[CSV] The Keyblade-Master

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    The Deep Shadow

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    Era vecchio.

    Oh si, era vecchio: e tanto, persino. Diciotto anni -un'eternità- anche se ne mostrava venticinque... o quelli che in teoria erano venticinque. Ma che importa quanto vecchi si pare, quando sono quasi due decenni che non si cambia di una virgola? Non una ruga, non una piega, addirittura non un filo di grasso. Un miracolo, per un sedentario qual suo pari.
    Eppure era sorpreso: e tanto, persino.

    « No... non ci credo. »

    Acci, gli era sfuggito. Maledizione! Non sarebbe stato tutto questo male - con tanta pace del cartello "Non disturbare" - se non fosse stato per lui e la sua dannatissima tendenza alla polemica. Uh, uh! Battuta in arrivo fra tre, due, uno...

    « Credici. » disse. « E' realtà. »

    Aaaaaaaah, che bello aver ragione! Una volta o l'altra gli avrebbe rotto il naso.
    Amichevolmente, s'intende.

    « Ma come è possibile? » fece voltandosi a guardarlo. « Insomma... qui? »

    Lui sorrise, gli occhi dorati e -ovviamente- scintillanti. E quando li fai smettere, quelli? Una volta, anni addietro, aveva scommesso con un imperatore di passaggio che se avesse spento tutte le luci dell'ambiente quegli occhi avrebbero continuato a brillare di luce propria.
    Incredibilmente, aveva perso.

    « E' stata una sorpresa anche per me. » ammise ridacchiando il Nessuno, alzandosi da quella specie di sedia - scranno? trono? scultura? intaglio? - vicina al tavolo da lettura. « Ma mi son informato, pare che questa biblioteca sia parecchio fornita. »
    « E ci credo. » esclamò, riportando lo sguardo sul libro che l'aveva fulminato. « Niente di meno che la Tetrautomachia dell'Oscurità, di quel cialtrone di Tenebrosus! »
    « Cialtrone? »

    Aaaaaah, ma allora voleva punzecchiarlo! E va bene, Mr. Paradosso-spazio-Vivente, sfida accettata!

    « Ma dai! » sbuffò, ri-voltandosi a ri-guardarlo di sottecchi con sopraciglio alzato a mo' di vessillo. « Pure pure passi lo pseudonimo pescato nei biscotti cinesi della fortuna assieme al biglietto Ritenta, sarai più fortunato... ma mettere la Culinaria Magica come quarta arte oscura è da veri deficienti! »
    « Non credo saresti d'accordo dopo aver assaggiato uno dei manicaretti di Sua Ombrosità Veneär. » replicò istantaneamente Naxe, facendo una - falsa, falsissima - smorfia di disgusto.

    Acci, questa era buona.
    ...
    ...oh, una battuta!

    « Davvero buona. » disse sorridendo: e Naxe scoppiò a ridere.
    Tsk, ovvio. Insomma, chi era l'unico, il vero, il miglior “contaballe” fra tutti i Nessuno?
    ...e ovviamente le virgolette sono d'obbligo...
    Ma lui, Xord Gik.

    « Terribile, semmai! » esclamando Naxe, e scoppiò a ridere in una nuova risata....
    « ... »
    ... di vittoria.
    « Oh, a proposito: uno a zero per me. »
    « ...ti odio. »
    « Oh, non è vero. »
    « Ti odio profondamente. »
    « Dal profondo del tuo Cuore... »

    Con calma e compostezza si voltò, dando le spalle al suo sorrisetto da Ah-ah-ho-vinto-io! e mostrando somma dignità.

    « ...voglio sperare »
    « Ehi! » esclamò voltandosi di scatto - acci e poi acci! - dritto verso la sua risatina sotto i baffi.

    Non era possibile!
    L'aveva fregato di nuovo!
    Non era possibile!!
    Doveva rettificare il conto, subito.

    « Non è che mi diventi come Xemnas tutto d'un tratto, ve'? » fece, insinuante.
    Tana!
    Sta esitando! Sta esitando!
    « Perché sarebbe una noia mortale! » esclamò, girandosi di nuovo.
    Eh, eh, chi è il migliore, eh? Chi è che c'ha il sorrisetto ora?
    Hihi!
    « Ah, ecco perché hai rifiutato la sua offerta. »
    ...maledizione, quel Nessuno è più sfuggente di un'anguilla!
    « E io che per un attimo ho creduto... »
    « ... »

    No.
    « ...che la ragione... »
    Non poteva dire quello che pensava stesse sul punto di dire.
    « ...fosse che... »
    Assolutamente.
    « ...Luxord ti ha sconfitto a carte! »

    Quello non lo doveva dire!!

    Si voltò, con calma e compostezza - ma si dice così? - lasciando andare ogni parvenza e finzione di emozione dal suo volto e mostrandosi così com'era: senza un Cuore.

    « Com'era finita poi, scala reale contro Apocalipse beneath? » insistì Naxe, sempre sorridente.
    Poteva spedirlo a ruzzolare a gambe all'aria?
    ...naa, poi avrebbe demolito una o due scaffalature, dovuto dare spiegazioni, malmenare qualche guardia, fuggire...
    « Non riesco a ricordarmi cosa gli avevi scagliato addosso... »
    Sminuzzarlo! Ma si, certo: come aveva fatto a non pensarci subito?
    « ...Storming, forse? » tentò.

    ...ehi, un secondo.
    Ma quello...

    « ....ma che.... »

    Ignorando il momentaneo lampo di stupore e curiosità che balenò sul volto del suo -sgradito, sgraditissimo- compagno, lo oltrepassò e raggiunse gli scaffali opposti e sbatté un paio di volte le palpebre, a scanso di equivoci.
    No, il libro c'era davvero.
    Lo prese, incredulo, e lo rigirò fra le mani finché quel titolo letto a piccoli caratteri grigi sul dorso del libro scintillasse luminoso sulla copertina.
    E lo lesse, sempre più incredulo.

    « Che hai trovato? »
    « Vieni a vedere con i tuoi occhi.
    ...e credici.
    »


    Guida del principiante

    « E' realtà. »
     
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    Persino il più sciatto e vecchio re deve conoscere i suoi sudditi, perché egli possa discernerne la buona e la cattiva parte, premiando l'una e giudicando l'altra: e la conoscenza non è della turba in tutto il suo essere moltitudine, bensì della molteplicità dei singoli elementi, così che possa chiamarli per nome ed attribuirgli colpe e meriti. Allo stesso modo Colui che è il dipanarsi della Storia deve conoscere chiunque decida di varcare le soglie di Palanthas, perché egli ne è il Guardiano e detiene oneri ed onori della vita della biblioteca.

    Il Destino aveva trascinato due creature nella dimora dello Zero, le uniche che, fino ad allora, avessero osato deturpare il silenzio che regnava sovrano.

    L'iridescente figura, allora, pose il volume che stava studiando al secondo piano e si diresse verso il piano terra, dove i due corpi si trovavano. Scese la rampa di scale silenziosamente, parlando solo quando fu al centro del pianerottolo fra il primo piano ed il pianterreno:

    SPOILER (click to view)
    aveva, questo, due scalinate (una per lato) che, curvando, si innalzavano fino al primo piano ed una grande rampa che lo congiungeva a terra.


    -Chi, sotto il sole di questo giorno, varca le mie porte in cerca di conoscenza...-

    La luce del mattino che filtrava dalla grande vetrata in fondo al pianerottolo glorificava le brillanti forme del Guardiano, nascondendole alla vista altrui, lasciando visibile solo un'ombra in cui si riversavano tutti i colori del mondo. Scendendo uno per volta i gradini che la separavano dal piano terra, la figura dello Zero veniva abbandonata dalla radianza del sole e solo rimaneva in balia dei toni che sul corpo di lui scorrevano senza sosta, né mutavano di intensità o velocità; quando, però, fu presso le due creature, ed la luce del giorno lo aveva totalmente lasciato scoperto, l'armonico ondeggiare dei colori si rese più celere ed incostante, segno di emozioni vicine all'essere captate da Synchro. Allora proseguì la sua domanda, essendo effettivamente trascorsi pochi istanti:

    -...O di consiglio?-

    Leggere come un sospiro, la sua fedele arma Amarthrind roteava a qualche centimetro da terra (il filo della lama perpendicolare al essa) al fianco dell'Essenza, per posarsi, pochi secondi dopo, contro la ringhiera in pietra della grande rampa centrale.

     
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    L'odore gli arrivò all'improvviso, delicato come una pugnalata al cervello. Gli scappò un gemito, per l'intensità del potere che aveva fiutato. Era vicino, maledettamente vicino, tanto che si chiese se qualche stregoneria Luminosa di Chediya non gli avesse tappato il naso.
    Alzò lo sguardo.

    -Chi, sotto il sole di questo giorno, varca le mie porte in cerca di conoscenza o di consiglio?--

    "Oh, la scala: ecco come ha fatto!"
    Con la coda dell'occhio osservò Naxe. Imperturbabile come al solito, con ogni probabilità si era accorto da un pezzo della presenza del tipo.
    Maledetto spocchioso... lui non doveva fare affidamento ai capricci del vento.

    « Il mio nome è Arkan, del villaggio perduto di Farabard. » disse Naxe, alzandosi in un inchino.
    Disgustoso.
    Sei contorto sibilò in Oscuro1, strappando un sorrisetto al caro Arkan.
    « E io sono Mr. non-mi-piace-quella-cosa. » grugnì, raddrizzandosi con sguardo torvo. « Credevo che questa fosse una biblioteca, non un campo di battaglia... »

    Non aggiunse altro: il suo sguardo cremisi praticamente omicida parlava già tanto bene da solo...

    Sei diplomatico sogghignò Arkan alzando gli occhi al cielo. « Mi scusi. Il mio compagno... »
    « E' abbastanza grande da poter parlare per sé e dire che è buona educazione presentarsi per primi. » lo interruppe incrociando le braccia. « Specialmente quando lo si fa con un'arma accanto. »

    Nessuna concessione.


    SPOILER (click to view)
    1 In realtà non gli é mai stato dato un nome. Comunque è il linguaggio in cui hanno parlato i Simili dicendo Siamo qui per voi, mio signore a Roxas all'inizio di KH II, mi pare il primo giorno.


    Edited by Xord Gik - 10/1/2010, 20:00
     
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    Quanta impudenza si crogiola nelle bocche e negli animi altrui! Il Mondo va perdendo il proprio vigore, ed il proprio rispetto verso gli Eterni. Tempo e Spazio avevano bisogno di un maestro che li riportasse sulla diritta via: e nessun Eterno sarebbe stato più corretto dello Zero.

    Egli, allora, prese parola e chiarì alcuni punti fondamentali del dialogo con un Guardiano:

    -Siete voi che indugiate nel palazzo che custodisco, non sono io ad essere vostro ospite. -

    Mosse ancora qualche piccolo passo verso la più vicina delle due creature e riprese:

    -Avete varcato le porte di Palanthas, che sapete essere governata. Non è stata una mia mancanza se non avete appreso prima chi ne fosse l'effettivo custode, nominato dall'Oracolo dei Fiori di Istvàn.-

    Danzavano armonici i colori sulla veste e su tutte le fattezze di Amarth, e brillavano pallidi sul fondale d'argento del suo essere; ancora alla Storia non è chiaro come una tale meraviglia possa pronunciare parole tanto affilate. In vero la risposta è tanto più luminosa e chiara di quanto non appaia ombrata e scura: Erelamarth Celebliant è privo di emozioni, e con esse è assente qualsiasi inflessione, nel bene o nel male. Solo parole Vuote e Nulle permeavano il suo spirito, così come il suo corpo era immune dalla staticità dei toni di cui si copriva incessantemente: il Guardiano numero Zero non attira, né respinge, il Mondo; esso gli scivola addosso, toccandolo ma non imprigionandolo in una delle sue forme, sussurrandogli visioni senza che l'Essenza ne fosse persuasa.

    Uniti, ma non mescolati.

    Per ultimo, rivolse il suo sguardo alla creatura che l'aveva con così tanta sfrontatezza accusato di portare armi con sé; non un'inflessione nel tono di voce o nell'eretta e composta postura, non un mutamento nei suoi occhi iridescenti:

    -Quella che tu hai giudicato un'arma è, in verità, ciò che meno gli somiglia: Amarthrind nata dalla mia Essenza. Amarthrind è me. La sua forma è un inganno per chi non conosce il mio spirito. Disdegno la lotta. In tutte le sue forme.-

    Dopo una breve pausa, concluse:

    -Anche tu, allora, non saresti dovuto entrare con armi, eppure eccoti qui a combattermi con la tua lingua.-

    E non aggiunse altro; fino al momento in cui la tanto sfrontata creatura avrebbe fatto ammenda per i suoi toni, lo Zero non avrebbe cessato di dialogare con questa, con così grande "dedizione" (se così poteva essere chiamata). Al contrario, rivolse un istante il volto alla creatura che si era presentata e pronunciò la parola "Erelamarth" senza emettere suoni, come a voler nascondere il proprio nome all'altro.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE

    Amarthrind



    "Eterno è ciò che Amarthrind rappresenta per gli uomini, le bestie, gli spiriti...Per chi cammina sulla terra, vi strisci o vi nuoti...Per chi riposa al di sotto di essa, e per chi, invece, si tormenta...Per chi vola sopra di essa e per chi prega fuori da essa.."



    E' da una lingua ormai perduta che Amarthrind trae il suo nome che, se fosse coniato dai popoli odierni, vorrebbe dire "Cerchio del Destino"; tutto il potere di Amarth scorre in quest'arma, tutto il potere di un Guardiano, poiché quel cerchio non è altro che Amarth stesso, l'emanazione del suo ruolo: essere il limite al quale Bene e Male tendono per poi annullarsi nella perfezione del Fato incedente, del Destino e del Caso. E' il simbolo dell'unione, senza mescolanza, di quei due principi che plasmano il mondo e che incessantemente si rincorrono, scandendone i singoli eventi.

    Forgiato da un materiale ora scomparso, ha la capacità di scindersi in due metà che il Guardiano impugna come daghe: se, però, Amarthrind brilla di tutti i colori dell'iride e di nessun colore insieme, quando viene diviso ciò che è impugnato dalla destra appare più bianco, e ciò che ha in pugno la sinistra assume una luce di tenebra.
    Il Guardiano è in grado di muovere Amarthrind, con la sola forza del pensiero (supportata poi da indicazioni fornite dal movimento di braccia e mani), in un'area di 15metri di raggio Amarth, poiché questa è una parte di lui, nata dalla stessa Essenza che lo compone: ciò implica quando lanciato, effetto volutamente boomerang e la possibilità di rapidi cambi di traiettoria e direzione. Inoltre, questa passiva implica una condizione di "riposo" dell'arma (quando non stretta dalle mani dello Zero) in cui essa levita attorno al corpo del Guardiano, intera o scomposta.

    N.B.: quest'ultima azione non è utilizzata ai fini di counter né di difesa, ma solo per consentire al pg di avere le mani libere per poter usare le proprie tecniche


    image image

    Caratteristiche:

    Diametro: 1 metro
    Gittata: 15 metri
    Velocità: dai 20 ai 35 km/h
    Capacità: è comandata telepaticamente dal padrone entro un'area di 15 metri


    2 punti per l'arma + 5 punti per la passiva



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Per spiegarlo in termini poco ortodossi, rispetto a quelli che userebbe il Guardiano in persona, questa capacità non è altro che la possibilità di rendere Amarth un canalizzatore tra le emozioni provate dagli altri. Esse vengono attirate verso il Guardiano il quale, una volta assorbite, le direziona verso le altre persone presenti, inducendole a provare quelle stesse sensazioni. Può però decidere di interrompere il flusso di queste emozioni e, così facendo, espellerle dal proprio corpo sotto forma di attacchi. A prescindere dall'uso che ne possa fare, è proprio il Synchro a far spostare il riflesso del ragazzo su di un colore particolare, che uniformerà gli altri riflessi di Amarthrind, della veste, dei capelli e degli occhi.

    CITAZIONE
    Nota1: se non c'è nessun altro le cui emozioni possono essere canalizzate, Synchro utilizza quelle provate, da Amarth stesso.

    CITAZIONE
    Nota 2: Poiché Synchro è sempre in funzione, quando Amarth non la rivolge verso nessuno, l'abilità fa cambiare il colore di se stesso basandosi sulle emozioni da lui provate in quel momento

    CITAZIONE
    Nota 3: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di persone: se, rivolgendo Synchro verso l'ambiente, cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 4: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri
    Sensazioni: utilizzabili una per volta, sebbene tutte accumulabili; ciò porta Amarth in uno stato di forte stress nel qual caso assorbisse più di quattro sensazioni contemporaneamente.
    Cambiamento cromatico: Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco
    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo
    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
    Sofferenza, Dolore ---> Marrone
    Tristezza --> Blu scuro


     
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    -Siete voi che indugiate nel palazzo che custodisco, non sono io ad essere vostro ospite. - replicò il tipetto, con un'aria serafica che sarebbe stata più appropiata a uno di loro due che ad un umano. -Avete varcato le porte di Palanthas, che sapete essere governata. Non è stata una mia mancanza se non avete appreso prima chi ne fosse l'effettivo custode, nominato dall'Oracolo dei Fiori di Istvàn.-
    « Tsk, e chi ha parlato di "ospiti"? » replicò prima che Naxe/Arkan si azzardasse a fermarlo. « Oltre che cafone sei pure sordo, a quanto pare. »

    Bene, basta, vince l'immancabile Oscuro 1-0 per K.O., andatevene a casa....
    L'arlecchino lo guardò impassibile e aprì la bocca.
    Ma no! Ma dai!
    "Naaaa, 'sto tizio è troppo bello per essere vero!" sogghignò.

    -Quella che tu hai giudicato un'arma è, in verità, ciò che meno gli somiglia: Amarthrind nata dalla mia Essenza. Amarthrind è me. La sua forma è un inganno per chi non conosce il mio spirito. Disdegno la lotta. In tutte le sue forme.
    Il cambiacolore si prese una pausa per rinfrascare le sue corde vocali.
    Lui, magnanimo, gliela concesse.
    Anche tu, allora, non saresti dovuto entrare con armi, eppure eccoti qui a combattermi con la tua lingua.-
    "Round 2 iniziato!"
    « Per essere uno che non ama la lotta, mi pare che hai accettato di buon grado di confrontarti con la lingua con me. » partì in quarta. « Si direbbe quasi che... »

    Si interruppe.
    Naxe gli aveva appena messo una mano sulla bocca.
     
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    Alle volte era dell'idea che l'Organizzazione non gli avesse mai chiesto di unirsi a loro perché sapevano quanto poteva essere difficile da reggere persino per dei Nessuno.
    Altre, che la ragione fosse la sua totale ignoranza dell'esistenza della discrezione.


    ~

    « Sono spiacente. » disse Naxe, squadrando Erelamarth col suo sguardo d'oro fuso. La sua mano era ancora saldamente incollata alla bocca dell'altro Nessuno. « Godrik sa essere davvero insopportabile, ma dentro di sé è una vera pasta d'uomo. »

    Senza usare la Serenità che in altre occasioni avrebbe leggermente sobillato nel suo interlocutore, sorrise affabilmente. Una cosa che Erelamarth sembrava incapace di fare, come parimenti sembrava incapace di manifestare qualsivoglia emozione.
    La cosa interessante era che sembrava proprio non averne.

    « Perdona la curiosità, ma siamo arrivati da poco in città e non abbiamo idea di cosa sia l'Oracolo dei Fiori. Potresti illuminarci? »
     
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    ancora, la velenosa lingua del ragazzo continuava ad agitarsi, pronunciando parole di difesa e mere sobillazioni nei confronti di Colui che dimora presso la Sorte. Mai il Guardiano avrebbe creduto che la terra fosse stata in grado di generare un tale individuo, così irrispettoso e provo di qualsivoglia parvenza di cortesia: se i toni dell'Essenza erano affilati, come qualcuno aveva lasciato ad intendere, ebbene questo era più che giusto e dovuto sia al suo Essere sia alla sua carica che ricopriva entro i muri di Palanthas. Sarebbe risultato troppo complesso rivelare a quei giovani cosa si celasse dietro le fredde parole del Celebliant, e per ora, poi, non erano degni di quella antica verità, specialmente la creatura che aveva osato discorrere con lo Zero senza inchini o modi cortesi:

    -Ti reputi sicuro di te e dei tuoi modi, tanto da poter pretendere che tutti siano tuoi pari o tuoi sottoposti. Allora ti dico che dentro queste mura io solo ho sottoposti, perché a Palanthas tutto si muove per mio volere. Non pensare, poi, che io sia giovane su questo mondo. Riverenza è più che saggia cosa per la mia persona.-

    Nuovamente aveva suggerito al ragazzo di adottare dei modi più miti al cospetto di Amarth, per poter essere ascoltato ed aiutato, perché quello era, ora, il compito dello Zero.
    Al contrario, la saggezza, o il buon costume, di colui che si era fatto chiamare Arkan non tardò nel suo mostrarsi presso le pagine della biblioteca, zittendo il compagno e scusandosi per lui. Aveva voluto porgere, poi, una domanda al Guardiano, circa la natura dell'Oracolo dei Fiori. La condotta del giovane era soddisfacente agli occhi dell'Arcobaleno, sebbene avesse dovuto abbassare le proprie aspettative, ben conscio del tipo di Viandanti che avrebbe incontrato: meritava un piccolo premio. Voltandosi nuovamente verso Arkan, questa volta gli parlò con voce, non solo con labbra:

    -L'Oracolo sceglie tra gli abitanti di Istvàn coloro che tuteleranno questo presidio e lo aiuteranno, facendolo prosperare sotto il dominio della Dama Azzurra, che ha nome Kalia, e che qui governa. Più non ci è stato riferito circa l'effettiva natura dell'Oracolo.-

    Nuovamente il Vuoto si era dipinto addosso ai lineamenti del Guardiano, nuovamente i toni che su di lui danzavano si erano messi in movimento, ondeggiando placidi e liberi dalle cure terrene. Decise che quell'Arkan ancora poteva sapere dell'Essenza, ed ella non tardò a rivelarlo:

    -I colori che tu vedi presso di me mi rendono ciò che sono. Il mio Essere è legato a questi, perché lo descrivono totalmente. Il mio Ordine conta altre tre creature come me, tuttavia essi sono stati Destinati ad una delle vene del Mondo, e ne hanno preso l'aspetto, tingendosi. Più, ora, non è bene che io dica.-

    E, effettivamente, altro non aggiunse, dimentico quasi totalmente della presenza di colui che Arkan aveva presentato come Godrik. Solo allora rifletté e si ricordò che entrambi ora avevano un nome entro Palanthas, così aggiunse un'altra piccola cosa:

    -Eru Elen Amarth, io sono. Detto il Celebliant, l'Argenteo Arcobaleno. Noto al Mondo come Erelamarth od Amarth. Di Palanthas sono il custode ultimo, per volere dell'Oracolo, ma altri compiti ed altri titoli porto con me. Essi, però, sono fuori da queste mura; parte ne ho già rivelata, ma non la approfondirò, come ho espresso poco fa.-


     
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    Reverenza...
    « Mmff! »
    ...divertente!
    Davvero, avesse avuto un Cuore si sarebbe sbellicato dalle risate: quando mai Xord Gik era stato reverente?
    « Rhfffmh? » sbottò ancora Xord Gik, deciso a far sapere la sua opinione a dispetto della bocca tappata.
    Scusa sillabò Naxe senza parlare ad Amarth, facendo bene in modo che il suo compagno non lo vedesse.

    -L'Oracolo sceglie tra gli abitanti di Istvàn coloro che tuteleranno questo presidio e lo aiuteranno, facendolo prosperare sotto il dominio della Dama Azzurra, che ha nome Kalia, e che qui governa.- spiegò quello. -Più non ci è stato riferito circa l'effettiva natura dell'Oracolo. I colori che tu vedi presso di me mi rendono ciò che sono. Il mio Essere è legato a questi, perché lo descrivono totalmente. Il mio Ordine conta altre tre creature come me, tuttavia essi sono stati Destinati ad una delle vene del Mondo, e ne hanno preso l'aspetto, tingendosi.
    Più, ora, non è bene che io dica.-


    Naxe - anzi, Arkan - annuì rispettosamente, per far capire che accettava la spiegazione e non avrebbe indagato oltre. Già quei brandelli di informazione erano tanto, per loro.

    -Eru Elen Amarth, io sono. Detto il Celebliant, l'Argenteo Arcobaleno. Noto al Mondo come Erelamarth od Amarth. Di Palanthas sono il custode ultimo, per volere dell'Oracolo, ma altri compiti ed altri titoli porto con me. Essi, però, sono fuori da queste mura; parte ne ho già rivelata, ma non la approfondirò, come ho espresso poco fa.-
    « Mi presenterò meglio anch'io. » disse Arkan sorridendo. « Io sono Arkan, Paladino del villaggio di Falabard al Confine Crepuscolare, Cavaliere del Keyblade, mentre ovviamente lui è... »
     
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    Ennochenonciprovi, bello!
    Le presentazioni sue se le faceva lui!

    « Godrik.... » disse, togliendosi quella manaccia dalla bocca. Che poi non era vero manco per niente, cioé, era vero, ma era una tabanata assurda.
    Capito, no?
    « ...Maestro delle Ombre, Nube Oscura, costruttore e portatore di Animofago, Grande Abissale di T'mosh, Sire degli Heartless, Oscuro, viaggiatore dei mondi in cerca della Serratura di questo, detto anche Tenebra Profonda.... »

    Fece una pausa ad effetto.
    Poi s'inchinò.

    « ....per servirla, ovviamente. » sogghignò.

    Quel che giusto è giusto!
    Eh!
     
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    Dove termina il Cammino non v'è posto per il vero, o per il falso: v'è posto solo per il Nulla, che prescinde da tutto ed insieme ne è schiavo, perché senza non sarebbe. Allo stesso modo il vuoto cuore del Celebliant non s’interrogò su quali fossero le intenzioni dei presenti, né se avessero o no osato mentirgli. Lo Zero esigeva solamente che gli si rivolgessero parole d'alto rango, che gli si parlasse con rispetto e riverenza: poste queste condizioni, chiunque avrebbe potuto ottenere da Quello qualsivoglia informazione e, più cautamente, determinati favori: il Destino, infatti, è libero dal dualismo, che è proprio del Mondo e dei suoi Abitanti; quando il tempo è giunto, la Sorte serve chi Deve, sia esso re o servo, vittima o carnefice.
    Avendo i due indovinato i modi per rendere mansueto l'animo del Guardiano, questi non nascose un lieve sorriso (sebbene vacuo e privo di emozione alcuna) e, fissati negli occhi entrambi i presenti, alleggerì il suo tono di voce (che pure rimaneva austero e possente) e parlò a loro:

    -Ciò che Erelamarth ha esatto è stato da voi rispettato e concesso, perciò ora io assolverò il mio dovere di Custode. Di cosa siete in cerca? -

    Pochi furono gli istanti ch'egli attese, perché ben presto venne condotto ad altri lidi, che il dubbio regge, e non tardò ad aggiungere:

    -Non posso non notare un evento che ai miei occhi si dipinge come...
    inconsueto. Ditemi: quale spirito alimenta il vostro involucro? Esso fugge le emozioni. Non siate menzogneri con lo Zero: io vedo ciò che colora le creature, ciò che le rende schiave, ciò che in voi non vedo. Non una sfumatura è mutata sul mio corpo d'arcobaleno, non una tinta ha vinto l'altra. Rispondete: avete trovato una via per nascondervi al Destino, oppure non avete alcun colore, alcuna...emozione...che vi alimenta?-

    Mai il Celebliant aveva conservato tanto a lungo l'armonico ondeggiamento dei suoi colori quando era a contatto con creature senzienti, tuttavia ora non ne era contrito: egli, infatti, disdegnava enormemente tingersi di un unico tono, perché la sua Essenza è quella meno legata allo scorrere del Mondo. Restò lì, fermo, in attesa di una risposta, quasi desideroso che questa giungesse a lui il prima possibile, così da concedergli il tempo per poterla esaminare, prima che il Destino chiamasse i due stranieri verso altre vie.


     
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    Uh, com'era quella storiella là che trattava tutti da pari o inferiori?
    Pff, ma non fatemi ridere: 'sto bellimbusto qua se ne sta a ridacchiare tutto trionfo per un inchino dichiaramente a sfottò!
    Con certa gente, un certo atteggiamento è quasi d'obbligo.

    -Ciò che Erelamarth ha esatto è stato da voi rispettato e concesso, perciò ora io assolverò il mio dovere di Custode. Di cosa siete in cerca? -
    Già, proprio d'obbligo.
    « Mah, pensavamo a dei libri... » rispose "Godrik", arricciandosi il pizzetto che non aveva in una falsa posa meditabonda.

    Eh già, ci voleva proprio una cima per non capire che cosa cercavano in una biblioteca...

    -Non posso non notare un evento che ai miei occhi si dipinge come...inconsueto.- disse però quello, mettendolo sul chi-va-là. -Ditemi: quale spirito alimenta il vostro involucro? Esso fugge le emozioni. Non siate menzogneri con lo Zero: io vedo ciò che colora le creature, ciò che le rende schiave, ciò che in voi non vedo. Non una sfumatura è mutata sul mio corpo d'arcobaleno, non una tinta ha vinto l'altra. Rispondete: avete trovato una via per nascondervi al Destino, oppure non avete alcun colore, alcuna...emozione...che vi alimenta?-

    Silenzio.
    Assoluto.

    « Ooh.... »
    Non ci poteva credere.
    « ...merda! »
    Scoperti.
    Cazzarola era possibile, per tutte le ombre?!
    « La seconda. » rispose Arkan sorridendo.
    « .... »

    Ci sono volte in cui certi commenti sono peggio di un uppercut da K.O.
    Questo era uno di quelli.

    « ...eh, lo sapevi. » mormorò.
    « Uh? » fece quellafacciacciadibronzodiArkan.

    Flambé, ecco come l'avrebbe ridotto.
    Suonava bene, no?

    « Tu. »
    Parola sibilata = se avesse avuto un cuore avrebbe già sparato fuoco dalle narici.
    « Lo. »
    Letteralmente.
    « Sapevi!!. »

    L'altro Nessuno lo guardò come fosse impazzito.

    « Che Erelamarth aveva capito chi siamo? Certo, cosa ti aspettavi? All'inizio pensavo che fosse uno come noi. »
    « ... »
    Secondo uppercut.
    Ahi!
    « Neppure lui prova emozioni. » spiegò Arkan.

    Impanato e arrosto.
    Una vera delizia...
     
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    Come può la semplice creatura macchiarsi di tanta empietà nei confronti di Colui che tutto Ordina? Era tanto decaduto da dover essere trattato come infimo e sciocco servo? No, certo. Si badi che il veleno, molto spesso, ha un cuore dolce, e con l'inganno viene somministrato; allo stesso modo le audaci e irriverenti parola di colui che si era fatto chiamare Godrik suonarono come tossiche alle vuote orecchie del Celebliant, avendo egli consideratolo non più di una massa di carne, e mai pensava potesse osare tanto.

    Non rispose, né mosse il proprio volto. Solo continuò ad osservare quel ragazzo, chiedendosi chi mai gli avesse concesso tanto falso potere sulla persona eterna di Erelamarth.
    Dopo aver espresso il proprio dubbio circa la mancanza di colore nei due presenti, il secondo di questi, tale Arkan, aveva provveduto a dissolvere le nebbie dell'ignoto, rivelando che anche loro erano privi di emozioni. Questi, tuttavia, si riferì al Guardiano, nell'immediata discussione che ebbe con Godrik, come ad un loro
    simile, ben lontani dalla verità. Ancora più insolito, e piacevole, fu lo scoprire che il ragazzo aveva capito la natura dello Zero: se non per fortuna, allora questo doveva essere in possesso di uno strumento affine a ciò che l'Essenza chiamava Synchro. Oltre l'Arcobaleno non indugiò e, ignorando Godrik, rivolse le proprie domande all'altro:

    -Il sentiero ti ha condotto verso un miraggio, perché mai al mondo può esistere qualcuno che mi sia simile, né per forma, né per spirito. Pure che voi foste gusci vuoti, la situazione resterebbe quanto mai differente da quella che è mia, perché in me alberga uno spirito. Ora dimmi: come hai potuto leggere ciò che io non possiedo? Fu il Caso, o il tuo corpo penetra la carne e scruta le tinte di ognuno?-

    Di nuovo il suo parlare fu calmo e quasi assente, portato da una voce sempiterna, e priva di qualsivoglia colorazione. Era certo, tuttavia, che l'essere in Endlos aveva, per Amarth, segnato la manifesta volontà del Destino che, più d'ogni altra cosa, desiderava mostrargli quanto il Mondo potesse essere ammirato: tra i molti Passeggeri vi erano, infatti, coloro che certamente non sarebbero risultati insignificanti agli occhi di Colui che dimora oltre il Pensiero.


     
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    Sembrava che "Godrik" stesse per lasciarci le penne, presumibilmente infarto: qualcosa di unico per la loro razza, dato che di solito nessuno durava abbastanza per avere un colpo di cuore.
    Chissà se era il caso di dirgli di respirare.
    ...no, probabilmente la pressione gli sarebbe schizzata alle stelle.

    -Il sentiero ti ha condotto verso un miraggio, perché mai al mondo può esistere qualcuno che mi sia simile, né per forma, né per spirito.- disse Erelamarth. <i>-Pure che voi foste gusci vuoti, la situazione resterebbe quanto mai differente da quella che è mia, perché in me alberga uno spirito. Ora dimmi: come hai potuto leggere ciò che io non possiedo? Fu il Caso, o il tuo corpo penetra la carne e scruta le tinte di ognuno?-
    « La seconda, suppongo, se anche tu come me sei solito parlare delle emozioni paragonandole alle sfumature delle tinte del mondo. » rispose Naxe, guardandolo. « Su ciò che entrambi percepiamo e nessuno di noi possiede, io ho il Dominio. »
    « Grandioso. » sbuffò Godrik. « Addio all'anonimato, dunque. Hippie-ai-hé! »
    Arkan ridacchiò.
    « Visto che ne sei così felice, vorresti spiegare tu chi siamo di preciso? »

    L'occhiataccia che gli rifilò il Nessuno era fin troppo eloquente su quanto sprizzasse di "felicità" all'idea.

    « Mm, va bene. » sorrise. « Noi siamo ciò che taluni chiamano <i>Nessuno
    . Prima ci hai chiamati "gusci vuoti", indovinando in pieno: è questo che siamo, residui di quanto prima era un essere umano. A volte capita che un uomo cada preda della delle tenebre del suo Cuore, trasformato da esse in qualcosa di ben diverso... ma talvolta il suo Cuore è forte, abbastanza forte da proteggere il corpo dalla distruzione. In tal caso, "nasce" un Nessuno. » finì di spiegare, sorridendo.
     
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    La grande Ruota della Sorte gira senza sosta, rivolgendo il proprio santo sguardo verso ogni creatura che possa, in un modo o nell'altro, aiutarla a compiere il Disegno. Quel giorno volse gli occhi su Palanthas, perché lì lo Zero, che della Ruota è incarnazione, avrebbe saputo che il Mondo non lo aveva dimenticato.

    Dopo aver udito la spiegazione di colui che aveva nome Arkan, il Celebliant parlò, non certo senza preservare l'eccelsa aura di Vuoto che ne permeava tutte le carni ed il cuore, e le sue parole furono quanto mai insolite:

    -Voi siete ciò che io sono, e tuttavia lo siete di riflesso, com’è giusto, ma ancora siete imperfetti. Oggi Erelamarth ha appreso che al mondo v'è ancora qualche creatura degna del suo sguardo e della sua presenza, e i Nessuno lo sono.-

    Allora ch'ebbe terminato, i colori che danzavano armonici su di lui presero a muoversi più rapidamente, come interessati a ciò che il Guardiano stava per rivelare; una voce priva di emozioni ed uno sguardo tanto acuto quanto profondo e vuoto portarono il messaggio ai due ragazzi:

    -I Nessuno, come dite e come vedo, tendono all'ultima parte del Cammino, quella da me custodita e rappresentata, ma il mezzo con il quale vi siete elevati oltre le tinte del mondo è scorretto. Privati del vostro cuore avete perduto le vostre emozioni, e vi accorgete di quanto siate divenuti abili nel discernere la verità, che è propria di questo stato. Ancora, riuscite a vedere il Mondo per ciò che lo compone, e la vostra conoscenza è in grado di trafiggere anche le tenebre. Ascoltate le parole del Celebliant, che ora vi reputa degni di essere al suo fianco: trovate il vostro cuore e tornate da me. Allora v’insegnerò ad essere Nessuno essendo
    qualcuno.-

    Sembrò che il volto dello Zero fosse più disteso ora, che avesse lasciato indietro dubbi e turbamenti, e che davvero avesse a cuore le creature al suo cospetto; se queste avessero rifiutato la sua offerta, egli certamente non li avrebbe aggrediti o costretti a farlo, perché la Verità si tocca con le proprie energie, ed il Cammino va percorso sui propri piedi, quando arriva per i prescelti il momento di mettersi in marcia.

    L'Ultima Essenza non avrebbe certo dimenticato il dono che i due ragazzi gli avevano fatto, rivelando la loro natura, e in cuor suo si promise di ricambiare: se il Destino avesse deciso che si sarebbero incontrati nuovamente, lo Zero non si sarebbe presentato a mani vuote, e già sapeva cosa offrire.

     
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    Oh, fantastico. Giorni passati a investigare e ritagliarsi uno spazio nella società di Endlos che non desti sospetto, settimane impiegate spiando e cercando contatti con quella peste del figlio di Naxe...
    ...aah, ma che sbuffava a fare? Tanto sapeva che quella testa vuota di "Arkan"
    - l'avesse sentito il figlio, Palanthas sarebbe divenuta campo di battaglia! -
    gli avrebbe detto perché accidentaccio si era fidato di Erelamarth.

    Ma intanto quello cianciava, cianciava, cianciava ancora e ancora, cianciava sulle somiglianze e sulle differenze fra loro, e sul fatto che i Nessuno erano "degni" della sua presenza. Ha! E poi era il buon vecchio Godrik che trattava tutti da pari o inferiori, eh?
    Aveva senso dell'umorismo, questo lo doveva ammettere.

    -I Nessuno, come dite e come vedo, tendono all'ultima parte del Cammino, quella da me custodita e rappresentata, ma il mezzo con il quale vi siete elevati oltre le tinte del mondo è scorretto.- continuò Mr. Parlantina Infinita. -Privati del vostro cuore avete perduto le vostre emozioni, e vi accorgete di quanto siate divenuti abili nel discernere la verità, che è propria di questo stato. Ancora, riuscite a vedere il Mondo per ciò che lo compone, e la vostra conoscenza è in grado di trafiggere anche le tenebre. Ascoltate le parole del Celebliant, che ora vi reputa degni di essere al suo fianco: trovate il vostro cuore e tornate da me. Allora v’insegnerò ad essere Nessuno essendo qualcuno.-
    « Se riuscirò a riunirmi al mio Cuore, verrò a cercarti per apprendere ciò cui tu sei giunto. » disse Naxe, esibendo quel suo sorrisetto enigmatico che stava per il si e alzandosi in piedi. « Fino ad allora, posso tuttavia chiederti di tenere segrete la nostra natura? Temo che la maggior parte delle persone proverebbe paura oppure odio sapendo ciò che siamo... e gli altri proverebbero a fermarci, temendo la strada che abbiamo incominciato. »
    « .. »

    ...naa, non poteva essere.
    Non poteva avergli chiesto di mantenere il segreto.
    Assolutamente!
     
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