La Foresta del Riposo

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    Una città priva di un nome è soltanto un luogo come un altro dimenticato dagli Dei e dagli uomini.
    Qui, nella "Foresta", non ci sono leggi, né esistono autorità, non ci sono padroni né nobili, nessuno ha alcun diritto di reclamare niente se non ha la "forza" per farlo. Le strade sono paludi dove fiumi malsani d'acqua scorrono lenti nei frequenti periodi di secca, ingrossandosi e diventando autentici torrenti in piena quando la stagione delle piogge incombe e l'affluente diventa una bestia feroce assetata di corpi, che trasporta detriti e che nessun argine può contenere. Vicoli secondari, strade e sottopassaggi diventano piccoli affluenti, l'azione corrosiva dell'acqua è stata tale che si è scavata un vero e proprio letto praticamente in linea retta che taglia in due quella che in epoche passate -altrove, in un altro luogo- doveva essere stata una città fiorente, ricca e densamente popolata.
    La chiamano semplicemente "Foresta", e non vi è mai stato appellativo più adatto per un luogo. Piante rampicanti si ergono ovunque ed alberi tropicali dal fusto leggero e flessuoso spuntano qua e là senza ordine né alcuna logica che non sia quella della casualità; gli edifici sono diventate delle serre e dove c'erano uffici, ospedali o negozi oggi ci sono serre selvatiche dove le piante crescono enormi ed i rettili hanno le loro tane, quasi volessero farsi beffa degli antichi abitanti eleggendo a propria dimora quelle che un tempo erano reami degli uomini.

    Nessuno può vivere nella Foresta, gli esterni la pensano così. Impossibile ripulirla e renderla abitabile, servirebbe uno sforzo immane molto superiore perfino a costruire una nuova città, nonché fare i conti con le creature abominevoli che abitano i fondali. Spostare il letto di un fiume non è cosa facile in termini di uomini e mezzi da mobilitare ed anche riuscendo in un'operazione come questa di per se titanica come spostare un fiume, la deforestazione richiederebbe generazioni di tempo, e le paludi sono luoghi a rischio di malattie.
    La verità, però, è un'altra. Perché la Foresta è abitata. Ignorando malattie, bestie feroci, piante mutate ed i pericoli di frane, smottamenti e delle acque che quando giunge la pioggia battente diventano la più vorace delle creature, ci sono umani che vivono e sopravvivono in questo ambiente così inospitale, e lo considerano la loro casa, il loro luogo d'origine. Vivono organizzati in bande di tipo tribale, razziando i territori limitrofi con scorrerie e vere e proprie incursioni anche piuttosto violente, usando la Foresta con le sue insidie come una roccaforte al cui interno nessuno osa inseguirli. Così facendo si procurano tutto il materiale che nella Foresta non è possibile reperire, e quando nei periodi di magra le risorse scarseggiano inizia la guerra fra bande in cui lo scopo è rubare risorse ed evitare di essere derubati. Un crudele gioco alla sopravvivenza.

    Gli esterni li chiamano banditi, ladri e sbandati.
    Loro si fanno chiamare Storm Riders. "Tribù della tempesta"...

     
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    La Grande Piana è conosciuta come "Core", per la sua posizione centrale ma leggermente defilata verso est. Ha una forma irregolare, ma vista dall'alto è leggermente circolare, una mente fantasiosa può vedervi la sagoma indistinta di un muscolo cardiaco pulsante. In realtà, la Piana è terra di nessuno, ma è l'unico luogo esteso dove il deserto di cemento non è coperto interamente da terra o vegetazione, ed è quindi il luogo di raduno delle megastorm -le alleanze di più tribù-, ed il campo di battaglia prediletto quando gli scontri fra storm riders diventano autentiche battaglie campali oppure si risolvono in prove di resistenza ed abilità.

    A nessuno verrebbe in mente di "correre" in pieno campo aperto senza la tribù al gran completo alle sue spalle, a meno di non essere molto forti o molto desiderosi di una nuova collezione di cicatrici di guerra. Per la sua stessa conformazione, l'enorme piazzale non può essere difeso in alcun modo, qui è impossibile attuare le pratiche di guerriglia attuate in molte varianti da tutte le tribù. Ma i due rider che sfrecciavano sulle AT a velocità massima, incuranti delle decine di occhi puntati su di loro, non avevano niente da temere. Reggevano in alto una bandiera bianca, su cui vi erano dipinti a caratteri stilizzati i simboli delle due megastorm più potenti, che in due radunavano quasi il settanta percento di tutte le tribù della "Foresta".

    « Si è avverata!! »
    Urlò il primo, e sterzando brutalmente fece schizzare detriti ovunque. Il selciato della Piana era un insieme di cicatrici tracciate con le Air Treck. Le ruote binate delle calzature aereovolanti martoriavano l'asfalto tracciandovi segni profondi. Entrambi tolsero i caschi e l'alfiere piantò a terra la bandiera, che sventolò. Dappertutto si udirono i suoni di un centinaio -o forse di più- di ragazzi di giovane età che si accalcavano sulle finestre delle case e degli edifici diroccati e coperti di vegetazione selvatica.

    « La profezia del Re della pietra!! »
    Pochi fra i presenti sapevano di che cosa stavano parlando di due messaggeri. In molti si guardarono l'un l'altro ed un brusio di sottofondo riempì gli edifici.

    « La terra promessa!! »
    « L'avvento del Tropaion! »
    « Le otto strade si raduneranno ed il Re del Cielo farà la sua comparsa!! »
    « Spargete la voce, ditelo a tutti: i Re del Dio della Genesi ed i sovrani della Foresta del Riposo annunciano una tregua da oggi e per settantadue ore. E' l'avvento della terra promessa! Prendete ciò che è vostro e portatelo con voi, diramate l'adunata totale... tutte le megastorm si radunano alla Grande Piana, il "Core" della Foresta pulserà di vita inneggiando alla futura ascesa del re del cielo!! »


    Non servirono più di dieci minuti -o forse meno- perché la Foresta si animasse ed esplodesse di grida. Seppure poc'anzi era stata silenziosa e cupa come un gigantesco cimitero a cielo aperto regno incontrastato di alberi e vegetazione pluviale, in un attimo risuonarono le grida e gli avvertimenti dei messi. Sconsiderati, folli ed assurdi nei loro modi e nelle loro vesti, a centinaia sciamavano sulle cime degli edifici diroccati, scalando le pareti o correndo su di esse come se fossero strade orizzontali, aggirando le paludi ed il fiume, e con esso gli enormi e feroci rettili che lo abitano.
    Disturbati dal frastuono e dalle grida, i Nar, gli animali feroci di palude, emersero dalle loro tane ed alzarono i grossi musi verso il cielo, dove correvano le tribù della tempesta come stormi di uccelli nel cielo, facendosi beffa delle sciocche creature -come degli uomini- che privi delle loro "ali" non potevano far altro che restare in basso e guardarli volare.

     
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  3. Baku!
     
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    YAAAAWN!
    Era già mattina. Una nuova, infame ed infelice mattina.
    In realtà, se proprio proprio si voleva essere precisi, era già mattina da un po.

    Non faceva freddo. Ma nemmeno troppo caldo.
    Tutto sommato era una giornata media.

    Era bastato uno scatto per rotolare fuori dal suo lettuccio di foglie secche e ramoscelli. Già, più o meno come un nido.
    Teneva calduccio di notte, e in genere interessava poco alle altre bestie della foresta.
    Foresta che, vogliamo ricordarlo, lui considerava casa sua, oramai, ma n cui era finito meno di due lune prima.
    Già. Viaggiare tra i mondi era cosa complicata, anche per un kami. E non era mica il primo che finiva perso!

    Ma non è che ora si potesse dire che se la passava male.
    Gli insetti abbondavano. La frutta abbondava. Non c'era traccia di problemi evidenti - a parte i coccodrilli, ma quelli tanto non volano! - e tutto sommato il clima era buono.
    Oh. Questo lo avevamo già detto. Ad ogni modo.

    *SKRUNC! KRINK! KRONCH!*
    Ecco : un coccodrillo. Con una scarpa in bocca. O, per dovere di cronaca : una gamba in bocca da cui pendeva una scarpa. Sì, anche i kami sanno cosa è una scarpa! Che razza di illazioni ridicole che fate!
    Ma non solo : sanno anche riconoscere una scarpa con le rotelle, quando ne vedono una.
    E la gamba nella bocca della grossa lucertola aveva una scarpa a rotelle infilata.

    Tutta luccicosa.
    Mica si poteva lasciarla finire mangiata.
    Ennò!

    Un breve svolazzo, ed era giù dall'albero. Un altro piccolo saltello, ed eccolo arrivato accanto al piede.
    E il coccodrillo? Nessun problema : quello era tutto preso a sgranocchiare : nemmeno lo aveva visto arrivare.
    O forse era perchè aveva la pelle come quella di un camaleonte, in quel momento preciso? Ehi! Tutto può essere.
    Una cosa però era certa : mentre sfilava la scarpa a rotelle dal piede, il coccodrillo nemmeno lo aveva considerato.

    Tornò un poco sui suoi passi, sedendosi su una radice poco più in là, accanto al tronco del suo alberocasa.
    Tra le mani reggeva la scarpa.
    Ne passò la superficie con il dito, piano. Poi una rotella. Si muoveva ancora, cigolando piano.
    E nemmeno sembrava troppo vecchia. Il poveretto che la portava doveva aver pensato anche lui che i crocco non gli avrebbero fatto nulla...

    ...eh! aveva pensato male.
    La domanda ora è : che diavolo me ne faccio, io, di una scarpa con le ruote?

     
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    « Genski!! Macchecazz... »
    Erano in tre, stavano battendo il sottobosco palmo a palmo. In due saltavano da un albero all'altro, in posizione precaria perché le ruote delle Air Treck non sono fatte per una superficie viscida ed instabile come il ramo di un albero, un terzo invece stava eseguendo un wallride abbastanza scarso sulle basi dei grandi edifici che svettavano oltre le fronte degli alberi, verso il cielo sereno.
    Erano vestiti di rosso acceso, anche se gli abiti erano logori e sporchi. Portavano caschi modificati dipinti in colori sgargianti, a simulare delle fiamme. I simboli tribali sulle felpe e sulle magliette stavano ad indicare la loro fedeltà al group Vulcano del Dio della Genesi.

    « Genski! Pezzo di idiota, vieni fuori!! »
    « Merda! Il signor Kokuen vorrà la mia testa ed il mio ruolo di leader del team se sa che siamo finiti qui. »
    « Siamo troppo vicini alla end zone, qui ci sono quelli della Sleeping forest. »
    « Ma c'è la tregua! E poi dobbiamo trovare Genski!! Io non me ne vado senza di lui! »
    « Sei idiota o che? La tregua è stata dichiarata, ma nessuno ci garantisce che l'ordine abbia raggiunto tutti quanti. E comunque, nessuno impedisce a quelli della "Foresta" di attaccarci ugualmente, quelli sono tutti "Re", fanno ciò che vogliono. »
    Un luccichio dovuto al riflesso del sole su qualcosa di metallico attirò l'attenzione del trio di storm riders.
    « Ehi! Laggiù c'è qualcosa. »
    Uno dei tre atterrò su quello che anni prima era una terrazza, gli altri due si bloccarono su di un ramo, uno atterrandovi sopra, l'altro attaccandosi ad esso con le mani e poi rimanendo appeso come una scimmia.
    « Genski! Esci, stornz »


    SBRAAAAAAAAAAAM


    Ci fu un botto come di una mina subacquea che esplode, un enorme rettile simile ad un coccodrillo ma dieci volte più grande emerse dal torrente d'acqua spalancando le fauci. I tre ragazzi urlarono, terrorizzati, quello che era in attesa sopra il ramo balzò via all'istante, l'altro tardò di un attimo per risalire e trovare il punto di appoggio necessari per il "Jump" e per poco non finiva nelle fauci del mostruoso rettile. Tutti balzarono e uno dopo l'altro si appesero ad una finestra sfondata da cui uscivano filamenti di edere come tentacoli mostruosi.

    « Le ho viste!! Sono là!! »
    Quello che era il capo alzò la visiera del casco e smanacciò con una mano in direzione della creatura che teneva in mano le Air Treck che erano appartenute allo storm rider chiamato Genski.
    « Ehi!! Ehi!!! Dannata smegma, dove le hai trovate quelle??! »

     
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  5. Baku!
     
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    « Ehi!! Ehi!!! Dannata smegma, dove le hai trovate quelle??! »

    Come? Cosa? Dove? Quando?

    Aveva sentito delle voci gridare. Voci di umani. Prima.
    E poi aveva sentito la voce di uno dei grossi coccodrilli. Doveva aver trovato qualcosa da mangiare. O forse doveva aver trovato gli umani e voleva mangiarseli : più che giusto.
    Anche loro, però : andare in giro così, come scemi, in mezzo alla foresta gridando.
    Ovvio che poi qualcuno ti sente, e prova a mangiarti!
    Idioti.

    Però non si aspettava che fossero così vicini. Diavolaccio.
    Così tanto vicini che si stavano rivolgendo proprio a lui, ora.

    Lo vedevano. E avevano visto la scarpa a rotelle.

    Eeee...

    In un lampo, poco più di un soffio, la forma del kami esplose, quasi fosse una bolla di sapone.
    Dove prima c'era la sagoma di un mostriciattolo collages di vari pezzi animali assortiti - ed assortiti male! - ora c'era un ragazzetto di non più di sedici anni.
    I capelli neri, appiattiti sulla faccia quasi fossero completamente fradici, nascondevano a fatica due orecchie coperte di pelo, anche lui nero, ma con ciuffetti bianchi. Come fossero quelle di un gatto. O una pantera. O chissà che altro.
    Osservò gli umani che gli avevano parlato per un istante - mediamente lungo, in realtà - con due grandi occhi blu profondo prima di provare, di nuovo, e con scarso successo, ad articolare qualche suono.

    Io... ecco... bhe...
    Questo!...


    Solo allora si era ricordato della scarpa che aveva in mano. E solo perchè aveva visto le loro.
    Erano venuti a riprendersela, quindi?

    Era nella bocca del coccodrillo sulla gamba! E io l'ho raccolta!
    Sputò fuori, tutto d'un fiato, tendendo le braccia e la scarpa verso i tre.
    Ma ve la ridò subito!Ecco!

    Casacchetta lacera e braghe anche per lui. Ma a differenza di quelli che aveva davanti, non avevano alcun logo. Solo colori spenti, verdone militare e grigio.
    E ai piedi, lui, non portava nulla.

     
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    Era nella bocca del coccodrillo sulla gamba! E io l'ho raccolta!
    Ma ve la ridò subito!Ecco!


    « ... »
    « ... »
    « ... »

    Silenzio. Ci fu un sonoro tonfo mentre l'enorme coccodrillo si dimenava in acqua, nel frattempo i tre rider rimasero fermi e immobili appesi sulla finestra a fissare quel mocciosetto che se ne stava tutto tranquillo a tendere un'Air Treck. O meglio... quella che era stata fino a poco prima un'Air Treck di Genski.

    « MA NOOOOOOOOOH!! »
    « MAPPORKAPUT... »
    « MA DAAAAAI, MA NON E' POSSIBILE!!! »
    « QUEL PEZZO D'IDIOTA!! »
    « MA COME SI FAAAAAAAAAH?? »
    « Non è che ora il signor Kokuen si incazza con noi, eh? »

    Iniziarono a scuotere i capi, lamentandosi ad alta voce e discutendo fra loro in toni accesi, imprecando all'indirizzo del compagno che come una quaglia s'era fatto mangiare da uno dei coccodrilli che infestano le paludi della "Foresta".
    All'onta di avere un elemento che si è fatto mangiare da una bestia (di per se considerata a ragione una fine da sfigati perché bisogna essere impediti col wallride per finire giù in una palude) adesso si aggiungeva il fatto che avevano perso delle AT settate per i team di tipo "fiamma", e poiché non avevano idea di chi diavolo fosse quel moccioso avevano automaticamente pensato fosse uno degli "indipendenti" che sopravvivono alle periferie della Foresta come non allineati. Nella fretta di incazzarsi con Genski, nessuno dei tre aveva notato minimamente che quel tipo stava offrendo loro le Air Treck come se niente fosse...

    « Ehi, tu! »
    Sbottò alla fine il leader in tono feroce e potente, puntando il pollice sul petto e caricando la voce di tutta l'autorità di cui era capace.
    « A quale tribù appartieni, eh?? »
     
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  7. Baku!
     
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    « A quale tribù appartieni, eh?? »
    Io? Ah bhe, io sono...

    Un attimo di panico, e il sorriso gli si spense sulla faccia.
    Era appena riuscito a chiudere la bocca proprio mentre stava per dire Io sono un kami.
    Che ne sapeva che quelli non erano gente che si mangiava gli spiriti? Da come urlavano a saltellavano qui e la potevano benissimo essere mezzi oni. O forse un qualche genere di shamani...
    ...a guardarli parevano agghindati per un rituale.

    Ma chissà perchè le scarpe con le ruote?

    ...nuovo di qui. Non sto con nessuno.
    Con chi dovrei stare?


    In mano teneva ancora la scarpa, e ancora la stava porgendo.
    Cercò di riproporre un sorriso, ma stavolta il tutto stava risultando meno convincente, facendolo somigliare più ad un umano con il mal di pancia che ad uno felice.
    Poi sentì quel cigolio.
    Puntò l'orecchio nero, felino, in direzione dei tre. Di una delle ruote, quella davanti, del pattino di quello che stava alla destra di quello che aveva parlato con lui per ultimo.

    Ti si sta per staccare la ruota davanti del pattino.
    Gli disse, fissandolo negli occhi serio.
    Cigola.

     
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    Io? Ah bhe, io sono...
    ...nuovo di qui. Non sto con nessuno.
    Con chi dovrei stare?


    Le espressioni del trio di rider al di sotto dei loro caschi fu approssimativamente quella che avrebbe assunto chiunque stesse fissando il proprio interlocutore con aria da "ma si può sapere chi vuoi prendere per il culo, schiappa??", poi lentamente si guardarono l'un l'altro ed infine i due sottoposti fissarono il leader aspettandosi qualcosa da lui.
    Qualcosa che assomigliasse ad una decisione, possibilmente.
    CITAZIONE

    Ti si sta per staccare la ruota davanti del pattino.
    Cigola.


    Pausa.

    « ... »
    « ... »
    « ... »

    Prevedibile risata fragorosa da parte dei tre. Che per poco rischiarono di perdere la presa e finire dritti fra le fauci del Nar per il gran ridere.

    « Eeeeehi, senti questo qui!! »
    « Cos'è, prima ammetti di essere un novellino poi ti fai il viaggio?? »
    « Notato qualcos'altro che non va?? »
    « Okkey, okkey, okkey, time-out. Tutti quanti. »

    Il leader rinforzò la presa con entrambe le mani, poi balzò sulla parete eseguendo un perfetto wallride a 360°, roteando sul posto e poi schizzando in una parabola elegante facendo sprizzare scintille e fiamme dovute alla frizione delle ruote sul terreno al suo passaggio, uno spettacolo che durò alcun istanti e che fu sufficiente ad impressionare l'enorme coccodrillo ed a convincerlo a ritirarsi dalla sua posizione con uno sbuffo feroce e gutturale.
    La scia di fuoco si estinse a pochi secondi dal passaggio del rider, che si posò afferrando con una mano una canala proprio di fronte alla specie di nido del novellino.

    « Secondo la "legge", le AT sono di chi le ottiene. Per delle Air Treck è meglio essere "vinte" in una parts war, ma anche in questo caso la legge è legge. »
    « Cazzo dici, leader? »
    « Markus, guarda che le AT sono di chi le sottrae! »
    Il rider vestito di fiamma usò la mano libera per togliere il casco e rivelare una folta chioma ribelle ossigenata accartocciata dal casco. Sul sopracciglio destro spiccavano tre piercing uno accanto all'altro, tre piccoli anelli con un minuscolo teschio inciso sopra, e sotto lo stesso occhio di un nero intenso aveva un tatuaggio nero rappresentante una fiamma stilizzata.
    « Ah sì? Chi vuol essere lo sfigato che sottrae qualcosa ad uno che nemmeno indossa le AT? »

    Pausa. Il leader fissò i due compagni, finché tutti e due non si decisero a posare lo sguardo altrove. Solo allora tornò a guardare il mocciosetto, notando appena le orecchie da gatto che lo catalogavano come non-completamente-umano. Non che dopotutto gli interessasse.

    « Qui siamo ai margini della "zona" di una tribù che attacca indistintamente chiunque invade il suo territorio. Inoltre, qui è pieno di Nar. »
    Un tonfo in acqua sottolineò quelle parole.
    « Se vuoi sopravvivere, seguici. Altrimenti, sei libero di andare per la tua strada, ma sappi che quelle AT sono settate per chi corre sulla "strada delle fiamme", un novellino ci si ammazza con quelle. »
     
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  9. Baku!
     
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    Uhm. Correre sulla strada delle fiamme?
    Nel senso che doveva mettersi a zapettare su una valanga di carboni ardenti? Ma era una cosa così idiota da fare!
    Perchè poi?! Dove poteva mai portare una strada fatta di fuoco?!

    Un pacchetto di domande interessanti, in effetti.
    Ma a quanto pareva dalle facce dei tre pattinatori, non era precisamente loro intenzione rispondere.
    Meno che mai rispondere, in realtà. La loro intenzione era, così a naso. solo quella di apparire degli stronzi.
    E quello gli riusciva benissimo. Be-nis-si-mo.

    Mmm...
    bhe, qui non ho nulla da fare. Vi..vi seguirei volentieri, se non vi da fastidio...

    Di nuovo un altro scatto delle orecchie, stavolta entrambe, puntate come radar verso il pattino di quello dei tre con la ruota che cigolava.
    Non è che lo facesse apposta. E' che era un rumore che difficilmente poteva escludere dalle sue orecchie. Loro facevano solo il loro lavoro : erano orecchie, no?! Sentivano.

    ...e quella ruota continua a cigolare. Secondo me prima o poi le succede qualcosa.
    Sorrise quindi di nuovo al capo di quel manipolo di pattinatori, mettendosi la scarpa sotto braccio.
    Dove andiamo di bello?
    Lo disse di nuovo sorridendo, riguadagnando in un attimo la sua espressione spensierata di qualche manciata di istanti prima.
    Di cose da prendere non ne aveva altre. Solo la scarpa.



    Edited by Baku! - 4/10/2009, 15:33
     
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    Dove andiamo di bello?


    « Direi... »
    Un attimo di pausa. I tre riders si scambiarono occhiate, poi insieme balzarono giù dalla loro posizione, rapidi prima che il Nar decidesse di provare di nuovo a fare colazione con loro, invitando lo sbarbo a seguirli.
    « A questo punto facciamo tardi per il raduno. »
    « La cosa non è che mi entusiasmi, eh? »
    « Vabbeh, tanto... dobbiamo comunque fare rapporto al signor Kokuen. »
    « In pratica andiamo... »

    Nel frattempo a decine, a centinaia confluivano nel quartier generale del Dio della Genesi. L'adunata totale era stata chiamata, la più grande e potente megastorm della storia aveva ululato al cielo il richiamo ed ogni sua cellula "correva" verso di lei. L'unica, vera, grande fortezza degli storm rider, un tempo un enorme stadio di calcio, oggi devastata e diroccata, trasformata in un autentico labirinto sotterraneo dall'intervento di Genesis.
    Alla mecca di ogni rider.
    Alla dimora degli dei della morte.

    « ... Al Big Bird. »


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    Segue Qui


     
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9 replies since 2/10/2009, 22:46   204 views
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