Panchina Pensionati

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    Da sotto le sopracciglia cespugliose di un grigio terso, fissava i volatili intenti a pasteggiare con briciole di pane. Erano bestie ingrassate, di varie tonalità di grigio, ovviamente sporchi e portatori di una tale quantità di malattie da far concorrenza con la veste di uno di quei maledetti grobi. Mormorò qualcosa nella dura lingua khazalid tormentandosi la lunga barba bianco candido mirabilmente intrecciata e adornata di monili di fattura superba, che lui stesso aveva inciso nel puro acciaio in memoria degli eventi che avevano segnato la sua lunga vita.

    « E non litigate fra voi! Bah, è come parlare ad un muro. Stupide bestie. »
    Gettò dell'altro pane in modo che quei volatili la smettessero di azzuffarsi. I piccioni notarono il gesto e si buttarono all'unisono sulla nuova manciata di pane, ricominciando dopo pochi secondi a bisticciare tirandosi l'uno sopra l'altro.
    « Bah. Ma che ve lo dico a fare, dopotutto? »
    Perfino i volatili sono più stupidi del normale, in quei luoghi. Ai suoi tempi, non a caso, perfino i piccioni avevano intelligenza sufficiente a disinnescare trappole. Trappole degli umani, si intende, non gli efficaci strumenti di fattura nanica. Ma era chiaro che l'assenza di predatori, la temperatura mite e tutto il resto li rendeva indolenti e sciocchi come vacche con le ali. Bah, lo sapeva lui che gli ci sarebbe servito!! Un bastone, o una ramazza, e niente cibo se non quello che si sanno procacciare con le loro forze. Ah! Quello sì che era un modo di fare!

    Gettò dell'altro pane, borbottando fra se qualcosa in proposito.

     
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    La sua testolina castana da bambino, fece capolino oltre l'orizzonte dello schienale di legno della panchina.
    Subito dopo, anche un paio di occhi grigi spuntarono a seguire, e nei loro recessi luccicava un barlume folle, che si mesceva all'entusiasmo tipico dell'infanzia.
    Aveva lo sguardo tipico dei bambini, che osservano ogni cosa con curiosa innocenza,

    eppure c'era anche qualcos'altro.

    Qualcosa che sembrava indicibilmente arcano: tanto antico e atavico da odorare di eterno, eppure proiettato verso l'ignoto e il futuro ad un livello tale da sembrare poco presente a se stesso.
    Come fosse slegato dal tempo.

    Il ragazzino emerse da dietro la panchina fino al busto, in corrispondenza del posto libero accanto al Nano borbottone, e puntellò i gomiti sullo spessore dello schienale, aggrappandovisi e dondolando i piedi; sul volto acerbo, impossibile da inquadrare in un'età definita -congelata tra fanciullezza e maturità-
    spiccava un'allegria incontenibile.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 30/12/2009, 20:15)

    « Bah. Ma che ve lo dico a fare, dopotutto? »


    "Che cos'è che ci dici a fare?"

    Lo cinguettò con voce squillante e gioiosa,
    incrociando le braccia sul suo piano d'appoggio e reclinando la testolina da un lato;
    la bocca, spalancata in un enorme e raggiante sorriso.
     
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    CITAZIONE (- Destino - @ 31/12/2009, 02:14)

    "Che cos'è che ci dici a fare?"


    Aveva appena appoggiato il sacchetto sulla panchina e iniziato a rovistare nella sacca in cerca della sua pipa dalle splendide decorazioni intagliate, che quella vocetta squillante lo interruppe, costringendolo a penare per voltare il capo barbuto nella sua direzione.
    Sbuffò sonoramente, esprimendo irritazione con un borbottio indistinto nella dura lingua khazalid, prima di rispondere.

    « Niente, non dicevo a voi. »
    Rispose distrattamente mentre iniziava a mettere meticolosamente il tabacco nella pipa. Poi però -come mettendo a fuoco la persona a cui aveva rivolto la parola- improvvisamente ci ripensò.
    « Ai miei tempi anche i ragazzini pestiferi salutavano come si conviene prima di rivolgere la parola a qualcuno. Ah! Ma guarda te che roba. I giovani d'oggi non hanno più rispetto per niente. » Con ancora la pipa spenta in mano, incontrò gli occhi del giovane, titubando un istante prima di andare avanti col suo brontolare. « E non ti appoggiare in quel modo! Rovini la panca, e se scivoli poi cadi a terra e rischi di farti del male! »
     
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    CITAZIONE (Yom¡ @ 1/1/2010, 22:20)
    « Niente, non dicevo a voi. »

    Al suono di quel plurale sospetto,
    lo smilzo ragazzino cominciò a voltare la testa a destra e a sinistra,
    ispezionando frenetico la panchina e il giardinetto circostante.
    Lì, oltre al nano che metteva polvere di foglie essiccate nella pipa,

    non c'era nessun'altro.

    "Veramente, qui ci sono solo io, Nonnino."

    Sorrise sbarazzino,
    fissando il volto grinzoso e barbuto del suo interlocutore
    con puro e infantile entusiasmo negli occhi grigi;
    sentimento che però mutò subito in perplessità curiosa
    mentre soppesava la probabilità che tutto il marasma che facevano le voci nella sua testa
    -per quanto fossero prive di un corpo visibile e tangibile-
    uscendogli dalle orecchie avesse raggiunto e tratto in inganno
    quel signore vecchio vecchio e basso basso.


    "Shhh! State zitti!"
    impose al coro, borbottanto tra sè e sè e scuotendo un poco il capo

    CITAZIONE (Yom¡ @ 1/1/2010, 22:20)
    « Ai miei tempi anche i ragazzini pestiferi salutavano come si conviene prima di rivolgere la parola a qualcuno. Ah! Ma guarda te che roba. I giovani d'oggi non hanno più rispetto per niente.
    E non ti appoggiare in quel modo! Rovini la panca, e se scivoli poi cadi a terra e rischi di farti del male!
    »

    I loro occhi si erano incontrati,
    e il ragazzetto senza età dava impressione di ascoltarlo con grande interesse;
    annuì con partecipazione alla prima parte del discorso,
    e reclinò la testolina castana da un lato quando gli venne fatta presente la sua postura.

    E subito un'aria affranta e preoccupata ridisegnò i lineamenti bambineschi del suo volto:
    quello era davvero un problema! Anzi, no, peggio, era un guaio!

    Perchè a lui piaceva tanto tanto quella panchina, e non voleva che si rovinasse.

    Con movimenti rapidi, fluidi e precisi,
    o tese le braccia usando le piccole mani come perno per far leva sullo schienale, sollevandosi;
    poi, allargò le gambe e si proiettò in avanti con un colpo delle anche,
    scavalcando la panca come stesse saltando la cavallina,
    e atterrando seduto accanto al nano con la leggerezza di una piuma.


    "Ora la panca starà bene?"
    domandò con voce allegra, sorridendo e iniziando a dondolare i piedi
    "Ma che cosa stai facendo di bello qui?
    E quella che hai in mano che cos'è? E perchè hai tanti anelli nella barba? Non ti danno fastidio?
    Come mai porti la barba così lunga? Tiene al caldo? Ti piace?"


    Inclinando il busto in avanti, verso di lui,
    il cicaleccio allegro della sua voce squillante e acuta aveva già iniziato
    a scandire a ruota libera tutta una serie di domande molto utili
    quando si fa conoscenza di qualcuno...

    Anche più di un “Come ti chiami” o “Quanti anni hai”.

    Sembrava non badare al fatto che, quanto appena compiuto poc’anzi,
    fosse stato virtuosismo ginnico che presupponeva una forza senz'altro superiore
    a quanta se ne potesse immaginare in quel fisico esile e mingherlino,

    ma forse, ai tempi del nano, i bambini sapevano fare anche di meglio.
     
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    Si compose in uno sdegnato quanto rassegnato borbottio, smuovendosi un poco sulla panchina come se la posizione che aveva tenuto fino a quel momento gli fosse divenuta all'improvviso scomoda, o come se qualcosa -o qualcuno- fosse intervenuto a renderla tale. Poggiò li sacchetto di ruvida carta al lato libero dal moccioso -che non si sa mai che non lo facesse cadere-, dopodiché nel mandare una silenziosa preghiera a Valaya, dea consorte di Grugni, si chiedette perché dal seno degli umani devono saltar fuori simili macchinette per metter nodi alle barbe, modo di dire dal senso assai esplicito e che per questo non richiede spiegazioni.

    « Quand'ero giovane, »
    attaccò in risposta,
    « anche il più maleducato dei pargoli sapeva rivolgersi col dovuto rispetto agli anziani. » Si sporse per poggiare sulla fronte del bambino il dito tozzo e carico di innumerevoli segni quasi fosse un mosaico di fregi, « prima di aprir bocca chiediti se per caso quel che domandi non può offendere o irritare, e nel dubbio domanda sempre se ti è lecito chiedere. »
    Tornò a poggiare la schiena vecchia e stanca sullo schienale della panchina, borbottando in khazalid qualcosa che rimandava alla qualità ed alla comodità degli oggetti di fabbricazione umana, dopodiché rispose ad una delle tante -troppe- domande del bambino con una dimostrazione pratica buttando un po' di mangime ai piccioni, che subito si affollarono per prender parte al banchetto. Immaginando la possibile reazione, prevenne ogni ulteriore richiesta porgendo il sacchetto al ragazzino.
    « Puoi buttarne un po' tu, se vuoi. Questi stupidi volatili mi hanno irritato abbastanza. Spero che almeno i cuochi ci facciano buoni stufati, visto quanto sono grassi. »
    Tormentò le numerose trecce della sua barba canuta, decidendo infine dopo un lungo cogitare che le domande del bambino su di essa non erano un'offesa, ma soltanto inopportune vista la loro indelicatezza.
    « Sappi allora che per un nano, la barba è come per le montagne le pendici: senza di essa non saremmo ciò che siamo. Per noi, acconciarla e adornarla è come curare noi stessi, così come il vento e le piogge modellano la pietra dei monti. Io stesso ho forgiato ognuno di questi anelli e rappresentano i grandi eventi e le molteplici battaglie che ho vissuto prima del mio esilio. »
    Sollevò una treccia, mostrando un anello particolarmente grande che sfoggiava con orgoglio al centro di quella cascata di neve.
    « Vedi? Questo l'ho forgiato quando Re Thangrim Barbadifuoco mi volle con se nella sua guardia personale. Fu un grande onore. All'epoca, probabilmente tuo nonno era ancora in fasce. »

     
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    CITAZIONE (Yom¡ @ 8/1/2010, 07:30)

    « Quand'ero giovane, anche il più maleducato dei pargoli sapeva rivolgersi col dovuto rispetto agli anziani. »


    Di nuovo, il ragazzino dai capelli castani annuì vigorosamente,
    sinceramente convinto della veridicità e dell’insita saggezza delle parole del vecchio nano;

    peccato non lo sfiorasse nemmeno l’idea di essere parte della categoria incriminata.

    CITAZIONE (Yom¡ @ 8/1/2010, 07:30)

    « ...prima di aprir bocca chiediti se per caso quel che domandi non può offendere o irritare, e nel dubbio domanda sempre se ti è lecito chiedere. »


    Il dito tozzo e forte del nano picchettò sulla fronte del giovane,
    bianca, liscia, e
    fredda come il marmo, elargendogli un consiglio prezioso;
    di nuovo, per la seconda volta in un breve intervallo di tempo,
    gli occhi grigi si chiusero in un’espressione allegra,
    le labbra pallide si schiusero in un ampio e candido sorrisone da fanciullo,
    e la testolina oscillò su e giù sul collo sottile, in un cenno di assenso.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 8/1/2010, 07:30)

    « Puoi buttarne un po' tu, se vuoi. Questi stupidi volatili mi hanno irritato abbastanza. Spero che almeno i cuochi ci facciano buoni stufati, visto quanto sono grassi. »


    Poi, il visitatore barbuto tornò a dedicarsi ai pennuti che affollavano il lastricato;
    quando gli porse il sacchetto, le iridi grigio ferro sfavillarono di meraviglia:
    cacciò la mano in fondo al sacchetto di carta, rovistando giocosamente con le dita;
    sembrava trovare divertente la sensazione di maneggiare il mangime a quel modo,
    tanto che si ritrovò a sentire appena le parole dell’anziano signore basso basso.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 8/1/2010, 07:30)

    « Sappi allora che per un nano, la barba è come per le montagne le pendici: senza di essa non saremmo ciò che siamo. Per noi, acconciarla e adornarla è come curare noi stessi, così come il vento e le piogge modellano la pietra dei monti. Io stesso ho forgiato ognuno di questi anelli e rappresentano i grandi eventi e le molteplici battaglie che ho vissuto prima del mio esilio.
    Vedi? Questo l'ho forgiato quando Re Thangrim Barbadifuoco mi volle con se nella sua guardia personale. Fu un grande onore. All'epoca, probabilmente tuo nonno era ancora in fasce.
    »


    Infine, trasse una grossa manciata di becchime, estraendola dall’involucro con cautela,
    e la lanciò allegramente per aria, come fossero stati coriandoli;
    naturalmente, le molliche ricaddero su di loro, avvinte dalla forza di gravità,
    ricoprendoli di una pioggia di briciole.

    Come se nulla fosse, volse il faccino sorridente verso il nano.


    "Ti posso chiedere di domandarti di regalarmi un anello come quelli della barba?
    Sono taaaanto beeeelli!"
     
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    Lentamente... Molto lentamente... scosse la barba candida dalle briciole.
    Per Valaya! Ma i mocciosi d'oggi non sanno nemmeno lanciare il pane per dritto!!
    CITAZIONE

    "Ti posso chiedere di domandarti di regalarmi un anello come quelli della barba?
    Sono taaaanto beeeelli!"


    « Giovanotto. »
    Borbottò con voce di rimprovero, mentre si scuoteva le briciole di pane dalla giacca e dal ventre prominente.
    « Per quale ragione hai sprecato quel mangime lanciandolo in quel modo?? »

    Un piccione molesto ebbe la pessima idea di buttarsi proprio vicino alle gambe tozze del nano, beccando il mangime. Prima di ricominciare a borbottare qualcosa in Khazalid ed a scuotersi la barba, Thorrik lo cacciò con un movimento brusco dello stivale, facendolo volare via spaventato.

    « Ma tu guarda. Ma dico io!! Ma lo so io come si faceva una volta a insegnare le cose ai ragazzini impertinenti.
    Ah! Dama Kalia sarà informata. E' ora che si inculchi un po' di buonsenso nei briganti a cui da asilo! Ah, se avessi fatto una cosa del genere, mia nonna -Valaya l'abbia in gloria- avrebbe usato la pagaia. Proprio così, sissignore, oggigiorno invece sono tutti più accondiscendenti ed ecco il risultato. Ah! Colpa del clima. E' questo maledetto sole che rende tutti così mollaccioni. Ah, lo so io che ci vorrebbe, un buon inverno, un freddo come quello che si respirava sulle cime di Karak Dum ai miei tempi. Vedi che allora la gente impara che la vita non è tutta barbe pulite ed oro già lucidato*. Ah, ma dico io. Che tempi, che tempi...
    »


    SPOILER (click to view)
    "Avere la barba pulita" è un modo di dire nanico che significa grosso modo essere uno scansafatiche, perché appunto il proprio lavoro porta a non sporcarsi la barba, al contrario per esempio di chi lavora nelle cave o in miniera, oppure nella metallurgia o nei birrifici -che poi sono i lavori per "veri nani" per antonomasia.

    "Avere la barba pulita e l'oro già lucidato" significa sostanzialmente "lavorare poco e avere comunque ciò di cui si ha bisogno".
     
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    Con gesti molto lenti e molto attenti
    -che affascinarono lo sguardo degli occhi grigi del ragazzo-
    il Nano si scrollò di dosso alla meglio la maggior parte delle briciole.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 20/1/2010, 18:01)

    « Giovanotto. Per quale ragione hai sprecato quel mangime lanciandolo in quel modo?? »


    "Oh, ma non è sprecato!"

    Si affrettò candidamente ad obiettare il piccolo dai capelli castani,
    con una scintilla di vivo interesse e folle intelligenza nelle iridi color delle nubi.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 20/1/2010, 18:01)

    « Ma tu guarda. Ma dico io!! Ma lo so io come si faceva una volta a insegnare le cose ai ragazzini impertinenti. »


    Sembrava non essersi accorto -o non curarsi- del fatto che il vecchio nano barbuto si fosse allontanato
    -se non nel corpo, senz'altro nella mente- estraniandosi dalla loro conversazione
    e perdendosi in borbottio buffi e divertenti, molto belli a vedersi.

    Che buffo!

    Però così non gli dava molto ascolto.
    E doveva assolutissimamente sapere che il mangime non era sprecato: ai piccioni piaceva lo stesso!

    Neppure stavolta lo sfiorò nemmeno l'idea di essere uno degli impertinenti contro cui l'altro inveiva.

    CITAZIONE (Yom¡ @ 20/1/2010, 18:01)

    « Ah! Dama Kalia sarà informata. E' ora che si inculchi un po' di buonsenso nei briganti a cui da asilo! Ah, se avessi fatto una cosa del genere, mia nonna -Valaya l'abbia in gloria- avrebbe usato la pagaia. Proprio così, sissignore, oggigiorno invece sono tutti più accondiscendenti ed ecco il risultato. Ah! Colpa del clima. E' questo maledetto sole che rende tutti così mollaccioni. Ah, lo so io che ci vorrebbe, un buon inverno, un freddo come quello che si respirava sulle cime di Karak Dum ai miei tempi. Vedi che allora la gente impara che la vita non è tutta barbe pulite ed oro già lucidato. Ah, ma dico io. Che tempi, che tempi... »


    Portando l’indice e il pollice alle labbra, descrivendo una “u” dai fianchi diseguali,
    il fanciullo emise un fischio acuto in risposta al quale si levò un frullio frenetico di molte paio di ali.


    "Ecco! E’ vero! Kalia!"

    La voce del ragazzino dagli occhi bigi risuonò entusiasta,
    quasi avesse ricevuto un’illuminazione,
    e il suo viso si illuminò di consapevolezza quando ricordò perché si trovava su quella panchina,
    con quell’uomo vecchio vecchio, basso basso, e buffo buffo.


    "Kalia aveva detto di riferirti che l’Est è in pericolo!
    ...perché ci sono problemi a Fanedell, nel bosco!"


    Poi, lo stormo di pennuti sciamò verso la panchina, addosso agli occupanti,
    riempiendo il loro campo visivo di un mosaico bianco, grigio e nero di bestioline piumate;
    quando la zuffa si fu placata, con l’intero stormo appollaiato qui e lì intorno -o sopra- al nano,
    il cortile del Nido degli Angeli si era fatto d’un tratto silenzioso.

    Il ragazzino con gli occhi grigi era svanito come la bruma,

    e Thorrik era rimasto solo con la promessa di una gloriosa missione.
     
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