III - Naxe VS Vega

Survival Game

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  1. Andre_03
     
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    E' un momento.
    Un respiro, l'ultimo.
    Basta poco per superare la sottile linea rossa che divide la vita dalla morte; è semplice, sai? Che sia una lama, un proiettile, le fiamme, l'agonia. Ci sono molti modi per farla finita.
    Puoi sempre scegliere di vivere.
    Puoi sempre scegliere di morire.
    Ma ci sono momenti in cui vieni privato di tutto, scelte comprese. Hai una sola porta davanti, e dietro c'è una folla che ti attende. Vuole vedere il tuo sangue, sentire le tue urla di gioia e di dolore. La folla non ha rispetto per te, non ha interesse per quello che sei o sarai.
    Tu sei solo il suo ennesimo passatempo.
    E non hai scelta.

    Devi combattere.


    «Quanto tempo è passato?»
    il brusio febbricitante si affievolì: tutto stava per ricominciare
    «Quanti giorni, mie Signore e miei Signori, siete rimasti con la bocca asciutta?»

    (grida confuse in risposta)

    «Avete ragione!»
    rispose con voce roca, concedendosi una risata sotto alla falda del cappello
    «E allora sapete che vi dico? Oggi voi vedrete scorrere il sangue!»

    Teatrale come di consueto, il Custode si sollevò in bilico sull'orlo degli spalti, allargando le braccia come per stringere a sé tutto il pubblico. Erano suoi, inevitabilmente rapiti da ogni parola, ogni gesto. Li ipnotizzava con il proprio irresistibile carisma. Che lo amassero o odiassero faceva poca differenza, in quei momenti. Stava caricandoli di adrenalina, e loro lo lasciavano fare.
    Inconsapevoli.
    Vuoti.

    «Dietro quelle grate ci sono due nuovi animali.»

    Indicò i due ingressi giù, nell'Arena.
    In molti si voltarono ad osservare, nel tentativo vano di strappare un'anticipazione dello scontro imminente. Un drappo, un'ombra, il colore della pelle...non riuscirono a scorgere nulla, ma lui permise loro di tentare. Sorrise, ben nascosto dal colletto del pastrano color sabbia. Aveva indosso gli abiti con cui ultimamente usava apparire in pubblico: un'evidente provocazione nei confronti del cosiddetto Alfiere -illegittimo- di Merovish. Un misero spaventapasseri. Un cacasotto.
    L'Arena avrebbe presto prodotto un nuovo Campione, e riconquistato la Tana con la forza.

    «Da una parte»
    sollevò una mano e prese a passeggiare sul bordo dio ossidiana
    «abbiamo un bellimbusto mascherato.»

    Si soffermò nei pressi di una orribile nana, sfiorandole il mento con la punta dell'indice e sussurrando -ma facendosi sentire anche dagli altri spettatori- qualcosa:

    «Uno spettacolo unico, per voi signore...»
    la nana ridacchiò
    «...mentre dall'altra» urlò ancora «un misterioso straniero giunto alla Tana per sfidare la sorte. O per trovare la morte.»

    (risa sguaiate)

    «Le regole sono le solite!»
    (alzò la mancina, con il dito indice sollevato)
    «Si combatte finché è necessario; il vincitore ha diritto di fare ciò che vuole con lo sconfitto...»
    (aveva sollevato anche il medio e infine l'anulare)
    «...e alla fine di questo grande gioco avremo un nuovo Lord Alfiere!»

    (applausi e fischi)

    «Ma ora basta chiacchiere!»

    Svanì all'improvviso, in un'esplosione di polvere. Riapparve in cima alle gradinate, sulla tribuna d'onore occupata dai più pericolosi signori della malavita locale. Neppure le loro impavide guardie del corpo osarono muovere un muscolo contro il Cerimoniere.

    «Che il gioco abbia inizio!»




    CITAZIONE

    »Naxe VS Vega«

    Campo di Battaglia: Colosseo sotterraneo di ossidiana, l'Arena Nera.
    Condizioni Ambientali: Clima mite, alto tasso di umidità, fetore nell'aria.
    Primo Post: Vega

    Nessun limite al numero di post (sia introduttivi che di combattimento), facoltà di intervenire nello scontro con post da QM in caso di gravi scorrettezze o violazioni del regolamento.
    Dopo il 3° giorno di mancata risposta -salvo avvisi preventivi- post da QM con conseguenze di varia natura per il pg del ritardatario.

    Criteri di Giudizio
    Valutazione integrale del sottoscritto con i soliti parametri: Lealtà, Scrittura, Strategia.

    Premi
    Punti, titoli in-game e...lo vedrete.

    Buon divertimento, signori.


     
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  2. Ja¢k
     
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    Atto I° - M I S T I F I C A Z I O N E

    Specchio specchio delle mie brame...
    Arena Nera. Spogliatoio degli animali. Fermata intermedia verso il fondo della demolizione.
    Tre lame in acciaio splendevano nella semi illuminazione della sala. Tre lame parallele che traevano origine da un guanto viola.
    Occhi semivuoti del medesimo color dei ghiacciai.
    Contemplavano avidamente le proprie iridi costellate da miriadi di punti dorati specchiarsi nell'acciaio delle lame.
    Contemplavano amore, gloria, orgoglio, spettacolo, splendore, vanto, gioiello. Tutto e niente dietro quei vitrei occhi azzurrri.
    Occhi malati del proprio ego. Della propria natural bellezza. Un eterno frammento cristallizzato nel tempo.
    Aveva un nome, quella malattia.
    Schizofrenia - paranoica - narcisista - e - o - autoerotica - indotta - da - estremo - isolamento.
    Dimmi, Chi è il più bello del reame?
    Un uomo seminudo si rilassò contro lo schienale del muro gelido come il granito. Anche quell'uomo era gelido come il granito.
    Dove ti trovi, bel damerino?
    L'aria era un miscuglio putrido. Miasma di cose putrefatte, mucchi di polvere, umanità rancida, rigurgito di cloache.
    Puzza di morte passata? O fetore di morte a venire, damerino?
    Un tanfo che toglieva il fiato, che faceva rivoltare le viscere. Nulla ormai poteva contrastarlo.
    Per l' animale non aveva importanza alcuna. Un' animale è pur sempre una bestia.
    E comunque tutto gia visto, gia provato.
    Da qualche parte dietro una certa porta nera, folla applaudiva.
    L'uomo semivestito spostò il suo sguardo verso una porta. Non una porta nera qualsiasi. La porta nera. Tragica verità, sapeva cosa vi fosse dietro.
    Un'Arena Nera.
    Mastodontica, onnipotente, meta-megaconglomerato terreno.
    Sistema che è tutti i sistemi. Di macellazione.
    Macchina che è tutte le macchine. Di Sterminio.
    Una perfetta icona della guerra e dell'assassinio. Guerra e Assassinio Eterni. Tanti, tanti distruttori diversi.
    Un unico desiderio univoco: macellarsi gli uni con gli altri. E macellare il resto, tutto il resto. Umanità, Amore, Conoscenza. Bellezza.
    Il Male.
    L'uomo, spoglio dalla cintola in su, era impassibile.
    Assoluto.

    image

    Specchio, Specchio...
    Emerse dalla porta nera. Penetrò nell'Arena Nera.
    Mistero ed arcano.
    Un uomo, nient'altro che un uomo semivestito.
    Si diresse a passo deciso verso il centro dell'arena. Ignorò plausi, urla, fischi, e altri rumori sgradevoli. Il passo deciso di chi sa cosa deve fare.
    Semplicemente ignorò il pubblico. Il pubblico, non era degno di quel guerriero di maggior classe.
    Un uomo spoglio dalla cintola in su, i pantaloni colore blu notte con disegnati sopra aurei liniaggi verticali.
    I capelli lunghi due terzi della schiena raccolti in un unica treccia castana.
    Un sinistro tatuaggio raffigurante una serpe viola lo segnava dai dorsali al petto.
    Occhi vitrei e profondi. Due caverne di ghiaccio lastricate di basalto.
    Non aveva una mano sinistra. Dal polso si presentava una deformazione. Una deformazione chiamata Isabel.
    Guanto viola. Artiglio trimembre. Memento di morte e dannazione. Mietitrice di molte vite, Isabel.
    Parlami delle ombre fuori del castello...
    Il miasma necrotico provato nello spogliatoio si presentava, nell'arena, moltiplicato.
    Solo più umido, più stagnante.
    L'arena aveva la forma di una medusa colossale.
    Un attrattore. Attrattore caotico. Attrattore di pubblico demente.
    Dalla cuspide superiore, i percorsi degli spalti si dilatavano in traiettorie approssivativamente ellittiche.
    Nella discesa successiva, si torcono, si attorcigliano, si circolarizzano.
    Una qualche simmetria a troppe dimensioni verso la piega topologica d'inversione. Un colosseo sotterraneo.
    Colosseo sotterraneo.
    Meccanica del Caos.
    Assoluto.
    Dimensioni dentro altre dimensioni. uno scivolamento ineluttabile, inesorabile verso l'infinito.
    Verso l'arena concentrica dove si trovava un solitario, bellissimo, remoto, uomo seminudo.
    Un'animale. Nient'altro che un bellissimo animale antropomorfo.
    Nel mondo morto in cui viveva, l'animale lo sapeva.
    I vivi non avevano risposte. Ai morti, trovarle era cessato di importare.
    Ai vivi e ai morti, quell' animale, uomo, o Dio che fosse, aveva dato solo un altro enigma.
    Un nome che non era un nome.
    Vega.

    Le ombre, mio signore, non sono fuori dal castello...
    Continuava a formulare brevi frasi tra sè e sè. In fievoli sussurri.
    Emerse dalla mano sinistra dell'uomo. Le dita attorcigliate su qualcosa.
    Nient'altro che un guscio vuoto. Una maschera di metallo bianco. Priva di alcuna umana fattezza.
    Nient'altro che una maschera priva di volto alcuno.
    Unico ghirigoro viola, una V incisa sulla gota destra. Una V che poteva avere molti significati.
    O forse nessuno.
    Il viso dell'uomo scomparve agli occhi del pubblico demente. La maschera vi venne sopradagiata delicatamente, ben incastonata sugli zigomi.
    Incrociò le braccia dietro la schiena. Allacciò la maschera alla nuca. Unico nodo stretto.
    L'uomo senza volto posò il suo sguardo sul pubblico demente.
    Disprezzo. Disprezzo allo stato puro verso quel pubblico di depravati e perversi amanti della violenza.
    Amavano nel vedere la morte? Godevano di fronte allo scorrere del sangue?
    Patetici omuncoli. Quel giorno avrebbero viste soddisfatte le loro animalesche pulsioni.
    Insegna loro che uccidere è un arte, damerino. Non uno spettacolino da due soldi.
    Gli occhi sprezzanti di Vega si spostarono di fronte alla sua postazione.
    L'uomo senza volto fissava immobile, statuario e terribile nello stesso tempo, quell'apertura lontana una decina di metri.
    La fissava quasi fosse la peana stessa dell'inferno.
    Un sorriso che non era un sorriso stampato dietro la maschera. La salma, di un sorriso.
    Qualunque essere fosse emerso da lì, aveva lo stesso comune denominatore di tutta quella patetica umanaglia attorniante.
    Demenza
    ..le ombre sono dentro il castello.



    SPOILER (click to view)

    image

    Energia residua: 110%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Apatico

    Passive in uso

    Svarlet Terror Bonus Velocità +50%
    Kill'em All Bonus Energia +10%

    Note: che dire....gud faigt! xD

     
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    Arena nera.

    Aveva sentito quel nome la prima volta che era giunto a Merovish e, incuriosito, aveva chiesto in giro. Il tipo cui si era rivolto - dopo averlo convinto in modo rapido anche se doloroso che straniero non vuol dire morto-che-cammina - gli aveva detto che era il luogo dove si sfidavano gente da tutta Endlos, in cui l'unica regola era che non vi erano regole. Naxe aveva ringraziato e l'aveva lasciato a spurgare nel vicolo, ben sapendo che altri tagliagole sarebbero presto arrivati per non mostrargli i suoi "scrupoli"... se poi si può parlare di scrupoli, per un essere naturalmente privo della benché minima morale.

    Il pensiero dell'arena l'aveva lascianto incuriosito per un paio di giorni, dopo di che aveva preso la decisione di assistere ad un incontro e aveva "acquistato" un biglietto, leggermente seccato dall'impossibilità di ottenere qualcosa a Merovish senza uccidere, rubare o pestare qualcuno. L'incontro era stato fra una ragazzina e un uomo di nome Rokudou Mukuro, e l'aveva lasciato semplicemente esterrefatto.
    E non per i duellanti, ma per il pubblico.
    Era stato letteralmente aggredito, subissato dall'immane aura di Odio e Rabbia emanata dagli spalti, tramortito prima ancora che iniziasse il combattimento... e quando lo speaker aveva gettato un uomo negli spalti causando un tumulto aveva creduto che la testa gli scoppiasse come un melone maturo. Si sentiva in balia di una tempesta furibonda, assalito dalle altissime onde dell'oceano, circondato da un inferno di fiamme roventi.
    Per la prima volta in vita sua aveva dovuto corazzare la sua mente alle emozioni, e poi ritirarsi in sé stesso per non sentirle più.
    E quell'evento eccezionale da solo aveva occupato molti dei suoi pensieri, in seguito.

    In seguito era ritornato in occasione del combattimento successivo - Kaien contro Kyuwa Matashichi - e si era aperto al turbinio poco alla volta, studiandolo. Capì così che quella che aveva grezzamente provato a rappresentarsi con metafore naturali altro non era che il fenomeno di risonanza psicologica che aveva già notato negli esseri umani.... anche se in misura enormemente minore. Lì non si trattava di pochi uomini che con le loro azioni provocano una reazione emotiva in alcun altri e questi ad altri ancora, in un effetto a catena che finisce con l'influenzare un'intera folla: quello era un unico pensiero di morte e sangue condiviso fin dall'inizio da centinaia di persone, che lo diffondono maggiorato ai vicini come essi lo restituiscono ancora più incrementato. Era come quando un sasso cade dentro un lago e l'onda sbatte contro le pareti, rimbalzando e accrescendo il tumulto complessivo delle acque: solo che prima o poi lo specchio d'acqua si placa.
    Nell'Arena, questo non succedeva.

    Doveva partecipare ancora, e questa volta da combattente.
    L'arena era piuttosto larga e profonda, quindi non avrebbe corso rischi a limitare la sua capacità empatica a poco oltre i suoi confini d'ossidiana. Certo, in quell'arena combattevano mostri addirittura peggiori di lui: non poteva essere sicuro di vincere o anche sopravvivere, non andando a ficcarsi in un nido di vespe come quello: d'altra parte, così, avrebbe potuto attingere alle smisurate riserve di Odio e Rabbia del pubblico e usarle contro il suo avversario.
    E, se avesse vinto, avrebbe ottenuto un premio più grande di ogni aspettativa...

    « Di un po', putacaso speravi di svignartela alla chetichella come a Shea? » domandò inquisitoria una voce dietro di lui.

    Si fermò.
    Era già sul corridoio che dava all'Arena, davanti a lui v'era la grata abbassata, prima fiocamente risplendente della luce di torce ora spente.
    Spente da un vento proveniente da un altro luogo.
    Lentamente, voltò il capo indietro.



    « No. » rispose. « Non aspiro al suicidio. »
    « Aaaah... » disse lui, molto convinto.

    Era un uomo, o così sarebbe sembrato a prima vista se non fosse per gli occhi rosso sangue, i capelli blu elettrico e il pallore mortale. Eppure, a dispetto di ogni superstizione, Xord Gik era molto più simile ad un essere umano che a un vampiro.
    Era un suo simile, un guscio vuoto privo di emozioni, uno scarto della trasformazione di qualcuno in Heartless, un non-esistente...
    ...un Nessuno.

    « No, sai: per un attimo pensavo che ti passasse per la testa il ghiribizzo d'andare a macellare qualche idiota all'Arena Nera, sai com'è. » si spiegò.
    « Chi, io? » fece Naxe, sorridendo a dispetto delle sue intenzioni.
    « Già già già.... che scemo che sono. » sibilò Xo'. « Tu... »
    E Naxe dovette arretrare d'un passo per evitare d'essere accecato da un dito proditoriamente proteso verso di lui.
    « ...che vai nell'Arena Nera! » finì il Nessuno, indicando seccamente la grata.
    « Non sia mai. » ridacchiò Naxe.

    Si voltò, iniziando ad incamminarsi verso l'arena.
    Non era neppure arrivato a metà quando la voce di Xord Gik lo raggiunse alle spalle.

    « La prossima volta vado io, capito? »
    Scoppiò a ridere, un turbine di fuoco che già gli si materializzava fra le mani.
    « Vado io!! »

    L'Angelo Monoala rinacque a nuova vita come la fenice dalle sue ceneri, e come la fenice avvolta da venti di fuoco. La grata s'alzò assieme al boato, e lui sorrise indulgente facendo scorrere lo sguardo sugli spalti.
    «Che il gioco abbia inizio!»
    Si era calato la maschera sul volto, e non se ne sarebbe liberato prima della fine.


    SPOILER (click to view)
    « Mi presento...»

    « ...io sono Nessuno. »



    Paradosso Vivente


    Note ~ Anche se in scheda e nel report Naxe è sempre rappresentato con il tipico manto nero con cappuccio dell'Organizzazione, in questo caso (e anche in altre occasioni) veste normalmente. Nella fattispecie, oggi indossa un cappello di lana nero e un pastrano grigio chiaro.
    Passive significative ~



    Paradosso Vivente

    « Non mi stupisco che il mio appellativo sia Paradosso Vivente: in fondo, già esistere è di per sé un paradosso. »

    Regolarmente, il corpo dell'uomo viene distrutto dal silenzioso e letale potere scatenato nel processo di creazione dell'Heartless. Capita talvolta che un cuore sufficientemente forte riesca a preservare il suo corpo abbastanza da impedire che esso vada completamente distrutto: il guscio vuoto, deforme e abominevole nato in questo modo si chiama Nessuno, una creatura composta dal Nulla che in realtà non esiste, priva di emozioni, che si muove spinta dalla razionalità e che solitamente risultano discretamente agili. Pochissimi Nessuno hanno forma umana: essi (non loro) sono stati creati da cuori straordinariamente forti e, pur senza effettivamente provare emozioni, riescono a fingere un grado di emotività sufficienti a fingersi umani. In effetti, taluni sono così bravi nella finzione che solo un auspex riesce a mostrarli per ciò che sono: non esseri esistenti con un'aura, ma un vuoto totale e globalizzato ad ogni percezione extrasensoriale che lascia sbigottiti coloro che ignorano di questi abomini.
    Alcune capacità dei Nessuno sono condivise da ogni individuo della razza, altre sono invece specifiche di ogni classe di individuo. Tutti i Nessuno hanno la capacità di usare l'Oscurità, anche se solo i Nessuno in forma umana sono capaci di usarla in forma efficiente durante un combattimento. Le trasformazioni anatomiche subite durante la creazione concede a queste creature un corpo più flessuoso e potente di quello umano, cosa che concede loro un bonus del 25% in velocità e un pari vantaggio in forza; inoltre, i Nessuno in forma umana possono levitare fino ai cinque metri e ruotare in aria a piacimento, abilità che spesso sfruttano per effettuare strane acrobazie.
    Per fingersi un umano, Naxe ha cominciato ad usare quest'ultima capacità solo se non visto da nessuno all'infuori di ???.
    ~ Passiva
    ~ Passiva



    Il Prescelto dai Keyblade
    « Caldi, accesi, una luce nel buio più profondo, un fuoco più ardente di un vulcano, che può illuminare e riscaldare oppure incenerire e bruciare: ecco cosa sono i miei Keyblade! »

    E' motivo di dibattito il perché ogni Nessuno nato da un Custode è non solo un Nessuno in forma umana, bensì un Custode esso stesso. Questa inspiegabile quanto innegabile contraddizione è acuita dal fatto che ogni Nessuno nato da un Custode ha due Keyblade, entrambi legati passato del Custode originario e al suo in modo sottile, tuttavia presente.
    Nella fattispecie, i Keyblade di Naxe sono due Angeli Monoala, armi leggerissime dalla forma di piume e affilate come rasoi lungo i margini di queste. In realtà il filo di queste armi è inutile, dato che la totalità della lama lunga un metro e settanta è percorsa da fiamme con intensità crescente verso la parte terminale. Queste armi simboleggiano la passione, le emozioni, la Luce che rischiara e crea allo stesso tempo l'Oscurità, la duplice natura del cuore e la sua incredibile, inesauribile potenza. Come ogni Keyblade non possono essere spezzate o danneggiate e ritornano fra mille barbigli di luce nelle mani del proprietario al suo volore, inoltre sono capaci di aprire qualunque serratura contro la quale sarà puntata.
    Nel tentativo di apparire un Custode umano, Naxe sta recentemente usando uno solo dei suoi Keyblade.
    ~ Passiva
    ~ Passiva
    ~ Consumo Basso, usato a scopo di gdr
    ~ Slot tecnica






    SPOILER (click to view)
    In bocca al lupo e buona giocata!


    Edited by Naxe - 25/11/2009, 19:38
     
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  4. Ja¢k
     
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    Atto II°- D E M O L I Z I O N E

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    L'inferno ha molti aspetti.
    Una fetida cloaca sotterranea, decine di piedi sottoterra, cosparsa di omuncoli fanatici.
    Dannati infernali, esaltati attorno a due animali che si sarebbero scannati l'un l'altro.
    L'inferno ha molti, troppi nomi.
    Merovish, Arena Nera.
    Settimo Cerchio dell'inferno.
    Vega si stagliava remoto al centro di quel cerchio.
    Era testimone di una sola verità all'interno di quella cloaca sotterranea.
    Desiderio di Morte.
    Non c'era altro all'interno della razza umana.
    Nient'altro che morte e desiderio di morte. Unici denominatori comuni. Uniche verità assolute.
    Da molto, troppo tempo, Vega non aveva avuto altra scelta che fronteggiare quest'unica realtà.
    Quest'unica dimensione dell'orrore della nostra razza.
    Per questo era un assassino. Per questo infliggeva la morte e portava alla morte.
    Vega dava all'uomo ciò che l'uomo voleva.
    No damerino. Tu dai a te stesso ciò che tu vuoi.
    Una figura penetrava nell'arena. Occhi sanguigni, capelli biondo paglierinoacceso, carnagione chiara.
    Non importava il suo nome.
    Importava ciò che sarebbe diventato appena messo piede nel Settimo Cerchio.
    Una vittima sacrificale. Macellata in nome del dio Violenza.
    Non importava il suo ideale. Gloria? Fama? Onore? Conio? Concetti incrinati, nella cloaca della ferocia.
    Era solo un morto. Un morto che cammina.
    Il sapore del sangue, damerino. E' come una droga, non è forse così?
    Vega ammiccò in sua direzione. Compagno di giochi di sangue, fratello di morte a venire.
    Pedina della medesima scacchiera. Puttana del medesimo cliente. Tagliagole della medesima borsa.
    Assomiglia al sapore del potere, damerino. Non è forse così?
    Avanzò verso la vittima del Settimo Cerhio. Passo lento, sinuoso. Modi di fare calmi, misurati.
    Li separavano una manciata di metri. Cinque, non più di sei.
    In fondo la vera distanza tra i due era scritta sul filo delle loro lame.

    Tre uniche parole si espansero nell'aere dalla bocca di Vega.
    Un tono fievole, pacato. Non stanco, ma al limite del tedio.
    Memento Mori, fratello.
    Non vi era null'altro da dire. Non aveva senso parlare con i morti.
    Non vi era alcuna tattica da premeditare. Non in un'arena. Non davanti ai dannati del Settimo Cerchio.
    Vega non udiva nient'altro che non fosse il regolare cuore pulsare sicuro all'interno del suo corpo.
    Non sapeva se fosse lui troppo concentrato per non udire nient'altro, nessun altro.
    Francamente non gli importava di meno.
    Di fronte alla sua vista la prossima vittima da macello, il resto sfocato faceva da cornice alla crudeltà.
    Vita o morte? Non aveva più importanza per lui. Poteva vincere o essere ucciso.
    La paura era uno dei tanti sentimenti sperduti nei più remoti angoli cupi della sua mente.
    Sei solo una lurida chiazza di vomito emorragico su questo insulso pianeta, piccolo damerino.
    Si piegò sulle ginocchia. Balzò in avanti.
    E così in una folle carica si lanciava sulla vittima.
    Il fuoco gli avvampava negli occhi dietro il gelido metallo della maschera.
    Non si concesse nemmeno un usuale grido di battaglia.
    Semplicemente spostò il peso sul piede destro e si slanciò in aria.
    I capelli al vento e il braccio sinistro che caricava il colpo all'indietro, facendo risplendere tre lunghe lame nell'arena.
    Quando arrivò il momento tenendo saldamente Isabel come un tesoro immenso,
    ancora in aria, in quei pochi momenti in cui si è sospesi al vento
    dove ha inizio la fase di caduta ponendo fine alla salita, assalì.
    Scagliò un rapido fendente diagonale discendente,
    diretto dalla spalla destra all'altezza delle costole della vittima.
    Non per ferire, ma per rompere e dilaniare.

    Vega prese bene la mira per il forte colpo e si concentrò per atterrare nel migliore dei modi.
    L'altezza lo sbilanciava, ma fece in modo che, nel caso di una caduta, sarebbe tornato in posizione eretta con una capriola.
    Aveva scagliato il fendente liberando potenza, rabbia, dolore, sofferenza e rimpianti, in un intricato miscuglio letale.
    Sei solo un bellissimo guscio vuoto, damerino.
    Ferveva di rabbia, in caso di morte non aveva niente di cui avrebbe rimpianto la perdita.
    L'apatia di poco prima era scomparsa, lasciando posto ad una gaudente furia primordiale.
    E quando nulla ci lega, diventiamo schiavi di noi stessi.
    Sembrò che quel fendente durasse un eternità e tenesse l'intero pubblico del Settimo Cerchio con il fiato sospeso.
    Tu sei già morto, damerino. Morto dentro.




    SPOILER (click to view)

    image

    Energia residua: 110% - 20&= 90%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Aggressivo.

    Passive in uso

    Svarlet Terror Bonus Velocità +50%

    Attive in uso

    Scarlet Attack
    ~ Vega ha appreso che ogni muscolo, dal più microscopico fino a quelli macroscopici, è di una importanza estrema per il raggiungimento di un esito positivo.Ha appreso che non è la forza bruta a render temibile un colpo, efficace una parata o fruttuosa una azione di disarmo, bensì l'attenzione impiegata per effettuare una simile azione. Vega è conscio che la precisione del gesto è l'unico elemento di supporto a sua disposizione e così fa di esso la sua colonna portante.
    In termini di gioco Vega rende la sua prossima azione offensiva decisamente precisa e rapida in proporzione all'energia che imprime nei suoi movimenti.
    [Variabile - Usata a consumo Alto]

    Riassunto Combat: Beh non penso ci sia molto da dire, classico assalto frontale per battezzare lo scontro, sfruttando consumo Alto + la passiva sul bonus velocità.
    L'immagine è a puro scopo illustrativo; l'attacco è portato con la mancina xD


    EDIT: modificato piccolo errore



    Edited by Ja¢k - 26/11/2009, 20:48
     
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    Paradosso Vivente


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    Before I come undone
    save me
    Save me from the nothing I've become_


    Essere un Nessuno significava essere un "qualcosa" salvato dalla distruzione ad opera del proprio Cuore nell'ultimo istante prima di sprofondare nell'Oscurità e tramutarsi in Heartless. Corpo e anima privati del Cuore, un'aberrazione terribile e tremenda, spesso stravolta e distrutta fino a essere difficilmente riconoscibile come una-volta-persona, in taluni casi era difesa così strenuamente dall'esplosione di Tenebre da assumere sembianze umane.
    Mostri, senza moralità né emozioni, puri calcolatori mossi dalla sola ragione.

    Questo era lui, Naxe, il Paradosso Vivente, l'unico fra tutti i Nessuno ad avere potere sulle emozioni pur sempre senza averne mai provata alcuna, ed era perfettamente cosciente di ciò. Coloro che lo fissavano di rimando in quell'arena vedevano un uomo biondo, giovane, sorridente e armato d'una strana piuma fiammeggiante lunga più di due metri, un guerriero pronto a dar spettacolo, un assassino che avrebbe mostrato loro sangue e morte, un nuovo pasto per il mostruoso leviatano affamato di carne umana, un uomo.
    E tutti, nessuno escluso, avrebbero clamorosamente sbagliato.

    Oh, si, lui sapeva come si comportavano gli esseri umani. A differenza di gran parte degli altri dell'Organizzazione, l'essere umano da cui era stato generato era riuscito a ritornare indietro dall'abisso in cui era piombato divenendo Heartless e ciò aveva fatto sì che lui non acquisisse le sue memorie: ma li aveva studiati tanto e tanto a lungo, usando mezzi che nessun altro fra i Nessuno possedeva o poteva possedere.
    Ma lui non era uno di loro, e questo lo sapeva bene.
    Il suo sorriso pacato, il gesto quasi voluttuario con cui si tolse un ciuffo ribelle di capelli dagli occhi dorati, il pigro picchettio rovente del Keyblade sull'ossidiana su cui poggiavano e centinaia, migliaia di altri gesti fatti ora o in passato... tutta una maschera, una maschera molto migliore e molto peggiore di quella di un qualunque umano, una maschera che era tutto lui stesso, e al tempo niente. Perché quello era lui, niente, e mai lo sarebbe stato: e proprio perché esisteva, e perché dominava l'unica cosa che mai avrebbe potuto provare, aveva come diritto di nascita
    P a r a d o s s o V i v e n t e
    un titolo.
    Li guardava senza astio né amore, quei mille corpi del leviatano chiamato "pubblico", scorrendo all'unisono visi e Cuori, scrutando con gli occhi del corpo e quelli della mente. Vedeva le loro emozioni, sentiva le loro emozioni, toccava le loro emozioni, annusava le loro emozioni, degustava le loro emozioni: le emozioni erano il suo potere, il suo mondo, la sua realtà.

    Si bloccò.
    Un sincero guizzo di curiosità lo colse nel fissare il cacciatore di streghe che l'aveva presentato.
    Sorrise, e abbassò lo sguardo.
    Non sapeva di avere un tale pubblico.


    ~

    Inarcò un sopraciglio, leggermente stupito per il piglio atono dello sguardo del suo avversario. Non c'era alcuna emozione, in quegli occhi quasi vitrei, nessun guizzo che li rendesse più vivi di quanto la semplice vita non riuscisse... solo gelo.
    Strano: eppure provava delle emozioni
    l ' o r g o g l i o e l ' i n d i f f e r e n z a d e l l ' e d o n i s t a
    e non erano poi così cattive, o indegne di essere rivelate. Ma probabilmente il suo era un giudizio di parte: per lui, nessuna emozione era indegna di essere rivelata. In questo, le loro due maschere erano molto differenti.
    Eccezionalmente, però, gli importava relativamente poco di ciò che era l'avversario: in fondo, non era lì per lui... o meglio, non sopratutto per lui. Il suo nemico volle avvicinarsi; indulgente, lui glielo concesse. E poi Rabbia e Ira sul filo della Paura, quel mix di sensazioni che aveva da troppo tempo imparato ad associare al principio di un duello: l'assaporò distrattamente, da intenditore di vini circondato da annate che abbia in mano un bicchiere di comune liquore.

    Memento Mori, fratello.

    Quelle parole lo strapparono brutalmente dai suoi assaggi.
    Sgranò gli occhi, esterrefatto per l'appellativo, e avrebbe persino replicato se non avesse sentito la Rabbia del suo avversario farsi impetuosamente largo come un cancro nel Cuore del suo nemico.
    E non esitò un attimo lui, Naxe, a rubarne una piccola fetta....

    ~

    Aprì gli occhi.
    « Maledizione...! » sibilò sottovoce.

    Alzò lo sguardo, confuso ma con i riflessi acuiti dalla percezione del pericolo, e non vide null'altro che l'arena vuota. Lampi di memoria s'affacciarono al suo io cosciente, lasciandogli qualche appiglio su cui ricostruire i frammenti vacanti della sua memoria, e appena riacquistato l'equilibrio leggermente precario cercò di voltarsi e distanziarsi dal suo avversario.

    "Cos'è successo?!"

    Ricordava, ricordava fugacemente che aveva incamerato Rabbia dal suo avversario e dal pubblico. Un lampo giallo oro gli fece sospettare d'aver usato i pochi brandelli di Amore frettolosamente riuniti per abbozzare una difesa, ma i suoi piani erano stati spazzati via da qualcosa...
    ....rabbia...
    r a b b i a r a b b i a r a b b i a
    ...si, era stata Rabbia!
    Aveva sbagliato i conti, limitare la sua empatia non era bastato: l'aveva sopraffatto, come già una volta aveva fatto la Bestia di Kizan... ma peggio, cento e più volte peggio, perché scaturita da cento e più Cuori trepidanti all'unisono. La sua intenzione era sfruttare la Rabbia per attenuare il colpo, smorzarlo definitivamente con l'Amore e replicare con ciò che rimaneva della Rabbia... ma aveva perso il controllo?
    Il suo nemico gli era saltato addosso, sferrando veloce un attacco con l'arma nella sinistra... questo lo ricordava. E poi la Rabbia l'aveva sopraffatto... e lui aveva parato! Aveva infuso in un sol controattacco la forza che normalmente riservava a cinque colpi, stringendo così forte il Keyblade da farlo tremare. Le tre corte lame s'erano scontrate con un clangore assordante, poco lontano dal suo corpo a dispetto dei due metri di lama dell'Angelo Monoala... e si, lui era stato respinto. Ovvio, col senno di poi: non era, non poteva essere esperto in tali attacchi rabbiosi.

    Si guardò fugacemente la spalla.
    Si, era ferito: un triplo taglio, là dove Isabel aveva sfondato l'Amore.
    Alzò lo sguardo sul suo avversario.

    « Non sono tuo fratello. » disse.

    Aveva replicato subito dopo, inseguendo il suo nemico mentre arretrava agilmente. Due colpi... si, aveva sferrato solo due colpi. Il primo era... forse era... dall'alto al basso, per sfruttare gravità e lunghezza dell'Angelo assieme. Il suo nemico era di poco più veloce di lui, ma lui era più forte: forse se ne era accorto mentre parava così male, forse ci aveva pensato.
    O forse no.
    Poi aveva comunque ripreso a ragionare, perché aveva tentato una finta. Si... lo ricordava meglio, in quei momenti frenetici la Rabbia stava svanendo... pensava più lucidamente. Aveva fintato... un fendente, alle spalle, e... poi aveva sferrato un montante. Era la direzione opposta, pensava, e poi veniva subito dopo una finta: non voleva che l'altro si difendesse, voleva massacrarlo.
    O meglio, la Rabbia che era in lui lo voleva.

    Poi si era ritrovato alle spalle di Vega. Perché quello era il prezzo dell'impeto della Rabbia, e quella che l'aveva posseduta era forte. Forse aveva fallito entrambi gli attacchi.. non sapeva, non ricordava l'esito... ma lui doveva attaccare con tanto impeto da arrivargli alle spalle, senza peraltro poter approfittare per la piccola perdita di equilibrio.
    Probabilmente gli non avevano neppure visto cosa era successo. Per il pubblico - forse - lui era semplicemente scomparso e riapparso alle spalle del suo avversario, mentre un turbine di fiamme si avventava furibondo su di lui.

    E infine eccolo lì, alle prese con il suo vuoto di memoria: ansante, perché la Rabbia aveva preteso molte delle sue energie.
    Si, aveva commesso un errore di valutazione.
    Ma non ce ne sarebbero stati altri.


    SPOILER (click to view)
    « Mi presento...»

    « ...io sono Nessuno. »



    Status fisico ~ Triplo graffio alla spalla destra.

    Paradosso Vivente


    Status psicologico reale ~ Confuso e sorpreso. Questo è lo status psicologico reale.
    Status energetico ~ 75%
    Consumi impiegati ~ Bassox1 Mediox0 Altox1 Criticox0 Estremox0
    Passive ~ Nessuno (power-up del 25% in forza e velocità, levitazione a max. 5 metri), Il Dominio: Emozioni (capacità di avvertire le emozioni con precisione decrescente col crescere della distanza, max. 30m)
    Note ~ N/A
    Angelo Monoala ~ Arma a forma di piuma, dai toni rossicci, leggerissima e tagliente come un rasoio. Impugnatura lunga 30cm e dotata di protezione per la mano, lama lunga 1.70m e avvolta dalle fiamme. Indistruttibile, impossibile da distruggere, piegare, scheggiare, danneggiare.
    Riassunto ~ Per maggiore chiarezza, è nello spoiler in fondo.
    Tecniche ~



    Amore

    « Aaah, l'amore... il sentimento più forte! Tutti amano, chi una cosa e chi un'altra... ma sopratutto, tutti amano alla follia! »

    Fra tutte le emozioni del cuore umano, la più potente è oltre ogni dubbio l'Amore.
    Amore, amore, amore!
    Un sentimento che avvolge e stringe, colpisce e distrugge, protegge e ammalia! Una stregoneria che colpisce ogni senso, fonte di perturbazione e perdizione, un pozzo profondo di incredibili palpiti del cuore! Amore, il più potente e terrificante di tutte le emozioni, l'unica cosa cui nulla può resistere.
    E' questo l'incredibile fonte cui Naxe attinge, questo il potere di cui si ammanta con un ironico sorriso e uno sguardo apparentemente perso in mesti ricordi. E poi si scatena la luce, così forte che nessuno - nessuno - lo può guardare in quell'istante. Il Nulla di cui pare fatto all'auspex svanisce, inghiottito da una sfera di potenza abbacinante che cancella ogni altra percezione, e niente - niente! - passa oltre questa bolla di puro, crepitante amore. Il Nulla di cui pare fatto all'auspex svanisce, inghiottito da una sfera di potenza abbacinante che cancella ogni altra percezione e protegge dall'acciaio e dalla magia altrui.
    ~ Consumo Variabile, usato Basso

    Rabbia

    « Colpite e bruciate, distruggete e uccidete! Che tutto bruci nel fuoco della rabbia, che tutto perisca! »

    La Rabbia divora il Cuore come un incendio in un fienile: violentissimo, terribile ed effimero.
    Così diviene dunque Naxe una volta assunto il potere della Rabbia altrui: violentissimo, terribile e rapido. Anzi, estremamente rapido.
    Inizia placidamente, con un guizzo un po' rispettoso un po' beffardo del Keyblade, e con una posizione di guardia qualsiasi. Un inizio come tanti, un modo per salutare il nemico prima della furia frenetica della battaglia.
    Non è così.
    Scompare. Così, banalmente, dopo appena un secondo di concentrazione: e in quell'attimo effimero scatta rapido come un baleno.
    E ricompare. Così, semplicemente... alle spalle del nemico. Girato, con indifferenza, schiena verso schiena. E rimane fermo, per due secondi, tassativamente immobile.
    Attendendo ad occhi chiusi di sentire i sette colpi sferrati in quell'attimo calare sul nemico uno dopo l'altro, quasi contemporaneamente, e colpirlo con la sua stessa Rabbia a meno di una parimenti velocità altrui.
    Violentissimo, terribile ed estremamente rapido.
    ~ Consumo Alto





    SPOILER (click to view)
    Riassunto azioni in ordine cronologico:
    1. Naxe inizia ad accumulare Amore e Rabbia per difendersi con le omonime tecniche.
      Viene sopraffatto dalla Rabbia, tutto quello che fa lo fa come se posseduto. Da qui in poi c'è un parziale vuoto di memoria, ciò che accade da qui in poi è narrato in flashback.
    2. Naxe para parzialmente l'unico attacco di Vega usando metà della potenza di Rabbia. La parata sfrutta, oltre al +25% in forza, la lunghezza straordinaria dell'Angelo Monoala.
    3. L'attacco raggiunge il bersaglio, avvolto dalla tenue protezione di Amore, e sfonda le difese ferendo.
    4. Vega indietreggia (con capriola o senza, non ha importanza), Naxe insegue.
    5. Primo attacco ~ dall'alto in basso, sfrutta power-up e lunghezza dell'arma. Diretto, semplice.
    6. Finta: fendente.
    7. Secondo e ultimo attacco ~ montante, dal basso all'alto, sfrutta power-up, lunghezza, finta e direzione opposta al primo attacco e molto differente dalla finta.
    8. Condizione della tecnica Rabbia ~ Naxe si ritrova alle spalle di Vega, leggermente sbilanciato (per riacquistare l'equilibrio impiega i due secondi della descrizione).
    9. Fine vuoto di memoria.
    10. Naxe cerca di voltarsi, allontanarsi da Vega e mettersi in guardia.
    Fine.

    Tutte le azioni godono del power-up del 25% in velocità e forza
     
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    Atto III°- D I S T O R S I O N E

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    Nel Settimo Cerchio, qualcuno stava urlando.
    Nessuna
    Urlavano. Suoni onomatopeici, più ferini che umani.
    carne
    Un assedio di dannati attorno al Settimo Cerchio. Ululano di eccitazione alla vista del primo sangue.
    verrà
    Vega viene ad annientare la carne. O forse è solo uno sporco assassino, nient'altro.
    risparmiata!
    Gli occhi di Vega dietro la maschera come due feritoie.
    Lacrime di sangue.
    Fluivano tra gli artigli di Isabel diramandosi in ragnatele scarlatte, affrescavano il terreno del Settimo Cerchio, si increspavano nella brezza gelida.
    Vega aveva colpito. Aveva violato le carni della vittima. I tre rostri d'acciaio avevano bevuto il suo fluido vitale.
    Vega era felice.
    La tua è solo turpe ipocrisia, damerino
    Presto avrebbe dato a un altro uomo ciò che più segretamente anelava.
    Morte. Liberazione. Senza resurrezione. o redenzione.
    Morte. E Desiderio di Morte. Non c'è altro all'interno della razza umana.
    Intanto aveva assaggiato il primo sangue.
    Piccolo antipasto di annichilazione. Primo avvertimento del suo dogma.
    La vittima non si era fatta cogliere impreparata.
    Nembi di scintille erano schizzate via dall'incontro delle due armi.
    Vega era stato respinto indietro da un oggetto tanto singolare quanto inconcepibile in quel luogo, in quel tempo.
    Una chiave.
    La vittima lo aveva respinto con una abnorme chiave metallica. Sulla cuspide della chiave, fiamme di un eterno rogo sanguigno si alzavano nell'aria.
    Arma singolare. Chiave magica. Artefatto eretico.
    La vittima aveva poi parlato. Patetica ingenuità, quella della vittima.
    Non capiva o forse faceva finta di non capire.
    Non aveva importanza, per l'uomo senza volto e senza anima. Nulla aveva importanza, fuorchè la sua perfezione pragmatica e assoluta.
    Non sono tuo fratello
    Un sorriso si stampò dietro la maschera metallica di Vega.
    Folgorante come un' illuminazione demoniaca, raggelante come la pietra di un sepolcro.
    Che nessuno potè vedere.
    Sei in errore, fratello.
    La sua voce era metallica, distaccata. Coperta dalla maschera.
    La vittima macinò rapidamente la distanza da Vega. Una carica frontale, come quella da lui portata poco prima. La fronteggiò.
    Non schivò, non saltò, non dette cenno alcuno di movimento. Tutto ciò che fece fu posizionare gli avambracci dinanzi al volto, gomiti ad angolo acuto.
    Ai margini del Settimo Cerchio, i dannati urlavano.
    Il corpo di Vega si irrigidì all'istante. Dalla punta dei piedi alla cuspide dei capelli.
    Statuario e glaciale. Sensuale e proibito.
    I suoi occhi scavarono negli occhi della vittima. Vi trovarono pura follia omicida.
    Poi furono Fiamme.
    Delle vampate improvvise, feroci. La chiave della vittima. Tramutata in spada.
    Turbini incendiati squarciarono il vento. Una geometria di fiamme.
    Percepì quella misteriosa chiave cozzare contro l'acciaio dei suoi muscoli. Primo, secondo colpo.
    Picchiarono rispettivamente contro l'avambraccio destro proteso in avanti.
    Vega sentiva le sue labbra fessurate come le suture di un teschio, aride come una manciata di cenere.
    Terzo colpo. Contro il dorsale destro. Una reazione impercettibile, accennata da parte sua.
    Vega barcollò sul posto.
    Quel colpo era quasi affondato nella carne. Aveva quasi scardinato la sua magistrale tecnica del Tekkai.
    Vega udì la vittima allontanarsi. Rilasciò il Tekkai, ancora di spalle al nemico.
    Dolore.
    Vega posò lo sguardo lungo l'avambraccio colpito. Lievi macchie rossastre svettavano nella carnagione chiara.
    Due bruciature passeggere causate dall'istantaneo tocco della chiave.
    Vega fu certo ve ne fosse un'altra lungo la schiena, laddove avvertiva un intenso formicolio.
    Semplicemente ignorò. Fregi passeggeri, rossori irrilevanti. Mai avrebbero corrotto tutto il suo splendore.
    Continuò a parlare, come se fosse stato appena investito solo da una fievole brezza mattutina.
    E' una fratellanza scritta nell'unico linguaggio che entrambi, qui e ora comprendiamo con assoluta, cristallina purezza...
    Tono pacato raggelante. O forse indifferente, remoto.
    Spostò indietro lo stivale destro, torsura di centottanta gradi all'esterno.
    Insieme allo stivale si torse anche il resto del corpo fuorchè la mancina, ancora protesa nel vuoto dinanzi a se.
    Gli occhi di Vega erano dentro quelli della vittima. La sua chiave sconosciuta continuava ad avvampare nell'arena.
    Isabel continuava a ruscellare il sangue cremisi. Presto sua madre avrebbe saggiato altro di quell'afrodisiaco nettare.
    E falciò con la mancina, discendente diretta. Fu solo un sibilo. L'impatto non si udì. Non vi fu alcun impatto.
    Dal fendente si generò una perturbazione aerea incolore. Una distorsione dell'atmosfera, forma triavica.
    Schizzò contro il busto della vittima.
    Isabel riflesse l'inferno che li attorniava. Quel colpo avrebbe mozzato il respiro della vittima.
    E avrebbe fatto scempio di tutto il resto.
    ...Il linguaggio della morte.
    Concluse. In attesa della fine di qualcosa che gli era sempre appartenuto.
    Una macellazione senza ipocrisia, senza colpa, senza consunzione.
    In un mondo morto, è davvero qualcosa di vivo, l'assassinio?



    SPOILER (click to view)

    image

    Energia residua: 90% -20% -10% = 60%
    Status Fisico: Tre lievi bruciature -due sull'avambraccio, l'altra sul dorsale destro (Basso) Contusione lieve sul dorsale destro (Basso)
    Status Psicologico: Incollerito (più con se stesso).

    Passive in uso

    Svarlet Terror Bonus Velocità +50%

    Attive in uso

    Tekkai
    ~ Grazie a questa tecnica il corpo si irrigidisce completamente divenendo resistente come il ferro. Vega si concentra e, rimanendo immobile, usa il tekkai su tutto il corpo proteggendosi quindi dalla testa ai piedi. Vega può arbitrariamente decidere quanta resistenza imprimere nel suo corpo. Ovviamente un consumo energetico basso potrà difendere solo da attacchi di livello basso, un consumo medio da attacchi medi, ecc.
    In questo modo Vega può evitare danni da:
    . Attacco di lame, o oggetti taglienti .
    . Attacco da impatto (pugni, calci, bastonate)
    . Attacchi da proiettili.
    Tipo: Difesa
    Durata: 1 turno
    [Variabile - Usata a consumo Alto]

    Scarlet Claw ~ Vega imprime energia nella sua mano sinistra. Un movimento. un unico e secco movimento della stessa in direzione del nemico e dalle tre lame della Isabel si verrà a creare un fendente aereo fatto di pura energia falciatrice. Un fendente visibile all'avversario come una specie di perturbazione aerea, tanto veloce quanto pericoloso. I danni e la velocità del fendente saranno direttamente proporzionali all'energia impressa da Vega nella mancina.
    [Variabile - Usata a consumo Medio]

    Riassunto Combat: -Uso il Tekkai e paro praticamente tutti e 3 gli attacchi (sul terzo subisco un po di danno)
    -Vista la rapidità dei colpi portati subisco anche 3 lievi bruciature (se fossero stati affondi i danni sarebbero stati più critici, ovviamente)
    -Mi volto, parlo e immagazzino energia nella mancina
    -Ti lancio un fendente aereo di livello medio con la mancina, diretto allo stomaco

    EDIT:aggiustato errore di battitura






    Edited by Ja¢k - 28/11/2009, 20:42
     
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    Paradosso Vivente


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    e tutti quanti i compagni.
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    In un certo senso, era deluso.

    Pensava - credeva fermamente - di poter usare il fenomeno di risonanza empatica dell'Arena a suo vantaggio, di manipolare le emozioni che erano in suo potere in nuove e più formidabili forme, di fare una gran scoperta nella comprensione di quel grande mistero che si chiamava Cuore...e si era sbagliato clamorosamente. Quelle energie erano Ma! - fatto un piano, se ne fa un altro. E poteva comunque rimediare qualcosina a fine duello, anche se briciole rispetto a quanto credeva ormai in pugno.
    Si, era deluso: si aspettava di meglio, si aspettavadi più.

    Sospirò.
    Avrebbe dovuto accontentarsi del suo mascherato nemico.


    ~

    Sei in errore, fratello.

    E Naxe sorrise, felice che il suo nemico avesse finalmente gettato la maschera, che si fosse mostrato nella sua -per lui - irraggiungibile umanità... e - perché no? - sorrideva anche di compiacimento, un sorriso che si estendeva con un beffardo scintillio anche agli occhi, maschera dietro un'altra maschera.
    Sorrideva, amabile bastardo, perché non aveva capito cosa lui era...

    « Si? » disse educato.

    Oh, ma dopotutto era normale. Quel mondo, Endlos, era invidiabilmente protetto dalle sue correnti del Maelstorm contro gli attacchi degli Heartless... e un Nessuno era cosa enormemente più rara di quella razza maligna e gramigna. Difficile che uno dei suoi abitanti sapesse cogliere le sottili differenze che scavano un abisso fra il comportamento di un umano e di un Nessuno, fra emotività e razionalità.
    Solo uno fra tutti coloro che aveva incontrato,
    R e w i c h , R e w i c h l a K r i u s i e r
    solo uno fra tutti l'aveva capito... solo uno, e dotato della sua stessa sovrannaturale capacità di scavare nel Cuore della gente per scoprirne misfatti e benedizioni, delitti e mistificazioni, e tutti quei sussulti e quei moti emotivi che imperversavano e turbinavano implacabili in quelle piccole meraviglie, così deboli e fragili eppur così potenti...
    ...o la loro totale assenza, in Naxe e in quelli come lui.
    .
    Li chiamavano mostri, perché non conoscevano morale.
    Li chiamavano abomini, perché non sarebbero mai dovuti esistere.
    Li chiamavano Nessuno, perché quello loro erano.
    Nessuno era la sua essenza.

    « Perché? » chiese.
    Una domanda che aveva afflitto molti

    E si salvò dallo scontro con decine, centinaia di diverse sfumature e pennellate di Rabbia e Ira funesta e Odio e ogni variante della sete di sangue che tutti ivi pervadeva, si salvò... in modo quasi banale; impose la sua sola volontà di resistere, la sua sola Cocciutaggine nel resistere, e tanto bastò.
    Semplicemente straordinario,
    non fosse fatto da un comune mortale... e la forza di un intero Cuore, ben lo sapeva, era più che in grado di resistere a quella misera e riduttiva parte di esso, e a ben oltre ancora. Questo, purtroppo, era qualcosa che lui non avrebbe mai potuto fare - qualcosa
    l ' a n e l i t o d i u n C u o r e p a l p i t a n t e
    che avrebbe reso a lui superiore chiunque fra i "comuni" - che inadeguatissimo appellativo! - esseri umani.
    Ah, che piccola cosa il Cuore... eppure è così grande!

    E' una fratellanza scritta nell'unico linguaggio che entrambi, qui e ora comprendiamo con assoluta, cristallina purezza...

    Parlava, esternava finalmente le emozioni che Naxe vedeva rimestarsi sotto quel suo corpo di carne e sangue - misera spoglia di tanto desiderabilissimo potere - mostrando finalmente quel dono così prezioso qual può essere semplicemente poter odiare...
    ...oh, si, e si preparava ad attaccare. Ovviamente. Erano lì per quello, in fondo, non per perdersi in nostalgica ammirazione per qualcosa che non si potrà mai avere.
    Ma per lui quelli erano solo dettagli, a confronto con l'unica e ormai preziosissima fonte di potere e interesse cui poteva accedere senza soccombere di nuovo...

    ...Vega.

    Si mise in posa, puntò la triplice lama e attaccò: un singolo attacco, una magia quasi scontata, una lama di vento. Semplice, genuino, con stile: il suo stile, quello del suo nemico. Rivelava molto su di lui, rivelava cose già note.
    Lo apprezzò, premiandolo con un sorriso.

    Agì per tempo, con violenza: e vera violenza fu, quella con cui entrò nel Cuore di Vega, una violenza che andava al di là e al di sopra della dimensione fisica. Non ne sarebbe neppure accorto, avvolto com'era nella lugubre atmosfera di morte e sangue dell'Arena Nera: ma, nel tempo d'una palpitazione, egli era già dentro di lui e poi fuori, col suo bottino rubato senza vergogna alcuna.
    E fu di nuovo una cascata dorata, e fu di nuovo
    Amore contro Rabbia
    e nessuna delle due era la sua.

    Avanzò, brandendo minacciosamente il Keyblade, roteandolo nel principio di un dritto sgualembro1 diretto alla spalla mancina della sua nemesi, ma l'artiglio scarlatto lo colse prima, scontrandosi contro la sua
    d i V e g a
    difesa e annichilendosi assieme ad essa.

    E....

    ...lo guardò, rimestando ancora in quel caleidoscopico calderone di emozioni intrappolato fra costola e costola al lato sinistro del petto, e ne trasse un'altra emozione che - ahimé - poco o niente s'era vista in quel luogo mortale. Ma questa volta non lo avrebbe portato a sé, bensì lasciato indietro dentro il suo legittimo proprietario... e ivi fatto crescere a dismisura, come una torta infornata da un'entusiasta bambina che apprendendo a cucinare abbia inavvertitamente versato tutto il lievito nell'impasto.
    Nessuna violenza, quella volta... solo Tristezza.
    Una tristezza subdola, che avrebbe avvelenato animo e corpo con fare placido, tramutando l'ardore in apatia e l'impeto in tentennamento, mentre una nuova dimensione d'esistenza avrebbe invaso Vega.
    Non avrebbe voluto fermarsi, ma non avrebbe avuto altra scelta.

    L'Angelo Monoala calò, portando a termine lo sgualembro già nominato, e gli occhi dorati di Naxe scintillavano come pozze d'oro fuso. Colpirlo nel momento di maggiore debolezza, questa era l'ovvia tattica, ma anche non rischiare in caso Vega riuscisse a difendersi pur da questa piccola parte di sé: e a seguire fu un finto fendente che gli avrebbe dato occasione di colpirlo al mento, invece, con un uppercut più degno di un pestaggio fra teppisti che di un duello fra gladiatori... ma con un tirapugni - l'elsa della sua magnifica arma - altrettanto efficace.

    Terzo e ultimo attacco, un fendente alla gamba. Niente fronzoli, niente complicazioni questa volta: un giusto tributo alla semplicità genuina dell'avversario, pur mirando a ridurne le capacità motorie più che a ferire e a uccidere, prima di arretrare d'un quartetto di metri buoni se possibile.
    E fu allora che lo fece.

    Un sorriso compiaciuto, dipinto ad arte sulla maschera che indossava sul volto, e uno sguardo di sottecchi al cacciatore di streghe.
    Non c'erano bisogno di parole,
    m i n t e r e s s i , s a i ?
    tutto quello che doveva dire
    C h e i l g i o c o a b b i a i n i z i o !
    era già stato detto: entrambi sapevano, entrambi tacevano.
    .
    Come aveva già detto Vega, quello era il tempo di ben altre parole.


    SPOILER (click to view)
    « Mi presento...»

    « ...io sono Nessuno. »



    Status fisico ~ Triplo taglio alla spalla destra,

    <i>Paradosso Vivente


    Status psicologico apparente ~ Cortese, sicuro di sé (Reale ~ calmo)
    Status energetico ~ 55%
    Consumi impiegati ~ Bassox1 Mediox2 Altox1 Criticox0 Estremox0
    Riassunto ~ Paro Scarlet Crawl con Amore, poi attacco con Tristezza e una sequenza di tre azioni - dritto sgualembro, finta, colpo con l'elsa al mento, fendente alla gamba - mirata più
    Note ~
    1 Attacco dall'alto al basso, da un lato all'altro - qui, dalla mia destra alla mia sinistra.
    Personali ~ scusatemi ancora per il ritardo.

    Passive ~ Nessuno (power-up del 25% in forza e velocità, levitazione a max. 5 metri), Il Dominio: Emozioni (capacità di avvertire le emozioni con precisione decrescente col crescere della distanza, max. 30m)
    Angelo Monoala ~ Arma a forma di piuma, dai toni rossicci, leggerissima e tagliente come un rasoio. Impugnatura lunga 30cm e dotata di protezione per la mano, lama lunga 1.70m e avvolta dalle fiamme. Indistruttibile, impossibile da distruggere, piegare, scheggiare, danneggiare.
    Tecniche ~


    Amore

    « Aaah, l'amore... il sentimento più forte! Tutti amano, chi una cosa e chi un'altra... ma sopratutto, tutti amano alla follia! »

    Fra tutte le emozioni del cuore umano, la più potente è oltre ogni dubbio l'Amore.
    Amore, amore, amore!
    Un sentimento che avvolge e stringe, colpisce e distrugge, protegge e ammalia! Una stregoneria che colpisce ogni senso, fonte di perturbazione e perdizione, un pozzo profondo di incredibili palpiti del cuore! Amore, il più potente e terrificante di tutte le emozioni, l'unica cosa cui nulla può resistere.
    E' questo l'incredibile fonte cui Naxe attinge, questo il potere di cui si ammanta con un ironico sorriso e uno sguardo apparentemente perso in mesti ricordi. E poi si scatena la luce, così forte che nessuno - nessuno - lo può guardare in quell'istante. Il Nulla di cui pare fatto all'auspex svanisce, inghiottito da una sfera di potenza abbacinante che cancella ogni altra percezione, e niente - niente! - passa oltre questa bolla di puro, crepitante amore. Il Nulla di cui pare fatto all'auspex svanisce, inghiottito da una sfera di potenza abbacinante che cancella ogni altra percezione e protegge dall'acciaio e dalla magia altrui.
    ~ Consumo Variabile, usato Medio

    Tristezza

    « La morsa crudele del Cuore... »

    Tristezza è lo sgomento che irrompe quando ci si trova in una situazione senza uscita.
    Tristezza è la paralisi dolente della nostra mente e del nostro corpo.
    Tristezza è la morsa crudele dell'animo.
    Non è un'emozione cui Naxe ricorre spesso, tuttavia la usa. E quando ciò accade, quando il nemico lo guarda negli occhi, l'avversario si ferma. Non può fare altrimenti, lui, attanagliato anima e corpo dall'infido sentimento che lo vince e lo avvince, cullandolo in una quieta spossatezza che lo costringe all'immobilità... ma un'immobilità placida, subdola, morbida, cattiva.
    ~ Consumo Medio
    ~ Un turno








    Edited by Naxe - 2/12/2009, 19:50
     
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    Atto IV°- F L A G E L L A Z I O N E

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    Troppo pavido.
    Il misero colpo di Vega non possedeva le capacità necessarie a contrastare la difesa della vittima.
    E nell'urto della collisione il fendente andò dissolvendosi nel nulla, come un sospiro nel vento.
    Stringendo le nocche della mancina sino a farle sbiancare, Vega parve prepararsi meticolosamente alla difesa.
    Troppo lento.
    Vano tentativo di fuggire ad una sorte sicura quello di provare ad allontanarsi dalla traiettoria dell'attacco.
    Qualcosa lo bloccò.
    Una improvvisa esitazione lo colse, facendogli rabbrividire la schiena.
    Ora, per la prima volta, proprio in quell’istante in cui egli s’era arrestato
    come se un serpente giacesse sulla sua strada, s’era destata in lui anche quest’idea.
    Immobile restò Vega, e per un attimo, la durata d’un respiro, un gelo gli strinse il cuore.
    Ed egli lo sentì gelare nel petto come una povera bestiola, un uccello o un leprotto,
    quando si accorse di quanto fosse anch'egli un dannato.
    Ora la sentiva. Tristezza, dentro, nel profondo.
    Trasse un profondo respiro, e per un attimo si sentì gelare.
    Rabbrividì.
    Nessuno era così dannato come lui.
    Ti pare questo il momento adatto, lurido feticcio?
    Pensieri che riaffiorarono in un secondo alla mente di Vega,
    che cosi improvvisamente scoppiavano nell'improvviso riposo cimiteriale della sua mente,
    quel mugghio che avrebbe potuto durare a quanto sembrava un anno, fu disastroso;
    e ascoltando quel frastuono crudele Vega si sentì messo alla tortura,
    tremò e si ribellò il cuore, n’era testimone Dio.
    Qui non esiste alcun dio, damerino. Non è mai esistito.
    Perché non meno clamoroso del suono della tromba del Giudizio sfuriava e sfuriava,
    e lui pensava che difficilmente le vaste schiere dei morti potevano non scuotersi
    e risorgere a un cosi esagerato squillare, e interrogarlo con lo sguardo..
    Tu morirai, damerino. Ma non qui, non ora.
    E poi, com'era venuta, quella sensazionè scomparve. La tristezza si disciolse intorno a lui,
    da quel momento in cui egli rimase abbandonato come in un cielo una stella solitaria,
    da quel momento di gelo e di sgomento Vega emerse più sicuro del proprio ego.
    Troppo tardi.
    E fu così che fiotti di sangue tracimarono dal bicipite destro del giovane, figli della lama dell' avversario.
    Due fendenti. Un colpo d'elsa. La coscia destra venne squarciata dalla chiave,
    sì che Vega fu costretto a riparare in ginocchio.
    Schizzi di pioggia vermiglia e il cipiglio aggrottato, figlio recondito della rabbia. Gli occhi sbarrati.
    Volto scoperto. La maschera volteggiò nel vuoto prima di toccare terra.
    Digrignò i denti come una bestia, cercando di non dare all'altro la soddisfazione del dolore che lo attanagliava.
    Un uomo nel sangue. Il suo sangue. E anche il sangue della vittima ancora sopra Isabel.
    Uomini ringhiavano dall'eccitazione. Voci urlavano. L'uomo nel sangue riuscì a rimanere in ginocchio.
    La sua carne era stata offesa. Ferite grondanti svettavano sulla sua pelle simili a blasfemi arabeschi scarlatti.





    No...
    L'uomo nel sangue ha un nome.
    Non questo...
    Vega.
    Non dovevi fare questo!
    Dolore.
    Lungo il braccio e la gamba destra.
    Sofferenza.
    Nella mente.
    Vega si sentiva povero e nudo senza maschera. Bellezza scoperta ad un prossimo attacco della vittima.
    Capelli ridotti ad una pasta viscida si librarono nell'aria. Facevano da cornice ad un viso terreo e pallido.
    Un rossore, sul lato della mandibola. Scavato dal metallo.
    Memoria.
    Brucia, la memoria.
    Sangue.
    Sangueeeeeeeeeeeeeeeee!
    Due fitte tanto intense che sul momento parevan insopportabili. Sul momento.
    Forse era follia quella che di lì a poco avrebbe guidato le proprie gesta.
    Gli occhi fissi sul nemico. Un solo obiettivo.
    Vega sentì il potere veicolare nelle sue ossa. Circolare nel suo corpo.
    Pompare e rigonfiare la sua muscolatura. Ribollire nel suo sangue.
    Vene violacee simili a reticoli di una mappa geografica svettavano lungo i muscoli.
    Non riuscì a trattenere un sorriso tronfio.
    Il dolore si affievolì discretamente. Qualcosa d'altro prese il suo posto.
    Nuova forza. Data dalla frenesia omicida.
    Era decisamente esaltato, ma ancora stranamente lucido.
    Non voleva lasciare spazio alla follia omicida. Non quel giorno, non in quella situazione.
    C'era bisogno di fredda razionalità per orchestrare al meglio lo spettacolo del Settimo Cerchio.
    Finisce qui.
    Si concesse solo quel paio di parole.
    Era giunto il momento di mettere la parola fine al Settimo Cerchio, ai dannati, alla vittima.
    Nessuna
    Bisogna cogliere al volo le occasioni. Ma sopratutto bisogna esser capaci di crearle.
    Lo estrasse dalla tasca con la destrosa. Un confetto. Nient'altro che un confetto bianco.
    carne
    Lo lanciò contro terra. Mentre lui stesso si lanciava contro la vittima.
    Un unico balzo di reni facendo leva sulla gamba sinistra, ancora inviolata.
    Strinse le palpebre con forza poco prima dell'impatto della biglia sul terreno.
    Percepì un bagliore, oltre il muro epidermoidale.
    verrà
    Ignorò il dolore pulsante. Ignorò l'urlare fomentato dei dannati.
    Falciò con la mancina, colpo obliquo dal busto al braccio che impugnava la chiave della vittima.
    Andata e ritorno. Ascendente e discendente. Promessa di morte a venire.
    Fu solo un sibilo. l'impatto con la carne non si sarebbe neanche sentito.
    Un normale occhio umano quasi non sarebbe riuscito a definire il percorso dell'acciaio.
    Braccio levato come una clava. Fu meno di un brandello di movimento.
    Ritorno in posizione e affondo diritto terminale. Promessa di dannazione a seguire.
    Isabel si sarebbe impregnata di umori cremisi nelle viscere della vittima.
    Promessa di tenebre a non finire.
    risparmiata!



    SPOILER (click to view)

    image

    Energia residua: 60% -0% -10% = 50%
    Status Fisico: Cinque lievi bruciature -due sull'avambraccio sinistro, una sulla spalla sinistra, una alla gamba destra l'altra sul dorsale destro (Basso) Contusione lieve sul dorsale destro (Basso) Lacerazione di media entità a gamba e bicipite destro. Perdono sangue. (Medio)
    Status Psicologico: Deciso.

    Passive in uso

    Scarlet Terror Bonus Velocità +50%

    Attive in uso

    Bomba accecante
    ~ Monouso. In quantità singola per duello/quest. La forma di una biglia bianca del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un immenso flash in grado di accecare più avversari. Il flash svanirà nell'arco di un secondo
    [Consumo Nullo]

    Scarlet Rose ~ [...]La tecnica dura due turni compreso quello d'attivazione, o anche meno a desiderio dello stesso Vega.
    Il consumo della Scarlet Rose è variabile:
    Consumo Alto: Aumento della Potenza Fisica e della Velocità del 75%
    Tuttavia durante questo attacco le difese di Vega contro attacchi di natura magica si abbasseranno notevolmente (se è basso diviene medio, se medio alto e così via)
    [Variabile - Usata a consumo Alto]

    Riassunto Combat:

    -Descrivo la sensazione di tristezza e resto immobile, mi prendo in pieno l'attacco, siccome non specifichi dove colpisci con lo sgualembro me la sono giostrata io, poi la maschera blocca il danno al viso e si stacca via.
    -Mi poweruppo mentre torni in posizione
    -il power up è di livello alto, siccome il mantenimento è di due turni spendo due medi invece di un solo alto
    -Lancio la bomba accecante a terra (chiudendo gli occhi) e ti attacco saltando sulla gamba non ferita (velocità +125% , potenza fisica +75%, resistenza magica dimezzata)
    -L'attacco è triadico: ascendente obliquo dal busto alla spalla del braccio che regge l'arma, ritorno in obliquo fino alla coscia, affondo allo stomaco)







    Edited by Ja¢k - 9/12/2009, 12:24
     
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    Paradosso Vivente


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    No, non ti darò il mio cuore.
    Rewich La Kruiser


    No...
    "Si."
    Non questo...
    "Questo, proprio questo."
    Non dovevi fare questo!
    "Si, dovevo fare proprio questo!"

    Non vi era Rabbia in Vega, non più. Rabbia era troppo poco per quel che gli aveva fatto, troppo poco. La Rabbia era stata utile ad entrambi, aveva spronato il suo proprietario e sopraffatto il suo ladro, ma ora non poteva più nulla, non contro la Tristezza, non contro la realtà.

    Vega soffriva, e lui aveva scoperchiato quel dolore.
    Aveva riaperto ferite malamente cucite, versandoci sale e zolfo sopra.
    Aveva distrutto la maschera, messo a nudo Vega.

    No, la Rabbia apparteneva al passato. Ciò che era stato non sarebbe stato ripetuto, il duello stava per avere una svolta nuova.
    Quello non era il tempo della Rabbia, quello era il tempo del...
    O D I O O D I O O D I O
    ...la più potente emozione dopo l'Amore, la più assoluta dopo l'Amore, la più terribile dopo l'Amore.

    "Finisce qui..."
    Finisce qui.
    « No, non finisce qui. »


    Si guardarono,
    esseri provenienti da abissi diversi di dannazione approdati in quel luogo di morte e sangue,
    ognuno colpendo l'altro quanto più duramente possibile con quanto potevano:
    Vega
    usando la sua rabbia, il suo odio, il suo passato,
    Naxe
    usando l'altrui rabbia, l'altrui odio, l'altrui passato.
    .
    E gli parve, per un istante, di poterlo
    intrisecabilmente
    comprenderlo.


    ~

    Sorrideva quando quelle quattro tremende parole uscirono dalle sue labbra.
    Un sorriso carico di falsa mestizia e vero scontento, poiché sapeva che Vega non aveva ancora capito che ciò con cui lui combatteva altri non era che
    lui stesso.
    E l'avrebbe fatto a pezzi, pezzo per pezzo, e sarebbe stato chiamato eroe dell'Arena per questo, se non avesse capito: poiché null'altro chiedeva lui da quel duello infame se non questo, che Vega capisse.
    Nulla di diverso aveva chiesto a Rewich, nulla di diverso aveva chiesto a suo figlio.
    Capire.

    Ma non capì.
    Lo vedeva - lo sentiva - da come lo guardava, così fermamente determinato, cocciuto, testardo: nella sua mente, il Nessuno non era che un ostacolo da rimuovere, un insetto da schiacciare, un bersaglio del suo Odio.
    Non avrebbe mai replicato a Odio con Odio, Naxe, non così. Non ora, senza la comprensione di Vega.
    L'avrebbe ucciso, ucciso invano.

    Scattarono assieme, in due direzioni opposte:
    Vega
    nello spazio, balzando su di lui con le prodigiose energie dell'Odio che gli scorreva come fuoco nelle vene gonfiando ogni muscolo e donandogli forza e velocità;
    Naxe
    nel Cuore dell'umano, prendendo a lui tutto quello che sapeva di poter prendere senza danni: non la Rabbia troppo forte, non l'Odio precluso a prescindere, ma puro e semplice
    Amore
    che era stato fin troppo disdegnato da Vega.

    E fu un massacro.

    Aveva visto la mano di Vega prendere la biglia ma l'aveva ritenuta un mero strumento di offesa: aveva avvertito il miasma emotivo calare appena ma non avrebbe mai saputo capacitarsi di come fece Vega a conservare la ragione al punto da elaborare un piano così articolato, non con un tale accecante ribollire di nerissimo Odio.
    Si era sbagliato... di nuovo.
    Il lampo lo lasciò sorpreso e abbagliato nel mezzo del balzo all'indietro con cui voleva mantenere le distanze dal suo avversario. Inciampò, cadde, fu colpito: una tripla botta secca, che avrebbe dovuto dilaniargli il lato destro del corpo.
    "Sei più veloce di quanto mi aspettassi..."
    Si, si aspettava di meglio, si aspettava di più: ma quello andava oltre le sue più rosee aspettative. Una tale rapidità, un tale scatto, una tale forza... un tale potere! Vega non aveva semplicemente sposato uno stile di combattimento alla sua personalità, aveva infuso il suo Odio, la sua Rabbia in esso.
    Niente male, decisamente.
    Il secondo colpo perforò la barriera dell'Amore traducendosi in stilettate di dolore: strinse i denti, perché non poteva fare altro. L'Odio arrivava ora al picco, Vega non aveva finito, lui era a terra, indifeso.
    n e s s u n a c a r n e
    In teoria.
    s a r à r i s p a r m i a t a
    Spinse con gomito e gamba destri, dandosi l'impeto per rotolare via e sfuggire alle tre lame che correvano ora verso il suo fianco. Un azzardo senza poter neppure intuirne direzione o traiettoria, ma un azzardo necessario:
    perché, lo sentiva, era con quel colpo che Vega voleva
    f i n i s c e q u i
    N o , n o n f i n i s c e q u i

    finirla qui.

    Gridò,
    tormentato dal dolore quando le tre punte di Isabel affondarono in profondità nel già martoriato fianco destro,
    gridò
    incapace di trattenersi.... ma
    rideva
    nel gridare tutto il suo dolore, lasciando libera soddisfazione
    S a n g u e e e e e e e e e e e e e e e e e !
    all'Odio di Vega, e
    sorrideva
    con gli occhi scintillanti di approvazione quando voltò il capo là dove credeva - ancora mezzo cieco - fosse Vega.
    Sorrideva...

    ....sorrideva.

    « Ma non capisci ancora perché... » ridacchiò tossì, sputando sangue.

    L'aveva sentito, l'aveva indubbiamente sentito:
    aveva avvertito il suo tono, chiaro come se constatasse un'affermazione lapalissiana,
    e le sue parole, opposte e uguali a quelle già ringhiate dallo stesso Vega,
    ma mai avrebbe capito, mai senza aiuto.
    « ....perché il tuo Odio bruciante, assoluto, terribile non mi ha ancora ucciso
    n e s s u n a c a r n e s a r à r i s p a r m i a t a
    Va bene, ti darò un indizio. »

    Lo avrebbe aiutato lui, si.
    L'avrebbe fatto lui, sicuro.
    E avrebbe chiesto un prezzo, certamente.

    « Io non sono venuto qui per combattere.
    Io sono venuto qui per te.
    »

    Nessuna violenza, quella volta... solo Serenità.
    Serenità
    per porre un temporaneo stop a quel duello che di lì a poco l'avrebbe visto soccombere,
    Serenità
    per guarire le ferite di una Tristezza troppo dolorosa da affrontare,
    Serenità
    per guadagnare tempo in attesa che i suoi occhi ricominciassero a vedere,
    Serenità
    per lasciare che l'Odio abbandonasse Vega assieme al suo potere, alla sua forza e alla sua velocità.

    Vega aveva detto che quello era il tempo di altre parole.
    Naxe stava per dimostrargli che si sbagliava.


    SPOILER (click to view)
    « Mi presento...»

    « ...io sono Nessuno. »



    Status fisico ~ Triplo taglio alla spalla dx, triplo taglio al busto lato dx, graffio al braccio dx, profonde lacerazioni al fianco dx. Sanguinamento copioso, mezzo accecato.

    Paradosso Vivente


    Status psicologico apparente ~ Enigmatico
    Status energetico ~ 35%
    Consumi impiegati ~ Bassox1 Mediox4 Altox1 Criticox0 Estremox0
    Riassunto ~ Provo a difendermi, senza molto successo, e uso Serenità per recuperare fiato forze e vista, oltre a far terminare Scarlet Rose (mannaggia! :guru: ),
    Note ~
    Nessuno, i non-esistenti ~ power-up del 25% in forza e velocità, levitazione a max. 5 metri
    Emozioni, il dominio ~ capacità di avvertire le emozioni con precisione decrescente col crescere della distanza, max. 30m
    Angelo Monoala ~ Arma a forma di piuma, dai toni rossicci, leggerissima e tagliente come un rasoio. Impugnatura lunga 30cm e dotata di protezione per la mano, lama lunga 1.70m e avvolta dalle fiamme. Indistruttibile, impossibile da distruggere, piegare, scheggiare, danneggiare.
    Tecniche ~


    Amore

    « Aaah, l'amore... il sentimento più forte! Tutti amano, chi una cosa e chi un'altra... ma sopratutto, tutti amano alla follia! »

    Fra tutte le emozioni del cuore umano, la più potente è oltre ogni dubbio l'Amore.
    Amore, amore, amore!
    Un sentimento che avvolge e stringe, colpisce e distrugge, protegge e ammalia! Una stregoneria che colpisce ogni senso, fonte di perturbazione e perdizione, un pozzo profondo di incredibili palpiti del cuore! Amore, il più potente e terrificante di tutte le emozioni, l'unica cosa cui nulla può resistere.
    E' questo l'incredibile fonte cui Naxe attinge, questo il potere di cui si ammanta con un ironico sorriso e uno sguardo apparentemente perso in mesti ricordi. E poi si scatena la luce, così forte che nessuno - nessuno - lo può guardare in quell'istante. Il Nulla di cui pare fatto all'auspex svanisce, inghiottito da una sfera di potenza abbacinante che cancella ogni altra percezione, e niente - niente! - passa oltre questa bolla di puro, crepitante amore. Il Nulla di cui pare fatto all'auspex svanisce, inghiottito da una sfera di potenza abbacinante che cancella ogni altra percezione e protegge dall'acciaio e dalla magia altrui.
    ~ Consumo Variabile, usato Medio

    Serenità

    « Alla lettera: peace and love! »

    Serenità, il balsamo pacificatore del Cuore. Un potere strano, malleabile e debole, tuttavia più forte dell'acciaio per l'animo risoluto. Al contrario delle altre emozioni, Naxe non è solito estrapolarla e donarle sembianze fisiche e visibili: piuttosto, il Nessuno ne accresce la forza nel Cuore altrui e la spinge nei recessi della sua volontà, riempiendo ogni angolino e smorzando fino ad annullarla l'altrui volontà di battaglia. Il Paradosso può così far desistere il suo avversario dal combattimento, senza tuttavia sfruttare l'occasione per un'azione offensiva o lesiva.
    ~ Consumo Medio




     
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    Atto V° - D I V I N A Z I O N E

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    Anime urlanti.
    Parevan essere centinaia, migliaia.
    Non aveva importanza a quale credo appartenevano, quale religione si rivolgevano, quale Dio pregavano.
    In quel momento erano tutte uguali, quelle anime urlanti.
    Fomentavano nel Settimo Cerchio, lontane dal massacro.
    E fu allora che Vega comprese il loro vero aspetto. Ed ecco quindi cos'era l'Uomo.
    Davvero fragile, eppure questa divina creatura era dotata di libero arbitrio, eternamente in bilico tra Bene e Male?
    No, Vega lo capì osservando quel pubblico. L'uomo non è nulla di così grandioso, nulla di così drammatico.
    L'Uomo non è nient'altro che un miserabile, grottesco, osceno rigurgito dell'officina del caos.
    Una orribile nana pareva acclamarlo più di tutti gli altri spettatori. In fondo, solo un altro piccolo dannato urlante nel Settimo Cerchio.
    Il tuo più che degno pubblico, damerino.
    Vega scrutò negli occhi della vittima. Una vittima come egli stesso. Come tutti erano e sarebbero stati.
    Vega scrutò nel vuoto.
    Il tempo di uccidere, dilaniare, devastare era tornato.
    C'era quel vecchio soldato, nella sua memoria. Un ancestrale veterano di mille battaglie.
    Poche, raggelanti sue parole su quanto suicida, quanto osceno può diventare il nulla della ragione.
    Il fiume straripa, ma noi ci sollazziamo nel lupanare.
    Vega comprese.
    L'illusione dell'Uomo?
    Diventare i propri Demoni.
    Il passato dell'Uomo?
    Distruzione.
    Il presente dell'Uomo?
    Degenerazione.
    Il futuro dell'Uomo?
    Estinzione.

    La vittima sanguinava. E parlava. Parole così fiere ma alla fine così prive di importanza.
    Avrebbe potuto squartare la vittima pezzo dopo pezzo, carne dopo carne.
    E invece era restato ad ascoltarlo, fissandolo immobile.
    La vittima sembrava scrutarlo dentro, nell'anima.
    Sondarlo, cesellarlo da tutte quelle maschere che portava addosso.
    Una sensazione che parve essergli nuova lo pervase dentro, nel profondo.
    Pace.
    Vega fu grato di quel tempo, trascorso in balia della Pace.
    Stava dando una risciaquata al suo spirito sacrilego. Forse.
    Pace. In un luogo remoto. In un luogo che sapeva di miasmatica merda stantia.
    Pace senza ipocrisie, senza colpa, senza consunzione.
    In attesa della fine di qualcosa che non gli era mai appartenuto.
    Solo che questo non poteva essere tollerato.


    Cos'è la pace poi?
    Un'etichetta vuota applicata ad un concetto incrinato.
    Cos'era la pace per Vega?
    Uno schifo grandioso, un capolavoro di schifo. Uno spettacolo.
    Vederli morire tutti. Uno dopo l'altro. Solo questo voleva Vega.
    Vederli divorati dal più orrendo dei mali, e morire gridando di dolore senza un cane a cui importasse qualcosa,
    soli come bestie, le bestie che erano stati, bestie infami e oscene.
    Vederli crepare di notte, con la paura che stringesse loro la gola,
    e un male infernale dentro, e il tanfo del terrore addosso.Tutti gli uomini.
    E con essi crepassero le loro donne, vomitando bestemmie che
    le avrebbero fatto guadagnare un paradiso infinito di tormenti.
    L'eternità non sarebbe bastata per pagare tutte le loro colpe.
    Vega odiava i sonni che dormivano, l'orgoglio con cui cullavano lo squallore dei loro bambini,
    odiava ciò che toccavano con le loro mani marce, odiava quando si vestivano per le feste,
    odiava la bestemmia atroce di quando si permettevano di piangere,
    odiava i loro occhi, odiava l'oscenità del loro buon cuore.
    L'odio lo aveva mantenuto vivo. L'odio era la sua vera pace.

    La tomba di un sorriso si dipinse sul viso di Vega.
    Un sorriso demente. Inebriato di follia, pura e semplice frenesia illogica.
    Me lo avete insegnato voi, l'odio!
    Poi richiuse gli occhi. Strinse il pugno che aveva cessato di esistere. Era solo un triadico rostro d'acciaio.
    Benedici quest'uomo, prete!
    Memento dei visitatori del delirio.
    Che tu sia maledetto!
    Spettri molto più antichi, molto più terribili.
    Maledetto per l'eternità!
    Poi quasi impercettibilmente, la sua voce iniziò a scivolare tra i mille rumori di quell'arena di dannati.
    Non mettere sotto sigillo queste tue parole profetiche
    Si passò la destrosa tra i capelli sudati e la lingua lungo le labbra. Movimenti lento, sinuosi.
    Perchè il tempo della fine è vicino, fratello.



    SPOILER (click to view)

    image

    Energia residua: 50% -10% =40%
    Status Fisico: Cinque lievi bruciature -due sull'avambraccio sinistro, una sulla spalla sinistra, una alla gamba destra l'altra sul dorsale destro (Basso) Contusione lieve sul dorsale destro (Basso) Lacerazione di media entità a gamba e bicipite destro. Perdono sangue. (Medio)
    Status Psicologico: Sereno.

    Passive in uso

    Scarlet Terror Bonus Velocità +50%

    Attive in uso


    Scarlet Rose ~ Descritta in precedenza.

    Riassunto Combat:
    -Che dire, ritmo rallentato a zero per Serenità...pago il consumo della Scarlet Rose precedente e per il resto è un post introspettivo u_ù

     
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    Paradosso Vivente


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    « Sai che cosa significa mettersi contro l'Organizzazione, vero? Ciononostante vuoi comunque andartene?! »
    « ...
    Nessuno sentirà la mia mancanza. Vero?
    Noi siamo dei Nessuno... non proviamo né gioia né tristezza. Nemmeno se lo volessimo...

    Perché non abbiamo un cuore. »

    Axel e Roxas


    Non aveva mai capito veramente cosa significasse morire per un essere umano finché non si era trovato vicino ad uno di loro nei suoi ultimi istanti di vita. Fu qualcosa di assolutamente inconcepibile per lui, qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile. La Disperazione che provò fu devastante, sconvolgente; persino peggiore fu la Tristezza, talmente assoluta da costringerlo a ritirare su sé la sua empatia. Ma quell'unica, incredibile emozione che sovrastò ogni altra fino a impregnare tutto il suo cuore fu la Paura.
    Una piccola apocalisse.

    In un certo senso, per un Nessuno è più facile morire. Non resta nulla di loro: il loro corpo è distrutto, disgregato in pura Oscurità, mentre l'anima presa in prestito al proprio generatore viene restituita. Un Nessuno non ha Disperazione, Tristezza o Paura con cui avere a che fare, solo il razionalissimo desiderio di esistere. Loro non si sarebbero mai arresi di fronte alla prospettiva della scomparsa, sapendo che abilità o fortuna potevano impedirla all'ultimo istante... ma una volta che il momento fosse giunto, si comportavano come avevano sempre fatto:
    fingendo di essere umani.
    La loro era una fine molto più assoluta... ma, forse, migliore.
    E allora, perché alle volte si sentiva quasi di invidiargliela, quella morte così terribile?


    ~

    Gli esseri umani erano ancora un mistero, per lui. Così complicati, così irrazionali, così difficili da capire persino nelle decisioni più semplici.
    Vega ne era un esempio perfetto. Lo aveva attaccato con la Tristezza, solo la Tristezza, ma lo aveva colpito più in profondità e più a lungo di quanto persino l'Odio poteva fare. Lo aveva allontanato con la Serenità, solo la Serenità, ma ne aveva fomentato l'Odio.
    Un'assurdità, una contraddizione in termini.

    Eppure lo capiva, quell'umano così piacente fuori e così abominevole dentro, lo capiva nella misura in cui un Nessuno può capire un umano. Capire era il suo più grande diletto, e il suo più grande cruccio. Vega non era un umano come tanti altri... no, lui era in un certo qual perverso modo come Dalys: passato attraverso un evento così traumatico da averne ridefinito l'essenza stessa, aveva soffocato il suo precedente io in una maschera di Odio e Rabbia.
    Era
    Sei solo un bellissimo guscio vuoto, damerino.
    un guscio vuoto, esattamente come lui:
    Che tu sia maledetto!
    maledetto
    Maledetto per l'eternità!
    finché fosse vissuto, forse persino oltre. A differenza di lui
    Me lo avete insegnato voi, l'odio!
    provava emozioni, forti e terribili, ma come lui aveva imparato come affinarle e usarle
    Insegna loro che uccidere è un arte, damerino. Non uno spettacolino da due soldi.
    fino a fare di ciò un'arte, prima che un'arma.

    Ora capiva perché Vega era riuscito a sconfiggerlo...
    Non mettere sotto sigillo queste tue parole profetiche.
    ...sia pur non in duello.
    Perchè il tempo della fine è vicino, fratello.
    Scoppiò a ridere.

    Rise, rise di gusto, rise di pazzia e rise di falsa gioia, rise a crepapelle e rise al punto da crepare, rise fino a strozzarsi e rise fin quasi a soffocare, rise finché il fianco destro non ululò per i sussulti e rise persino dopo che il dolore gli fece sgranare gli occhi, rise fino al limite di sopportazione del suo corpo e rise ben oltre, rise fino a farsi male, sapendo che ogni risata faceva più male a Vega che a lui.
    Rise la tomba di una risata. Una risata demente.

    « Ancora non capisci?! » ululò, e rise ancora, e ancora.

    Un volteggio, e l'elsa del suo Keyblade fu piantata a terra: vi si appoggiò, più con la mancina che con la destrorsa, poiché gli abusi del suo corpo ora si facevano sentire fin troppo bene.
    Ma non per questo smise di ridere.

    E rise « Tu non capisci! » finora e ancora « Tu non vuoi capire!! » finanche nel parlare « Tu ti rifiuti di capire!!! » finché quasi non collassò, stramazzando al suolo per le risate.
    E solo allora cercò la moderazione, e solo per urlare:
    « TU NON SEI RIUSCITO AD AMMAZZARMI PERCHE' IO SONO TE STESSO!!!!! »

    Pura e semplice verità.

    Ma come aveva fatto Vega a non capire quando gli aveva ritorto contro la sua stessa Tristezza? Come aveva potuto non sentire la sua stessa Rabbia nei primi quattro, furibondi attacchi? Come non capire che chi gli era di fronte era davvero un fratello, solo in modo diverso da quello che credeva? Come non capire che non erano, né erano mai stati, fratelli?
    Come non capire che erano uno il riflesso dell'altro?

    « Come hai potuto non capirlo? Come hai potuto essere così cieco? » gli sussurrò, guardandolo incredulo.

    Non ne aveva mai fatto un segreto...

    « Non ti avevo forse detto di non essere tuo fratello? E tu hai detto che mi sbagliavo. Perché?
    Ricordi? Anche questo avevo detto.
    »

    ...: peggio, lo aveva reso manifesto.
    Solo ora lo stava nascondendo, parlando in modo che solo Vega lo sentisse.

    « Avevi quasi ragione, entrambi parliamo un linguaggio che qui e ora comprendiamo più che in qualunque altro posto. Ma non è mai stato il linguaggio della morte.
    E' sempre stato il linguaggio della dannazione, della

    n o s t r a
    tua dannazione! »

    Quella Tristezza, quella maledetta Tristezza...
    « ...come hai fatto a dimenticare la Tristezza? Come hai potuto non capire che era la tua Tristezza, amplificata cento e mille e un milione di volte? »
    Lo guardava, incredulo.
    Un uomo distrutto, un uomo dannato, un uomo senza maschere.

    La prese.
    Una maschera, la maschera di Vega. Fredda, metallica, asetticamente bianca, e viola, un singolo glifo viola. Staccata a forza da Vega dalla Tristezza, caduta a terra, rotolata fin lì dove l'aveva presa.
    Se la mise sul volto.
    « Come hai potuto non vedere me in te, te in me? » disse.
    La sua voce, la loro voce, la voce di Vega.

    « Eppure lo hai detto tu stesso.... ricordi? »
    Impassibile, indifferente, isolato:
    Vega,
    in tutto e per tutto.

    « "Specchio, specchio... parlami delle ombre fuori del castello...

    Le ombre non sono fuori dal castello...
    ..le ombre sono dentro il castello."
    »

    ~

    Un paradosso.
    Questo era la situazione, quella paradossale situazione.
    Prima
    c'erano due esseri contrapposti. Uno indossava una maschera, una maschera d'indifferenza e freddo metallo. Tutto ciò per cui era lì era morte, sangue e morte: l'altrui sangue e l'altrui morte.
    Ora
    ci sono due esseri contrapposti. Uno indossa una maschera, una maschera d'indifferenza e freddo metallo: tutto ciò per cui è lì è morte, sangue e morte: l'altrui sangue e l'altrui morte.
    I ruoli si erano scambiati.

    ~


    Call my name and save me from the dark
    Pronuncia il mio nome e salvami dalle tenebre
    wake me up
    svegliami
    Bid my blood to run
    Prova a far scorrere il mio sangue
    i can't wake up
    Non posso svegliarmi
    Before I come undone
    Prima che io mi sfilacci
    save me
    salvami
    Save me from the nothing I've become_
    _salvami dal nulla che sono divenuto...


    Naxe ammiccò in sua direzione.
    Compagno di giochi di sangue, fratello di morte a venire...
    "Questo avevi pensato, Vega?"
    Impugnò l'arma con la mancina. Avanzò verso la vittima dell'Arena Nera. Passo lento, sinuoso. Modi di fare calmi, misurati, replicati.
    Li separavano una manciata di metri. Tre, non più di quattro.
    In fondo la vera distanza fra i due era nulla.

    Quattro uniche parole si espansero nell'aere dalla bocca di Naxe.
    Un tono fievole, pacato. Non stanco, ma al limite del tedio.

    « Memento Mori, me stesso. »

    Non vi era null'altro da dire. Non aveva senso parlare lì, in quel luogo.
    Non vi era alcuna tattica da premeditare. Non quando tutto era già deciso.
    Naxe non udiva nient'altro che non fosse il regolare Cuore pulsare sicuro all'interno del corpo di Vega.
    Non sapeva se fosse lui troppo concentrato per non udire nient'altro, nessun altro.
    Francamente non gli importava di meno.
    Con Vega non si era "accontentato", aveva soddisfatto in pieno le sue esigenze.

    Vita o morte? Aveva ancora importanza per lui. Ma poteva vincere o essere ucciso.
    Non provava paura, non provava niente.
    Ma si chiedeva chi avrebbe sentito la sua mancanza.
    Come Roxas, come Le Chiavi del Destino, anche se non lo sapeva.
    Lasciò che la Rabbia lo avvolgesse di nuovo. La domò, come prima non era riuscito a fare.
    Si piegò sulle ginocchia. Balzò in avanti.
    E così in una folle carica si lanciava sulla vittima.
    Il fuoco dorato gli avvampava negli occhi dietro il gelido metallo della maschera.
    Non si concesse nemmeno un usuale grido di battaglia.
    Semplicemente spostò il peso sul piede destro e si slanciò verso Vega.

    I capelli al vento e le braccia che si univano nel caricare il colpo all'indietro, facendo risplendere la lunga piuma in fiamme nell'arena.
    Scagliò un rapido dritto sgualembro discendente, diretto
    alla spalla destra, poi appoggiandosi sul piede sinistro sferrò con la gamba opposta
    un calcio mirato alla bocca dello stomaco. I suoi occhi avvamparono,
    spingendo con la forza della Rabbia l'Angelo Monoala verso
    il volto di Vega in un montante ascendente, poi le sue braccia si abbassarono
    in un attacco discendente brutalmente diretto al braccio sinistro,
    quello che reggeva Isabel, e poi
    un fendente da sinistra diretto al medesimo bersaglio per
    disarmarlo, renderlo incapace di difendersi, reagire.
    Colpì ancora, protenendo in avanti il volto
    in una testata diretta al setto nasale, il suo personale preludio
    all'ultimo attacco, un affondo dritto al petto, il bersaglio grosso
    e più difficile e lento da far schivare fra tutti.

    « Finisce qui. »

    Sorrideva quando quelle due parole uscirono dalle sue labbra.
    Un sorriso carico di vera aspettativa e vera cupidigia, poiché sapeva che Vega ora capiva che il suo vero avversario altri non era che
    lui stesso.
    E si sarebbero fatti a pezzi a vicenda, pezzo per pezzo, e sarebbero stati chiamati eroi dell'Arena per questo, poiché non esiste nemico più difficile da scoprire e battere che sé stessi.
    Nulla di diverso aveva chiesto a Rewich, nulla di diverso aveva chiesto a suo figlio.
    Sopravvivere.

    Ma non era tempo di pensieri.
    Lo vedeva - lo sentiva - da come lo guardava, così fermamente determinato, cocciuto, testardo: nella sua mente, il Nessuno non era che un ostacolo da rimuovere, un insetto da schiacciare, un bersaglio del suo Odio.
    E Naxe voleva rubare quest'Odio e farlo
    d i V e g a
    suo, replicare a Odio con Odio, scatenare tutto il devastante potere racchiuso in quel corpo traboccante della tempesta terribile dell'emozione. Ora si, ora che Vega comprendeva, ora lui poteva.
    L'avrebbe devastato, ma con uno scopo.

    Odio
    E ' i l t u o t e m p o


    ~ ~

    Vieni, Odio, e facciamola finita:
    FINISCE QUI!



    SPOILER (click to view)
    « Mi presento...»

    « ...io sono Nessuno. »



    Status fisico ~ Triplo taglio alla spalla dx, triplo taglio al busto lato dx, graffio al braccio dx, profonde lacerazioni al fianco dx. Sanguinamento copioso. Ci vede a sufficienza dopo il turno di pausa, in cui ha leggermente ripreso le forze. Stanco.

    Paradosso Vivente


    Status psicologico apparente ~ Aggressivo (quello di Vega ad inizio duello)
    Status energetico ~ 15%
    Consumi impiegati ~ Bassox1 Mediox4 Altox2 Criticox0
    Riassunto ~ N/A
    Note ~ La passiva Emozioni è stata usata durante tutto il duello per capire Vega, in questo turno anche per imitarlo. Durante tutto il turno Naxe impugna il Keyblade a due mani o con la sola mancina, poiché il braccio destro è troppo debole per sorreggere l'arma da sola a dispetto della sua leggerezza straordinaria.
    Nessuno, i non-esistenti ~ power-up del 25% in forza e velocità, levitazione a max. 5 metri
    Emozioni, il dominio ~ capacità di avvertire le emozioni con precisione decrescente col crescere della distanza, max. 30m
    Angelo Monoala ~ Arma a forma di piuma, dai toni rossicci, leggerissima e tagliente come un rasoio. Impugnatura lunga 30cm e dotata di protezione per la mano, lama lunga 1.70m e avvolta dalle fiamme. Indistruttibile, impossibile da distruggere, piegare, scheggiare, danneggiare.
    Maschera di Vega ~ Maschera bianca, protegge il volto nei limiti di una maschera. Descrizione in basso.
    Tecniche ~



    Rabbia

    « Colpite e bruciate, distruggete e uccidete! Che tutto bruci nel fuoco della rabbia, che tutto perisca! »

    La Rabbia divora il Cuore come un incendio in un fienile: violentissimo, terribile ed effimero.
    Così diviene dunque Naxe una volta assunto il potere della Rabbia altrui: violentissimo, terribile e rapido. Anzi, estremamente rapido.
    Inizia placidamente, con un guizzo un po' rispettoso un po' beffardo del Keyblade, e con una posizione di guardia qualsiasi. Un inizio come tanti, un modo per salutare il nemico prima della furia frenetica della battaglia.
    Non è così.
    Scompare. Così, banalmente, dopo appena un secondo di concentrazione: e in quell'attimo effimero scatta rapido come un baleno.
    E ricompare. Così, semplicemente... alle spalle del nemico. Girato, con indifferenza, schiena verso schiena. E rimane fermo, per due secondi, tassativamente immobile.
    Attendendo ad occhi chiusi di sentire i sette colpi sferrati in quell'attimo calare sul nemico uno dopo l'altro, quasi contemporaneamente, e colpirlo con la sua stessa Rabbia a meno di una parimenti velocità altrui.
    Violentissimo, terribile ed estremamente rapido.
    ~ Consumo Alto

    Dritto sgualembro discendente » vs spalla destra (1
    Calcio » vs bocca dello stomaco (2
    Montante ascendente » vs volto (3
    Colpo verticalmente discendente » vs braccio sinistro (4
    Fendente orizzontale sx→dx » vs braccio sinistro (5
    Testata » vs naso (6
    Affondo » vs petto (7




    Maschera di Vega

    « Una maschera che non nasconde la propria identità agli altri, bensì a sé stessi... »

    Una maschera, una bianca maschera metallica con sopra incisa una V viola. Raccolta dal terreno dell'Arena Nera di Merovish ove era
    s t a t a s t r a p p a t a v i a
    caduta dal volto di Vega, ora adorna, nasconde, occulta e mistifica il volto di Naxe. Vega la usa per evitare che il suo viso venga rovinato: egli infatti non può sopportare il brutto in qualunque sua forma e considera sé stesso un perfetto esempio. Vega non crede di indossare la sua maschera per nascondere la propria identità; difatti la rimuove dopo i combattimenti. Naxe è di diversa opinione: ritiene infatti che Vega la indossi precisamente per nascondere la propria identità, ma non agli altri: essa è un catalizzatore, un oggetto fisico che racchiude in sé la necessità impellente e imprescindibile di Vega di nascondere e distruggere quel che egli era un tempo, lasciando vivere soltanto quello che desidera essere... un essere dedito alla distruzione, alla morte e al desiderio di morte che tanta parte dell'umanità - tutta l'umanità per Vega - brama ineluttabilmente.
    Per questo è un assassino. Per questo infligge la morte e porta alla morte.
    Vega da all'uomo ciò che l'uomo vuole.... e a se stesso ciò che lui vuole.
    Sei solo un bellissimo guscio vuoto, damerino.



    .
    SPOILER (click to view)
    Nota importante: Naxe non è entrato nei pensieri di Vega, quindi non sa cosa pensa se non in termini approssimativi grazie alla sua particolare empatia. Ogni citazione di Vega è dunque da interpretarsi come detto dal narratore se solo pensato mentre invece detto da Naxe stesso se e solamente se pronunciato in precedenza da Vega stesso.

    Ci sono tonnellate di altri riferimenti, ma tutti in miei o tuoi post della giocata.
    L'immagine del sorriso demente è stata gentilmente prestata da Riful.
     
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    The Deep Shadow

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    « Uff... cheppalle, già finito! » sbuffò, incrociando seccato le braccia davanti al petto.

    Oh, lui mai che riuscisse a godersi un buon combattimento senza l'ansia dello scienziato: studia qui, studia lì, studia tutto e studia niente. Persino lì, in un'arena.
    Era incredibile.

    E dire che per un secondo l'aveva pure fregato, lì nel corridoio che portava all'Arena che ora guardava dagli spalti. « No. Non aspiro al suicidio. » HA! Certo, come no, Naxe aveva bel altro da fare: studiare, qual affascinante occupazione. Un topo di Cuori, questo lui era - con buona pace delle biblioteche.
    E voleva pure mettersi a combattere in arena.
    Tsk!

    Ci vuole più pathos per queste cose, più suspence, più savoìre-faìre... e ovviamente bisogna saperselo godere, il duello. Ma no, lui no: si era messo a fare il moralista, a dire io son te e tu sei me. Ma che era, una commedia di Shakespere? Di quelle in cui tutti muoiono ammazzati?
    Ops, quelle sono le tragedie.

    Ma vabbé, almeno bisognava dire che ci aveva provato. Aveva dimostrato buona volontà, impegno ed eccetera eccetera - si, insomma, avete capito. E un piccolo premio a questo punto bisogna darglielo al ragazzo, no?

    Sorrise - un sorriso da lupo, che rese ancora più spaventevole il suo volto da vampiro - e tolse i piedi dallo schienale dell'orco seduto davanti a lui. L'orco era troppo svenuto per accorgersene, come se ne gliene fregasse qualcosa. Allungò la mano, concentrando un minimo di potere per infrangere le barriere vorticanti del Maelstorm che proteggevano Endlos dall'arrivo di taluni mostri che voleva ora richiamare, e pronunciò una sola parola:

    « Crescendo! »

    E una piccola sfera nera di pura Oscurità si generò dal nulla, deformando la struttura stessa della realtà: da essa ne uscì uno dei mostri più terribili e spaventosi del multiuniverso, un rappresentante della specie che aveva distrutto centinaia di migliaia di milioni di mondi, un
    Heartless
    dalla terribilissima (?) e spaventosissima (?!?) forma di trombetta.
    Ebbene sì, quello era un Crescendo: un cosino nero con gli occhi gialli che assomigliava per forma e un po' tutto il resto ad uno di quei vecchi clacson delle auto negli anni venti o giù di lì, e che lo guardava con aria di ehi-stavo-dormendo-così-bene!
    Ehi, ma che diceva? Gli Heartless non hanno espressione: neppure pensano!!

    « Ma chissene! » esclamò ad alta voce.

    Si chinò ed afferrò per il collo il Crescendo, strizzandone il tondo corpo con l'altra mano: all'istante l'Heartless tuonò in uno strombazzamento da trombetta da stadio, violento e persistente. Qualcuno si voltò a guardarlo male: videro com'era conciato l'orco svenuto davanti a lui e continuarono a voltarsi, fingendo indifferenza.
    Ma chissene!

    « Forza Naxe!! Fagliela vedere a quel damerino da quattro soldi!! »

    Siamo allo stadio, belli: questo è il bello dello stadio!
     
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  13. Andre_03
     
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    Nessuno lo aveva più visto.
    Dal momento in cui lo scontro era cominciato, il Cerimoniere era sparito. Non che alla gente importasse, chiaro: quella feccia era accorsa in massa all'Arena Nera solo ed esclusivamente per incitare due stronzi ad ammazzarsi a vicenda. Tutto il resto non contava, per loro; non avrebbe mai contato nulla. Lo spettatore d'eccellenza però non se n'era andato, non poteva lasciare quel luogo. Mai. Si era semplicemente spostato in una posizione più adatta al suo scopo...osservare.

    «Disgustoso.»

    Mormorò, prima di apparire nella sabbia dell'arena con un tonfo.
    Il suo atterraggio -da dove fosse arrivato non si sapeva- mosse una discreta quantità di polvere, così come l'impatto fra la strana spada-chiave di un moccioso con la mano guantata del misterioso uomo. Fermò tutto con una forza talmente grande da far sembrare il suo intervento un'irrisoria routine. Colui che aveva rubato la maschera e i sentimenti altrui crollò, vedendo il suo corpo martoriato da ferite aperte inaspettatamente: Naxe era stato annientato in un attimo e il Cerimoniere non dovette nemmeno scomodare più di un dito, o un palmo per compiere quel gesto.
    Dallo straccio che era diventato, rotolò via un involucro bianco.
    L'uomo col pastrano sgualcito lo afferrò da terra, chinandosi con calma nel silenzio del pubblico attonito. Raramente l'avevano visto entrare nell'ovale a duello in corso e mai -mai!- era stata una buona notizia...per gli sfidanti.
    Quella volta invece si limitò a raccogliere la maschera di Vega con la mancina e, usando l'altra mano, aggiustarsi il cappello ben bene sulla testa.

    «Voi giovani siete una delusione:»
    sbuffò, stanco
    «trovare qualcuno degno di dare spettacolo sta diventando un'impresa.»

    Si rivolse dunque all'ultimo rimasto in piedi, avvicinandoglisi e restituendogli il suo finto volto di porcellana.
    Le parole successive furono però tutte per gli spalti, gremiti di spettatori confusi.

    «Signori e signore!»
    esordì simulando allegria
    «Vogliate scusare la mia interruzione, ma come ben sapete il combattimento dura soltanto finché è necessario.»

    (brusio di approvazione)
    Le regole sono le regole.

    «Applaudite, allora! Perché quest'oggi abbiamo un vincitore!»
    e tale fu, per tutti
    «Vega dall'Artiglio di Tigre!»


    SPOILER (click to view)
    Nonostante Naxe abbia decretato la propria sconfitta a causa di un'azione non permessa, ho voluto comunque stendere dei giudizi al fine di cercare -fin dove possibile dalle mie limitate capacità- di aiutarvi a correggere eventuali errori. O, più semplicemente, evidenziarli e darvi dei consigli in merito. Spero che non vi dispiaccia.

    Naxe

    Scrittura: 2,5
    Confusionario. Non trovo altro modo per definire il tuo approccio alla giocata e al testo, in questo duello. Oltre a varie ripetizioni e diversi errori che potresti tranquillamente evitare rileggendo bene i post prima di inviarli, ciò che risulta più evidente dai tuoi interventi è la confusione. Già in occasione del flashback del primo post attivo, che riesci a rendere solo a metà: è stato difficile per me seguire tutti i passaggi e trovo che non debba mai risultare necessario leggere il trafiletto riassuntivo a fine post, cosa che invece si è verificata. In seguito la confusione è manifesta attraverso l'uso spropositato e -spesso- immotivato di codici html quali colori, sottolineato, corsivo e font...insomma: invece di far risaltare determinati aspetti comunicativi li fai sprofondare in un'accozzaglia di parti diverse del testo che fanno a botte fra loro. Senza molti di questi forzati espedienti di layout i post sarebbero stati molto più leggibili e godibili, anche perché la capacità di mettere nero su bianco descrizioni e pensieri, oltre che di interpretare il personaggio non ti mancano. Un ultimo consiglio, totalmente personale e ininfluente nella valutazione: prova a rendere più chiare le passive e le tecniche in uso durante il duello, ho trovato abbastanza incasinati i trafiletti di fine post. XD

    Strategia: 2,7
    Ci sono due tecniche delle quali non ho ben capito alcune cose. Rabbia, innanzitutto, mi sembra abbia delle parti leggermente autoconclusive: trovarsi alle spalle dell'avversario dopo aver sferrato il colpo e senza dargli la possibilità di replicare (ovviamente non con un counter) è un errore di tempistiche di gioco. Serenità, invece, credo sia stata usata a sproposito: dati i suoi limiti (impossibilità di attaccare dopo averla utilizzata) non avrebbe avuto più senso sfruttarla all'ultimo post attivo? Alla fine ti è servita solo per guadagnare tempo -e devi ringraziare l'eccessiva sportività del tuo avversario se non ti è costata cara. Per il resto va abbastanza bene, ho apprezzato molto la tecnica Tristezza e molto meno le varie combo di attacchi (discorso che vale anche per il tuo avversario), ma questo è un punto di vista personale. Trovo che sia una piccola pecca in sportività dire "faccio questo, questo e quest'altro e se va bene faccio anche quest'ultima cosa!" perché ci sono troppi se e ma, troppe possibilità che valuti già prima di sapere cosa farà l'altro. Non so, lo vedo come leggermente autoconclusivo. Questo, ovviamente, è un mio parere e non è detto che sia "la cosa giusta da fare". Un'ultima cosa: ti ho voluto penalizzare in questo campo perché spesso, a causa della già citata confusione del testo, si fatica a capire cosa faccia il personaggio. E credo che le azioni debbano essere chiare nel post, senza bisogno del trafiletto riassuntivo (che è un elemento superfluo, in teoria).

    Sportività: 2,75
    Niente di particolarmente entusiasmante, prendi un po' di danni quando li devi prendere e ti difendi quando puoi. A parte i soliti errori di timing, non ho niente da contestarti. L'uso ripetuto della tecnica Amore in un altro contesto avrebbe potuto costarti una leggera -leggerissima- penalizzazione, ma ho sorvolato. Sul suo primo utilizzo però mi sei piaciuto (a metà): l'attacco Alto dell'avversario era un colpo di puro potenziamento i rapidità e precisione, non andava giustamente considerato tecnica Alta. Tuttavia hai voluto bloccarlo con un consumo e questo è bene; l'errore -se così lo vogliamo chiamare- è stato prendere dei danni ugualmente.

    Media: 2,68
    L'utente acquisisce 0 punti bonus.


    Vega

    Scrittura: 2,4
    Ho poche critiche da muoverti in questo campo. Come il tuo avversario giochi il personaggio con una certa enfasi, diciamo: si vede che ti impegni per renderlo al meglio e ciò mi piace. Tuttavia una pecca c'è, ed è anche abbastanza "grossa". Rendi troppo spezzettato il racconto, con tante interruzioni superflue e veramente un numero eccessivo di "a capo". Occhio anche alle ripetizioni, spesso e volentieri eccessive e agli errori di battitura. Una bella rilettura del post non fa mai male.

    Strategia: 2,6
    Niente di particolare da segnalare, se non che al primo post attivo avresti potuto sfruttare entrambi gli slot a tua disposizione e non l'hai fatto. Sei già il terzo nel giro di una settimana a cui vedo fare una cosa del genere. Perché? Perché??? XD Sembra quasi che vogliate mettere l'avversario in condizione di fregarvi. Attenzione, questa cosa è importante nella costruzione della strategia di gioco.

    Sportività: 2,3
    Ci sono alcune piccole cose che però insieme pesano un po' sul voto. Innanzitutto i soliti errori di timing: non capisco perché abbiate paura di restare vicino all'avversario dopo aver sferrato un colpo. Eppure giocate -sia tu che Ali- personaggi dotati di armi e poteri fatti anche e soprattutto per menare fisicamente. Attento anche alle difese, in occasione del Tekkai a consumo Alto hai bloccato un attacco di pari livello più diverse azioni offensive. Bene le escoriazioni, ma in futuro tieni a mente che è bene non esagerare. In ultimo, ci sono due grandi cose che ho penalizzato fortemente. Intanto l'uso della Scarlet Rose, che a costo Alto ti potenzia per due turni due statistiche con un malus discreto. Mi sono riguardato la correzione e credo che il camerata intendesse dirti che, con un Alto avrai a disposizione due turni di potenziamento medio: +50% a entrambe le stat, non 75% come hai fatto tu. Poi non ho capito perché hai "perso" un turno intero per via della tecnica Serenità di Naxe. E' un Medio in cui non sta scritto da nessuna parte che il personaggio colpito perda completamente la voglia di combattere. Avresti potuto sì subirlo, ma poi attaccare nello stesso turno e non sarebbe stato un errore.

    Media: 2,43
    L'utente acquisisce 1 punto bonus.


    Verdetto

    Nonostante le valutazioni, Vega è il vincitore off e in-game dello scontro.
    Oltre ai punti guadagnati con la media/voto, acquisisce un punto nel conto dei match vinti ed il titolo in-game di "Artiglio di Tigre".



    Note

    Aggiungo una breve postilla per spiegare le motivazioni che mi hanno spinto a decretare questo risultato.
    Il problema del tuo post di "tifo in-game", Ali, è che è stato fatto su iniziativa personale non concordata con il QM. Fin dall'inizio avevo infatti avvisato chiaramente che l'Arena Nera sarebbe stato un torneo soggetto alle regole tipiche delle Quest, sempre e comunque con il PK attivo. Ragion per cui avrei dovuto far tirare le cuoia a Naxe, ma non lo farò: come suggeritomi dai colleghi dello Staff, ti punirò diversamente.
    Perderai infatti 3 punti dal tuo conto, per i quali sarai libero di scegliere che tecniche, abilità o equipaggiamento "sigillare", specificandolo al più presto -prima di aprire un'altra giocata, pena l'aggravamento della sanzione- nel topic di Revisione relativo a Naxe.


     
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12 replies since 24/11/2009, 20:46   1748 views
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