[CSV] Il Luminare della Musica

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    Lo spazioso ed assolato cortile di Miséricorde ospitava quotidianamente un gran numero di giovani delle più disparate fasce d’età; che essi fossero di passaggio per raggiungere le aule interne e seguirne le lezioni, diretti verso i campetti di addestramento, in sosta per arricchirsi con le letture dei tomi imprestati dalla vicina biblioteca, oppure occupati a scalmanarsi per giocare con gli amici,
    non faceva poi troppa differenza.
    L’aria che si respirava tra quelle mura di pietra, protettive e sempre aperte,
    era frizzante, rasserenante e briosa come solo la gioventù sa essere.

    Molti erano i piccoli avventori di quel posto: gli infanti più teneri ai loro primi anni di vita
    -che imparavano a muovere i primi passi sostenuti dalle braccia salde dei tutori-
    i bambini più cresciutelli, cui venivano trasmessi i rudimenti della lettura e delle discipline sportive,
    perché il loro sviluppo intellettivo e fisico avesse lo stesso rilievo,
    e perché potessero -una volta giunto il momento- scegliere la via da percorrere
    per diventare quello che avrebbero desiderato di essere...

    Tra i pargoli e i fanciulli, solo le due figure appena comparse nel vano del cancello svettavano in altezza e severità, decisamente in contrasto e quasi fuoriposto in mezzo a quel vivace e acceso chiacchiericcio condito di pura e allegra spensieratezza.
    Sarebbe potuto sembrare privo di senso il fatto che il Raitei dai vistosi capelli blu elettrico avesse condotto il Celebliant -ammantato di tutti i colori e nessuno, preso nel caleidoscopio delle emozioni festose, fresche, gioiose e vitali- alla ricerca di sapienti proprio in quel luogo dove non c’era che da imparare...

    O forse no.

    ...gli occhi grigi e vitrei del demone vagarono imperscrutabili nella piccola folla, ma trovarono a colpo sicuro il motivo della loro venuta in mezzo a quel cuore palpitante racchiuso in una struttura di pietra e legno: il motivo della loro presenza nel Nido degli Angeli aveva capelli biondi, occhi vivaci, e un sorriso caloroso, e sebbene fosse alto e apparentemente fuori posto quanto l’Amduscias e il Destino al suo fianco, la scintilla che gli brillava giocosa nello sguardo aveva il potere di farlo sembrare fanciullo come e più di quelli di cui si circondava, perché insegnasse loro il senso della bellezza.

    Una scintilla sfolgorante di azzurro si arrampicò sul corno dorato che gli sormontava il capo, mentre il gigante muoveva un passo in avanti e nella sua mente si affacciava come una visione il ricordo di quando
    -aggirandosi per i corridoi della biblioteca, attraverso una finestra -
    aveva assistito ad una delle lezioni del Pifferaio.
    Allora Brifos l’aveva trovata bella, anche se la poesia era qualcosa che non sarebbe mai arrivato a comprendere, pur restandone ammaliato...

    Così, in silenzio, senza proferire parola, si fermò al cospetto di Percival Van Larhalt.
     
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  2. -Arcobaleno-
     
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    -SCHOOLDAY-

    Era da poco suonata la gioiosa campanella, inno di ibertà per i suoi ragazzi: fra risate argentine e strepiti giocondi, i suoi pargoli sciamavano per il cortile, divertiti. Oppure s'incamminavano verso la classe successiva. O altrove ancora.

    Ormai erano settimane che si era stabilito a Istvàn: raramente aveva fatto una vita così sedentaria in un mondo che stava visitando. Eppure sentiva che ciò che stava facendo laggiù, era importante almeno quanto i suoi vagabondaggi: quei ragazzi di tutte le età erano come figli, fratellini, cuginetti. Così simili, nella loro purezza, eppur così unici.
    Era un piacere vederli crescere, istillare in loro i semi di una vita futura...E contemplarli fiorire.

    Certo, l'incarico di fare da precettore ai fanciulli di Misericorde era un onore: non solo perchè gli era stato conferito dalla Dama Azzurra in persona, ma anche perchè era un ocmpito estremamente delicato.

    Quei bambini, un giorno, avrebbero contribuito a perpetuare la pace e l'armonia della capitale dell'Est.
    Appoggiato allo stipite di una porta, il biondo Bardo contemplava la vitalità del corridoio: fu in questo modo che s'avvide della visita imminente: difficile non notare due figure così svettanti, in menzo a tanta gioventù.

    Un uomo svettante nobile, dai capelli blu, ed un corno saettante, come un simbolo di tempesta: Percy più volte l'aveva incrociato tra le vie della Città, e indirettamente era giunto a sapere che era un uomo di una certa rilevanza. Eppure, mai vi era stata occasione di farne la conoscenza.

    L'altra ben lo ricordava, giacchè il Pifferaio aveva una solida memoria, in fatto di nomi e vicende. Il caleidoscopio di colori emotivi, inoltre, non era qualcosa che si vedeva tutti i giorni.

    Scompigliò i capelli di un bambino che s'era avvicinato a lui per un biscotto; a volte si chiedeva se era giunto lì per insegnare, o per imparare.
    Toltisi gli occhiali, inquadrò sorridendo gli occhi grigi dello sconosciuto, che s'era fermato, silente, dinanzi a lui.


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    - Bengiunti tra queste aule, Signori. - Esordì, con una leggera riverenza. - Percival Van Larhalt, Precettore di Misericorde, per servirVi.

    Fatta la presentazione, poteva concedersi un po' dell'informalità che lo rendeva tanto popolare fra i suoi pargoli.
    - E' un piacere rivedervi di nuovo, Messer Loto. -
    Disse, riferendosi al fiore donatogli alla Festa dell'Arrivo. Poi posò gli occhi azzurri su quelli grigi dell'altro. Sul volto, un'espressione furbetta, ma anche un po' infantile.- Ed è un piacere conoscervi, Sir. Cosa vi conduce qui? Io o i ragazzi possiamo fare qualcosa per voi? -
    Rimase sorridente, la mano tesa in avanti: pronta a stringerne un'altra.

     
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    ...L'Arcobaleno d'Argento...

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    Sciocco è l'avventuriero che paventa la buia grotta, quando a sostenerlo è solo una flebile luce: molto il Destino opera per proprio conto e non rivela, se non al termine della via; colui che fugge l'oscuro e l'ignoto presto cadrà nel baratro della propria ignoranza, poiché sebbene nigro sia l'angusto passaggio, esso ben volentieri conduce a superbe rovine, tuttavia l'avventuriero giammai potrà ammirarle, essendo, questi, stato vinto dal timore.
    Il giusto avventore, che si affida a ciò che non conosce, s'innalzerà oltre il proprio sguardo, e gli occhi vedranno l'ambita meta della sua cerca.

    Ora, più giusto fra tutti coloro che vagano nell'ignoto è Eru Elen Amarth, poiché persino a se stesso cela i propri voleri, essendo il Destino troppo grande e potente per risiedere in un unico corpo. Affidatosi al primo dei Saggi, lo Zero percorse i lunghi corridoi di Palanthas, uscendone, e molto si domandava quale altro Sapiente dimorava presso Istvàn.
    Allora lasciò che l'alta creatura lo conducesse verso la propria meta, pure sconosciuta ma non paventata, e tutto prese a rischiararsi quando la marcia ebbe fine, all'ingresso di Misericorde.

    Non potendo trovare Saggezza in novizi, questa doveva albergare soltanto presso coloro che insegnano, ed allora sovvennero all'eterna mente, quesiti circa il motivo per il quale il nuovo non potesse essere antico, che in questa sede, tuttavia, non saranno riportati.
    Dunque, come si diceva, il Nido degli Angeli custodiva ciò che Brifos riteneva prezioso per il desiderio, da lui stesso appoggiato, del Celebliant; ancora il gigante si mise in moto, cercando tra la folle di Viandanti qualcosa o qualcuno, e questo si palesò poi, quando anche lo Zero, armonico e statuario, aveva preso ad indagare i cuori dei presenti, senza che alcuno suscitasse in lui una stilla di interesse.

    Percival Van Larhalt era colui che il Saggio aveva cercato, e molto nei modi e nell'eloquio il Limite osservò essere superiore alla mortale carne che lo circondava; quando il biondo insegnante gli si rivolse, l'Essenza ne scrutò lo sguardo ceruleo, e si accorse di averne memoria: fu uno dei fiori alla Festa dell'Arrivo.
    L'armonico ondeggiare delle tinte del mondo pareva, ora, acquietarsi un poco, spostandosi dolce verso la figura del ragazzo, come a dare conferma, a Brifos oppure allo stesso Celebliant, della giusta decisione. Avvenne, così, che Percival tendesse la propria giovane mano verso lo Zero e questi, avvedendosi dell'eleganza mostrata, per la prima volta cedette, e piano portò la sua a stringere quella offerta.
    Solo in seguito, dopo che gli iridescenti occhi del Destino ebbero avuto modo di penetrare lo spirito ed il volto dell'insegnante, prese a parlare e, rispondendo alla domanda rivoltagli, dichiarò i propri intenti:

    -Eru Elen Amarth desidera che la Conoscenza dimori presso Istvàn, e maggiormente entro le mura di Palanthas. Il Loto, che io incarno e amo, ha già posato il proprio eterno sguardo su colui che tu vedi affiancarmi. Egli è Brifos, e prima di me deteneva la custodia della Biblioteca, fidato compagno della Dama dell'Est.-

    E un poco si fermò, dopo aver indicato l'alto uomo dall'aureo corno; allora lasciò andare la presa dalla mano del ragazzo, e riprese il proprio discorso, e questa volta la sua voce, che pure era vuota e neutra, si tinse dell'antica saggezza che, nelle passate ere, l'aveva sempre contraddistinta:

    -Su di te, ora, volgo il mio sguardo, perché i pensieri di un Saggio lieti si presentano alle mie orecchie, ed io non ne ho motivo di dubitarne. Così, Destino e Caso mi parlano assieme, ed io vedo in te un Sapiente. Non necessito né di lunghe dissertazioni, né di altro. Solo ho desiderio, e necessità, di conoscere il tuo animo, e se questo sia o no propenso ad accompagnare il mio progetto. Tutti i grandi Saggi saranno riuniti entro Palanthas, e mai più ignoranza e dubbio affliggeranno l'Est. Misericorde verrà tutelata dal nostro operato, e tu resterai insegnate; allora un'altra carica ti coprirà, per volere mio e tuo assieme: sarai Saggio, come lo sono io e come lo è Brifos, e riverirai la Conoscenza, servendola e facendola apprendere a coloro che saranno chiamati tuoi discepoli.-

    Si fermò, non già perché avesse parlato troppo, ma per lasciare il tempo di assorbire, e comprendere, il progetto dello Zero, ed inseguito di valutarne la bontà; eppure in cuor suo Amarth sperava, ed insieme era in qualche modo conscio, che Percival avrebbe accettato, essendo quest'ultimo insegnante e maestro, e brillante agli occhi di Brifos del quale intuito, come già si è detto, il Guardiano non dubitava. Restò quindi muto e fermo, ed attese che il fato per loro scritto giungesse a compimento, fosse stata questione di minuti o di ore.

    SPOILER (click to view)

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Per spiegarlo in termini poco ortodossi, rispetto a quelli che userebbe il Guardiano in persona, questa capacità non è altro che la possibilità di rendere Amarth un canalizzatore tra le emozioni provate dagli altri. Esse vengono attirate verso il Guardiano il quale, una volta assorbite, le direziona verso le altre persone presenti, inducendole a provare quelle stesse sensazioni. Può però decidere di interrompere il flusso di queste emozioni e, così facendo, espellerle dal proprio corpo sotto forma di attacchi. A prescindere dall'uso che ne possa fare, è proprio il Synchro a far spostare il riflesso del ragazzo su di un colore particolare, che uniformerà gli altri riflessi di Amarthrind, della veste, dei capelli e degli occhi.

    CITAZIONE
    Nota1: se non c'è nessun altro le cui emozioni possono essere canalizzate, Synchro utilizza quelle provate, da Amarth stesso.

    CITAZIONE
    Nota 2: Poiché Synchro è sempre in funzione, quando Amarth non la rivolge verso nessuno, l'abilità fa cambiare il colore di se stesso basandosi sulle emozioni da lui provate in quel momento

    CITAZIONE
    Nota 3: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di persone: se, rivolgendo Synchro verso l'ambiente, cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 4: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri
    Sensazioni: utilizzabili una per volta, sebbene tutte accumulabili; ciò porta Amarth in uno stato di forte stress nel qual caso assorbisse più di quattro sensazioni contemporaneamente.
    Cambiamento cromatico: Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco
    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo
    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
    Sofferenza, Dolore ---> Marrone
    Tristezza --> Blu scuro




    Data l'abilità del mio Pg, potresti scrivere le emozioni provate da Percy? Così la giocata esce molto più colorata (in ogni senso XD)

     
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    Fu solo quando il biondo si tolse gli occhiali che il Raitei fu sicuro di riconoscerlo: ora il suo viso era in tutto e per tutto identico a come lo ricordava; quella piccola conquista della sua memoria venne celebrata con l’ennesima scintilla elettrica e azzurrina a percorrergli il corno aureo.

    CITAZIONE (-Arcobaleno- @ 3/3/2010, 23:09)
    - Bengiunti tra queste aule, Signori.
    Percival Van Larhalt, Precettore di Misericorde, per servirVi.

    Gli occhi bigi e inespressivi del gigante dai capelli blu scrutarono il volto del giovane precettore, e sebbene un moto interiore di comprensione entusiasta lo pervase, nulla diede a vedere all’esterno: il Raitei, a digiuno di convenzioni sociali quanto era -in proporzione inversa- ricco di nozioni,
    aveva riconosciuto quella cerimonia. Ormai stava diventando bravo con quelle cose...!
    Quello era il rito che Kalia, la Luna e il Tenshi chiamavano
    “presentazione”.

    CITAZIONE (-Arcobaleno- @ 3/3/2010, 23:09)
    - E' un piacere rivedervi di nuovo, Messer Loto. Ed è un piacere conoscervi, Sir.
    Cosa vi conduce qui? Io o i ragazzi possiamo fare qualcosa per voi? -

    "Buongiorno, Sir Percival Van Larhalt, Precettore di Misericorde per servirVi."
    ripeté a pappagallo, includendo anche qualcosa che -forse- non andava
    Il mio nome è Brifos.
    si presentò a sua volta, fermandosi un attimo prima di aggiungere
    Molto onorato di conoscerla.
    quasi lo avesse dimenticato

    CITAZIONE (Erelamarth @ 4/3/2010, 22:20)

    -Eru Elen Amarth desidera che la Conoscenza dimori presso Istvàn, e maggiormente entro le mura di Palanthas. Il Loto, che io incarno e amo, ha già posato il proprio eterno sguardo su colui che tu vedi affiancarmi. Egli è Brifos, e prima di me deteneva la custodia della Biblioteca,
    fidato compagno della Dama dell'Est.
    Su di te, ora, volgo il mio sguardo, perché i pensieri di un Saggio lieti si presentano alle mie orecchie, ed io non ne ho motivo di dubitarne. Così, Destino e Caso mi parlano assieme, ed io vedo in te un Sapiente. Non necessito né di lunghe dissertazioni, né di altro. Solo ho desiderio, e necessità, di conoscere il tuo animo, e se questo sia o no propenso ad accompagnare il mio progetto. Tutti i grandi Saggi saranno riuniti entro Palanthas, e mai più ignoranza e dubbio affliggeranno l'Est. Misericorde verrà tutelata dal nostro operato, e tu resterai insegnate; allora un'altra carica ti coprirà, per volere mio e tuo assieme: sarai Saggio, come lo sono io e come lo è Brifos, e riverirai la Conoscenza, servendola e facendola apprendere a coloro che saranno chiamati tuoi discepoli.
    -


    Durante tutto il discorso del Guardiano, il demone delle folgori si zittì, limitando la sua partecipazione ad un contemplativo silenzio, scrutando l’evolversi della situazione con le iridi insondabili.
    Dopotutto, non c’era molto che avrebbe saputo o potuto fare,
    e quelle erano faccende che esulavano dalla sua completa comprensione.


    SPOILER (click to view)
    Come anticipato nel testo, Brifos non è un gran oratore e non comprende bene le inter-relazioni della sfera sociale, quindi proseguite tranquillamente il discorso tra voi due
     
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  5. -Arcobaleno-
     
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    -GEM-



    Il suo sguardo si posò indecifrabile sull'uomo dalla chioma color del mare. Ogni tanto, come un campanile che batte i rintocchi, il corno che svettava sul suo capo emanava flebili scariche; Vi era qualcosa, nella sfumatura dei suoi occhi, di stranamente affascinante, eppur totalmente alieno.

    "Buongiorno, Sir Percival Van Larhalt, Precettore di Misericorde per servirVi."
    Il mio nome è Brifos.
    Molto onorato di conoscerla.


    Il Bardo annuì, arricciando in modo comprensivo un sorriso: quel Brifos lo affascianava...Lo sguardo vivo celava un animo forse a digiuno di abilità sociali, ma stranamente consapevole. Un misto di conoscenza, sapienza ed...innocenza (?) che era raro trovare in un individuo adulto. E Percy lo sapeva molto bene.

    -Eru Elen Amarth desidera che la Conoscenza dimori presso Istvàn, e maggiormente entro le mura di Palanthas. Il Loto, che io incarno e amo, ha già posato il proprio eterno sguardo su colui che tu vedi affiancarmi. Egli è Brifos, e prima di me deteneva la custodia della Biblioteca,
    fidato compagno della Dama dell'Est.
    Su di te, ora, volgo il mio sguardo, perché i pensieri di un Saggio lieti si presentano alle mie orecchie, ed io non ne ho motivo di dubitarne. Così, Destino e Caso mi parlano assieme, ed io vedo in te un Sapiente. Non necessito né di lunghe dissertazioni, né di altro. Solo ho desiderio, e necessità, di conoscere il tuo animo, e se questo sia o no propenso ad accompagnare il mio progetto. Tutti i grandi Saggi saranno riuniti entro Palanthas, e mai più ignoranza e dubbio affliggeranno l'Est. Misericorde verrà tutelata dal nostro operato, e tu resterai insegnate; allora un'altra carica ti coprirà, per volere mio e tuo assieme: sarai Saggio, come lo sono io e come lo è Brifos, e riverirai la Conoscenza, servendola e facendola apprendere a coloro che saranno chiamati tuoi discepoli.-


    Il volto di Percival, pensoso, si dipinse di tinte indecifrabili: la mente sorpresa del Bardo impiegò qualche minuto a comprendere la reale portata di quell'offerta, il reticolo di implicazioni cui quella ragnatela di decisioni avrebbe condotto.

    - Conoscere il mio animo... -

    Un nuovo incarico alla Corte di Istvàn. Onore e privilegio per cui molti avrebbero dato un braccio, e la vita stessa. E lui, ramingo dei mondi, che cosa aveva fatto per meritarsi un simile dono? Ne era degno lui, semplice Trovatore di mondi obliati? Dubitava.
    Sì, dubitava.
    Sapeva che Destino e Caso avevano condotto Amarth a lui, e a nessun mortale era concesso spezzare senza conseguenze le Catene del Fato. Ma ciò che lo rendeva unico, ciò per cui forse era stato scelto, erano i suoi viaggi: se fosse rimasto a Istvàn anche per questo incarico, la sua permeanenza là sarebbe divenuta pressochè permanente.
    E che cos'è il Bardo senza i suoi viaggi?
    Nulla, concluso dubbioso nella sua mente.

    - ...Sir Amarth, vede... -

    E poi avvenne, l'epifania di una Dea Benevola: comparve dalle pieghe della realtà, reale nello spirito, irreale nella materia.
    Ella era Euterpe, colei che rallegra, Musa della Poesia lirica. Divino Amore di quel piccolo suonatore.
    Si mostrò in foggia di immagine illusoria, visibile solo a Percivàl, e poche altre persone dotate cuore forte. Per tutti gli altri, nient'altro che il nulla, o un'alone sfocato.

    Mentre Lei gli si affiancava, cingendogli il fianco, Percy sospirò. Il tocco della Musa dissipò i suoi dubbi, mentre parlava alla sua mente colmandolo d'amore.

    - Mio Amore, hai avuto la fortuna di trovare una gemma lungo la strada: ti è stato domandato di proteggerla, di renderla ancora più bella...Perchè esitare? Il Tempo, come sai, non è problema che ti riguardi, e cosa vuoi che sia una piccola sosta lungo il viaggio? Giurasti di proteggere tutto ciò che di bello e buono esiste, non lasciare che il dubbio per la prima volta cinga il tuo animo. Troppe gemme sono cadute nella polvere, tu te ne rimebri...Fai in modo che non accada anche a Istvàn. -

    Sospirò. Era stata necessaria la sua discesa per fargli comprendere un concetto che ora gli sembrava tanto semplice...Così semplice da sfociare nell'ovvio. Ma d'altronde, che siano mortali o divine, sono sempre le donne a far ragionare i loro uomini.

    Sorrise, il dubbio epurato dal suo cuore, finalmente sereno, in pace. Avrebbe fatto il possibile perchè la Gemma di Endlos brillasse di luce bellissima, e il più a lungo possibile.

    - Colei che amo e onoro mi ha mostrato la via, Messer Loto. Amo questa città, questa terra: in essa ho visto tanta bellezza, tanta purezza. Ma più di tutto, in essa ho visto Speranza. E se nel mio piccolo posso contribuire a mantenere viva questa fiammella, sono più che lieto di seguirVi. Vi ringrazio per il privilegio che mi state offrendo...Non già l'onore della carica, ma la chance di poter fare qualcosa di buono. -

    Con un piccolo gesto di prestigio, cavò dal taschino, praticamente dal nulla, un piccolo fiore. Tra l'indice e il pollice ruotava lo stelo, facendo girare l'intero fiore.

    - Il Giacinto è ai vostri ordini, Signori. Gioventù e Letizia li seguiranno. -

    Concluse, con uno dei sorrisi più ampi che aveva mai mostrato su Endlos, in un silente invito a dirgli di più su quel progetto appena neonato...Chi dice che non si possa viaggiare rimanendo fermi?

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    Scusate la lunghezza, mi sono fatto un po' prendere ^^"


     
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    E' ben noto quanto silente e cheto strisci il veleno nelle membra di colui che, succube, ha ricevuto l'amaro morso della morte; allo stesso modo, affinché la divina potenza si dispieghi entro le reti del Mondo, occorre che la Falce mieta alcuni animi, e che la Terra ne generi altrettanti. Come per il fiele e la gloria celeste, prima che le antiche parole (per suono, non per tempo) di Colui che dimora oltre il Pensiero trovassero spazio e benevolenza presso il cuore di Percival, furono necessari alcuni istanti, nei quali il dubbio ebbe presa sul cuore del futuro Saggio.

    Ora, poiché il Guardiano era molto vicino al Giacinto, fu facile, e qui si potrebbe dire "doveroso e giusto", che l'animo dello Zero tendesse verso quello del ragazzo, e ne traducesse il forte dubbio in uno dei decori del Mondo. Allora l'iridescenza sembrò placarsi e, vinta dal volere del cuore dell'insegnante, pian piano arretrò, coricandosi entro lo spirito di Amarth: dove i molteplici colori danzavano armonici e cadenzati, ora solo un pallido sole brillava, giallo come oro, eppure restava debole sull'argento delle vesti e della chioma e degli occhi, finché il dubitare di Percival non si fece manifesto e il colore prese a vibrare forte e luminoso, e l'argento rimaneva indietro, quasi dimenticato.

    Poiché ora il vuoto cuore del Destino andava riempiendosi del dubbio che attanagliava il ragazzo, ben si riguardò dal proferire parola, giacché ogni sillaba sarebbe stata velata dall'aureo colore, e lo spirito martoriato da un sentimento non consono, né Destinato. Così, mentre un insano sole brillava sul corpo dell'Essenza, quella rimaneva silenziosa, attendendo che i dilemmi nel cuore del giovane venissero sciolti, per volontà sua o per divino volere; in ultimo questi parlò, e tuttavia ben poco durarono le sue parole, giacché venne colto da stasi e, per alcuni istanti, rimase fermo, come ad ascoltare cose estranee al Mondo e, per quella volta, anche all'orecchio della Sorte (oppure contemplava, e in ogni caso lo Zero non seppe dire con esattezza cosa stesse accadendo nel cuore di Percival).

    Avvenne, allora, che ogni dubbio venne diradato, e che un vento nuovo e puro pervadesse l'animo dell'artista, e l'oro del Guardiano, di cui fino a poco prima il corpo era dipinto, venisse spazzato via dal candore del bianco, e più simile ad una perla ora riluceva. E però il Destino fu benevolo quella volta, permettendo che la pace non perdurasse, consentendo all'eterno di glorificarsi del suo armonico ondeggiare; solo allora questi riprese il proprio discorso, una volta udite le parola del Saggio. Sebbene egli avesse accettato, il cuore dello Zero ancora desiderava spiegare ciò che la nomina avrebbe comportato, poiché il bene prodotto non sarebbe stato che una minima parte del grande progetto che si stava addensando entro le mura dell'Est; ma prima, volle precisare alcuni dettagli, più o meno significativi:

    -Giacinto, non più oserò chiamare il tuo spirito con fiori, perché essi non rendono ciò che il destino ha instillato in noi, né desidero che al tuo cuore io appaia come Loto. Uno e molteplice è il mio nome, ma non un figlio della natura mi si adegua, pur io amandoli. Di fronte alla Dama dell'Est, e di fronte a tutti coloro che mi circondavano, io rivelai ciò che mi compone, e che ora, di fronte ad uno dei Grandi Saggi, nuovamente ripeterò: Io sono Eru Elen Amarth, il Destino della stella dell'Uno, Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani, detto il Celebliant, l'argenteo arcobaleno che tu vedi presso il mio corpo. Sono la più Antica e nuova Essenza, Zero e Quarta, e fui prima del tempo e dello spazio, e sarò dopo che questi non saranno più. Destino e Caso, Materia e Nulla sono dentro e fuori di me, poiché io sono e non sono assieme, e strazio e gloria compongono la mia Essenza.-

    Allora un'antica magia, profonda più della tenebra e magnifica più della luce tornò a compirsi, e parve che tutto attorno al Guardiano fosse silenzio, che la voce si ergesse forte e vuota, saggia e arcana, e che i colori sul suo copro rilucessero come perdute gemme. Quando ebbe terminato la nuova e più dettagliata presentazione, senza che un'emozione solcasse il dolce volto dello Zero, questi continuò il proprio discorrere, questa volta in maniera più pacata ma non meno austera:

    -Sir Percival Van Larhalt, non del bene, non del male il mio cuore ha parlato, poiché ciò che ho nella mente trascende ogni schieramento. Saggezza e Conoscenza non dipendono dal modo in cui ci si pone alla Storia ed al Mondo, bensì da quanto ciascuno è incline alla Verità ed al suo Cammino, che io incarno nel suo terminare. Né, tuttavia, giudicherò il tuo modo di vedere, perché sebbene, chiamando un circolo "quadrato", tu traccerai una circonferenza, hai assolto il tuo incarico. Questo ti dico, e che il mio parlare non sia sordo alle tue orecchie, né suoni aspro: apprenderai quanto futile divengano bene e male se paragonati al Destino ed alla Conoscenza che ne scaturisce, la stessa che tu hai deciso di servire. Gli eterni convivono con questa consapevolezza, e gli immortali tendono a lei spontaneamente, col passare delle Ere. Solo i Mortali non potranno capirlo, ché il loro cuore è fugace come un battito di ciglia, e appena sorti ricadono dentro la stessa terra che li ha creati. Ma tu sei Saggio, e se sei passeggero hai appreso ben più di ciò che ad un passeggero si convenga; se sei immortale, invece, già il tuo cuore ha intrapreso il cammino, perché una sfera risulta tonda solo quando la si guarda con distacco; allora si vedrà del male nel bene e del bene nel male, e si glorificherà il Destino. Se sei eterno, tutto ciò di cui ho trattato ti avrà annoiato, avendo in te già questa realtà.-

    Sebbene Amarth non fosse abituato a lunghi discorsi, sforzò il proprio Essere per chiarire al meglio ciò che non era sicuro il Precettore di Misericode avesse in mente: non già come rimprovero, quanto come punto di riferimento per poter conversare col Guardiano stesso, e con gli altri suoi pari. Tuttavia lo Zero mai si voltò verso Brifos, avendo questi già i requisiti necessari agli occhi iridescenti dell'Essenza. Non che Percival ne deficitasse, solo, quella volta, il Limite decise di rendere palesi le proprie convinzioni e antichi pensieri.



    SPOILER (click to view)
    QUOTE]

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Per spiegarlo in termini poco ortodossi, rispetto a quelli che userebbe il Guardiano in persona, questa capacità non è altro che la possibilità di rendere Amarth un canalizzatore tra le emozioni provate dagli altri. Esse vengono attirate verso il Guardiano il quale, una volta assorbite, le direziona verso le altre persone presenti, inducendole a provare quelle stesse sensazioni. Può però decidere di interrompere il flusso di queste emozioni e, così facendo, espellerle dal proprio corpo sotto forma di attacchi. A prescindere dall'uso che ne possa fare, è proprio il Synchro a far spostare il riflesso del ragazzo su di un colore particolare, che uniformerà gli altri riflessi di Amarthrind, della veste, dei capelli e degli occhi.

    CITAZIONE
    Nota1: se non c'è nessun altro le cui emozioni possono essere canalizzate, Synchro utilizza quelle provate, da Amarth stesso.

    CITAZIONE
    Nota 2: Poiché Synchro è sempre in funzione, quando Amarth non la rivolge verso nessuno, l'abilità fa cambiare il colore di se stesso basandosi sulle emozioni da lui provate in quel momento

    CITAZIONE
    Nota 3: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di persone: se, rivolgendo Synchro verso l'ambiente, cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 4: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri
    Sensazioni: utilizzabili una per volta, sebbene tutte accumulabili; ciò porta Amarth in uno stato di forte stress nel qual caso assorbisse più di quattro sensazioni contemporaneamente.
    Cambiamento cromatico: Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco
    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo

    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
    Sofferenza, Dolore ---> Marrone
    Tristezza --> Blu scuro



    [/QUOTE]

    Se non siete riusciti a capire quello che è successo (a volte non lo capisco nenache io che lo scrivo XD marth ha intercetatto il dubbio di Percival, e quindi si è tinto di giallo, prima di un giallo spento, poi più brillante man mano che il dubbio si infittiva. Quando Euterpe ha parlato a Percival, questi si è rasserenato, perciò Amarth si è tinto di bianco. Normalmente avrebbe dovuto restare così fino a quando Percival non avesse smesso di essere sereno, ma per un motivo misterioso il destino ha voluto che il Guardiano tornasse alla sua classica iridescenza, cosicché potesse parlare "tranquillamente" XD
     
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    Il Raitei reclinò il testone dai capelli blu da una parte, e l’ennesima scossa elettrica azzurrina percorse la lunghezza del corno aureo. Lo sguardo assente e vitreo degli irraggiungibili occhi bigi si pose dapprima sul Destino, e lì indugiò per un lungo istante, assorbendo il suo discorso e lasciando che quei concetti si mescolassero e sovrapponessero -nella sua testa- alle eco dei ricordi uditi in tante altre vite...

    "La violenza è l’arte del distruggere, la Forza è il potere di proteggere."
    questo gli aveva spiegato Kalia, poco dopo il suo arrivo

    "La Conoscenza conduce alla Saggezza, e questa è un tesoro inestimabile."
    così lo aveva ammonito la Giustizia, quando indirizzava sulla retta via i suoi studi

    "La Bellezza non ha bisogno di spiegazioni, poiché ogni cuore parla la sua lingua."
    gli aveva detto dolcemente la Luna, sorridendo con pazienza

    Parlò con solenne distacco e innocente semplicità, quasi stesse solo pensando a voce alta.
    Pensieri incoerenti in apparenza, ma che pure avevano un filo conduttore, e rievocavano in lui il senso -sempre sfuggente e inafferrabile, eppure maestoso- che tutte le cause grandi, alte e nobili suscitano per riflesso in quanti assistono al loro divampare nel piatto e gretto grigiore della realtà.

    Erano ricordi sparsi, quelli, risalenti a momenti differenti; schegge di verità che aveva assunto nel tempo come nozioni... piccoli sprazzi di comprensione che l’Amal aveva adottato come unità di misura, perché lo aiutassero a decifrare -per quel poco che gli riusciva- cose complesse come i sentimenti, le aspirazioni, la giustizia...e, perché no, anche il bene e il male.

    Ma quella era la prima volta che si ritrovava ad elaborare un concetto proprio, e mentre procedeva il suo ragionamento -accompagnato da un flusso elettrico continuo sul suo corno-, il gigante appuntò lo sguardo su Percival, e fu colto da un’infantile desiderio di condividerlo con gli altri; le labbra pallide e ben disegnate articolarono verbo, esplicitando quello che finalmente aveva compreso...

    Il motivo reale e necessario della loro adunanza - della loro presenza in quel mondo.

    image
    "La Conoscenza è Forza. La Saggezza svela la Bellezza e la trasforma in Armonia.
    Proteggerla e diffonderla dona l'Illuminazione. E il mondo è in Pace..."


    Fu come la musica, la bellezza, e l’arte: una folgorazione, un’epifania...
    Tutte e tre le sue muse avevano provato a spiegargli come svelare l’enigma e comprendere l’essenza...


    "Ci aiuterai a far questo...?"

    ...ma lui ci aveva messo davvero molto per capire.
    Perché a volte non ci sono risposte, perché a volte bisogna solo saper farsi trasportare e basta.

    A volte, per capire, basta solo sentire il respiro del mondo.
     
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  8. -Arcobaleno-
     
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    Non parlò, celando in un muto sorriso pensieri di speranza e futuri radiosi. Lunghe e complesse erano le parole del Celebliant, e in esse s'avvertiva il riflesso del Fato stesso, increspato di mille colori.

    -Giacinto, non più oserò chiamare il tuo spirito con fiori, perché essi non rendono ciò che il destino ha instillato in noi, né desidero che al tuo cuore io appaia come Loto. Uno e molteplice è il mio nome, ma non un figlio della natura mi si adegua, pur io amandoli. Di fronte alla Dama dell'Est, e di fronte a tutti coloro che mi circondavano, io rivelai ciò che mi compone, e che ora, di fronte ad uno dei Grandi Saggi, nuovamente ripeterò: Io sono Eru Elen Amarth, il Destino della stella dell'Uno, Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani, detto il Celebliant, l'argenteo arcobaleno che tu vedi presso il mio corpo. Sono la più Antica e nuova Essenza, Zero e Quarta, e fui prima del tempo e dello spazio, e sarò dopo che questi non saranno più. Destino e Caso, Materia e Nulla sono dentro e fuori di me, poiché io sono e non sono assieme, e strazio e gloria compongono la mia Essenza.-

    E sebbene i loro epiteti floreali fossero gloria e vanto per chiunque, per questa nuova causa vi avrebbero rinunciato: non più Loto e Giacinto. Non più Prescelti. Uomini e non uomini, qualcosa di meno e qualcosa di più...Ed in questo la natura di Eru Elen Amarth era ancora più unica, progenie dell'Alfa e Destino incarnato.

    Sir Percival Van Larhalt, non del bene, non del male il mio cuore ha parlato, poiché ciò che ho nella mente trascende ogni schieramento. Saggezza e Conoscenza non dipendono dal modo in cui ci si pone alla Storia ed al Mondo, bensì da quanto ciascuno è incline alla Verità ed al suo Cammino, che io incarno nel suo terminare. Né, tuttavia, giudicherò il tuo modo di vedere, perché sebbene, chiamando un circolo "quadrato", tu traccerai una circonferenza, hai assolto il tuo incarico. Questo ti dico, e che il mio parlare non sia sordo alle tue orecchie, né suoni aspro: apprenderai quanto futile divengano bene e male se paragonati al Destino ed alla Conoscenza che ne scaturisce, la stessa che tu hai deciso di servire. Gli eterni convivono con questa consapevolezza, e gli immortali tendono a lei spontaneamente, col passare delle Ere. Solo i Mortali non potranno capirlo, ché il loro cuore è fugace come un battito di ciglia, e appena sorti ricadono dentro la stessa terra che li ha creati. Ma tu sei Saggio, e se sei passeggero hai appreso ben più di ciò che ad un passeggero si convenga; se sei immortale, invece, già il tuo cuore ha intrapreso il cammino, perché una sfera risulta tonda solo quando la si guarda con distacco; allora si vedrà del male nel bene e del bene nel male, e si glorificherà il Destino. Se sei eterno, tutto ciò di cui ho trattato ti avrà annoiato, avendo in te già questa realtà.

    - La fiamma divina arde nel mio petto, poichè l'amore di una Dea mi ha reso più che mortale. Eppure io nacqui semplice uomo, e come tale ragiono. Vivo ogni istante fugacemente, come tutti i mortali...E forse, essendo poeta, ancor di più...
    Ciò che mi si richiede, tuttavia non è affatto arduo: la tutela e la ricerca della Conoscenza, epurata da concetti estranei...Non è forse questo, il compito di un Precettore? -


    Annunciato dal crepitìo di una scarica, Brifos di Istvàn ruppe il silenzio che finora l'aveva avvolto: molto più breve fu il suo discorso, ma non per questo meno denso di significati.

    "La violenza è l’arte del distruggere, la Forza è il potere di proteggere."
    "La Conoscenza conduce alla Saggezza, e questa è un tesoro inestimabile."
    "La Bellezza non ha bisogno di spiegazioni, poiché ogni cuore parla la sua lingua."


    Socchiusi gli occhi, in uno sbuffo ridente Percival convenne col Saggio; si trovò ad accarezzare istintivamente il flauto alla cintola, simbolo vivente delle parole che appena aveva udito dal Raitei. Il Bardo non si soffermò sulle parole che tutto quello implicava...No, conosceva quel genere d situazioni: lasciò vagare la mente, poichè è col Cuore che vengono percepiti i concetti più belli, ed è l'anima a goderne maggiormente.

    "La Conoscenza è Forza. La Saggezza svela la Bellezza e la trasforma in Armonia.
    Proteggerla e diffonderla dona l'Illuminazione. E il mondo è in Pace..."

    "Ci aiuterai a far questo...?"


    Estratto il Piffero, lo fece ruotare un paio di volte nelle mani, scivolando fra le dite con abilità di prestigiatore; Tuffandosi negli occhi grigi di Brifos, diede conferma ai suoi intenti, che nel suo cuore antico albergavano già da tempo...Sopiti.

    - Ebbene vi aiuterò, sì. Non già dedicando la mia vita a questa nobile causa: non mi pare abbastanza. Ma con l'anima stessa io vi servirò, anche perchè in fondo...Sì, è quella la parte di me che può essere più d'aiuto. -

    Concluse riponendo il Piffero, e limitando un inchino ad un breve cenno del capo. Mentre chinava la testa, occhi chiusi, la sua mente già vagava sognando di un futuro possibile, dimora dell'Armonia.
     
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    L'onda del mare poco a poco investe le creature che risiedono nelle acque, ma appena questa giunge alla battigia e si ritira, tutto torna con lei, poiché tutto ora è Onda. Allo stesso modo, i cuori dei tre Saggi dapprima avevano viaggiato nell'ignoranza, ma quando il primo si mosse verso la Conoscenza, ecco che tutti gli altri vennero e seguirono, ed ora gli animi rilucevano all'unisono, ed insieme glorificavano il grande progetto dello Zero.

    Sebbene questi non Dovesse mostrare alcun sentimento, né Dovesse provarne alcuno, alcuni occhi attenti e sfrontati avrebbero potuto osservare che il volto nullo e antico apparisse più disteso, come sollevato da un grande peso: Amarth non poteva negare al proprio cuore quanto fosse soddisfatto nel notare che il Mondo ancora gemmava superbi fiori e che questi, eterni o immortali che fossero, erano desiderosi di Conoscenza e, per esteso, della Verità.

    Allora il Guardiano mosse alcuni passi verso Percival, quanto bastava per essergli più prossimo, ed alzò un poco il braccio destro, portando il palmo semi disteso all'altezza del volto, tuttavia più avanti rispetto a quello, come a voler proferire qualcosa di grandemente importante, e al contempo zittire tutta la realtà, così che, sola, la sua voce sarebbe potuta essere udita distinta dal respiro del Mondo e sovrana sulle altre. In ultimo, mosse le labbra e quelle tanto invitate parole uscirono, e furono austere ed antiche, né la voce s'impose troppo o vacillò intimidita:

    -Il tuo cuore ha parlato, non è tempo ormai che io indaghi oltre. I rami dell'Albero della Conoscenza sono molteplici, poiché molteplice è il modo in cui questa si mostra, e viene compresa. Erelamarth Celebliant presiede al ramo centrale, e Brifos presiede al primo ramo alla mia destra. Poiché so e vedo quanto la musica permei il tuo spirito, sceglierò te come terzo ramo alla mia sinistra, e fra i Saggi, tu porterai il giallo, così come Brifos l'indaco ed io regnerò sull'iridescente. Tua sarà Symphonia, che è detta Via della Musica. Più non dirò, poiché quando tutti i Saggi saranno riuniti presso le mura di Palanthas, allora io rivelerò ogni cosa. Prima di allora, sia la fede nella mia persona e nella Conoscenza a guidarti.-

    Avvenne, dunque, che lo Zero prendesse a rivelare parte dei suoi progetti, nominando colori e rami. Già andava disegnandosi lo stemma del loro ordine, e forse anche il nome. Di una cosa non dubitava: sette sarebbero stati i Grandi saggi, sette i rami principali dell'albero, sette i colori con i quali sarebbero stati noti all'Est, poiché l'arcobaleno che danzava sul suo corpo e sul suo animo era Destino, e questo sarebbe dovuto essere osannato in ogni opera di Eru Elen Amarth.


     
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  10. -Arcobaleno-
     
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    -IN MY HEART-



    In ogni vita vi sono punti di cambiamento radicale, fulcri di metamorfosi. Sono mosaici del Destino, il cui tessuto finale è visible solo con l'indulgenza del tempo...C'è la tua vita prima, e la tua vita dopo.

    Quanti mondi aveva visitato prima di Endlos? Quanti paesaggi avevano pizzicato le corde del suo animo? Quanti gradini aveva salito, in quella scala infinita che è il Multiverso? Ne aveva perso il conto diverse decadi prima. E sebbene non fosse la prima che si fermava così a lungo in un luogo, raramente aveva percepito un simile legame. La purezza di quel luogo...Così incontaminato, dolce e crudele nella sua virginea semplicità...

    Amarth s'avvicinò d'un passo, tendendo verso di lui la mano destrorsa: quasi a foggia di gesto retorico, esso accompagnò il fluire delle solenni parole, sigillo definitivo su quel vincolo ormai saldo nei cuori dei presenti.

    -Il tuo cuore ha parlato, non è tempo ormai che io indaghi oltre. I rami dell'Albero della Conoscenza sono molteplici, poiché molteplice è il modo in cui questa si mostra, e viene compresa. Erelamarth Celebliant presiede al ramo centrale, e Brifos presiede al primo ramo alla mia destra. Poiché so e vedo quanto la musica permei il tuo spirito, sceglierò te come terzo ramo alla mia sinistra, e fra i Saggi, tu porterai il giallo, così come Brifos l'indaco ed io regnerò sull'iridescente. Tua sarà Symphonia, che è detta Via della Musica. Più non dirò, poiché quando tutti i Saggi saranno riuniti presso le mura di Palanthas, allora io rivelerò ogni cosa. Prima di allora, sia la fede nella mia persona e nella Conoscenza a guidarti.-

    Non già un sorriso cortese, ma uno sguardo profondo: il tempo degli ideali richiedeva adatta attitudine; e dopo quelle parole, la mente del Bardo già vagava sognante, immersa in progetti e idee per un futuro radioso: non più cantore della Storia, ma parte di Essa.

    - Ebbene, non domanderò oltre, è più di quanto chiedessi: attenderò, visto che almeno in pazienza non difetto. Sempre proteggerò e onorerò Symphonia, come merita l'Arte più antica del Multiverso. Grazie signori, farò in modo che la vostra fiducia sia ben riposta! -
     
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    Persino il più splendido dei diamanti rimane sopito sotto la dura pietra, se questa non viene rotta e scostata. Radioso brillerà poi, quando l'ombra sarà svanita e la luce sola carezzerà il prezioso materiale. Allo stesso modo, fioca ora riluceva la gemma del nuovo ordine, e ogni qualvolta un membro veniva scelto pareva che questa prendesse a rifulgere in maniera sempre più radiosa.

    Il cuore e la mente di Percival grandemente erano diretti verso il progetto cui lo Zero stava oramai lavorando da qualche tempo, e ciò fu balsamo per l'eterno spirito di Colui che dimora oltre il Pensiero, giammai avendo egli trovato creature degne del suo parlare, né tantomeno ricolme di Conoscenza quanto, in verità, era lui stesso.

    Così, distese un poco il neutro volto, non a foggia di sorriso, certo (poiché Amarth non Poteva), eppure quel lieve miraggio di giusta serenità fu ben palesato, e tutti poterono osservare l'insolito cambiamento; in ultimo parlò, terminando la lunga conversazione, e ancora l'antica voce venne udita calma e, per certi versi, soddisfatta:

    -Ben disposta è stata la volontà di Misericorde con lo Zero! Molto qui Erelamarth Celebliant ha tratto giovamento, poiché il Saggio irradia armonia, e quando questa viene catturata dalla stessa prodotta da eguali, tutte le aule ne risuonano gaudenti. Se ancora Brifos possiede informazioni su dove il prossimo Saggio possa dimorare, certo il mio cuore approverebbe la tua compagnia. Il Nido degli Angeli non sarà perduto senza il proprio precettore, non finché non sia trascorso del tempo. Allora accompagna il nostro viaggiare, nobile Percival, luce ultima di Symphonia!-

    Così, attendendo risposta da Brifos, assieme ad un suo gesto, il Guardiano Zero rimase ritto e vuoto, come fiera statua scolpita prima ancora della parola.

     
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    Il demone delle folgori ristette in un silenzio riflessivo, registrando le parole del Celebliant prima e quelle del Bardo poi; con il primo, il corno dorato -che gli sormontava il capo- dette in una scintilla rievocando alla memoria l’essenza della parola dal suono così nobile: indaco...
    Una fredda gradazione della scala cromatica, tra il blu e il viola, come i suoi capelli ai lumi più fiochi.

    Per il secondo, all’udire l’assenso di Percival, un inconscio sentimento gioioso di soddisfazione spiegò le sue ali di farfalla all’interno del petto del gigante: se fosse stato più pratico di sentimenti e avesse avuta una maggior comprensione delle loro oscure dinamiche, forse il Raitei avrebbe razionalmente inteso di essere contento per l’acquisto di quel giovane sognatore, da cui molto poteva apprendere sui misteri dell’animo umano...

    Marginalmente, sebbene non avrebbe saputo nemmeno sospettare di poter anche solo concepire l’idea, Brifos si sentiva gratificato dal fatto di essere stato lui a portare il Precettore all’attenzione del Guardiano... Si sentiva contento per essere stato bravo... e utile.
    All’esterno, non trasparve che l’ennesimo crepitio elettrico del corno dorato e un guizzo vivace negli apatici occhi grigi quando gli venne indirettamente chiesto di fare di nuovo lo stesso.


    CITAZIONE (Erelamarth @ 23/3/2010, 20:06)

    -...se ancora Brifos possiede informazioni su dove il prossimo Saggio possa dimorare, certo il mio cuore approverebbe la tua compagnia...-


    In silenzio, il demone delle tempeste mosse un assenso col capo mentre immagini portate dalla voce del vento e nascoste nei suoi ricordi gli aleggiavano nella mente, poi si voltò e -tornando sui suoi passi- percorse il cortile di Miséricorde, diretto ai cancelli d’uscita, conscio che gli altri due Saggi l’avrebbero seguito, affiancato, e raggiunto.

    Era una sensazione strana ma piacevole quella di non essere più solo, nel suo cammino, e nei suoi studi... poi, il corno d’oro diede un ultimo scintillio di approvazione, traendo le conclusioni di quella situazione:
    sì... L’Indaco gli piaceva.
     
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