§ Naos dell'Oracolo §

Venite a farvi leggere il futuro!

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Naos dell'Oracolo

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    Poco distante dagli allegri banchi di giocolieri e prestigiatori, ecco snodarsi un breve sentiero un po’ defilato, fiancheggiato da siepi, al termine del quale si apre un piccolo giardino; al centro vi è una costruzione circolare di modeste dimensioni, sormontata da una cupola di purissimo cristallo.

    Una strana magia alimenta la vita delle pareti e del giardino circostante, tanto forte da proteggere l’ambiente e chi vi risiede da ogni forma d’attacco o di violenza; questa si spande anche fuori dal piccolo padiglione, raggiungendo l’inizio del sentiero che conduce qui dalle altre attrazioni: di notte come di giorno, è possibile intravedere fioche luci danzare nell’aria, come a voler fare strada verso l’abitazione. Invero, si dice che non tutti riescano a vederle, e che solo quanti sono chiamati dal destino siano portati ad una spontanea curiosità o voglia di intraprendere il percorso.
    Bassi arbusti e delicati fiori decorano la tenera erba dell’anello che costituisce l’esterno dello stand, ma -dove si alza la costruzione- è facile notare quanto più numerose siano le piante che vi nascono naturalmente, da un giorno all’altro. Le solide pareti appaiono quasi bianche quando il sole è alto nel cielo, e nella notte si confondono se la luna rivolge il suo sguardo al mondo.

    Durante le ore buie, placida brilla la luce prodotta dal grande lampadario di cristallo, sospeso al centro dell’unica stanza dell’edificio, illuminando il perimetro di mura dove si aprono -a intervalli regolari- degli archi, creando un corridoio ad anello che separa la stanza dall’esterno, da percorrere obbligatoriamente per accedere al centro della dimora; il percorso non è tuttavia scevro di decorativi ostacoli, perché ogni tappa del tragitto è cosparsa di numerose tende, dai molti colori e dai molti drappi, ognuna raffigurante dei simboli variegati e diversi, ma con un unico tessuto a comporle, il velluto.

    Per accedere al cuore del palazzo, è necessario quindi attraversare le tende, cercando uno degli archi di comunicazione, unica via d’accesso alla stanza centrale; una volta pervenutici, agli occhi si offre uno spettacolo senza alcun dubbio particolare e suggestivo: numerosi orpelli e scaffali sono disposti in circolo, e candele e profumi spandono per tutto il luogo le loro luci e i loro aromi, mentre oggetti di diversa etnia e cultura decorano il mobilio e le mensole. Numerose sono le sfere di cristallo, gli amuleti e le verghe, molteplici le piante da vaso e le erbe magiche e taumaturgiche, innumerevoli le statuette votive (di ogni genere e culto).
    A terra, grandi tappeti raffiguranti simboli esoterici, e in alto -lungo il muro cerchiante- arazzi dai molti colori e dalle molte figure, alcune ricche di allegorie e simboli, altre raffiguranti scene di storia antiche, dimenticate e ignote.

    Al centro esatto della stanza e del padiglione vi è una pedana circolare, sopraelevata di un gradino rispetto al suolo, dove poggia un piccolo tavolo rotondo e due comode sedie, foderate dello stesso velluto delle tende, che pure chiudono tutti i passaggi ad arco che immettono nella stanza. Una tovaglia azzurra riprende il colore delle sedie, ed un mazzo di tarocchi è posto al centro del tavolino, con il dorso delle carte rivolto al soffitto, dal cui pende quel il luminoso lampadario.
    Ad uno degli unici due posti disponibili vi è il Cartomante, colui che possiede la dote di leggere la volontà del Destino, e di interpretare i suoi progetti e le sue azioni.
    Lì Hywel dei Rovail siede.



    La Prova del Naos - L'Occhio della Sorte

    Poiché, come si è detto, le mura che dividono l’ingresso dallo spazio del cartomante sono aperti in degli archi -ciascuno coperto da ricche tende-, colui che cerca la verità dovrà farsi strada fra tutti i simboli che gli si pareranno davanti. Semplice è il comando impartito, forse maggior dubbio creerà la risposta, poiché il linguaggio delle carte è assai più ascoso d’ogni altro che si parli al mondo.

    “Chi desidera me incontrare,
    quattro teli dovrà scostare.
    Quale colore sceglierà?
    Quale elemento si cela nel cuore?
    Quale sarà del suo animo il fiore?
    Quale figura traccerà?
    Quando il cammino sarà deciso,
    la pietra cava diverrà:
    l’arcata al Re porterà,
    e osserverete il Destino in viso.”


    Queste le parole disegnate, più che semplicemente scritte, sono vergate su di una pergamena all’ingresso della costruzione; le istruzioni sono presto dette: chiunque voglia consultare il cartomante, dovrà percorrere l’anello di pietra per entrare in uno degli archi e raggiungere il tavolo della divinazione. Solo una regola, o forse una profezia, è assoluta: per quanto lungo possa essere il cammino, il consultante dovrà scostare quattro tende per ottenere il responso, non solo con l’intento specifico di passare,
    ma anche con la consapevolezza di star scegliendo la propria via.



    Il Primo Velo

    All’inizio, i grandi arazzi possiedono solo due tonalità, miste e alternate:

    profondo blu, decorato di biancoimagefiero rosso, decorato di nero



    Il Secondo Velo

    Quando il primo telo sarà scostato, ecco che -come per antica magia- i colori cambieranno, e alcuni simboli diverranno ben visibili sulle stoffe che celano i prossimi quattro archi, e a voi toccherà la scelta:

    una tenda sarà rossa
    e recherà l’effige di una fiamma

    una tenda sarà azzurra,
    contrassegnata dal disegno di una goccia
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    una tenda sarà bianca
    e recherà l’effige di una turbine

    una tenda sarà verde,
    caratterizzato dall’immagine di un albero



    Il Terzo Velo

    Una volta effettuata la scelta e oltrepassata la tenda, anche questo scenario cambierà, e tutte le tende del prossimo bivio si dipingeranno di una calda sfumatura di arancio, ma ciascun tipo di drappo avrà su di sé il disegno di un fiore:

    il loto

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    il giglio
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    il girasole

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    la fresia

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    la rosa rossa



    Il Quarto Velo

    Quand’anche l’arazzo floreale sarà stato scostato, tutte le tende del prossimo anello si faranno argentate, e decori in oro prenderanno forma di simboli:

    il triangolo

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    l’infinito
    il quadrato

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    il pentagramma
    (la stella a cinque punte)

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    il punto
    il cerchio

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    la stella di David



    Terminato il cammino, un arco di pietra celerà l’ultimo velo, ed allora sarete ammessi nella stanza circolare che rappresenta il cuore della palazzina, e il cartomante potrà essere raggiunto; egli vi parlerà prima che il consultante gli domandi ciò per cui ha varcato la soglia della costruzione, rivelando quale sia l’arcano -inconsapevolmente scelto fra i ventidue maggiori attraverso il percorso delle tende- che maggiormente rappresenti il suo spirito.

    Potete decidere liberamente la successione delle tende e il percorso da seguire, ma se siete in dubbio su una qualche scelta, e indugiate al bivio del destino, la voce del Cartomante vi verrà in aiuto, esponendovi il significato -per quanto il suo linguaggio risulterà oscuro e misterioso- dei simboli che vi si parano davanti.

    Non abbiate paura, né proviate vergogna; l’occhio della sorte si è posato su di voi fin da quando avete varcato la soglia della dimora del Re.

     
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  2. Xal.
     
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    Tutti i mercanti lo sanno : loro, le fiere, le devono visitare prima che lo facciano tutti gli altri.
    Non gli è concesso dalla vita che si sono scelti di farlo insieme a tutti gli altri.
    Certo, potremmo pure disquisire sul fatto che quello che andava aggirandosi per le vie della grande fiera non fosse precisamente un mercante comune, comune in nessun senso possibile.
    Ma è pur vero che facendo così sveleremmo gran parte dell'arcano subito.
    Cosa che è molto, molto male.
    Soprattutto quando è ancora così presto, la mattina.
    _____

    Il goblin si era ritrovato sul sentiero che conduceva al grande palazzo posto al suo termine senza quasi saper dire come; la spiegazione più semplice era probabilmente che ce lo avevano portato i suoi piedi, mentre vagabondava nei primi raggi del sole.
    L'atmosfera attorno, procedendo dentro al giardino, era quasi ovattata, come ci si stesse facendo largo entro un sogno.
    Il viso verdino del mostriciattolo, troppo piccolo perchè quel lungo naso e quelle enormi orecchie potessero dirsi proporzionate per lui, sorrideva in un espressione leggera come da tempo non gli capitava di poter fare.
    Troppi impegni a cui assolvere, e troppo poco tempo per farlo.

    Piegò la testa di lato, leggendo la pergamena messa in bella mostra perchè spiegasse il gioco a coloro che, via via, sarebbero convenuti.
    Dato che però in quel momento, lì, lui sembrava essere solo, il goblin si lasciò scappare un'espressione di beato divertimento, più o meno come avrebbe potuto fare un bimbo che si preparava ad un gioco a lungo desiderato.
    E perchè mai si sarebbe dovuto privare del piacere di scorrazzare senza meta tra arbusti e sottobosco?

    Si infilò quindi sotto al primo arco con passo sostenuto, come a voler rincorrere la sua stessa ombra al rimpiattino.
    Il drappo blu e bianco gli scivolò morbido oltre la schiena, tornando presto immobile.
    Poco oltre quattro possibili direzioni.

    Così semplice la scelta : i passi del mercante verde si erano mossi sicuri verso al drappo che lo rassomigliava di più. La tinta dello smeraldo, e il segno dell'albero.

    Dietro a questo nuovi teli, nuove immagini, e una nuova scelta.
    Il loto, questa volta.
    E poi, quasi senza pensarci, si era infilato sotto al panno con il segno argento del doppio triangolo intrecciato : la stella a sei punte.

    Oltre, i passi suonavano smorzati, sul pavimento ricoperto di meravigliosi tappeti della sala circolare, ultima camera della caccia al tesoro immaginaria che aveva appena concluso.
    Per un lungo istante lo sguardo del goblin si era perso ad osservare l'impressionante caleidoscopio di meraviglie di cui la stanza era stracolma, e parecchio tempo era passato prima che il suo sguardo arrivasse a posarsi sul centro della sala, alla persona seduta.
    L'Oracolo.

    Quando finalmente si accorse di lui, Xal il mercante sorrideva ancora.

     
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  3. Rokudou Mukuro
     
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    Alcune strade portano
    più ad un destino
    che ad una destinazione.


    Mille anni al mondo, ed ancora a non sapere a cosa credere.
    Credere nel destino era come credere in una scommessa priva di qualsiasi senso. Non si ha ragione di affidarsi ad esso se non lo si può prevedere, perchè è nella sua stessa conoscenza la prova della sua esistenza. Ma conoscerlo vuol dire alterarlo, ed ecco che i suoi pensieri al riguardo cadevano nella solita spirale di paradossi che avrebbero condotto alla pazzia qualsiasi filosofo.
    Tuttavia l'idea lo divertiva.
    Avere la possibilità di conoscere le conseguenze di ogni propria azione sarebbe stato un bel vantaggio. Voleva davvero giocare con quel cartomante a chi aveva giocato meglio le proprie carte con il mazzo della sorte.
    In fondo anche lui era un uomo di fede.
    Attraversò il manto blu.
    Aveva letto l'iscrizione agli ingressi. Conosceva l'usanza e gli sembrava più una pratica di parapsicologia che di divinazione. Se era così che quell'uomo voleva giocare, poteva ben sperare in qualche sorriso inaspettato, proseguendo.
    Il bianco gli piaceva, quindi decise d'ignorare il vortice che rappresentava, indicandolo come passaggio successivo.
    Se non errava, indicava il caos. Tuttavia preferì indagare, per non maledire il gioco con compromessi fin dall'inizio.
    Il giglio era un fiore di gran classe. Ne aveva alcuni nella sua tenuta toscana, sotto falso nome, cresciuti da giardinieri dai passati in cui era meglio non ficcare il naso. Gli sapevano di casa. Un'altra arcata oltrepassata.
    Con tutti quei simboli, immaginò che un suo preciso sottoposto sarebbe impazzito di gioia. Lui si limitò a sorriderne al pensiero.
    Ah, il cerchio. La perfezione. Il ritorno. L'Uroboro.
    Lo avrebbe attraversato, ma prima sentì voci provenire dalla camera, sussurri. Lingua sulle labbra, occhi chiusi, corpo immerso nel silenzio.
    Aspettando.

     
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  4. Hywel dei Rovail
     
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    Il primo sole pallidamente salutava lo stanco mondo, vittima del tempo e dei molti pensieri; tutto era quiete, perchè ancora lo spirito della Festa non si era destato dai lunghi preparativi. Solo con i primi raggi, che erano riusciti a fendere la cieca notte, se ne stava il Cartomante sul proprio seggio, se ne stava Hywel entro la propria pietra, se ne stava il Re chiuso nel proprio potere.

    Sebbene apparisse calmo e sicuro di sé, poggiato al tavolo, molti dubbi lo attanagliavano, e paure erano sorte con essi: come mai era lì? Quale destino l'attendeva su Endlos? Colui che dispensa comandi e poteri null'altro aveva aggiunto, se non il comando di recarsi in quella terra durante il Festival, accogliendo chiunque cercasse risposte. Poco tempo addietro aveva scoperto cose lo componeva realmente, e ancora non aveva potuto consocere i suoi simili, che già gli era stato intimato di lasciare la Corte presso la quale dimorava, per dirigersi su di un regno nuovo e pericoloso, poiché maggiori danni causa l'ignoranza.

    Così, mentre rifletteva su queste e molte altre cose, percepì una vibrazione, certamente derivata dal mazzo di tarocchi che stringeva fra le mani e mescolava, più che all'aria magica permeante la struttura in pietra. Qualcuno aveva varcato la sua soglia, qualcuno era stato spinto a cercare risposte, ed alloraHywel si tenne pronto ad accogliere il primo ospite (di una lunga serie, sperava).
    Egli si fece strada fra le molte tende, scegliendo quelle che il suo destino aveva scritto, poiché nulla è lasciato al caso, neppure il caso stesso.
    Nella mente del Cartomante chiara era apparsa la figura dell'arcano, risultato della scelta, quando l'ospite varcò uno degli archi in pietra e si diresse verso il centro della sala, al suo cospetto, non prima di aver indugiato sulle decorazioni di quello spazio mistico. La creatura aveva scorto il Re, e sorrideva.

    -Benvenuto, mio caro ospite! Rapido sei stato nello scegliere, rapida sarà la mia risposta. Prima, però, siediti qui al mio tavolo, cosicché io possa osservarti.-

    Sebbene il giovane ragazzo si sforzasse di sembrare più autoritario di quello che in realtà era, quella volta gli parve davvero starano parlare in modi talmente inusuali per lui! Sarà stato il mattino, l'eccitazione per la Festa o la magia che si respirava a trasformarlo così; certo quando era in procinto di dare responsi attraverso i tarocchi non poteva mentire, tuttavia non gli era mai capitato, da erede di un antico regno, di usare forme così complesse, neppure quando, al massimo della serietà e della Conoscenza, parlava per mezzo delle sue amate Carte.
    Ad ogni modo, estrasse dal mazzo la Papessaesperavaa esseravolino, rivolta verso la sedia che sperava essere a breve occupata dall'ospite, del quale aveva notato il verde e grottesco volto. Quando, però, estrasse l'Arcano, qualcosa di veramente inusuale accadde: una seconda carta si voltò, come a voler essere per forza estratta. Gli zingari con i quali era cresciuto avevano insegnato al giovane Hywel che, quando si maneggia un mazzo di tarocchi, nessuna carte viene scoperta per sbaglio: anche quelle che, accidentalmente cadono o si rovesciano, deisderano essere lette, perché messaggi molto più significativi. Per il momento, allora, tenne la carta per sé, coperta sul tavolo, in attesa di capire il motivo dell'uscita improvvisa dal mazzo.

    Così, il giovane dai capelli castani come tenero albero e dagli occhi azzurri come il cielo terso, attendeva che il fato suo e dell'ospite si compisse e, avvolto in manti e drappi blu mare, continuava a riflettere.



    SPOILER (click to view)
    A Rokudou: avendo scritot che senti delle voci provenire dalla stanza ed aspettando, ho pensato di cominciare con te dopo aver terminato con Xal. in qualche breve post dovremmo finire, poi sono tutto per te XD
     
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  5. Xal.
     
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    -Benvenuto, mio caro ospite!
    Rapido sei stato nello scegliere, rapida sarà la mia risposta. Prima, però, siediti qui al mio tavolo, cosicché io possa osservarti.-


    Il goblin si trasse obbediente verso la seggiola.
    Fare i ritrosi sarebbe stato idiota : non l'aveva mica obbligato nessuno ad entrare lì.
    Così il goblin sedette, osservando il mazzo di carte tra le mani dell'Oracolo, e quella che già giaceva sul tavolo.
    Respirò a fondo, trattenendo a stendo una risatina quasi nervosa.

    Era la prima volta che decideva di farsi fare le carte e, passato lo slancio iniziale, non era del tutto sicuro che quella fosse un'idea così buona. Ma oramai era lì, tanto valeva sentire cosa il Mazzo gli avrebbe detto.

    Ma all'improvviso un dubbio, freddo come una scheggia di ghiaccio, gli si era piantato dritto nel cervello.
    Chissà se anche il Card Master ci avrebbe messo lo zampino?

    Speriamo di avere buona sorte.
    Sussurrò.

     
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  6. Hywel dei Rovail
     
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    Composta e celere la verde creatura si avvicinò al tavolo, e lì potè osservare l'arcano scoperto, concedendosi un sorriso sfuggito per errore, segno di qualche sentimento che il Cartomante non riusciva ad indovinare.

    Ecco, allora, che il giovane Hywel parlò e, a scapito di quello cui era consono, ovvero goffi discorsi, si mostrò cristallino e puro nelle parole, preciso ed onesto, poiché il mazzo non accetta la menzogna:

    -Questa è la Papessa. Possiede la conoscenza assoluta ed è in equilibrio con il tutto. E' saggezza spirituale tanto alta da staccarsi dal mondo, rendendo l'Arcano neutrale.-

    Dopo una breve presentazione, Hywel si accinse a spiegare qualcosa di più sull'esito della scelta:

    -Vedi, mio caro ospite: questo è ciò che il tuo spirito dice. Le regole delle tende sono mortali, la legge che ci guida non lo è, ed anzi, è molto più forte e seria. Non posso dirti se la Papessa racconta del passato o del futuro. Rifletti e risponditi, a me non devi alcuna parola: a cosa pensavi durante il percorso che ti ha spinto fin qui? A te stesso? Oppure dentro il tuo cuore una stilla di attenzione era rivolta a qualcuno cui tu ora ti senta di affibbiare questa carta? Come ho già detto, il tuo spirito mi ha mostrato il Secondo Arcano; come ripeto, non ho l'autorità per indagare più a fondo, giacché le Carte sono uno strumento di riflessione e di cerca, non già di immediate risposte.-

    Sorrise, libero da pensieri o dubbi: cominciava a capire di cosa si trattasse il compito, forse. Non doveva elargire superbe sentenze, al contrario aveva la possibilità di indicare un cammino a chiunque si fosse smarrito dentro il proprio cuore.
    Ma ecco che, mentre ancora osservava l'essere verde, il Carro che era coperto sul tavolo prese a vibrare, non di un'energia fisica e visibile, piuttosto come di un'intensa scarica mistico-emotiva, ed al Cartomante, allora, parve che l'Arcano puntasse verso l'ospite.
    Poiché il mazzo fungeva altresì da segnalatore, all'Oracolo non restòa ltro da fare, se non osservare la creatura e sorridergli e, terminata che era al lettura, rivolgergli parole più scherzose, ma non meno accorte:

    -Sai, mio ospite? Non credevo potessero esserci creature come te! ero convinto fossimo tutti di fattezze umane...Sei troppo verde per essere uno dei Ventidue, e troppo puntuto e..strano! ma lo so, lo so! Quel che conta è l'essenza, non la forma! Ad ogni modo, ora ricnoscerai il significato della poesia fuori da questa casa: io sono il Re. Re di coppe.-

    In ultimo, sorridendo un poco, scoprì ciò che era sul tavolo, ignoto all'ospite, e glielo mostrò, in silenzio:

    -E' un vero piacere incontrari, Settimo Arcano. Quali trionfi o sconfitte porti con te? Quale sarà la tua sorte, Carro?-

     
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  7. Xal.
     
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    Fu nel medesimo istante in cui si mise seduto che il goblin si trovò a sentire uno squillo argentino, come di tanti campanellini d'argento suonati a festa.
    Non potè far altro che sogghignare : più andava avanti, più scopriva che la sua famiglia era più vasta e variegata di quanto si aspettava.

    Quando l'uomo dietro a tavolo cominciò a parlargli, rivelandogli quello che le carte avevano in serbo per il suo futuro, Xal il mercante ebbe la certezza del vincolo che lo univa con il cartomante.

    - Questa è la Papessa. Possiede la conoscenza assoluta ed è in equilibrio con il tutto. E' saggezza spirituale tanto alta da staccarsi dal mondo, rendendo l'Arcano neutrale. -

    Già. L'unico problema è che lui sapeva di non essere la Papessa.
    Forse il problema però era proprio quello : lui sapeva.

    - Non posso dirti se la Papessa racconta del passato o del futuro. Rifletti e risponditi, a me non devi alcuna parola: a cosa pensavi durante il percorso che ti ha spinto fin qui? A te stesso? Oppure dentro il tuo cuore una stilla di attenzione era rivolta a qualcuno cui tu ora ti senta di affibbiare questa carta? -

    Restò in silenzio per un istante, non solo con la voce, ma anche con il pensiero : una tavola bianca, incontaminata.
    Perchè aveva fatto le scelte che aveva fatto? Bhe, così, perchè gli parevano la via giusta da prendere.
    Stava pensando a se stesso? Difficile dirlo. Mentre sceglieva non stava pensando a nulla.

    Ma forse la carta non voleva mostrargli l'arcano per l'arcano. Forse, come diceva il cartomante, il consiglio del mazzo era un consiglio, e nulla di più. Un indirizzo per la vita.
    Cercare la saggezza spirituale? Certo nel suo caso non era cosa facile : da quanto era stato gettato nel mondo aveva dovuto barcamenarsi parecchio, e quando devi combattere per sopravvivere, allora tendi ad essere in conflitto con il resto dei multiversi, più che in equilibrio.

    Scoccò al Profeta un occhiata piena di significati, ma per cui non si aspettava di avere alcuna risposta.

    - Sai, mio ospite?.. -
    quella faccenda del mio ospite cominciava un po a seccarlo, passato il momento di altisonante raccoglimento. Avrebbe gradito di più passare ad un tono più formale.
    Non erano forse fratelli, loro due?

    - ...Non credevo potessero esserci creature come te! Ero convinto fossimo tutti di fattezze umane...Sei troppo verde per essere uno dei Ventidue, e troppo puntuto e..strano! ma lo so, lo so! Quel che conta è l'essenza, non la forma! Ad ogni modo, ora riconoscerai il significato della poesia fuori da questa casa: io sono il Re. Re di coppe. -

    In effetti da quello che ho visto fino ad ora sono l'unico basso e verde, ma ehi!, adoro essere l'unico in qualcosa.
    Scoccò al Sovrano di Calici un occhiatina salace

    - E' un vero piacere incontrarti, Settimo Arcano. Quali trionfi o sconfitte porti con te? Quale sarà la tua sorte, Carro? -

    Piacere mio, Re di Coppe. Ma visto che siamo tra noi, io sono Raylek. Mi piace di più.
    E riguardo ai trionfi, e alle sconfitte, direi che mi barcameno tra quello che il Destino mi piazza davanti;
    quello che ti posso dire per certo è che difficilmente ho modo di fermarmi, quando mi tuffo in una nuova impresa...



     
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  8. Hywel dei Rovail
     
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    Così, una nuova tessera aveva preso posto entro la mente dell'Oracolo, ed un nuovo nome riempiva ora le sue labbra: Raylek.
    Ora, molto il Cartomante era scisso sul proprio percorso, fermo ad un bivio di indugi o lavoro: cosa avrebbe dovuto osservare, per prima cosa? La sua essenza di Arcano od il compito che, proprio da Arcano, gli era stato assegnato?
    Sebbene egli brillasse per acutezza, come ogni divinatore trovava assai complesso indovinare la propria via di quando, per converso, riusciva facilmente a scorgere il cammino altrui.

    Un'espressione gioviale e, com’era solita, fanciullesca, si dipinse sul morbido volto del Mazziere il quale prese a sorridere, felice dell'incontro così fortuito (o no...):

    -Io sono Hywel! Mi hanno cresciuto gli zingari, sai? Però non sono uno zingaro...Cioè...Sì sono uno zingaro, ma uno zingaro acquisito! Cioè, non che non voglia essere chiamato zingaro! Solo che non sono nato con loro...Sono stato affidato ad una tribù...Ma non è che i miei non mi volessero bene! Cioè...Non credo almeno! Però è che...uhm..Dovevano nascondermi, e quindi...Beh poi la storia si fa meno interessante...-

    Certo era insolito, per un ascoltatore, osservare un tale mutamento nell'espressione e nel tono del ragazzo, che aveva abbandonato le spoglie sagge e, per certi versi, raffinate, assumendo, invece, quelle di un semplice ragazzo, poco forbito e alquanto confuso nell'esprimersi.
    Ebbene, egli non era sciocco, bensì molto arguto e furbo si reputava, infatti tale era in realtà: un motivo, se Hywel cambiava, esisteva, e per giunta poteva essere interpretato come una sua maschera. Ciononostante, di questo ora non è bene che si parli, poiché chiunque l'osservava, certo reputava il mutamento dovuto ad un qualche processo che la lettura delle carte esigeva:credevano, dunque, ch'egli fosse costretto ad assumere un tono serio e raffinato durante la lettura, sebbene in realtà egli si fosse imposto di essere il più goffo e confuso possibile quando non divinava; di nuovo, però, l'argomento qui non sarà trattato.

    Come si diceva, Hywel, ripresosi dal confuso parlare, scoprì un'altra carta (e nel farlo tornò serio per un istante) e, scoprendo il Diavolo, si rese conto di ciò che era bene facesse:

    -Uhm..Carro! Cioè Raylek! Vuoi sapere qualcosa? Devo sbirciare nel tuo cammino? O ti accontenti della Papessa?-

    Ora che non divinava, molta della prestanza, dell'imponenza e dell'alone mistico che l'avevano avvolto, era svanita, lasciando, agli occhi della creatura verde, solo un ragazzo un po' ingenuo e forse anche un po' stupido.


     
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  9. Xal.
     
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    Vuoi sapere qualcosa?

    Non aveva bisogno di aggiungere altro.
    Il goblin si appoggiò al tavolo con l'unico gomito, poggiando il mento appuntito nel palmo della mano sinistra, la superstite, sogghignando come suo solito, salace.

    Visto che sono qui, perchè no.
    Coraggio, fratellino. Spara.
    Cosa ha in serbo per me il Destino?


    Ammiccò.
    La curiosità, dicono, è donna. Ma anche goblin.

     
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  10. Hywel dei Rovail
     
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    Esaurito ogni convenevole con il Carro, il giovane Re più non ebbe di cosa discorrere, pertanto domandò al goblin se volesse sapere cosa le carte serbavano per lui. Alla risposta affermativa dell'Arcano, Hywel si fece nuovamente serio, e tutta la giovialità e l'eccessiva goffaggine di linguaggio parvero dileguarsi, lasciando che la vera essenza di re potesse rivelarsi. Allora, senza parlare, l'Oracolo chiuse i cerulei occhi e strinse il mazzo fra le mani; in seguito sparpagliò le ventidue lame sul tavolino e, perpetuando quel mistico silenzio, prese a raccoglierle una per una lentamente e privato del senso della vista.
    Mentre ancora mescolava gli arcani in quello strano modo, Hywel disse brevemente, e con voce talmente concentrata e mistica da farla apparire come pronunciata da un'entità antica e potente, più della nascita della parola stessa:

    -Ora, la tua domanda alle carte. Esprimila chiara, ad alta voce, ma ricorda! Non chiedere cose la cui risposta possa essere "sì" o "no".-

    In ultimo, quando ebbe terminato, nuovamente prese parola, aprendo gli occhi come di scatto, emulando lo stesso tono e la stessa misticità di poco prima:

    -La tua mano sinistra taglierà il mazzo. Quattro carte, le prime in cima, estrarrai coperte e sul tavolo le deporrai.-

    Onestamente, se Raylek avesse sospettato qualcosa nel suo repentino cambio di atteggiamento, Hywel non avrebbe accennato sgomento o preoccupazione: come Arcano, l'Oracolo era convinto di dover condividere il proprio essere con i propri compagni; la bestia, poi, non avrebbe certamente rintracciato il Rovail dentro quella costruzione, essendo protetta da antiche e potenti magie. Lieto di poter venir smascherato da un compagno, il Cartomante si preparò ad una nuova lettura.


     
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  11. Xal.
     
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    - Ora, la tua domanda alle carte. Esprimila chiara, ad alta voce, ma ricorda! Non chiedere cose la cui risposta possa essere "sì" o "no". -

    Il goblin chiuse gli occhi, concentrandosi sui suoi pensieri per un solo, infinitesimale momento.
    Non credeva che avrebbe dovuto domandare qualcosa di specifico; aveva sempre creduto che quel genere di letture dessero informazioni generiche riguardo la vita di chi si metteva a disposizione delle carte...

    Mmm.
    La mia vita in questo mondo mi appare molto diversa da come lo era prima. Tutto, per quanto le situazioni siano simili, mi risulta nuovo e... strano.
    Senza contare il mio essere uno degli ultimi arrivati in famiglia.

    Sicuramente le carte non avrebbero ignorato l'inflessione nel suo tono di voce.
    Che mi succederà ora? Quali saranno le prove da affrontare per me?

    Domanda troppo generica? Raylek sperava di no. Con tutto il cuore.

    - La tua mano sinistra taglierà il mazzo. Quattro carte, le prime in cima, estrarrai coperte e sul tavolo le deporrai. -

    Allungò l'unica mano che gli rimaneva per portare le sgrinfie sul mazzo. Ne prese un pezzo, spostandolo sul piano del tavolo e poi sovrapponendo il resto delle carte.
    Come da istruzioni adagiò i primi quattro tarocchi sul piano del tavolo avendo ben cura di non sbirciarle, nemmeno se erano ancora girate sul retro.

    Non voleva certo falsare il pronostico.

     
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