[CSV] Prefazioni

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    I passi leggeri e ritmati della Dama si accompagnavano al fruscio lieve che il suo semplice abito lungo produceva attorno alle caviglie, echeggiando basso -radente il lucido pavimento di marmo- per la Grande Biblioteca di Palanthas e serpeggiando tra gli altissimi scaffali di legno carichi di qualsivoglia libro, sempre curati e spolverati dai monaci delle Vesti Blu, che -come ombre o fantasmi- aleggiavano qui e là per il vasto ambiente, muovendosi nel più profondo e meditativo silenzio per svolgere le loro funzioni di manutenzione là dove il loro operato più serviva.

    « ...così l’intera struttura è diventata come la vedi adesso. »
    concluse la voce della fanciulla, ponendo fine ad un discorso pregresso
    « Naturalmente, però, ora che la biblioteca è sotto la tua giurisdizione,
    puoi proporre di apportare al progetto originario tutte le modiche che ti servono. »


    Mantenendo un tono basso, quieto e discreto -perfettamente consono all’ambiente in cui si trovava-, la giovane dai lunghi capelli azzurri fermò il suo incedere alla fine di un corridoio formato da due librerie alte fino al lontanissimo soffitto a volta, e con un sorriso angelico si rivolse all’uomo che l’aveva seguito nella visita e che ora l’affiancava – dignitoso e severo.
    Amarth, il Guardiano del Destino.

    « Solo una cosa vorrei pregarti di lasciare inalterata... »

    Con un gesto eloquente, l’Alfiere dell’Est inclinò il capo verso lo spazio circolare che -da oltre il punto dove sostavano- si apriva come una grande stanza (o una piccola piazza) davanti a loro, incastonata tra scaffali ingombri di tomi di ogni tipo disposti in circolo, con un sontuoso tappeto persiano a pavimentare la zona e arredata unicamente di un’ampia cattedra monumentale, la cui superficie è coperta da pile di volumi che si arrampicano uno sull’altro fino raggiungere un’altezza complessiva di quasi due metri.

    « ...e a tal proposito, c’è una persona che vorrei conoscessi. »

    Era difficile immaginarlo, ma ora che Lady Kalia l’ha fatto notare ti pare quasi di percepire la presenza seduta dietro quella muraglia di conoscenza, e riesci quasi a scorgere uno sperone dorato appuntito come la lama di una lancia; un basso ronzio e un leggero lucore azzurrino provenne da lì, e -come per un terremoto- una delle pile di libri collocata in posizione più centrale fu scostata verso i laterali, rivelando uno scampolo per gli occhi, una feritoia attraverso cui il busto muscoloso di un giovane dagli scomposti capelli blu elettrico vi osserva senza emozione apparente con i suoi vitrei occhi grigi.

     
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    La voce del Destino chiama a sé i propri attendenti, e questi accorrono con solerzia a ricevere l'incarico che la divina Essenza comanda loro, poiché ogni piccola azione sarà preziosa linea del Disegno del Mondo; allo stesso modo Erelamarth Celebliant era accorso alla chiamata della dama dell'Est, poiché ella ivi rappresentava la volontà del Fato, che prima ancora della Parola e del Tempo dimorava presso lo Zero.

    Regali furono i passi della giovane creatura, che più di tutti gli Abitanti poteva osare sull'Essenza, lungo i meravigliosi corridoi di Palanthas e mentre ella incedeva delicata e perfetta, raccontava la storia del grande edificio che il Destino aveva scelto come sua dimora nel Mondo. Terminato ch'ebbe il suo lungo discorrere, nel quale l'Essenza aveva prestato massimo ascolto e massimo interesse (tenendo a mente quanto questo sia relativo da parte dello Zero), ella concesse al Guardiano il dominio sul palazzo, nonché la possibilità di apportarne le volute modifiche: Kalia aveva ben riconosciuto lo spirito di Amarth, e ne aveva assecondato la particolare "capricciosità", e questo non verrà dimenticato da Colui che chiude il Cerchio.

    Piuttosto egli le rispose, vittima di quella tranquillità e pace che sempre circondavano l'Alfiere, con voce rilassata e profonda, come se a parlare fosse un limpido pozzo:

    -Il Destino guiderà il mio cuore e la mia parola, ma mai userò ciò che tu hai concesso al Celebliant per deturpare questo specchio: esso, infatti, riflette la conoscenza che il mio numero porta, e sempre più ritengo di aver varcato le porte dell'Est per ricongiungermi alla via di cui ancora oggi il mio spirito va in cerca*-

    Il potere della Dama penetrava le carni e l'anima e come fiera aquila vi volava all'interno, deponendo un azzurro uovo che aveva nome Tranquillità, e lo Zero riusciva a percepire la forza più di tutti, tanto ne era schiavo e ne soffriva, non potendo egli possedere un unico colore. Tuttavia, tinto d'azzurro e bianco, luminosi come rare pietre custodite nel ventre della Terra, non desiderava rendere la fanciulla partecipe del suo dolore, poiché egli stesso aveva deciso di sottostare al Destino in lei incarnato, e conservò questi pensieri per sé.

    Arrivati presso un corridoio i cui muri erano nient'altro che due librerie congiungenti il pavimento al grande soffitto, l'Est s'arrestò e parlò nuovamente all'Arcobaleno pregandolo di lasciare immutata solo una zona, e preso la indicò: un ampio spazio circolare quasi difeso da librerie perimetrali ed al suo centro una grande cattedra vi si ergeva, e libri erano poggiati su di questa, tanto alti da non consentire quasi la visione di ciò che vi era oltre; in ultimo la Dama espresse il desiderio che lo Zero conoscesse qualcuno, che ora gli parve di scorgere oltre il muro di pagine: solo una punta dorata poteva essere riconosciuta, finché poi parte delle pile di tomi non venne spostata lateralmente, lasciando intravedere occhi grigi ed il muscoloso torso di una creatura dai capelli blu, e allora il Celebliant ricordò questi dettagli su un corpo veduto in precedenza tuttavia, essendo incerto della loro eguaglianza, restò in silenzio ad osservarlo, chinando lievemente il capo per dare il giusto assenso a Colei che regna sull'Est.

    SPOILER (click to view)
    *: Amarth intende, ovviamente, il ricostituirsi dell'Ordine dei Guardiani



    SPOILER (click to view)

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Per spiegarlo in termini poco ortodossi, rispetto a quelli che userebbe il Guardiano in persona, questa capacità non è altro che la possibilità di rendere Amarth un canalizzatore tra le emozioni provate dagli altri. Esse vengono attirate verso il Guardiano il quale, una volta assorbite, le direziona verso le altre persone presenti, inducendole a provare quelle stesse sensazioni. Può però decidere di interrompere il flusso di queste emozioni e, così facendo, espellerle dal proprio corpo sotto forma di attacchi. A prescindere dall'uso che ne possa fare, è proprio il Synchro a far spostare il riflesso del ragazzo su di un colore particolare, che uniformerà gli altri riflessi di Amarthrind, della veste, dei capelli e degli occhi.

    CITAZIONE
    Nota1: se non c'è nessun altro le cui emozioni possono essere canalizzate, Synchro utilizza quelle provate, da Amarth stesso.

    CITAZIONE
    Nota 2: Poiché Synchro è sempre in funzione, quando Amarth non la rivolge verso nessuno, l'abilità fa cambiare il colore di se stesso basandosi sulle emozioni da lui provate in quel momento

    CITAZIONE
    Nota 3: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di persone: se, rivolgendo Synchro verso l'ambiente, cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 4: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri
    Sensazioni: utilizzabili una per volta, sebbene tutte accumulabili; ciò porta Amarth in uno stato di forte stress nel qual caso assorbisse più di quattro sensazioni contemporaneamente.
    Cambiamento cromatico: Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco

    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo
    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
    Sofferenza, Dolore ---> Marrone
    Tristezza --> Blu scuro



     
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    CITAZIONE (Erelamarth @ 5/2/2010, 02:17)

    -Il Destino guiderà il mio cuore e la mia parola, ma mai userò ciò che tu hai concesso al Celebliant per deturpare questo specchio: esso, infatti, riflette la conoscenza che il mio numero porta, e sempre più ritengo di aver varcato le porte dell'Est per ricongiungermi alla via di cui ancora oggi il mio spirito va in cerca-


    La Dama Azzurra annuì, regalandogli un sorriso dolce e allegro,
    perché vedere qualcuno pronto a rimboccarsi le maniche animato solo da buone intenzioni
    aveva sempre il potere di farla contenta...

    Poi si chiuse in un rispettoso silenzio, e aspettò che i due
    Saggi facessero conoscenza.
     
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    Il suono raspante del legno che gratta contro la stoffa presagì il fatto che l'occupante della cattedra stesse scostando indietro la seggiola -facendone grattare i quattro piedi sul tappeto- per alzarsi.

    La creatura si issò in piedi con un'eleganza innata -che probabilmente neppure sapeva di possedere-, rivelando una statura ragguardevole che pure doveva raggiungere e superare i due metri d'altezza a partire dalle leve -che sfuggivano alla vista perché coperte dalla scrivania- fino ad arrivare al corno dorato che spiccava dalla nube di capelli blu elettrico... senza dimenticare il fisico statuario che spiccava dall'ombelico in su dalle pile di libri.

    Il Raitei fissò il ragazzo azzurro con gli occhi grigi, e gli parve familiare; una piccola scossa elettrica percorse l'aureo corno dalla consistenza metallica, arrampicandosi in una scintilla azzurrina dalla base fino alla sommità, mentre schegge di ricordi gli vagavano per la sua mente singolare.

    Poi, il gigante sollevò una mano, e il lungo indice affusolato trafisse idealmente la figura del Celebliant; le sue labbra pallide e ben disegnate si schiusero, e una singola parola scaturì dalla sua bocca.


    "...Brilla."
     
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    Il Tempo, la Storia ed il Mondo stesso sono semplici fili che s'intrecciano sul Disegno e lo rendono un perfetto ciclo: in questo la Morte trova compimento nella Vita e viceversa, in questo la Natura trova completamento nella Sorte e viceversa, in questo Erelamarth Celebliant dimora.

    Oltre le pile di libri qualcosa si mosse, strusciando sul tappeto che decorava la cattedra, e sembrava essere una sedia: da questa si sollevò l'uomo che poco prima aveva fissato negli occhi l'Antico ed in tutta la sua statura lo additò ed emise un unico suono, a forma di parola. Fugati che erano i dubbi, lo Zero riconobbe essere lo stesso che, tempo addietro, lo aveva intrattenuto alcuni istanti mentre era immerso nella meditazione e, come quella volta, pronunciò la stessa espressione. Avendo Amarth ricevuto il benestare di Kalia, non ebbe remore nel discorrere nuovamente con la creatura, perciò, ancora stretto nel laccio di tranquillità e pace che la Dama emanava, cercò di penetrare gli occhi dell'uomo coi suoi, scrutandovi l'interno dell'animo in cerca di colori, che tuttavia mancarono.

    -Sì, brillo. Non è la prima volta che i miei ed i tuoi occhi si incontrano...Il Destino ci ha portato nuovamente allo stesso incrocio, e sembra che, questa volta, dovremo percorrere un tratto di strada assieme. Quel giorno non ti dissi il mio nome ma oggi rimedierò: io sono Erelamarth Celebliant, Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani, dimoro oltre il Pensiero e incarno la neutra volontà del Destino e l'incostante capricciosità del Caso. Ciò che tu vedi su di me, ora, è il potere della Dama che su questo corpo si rende visibile, tingendomi dei colori che ti sono mostrati. Apprenderai che la mia vera Essenza è ben diversa dall'azzurro o dal bianco.-

    L'Arcobaleno risplendeva di cielo e di nuvola, e tanto delicate furono le sue parole, perché nulla poteva contro le emozioni del Mondo e ne era vittima. Stretto in quel colorato abbraccio, restava mutilato del suo vero parlare e del suo vero agire, perché ora i suoi occhi, che oscillavano tra il bianco e l'azzurro sembravano sorridere, così come la sua bocca ed il suo corpo, e ciò non era
    normale per chi sta alla fine del Cammino. Pertanto si voltò verso l'Alfiere e, sussurrandole lievemente, le parlò:

    -Signora dell'Est, sei in grado di limitare il tuo potere? Vorrei discorrere con lui investe di Celebliant, e non trattenuto dal giogo della tua forza, che come vedi mi tinge, rendendomi innaturale. Spero possa accogliere la mia richiesta, Dama Kalia.-

    Piegandosi leggermente si sforzò in un inchino (quasi unico nella storia del Guardiano), dettato sia dal suo essere subordinato sia dal vincolo di potere della ragazza, ed attese pazientemente la risposta sia di lei che dell'uomo dal corno dorato.



    SPOILER (click to view)

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Per spiegarlo in termini poco ortodossi, rispetto a quelli che userebbe il Guardiano in persona, questa capacità non è altro che la possibilità di rendere Amarth un canalizzatore tra le emozioni provate dagli altri. Esse vengono attirate verso il Guardiano il quale, una volta assorbite, le direziona verso le altre persone presenti, inducendole a provare quelle stesse sensazioni. Può però decidere di interrompere il flusso di queste emozioni e, così facendo, espellerle dal proprio corpo sotto forma di attacchi. A prescindere dall'uso che ne possa fare, è proprio il Synchro a far spostare il riflesso del ragazzo su di un colore particolare, che uniformerà gli altri riflessi di Amarthrind, della veste, dei capelli e degli occhi.

    CITAZIONE
    Nota1: se non c'è nessun altro le cui emozioni possono essere canalizzate, Synchro utilizza quelle provate, da Amarth stesso.

    CITAZIONE
    Nota 2: Poiché Synchro è sempre in funzione, quando Amarth non la rivolge verso nessuno, l'abilità fa cambiare il colore di se stesso basandosi sulle emozioni da lui provate in quel momento

    CITAZIONE
    Nota 3: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di persone: se, rivolgendo Synchro verso l'ambiente, cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 4: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri
    Sensazioni: utilizzabili una per volta, sebbene tutte accumulabili; ciò porta Amarth in uno stato di forte stress nel qual caso assorbisse più di quattro sensazioni contemporaneamente.
    Cambiamento cromatico: Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco

    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo
    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
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    CITAZIONE (Erelamarth @ 5/2/2010, 15:23)

    -Signora dell'Est, sei in grado di limitare il tuo potere? Vorrei discorrere con lui investe di Celebliant, e non trattenuto dal giogo della tua forza, che come vedi mi tinge, rendendomi innaturale. Spero possa accogliere la mia richiesta, Dama Kalia.-


    Sentendosi interpellata, la Dama Azzurra assentì a quella richiesta con un cenno esitante del volto delicato; lo sguardo blu come lo zaffiro indugiò per un istante sul Guardiano per poi spostarsi sul Raitei e dedicargli una lunga e intensa occhiata.

    « Nessun problema da parte mia, Sire Amarth: anche perché le responsabilità che il ruolo impone mi richiedono altrove per l’amministrazione del Presidio. »

    Con movimenti calmi e posati, senza esplicitare con una singola parola l’intesa intercorsa tra lei e l’Amal, l’Alfiere rivolse ad entrambi il suo saluto, ad Amarth nella forma di un leggero inchino con riverenza e a Brifos in un gesto discreto e semplice che eseguì sollevando la mano diafana e delicato.

    « ...beh, allora vi lascio liberi di discorrere. »

    Kalia sorrise -benevola e serena come la sua indole più profonda e radicata- poi si congedò voltandosi e si incamminò per i corridoi della biblioteca, percorrendo la strada a ritroso fino all’uscita; il ritmo dei suoi passi e l’eco del suo incedere furono l’ultimo segno della sua presenza a sfumare,
    sancendo nel loro approdo al silenzio il momento del commiato.
     
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    CITAZIONE (Erelamarth @ 5/2/2010, 15:23)

    -Sì, brillo. Non è la prima volta che i miei ed i tuoi occhi si incontrano...Il Destino ci ha portato nuovamente allo stesso incrocio, e sembra che, questa volta, dovremo percorrere un tratto di strada assieme. Quel giorno non ti dissi il mio nome ma oggi rimedierò: io sono Erelamarth Celebliant, Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani, dimoro oltre il Pensiero e incarno la neutra volontà del Destino e l'incostante capricciosità del Caso. Ciò che tu vedi su di me, ora, è il potere della Dama che su questo corpo si rende visibile, tingendomi dei colori che ti sono mostrati. Apprenderai che la mia vera Essenza è ben diversa dall'azzurro o dal bianco.-


    Il gigante dai capelli blu parve assorbire quel torrente di nozioni con un’apatia che sfociava nello stoicismo; a giudicare dai suoi occhi grigi e fissi, non conoscendolo si sarebbe potuto azzardare che non stesse ascoltando una sola parola... ma le scintille azzurrine, che si avvicendavano in un flusso quasi continuo lungo il corno aureo che gli sormontava il capo, erano la più istintiva ed evidente spia della sua attività celebrale, che stava ripartendosi equamente tra attenzione e memoria.

    "Il mio nome è Brifos."

    Rispose per una reazione quasi meccanica (perché gli avevano spiegato più volte che quando qualcuno ti dice il suo nome, è educato fare altrettanto), perché -effettivamente- sequenze di immagini sbiadite -che gli era stato insegnato dalla Luna avessero il nome di ricordi- riguardanti l’uomo che gli stava davanti, una fanciulla dagli occhi verdi, un giorno di sole ed un prato gli si avvicendavano nella testa, mentre il tempo seguitava a scorrere insieme alle parole del Guardiano, senza dargli l’impressione di volerlo aspettare...

    Certo, avrebbe avuto bisogno di qualche momento ancora per metabolizzare tutte le informazioni,
    ma c’era da scommetterci che non ne avesse smarrita una.

    Che strano mistero la mente del Raitei.

    "...dove andiamo...?"

    Lo chiese d’un tratto, dopo un momento di meditativo silenzio: l’uomo lucente aveva parlato di strade, incroci e percorsi dopotutto... ma le allegorie erano un campo in cui era ancor meno che poco ferrato.
    Così Brifos ristette in attesa, immobile al suo posto, dietro la scrivania; la solenne nobiltà della sua voce, della sua presenza e del suo portamento, che neppure sapeva di possedere,

    stridevano a dir poco con la sua aria ingenua.
     
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    Bella e perfetta nel suo parlare e nel suo muoversi, la Dama dell'Est aveva saputo irretire la neutra mente dello Zero sin dal primo istante, quando egli ancora era inesperto della vita di Chediya. Ponderate le parole di lei, delicati e regali i movimenti, degna senza alcun dubbio dello sguardo di Colui che dimora oltre il Pensiero.

    Quando avvenne ch'ella fece per andarsene, il Celebliant le si inchinò di rimando, soddisfatto di come il Destino aveva mosso i propri fili lungo la Storia; scomparsa che fu la Dama, il paziente Guardiano si voltò verso l'uomo dal corno aureo e gli parlò, libero, ora, dai vincoli del potere dell'Alfiere:

    -Sarà allora Brifos il nome di colui che sarà mio compagno nell'amministrare Palanthas? Non da solo, dunque, terrò le redini di questo palazzo?-

    Ancora una volta il vacuo sguardo dell'Arcobaleno si posò sull'uomo e, risplendendo dell'eterna iridescenza, tentava nuovamente di scrutare oltre la pelle, in cerca di una tinta, eppure a nulla servirono i suoi sforzi, perché quella appariva lontana ed irraggiungibile, forse persino inesistente. Arresosi all'evidente fallimento, lo Zero riprese il proprio discorrere, rispondendo questa volta, alla semplice domanda dell'uomo, che più di ogni altra lo trasse in spinosi dubbi:

    -Colei che domina questo presidio è per me voce del più grande Destino, e la sua parola indicherà al mio cuore al giusta via. Se vorrai seguire Erelamarth Celebliant nel suo eterno andare, egli non lo impedirà. Per quanto il tuo spirito non mi si mostri come io desideri, questo non è ostile al mio cuore, ed il tuo rado parlare vale alle mie orecchie ben più di un tossico discorso.-

    Altro non fu il caso di aggiungere, perché il Fato aveva stretto fra le mani gli eventi di Palanthas, e alcuna azione avrebbe mai potuto deviare il corso della Storia, quando questo è saldo e comodo entro i propri argini. Lo Zero si limitò solamente ad attendere una risposta da parte di colui che aveva nome Brifos, e se questi avesse tardato, l'Eterno non avrebbe esitato nel proporre ciò che al suo essere appariva come un'appropriata soluzione al comando doppio del Tempio della Conoscenza.


     
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    CITAZIONE (Erelamarth @ 13/2/2010, 01:09)

    -Sarà allora Brifos il nome di colui che sarà mio compagno nell'amministrare Palanthas? Non da solo, dunque, terrò le redini di questo palazzo?-


    Una volta che la Dama Azzurra si fu da loro congedata e allontanata con discrezione, allo stesso modo anche il pacifico colore della sua indole serena e pacifica scivolò via dal Guardiano, allentando la presa che già era salda in tutta la sua valle, lasciando vuoto lo Zero di ogni emozione indotta,
    aliena alla sua sempiterna volontà.

    Il gigantesco Demone della Folgore -dal canto suo- ristette in silenzio, osservando con gli insondabili occhi grigi l’uomo che si parava di fronte a lui: sembrò non accorgersi dell’esame approfondito a cui lo sguardo del Celebliant lo sottoponeva, alla ricerca di qualcosa che non avrebbe mai potuto afferrare... ma se pure era invece stato diversamente, comunque il Raitei non vi diede bado;
    solo una leggera scossa elettrica risalì la lunghezza del corno aureo,
    esplicitando nella forma visibile di crepitante scintilla bluastra l’atto di un pensiero.


    CITAZIONE (Erelamarth @ 13/2/2010, 01:09)

    -Colei che domina questo presidio è per me voce del più grande Destino, e la sua parola indicherà al mio cuore al giusta via. Se vorrai seguire Erelamarth Celebliant nel suo eterno andare, egli non lo impedirà. Per quanto il tuo spirito non mi si mostri come io desideri, questo non è ostile al mio cuore, ed il tuo rado parlare vale alle mie orecchie ben più di un tossico discorso.-


    "Le cose tossiche sono un male..."

    Con l’incedere elegante e la posata solennità che rendeva inconsapevolmente dignitoso il suo modo di fare, il gigante dallo sguardo vitreo si mosse attorno alla scrivania ingombra di libri per avvicinarsi al Guardiano, coprendo con tre falcate la semicirconferenza e fermandoglisi dirimpetto prima di esordire con qualcosa di più di quell’elementare nozionismo.
    Ora il divario di altezze tra loro sembrava parecchio evidente a monte di quella ventina di centimetri, a cui andava sommandosi anche l’intera lunghezza del corno aureo.


    "Tenere le redini e curare l’amministrazione sono faccende di scarso interesse.
    Entro le mura di Palanthas, quello che prediligo fare è leggerne i libri."


    La voce profonda di Brifos articolò con fare incolore quella frase lapidaria solo in apparenza, perché era quella una superficialità facile da penetrare: lo disse senza disprezzo, fissandolo dritto in viso con gli occhi grigi, con ad animarlo nessun altro sentimento che la semplice e onesta sicurezza di chi sa cosa vuole.
    Quel che aggiunse dopo, invece, suonò curiosamente infantile nonostante la sua aria insigne, ponendosi quasi come una nota dissonante di ingenua preoccupazione sullo spartito dell’eccessiva razionalità che rendeva il suo linguaggio forbito, il suo volto vagamente inespressivo,

    e i sottintesi terribilmente oscuri alla sua concezione.

    "...Kalia ha detto che devo essere bravo, che devo essere d’aiuto...
    Per farlo dovrò rinunciare a leggere...?"
     
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    Il Potere della Dama era tanto forte da leggere persino entro il passato del Guardiano? Certo ella indovinò il lavoro migliore che potesse affidargli, poiché nulla è miglio balsamo per le Essenze, e in particolar modo per la Limite, l'essere occupati in mansioni di gruppo. Eppure ciò può stridere se si conosce la personalità dello Zero, e ancora non ci sarebbe da stupirsene perché è giusto e Destinato ad accadere: solo gli Eterni hanno la chiave per capirsi, e badano a non rivelarla per alcun motivo, essendo questa una potentissima risorsa per chiunque voglia danneggiare l'Ordine.
    Come possa essere possibile che uno spirito tanto anomalo e solitario ed estraneo come era il Guardiano potesse apprezzare un incarico di gruppo è presto detto, e si vedrà essere molto più semplice di quanto non si creda: egli si generò per contenere i suoi compagni, saldando imprescindibilmente il gruppo, rendendolo forte e stabile; senza elementi da unificare l'eternità del Guardiano scivolerebbe via tra la noia e la confusione, ma proprio l'idea di reggere la Sorte di Palanthas infusero in lui nuovo sentimento, come a volerlo preparare alla riunione dell'Ordine. Sebbene egli possa sforzarsi, mai riuscirà a celare l'innato desiderio di essere parte di un gruppo, né di ricoprire, in questo, il ruolo di coordinatore e massima autorità (e tuttavia ci si chiede come possa affrontare il Mondo, essendo privo di un qualsivoglia carattere, ma qui si raggiungerebbero argomenti la cui complessa antichità rischierebbe di tediare, senza effettivamente risolvere tutti i dubbi).

    Avendo Brifos declinato la proposta di governare Palanthas, preferendo a questo solo dei libri, che pure il Guardiano amava, diede proprio all'Essenza l'opportunità di progettare ciò di cui sarebbe andato maggiormente fiero, prescindendo dall'Ordine, ovviamente. Le ultime parole del gigante blu furono come provvidenziali, e solleticarono lo spirito del Celebliant, senza che questo, tuttavia, modificasse il proprio volto od il proprio sguardo (qualsiasi sentimento è vagamente recepito e non classificabile come tale). Allora Erelamarth parlò, soppesando ciascuna parola, e la sua voce vuota ben si riguardò dal mostrare qualsiasi cenno di apprezzamento, sebbene questo non potesse essere velato, non avendo il Guardiano la facoltà di tenere per sé le proprie tinte:

    -No, non dovrai rinunciare. La Conoscenza riposta qui a Palanthas è molto più vasta di quanto credessi, ed il mio spirito ne resta attratto. Se tanto non desideri amministrare, allora lascia che sia Erelamarth Celebliant a farlo. Nutro il desiderio di espandere il sapere qui riposto, cosicché questo luogo diventi la meta per ciascun uomo, posto ch'egli desideri apprendere la scienza del mondo. Vorrei che ogni ramo del sapere venga custodito da una creatura che possa insegnare ogni cosa in esso contenuta, e vorrei anche, con il tuo permesso, la tua persona a ricoprire tale ruolo. Occupando una posizione di rilievo, non verrai distolto dalla lettura né da qualsiasi altra cosa il tuo spirito gioisca nel fare. Solo verrai chiamato ad essere maestro e consigliere della vita di Palanthas e dei suoi studiosi.-

    Delicatamente si fermò, scrutando bene l'uomo dal corno d'oro, che intanto gli si era fatto molto vicino, come per confrontare l'altezza dei due, ben sapendo quando fosse evidente il divario. In ultimo, Amarth indietreggiò di qualche passo, riuscendo a centrare meglio il proprio sguardo negli occhi della creatura, ed infine parlò, e il suo tono fu serio e nullo, e tanto deciso che l'armonico ondeggiare delle tinte eternamente riflesse su di lui sembrò fermarsi d'improvviso, e disse:

    -Accetterai questa mia proposta, e le conseguenze che ne proverranno?-

    Altro non fu destino che aggiungesse.


     
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    CITAZIONE (Erelamarth @ 16/2/2010, 01:33)

    -No, non dovrai rinunciare.
    La Conoscenza riposta qui a Palanthas è molto più vasta di quanto credessi, ed il mio spirito ne resta attratto. Se tanto non desideri amministrare, allora lascia che sia Erelamarth Celebliant a farlo.
    -


    Le parole del Guardiano si riversarono fuori dalle sue labbra come fanno i limpidi torrenti in piena dell’Est, che si gettano giù dagli alti picchi delle montagne di Shea in uno slancio di audacia e maestosità per incontrare il Destino scavato per loro dal letto del fiume, che li scorta dalle sorgenti -negli alti ghiacciai- fino al salto che li condurrà a trovar quiete nei laghi che si raccolgono ai piedi delle pendici di roccia.

    Amarth parlava, diffondendo nell’aria la sua voce calma, e il gigante l’ascoltava, fissandolo con gli occhi grigi e insondabili in un silenzio interrotto solo dal basso ronzio delle scosse elettriche che si avvicendavano sul suo corno dorato, risalendone l’attaccatura squadrata fino al vertice piramidale.
    Non avrebbe dovuto accantonare i suoi libri e i suoi studi: buona notizia.

    Ma c’era anche dell’altro…

    CITAZIONE (Erelamarth @ 16/2/2010, 01:33)

    -Nutro il desiderio di espandere il sapere qui riposto, cosicché questo luogo diventi la meta per ciascun uomo, posto ch'egli desideri apprendere la scienza del mondo. Vorrei che ogni ramo del sapere venga custodito da una creatura che possa insegnare ogni cosa in esso contenuta, e vorrei anche, con il tuo permesso, la tua persona a ricoprire tale ruolo.-


    “Espandere il sapere”... “Apprendere la scienza del mondo”
    Erano tutte cose che non capiva completamente, perché ne riconosceva il significato dalle parole che lo vestivano, e ne percepiva e respirava lo spirito... ma, non disponendo di sensibilità ed educazione emotiva sufficientemente spiccate per afferrarlo, il senso più profondo restava pur sempre ammantato di quell’alone di mistero che costituisce il fascino.
    E c’erano anche altri lemmi che gli piacquero subito:
    “custodire”... “insegnare”...
    E lo stava chiedendo a lui.

    CITAZIONE (Erelamarth @ 16/2/2010, 01:33)

    -
    Occupando una posizione di rilievo, non verrai distolto dalla lettura né da qualsiasi altra cosa il tuo spirito gioisca nel fare. Solo verrai chiamato ad essere maestro e consigliere della vita di Palanthas e dei suoi studiosi.
    -


    Brifos tacque per qualche istante ancora, osservando silente e con volto incolore il Celebliant indietreggiare di qualche passo per meglio mettere a fuoco il volto del suo alto interlocutore, e ne sostenne lo sguardo mentre un barlume vitale di interesse -commisto a qualcosa di molto simile ad un vago, distante e appena abbozzato riflesso di un impulso di entusiasmo- si spandeva con discrezione nelle iridi grigie.

    CITAZIONE (Erelamarth @ 16/2/2010, 01:33)

    -Accetterai questa mia proposta, e le conseguenze che ne proverranno?-


    Quando Amarth parlò di nuovo, i colori che si avvicendavano su di lui parvero interrompere il loro caleidoscopio, quasi un gelido soffio invernale avesse congelato il susseguirsi delle stagioni...
    ma anche l’inverno ha i suoi colori.

    Il Raitei reclinò il testone coronato di crine blu elettrico da un lato,
    e da qualche parte nella sua memoria echeggiò il ricordo della voce della Luna
    -che gli aveva insegnato a leggere su un libro di fiabe-,
    quello del sorriso materno della Dama Azzurra
    -che dall’Osservatorio parlava di custodire la gente della città che si stendeva sotto di loro-,
    e quello del Card Master quando la sua mano guantata di nero gli aveva porto la sua carta...
    “L’Eremita, colui che si impegna nell'eterna ricerca della verità..."

    Così una scintilla azzurrina percorse di nuovo la lunghezza del corno dorato,

    e il Signore del Fulmine non esitò e rispose.

    "Sì."
     
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    ...L'Arcobaleno d'Argento...

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    Come l'alba lenta si fa strada fra il cupo manto della fredda notte, allo stesso modo il lume della conoscenza prese a splendere fiocamente nell'eterna mente del Guardiano, al quale parve che Brifos comunicasse maggiormente con le azzurre scintille che avvolgevano l'aureo corno, piuttosto che usando le proprie parole; come poi, la stessa alba necessitava di qualche tempo prima di essere chiamata mattino, e rilucere intensa, così il Guardiano avrebbe dovuto attendere prima di confermare o smentire quella sua teoria.

    Di una cosa, invece, lo Zero era certo, avendolo egli stesso sperimentato: chi è detto saggio non può rifiutarsi all'austero richiamo della conoscenza, poiché questa sgorga naturalmente dallo spirito di costui. Se l'uomo dal corno d'oro aveva risposto positivamente all'offerta dell'Essenza, allora egli era sapiente per davvero, nonostante il suo parlare rivelasse molto meno di quanto non fosse vero; e proprio su quella parola la mente dell'Arcobaleno posò la propria attenzione: sapiente. Eppure maggior titolo esigeva colui il quale compito consisteva nel dominare una branca della Conoscenza...

    Nei brevi istanti di silenzio che seguirono il "sì" di Brifos, Amarth rifletté lungamente sulla miglior descrizione, finché poi decise di utilizzare il più antico e riverito termine che conoscesse:
    Saggio.
    I maestri avrebbero preso quel nome, e tuttavia ancora era in dubbio l'esatto numero di questi, se uno sparuto gruppo o una folta schiera.
    Da qualche parte bisognava pur cominciare, ad ogni modo.
    Per riempire un secchio servono innumerevoli gocce d'acqua, ma è necessario che le prime inizino a cadere dalla fonte, dando alle altre il cenno d'avvio ed il buon esempio. Così avvenne che l'iridescenza eterna tornasse a muoversi, ondeggiando sul corpo del Celebliant ed accompagnando questi nel suo imminente discorrere:

    -Ancora una richiesta ho per te, Saggio Brifos.-

    Non diversamente dal solito, incolori furono le sue parole, e vacuo ed antico il suo tono; un'impercettibile pausa seguì, forse lo Zero era spaventato all'idea di non saper dominare un gruppo diverso dall'Ordine? Forse provava vergogna nel pronunciare la frase successiva? Non è bene, tuttavia, che al mondo trapeli quale cosa facesse esitare il Guardiano, né se questa esisteva.

    -Se tu conosci altri come noi, desiderosi di Conoscenza, e tanto potenti e colti da poter essere definiti Saggi, allora rivela i loro nomi ed insieme ci recheremo presso di loro, così che potranno essere partecipi del grande gioiello che ho intenzione di costruire in Palanthas.-

    Quasi fremendo, seppur
    a suo modo, l'Eterno cessò di esprimersi, lasciando che la cruciale risposta, che Brifos avrebbe dovuto dargli, potesse generarsi spontaneamente, come un fiore è inconsciamente chiamato a decorare una vasta landa erbosa.


     
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    Il Guardiano tacque per qualche istante, chiudendosi in un meditativo silenzio intervallato solo -di tanto in tanto- dal basso ronzio che le scosse elettriche e azzurrine producevano avvicendandosi lungo il corno aureo del gigante dai capelli blu; quando lo Zero parlò, la sua voce era calma e incolore, e l’interrogativo che rivolse innescò gli ingranaggi del destino, mettendoli in moto verso un evento che sarebbe stato destinato a divenire ben presto qualcosa di grande.

    CITAZIONE (Erelamarth @ 17/2/2010, 23:15)

    -Ancora una richiesta ho per te, Saggio Brifos.
    Se tu conosci altri come noi, desiderosi di Conoscenza, e tanto potenti e colti da poter essere definiti Saggi, allora rivela i loro nomi ed insieme ci recheremo presso di loro, così che potranno essere partecipi del grande gioiello che ho intenzione di costruire in Palanthas.
    -


    Il Raitei reclinò la testa da un lato, e lo sguardo vitreo degli occhi bigi si perse negli abissi senza tempo né profondità di memorie registrate nel mondo che lo circondava: il suono di voci che aveva udito veicolare cose che avevano catturato il suo interesse per arguzia e cultura emersero dalle nebbie della sua mente, e il demone delle folgori si immerse maggiormente in sé stesso, con maggior concentrazione per seguirle.

    Risalì ai loro volti, ricordò i loro nomi, e una scintilla azzurra sfavillò sulla punta del corno aureo; poi, tornò alla realtà della biblioteca di Palanthas, si volse verso i corridoi che conducevano fuori dal suo
    sancta sanctorum e gettò da sopra una spalla un composto sguardo d’intesa al guardiano prima di incamminarsi a passo lento ed ampie falcate verso la loro meta.

    "Ti faccio strada, Saggio Amarth..."
     
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