Footprints before Heaven's Gate

[Campagna] - "Called from Above", interludio

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  1. Moloch
     
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    Si tormentava le dita, quasi fosse ansioso di stringere qualcosa. Aveva appena terminato di consumare il tappeto camminando penosamente in circolo e ripercorrendo tutti i 'se' ed i 'forse' che lo avevano portato su quello scranno in quel preciso istante. Aveva istituito un bando di recupero per i medici scomparsi non più di un paio di mesi prima, senza concedergli più speranza di quanta non gliene permettesse la sua naturale diffidenza verso il prossimo -le persone non si aiutano, specie quando dovrebbero. Soprattutto, si era ritrovato a pensare, quando sono vicine fra loro. Lui ne era l'esempio vivente.
    "o quasi" gli sussurrò una vocina arrogante all'orecchio, mettendo a tacere quel pensiero in particolare. La stessa vocina leziosa, inintelligibile ma ugualmente insopportabile che stava gorgogliando soddisfatta in un punto indefinito del suo spirito, pulsando come un'improvvisa infezione.
    Il Lich si era appena annunciato. L'intensità delle fitte ed il rumore di piccoli passi dietro il portone della Campana-Cuore gli dissero che si trovava appena oltre la soglia delle ante socchiuse.
    Batté le mani, e lo invitò ad entrare.

    ~



    Il rumore dei cardini, amplificato dall'empatia e -non lo avrebbe mai ammesso- dall'acme di quel secondo, inatteso ed assolutamente insperato ritrovarsi gli ferì le orecchie come il pigolare degli spiriti dei bambini. Aveva già deciso che, dopo quell'incontro, ne avrebbe cancellato ogni testimonianza possibile: i cardini sarebbero stati sostituiti, e -forse- con loro se ne sarebbe andato persino il tappeto. Si rifugiò in questa futilità pragmatica quanto bastava per evitare lo sguardo di lui, ben sapendo che lo avrebbe comunque trovato con qualche istante di ritardo. Raccolse il coraggio a due mani, e sollevò il capo per concedergli una delle sue occhiate più velenose. Rimase impietrito del fatto che il lich non guardasse lui, ma un punto poco a destra dello scranno regio. Fissava Livane.
    Ma cosa...” bisbigliò a denti stretti, portandosi una mano in grembo per sopprimere il frammento del filatterio che si dibatteva: nello sguardo di Incognito c'erano troppi elementi fuori contesto. C'era sorpresa, orrore e -possibile?- persino paura.
    Si voltò verso il siniscalco, perplesso. La donna si limitò a ricambiare la sua espressione interrogativa, per poi rivolgersi con garbo al nuovo arrivato.
    “Ci conosciamo, sir..?”
    Non terminò di pronunciare la frase che il bambino già l'aveva raggiunta, afferrata per il bavero e premuta contro la parete, il tutto nell'esplosione di un bagliore intensissimo. Il suo volto era deformato, sconvolto. Livane rimase interdetta per qualche istante, salvo sprofondare subito dopo nella consueta neutralità. Sembrava osservare l'evolversi della vicenda con vivo interesse, quasi ne fosse uno spettatore esterno anziché la vittima designata.
    Non so.. chi... o cosa tu sia, mostro.
    Punteggiò ogni pausa con uno strattone, sino a trascinarla a terra. Il siniscalco continuò a rimanere assolutamente impassibile.
    ...ma ti darò un avvertimento: sta lontano da mio fi--
    Basta.
    Le piastrelle arabescate del pavimento si congiunsero in una pasta uniforme, avvitandosi contro le caviglie del Lich e trascinandolo di fronte al trono. Moloch di casa Aldeym vibrava di furia gelida.
    Mi hai strappato la vita.
    Cominciò, calmo. Nel lord alfiere non c'era rabbia che non fosse quella degli occhi.
    Mi hai chiuso in una prigione senza tempo.
    pausa.
    Mi hai inseguito, deriso, umiliato.
    Hai vinto un bando da me pubblicato, che ti garantisce il privilegio di servire in questo castello. Accetterò la tua presenza, ma non la tua insubordinazione. Credo tu mi abbia già insultato abbastanza.
    Le pastoie scomparvero, ed il pavimento tornò al suo intreccio uniforme dopo aver attraversato una lieve distorsione elastica.
    Un'ultima cosa. Non chiamarmi mai più in quel modo. Mi fa... ribrezzo.
    Si guardarono, ma non si videro.
    Adesso sparisci.

     
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