L'Arresto

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    .†.Godwrath.†.

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    Avanzava con aria assorta lungo una delle strade maestre del Pentauron,
    conducendo -malgrado tutto- il cavallo con mano ferma e un controllo invidiabile,
    che si sostentavano con l’esperienza degli anni di guerra -divenuta istinto-
    là dove l’applicazione e l’attenzione del cavaliere venivano a mancare.
    Un’intera guarnigione per un uomo solo gli era parsa assurda
    già quando ancora calpestava il suolo dell’Est.

    I destrieri che le guardie di Rivenore -al suo seguito- gli avevano fornito
    parevano nervosi per qualcosa, quasi un brivido di paura aleggiasse nell’aria...
    Lo stesso che rendeva guardinghi gli uomini della truppa,
    e li spingeva ad allentarsi i colletti delle uniformi
    e a cercare una posizione più comoda sulla sella delle proprie cavalcature.
    Qualcosa nelle ombre incombenti delle Cento Torri stagliate contro il cielo rendeva tutti...

    ...inquieti.

    Il Paladino sembrava però l’unico a non risentire di quel clima teso,
    e mentre i soldati si guardavano intorno nervosamente,
    gli occhi blu del Cacciatore vagavano nel vuoto,
    combattuti tra il desiderio egoistico di fare ritorno il prima possibile
    e il ricordo dello strano sogno risalente a quella notte appena.

    …una dama mascherata, dai capelli rossi come una mela...

    Erano ormai giunti alle mura della Grande Dama,
    quando il suo sguardo ceruleo fu richiamato alla realtà da una macchia di colore,
    una macchia vivida e squillante contro la pietra bianca,
    rossa come il vino e rossa come il sangue.

    Rossa come il cappotto dell’uomo biondo che sostava alle porte sul loro cammino.

    Una sensazione di deja-vu si avviluppò ai suoi pensieri,
    e spingendo il destriero ad un leggero trotto

    ignorò le esclamazioni del suo seguito e gli andò incontro.
     
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  2. Gabriev Disith
     
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    …Sai Gabriev, anche nella mia Kisnoth c’è lo stesso cielo…
    Anche qui Erion. Vorrei tanto che lo poteste vedere.

    Era riapparso lungo una delle vie maestre, lontano dal Mausoleo
    e dai cittadini ancora scossi dall’apparizione di S. e dalle sue follie.
    Per il tempo di un palpito, a chiunque avesse posato lo sguardo sui suoi lineamenti delicati, il cavaliere rosso
    sarebbe apparso una figura malinconica e distante…
    ...impensabilmente riconducibile all’immagine del criminale pluri-ricercato
    che proprio uno dei sui fratelli aveva dipinto di lui.

    Aeon.
    Un nome che riportava alla mente ricordi mai sopiti, una sofferenza mai destinata a placcarsi,una caccia che - in un modo o nell’altro -
    doveva terminare quel giorno.
    Era dal riassestamento della linea originale che i due compagni d’arme non incrociavano lo sguardo, ma Gabriev ricordava perfettamente
    l’arguzia e l’intelligenza che distinguevano l’unico rappresentante della TK 0, e non aveva dubbi che - una volta individuatolo -avrebbe trovato il modo di obbligarlo ad uscire allo scoperto.

    Non dovette attendere molto per confermare i propri sospetti.

    Alcuni istanti dopo il crollo della barriera di S.,
    un ampio contingente di soldati fece il suo ingresso lungo la via maestra di Kisnoth,probabilmente con l’ordine di portarlo vivo dal loro signore,
    non importava se con qualche ammaccatura.

    Ma Aeon conosceva l’estensione dei poteri di Gabriev,
    e sapeva di non avere speranze di catturarlo con la forza...
    ...a meno che non fosse stato lui stesso a consegnarsi;
    Il messaggio del Time Keeper era chiaro e limpido
    agli occhi del Cavaliere Rosso:
    “Ecco tutti i miei ostaggi involontari Master Gabriev,
    un loro fallimento equivarrebbe ad una condanna.
    E la colpa sarebbe solo tua.


    E se tutto ciò non fosse stato sufficiente, gli occhi cerulei dell’Erede dei Disith incontrarono quelli del comandante preposto alla testa del contingente armato:
    il capitano di Lady Kalia, la dama che -10 anni fa- aveva preso sotto custodia il bambino da lui affidatogli.

    Sir Belmont era un uomo di buon cuore, ligio al dovere e di animo generoso;
    giocando quella carta, il Signore di Rivenore
    aveva posto dei metaforici ceppi al Falco dei Disith:
    non faticava ad immaginarsi quell’uomo che, per difendere i propri soldati,
    si sarebbe sacrificato al loro posto,
    addossandosi tutte le colpe dinnanzi ad Aeon in persona.

    Hai pensato proprio a tutto eh?

    Non passò che un istante, dopodiché il Paladino spronò il suo destriero,
    avvicinandosi allo stesso Gabriev;
    lo sguardo dei due s’incrociò per qualche istante,
    poi, un sorriso sincero si dipinse sul volto del Cavaliere Rosso.

    Avrei voluto incontrarvi in altra maniera,
    ma temo che le circostanze abbiano voluto altrimenti Sir Belmont.

     
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  3. Moloch
     
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    Cieli di Endlos - Pentauron

    Il grigio piombo dei tetti della capitale era un'unica scia di colore assottigliata dalla velocità della virata: un secondo battito d'ali, e sparì per far spazio al verde delle campagne circostanti le mura. Come solo pochi sapevano, l'inavvicinabile signore del Nord amava spostarsi attraverso le ali e gli occhi delle creature che osavano fino alle cime della città di Najaza, e quel giorno aveva scelto di essere falco. La bestia si era lasciata possedere senza lottare, il viso esangue dell'alfiere riflesso nella grande pupilla scura un secondo prima che l'anima gli fosse strappata e gettata nell'etere per far spazio a quella del lord. La comunione metafilatterica, purtroppo, si rivelava sempre mortale per le creature fragili o di piccola taglia.
    Descrisse una curva ulteriore, inaugurando una picchiata verso l'ingresso della città; le piume, arruffate dal considerevole attrito, lo fecero apparire come una massa scura e uniforme proiettata a velocità folle verso il reticolo di strade e vicoli. A pochi secondi dall'impatto imminente, deviò verso l'alto per l'ultima volta e planò con grazia
    su di un barbacane, in attesa.

    Pentauron - Strada Maestra del Distretto

    In quei due anni non si era certo limitato a morire di freddo ed affogare fra le scartoffie: durante tutto il suo pur breve mandato, Moloch di Casa Aldeym aveva condotto diverse ricerche riguardo il suo salvatore sfuggevole. Gabriev Disith, e questo è certo, era una personalità di spicco non solo del contado, ma dell'intero piano: alcuni dicevano fosse re, altri principe, altri un pericoloso esule di una realtà contingente, altri ancora il campione di Aeon della Chiave. Nessuna di queste dicerie, purtroppo, lo aveva mai condotto da lui. Fra le varie versioni, tuttavia, esisteva un denominatore comune: Gabriev Disith era stato più volte avvistato nella macrocontea centrale nota come "Pentauron", ed era da lì che avrebbe inaugurato le sue ricerche sul campo. Il tempo dei libri e delle soluzioni facili era finito due anni prima, e lui ne aveva protratto l'agonia fin troppo a lungo.
    Era preparato a tutto, tranne a una cosa. Non era preparato a
    trovarselo di fronte in quello stesso istante.
    Il falco rimase immobile, glaciale. Sotto la superficie del corpo vuoto, gli occhi dell'alfiere si erano sgranati e paralizzati in un misto di sorpresa, orrore, paura e gratitudine. Era inequivocabile: l'uomo biondo di fronte alla pattuglia cittadina esibiva, nitidissimo, lo spettro trino dell'aura di chi lo aveva condotto sul piano di Endlos la notte della sua fuga. Nella dimensione bianca e vuota della transizione, quei colori gli si erano impressi in mente come un marchio infuocato sulla pelle nuda. Esaurito lo stupore iniziale, scosse il capo -ed il falco ne imitò il movimento in maniera comica- aggrottando le proprie invisibili sopracciglia: l'aura dell'uomo a capo del plotone era... sbagliata. L'ufficiale in comando della pattuglia esibiva un'aura colossale, soverchiante, che la vista dello spirito non riusciva a contemplare fino alla sommità -quasi che questa, per assurdo, bucasse le nubi ed andasse a connettersi con qualcosa di alieno, sconosciuto e terribile. Mosse le zampe ruvide e tozze verso un punto d'osservazione più favorevole, ed attese. Chiunque fosse quell'uomo, non poteva -né voleva avvicinarsi a lui più di quanto assolutamente necessario.

     
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    Le iridi azzurre del Paladino s’incatenarono a quelle del Cavaliere Rosso mentre gli si avvicinava,
    -speculari nel colore, nell’intensità, e nell’indole pacifica che entrambi riflettevano-
    e quando vi riconobbero le stesse che aveva incrociato già dieci anni prima, alle porte di Istvàn,
    un moto di onesta sorpresa aleggiò fugace sul viso di Leon,
    ricomponendosi immediatamente in un’espressione più seria e riflessiva.

    Nulla da stupirsi, dopotutto:
    lui stesso non era invecchiato di un giorno da allora, e quanto percepiva in quell’uomo
    forniva immediata conferma del fatto che lui e i suoi fratelli non fossero i soli.


    CITAZIONE (Gabriev Disith @ 20/12/2009, 12:17)

    Avrei voluto incontrarvi in altra maniera,
    ma temo che le circostanze abbiano voluto altrimenti Sir Belmont.


    Il biondo col cappotto rosso sorrise nel rivolgergli la parola,
    e Leon ristette in silenzio, non comprendendo ancora -o rifiutandosi di farlo-
    che l’uomo che era stato chiamato ad arrestare era lo stesso mite individuo che gli stava difronte.

    Avrebbe preferito continuare a ignorare quella realtà, se avesse potuto:
    avrebbe tirato dritto, superandolo, e varcando il confine delle mura,
    sarebbe passato a setacciare la città alla ricerca di
    veri pericoli...
    ...ma immediatamente le guardie alle sue spalle cominciarono a rumoreggiare,
    chiamando il nome del Disith come si lancia un’accusa o si scongiura una minaccia,
    additandolo e rinsaldando la stretta delle mani nervose sulle loro armi.

    Con un sentimento assai simile alla stizza a pervadergli il cuore,
    Leon reclamò silenzio con un cenno autoritario della mano,
    voltando appena lo sguardo per gettare loro un’occhiata ferma e severa da sopra una spalla:
    che avevano da arruffarsi a quel modo?
    L’uomo che avevano davanti non aveva fatto nulla per meritarlo.

    E di questo ne era certo, perché lo avvertiva.

    Ma quelli si zittirono per un istante e non di più,
    perché quando il Paladino tornò a prestare attenzione al suo interlocutore,
    uno dei soldati -il più alto in rango dopo di lui- srotolò una lunga pergamena,
    e cominciò a declamare un improbo numero di capi d’imputazione.

    Tutti ugualmente poco credibili.

    « Insomma...! Basta. »
    ordinò laconico Leon, e stavolta ottenne obbedienza; poi si rivolse all’accusato
    « Sei tu il ricercato rispondente al nome di Gabriev Disith? »

    E se la risposta fosse stata affermativa, come temeva inevitabile,
    non avrebbe potuto far altro che invitarlo a seguirlo

    e scortarlo fino a Rivenore.
     
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  5. Gabriev Disith
     
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    Non provò neanche a difendersi dal lungo e mostruoso elenco dei suoi capi d’imputazione:certo, molti di quelli erano pure falsità,
    menzogne confezionate su misura per mantenere l’ordine temporale
    senza svelare più del necessario,
    ma in fondo Gabriev sapeva che le sue involontarie colpe erano ben peggiori.
    Ed Aeon sarebbe sempre stato lì, come ultimo monito vivente,
    per ricordargli i suoi sbagli.

    CITAZIONE
    « Insomma...! Basta. »

    La voce di Leon era ricolma di sofferenza,
    un dolore provocato dal tormento dilaniante che si stava facendo strada dentro di lui, una lotta impari tra ciò che doveva e ciò che voleva fare...
    un dissidio che lo stava portando inesorabilmente sull’orlo di un baratro
    che il Cavaliere Rosso conosceva sin troppo bene
    e che non desiderava affatto per il cuore puro del paladino
    CITAZIONE
    « Sei tu il ricercato rispondente al nome di Gabriev Disith? »

    Sorrise dolcemente ed annuì appena, fissando con occhi limpidi ed innocenti quelli dell’altro: non provava alcun rancore verso Leon,
    né verso quello che stava facendo.

    Si, sono colui che stai cercando Sir Belmont.

    La voce di Gabriev era calma e serena, talmente gentile
    da scaldare il cuore di chiunque la udisse.

    Ti seguirò senza opporre alcuna resistenza, ma ad una condizione:
    non procederai oltre questo punto per nessuna ragione, né tu ne i tuoi uomini e qualunque voce sentirai al riguardo su quest’oggi, non indagherai, limitandoti ad indicare me come colpevole.
    Se tu farai questo, io vi seguirò.


    Le parole del Falco dei Disith non erano preghiere di un prigioniero al proprio carceriere, ma le condizioni di un uomo che stipula un patto
    apponendovi una clausola inscindibile:
    senza, non sarebbe potuto avvenire nessun accordo;
    e Gabriev non poteva essere catturato se non era lui a volerlo.

    ...ma questo Aeon lo sapeva già fin troppo bene:
    Qual miglior carceriere del suo senso di Giustizia?

     
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  6. Moloch
     
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    Non esalò un fiato.
    Zampettò furtivo di tegola in tegola fino a sporgersi da una vecchia grondaia, appollaiandosi nel condotto rugginoso ormai asciutto dall'ultima pioggia. Le voci dei due erano adesso perfettamente udibili, così come il brusio dei soldati inquieti che stringevano i pugni delle braccia armate con forza quasi disperata, mantenendo lo sguardo ancorato a terra. Non avrebbe saputo dire se a mantenerli in riga fosse l'uomo biondo o il loro terribile capitano; sfortuna voleva che non potesse avvicinarsi abbastanza da scoprirlo. Ascoltò, e attese.
    L'attesa lo ripagò appena qualche secondo dopo: quel sinistro comandante di plotone era stato mandato dal lord per arrestare il biondo, e lui gli si era -almeno in apparenza- consegnato senza lottare. Uno scenario curioso, ma sfavorevole: se il manipolo di armati era lì per eseguire un arresto, ciò significava che Gabriev gli sarebbe stato sottratto a minuti -per l'ennesima volta.
    Non gli rimaneva che continuare ad attendere, pregando in silenzio.

     
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    .†.Godwrath.†.

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    Lo sguardo che il Disith rivolse a Leon non lo aiutò a sentirsi meglio;
    le parole che egli scelse di pronunciare non gli lasciarono alcuno scampo...


    CITAZIONE (Gabriev Disith @ 21/12/2009, 13:29)

    Si, sono colui che stai cercando Sir Belmont.


    La voce di Gabriev era calda e rasserenante, ma tutt’altro fu l’effetto che sortì sul Paladino:
    acuì il senso di colpa che già gli attanagliava il petto in vista di ciò che stava per fare,
    e arroventò l’intimo sentimento di... rabbia(?) per quella situazione assurda e ineluttabile.

    Ed era inutile dirsi che infondo non gli importava, che non lo conosceva,
    o che consegnatolo ad Aeon sarebbe potuto tornarsene ad Est...
    Quella questione lo tormentava nel profondo, indipendentemente dalla sua volontà:
    perché doveva mettere ai ceppi un uomo così mite e in apparenza inoffensivo?
    Andava contro tutti i suoi principi ed era una violenza alla sua stessa natura.


    Era per quello che il Card Master l’aveva rimandato su Endlos?
    Era per questo che aveva dovuto separarsi dal suo Dreamer?

    CITAZIONE (Gabriev Disith @ 21/12/2009, 13:29)

    Ti seguirò senza opporre alcuna resistenza, ma ad una condizione:
    non procederai oltre questo punto per nessuna ragione, né tu ne i tuoi uomini e qualunque voce sentirai al riguardo su quest’oggi, non indagherai,
    limitandoti ad indicare me come colpevole.
    Se tu farai questo, io vi seguirò.


    « Non sono qui per accusare nessuno:
    mi è stato ordinato di condurre Gabriev Disith a Rivenore, e a questo mi atterrò. »


    Sospirò, con fare serio e grave, non perché gli pesasse accettare quella condizione,
    ma perché lo amareggiava palesemente il dover procedere con l’arresto;
    non poteva nemmeno prendersi un momento per pensare ad una soluzione,
    e questo appesantiva la sua fronte con un cipiglio crucciato.


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    « Se vi prestate a seguirmi come avete detto,
    non ho motivi per varcare le mura della città. »


    Con la perizia di un cavaliere esperto,
    Leon voltò il destriero porgendo il profilo al Disith,
    e si rivolse al drappello guardingo al suo seguito,
    che osservava dubbiosamente la scena.


    « Dategli un cavallo. »

    Lo dispose con tono pacato ma autoritario, che non ammetteva repliche,
    e fulminò con lo sguardo ceruleo un soldato che iniziava ad armeggiare con dei ceppi.


    « ...e quelli non sono necessari. Me ne assumo Io la responsabilità con Lord Aeon. »
     
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  8. Gabriev Disith
     
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    Il Falco dei Disith non replicò in alcun modo alle parole del paladino, si limitò ad annuire ed a salire sul palafreno che gli era stato gentilmente concesso.
    Era un animale dal manto grigio chiazzato di nero lungo le zampe posteriori, e dall’ampia fronte;lo sguardo particolarmente acuto rivelava la natura intelligente e vivace del destriero, che -ad occhio- apparteneva alla razza più comunemente usata per i lunghi viaggi.

    Vide i Soldati incolonnarsi in attesa della partenza,
    mentre Sir Belmont lo affiancava sulla destra.
    Si concesse un attimo per ammirare le architetture di Kisnoth, apparentemente lasciando naufragare lo sguardo limpido e blu in un punto poco sopra le loro teste, verso un tetto ove stazionavano alcuni volatili.

    Mosse un segno impercettibile col capo, poi sorrise e spronò ad un leggero trotto il destriero, avviandosi con i suoi carcerieri al maniero di Rivenore.

     
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  9. Moloch
     
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    I suoi sospetti vennero confermati quando il biondo afferrò le redini del cavallo per montare in sella, eseguendo la manovra con una grazia insospettata per la propria stazza. La quiete degli animali lo incuriosiva: ricordava che spesso, in presenza di un'aura particolarmente densa e potente -da loro percetta come pericolo- questi fossero molto proni all'attacco o alla ribellione. Il comandante doveva averli soggiogati tanto quanto i soldati. Gabriev Disith si voltò, regalando un'ultima occhiata ai cornicioni che costeggiavano la strada maestra: i loro sguardi si incontrarono per un istante, in una comunione di reciproca consapevolezza: entrambi, è evidente, si erano riconosciuti a vicenda. Chinò il piccolo capo piumato scimmiottando il suo consueto, gelido saluto formale, librandosi il volo nel fischiare di un verso acuto e prolungato. Si elevò sopra la colonna, seguendola attraverso le nubi.
    Solo adesso, gli era venuto in mente che aveva dei saluti da recapitare.
    Presto.
    si disse, sbattendo vigorosamente le grandi ali argentate.
    Presto.

     
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8 replies since 20/12/2009, 00:42   384 views
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