu e quel naso...come fai a sentirti solo soletto?
    Ce l'hai con chi fare due chiacchiere!»


    Al vetriolo, diretto, con un retrogusto pungente.
    Indigeribile.
    Eppure, parte integrante del pacchetto completo.
    Come dire?
    "Prendi tre, paghi uno". Anzi, "prendi tre, paghi un goblin".
    L'unica differenza è che
    col Senno di Poi
    non tutti sarebbero disposti a fare questo tipo di affare.

     
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  3. Raylek
     
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    E io che ti davo per morto!
    E' da giorni che cerco indicazioni, e tu, cazzo, sparito!


    Si era seduto, lanciando gli stivali suolati di ferro al lato della stanza, a cozzare contro il muro con un tonfo.
    Aveva allungato le gambe, e le aveva poggiate, incrociate, sulla scrivania, poggiando schiena e testa contro la seggiola.
    Le braccia, incrociate, erano finite dietro al collo.

    Gli era venuta una voglia di sigari, ma se l'era fatta passare subito, scalzata da un ricordo che nemmeno sapeva di aver evocato.

    L'odore di muffa delle gallerie dei nani. Di umido, di pietra.
    Della sbobba che li obbligavano a mangiare.
    Il puzzo di tanti, troppi corpi di schiavi a ridosso l'uno dell'altro.

    Sospirò, accigliandosi.

    Com'è che te ne vieni fuori con questi ricordi, Senno?
    Sei nostalgico anche tu, per caso?

     
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  4. Senno di Poi
     
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    Ghignante, per quanto fosse possibile 'ghignare' nella testa di qualcuno.

    «Indicazioni?
    Ehi naso grosso, non sono IO (tu) il tuo (nostro) navigatore.
    Quello ce l'hai, e non ti piace...lo sappiamo.»


    Gallerie, nani, odori forti. I cadaveri dei ricordi puzzano tremendamente quando li si lascia ammassati, soprattutto se si pensa di averli seppelliti.
    Non si seppelliscono mai le cose senza fare attenzione.

    «E poi, naso grosso,
    è colpa dei tuoi piedi puzzolenti se sono arrivati i sigari
    e poi l'odore delle caverne
    e quei sudici nani.
    Non prendertela con me....lavati, ogni tanto!»


    L'eco della scena, i stivali che sbattono sul muro, i gesti per rilassarsi.
    Uno specchio delicato separa
    -e unisce-
    la conversazione.

     
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  5. Raylek
     
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    Uhm.
    Bhe, forse anche il Senno aveva ragione.
    Dopo tutto, erano dentro allo stesso cervello, loro due.

    Davvero?
    Massì, davvero! Già è triste parlare con una parte di te che ti risponde a tono. E sai che è solo una tua ideazione.
    Ma peggio è cominciare a credere che sia frutto di malattia quello che ti sta succedendo.

    ...
    Mmm...

    Meglio non pensarci.

    Dici che c'è un motivo se siamo tornati ai Colli Rosati? Insomma, alle miniere, alla schiavitù?

    Non è precisamente un bel ricordo per animare la conversazione... e poi...
    ...insomma, è stato anni fa.
    Tanti. Di acqua sotto ai ponti ne è passata : Padron Khaule che ci fa liberto. E ci insegna l'arte dell'alchimia.
    Ed eravamo solo un goblin. Un inutile paio di braccia e di piedi che portano carbone, sale e ogni altra cosa che ci fosse da portare...


    Un sospiro, tanto per dar modo al ricordo del rumore del carrello cigolante sui binari, quello per il carico del minerale, di allontanarsi sul fondo buio della dimenticanza.
    Per fortuna di tutti.

    Certo mollare la Rocca dei nani alla morte del Thane non è stato piacevole.
    Mi dispiace per Khaule, tanto. E' stato un buon padre... o un buon surrogato di padre... non saprei, in realtà.

    Però anche viaggiare per Celentir ha avuto il suo fascino. Braccato, con una taglia sulla testa, ma bello.
    Mercenario prima...

    ...e poi la Torre d'Avorio.


    Un secondo sospiro.
    Rimpianto?

     
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  6. Senno di Poi
     
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    Iniziava a dargli fastidio dover ripescare quei ricordi: un po' perchè erano anche i suoi, un po' perchè non li stava cercando cosciamente...
    ...per quanto una coscienza possa non cercare coscientemente qualcosa, beninteso.
    Ma a conti fatti, anche a lui piaceva rivivere il passato.
    Col Senno di Poi, peripezie o meno, era stato un Passato con la "P" maiuscola.

    «Ehi, naso grosso.
    So come è andata la storia!
    Non raccontarti cazzate...»


    Si zittì un secondo, per dare l'idea che da lì a poco avrebbe iniziato un elenco decisamente irritante.
    Indigeribile.

    «L'alchimia è stata una bella scocciatura.
    Non vuoi che mi metta ad elencare i tuoi fallimenti.»


    Col Senno di Poi, erano anche i suoi fallimenti.

    «E quel padre!
    Dì la verità...eri forse tu più padre di lui.
    Però, in fin dei conti, t'è servito, naso grosso


    Ghignò, nuovamente.

    «Ma quella taglia...tz tz.
    Quella, cocco mio, è stata la conferma che aspettavo:
    sei un goblin stronzetto e senza speranza!»


    Ridacchiò rumorosamente, probabilmente con molto dispiacere per chi condivideva la stessa testa con lui.
    Smise solamente quando i piccoli polmoni dell'omino verde gettarono fuori quello sbuffo d'aria.

    «NA-NA-NA-NA!
    Non fare il depresso con me, eh!
    Ti manca Celentir?
    Troppe grane su quel continente, troppe grane.»


     
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  7. Raylek
     
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    Vero, d'altronde.
    Davvero troppe grane.

    Le taglie messe sulla sua testa dagli eredi del Thane Khaule erano solo l'inizio.
    Essere un alchimista, essere uno interessato con il passato...
    ...non era precisamente visto bene dovunque.
    Ricordava ancora nitidamente le spade del Principe del Tempo, reggente della Casa VonSeamond. I loro morsi sulla pelle, e il dolore affilato delle parole dello spadaccino.
    Gli vietava di scavare nel passato. Perchè era un passato maledetto. Blasfemo e da dimenticare.

    Ma scordarsi del passato aiuta davvero? Obliare gli errori della storia può realmente aiutare a crescere?

    Si era ritirato a Myth Arandor per mesi, come un eremita.
    Aveva aperto una forgia. Aveva costruito una nave volante.

    E solo in quel momento si era ricordato che aveva anche visto la morte strisciare dentro alle candide mura della Torre d'Avorio in veste di Demonio Infero.
    Già. Il Primo, si era fatto chiamare.
    Aveva distrutto, bruciato, spezzato.
    E poi era stato bandito.

    Certo che abbiamo un mucchio di ricordi divertenti, eh?

     
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  8. Senno di Poi
     
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    "Divertenti".
    Li chiamava "divertenti".

    «Aspetta aspetta!
    No no...ASPETTA ASPETTA!
    Naso grosso, hai rischiato di schiattare un numero
    indefinibile di volte.
    Ne vogliamo parlare?»


    I brividi, germogliati dal ricordo di Yesod, avvinghiarono le concettuali membra...che, col Senno di Poi, erano corte, piccole, e forgiate dal lavoro di fabbro.
    E verdi, ovviamente.

    «Tutti quei maghi, rinchiusi nella Torre.
    Non ti sembravano un po' matti?
    Se fossi rimasto lì, saresti diventato come loro!
    Pensaci, stronzetto!
    Chissà che fine avrei potuto fare io...»


    In realtà, l'ultima frase l'aveva pensata...ma, per qualche paradosso, una coscienza che pensa finisce per parlare.
    Un fatto alquanto ovvio, a ben pensarci.

     
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  9. Raylek
     
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    Forse una decina di volte di troppo...

    La sgrinfia di Raylek corse alla caraffa del sidro, la portò alla bocca, e ce ne rovesciò dentro una generosa sorsata.
    Fresca. Zuccherina.
    Perchè parlare di quante volte hai visto la tua pelle appesa a prendere aria, diavolaccio, fa venire sete.

    ...ma se non avessimo fatto così, non avremmo conosciuto una marea di gente che è valsa la pena di incontrare, nel corso della nostra storia...

    La caraffa era di nuovo al suo posto, con il goblin, appoggiato con i gomiti alla scrivania che la fissava, quasi assorto.

    ...Khalesis. Orphen. Arioch. Damien Galestorm... Jude, l'elfo del ghiaccio...

    E non dimentichiamo Elenrhal. Il Signore di Myth Arandor.
    E poi Caleb Pendragon... e...
    e...


    ... e poi altri che nemmeno ricordava.
    Troppe esperienze, vero?

     
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  10. Senno di Poi
     
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    Solo chi vive unicamente nella coscienza di qualcuno può comprendere QUANTO sia snervate conoscere delle persone.
    Bisogna ricordarsi l'aspetto, i gesti, le esperienze vissute, il tono della voce, l'odore.
    Troppa, troppa roba.

    «Avremmo potuto trovarli anche altrove...
    il mondo è pieno di gatti giganti, maghi scansafatiche, gente pazza, maniaci sessuali e congreghe di Elfi più o meno potenti.»


    Un riassunto ineccepibile, col Senno di Poi.
    Ma quello che il goblin non sapeva era che il sidro, elaborato dal cervello, aveva risvegliato altre esperienze.
    Altri dubbi.
    Altri ricordi.

    «Certo, l'Osteria e le bevute le ho aprezzate.
    Te le ricordi tutte, vecchia spugna col naso grosso?»

     
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  11. Raylek
     
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    Bello! Quello era un bel ricordo da evocare! Ebbravo il Senno.

    Sì che le ricordava.
    E non solo le bevute! Anche le mangiate.

    La prima volta che aveva mezzo piede alla Bacchetta Spezzata era per festeggiare la sua promozione : era stato ammesso nella Guardia Magica. L'unità speciale di guardaspalle del Signore di Myth Arandor.

    Era allora che aveva conosciuto davvero Padre Jo. Già. Perchè metà di quelli che erano entrati alla Torre d'Avorio erano passati sotto al suo sguardo, come Custode dei Cancelli.
    Alcuni non li aveva però più rivisti. Altri invece...

    ...lo aveva combattuto, Jo, quando aveva infranto le regole della Torre.
    Lo aveva portato davanti al Tribunale dell'Inquisizione. Davanti alla Volpe d'Argento. Uno dei Grandi della Torre : Yoko Saddler.
    E poi gli era diventato amico, che lui lo volesse o meno. Avevano vissuto insieme peripezie rischiose, e un paio di lunghi viaggi...

    e poi...

    E poi anche lui è sparito. Come sono spariti in troppi che ho conosciuto.

    Alicamantus. Il ladro del vento... chissà il quale enorme guaio si stava cacciando, in quel momento preciso, il suo ex coinquilino? E Lars. Un altro che di secondo nome faceva cataclisma.
    Michael Flaherty, il Capo dei Pretoriani della Torre d'Avorio.
    E Balthazar Metzengerstein. L'assassino. Il socio. Un'altra tacca nella sua vita.
    Zephiro e Zandros, Principi Drago. Altre conoscenze. Altri ricordi. Altri rami che avevano generato avventure...

    Troppi, forse?
    Che dici?
    Ma non stavamo parlando di sbronze?


    Già, sbronze.
    Gli ci voleva un altro goccetto.

     
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  12. Senno di Poi
     
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    C'aveva lasciato un bel pezzetto di Goblin, in quel di Celentir.
    E per quanto il sidro scendesse giù lungo la gola, per quanto i neurorecettori appagassero il desiderio nella sua mente, col Senno di Poi, tutto quell'alcool non aveva fatto altro che addolcire una pillola difficile da mandare giù.
    Indigeribile.

    «E basta!
    Mi stai facendo venir il mal di testa!»


    Per quanto una coscienza possa lamentarsi di avere il mal di testa, vivendo in essa.

    «Le sbronze...già.
    Le sbronze cancellano i ricordi, lo sai?
    Naso grosso, tu attenti alla mia vita.»


    Ghignò, beffardo, intuendo che nell'intuire ciò che aveva intuito, probabilmente anche il goblin sarebbe stato in grado, con un po' della stessa intuizione, di ricordare tutte le grane e le gatte da pelare nate per una sbronza di troppo.

     
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  13. Raylek
     
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    Mannò. Cancellare i ricordi era impossibile.
    Bastava solo cercarli un po, nemmeno con troppa convinzione, che essi si affacciavano ancora, facendo capolino dal buoi, con i loro occhietti rossi sfavillanti e le loro sgrinfiette piccole piccole.

    Ricordava il primo posto dopo la caverna degli schiavi che aveva chiamato casa.
    Di come l'aveva sistemata, condividendo quell'attico con Alicamantus il ladro, lassù, quasi sulla cima della Torre d'Avorio.
    Il suo laboratorio, e l'hangar sotterraneo per la SbriciolaCielo.
    Ci aveva messo una vita a metterlo insieme.

    Cosa aveva fatto poi?
    Aveva solcato i cieli con la sua nave.
    Aveva trovato una base di ricerca dispersa sotto alle radici della Grande Foresta. E da quel luogo, lui e Khalesis avevano riportato AI. Lo Spirito della Macchina.

    Ma se tu nemmeno ce l'hai una vita tua...
    ...sei sempre un pezzo di me.


    E quanti pezzi di se stesso aveva lasciato in giro, nel corso della sua vita?
    Quanti?

    Già, quanti?
    Ehi, Senno...ma ti ricordi davvero di tutte le cose che ho fatto?


    Quella volta che aveva aiutato uno dei Grandi della Torre, il Monsone Cremisi, ha ritrovare... già... il suo accendino.
    E quell'altra in cui aveva accompagnato Leon, suo.. bhe, suo fratello a riconsegnare le spade disperse di Lord Kago, dei VonKramer, e di Yue, l'assassina.
    E ancora il fortuito ritrovamento dell'Alabarda di Luce, sigillata ora nelle profondità di Myth Nerebor...

    Per non parlare di quando aveva aperto il Sodalizio, accordandosi con il Primo Console di Liberty.
    Dorian Gray.
    Chissà che fine aveva fatto, il vecchio Dorian?

    Magari poteva tornare a cercarlo a casa... se solo fosse riuscito a capirlo, come era possibile tornare!
    Ma poi, aveva davvero senso tornare? E perchè?

    Oramai non era più un elessedil. Non più. Quella famiglia lo aveva tradito. In un certo senso. E lui aveva tradito loro.
    Ma averne una nuova non era stato complicato. Il Destino ci aveva messo del suo.
    E ora era un Arcano. Custode del Signore delle Carte, e della sua Reggia di Sogno.

    Diavolo cane.
    Ma quante cose abbiamo fatto?!

    E stavolta non lo pensò. Lo disse proprio!

     
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  14. Senno di Poi
     
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    Gli stava rubando il lavoro!
    Che sfacciato!

    Solo col Senno di Poi si può rimuginare sulle scelte, avere rimorsi, creare rimpianti, costruire illusioni e sogni.
    Solo a posteriori, quando il Passato è scritto sulla pelle grazie a lunghe e nodose cicatrici, solo arrivati ad un "dopo", ci si può voltare e guardare il "prima".
    Ma a stare girati per troppo tempo, si rischia di non vedere ciò che arriva da davanti.

    «Certo che me le ricordo!
    Ehi, per chi mi hai preso, piccolo chimico?
    Anzi, se non fosse per me,
    non ricorderesti nulla di nulla.
    Nemmeno le notti passate da solo
    mentre viaggiavi, mentre speravi che qualcosa
    cambiasse la tua vita.»


    C'è chi dice che la verità è nascosta dentro ognuno di noi.
    Bè, è vero. E se a ribadirlo è qualcuno che vive dentro ognuno di noi...
    ...allora nessuno può metterlo in dubbio.

     
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  15. Raylek
     
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    Ma è cambiata un sacco la mia vita!
    Avrebbe voluto risponderlo ad alta voce. Ma si limitò a pensarlo forte.
    Che poi, a quanto aveva capito, in una conversazione tra sé e sé era la stessa identica cosa.

    Era partito dalle miniere, da schiavo.
    Era arrivato alla gloria del comando. Alla Torre d'Avorio, come Grande. Come Comandante della Guardia Magica, dopo che Flaherty era partito per chissà dove.
    Poi il Sodalcium, e ancora l'Inconnu...

    Ma sembra solo a me o stiamo diventando ripetitivi?
    Mi sa che questi ricordi sembrano solo tanti. Ma poi alla fin fine mica lo sono per davvero...


    Si sollevò dal pianale della scrivania, pensoso, e si guardò attorno come cercasse qualcosa, osservando la sua cabina con l'aria di chi stesse vedendo quel luogo per la prima volta.
    Si sentiva un po confuso. E un pelo frustrato.

    Aveva sempre creduto di aver avuto in pochi anni così tante avventure da poterci scrivere una saga di romanzi.
    Ma era davvero così? Insomma, aveva davvero vissuto così tante avventure? Ed erano interessanti?

    Ma la domanda fondamentale era, e restava :
    E da qui in poi cosa facciamo?

     
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27 replies since 23/9/2009, 17:57   564 views
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