[LAM]-[Quest] Modulo verde, n°1346 ASD630

Che palle!
Due settimane di merda!
La mia - splendida - signora non è qui!
Ho dovuto passare due settimane da solo con un uomo!
Che palle!
Perché?
Perché mi hai lasciato da solo con questo tipo?
Perché sei andata con gli altri? Potevamo fare due gruppi da tre.
Loro potevano benissimo cavarsela da soli - non che io sia da meno eh.
Ma perché con un uomo? Proprio con un uomo mi dovevi lasciare?
Vabbè.
Almeno mi sono distratto un po', truffando delle persone, durante il viaggio.
Ora sono qui, insieme al mio "compagno", a Palanthas, città molto rinomata per la sua biblioteca.
Ammiro l'immensità e la magnificenza della struttura. E' impossibile non conoscere la fama di questo luogo e, chissà, se provassi a cercare dentro quell'edificio, potrei persino trovare un libro sul poker. Non che abbia altro da imparare su tale materia, però mi piace leggere...
Una quantità innumerevole di persone passeggia per la strada. Altre escono o entrano nella biblioteca. Altre ancora stanno sedute sulle panche in pietra, godendosi l'ombra degli alberi.
Mi giro di scatto, dando le spalle alla libreria, e osservo il palazzo di fronte ad essa. Signorile e antico, come tutta l'architettura di questa città.
Il portone gigantesco, alto almeno tre metri o poco meno, fa capire quanto sia imponente e raffinato questo edificio, senza contare l'architrave. Persino le pareti sono rifinite nei minimi dettagli. Questa si che è arte.
Mi pare di vedere qualcosa. Sforza la vista, è una scritta.
"Burocrazia, pilastro della società"
Uh, vedo che hanno le idee chiare qui. Beh, almeno non ci faranno aspettare quando gli chiederemo il modulo n°... che numero era? Tiro fuori dalla tasca destra un foglietto, dove avevo appuntato poco prima di partire il - maledetto - numero. Modulo Verde n°1346 ASD630. Non lo ricorderò mai.
« Andiamo... »
Il mio tono risulta secco, quasi sgarbato. Spero che il "cavaliere" non si offenda.
Senza aspettare una sua risposta, mi avvicino al portone, già aperto, ed entro.
L'edificio all'interno è ancora più fantastico che all'esterno. Le mura in pietra sono ben levigate, talmente lisce da essere piacevoli al tatto. Il soffitto è altissimo e l'illuminazione è eccellente.
Dentro l'edificio ci sono persone ben vestite dall'aspetto signorile, sicuramente non sono qui per caso.
Aggiusto la cravatta prima di muovere un altro passo.
L'eleganza richiede altra eleganza.
Con passo sicuro, percorro il salone, dirigendomi verso il bancone al suo centro. A destra e a sinistra di esso si estendono due lunghi corridoi.
E' una donna la persona cui sto per rivolgermi. Finalmente, non ne posso più di viaggiare solo in compagnia maschile.
Schiarisco la voce prima di parlare.
«Buongiorno, vorrei il Modulo Verde numero...» tiro un'altra volta il biglietto «n°1346 ASD630. Grazie.»
Aspetto una risposta dalla donna. Spero davvero che questa faccenda si concluda presto, magari miss. Galanodel darà anche a me un grifone da cavalcare quando ci rincontreremo.

Osservo la donna, mentre lei si accinge a parlare.
Occhi nocciola coperti dalle lenti degli occhiali, un naso piccolo e all'in su, un accenno di rossetto sulla bocca e capelli castani raccolti dietro la testa.
Ha un'espressione leggermente distratta, come disorientata. Forse, anzi, probabilmente, siamo capitati nello sportello sbagliato.
Vabbè, poco importa. Almeno ho parlato con una donna, cosa che non facevo da giorni.
Ma posso io, Hevril, pokerista - e donnaiolo - professionista, accontentarmi solo di una chiacchierata? No, certo che no.
Prima di fare la mia mossa però, ascolto quello che deve dirmi. Che figura ci farei se mi vedesse distratto?
« Oh, sono desolata, ma io mi mi occupo dei registri delle azioni di compravendita della regione, tuttavia, se posso permettermi, credo che il mio collega nello sportello numero 8 possa aiutarvi... »
I L
M I O
C O L L E G A
Merda, e io che speravo in un'altra tipa di bell'aspetto!
Indica qualcuno alle mie spalle. Ho una brutta - bruttissima - sensazione.
Mi giro e lo vedo.
Un uomo vecchio, barbuto e brizzolato. Ma questo non mi farebbe tanto fastidio, o almeno non quanto stare forzatamente due settimane con un uomo. Ciò che proprio mi disgusta sono quelle tre chiazze giganti sotto le ascelle e il collo dell'individuo.
Brivido.
Saluta, deve aver visto il cenno fatto dalla sua collega. La sua espressione è seria, sembra avere un viso fatto di pietra. Preferisco tenermi a distanza da lui, non oso immaginare l'olezzo proveniente dalle sue ascelle.
Gli do le spalle, rivolgendomi di nuovo alla donna. Preferisco di gran lunga affidarmi a lei che a quell'uomo, anche se ciò che le chiedo non è di sua competenza.
Il problema però rimane: come posso farle fare qualcosa che non può fare? Porto la mano destra al mento, mentre con la sinistra reggo il gomito opposto. Anche se non sto in quella posizione per molto, potrebbe farsi un'idea sbagliata.
Trovato!
Sarà uno scherzo, basterà dire qualche parola nel modo giusto - nel mio modo - e lei mi seguirà, spero. Ah, che genio che sono, ho già in mente le parole.
Prendo la sedia accanto a me, tanto il discorso che le farò sarà abbastanza lungo. Prima però appoggio i gomiti al bancone e unisco le mani poco al di sotto della faccia, mascherando malamente, e volutamente, un sorriso complice. La mia miglior faccia da poker.
« Mi chiedevo però se non ci potesse accompagnare. Sa com'è, lei conosce sicuramente meglio di noi questo posto e, di conseguenza, il suo collega. Vorrei evitare situazioni imbarazzanti. »
Inizio a parlare, mentre il mio sguardo si posa sul suo. Certa gente cede più facilmente se guardata negli occhi.
« Questo non dovrei dirlo, ma noi... io, non sono una persona "comune". » Apostrofo l'ultima parola, per impressionarla. « Deve sapere, ma questo deve rimanere fra noi, che sono qui per testare l'efficienza del personale di questa struttura. » Il mio tono di voce cala, fino a divenire un sussurro.
« L'individuo accanto a me è il mio collega, anche se è uno nuovo. » Faccio un cenno col capo, indicando il guerriero. Dopodiché mi giro, rivolgendomi direttamente a lui. « Giusto? »
Ritorno a guardare la ragazza, stavolta con una faccia più seria. « Deve sapere che confido nel suo aiuto e nella sua discrezione, poiché la ritengo indispensabile per ciò che ho in mente. Se si sta chiedendo perché proprio lei non tema, ho controllato personalmente la sua cartella dalla sede centrale e credo che abbia delle grandi potenzialità. Magari chissà, se riuscirà a stupirmi potrà ottenere persino una promozione. » Sorrido di nuovo, è impossibile che non ci sia cascata.
Schiarisco la voce, riprendendo un tono normale.
« Oh, ma che maleducato, non mi sono ancora presentato. Io sono Hevril... » Sposto lo sguardo sul mio "collega", indicando con un cenno della mano la donna.« Non essere timido, presentati. »
Dopo la sua risposta mi alzo, evitando di fare rumore con la sedia, senza staccarle gli occhi di dosso.
« Ora, se vogliamo andare... »
Sorrido, di nuovo.
Questo però non è un sorriso comune. Questo sa parlare. Già, parla direttamente alla mente, in questo caso a quella della signorina.
«Accetta, accetta. Puoi renderti utile ai "piani alti", non credi sia il momento di uscire da dietro a quel bancone? Magari potresti avere un ufficio tutto tuo, e perfino una segretaria personale. Non sei stanca di questa vita piena di ordini? Sfrutta quest’occasione.»
Allungo il braccio destro e lo piego, come per dirle "lascia che la accompagni".

Se avesse accettato, avrebbe raggiunto con lei il tizio sudato. Prima però avrebbe avvicinato il capo al suo orecchio, sussurrandole parole dolci ma allo stesso tempo chiare.
« Stupiscimi. »

Se, invece, la donna rifiutasse la sua offerta, avrebbe camminato velocemente verso quell'uomo, senza neanche voltarsi per guardarla un'altra volta. Una volta raggiunto, avrebbe tirato fuori il solito biglietto, per poi dire le stesse parole pronunciate in precedenza.
« Buongiorno, vorrei il Modulo Verde n°1346 ASD630. Grazie.»

Potevo fallire?
No. Certo che no.
Arrossisce, mentre finisco di parlare. Il suo sguardo vaga timidamente nel vuoto, e sospira ascoltando le mie ultime parole. E' stato facile - molto facile - ingannarla, si capisce da un miglio che è innamorata persa di me. E come potrei biasimarla? Qui siamo in due, io e il guerriero, la scelta era più che scontata.
Si alza, mettendosi completamente in mostra. Pare una ragazzina, dal fisico gracile e il passo insicuro, ingenua al punto giusto e ancora "inesperta". Unica pecca? Un grande - ma davvero grande - fondoschiena.
Resto letteralmente allibito quando noto quella curva gigantesca, che stona completamento con il resto del corpo. Nemmeno la gonna nera riesce a coprire minimamente quel - enorme - difetto.
« Tutto ciò che desidera MyLord... »
Accetta il mio braccio, ed io ho l'impulso di ritirarlo. Ormai però gliel'ho offerto, ritirarlo significherebbe compromettere la "missione". Così la accompagno fino al collega sudaticcio, fermandomi a qualche metro di distanza da lui. Lei, invece, si avvicina all'uomo e inizia a parlare.
« Mi perdoni, ma questi splendidi giovanotti hanno parlato di un certo modulo verde n°1346 ASD630, sa dove possono rivolgersi? »
La osservo mentre è di schiena, cercando con tutta la mia forza di volontà di non guardare il suo fondoschiena. Però è davvero impossibile non farci caso. Devo pensare ad un modo per sbarazzarmi di lei.
Ma come?
La fuga è esclusa, un suo pianto isterico graverebbe sulla mia "copertura" e attirerebbe l'attenzione su di me, non che sia una brutta cosa nelle giuste circostanze. Di portarmela dietro non se ne parla, mi sento terribilmente in imbarazzo con quel "coso" accanto. Le potrei ordinare di prendere il modulo, mentre io aspetto qui? No, non è nel mio "stile".
E se la lasciassi al mio compagno? Si, questo lo posso fare.
Lei si gira e mi guarda, ha ancora stampato sul volto quello sguardo da innamorata. Abbozzo un sorriso e intanto mi avvicino, devo assolutamente scaricarla nel modo migliore possibile, cioè affidandola all'altro "membro dei piani alti".
L'uomo borbotta qualcosa, quasi non riesco a udire le sue parole.
« Ufficio 15, 3° piano, ala A, ultima porta a destra. »
Bene, ora posso anche andarmene... dopo aver sistemato le cose, naturalmente. Osservando la donna, stavolta con un'aria più seria di prima, mi avvicino di qualche passo.
« Ben fatto, ora se vuole l’affido al mio "collega", lui saprà cosa fare. La prego di seguirlo ovunque egli vada. » Faccio una pausa, durante la quale mi volto verso il guerriero. « E tu, mi raccomando, trattala bene e non farla sentire in imbarazzo. » Dopodiché mi volto e faccio due passi indietro, in modo da avere tutt'e due nel mio campo visivo. « E poi voi due insieme formate una bella coppia, sicuramente la signorina... » Faccio un cenno con la mano per indicarla. « ...si troverà meglio con te che con me. » Giro la testa e osservo lo sfortunato il mio collega.
Finisco di parlare, dopodiché faccio un cenno con la mano per salutare entrambi.
« Vorrei restare a parlare, ma il dovere chiama. Bye. »
Mi giro e camminando vado verso le scale, sorrido pure, felice di essermi lasciato alle spalle quella "culona". Comunque una cosa fra quelle che ho detto è vera, il dovere chiama.
Salgo velocemente i gradini, raggiungendo in poco tempo il terzo piano. Resto un po' deluso dall’asetticità dell'edificio, ovunque mi giri trovo pareti di marmo, scale di marmo, tetto di marmo... tutto in marmo.
Vabbè, almeno costruttore e geometra hanno guadagnato bene. Comunque, non sono qui per giudicare l'aspetto dell'edificio, meglio mettersi al lavoro.
Il piano è formato da tre corridoi, uno centrale e altri due ai lati del primo, che si estendono nella stessa direzione. In cima a entrambi c'è un cartello che indica l'ala corrispondente. Quello a sinistra è l'ala A, quello di destra l'ala B.
Cosa aveva detto quel tizio? "Ufficio 15, 3° piano, ala A, ultima porta a destra".
Benissimo, a parte un piccolo particolare. Le porte nell'ala A sono a sinistra... Beh, potrebbe aver sbagliato la destra con la sinistra, oppure la A con la B. Ma dico io, tutti in quest'edificio devono avere qualcosa di strano?
E' ora di decidere. Destra o sinistra? A o B? Quasi invidio il mio compagno di viaggio... già, quasi.
Ok, o la va o la spacca, prendo la via di destra, quella per l'ala B. Spero che non abbia confuso anche prima con ultima. Giunto davanti all'uscio busso con la mano sulla porta, per poi aprirla un po'.
« E' permesso? »

Nessuna risposta.
Oh beh, chi tace acconsente, giusto?
Apro ancora di più la porta, mentre faccio qualche passo per entrare nella stanza.
« Cioè, secondo me quei due finiranno col tradirsi a vicenda, cioè... ma li hai visti?!?!?! Cioè, lei è proprio una donnaccia di malaffare! Ha la faccia da santarella ma sottosotto... cioè... secondo me sai quanti se ne porta nel talamo...che poi cioè, quelle così son proprio le peggiori... »
La voce femminile ferma i miei piedi, all'inizio pensavo parlasse di me e il guerriero, anche se, in effetti, io l’ho già tradito... chissà come se la starà cavando con quella segretaria.
Comunque, meglio pensare alle cose importanti, come i pettegolezzi. Personalmente non mi piacciono molto, ma se proprio devo meglio approfittarne, sono un'ottima scusa per attaccar bottone.
Sbircio oltre la soglia della porta, per vedere chi parla.
Dentro la stanza ci sono due donne: una bionda dagli occhi cerulei e una rossa con i capelli avvolti in una treccia. Molto meglio della precedente segretaria. Entrambe sembrano molto prese dalla loro discussione, quasi quasi le lascio parlare ancora un po'.
« E poi lui, ciooooooè... lui è un uomo senza un futuro, cioè...non fa altro che andare a fare incontri in quell'associazione lì, cioè, che io credo che cioè è più una setta che un'associazione... chissà che c'è in quella casa dove vanno tutti, cioè... »
Dunque parlano di un uomo e una donna eh? Argomento scottante, potrei utilizzarlo a mio vantaggio, d'altronde io un uomo per loro potrei anche averlo - o meglio evocarlo -, ma poi io che dovrei fare? Stare a guardare mentre lui se la spassa con tutt'e due?
Assolutamente no. Voglio partecipare anch'io. Odio stare con le mani in mano, specialmente quando ad attendermi ci sono due donne.
Prima di entrare però, estraggo il mazzo di carte dalla manica destra della camicia. Lo osservo, mentre la mia voglia di giocare -e truffare - a poker cresce leggermente. Osservo i suoi angoli arrotondati, le figure in bianco e nero, il rivestimento in plastica... questo non è un semplice mazzo di carte, questo è il mio mazzo di carte. Niente graffi, niente macchie, niente tagli, niente di niente. E' semplicemente perfetto.
Ma basta perdere tempo.
Estraggo una carta dal mazzo, il Jack di picche, e, concentrandomi un po', lo evoco accanto a me, in modo che sia coperto dalla porta semi-chiusa. In questo modo nessuna delle due donne dovrebbe accorgersi della mia evocazione.
Lui mi guarda annoiato, molto annoiato. Non ama essere chiamato, mai. Eppure deve eseguire i miei ordini, perché è obbligato a rispettare il patto di sangue che ci unisce. E lo stesso vale per le altre carte.
« Cosa? »
Il suo tono è, come sempre, scocciato. Mai una volta che mi salutasse cordialmente. Vabbè, d'altronde anch'io sarei seccato se mi svegliassero improvvisamente. Comunque non sono qui a pensare su "cosa farei se fossi lui".
« Devi aiutarmi con due donne. »
« Beh? Non sei più il donnaiolo di una volta? Cosa c'è, non ti tira più? »
Sorride divertito. Tipico, non perde mai l'occasione per fare qualche battutaccia su di me. Fortunatamente però ha avuto il buon senso di parlare a bassa voce, in modo da non farsi sentire.
Tutto pronto.
Si va in scena.
Apro la porta ed entro - finalmente - nella stanza. Le due donne neanche mi guardano, o non si accorgono di me, tanto sono impegnate nello spettegolare. Tanto, volenti o nolenti, parleranno con me - con noi -. Anche perché io so come farglielo volere. Così mi avvicino alle vetrate che ci separano.
« Salve, io e il mio amico non abbiamo potuto fare a meno di udire la vostra conversazione, e crediamo di sapere di cosa, di chi tate parlando. » Abbozzo un sorriso, mentre chino leggermente il capo e porto una mano al mento, grattandomi leggermente i piccoli fili di barba incolta. « State parlando di una donna apparentemente "simpatica" e modesta, ma che in realtà è una "donnaccia", giusto? E anche di un fallito, magari un po' snob, con dei vizi che tenta di celare? » Alzo gli occhi, guardando quelli della biondina, poi mi giro verso il Jack, che a sua volta mi guarda con aria complice. Quando lo desidera, quel bastardo sa fare un ottimo lavoro. « Già, perché se è così noi siamo loro "conoscenti", e potremmo facilmente farvi scoprire cosa fanno di tanto "misterioso". » Una breve pausa, durante la quale scambio un'occhiata con quell'ammasso d'inchiostro formato persona e poi ritorno alle due segretarie. « Così potrete dirlo alle vostre amiche e, perché no, anche a qualcuno dell'ufficio, magari a qualcuno d'importante... basta che mi fate un piccolo favore, quello di consegnarmi il Modulo verde numero... » Maledetto numero! Tiro un'altra volta fuori quel maledetto foglietto. « N°1346 ASD630. »

C'è chi sostiene che le bionde siano più stupide e disponibili delle altre donne.
Beh, io penso che chi ha detto una cosa del genere non capiva un cazzo di donne.
Eh già. Non è la bionda a lasciarsi andare, a fare l'occhiolino e a compiere giochetti con le labbra. No, la segretaria dagli occhi cerulei mi guarda e... e basta. La rossa, invece, si mangia letteralmente il Jack - il solito fortunato -, e sò già che me lo rinfaccierà per molto, molto tempo.
La carta si gira e mi guarda, sfoggiando il suo strafottente sorriso di scherno e, in questo caso, di vittoria. Gode nel vedermi fallire, così come gode nello stare un passo avanti a me.
«E chi siete? Come fate a conoscerli? Io mica vi conosco, cioè...»
Sbuffo. Sonoramente.
Possibile che si faccia tanti problemi ad aiutare un bel tipo come me? Ma perché non ho scelto la rossa? Dannata sia quella carta e la sua fortuna sfacciata.
Comunque, meglio se mi concentro sulla bionda, lascerò la rossa a lui. Sono sicuro che già sa cosa fare.
«Anch'io non vi conosco, tuttavia ciò non ci impedisce di avere un amico in comune. Ho sbaglio?»
«Beh, in effetti, se volete qualche prova, potremo anche discuterne in privato...»
Eccolo che parte con il suo fare da galantuomo e seduttore di seconda mano. Sinceramente, se non fosse per il suo bell'aspetto non avrebbe tutto questo successo con le donne. Strizza complice l'occhio alla rossa, quasi provo pena per lei quando scoprirà che l'oggetto del suo intresse è effettivamente un oggetto.