Giochi da Cortile

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    Ti sei lasciato la Sala delle Rose avvizzite alle spalle, calcando il pavimento di marmo pregiato con il passo risoluto di chi ha deciso di abbandonare una volta per tutte -senza guardarsi indietro- quel teatro decadente di opulenza e falsità, dove la malizia e la miseria -insieme al sangue dei combattenti- scorrono via come il vino.

    Sfili davanti ai soldati di guardia, fissi e immobili come pezzi dell'arredamento... come giocattoli privi di volontà, e il ritmico echeggiare dei tuoi stivali è l'unico suono che ti accompagna quando anche la musica si è affievolita fino a sparire: evaporata, come un profumo nell'aria, di cui resta traccia nella sequenza di note intrappolata nella tua mente.

    Il suono croccante della carta lucida e spessa che viene strappata è l'unico elemento che spezza quella monotonia, e come il dissonante rintocco di mezzanotte che pone fine all'incantesimo, i contorni dell'Atrio svaniscono, sbiadendo, fondendosi ed amalgamandosi come un quadro dipinto di fresco, su cui la pioggia comincia a cadere, sciogliendo i colori in un nulla indistinto.
    Tutto diventa nero, ma non sai se siano i tuoi occhi ad essersi ottenebrati nel sonno,

    o se sia stato il mondo ad annullarsi e spegnersi...

    ~ ~ ~

    Quando riapri gli occhi la prima cosa che vedi sono scampoli di cielo azzurrissimo, mascherato da fronde distanti, che avvampano di un verde vivido e smeraldino, baciato dal sole.
    La sensazione che ti suscita quella visione è piacevole e rasserenante quasi quanto l'abbraccio fresco e soffice del prato su cui sei sdraiato, in mezzo ai profumi dei fiori colorati, accarezzato dalla brezza primaverile, che intorno a te canta con la dolcezza di una madre.

    ...ma quello non è l'unico suono che percepisci: ci sono anche schiamazzi, vocii allegri, filastrocche e risate nell'aria.
    Ti tiri a sedere, e scopri di trovarti in una specie di cortile, racchiuso da mura solide e chiare; i cancelli sono aperti, e i bambini scorazzano in giro, spensierati come solo a quell'età si è ancora in grado di essere.

    Sembra che nessuno di loro faccia caso a te -forse perché non ti hanno ancora notato-, ma non ne sei troppo sicuro.
    E non ne sei troppo sicuro perché non sei assolutamente in grado di definire l'età degli occhi grigi che ti fissano a mezzo metro dalla tua faccia, incastonati in un volto pallido, sostenuto dalle mani sottili e delicate i cui gomiti sono puntellati sulle ginocchia, raccolte al petto per fargli tenere una posizione rannicchiata.


    image
    "...bensvegliato, fratellone..."

    Il volto imberbe e illuminato da un sorriso candido, gli abiti dai pantaloni corti, il fisico smilzo e -ad occhio- non troppo alto, farebbero pensare ad un ragazzo... ma la scintilla enigmatica e un pò folle che luccica nel suo sguardo, così come l'inafferrabile ombra che rende ambivalente il suo sorriso, ha qualcosa di indefinibilmente atavico...

     
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    Io lascio che le cose passino e mi sfiorino,
    perchè non sono ancora in grado di comprenderle



    Era svanito tutto.
    A partire dalla sensazione di carta lucida
    sotto i polpastrelli
    fino al calore pungente dell'aria chiusa
    intrappolata nei drappi rossi di falso perbenismo.


    Aveva chiuso gli occhi
    per istinto, o per scelta,
    per rimanere estraneo alla mistica ragione
    che giaceva dietro al meccanismo
    capace di riportarlo su quel Mondo.
    Là, su Endlos, dove il suo viaggio era stato influenzato
    da una strana deviazione.
    Quando sollevò nuovamente le palpebre
    c'era solo la luce ad attenderlo, una luminosa alba
    fatta d'ombre spigolose ed ondeggianti.
    Meravigliose.
    Dipingevano il suo volto in un chiaro-scuro
    spontaneo, naturale, arboreo
    e niente poteva superare

    (in quell'attimo che era solo un gioiello)
    la dolcezza del sussuro di vento.
    Una brezza austera ma caritatevole.
    Che non giudica e non disprezza.

    Sollevarsi da terra era un affronto
    a quel dono di serenità che il Destino
    gli aveva gentilmente offerto, porgendolo
    in una coppa di mani pallide ma ben curate.
    Eppure il Fu Re si issò
    e gli sembrò d'essere come una madre
    pronta ad andare in cerca di cibo:
    una strana sensazione acutizzata

    (forse)
    dal vociare fanciullesco che infiocchettava l'aria.
    Rendendola giovane, briosa.
    Viva.

    CITAZIONE

    "...bensvegliato, fratellone..."


    Mentre lo smarrimento
    dovuto al salto fra dimensioni
    lo abbandonava facendolo tornare
    alla sua fredda

    (e oramai disillusa)
    visione della realtà, la voce
    e gli occhi
    del bambino che lo fissava
    ebbero l'effetto di una doccia gelata.


    «Dove mi trovo?»

    Sapeva d'essere tornato su Endlos
    (per quanto l'ambiguità del suo traghettatore
    l'avesse più volte ammonito di non fidarsene)
    ...ma ciò che doveva scoprire, ora,
    era precisamente in che punto
    fosse stato catapultato.

    SPOILER (click to view)
    Ad inizio post, citazione proveniente dalla canzone "Il Mare Verticale" di Paolo Benvegnù
     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 30/1/2010, 19:56)

    «Dove mi trovo?»


    image
    Il tuo strano interlocutore non sembra particolarmente sorpreso di vedere uno straniero come te, spuntato dal nulla, in quel luogo -qualunque sia quel posto dove ti sei ritrovato al risveglio-, ma lo vedi sollevare le mani davanti a sé e intrecciare tra loro le dita sottili e fragili, vestendo sul volto giovane e imberbe un'espressione riflessiva, enigmatica e un pò meditabonda, che si avvicenda alla scintilla folle ed infantile che sei sicuro di aver visto solo poc'anzi, in favore di una parvenza di serietà che ti pare scura come un'ombra.
    Ma forse ti stai solo preoccupando un pò troppo.

    "Nel quartiere di Miséricorde della città di Istvàn, signore..."

    ...che per quanto ne sai potrebbe essere dovunque.
    Il ragazzetto fa una pausa, poi torna a sorridere con fare sbarazzino.


    "Tu dove volevi andare, fratellone?"
     
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    Aveva bisogno di sentire vicino a se
    la presenza di Trisarma.
    La cercò con la mancina, una mano decisa
    ma discreta
    che come la sorella gli permetteva
    di rimanere seduto, sul prato,
    mentre le gambe distese
    trovavano riposo.
    Si interruppe all'istante
    nella ricerca
    quando si rese conto che
    avendo davanti un bambino
    tale gesto sarebbe risultato inutile,
    sconveniente
    e malvagio.
    Eppure, in vita sua
    aveva imparato a diffidare degli angeli
    e di tutte le cortesi apparenze
    che celano l'inganno.

    CITAZIONE

    "Nel quartiere di Miséricorde della città di Istvàn, signore..."


    Erano state indicazioni precise
    appropriate forse ad un individuo che

    (secondi il Fu Re)
    viveva in quel posto
    da oramai abbastanza per poterlo chiamare
    'casa'.
    Quartiere, città.
    Non riconosceva ne "Miséricorde" ne "Istvàn"
    e dovette quindi affidarsi ancora alla domanda
    per ottenere informazioni
    sul cammino prossimo che lo attendeva.

    (o gli stava andando incontro?)

    CITAZIONE

    "Tu dove volevi andare, fratellone?"


    «Sto cercando la Dama dell'Est.»

    Anche se gli anni erano passati
    e le cicatrici testimoniavano quella magra evidenza,
    in Tristan rimaneva forte il vizio
    di parlare non per mete o destinazioni
    ma solo tramite obiettivi.

     
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    Lo sbarbatello continua a sorriderti candidamente, tutto allegro e pimpante come solo un bambino da essere; non deve aver notato la mano che scivola furtiva su Trisarma, o se pure l’ha fatto non dà l’impressione di importargli poi molto.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 1/2/2010, 20:24)

    «Sto cercando la Dama dell'Est.»


    A quelle parole fa eco una risatina, argentina e spontanea, che viene ben presto censurata dalla manina bianca, delicata e fragile del tuo interlocutore, tempestivamente accorsa a tamponare l’irriverente sfogo di ilarità della bocca dell’infante.

    "Beh: siamo ad Est, e questa è la sua città...!"

    Ma dopo quell’ilarità giocosa tipica dei bambini quando si beano di essere in possesso di informazioni che li mettono in vantaggio sugli adulti, il tuo giovane (?) interlocutore si fa serio di colpo, dimostrando per l’ennesima volta -con più chiarezza- la capacità repentina che sembra possedere di mutare umore in un momento, quasi fosse un improvvisato artista che sceglie il colore per questo o quell’elemento del disegno che sta componendo.

    "Dimmi, fratellone ti hanno dato indicazioni sbagliate alle porte della città
    o non sei semplicemente passato da lì?"


    E i suoi occhi grigi ti scrutano nel profondo, quasi possa vedere la risposta
     
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    Erano ad est e questo,
    per Tristan,
    fu un sollievo inaspettato.
    Forse troppo inatteso.
    Si alzò completamente da terra,
    lasciando che la sua ombra svettasse sul prato fresco ed umido
    testamento di una pioggia appena accennata
    ma in grado di annacquare la natura stessa.
    Che fosse un tentativo di ristabilire la palese differenza d'età
    che il dialogo fra i due stava capovolgendo?
    Non c'è dato saperlo.


    «Sei molto astuto per l'età che hai, giovanotto.»

    Tutto quello che d'importante si celava nella frase
    era l'inflessione che il Fu Re pose nella parola 'età',
    velatamente pronunciata con riserbo
    su cosa fosse realmente quel concetto se si stava parlando
    del ragazzo con gli occhi grigi.
    L'uomo si scrollò di dosso i pochi fii d'erba attaccatisi ai pantaloni
    e risistemò adeguatamente l'armatura,
    riallacciando infine Trisarma al suo fianco.


    «Sembra una bellissima città.
    E sembra piuttosto grande.»


    Fissò il cielo, azzurro contro azzurro,
    perforandone i segreti più nascosti.
    In fondo lui, lassù, c'era stato sul serio.

    (e non lo rimpiangeva,
    se non per la persona con cui aveva condiviso
    quella particolare esperienza)

    «Potresti indicarmi la via per raggiungere la Dama?»

     
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    Il signore con la barba si rimise lentamente in piedi, rivelando un’altezza ragguardevole, di tutto rispetto, bastante a sovrastare lo smilzo ragazzino dai capelli castani per l’intera testa e parte delle spalle larghe: in un istinto fanciullesco di saggiare nella maniera più semplice e diretta il divario tra loro, il giovane fece leva sulle gambe sottili come stecche -che lo avevano fino a quel momento mantenuto in una posizione accucciata- balzellando in piedi, tutto pimpante, per poi muovere un passo in avanti,
    piazzandosi dirimpetto al cavaliere. A quella distanza nulla, il responso era inequivocabile.

    Gli arrivava al plesso solare.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 9/2/2010, 18:16)

    «Sei molto astuto per l'età che hai, giovanotto.»


    Infantilmente, tra sé e sé, il ragazzo dagli occhi grigi prese a ridacchiare, soffocando quel moto di ilarità premendo entrambe le mani diafane e delicate contro la bocca pallida e ben disegnata.
    L’uomo in armatura lasciò vagare lo sguardo per la volta vasta, luminosa e azzurra del cielo, e il piccolo indietreggiò con un balzello per rientrare nei ranghi dopo la sua avventata e giocosa incursione entro i confini dell’altrui uovo prossemica, solo per sincerarsi della sua effettiva statura.


    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 9/2/2010, 18:16)

    «Sembra una bellissima città. E sembra piuttosto grande.
    Potresti indicarmi la via per raggiungere la Dama?»


    Preso da un accesso di entusiasmo, il ragazzetto cominciò a saltellare sul posto su un solo piede, lo stesso che -dopo un paio di rimbalzi- usò come perno per cominciare a ruotare su se stesso, piroettando una... due... tre volte... abbastanza velocemente da procurarsi un bel capogiro.

    Quando si fermò, interrompendo quel sincopato passo di danza, il braccio destro ed esile si sollevò con fermezza verso il cielo, sottolineando la direzione con l’indice sottile della mano diafana; la linea astratta descritta dalla traiettoria del dito puntava dritta verso il maniero realizzato in una pietra dalla curiosa tonalità azzurra, che sorgeva in lontananza, sovrastando la città come una sentinella, le cui torri alte e sottili si ergevano aggraziate dal suolo per decine di metri.


    "Certo che potrei, Fratellone...! ♥ E’... diii…làààà... ♪"

    E gli sorrise, candido e ingenuo come un bambino senza tempo.
     
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    E la sensazione che tutto fosse già stato scelto, predeterminato,
    divenne chiara al pari della luce riflessa nel prato e nelle foglie,
    piccole dita di chiome maestose e ballerine.
    Aveva smesso, Tristan, di credere al Destino
    quando Egli per primo gli aveva intimato di non lasciarsi prendere in giro da chi
    -per ottenere potere e comando-
    chiama in causa Forze ben più complicate di quanto si possa comunemente concepire.
    Ed era insorta in lui la necessità di farsi cullare dagli eventi,
    una passività che riaffiorava proprio lì mentre lo sguardo
    si riempiva del colore tenue delle torri stagliate contro il cielo,
    in un mescolarsi tanto avvicendevole da non capire più se fosse la struttura lo sfondo del quadro
    oppure viceversa.


    «Ti ringrazio, giovanotto.
    Perchè non torni a giocare con gli altri?»


    Lo osservò entusiasmarsi per l'aver appena indicato una via ad un uomo in armatura e percepì,
    dal distacco che provava,
    la necessità di dover riallacciare rapporti con la vita.
    O con ciò che ne rimaneva, nel suo caso.

     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 14/2/2010, 14:04)

    «Ti ringrazio, giovanotto. Perché non torni a giocare con gli altri?»


    Gli occhi grigi del ragazzino dagli scompigliati capelli castani lo fissarono dal basso,
    scrutando il viso dell’Erede di Trisarma con un’intensità che amalgamava sentimenti simili e opposti
    insieme a sensazioni difficili da identificare e discernere nella loro risultante mescolanza:
    l’onnipresente luccichio folle del suo sguardo enigmatico
    si accompagnava ad una sorta di entusiasmo infantile
    che coesisteva nell’aspettativa di qualcosa forse celato nella sua prossima domanda,
    e nel presagio di delusione che avrebbe comportato il suo contrario.


    "Non posso venire a giocare con te, Fratellone? ♥"

    E intrecciando le mani dietro la schiena, il fanciullo inclinò in avanti la schiena
    forse per mostrarsi più piccolo e fragile...

    Come uno di quei fiori carnivori quando aprono le loro corolle al mondo.
     
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    «Temo di no.
    Non sei sotto la mia responsabilità, ne trovo giusto che tu non giochi con i tuoi amici.
    Dovresti farlo, serve ad insegnarti fino a che punto puoi contare sugli altri...»


    '...oppure cavartela da solo'.

    Allungò una mano per poggiarla sulla spalla del ragazzo
    facendo attenzione non fargli pesare la sua età
    e nemmeno la statura.
    In realtà, il giovanotto poteva dimostrarsi più uomo del Fu Re
    e ciò spaventava quest'ultimo fino a renderlo ancor più sicuro
    della scelta che avrebbe intrapreso una volta giunto
    al cospetto della Dama.


    «Mi chiamo Tristan.
    Qual'è il tuo nome?»

     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 16/2/2010, 11:34)

    «Temo di no.
    Non sei sotto la mia responsabilità, ne trovo giusto che tu non giochi con i tuoi amici.
    Dovresti farlo, serve ad insegnarti fino a che punto puoi contare sugli altri...»


    "Uffa...!"

    Uno sbuffo di disappunto forzò la barriera della boccuccia pallida del ragazzino dai capelli castani, e il musetto gli si arricciò in una smorfia imbronciata al suono di quelle parole, mentre gli occhi bigi continuavano a fissare il cavaliere dal basso con insistenza, in un misto di delusione condita con una punta di risentimento per quel diniego - quasi fosse il genitore che gli avesse negato il dolce.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 16/2/2010, 11:34)

    «Mi chiamo Tristan. Qual'è il tuo nome?»


    Quando il cavaliere allungò una mano per elargirgli una sorta di pacca statica sulla spalla, il ragazzino si mosse con una rapidità e una fluidità nei movimenti che avrebbero fatto pensare allo scatto di un qualche felino da preda: spiccò un piccolo balzo, scartando lateralmente, e allacciò le braccia sottili al collo dell’uomo, intrecciando al contempo le ginocchia e le gambe attorno al braccio del guerriero, immobilizzandolo e restando aggrappato così... come una scimmietta.

    Con il volto ora quasi allo stesso livello, il ragazzo fissò l’uomo dritto negli occhi,
    e quando parlò la sua voce era sottile, infantile e lamentosa come quella di un bambino...


    "Bess vuole accompagnare Tristan dalla Sorellona Kalia!
    Ti preeeego...! Conosco bene la città! E, poi, sarò buono: lo prometto!"


    ...un bambino che tenti di impietosire il suo tutore con i suoi modi teneri e adorabili – sebbene la sua espressione imbronciata prometta che sarebbe passato presto ai capricci pesanti
    se non fosse stato accontentato.
     
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    Se fosse mai stato un uomo irascibile
    quello di sicuro era il momento della verità.
    Tristan non seppe come reagire all'esuberanza

    (venata da stupore per le doti atletiche)
    del giovanotto e fece quello che nei suoi tempi da Re aveva appreso
    osservando la vita serena e ciclica dei contadini:
    cedette.
    Al peso delle richieste, al peso della lotta sterile
    che non porta a nessun risultato se non il conflitto;
    da vicino, gli occhi del ragazzo confermavano
    la strana sensazione trasmessa poco prima nel fugace scambio
    di occhiate fra
    'alto' e 'basso'.

    «Prometti che farai il bravo?»

    Che sciocca richiesta retorica.
    In realtà, serviva a Tristan per ragionare sulla più ovvia necessità
    di avere una 'guida' per giungere il prima possibile al Maniero della Dama.
    E forse, con un po' di astuzia, l'avrebbe ricevuto senza troppe pretese.


    «E prometti che non mi accuseranno di rapimento?»

    Pareva più una domanda a sè stesso, quasi stesse ragionando ad alta voce
    su quanto fosse giusto portare con sè quel bambino
    dai tratti così indecifrabili.


     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 17/2/2010, 17:16)

    «Prometti che farai il bravo? E prometti che non mi accuseranno di rapimento?»


    "Giurin giurello!"

    Garantì il ragazzino dai capelli castani,
    accompagnando le parole con un ampio sorriso sbarazzino e un vigoroso cenno del capo;
    in uno slancio di contentezza, infilò la testolina nell’incavo del collo del cavaliere -coperto dalla corazza di metallo-, abbracciandolo come un bambino che ha appena ottenuto la promessa
    di veder accontentato il suo capriccio.

    Dopo un attimo, il giovanotto si ritrasse, inclinando leggermente indietro la schiena ma senza dare alcun segno di volersi staccare dal suo trespolo o tornare con i piedi per terra, e sciolse un braccio dall’intreccio precedentemente intessuto unicamente per tendere un indice sottile e delicato verso l’arco di un cancello spalancato, che si apriva nelle mura che cingevano il cortile, una trentina di metri di più in là.


    "Da quella parte!"

    E lo cinguettò con sincero e innocente entusiasmo.
    La cosa
    strana è che il castello azzurro che ti è stato mostrato
    si trova dall’altra parte rispetto alla direzione appena indicata.

    Che sia una scorciatoia oppure...?
     
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    «Non sono forte abbastanza per reggerti con un solo braccio.»

    Per quanto non fosse vero, l'ambiguità della frase
    era celata nell'accezione del verbo
    riferito forse al fisico, riferito forse ad altro.
    Quanto avrebbero ancora retto le braccia di Tristan,
    nell'attesa che le speranza di ritrovare quella persona
    si tramutasse in realtà?


    «Su, forza, salì sulle spalle e siediti.»

    E in attesa che il giovanotto facesse penzolare le sue gambe sul petto dell'uomo,
    il Fu Re si inginocchiò leggermente affinchè la manovra fosse più semplice,
    come un titano che flette la gamba pronto a sorreggere
    il peso del mondo sulla propria schiena.
    Non appena fosse stato sicuro della stabilità di Bess,
    il guerriero avrebbe seguito la strada da egli indicata
    ignorando la diametralmente opposta corrispondenza
    fra il cancello da attraversare e l'immagine del Maniero,
    un pugnale di turchese infilzato nel cielo.


    Ed iniziò a camminare, con il giovanotto in spalla,
    come un padre pronto a mostrare il mondo
    al proprio figlio.

     
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