~ Bagni Termali ~

Godetevi qualche ora di rilassante tranquillità...

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  1. ~ D a l y s
     
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    L’acqua gorgogliante nelle vasche naturali. Acqua calda, dalla cui superficie si sollevano candidi vapori. Vasche scavate nella roccia e nella terra, delimitate da pietre candide come la neve. Tante piccole vasche simili alle orme di una creatura immortale, su cui domina la più grande. I proprietari l’hanno chiamata la Signora, per le sue notevoli dimensioni e per la cascata che vi scende maestosa, sollevando gocce in grado di creare piccoli arcobaleni iridescenti.
    Un luogo di pace, dove il silenzio è rotto solo dal cinguettio melodioso degli uccelli e dal via vai degli insetti affaccendati.
    Attorno ad ogni vasca l’erba tagliata con cura, un morbido tappeto dove i piedi non possono sentire alcuna fatica. E qua e là un fiore, i bei petali schiusi in quell’umidità, la forma perfetta, il colore ponderato con attenzione.
    Sopra le vasche, sopra i cespugli dove già le prime corolle si aprono al mattino, le chiome maestose degli alberi offrono ombra al visitatore accaldato. Si muovono pigre, perché in questo luogo non c’è alcuna fretta, rivolgendo al sole ora il dorso ora il ventre delle proprie foglie color smeraldo.
    Solo il vecchio salice, che immerge le propaggini dei propri rami nella Signora, sembra indifferente a quella mite attività. Immobile, forse intento a ricordare il glorioso passato, traccia cerchi concentrici nell’acqua già agitata della polla.

    La giovane donna sorrise, lasciando vagare attorno i propri occhi grigi come l’acciaio, sfumati dello stesso verde del prato.
    Sulle sue labbra si disegnò un sorriso compiaciuto. Aveva organizzato con cura l’accoglienza dei visitatori, facendo spargere a terra ceste di petali di rosa, facendo tendere da un ramo all’altro luminarie dalla soffusa luce rosata o scarlatta.
    Attorno alla Signora, alla vasca più grande e più ambita, era stato eretto uno schermo di tende semi trasparenti, dai tenui colori pastello, per consentire a chi volesse un po’ di riservatezza di potersi immergere in pace.
    Si avvolse con le braccia la vita, coperta solo dalla seta scarlatta di un accappatoio, più elegante di una veste, che giungeva a coprirla fino a metà coscia e si appoggiava morbido sulle spalle. L’aveva stretto con una fascia di seta dello stesso colore, all’altezza del bacino, con un nodo tanto lento da apparire provocatorio.
    Nemmeno un dettaglio era stato lasciato al caso. Nemmeno le sue labbra dipinte di rosso, nemmeno i capelli pettinati accuratamente e raccolti in una crocchia a cui sfuggivano molte ciocche lunghe d’ebano.
    L’animale immobile ai suoi piedi sollevò il capo, richiamando l’attenzione della padrona con il tintinnio argentino della campanella che portava al collo. Lei lo fissò, senza mutare la propria espressione, e annuì.
    I piedi nudi si mossero eleganti sull’erba, come se si trattasse dei primi passi di una complicata danza.
    Sistemò con una mano uno dei bastoncini d’incenso che aveva fatto collocare in bracieri nascosti dietro i tronchi nodosi degli alberi.



    Coraggio, amico mio.
    Andiamo ad accogliere i nostri ospiti
    ”.

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    SPOILER (click to view)
    La scheda di Dalys, il mio pg che vi accoglierà, è disponibile QUI.

    Per ora l'unica abilità passiva che vi può interessare è questa:
    Intimità ~ Dalys, la Danzatrice, la Geisha, la Rosa. L'ultima arma che le è rimasta, l'arma terribile che la sofferenza e il tradimento le hanno donato, è la sua eleganza. Sinuosa come una fiamma mossa dal vento, bella come se fosse stata dipinta, gli occhi grigio verdi ombreggiati dalle ciglia scure, il corpo perfetto sia nelle arti che nell'amore. Chi la guarderà, difficilmente riuscirà a distogliere lo sguardo e passare oltre rimanendo indifferente. Carezzeranno il suo corpo, i suoi occhi impenetrabili come l'acciaio, la sua pelle avvolgente come la seta. E ne saranno ammaliati, al punto da essere attratti irrimediabilmente dalla sua eleganza e dalla sua bellezza, al punto da rimanere catturati dal suo fascino, divenuto irresistibile, temprato dal deserto e dalle spezie d'Oriente.
    [Passiva - Chiunque guardi negli occhi la Rosa sarà irrimediabilmente attratto dalla sua eleganza quasi innaturale e dalla sua bellezza]
     
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  2. »Lady
     
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    - Realtà parallele -
    Arrivo a Endlos


    ~ Gloranna, Tempio del cristallo Thierra
    Gloranna, il luogo in cui sorge uno dei Sette Templi, quello custode del bruno cristallo, sì fatto di terra e fango. L'edificio sacro, che si trova sulla cima di una montagna dalla vetta spianata, è luogo ameno, di riflessione e ricerca dell'io interiore. E una figura femminile, dai lunghi capelli color della nocciola e la pelle candida e perfetta, è seduta a gambe incrociate, con le mani poggiate sulle ginocchia e gli occhi chiusi, visibilmente concentrata a meditare e svuotare la mente. Da quella posizione, fuori dal luogo di culto e vicino al bordo del precipizio, la sua persona ha modo di dominare su tutta la piana sottostante e vedere anche più in là, oltre le montagne in lontananza, oltre i confini stessi di questa terra. E nulla, nemmeno la leggera brezza che dondola dolcemente la sua chioma, riesce a turbare la sua essenza, finchè una seconda figura, questa volta maschile e vestita anche in maniera più consona all'edificio di culto, le si avvicina. E, dopo aver osservato per interminabili istanti il paesaggio innanzi a loro ed essersi seduto affianco a lei, prende a parlare, con voce lenta e flebile, come se ogni parola -in quella situazione- fosse un urlo, un disturbo per la sua interlocutrice, per la pace interiore di entrambi.

    Ho consultato l'Oracolo, Morgana. E' giunto il momento che tu riparta.
    Così sia, Maestro.

    Ritorna il silenzio fra i due, che rimangono immobili e ad occhi chiusi. All'alba del giorno successivo la ragazza partirà, per recarsi incontro all'appuntamento col destino.


    ~ Maelstrom, Terme della Festa dei Tre Regni
    Poche ore la separano dal momento in cui ha varcato il portale per quell'altro mondo, che già la fanciulla ha -almeno così parrebbe, a un occhio esterno e non avvezzo a giudicarla- dimenticato il suo compito, preferendo feste e divertimenti a quella che, ben più importante, è la sua missione. Diciamo che, a onor del vero, nella sua natura di donna di mondo ha preferito unire l'utile al dilettevole, concedendosi un rilassante bagno caldo prima di incontrare quella persona di cui l'è apparsa, sfuggevole e sfocata, la visione. Ed è per questo che, appena varcata la "soglia" della festa, si è diretta alle terme di quel luogo di divertimento e gozzoviglie poco civili, non potendo fare a meno di restare piacevolmente stupita non appena superata la porta che da accesso alle vasche. Un morbido letto di fili d'erba, la cui perfezione è interrotta solo in rari punti dalla presenza di delicati fiori appena sbocciati, fa da contorno alle vasche, scavate nella roccia dal cadere millennario di piccole cascate d'acqua, mentre un tappeto di petali rosa conduce alla più maestosa di queste, in cui un vecchio salice proietta la sua ombra e inserisce le propaggini delle sue radici. A contorno -perchè fino a quel momento la sua vista è stata rapita dalla bellezza del luogo- una donna in corta veste scarlatta, provocatoria e sensuale in ogni aspetto, ogni più piccolo dettaglio della sua figura. E ai suoi piedi un grosso gatto tigrato, affascinante forse quasi quanto lei, nella sua natura selvaggia e docile allo stesso tempo.
    La fata dei boschi, attratta istintivamente da quella fanciulla dai tratti orientali, le si avvicina, ponendosi a pochi passi da lei per osservarne meglio il candido viso, le morbide labbra rosse e i profondi occhi seducenti. Prima di riprendere il controllo e ricordarsi chi è il capolavoro del Creato, fra le due.

    Ti ho già vista in sogno, credo. Ma lì mi eri parsa più bella.

    La voce è dolce e delicata, ma lascia intravedere un'ombra di sarcasmo che va al di là delle sue semplici parole. Morgana, il gioiello di Madre Natura, mai ammetterebbe che possa esistere qualcuna più bella di lei. Mai.

    SPOILER (click to view)
    In riferimento a questa scheda.
    Grazie ad Anna per la giocata e scusa che non ti ho detto nulla riguardo al sogno/visione di Dalys, ma mi è venuta in mente questa notte l'idea. E, come sai, questa mattina è l'unica occasione che ho per postare da qui ai prossimi tre giorni. Comunque te ne parlerò poi via msn, come è giusto che sia. =)
    Comunque anticipo già una passiva, il cui effetto potrebbe subentrare nei prossimi turni.

    • Persuasionem Fatae (Passiva) Morgana è un dottoressa e, in quanto tale, ha bisogno che i suoi pazienti la ascoltino sempre e -allo stesso tempo- mettano poi in pratica i suoi consigli di medico, perchè se così non accadesse, nessuna cura potrebbe mai avere successo su un malato, nemmeno nei casi più semplici. Ed è sempre per questo motivo che la ragazza ha sviluppato negli anni una notevole capacità dialettica, tale da riuscire a convincere anche la più testarda delle creature che ciò che lei dice è giusto e che ciò che gli consiglia di fare è solo per il suo bene e niente più. Certo, qualcuno potrebbe pensare che la Fata possa anche ingannare gli altri in questo modo -e così in realtà potrebbe essere, se lei fosse un'altro tipo di persona- ma, per fortuna, non è questa la realtà delle cose: già, come sopra spiegato, tutto ciò che Morgana dirà sarà solo e soltanto per il bene del malato, nel tentativo di convincerlo a tranquillizzarsi, a fidarsi di lei e fare tutto ciò che la ragazza riterrà opportuno.

     
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  3. ~ D a l y s
     
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    E due errori ho commesso
    due errori di saggezza
    abortire l'America
    e poi guardarla con dolcezza



    Aveva pensato che il primo ospite ad arrivare sarebbe stato un uomo.
    Si era già immaginata la scena.
    Vederlo arrivare e cingergli la vita con un braccio. E condurlo con sé. E sussurrargli nell’orecchio quanto potesse essere bello quel luogo, quanto svogliata la vita. E sfiorarlo lentamente, come solo lei avrebbe saputo fare.
    E invece si trovava davanti una donna.
    Disappunto, che tentò di celare sotto lo squisito sorriso di benvenuto.
    E non una donna come tante altre, non una matrona appesantita o una vergine intimidita dalla sua bellezza. Non una moglie imbarazzata che cercasse di scappare al troppo geloso consorte. Non una creatura da stordire con il proprio profumo e comandare con il proprio carisma.
    Questa era bella.
    Se ne rese conto facilmente.
    Era il tipo di donna che sarebbe piaciuta a qualsiasi uomo senza bisogno di alcun incanto. Una bellezza prorompente. Una bellezza di forme, di curve bilanciate su un corpo asciutto. Non la fragile leggerezza della danzatrice di cristallo, ma il solido fascino della concubina. Il corpo che ogni uomo avrebbe voluto avere accanto nelle fredde sere d’inverno.
    All’inizio pensò che avrebbe potuto nasconderla dietro le tende rosse, proteggerla. Forse era venuta fin lì in cerca di tranquillità.
    Ma no. Si stava sbagliando. Naturalmente.
    Perché lo lesse in quegli occhi penetranti. Quella gonna sapeva esattamente di essere bella. Molto bella. E la sfidava apertamente. Non si sarebbe coperta, non avrebbe fatto nulla per mantenere un basso profilo.
    Sembra sia l’altra a dover valutare la Rosa e non il contrario. Sembra sia lei la padrona. Sembra si trovi in casa propria e l’intrusa sia la giovane vestita di rosso.



    Ti ho già vista in sogno, credo. Ma lì mi eri parsa più bella.



    Per un attimo credette di avere già perso.
    Per un secondo pensò di lasciarle campo libero. Perché aveva ragione. Perché rispetto a lei, rispetto alla sua calda morbidezza, lei era la nobile Rosa, le spine nascoste sotto gli eleganti petali scarlatti, ma cosa avrebbe mai potuto contro un intero cespuglio di orchidee superbe?
    Poi i suoi occhi ebbero uno scintillio.
    Che sfida sarebbe stata senza una degna rivale, una rivale da provocare e trattare con la carota e il bastone. Nulla escludeva di poterla trascinare dalla propria parte, e che lei trascinasse con sé altri visitatori.
    Si portò una mano al mento, come se stesse riflettendo.
    Ma quando parlò la sua voce era leggera, impossibile definire se più seria o più canzonatoria.



    E’ evidente che in sono non c’erano quelle ad impedirti la vista”.



    Ovvio a cosa alludesse, anche senza che tendesse l’indice di pochi centimetri per indicare la generosa scollatura di quella che avrebbe potuto divenire un’alleata o una rivale.
    Si inchinò, come se il suo fosse stato un complimento.



    Ma prego, dove desidera immergersi, venerabile Signora?



    ma voi che siete uomini
    sotto il vento e le vele
    non regalate terre promesse
    a chi non le mantiene


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    Paradosso Vivente


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    Warrior Day V.

    Era a quel glorioso e terribile torneo che si erano conosciuti loro due, l'uno che nessuna emozione poteva provare pur dominandole tutte, l'altra che tutte tranne una voleva provare temendo il suo potere terrificante. Conoscersi era stato... strano. Diverso, senz'ombra di dubbio, e fuori dagli schemi.
    Ora era tornato.

    Solo una breve visita, la speranza di un futuro incontro lo aveva portato lì. Purtroppo non poteva trattenersi, il pazzo odio di suo figlio lo tratteneva: mentire e tessere trame e ingannare e circuire e distruggere e creare e fare tutte le cose che la sua razza senza rimorso aveva fatto al Multuniverso erano azioni molto impegnative.
    Purtuttavia, non poteva essere così sgarbato da passare senza un presente.

    Si guardò intorno, una mano tesa per toccare le foglie dei cespugli e la corteccia degli alberi. Sorrideva, in un modo che sarebbe parso allegro e un po' triste a molti, ma nato da niente di meno poetico della sola comprensione. Non provava gioia in quel luogo, ma capiva da quali emozioni era nato e perché.
    Il perché di un'intera vita.

    Udì uno stralcio di conversazione e capì che aveva poco tempo. Si avvicinò al salice e si chinò, deponendo il suo pensiero... poi svanì, un'effimera chiazza sfocata al suo posto che durò un baleno o poco più, un soffio di vento che passò fresco nella creazione di una donna unica.

    Di lui, solo, rimaneva una cosa:
    una rosa rossa.
    Una rosa, curiosamente, priva di spine.
     
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  5. »Lady
     
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    - Realtà parallele -
    L'incontro con la Rosa


    ~ Gloranna, Tempio del cristallo Thierra
    Notte. La fanciulla dai capelli castani dorme, sembrando un giovane e delicato asfodelo che -appena sbocciato- è pronto a far sfoggio di tutta la sua bellezza innanzi al mondo intero. Ma il suo sonno è triste, purtroppo, angosciato da fantasmi e paure del passato, dal ricordo del fratello, il Re, ormai polvere. Una lacrima -contenente tutto il suo dolore- lascia il suo occhio, scossa nel suo incedere dalla curva sinuosa delle ciglia, per poi solcare la gote e, infine, staccarsi da lei, abbandonarla, e cadere sul cuscino.

    Albeggia. I pallidi raggi dorati iniziano a rischiarare il cielo, mentre il sonno della ragazza si è finalmente fatto tranquillo. Un usignolo entra dalla finestra, lasciata aperta per via del caldo della stagione ormai inoltrata, e s posa sulle coperte, saltellando vivace e curioso sul letto della fata prima di iniziare il suo canto, chiaro e deciso, a indicare l'inizio di un nuovo giorno. Semplici note, per i più, ma dolce melodia per Morgana, che può cogliere ogni singola sfumatura e variazione di tono, ad indicare le emozioni della piccola creatura. L'unico suo rammarico è l'essersi lasciata ormai alle spalle il proprio sogno, che per volontà di Morfeo l'aveva rapita dai suoi tristi incubi. Ma ora sa cosa fare, chi cercare. Il volto di quella ragazza è l'ultima immagine che, come un fotogramma, le è rimasta impressa. Ora deve solo partire per trovarla.


    ~ Maelstrom, Terme della Festa dei Tre Regni
    Sorride la donna che si trova di fronte, mentre la sublime creazione di Madre Natura avanza verso di lei. Ben conscia della sua bellezza inferiore a quella della Fata, accusa il colpo per qualche istante, in silenzio, assaporando l'amaro sapore della sconfitta in casa, sul proprio campo di battaglia. Poi uno scintillio, nei suoi occhi, a indicare che qualcosa in lei si è smosso, che ha ripreso il controllo di sè, della sua determinazione a condurre i giochi. E ciò lo sancisce con una battuta beffarda, allusiva, che però sembra evidenziare un pizzico d'invidia in lei, per una mancanza evidente.

    Queste, dice? Effettivamente è vero, qualche volta mi dan fastidio, mi impediscono di guardare cosa c'è a terra, costringendomi così a chinarmi in avanti, destando il dispiacere delle signore presenti e il piacere dei loro signori. Eh sì, a volte vorrei esser come lei, piatta, e non avere addosso le attenzioni degli uomini solo per quelle. La invidio un po' per questo, sa? Lei di certo non ha questo genere di problemi. Che fortunata, che è.

    Per tutto il tempo tiene la testa inclinata, con lo sguardo fisso sul proprio seno prosperoso, mentre la sua voce, le sue parole sembrano mostrare un dispiacere sincero, quasi come se il suo fosse davvero un pesante fardello da trascinarsi dietro, passo dopo passo nel lungo cammino della vita. E pesante lo è, certamente, ma da intendersi fisicamente, perchè pur di ottenere le attenzioni di uomini -e, perchè no, anche donne- Morgana è ben felice di sopportarlo. Ma per continuare a dare -almeno in apparenza- l'illusione che il commento della Rosa sia stato accettato con benevolenza e ricambiare la gentilezza del suo inchino, anche lei concede a quella donna un sorriso aperto, stupendo, nel quale mostra le due file di denti bianchissimi, puri come agate perlacee, splendenti come diamanti. Chissà quanti carati può valere, quell'unico, semplice sorriso.

    Come un flash, appare e scompare una figura dalle fattezze angeliche -così sembra- che si limita a lasciare un pensiero, una rosa rossa davanti all'immenso tronco nodoso del salice. Un dono, forse per la Fata? Beh, è più che naturale in fin dei conti: come può esser passata inosservata la sua bellezza in quel mondo, sebbene vi sia giunta solo da poco?

    Si dirige verso l'albero, quindi, a raccoglier il regalo del misterioso ammiratore. Un fiore senza spine, a sottolineare lo splendore del suo corpo privo di qualsivoglia imperfezione. Un fiore profumato, di una fragranza fresca e viva, che ben si addice a quella usata per esaltare la sua pelle. Un fiore rosso, come l'amore e il sangue, che nella sua figura vanno spesso di pari passo.
    Peccato. Peccato non si sia fermato, perchè per un omaggio così appropriato avrebbe saputo come ringraziarlo. E Morgana è una donna che sa essere generosa, molto generosa.

    Si ricorda poi del perchè è andata in quel luogo e allora -restia- abbandona il ruolo di provocatrice, per tornare dalla domina thermarum in veste di humilis puella. E, avvicinatasi fino a far quasi toccare i loro corpi, si allunga in avanti con la testa, per portar la sua bocca all'orecchio sinistro di questa e assicurarsi così che tali parole possano esser udite da lei e lei soltanto.

    Scusami, per poco fa. Non volevo offenderti davvero, ma soltanto stuzzicarti.
    E se come il mio sogno mi ha mostrato tu sei la Chiave, allora ti prego, portami con te al Maniero quando tutto questo sarà finito.

    Il tono si è fatto più diretto, confidenziale, a voler sottolineare che -almeno da parte sua- la distanza che le seperava è stata ora colmata. E in attesa di una risposta, una qualunque, chiude gli occhi, assaporando per qualche istante -in quella posizione- il profumo orientale della ragazza, per poi passare le proprie labbra cinabree sulla pelle vellutata, morbida, del suo collo. E qui baciarla appena, teneramente.


    SPOILER (click to view)
    Che dire, mi sto divertendo parecchio con questa ruolata. Le nostre due pg possono finalmente punzecchiarsi GdR-In. :guru:
    Se devi insultarmi, cazziarmi o altro ancora per boiate scritte/fatte, direi che sai come trovarmi. Quindi non farti problemi. :8D:
    Ah, per evitare il bacio di Morgana basta che ti allontani prima/dopo aver sentito la sua frase, ovviamente. :sisi: Non mi son trattenuto. :guru:


    • Persuasionem Fatae (Passiva) Ciò che dice Morgana è sempre vero, me detto per il bene del proprio interlocutore, che ascoltandola non potrà fare a meno di convincersene. (Già citata)

     
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  6. ~ D a l y s
     
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    Una provocazione, niente più che una vergognosa provocazione.
    Forse quella fanciulla di bassa tacca si aspettava che la Rosa, il fiore elegante dalle spine taglienti, si lasciasse scaldare per così poco. Forse quella fanciulla non sapeva cosa fossero le Voci, il fuoco ardente nel cuore, l’inferno nell’animo. Forse non immaginava neppure cosa sarebbe potuto accaderle se veramente lei avesse perso il controllo.
    Non abbassò neppure gli occhi sul proprio corpo che ben conosceva, che aveva esplorato e che avevano percorso altre mani e altri sguardi. Non cercò neppure un confronto che sapeva impari.
    Si limitò a sorridere, dolcemente, elegantemente, come lei sapeva fare.
    Seguì il movimento dell’altra, quando la vide rivolgere la propria attenzione alla sagoma oltre le tende rosse. Seguì quelle labbra e quei denti candidi, quella bellezza perfetta di bambola, impura come solo certe figure di porcellana sanno essere. Pensò che qualcuno fosse giunto a turbare la squisita tensione che si stava creando fra loro.
    E invece no.
    Invece soltanto un fiore era rimasto posato a terra. Una rosa recisa, i petali adagiati come la testa di un’amante ormai stanca sotto le braccia pietose del salice. Il gambo privo delle spine che la donna invece portava su di sé. Un’allusione? Una speranza? Un omaggio?
    I suoi occhi scintillavano.
    Poteva intuire chi avesse mandato quel messaggio. Ma già la sua mente vagava lontano, trasportata da quel gesto semplice, quel gesto che era durato il tempo di un secondo. Aveva tante rose come quelle, in un mondo lontano mille anni luce, in un’altra vita. Ornavano i vasi di un palazzo ricco di profumi. E le sue mani li sfioravano, e altre mani vi si sovrapponevano, unendo le labbra le une alle altre. Ed era un sogno. Un sogno.


    Perché il tempo è così brutto?
    È il respiro degli angeli che si condensa sulle cime dei monti.
    E questo vento così forte?
    Sono le gonne della Dea che danza nel cielo con il proprio amante.
    E la pioggia che inizia a cadere?
    Sono le sue lacrime, perché ormai la festa è finita.
    Quindi non devo avere paura?
    Mai, mai finchè ci sarò io.


    Promesse disattese, accordi non mantenuti. Un sogno finito nel nulla.
    Mi dispiace bambina.
    Come il tempo di quelle rose.
    Ora le rose hanno le spine. Spine cattive che non possono essere recise.
    Chinò gli occhi per un istante, lasciando che le lunghe ciglia nascondessero le emozioni venute a turbarla, perdendo per un istante di vista la visitatrice.
    Per questo la voce all’orecchio la colse alla sprovvista, apparentemente umile, leggera come il soffio della brezza in una mattina d’estate. Tiepida come il fiato caldo di una meretrice nel pieno della notte.



    Scusami, per poco fa. Non volevo offenderti davvero, ma soltanto stuzzicarti.
    E se come il mio sogno mi ha mostrato tu sei la Chiave, allora ti prego, portami con te al Maniero quando tutto questo sarà finito.



    Chiedeva soltanto la sua protezione.
    Chiedeva di essere presa sotto la sua ala?
    O lo scopo era un altro? Uno che ancora lei non poteva conoscere?
    Quella straniera poteva essere veramente un pericolo?
    Un brivido la percorse al gesto di lei. Chiuse istintivamente gli occhi, reclinando lievemente la testa. Un bacio. Sul collo. Quale ardire. Da labbra tanto diverse da quelle a cui era abituata. Eppure nella sua mente si proiettavano già altri volti, altri gesti. Capelli d’oro nel vento, piccole mani ed occhi neri supplicanti, sorelle e amanti, speranze e tradimenti.
    E quelle labbra a fare da sottofondo, da basso continuo alla sua straziante sonata.
    Fece scivolare un dito lungo la nuca della giovane, il proprio indice tiepido, sollevandole il viso e tenendola saldamente sotto il mento, in modo che dovesse guardarla negli occhi.
    Due iridi taglienti come due spade. Due iridi nel cui cuore le braci dell’inferno si cullavano immortali, aspettando solo che un soffio più violento degli altri le risvegliasse.
    Le Voci reclamavano il proprio pasto, ma quello non era né il tempo né il luogo.
    Non avrebbe mai concluso un accordo con lei, con lei che l’aveva sfidata apertamente, con lei che le si era avvicinata come un’impertinente e aveva messo in dubbio la sua bellezza. Non avrebbe mai concluso un accordo lì, dove tutti avrebbero potuto udirla e credere che si fosse sottomessa a una straniera. Le avrebbe provato chi fosse la creatura dominante lì dentro.
    E glielo avrebbe mostrato con la consueta eleganza.
    Sorrise, mentre con un gesto rapido la trascinava a sé, poggiando un bacio sulle sue labbra, un bacio che non aveva alcuna possibilità di essere approfondito, come una firma, come a suggellare quella proposta tanto insolita. Ma un bacio della Rosa, il bacio che aveva fatto perdere la testa a tanti uomini.
    Il bacio Qui Comando Io.
    Da cui l’avrebbe scostata con violenza, continuando a sorridere con sarcasmo, trattenendola per i capelli senza durezza, tanto per dimostrarle quanto avesse perso.
    Poi, con apparente noncuranza, come se niente fosse accaduto, la domanda.



    Quindi in quale vasca vorrebbe immergersi, Signorina?



    No I don't even know your name
    It doesn't matter
    You're my expiramental game
    Just human nature
    It's not what
    Good girls do
    Not how they should behave

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  7. »Lady
     
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    - Realtà parallele -
    Giochi provocatori


    ~ Haelo, Tempio della Dama Nera
    Quasi contemporaneamente al bacio tra Morgana e la Rosa, una giovane ragazza dai capelli corvini varca la soglia del tempio ormai in rovina, abbandonato -almeno apparentemente- al termine della Vecchia Era, dopo il divieto di praticarne il culto, pena la morte. I corridoi sono sporchi per la polvere accumulatasi in centinaia di anni, quelle che un tempo erano bellissime pitture e disegni, ora sono poco più che pezzi di intonaco sbriciolati o anneriti. La luce è scarsa, con solo una torcia accesa ogni quattro. Eppure non dovrebbe esserci nessuno, quindi perchè il bisogno di illuminarlo?

    Apre i pesanti battenti che introducono al naos, la sala dove è situata la statua della divinità, probabilmente l'unica non distrutta al tempo dell'emanazione delle Leggi Primigene. Ai piedi di questa, una figura incappucciata si prostra in segno di devozione, per rivolgere poi le sue attenzioni alla nuova arrivata solo dopo aver terminato una lugubre litania. Non si vede in volto, oscurato sia dal cappuccio calato sul viso che dalla poca luce nella stanza, ma i movimenti difficoltosi per mettersi in piedi, con l'aiuto di entrambe le mani, fanno intuire che molti anni pesano sulla sua schiena, già un poco curva.

    Maestro, ne è proprio sicuro?
    Sì, Helena. E' necessario che tu vada.
    Siamo riusciti a individuare l'attuale posizione di una Dominatrice dei cristalli.
    E va fatto quel che il nostro credo ci impone, per la gloria e la resurrezione di Lotus.

    D'accordo, Maestro. Partirò subito.
    Non lasciare tracce o testimoni che possano condurre a te, mi raccomando.

    La fanciulla cala, a sua volta, il cappuccio sulla testa. Entrambi indossano lo stesso mantello, grigio-argento, con ricamate due ali blu scuro all'altezza delle spalle: il marchio di contrassegnazione dei seguaci di Lotus, la Dama Nera. E Ralaith, l'ultimo Gran Maestro dell'ordine, la guarda uscire compiaciuto, facendo luccicare i suoi denti bianchi e regolari alla fioca luce delle torce appese ai muri laterali della stanza, ancora tutti presenti nonostante l'ormai venerabile età.


    ~ Maelstrom, Terme della Festa dei Tre Regni
    La Signora di quel luogo non si allontana, anzi permette a Morgana di baciarla così poco castamente sul collo e assaporarne la pelle morbida e profumata. Poi un dito della Rosa, tiepido, le si punta sulla glabella e risale su per la fronte, sollevando così delicatamente la testa della Fata, che non oppone resistenza e si ritrova faccia a faccia, con gli occhi dentro ai suoi, mentre l'indice che ne ha alzato il viso compie un semi-cerchio, portandosi sotto il mento pe reggerlo di fronte al suo. Ed esser certo che non si sposti, non si allontani da lì.
    Labbra dolci, carnose si posan sulle sue. Labbra di donna, che da tempo non ha modo di assaporare, gustare nella loro femminile diversità. Ma è un bacio di quelli finti, plastici, da manifesto pubblicitario, sebbene per un attimo si è illusa che potesse esser qualcosa di più, dischiudendo le labbra e liberando il voglioso serpente rosa, che però si è da subito trovato la strada sbarrata da un muro di carne. E' tutto un gioco per l'altra, uno scherzo buono per denigrarla, da cui poi prende le distanze allontandandola fisicamente con mala grazia, trattenendola però allo stesso tempo per i capelli. Ha perso il primo round, certo, ma quella battaglia di seduzione non è certo finita. L'avrebbe fatta sua prima o poi, come tutti gli uomini e le donne in passato: nessuno sa resistere alla sua bellezza. Nessuno.

    Muovendo lentamente il collo in senso circolare, mentre i capelli ondulando seguono l'andamento del capo, scioglie la debole stretta che la tiene vincolata, recuperando al tempo stesso la sua alterità. Non ha dimenticato chi è la superiore, tra le due. E alla sua domanda, facendo anch'ella finta che non sia successo nulla pochi istanti prima, non risponde, limitandosi a far parlare il suo corpo.
    Si sveste completamente, rimanendo immobile per diversi secondi per permettere alla ragazza -come a qualsiasi altro visitatore dovesse arrivare in quel momento- di ammirarla nella sua più totale perfezione. Poi, con passo lento, ancheggia con fare provocatorio e sensuale fino ad arrivare alla vasca centrale, la più maestosa, la Signora effettiva di quel luogo. E trovata di suo gusto la temperatura dell'acqua, saggiata appena con un dito, vi immerge prima un piede, poi anche l'altro, per infine sedersi e abbandonarsi alla piacevolezza di quel posto.
    Sdraiata per tutta la lunghezza del suo corpo, chiude gli occhi. E gode.



    SPOILER (click to view)
    Volevo far "scoppiare" Morgana, ma mi son trattenuto. Spero che il post possa risultare lo stesso quasi passabile, sebbene stia cercando in tutti i modi di infarcirlo di bg.
    Che altro aggiungere? Di cazziarmi per quello che non va te l'ho già detto, quindi...image
    Ah sì, spero che si unisca a noi qualcun altro. Qualche pg pervertito, soprattutto. :guru:

    Edit: Corretto un errore di battitura

    • Persuasionem Fatae (Passiva) Ciò che dice Morgana è sempre vero, me detto per il bene del proprio interlocutore, che ascoltandola non potrà fare a meno di convincersene. (Già citata)



    Edited by »Lady - 3/4/2010, 14:57
     
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    « Neh, Bakaoyama... Che, allora si fa qui, dopo?? »
    Motoko si asciugò la pelle bianca del viso con un piccolo asciugamano, mentre restava immersa fino alle spalle nelle acque termali con un asciugamano legato in vita e ben stretto in modo che non le sfuggisse per sbaglio. Aprì un occhio scoccando un'occhiata ad Hazuki, che invece non solo aveva rifiutato di coprirsi ma le si era avvicinata quel tanto che serve ad innervosirla.

    « Ho già detto che non ti permetterò nemmeno di avvicinarti ad una cosa come quella che sostituisce con del cattivo gusto il più basilare senso del pudore! Ed anzi, ti ordino di gettare quel volantino recante la notizia di simili sconcerie! »
    Tornò a socchiudere gli occhi, il sopracciglio destro che tremolava impercettibilmente a manifestare la sua irritazione. Come si permetteva quella svergognata di sventolarle davanti agli occhi simili oscenità! Ma insomma, era giunta fin lì per ottenere un po' di relax alle terme, e quella sciocca voleva rovinare tutto partecipando ad un'oscena gara in cui ragazze frivole esibivano il loro corpo lasciando che vecchi porci lussuriosi le gettassero acqua sul corpo??

    « Uff. Vado a vedere se hanno del saké... »
    Lo sbuffo infantile di Hazuki non la smosse di un centimetro. Sempre senza pensare minimamente a coprirsi, la giovane kami uscì dall'acqua avviandosi senza troppi problemi nella zona opposta della sala termale.
    « Hazuki! Torna qui, metti almeno qualcosa!! »
    Tentò di trasmettere quella basilare nozione con un tono più preoccupato che di rimprovero, ma bisognava essere davvero ottimisti a sperare che quella piccola svergognata le desse ascolto almeno una volta.
    « Seh, seh... »
    Motoko sospirò, ma poi trovò che dopotutto non era poi un male che se ne fosse andata. Da sola, infatti, riusciva a rilassarsi molto di più. Socchiuse gli occhi e rimase in acqua ancora a lungo, perdendo la nozione del tempo e non rendendosi conto che perfino dopo un'ora Hazuki non era ancora tornata...

    Quasi due ore dopo era rientrata negli spogliatoi femminili, credendo di trovare lì quella stupida kami. Ma non solo non la trovò... ma non trovò nemmeno qualcosa che le apparteneva.
    Qualcosa di importante... di molto importante...
    I vestiti.

    « NO!!! »
    Sbiancò e diventò completamente rossa in viso quando, aprendo l'armadietto, ci trovò soltanto la spada ed un foglio dove riconobbe la mano di Hazuki perché erano stati scritti nell'alfabeto orientale e non secondo l'alfabeto occidentale che veniva usato su Celentir e su Asgradel.

    Sono al Wet T-shirt contest <3
    I vestiti te li riporto quando torno.
    Nel frattempo ordina la cena.


    Chiudeva quel messaggio un disegnino sghembo di una ragazza che con indice e medio sollevati in segno di vittoria. Motoko rischiò un infarto.
    Bloccata alle terme... senza gli abiti.
    « L'ammazzo. »
    Sussurrò semplicemente...
     
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    Pareva che l'altra si fosse stancata, che dopo l'ultima provocazione avesse deciso di trovare finalmente la pace. Ammesso, chiaramente, che donne come quella, donne come lei, potessero mai trovare pace in qualche luogo, in qualche strana realtà.
    Forse lì, immersa nell'acqua tiepida, avrebbe finalmente trovato la distensione dei sensi, la vera bellezza, un tepore differente da quello sensuale che aveva appena accarezzato, assaporato anche se per pochi secondi.
    Socchiuse gli occhi, cercando di inebriarsi di quei suoni semplici. L'acqua con il proprio muoversi in pigri cerchi concentrici, lo spruzzo della cascata, il cinguettio degli uccelli, il frusciare delle lanterne nella brezza leggera.
    Il campanello d'argento.
    Che tintinnò nell'aria con una melodia malinconica, riportandola immediatamente alla realtà. Raramente il Ballerino si faceva udire. Il suo passo sapeva essere tanto felpato da evitare qualsiasi rumore indesiderato. Quel suono era solo un modo per chiamarla, per convocarla dove evidentemente aveva trovato qualcosa di interessante.
    Si mosse guardinga, dirigendosi verso la fonte del richiamo: lo spogliatoio femminile. Era molto improbabile che vi si nascondesse un pericolo, ma era ugualmente curiosa. E il primo modo per soddisfare la curiosità è sopraggiungere inuditi, alle spalle della vittima ignara.
    Lo spettacolo che le si parò davanti era totalmente inaspettato.
    Il ballerino era seduto, immobile, i baffi frementi, davanti a una ragazzina che pareva alterata. Ma non era quello il dettaglio. La giovane, in realtà, era completamente nuda. Perfettamente nuda. Totalmente nuda.
    Insomma, nuda.
    Così come era uscita dall'acqua, ancora umida del calore che le bagnava la pelle. Una pozza sotto i piedi. Così come mamma l'aveva fatta. E non era uno spettacolo spiacevole.
    La Rosa sorrise.
    Che quello fosse il giorno delle visitatrici eccentriche?
    Si domandò se anche questa, come l'altra, avrebbe desiderato assaporare la sua bellezza. Se anche questa avesse gusti fuori del comune e altrettanto fastidiose osservazioni da fare. E non vedeva l'ora di constatarlo.
    Sorrise, lasciandosi sfuggire dalle labbra una risata sommessa, maliziosa, sufficiente a richiamare l'attenzione prima di parlare direttamente con la giovane.



    Perso qualcosa d'indispensabile?
    Perchè potrei prestarti questo, se ti servisse



    Portò la mano alla cinta del proprio accappatoio scarlatto, facendo il gesto di slacciarla. Glielo avrebbe porto, se lei lo avesse chiesto. Ma come avrebbe reagito quell'apparentemente pudica fanciulla ad una proposta del genere?
    Il suo sorriso si fece ancora più ampio.
    Era un gioco decisamente divertente. Si sentiva sempre più lieta di aver accettato quell'incarico.

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    Sobbalzò e arrossì violentemente allo stesso tempo, sbrigandosi a coprirsi con l'asciugamano bianco ormai fradicio che stava usando per i capelli. Non si era minimamente accorta della presenza di qualcun altro in quella stanza, e la sorpresa mista al pudore la lasciò interdetta ed anche un po' balbettante, neanche avesse paura della presenza tutt'altro che inconsueta di una donna in uno spogliatoio femminile.

    « Ehm, s-si? Forse s... NO!!! Ma cosa fa? »
    Sobbalzò al momento del diniego capendo che l'altra si stava riferendo non ad un accappatoio generico ma bensì al suo accappatoio. "Hazuki, questa me la paghi cara!!!" promise a se stessa mentre quasi si appiattiva contro l'armadietto alle sue spalle, combattendo contro la strana sensazione istintiva di avere di fronte un qualche potenziale pericolo opponendovi la razionale consapevolezza che quella che le aveva rivolto la parola era una ragazza oltretutto gentile che si stava premurando delle sue condizioni.

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    « Ehm, ecco, mi hanno fatto un... piccolo scherzo, ecco. Ehm, le chiedo scusa ma per caso mi saprebbe indicare se noleggiano... ehm, abiti...? »
    Ritrovò un sorriso forzato con la speranza di avere una possibilità di bloccare Hazuki prima che succedesse l'irreparabile. Si sentì però un'idiota tremenda a domandare una cosa del genere, e si sentì ancora peggio quando le venne in mente che il portamonete era nella giacca e la giacca se l'era presa Hazuki!! Fortunatamente l'ingresso l'aveva pagato entrando, ma adesso anche ammesso che esistesse un modo per recuperare qualcosa da mettere addosso ben difficilmente avrebbe potuto acquistarlo.
    A momenti, le venne da piangere...

     
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    ~ Numeb, la città senza legge
    La giovane ragazza dai capelli corvini -che però rimangono celati dal cappuccio ancora calato sul volto- spalanca le ante della Sguattera, per dirigersi senza troppe cerimonie a uno dei tavoli dove un ubriacone sembra essersi pesantamente addormentato dopo una sbornia, per aprirgli a forza la mano e lasciargli una busta bianca.

    ~ Thiannat, la città della fede
    Stessa figura, scenario diverso. Sale uno ad uno i gradini che la portano alla soglia del monastero di Hizaria e -neanche a voler rifare un tuffo nel passato- varcato l'ingresso si trova davanti lo stesso custode che dieci anni prima l'aveva accolta, cui rivolge un silenzioso saluto col capo, ben attenta a non svelare la sua identità. Fattasi condurre alla stanza per gli allenamenti ed entrata negli spogliatoi femminili, all'armadietto recante quel nome, si ferma e fa scorrere una busta bianca -come quella recata in precedenza all'altro uomo- attraverso la fessura.


    ~ Romnes, la città degli schiavi
    Come un film che si ripete all'infinito, la ragazza -per la terza volta- reca con sè una busta, bianca come le altre che l'han preceduta. E giunta alla casa d'aste, proprio mentre è in corso la vendita di uno schiavo dalla pelle abbronzata e il torace largo e muscoloso, un attimo prima del terzo battito di martelletto fa un'offerta -tale da superare di quasi cinque volte la precedente- così da accaparrarsi la "merce". E una volta usciti, consegna al suo nuovo acquisto la lettera.

    E' tutto spiegato all'interno.
    Se ti serve qualcosa, chiedi in città di Cid: lui penserà a tutto.




    ~ Maelstrom, Terme della Festa dei Tre Regni
    Un biondo ragazzino fa la sua comparsa alle terme, trafelato in volto, col fiatone per la lunga corsa fatta per arrivare fin lì dopo esser partito dal settore dove a breve avrà luogo la gara di "bellezza": e a un suo ordine non si disubbidisce, non senza conseguenze almeno. Gli aveva detto di cercare la donna più bella, che non avrebbe potuto sbagliare. Peccato che non ne vedesse nemmeno una, lì dentro. Sconfortato -e affatto smanioso di tornare indietro a dirgli che aveva fallito- si siede prima sul soffice prato, a fissare i fili d'erba e riflettere, per poi rialzarsi di scatto giunto alla conclusione che, forse, avrebbe dovuto cercare dentro le vasche. Detto fatto: avvicinatosi al bordo di quella più grossa, gli occhi di lei, penetranti, si son fissati sul suo animo, a scrutarlo e lui in un attimo, allo scorgere le forme non nascoste -se non da uno strato d'acqua trasparente leggermente mosso dal lento salire e scendere del torace- della ragazza, si sente avvampare e arrossire violentemente in volto, dimenticando per qualche istante la sua missione. Poi, recuperati solo parzialmente il controllo e la lucidità, si ricorda di consegnarle l'invito, ciò per cui è stato mandato fin lì.

    Giunonica, come Venere che esce dall'acqua, senza curarsi di nascondere il suo corpo prende in mano il biglietto che il ragazzo le porge e, lette velocemente le prime righe, si sporge in avanti, per dargli un bacio sulla guancia: peccato sia troppo giovano per qualcosa di più. Poggia i piedi sul soffice manto verde, riprendendosi i vestiti che, intanto, qualche inserviente doveva aver raccolto e piegato, per lasciarli poi lì vicino. E mentre si dirige agli spogliatoi, per cambiarsi, sente una voce femminile che, imbarazzata, chiede aiuto, aiuto per coprirsi.

    Sbaglio o ti servon degli abiti, cara? Se vuoi ti presto i miei, tanto io non me ne faccio niente.

    Varca la soglia, senza prestare nemmeno uno sguardo alla Domina che prima si è rifiutata di concedersi a lei, ponendo invece tutte le sue attenzioni sulla nuova arrivata. Una sola parola per descriverla: affascinante.

    SPOILER (click to view)
    Spero non faccia troppo schifo il mio post, come invece è di solito. Se vuoi gli abiti Morgana te li può imprestare sul serio, dato che ho già detto che va alla gara di maglietta bagnata senza, con solo un accapatoio addosso. :guru:

    • Persuasionem Fatae (Passiva) Ciò che dice Morgana è sempre vero, me detto per il bene del proprio interlocutore, che ascoltandola non potrà fare a meno di convincersene. (Già citata)

     
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    Ed ecco che a quella scena, già di per sé esilarante, si aggiungeva un’altra attrice. Non aveva ancora finito di compiacersi per l’imbarazzo della propria interlocutrice, ed ecco che la donna di poco prima tornava sulla scena. Ora, senza vestiti, il suo corpo pareva ancora più prorompente di prima. Era in netto contrasto con il suo fisico asciutto, essenziale. Era in netto contrasto con qualsiasi decenza, ammesso che quello fosse un luogo in cui nominarla.
    Certamente avrebbe causato non poco imbarazzo a quella giovane pudica, che si vergognava di essere guardata dalla Rosa. La danzatrice non potè fare a meno di soffermarsi per qualche secondo a considerare il corpo dell’altra, ancora bagnato, domandandosi cosa lo rendesse tanto speciale, cosa la rendesse tanto sicura di sé da presentarsi nuda davanti alla Direttrice delle Terme, ostentando tanta superiorità.



    Sbaglio o ti servon degli abiti, cara? Se vuoi ti presto i miei, tanto io non me ne faccio niente.



    Un brivido la percorse, lungo la schiena e sulla nuca.
    Non si trattava di paura o di freddo.
    Era stizza. Quella donna, chiunque fosse, stava utilizzando una tattica fin troppo esplicita. Ciò che lei coltivava con sottile malizia, costei lo stava gettando alla luce del sole, perché tutti potessero vedere e comprendere anche senza averne i requisiti. Ciò che imbarazzava ora avrebbe provocato vergogna, forse indignazione.
    Eppure, anziché esserne adirata, anziché lasciarsi trasportare definitivamente dalla rabbia, le sfuggì un sorriso. Dopo tutto aveva auspicato qualche interessante sviluppo. Ed eccolo, dunque, ecco quella sfacciata che offriva alla giovane le proprie vesti. Probabilmente sarebbero state inadeguate a coprirla, ma si trattava in ogni caso di uno scambio interessante.
    Inclinò il capo di lato e poi annuì lentamente, come a dare la propria saggia approvazione a una questione enormemente importane. E invece dentro di sé tratteneva a stento una risata. Lei voleva riprendere il gioco in pugno, naturalmente, ma senza perdere l’occasione di divertirsi un poco.
    Si leccò le labbra, mentre si rivolgeva di nuovo alla sconosciuta.



    Non dovresti rinunciare, cara.
    Si tratta pur sempre di un regalo. Anche se temo non ti coprirebbe molto più di come sei ora
    ”.



    Un’ironia lieve nel suo tono, rapida quanto la sua danza.
    Ricordava bene come quegli abiti scoprissero, più che nascondere, le grazie di colei che tanto volentieri li cedeva.
    Si rivolse ora anche all’altra donna, profondendosi in un rispettoso inchino che scoprì pericolosamente il suo corpo sotto la veste rossa che appena lo nascondeva.



    E lei non tema, Signora.
    Le troveremo senz’altro un accappatoio da indossare nel frattempo, se ne sentirà il bisogno
    ”.



    Congiunse le mani davanti al volto, in segno di rispetto.
    O forse semplicemente per nascondere la propria ilarità e gli occhi che scintillavano maliziosi alla volta di entrambe.


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    Sbaglio o ti servon degli abiti, cara? Se vuoi ti presto i miei, tanto io non me ne faccio niente.

    Non dovresti rinunciare, cara.
    Si tratta pur sempre di un regalo. Anche se temo non ti coprirebbe molto più di come sei ora
    ”.


    Rimase gelata, e chissà perché iniziava a sentirsi davvero in pericolo, circondata ed assediata.
    Quello era un tipo di pericolo a cui non era abituata, una minaccia tangibile e funesta che aveva dovuto affrontare tempo fa quando era stata costretta a convivere con una sua kohai, e che la giovane Setsuna doveva fronteggiare praticamente ogni giorno. Era un tipo di pericolo diverso dalla minaccia di un demone, ma equivalente per ferocia e danno, ma diversamente da un demone, con questa minaccia non c'era spada o disciplina shinmei che potevano aiutarla.

    « C... c.. credo... che dopotutto godrò ancora un poco delle splendide terme di questo posto. Ehm... la ringrazio, signorina, non si preoccupi... e poi prima o poi la mia amica dovrebbe tornare... »
    Involontariamente fece una pausa che aveva dell'inquietante, ricordandosi che stava parlando di Hazuki.
    « Credo. »
    Dovette aggiungere in tono secco e molto poco convinto, mentre nella sua mente si formavano orribili prospettive della Kami, fin troppo giovane e troppo poco avvezza al mondo esterno per non finire regolarmente in situazioni che spaziavano dal farsi offrire cene e alcolici da ragazzi conosciuti sul momento o ubriacarsi senza tanto ritegno dimenticando ogni altra cosa...

    Ma no, non era questo il caso. Non poteva dimenticarsi... di lei. Insomma: lei era la legittima erede al nobile casato Aoyama, erede alle discipline ed alle arti della Divina Scuola Shinmei, la Lacrima di Dio, i più nobili e potenti difensori delle genti della Fine del Mare D'Oriente, come può un'umile kami dimenticarla lì, vestita di un solo asciugamano per lo più fradicio?
    ... Ricordò che in effetti un'umile kami non potrebbe nemmeno azzardarsi a rubare gli abiti ad una nobildonna d'alto lignaggio e le venne improvvisamente da piangere.

    « Ma cosa ho fatto per meritarmi simili situazioni...? »
    Domandò senza rivolgersi a nessuno in particolare, con lo sguardo depresso e riferendosi alla sua umiliante condizione di semi-nudità...
     
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  14. »Lady
     
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    | Breen, la città crocevia _
    Nei bassifondi di Breen la locanda La Zampa dell'Orco è il punto di ritrovo di decine di criminali. Gestita da Ghula, un'orchessa di quasi trecento chili, le forze dell'ordine -nei limiti del possibile- preferiscono evitare di averci a che fare, lasciandole una qual certa autonomia. Non che sia spesso richiesto il loro intervento, sia chiaro: le semplici dimensioni di Ghula sono sufficienti a far passare ai più la voglia di creare casini nel suo locale, mentre -in quei rari casi in cui qualche stupido fa scoppiare una rissa- le basta poggiare le sue delicate gigantesche mani sui loro visi per sedare subito gli animi. E' per questo che oggi, dopo esser stata apostrofata "maiale" ed essere andata subito ad esporre il suo punto di vista, è rimasta attonita nel ritrovarsi -senza nemmeno rendersene conto- sbattuta contro un muro, rivolta a testa in giù, col suo grosso sedere girato verso l'alto e visibile a tutti.

    Non ti sembra di aver esagerato, Jeer?
    Stai zitto, Cid. Mi dava fastidio il culone di questa grossa maiala.
    Ehi, parlami ancora con quel tono e te la insegno io l'educazione.
    Smettetela di perder tempo in cazzate, su.
    Vai a farti fottere, Iabona.
    Se vuoi ti fotto io infilandoti su per il culo quella bottiglia, che dici?
    Hai solo che da provarci, puttana.
    La volete finire tutti e tre? Non vedete che il capo si sta alterando?
    Proprio così, Danes. Quindi vedete di tacere ora ed ascoltarmi.
    Vi ho riuniti qui perchè dobbiamo partire. Abbiamo un nuovo obiettivo.

    Fredda, calcolatrice, Helena mette al corrente i presenti di quanto ordinatole dal Maestro. E i suoi interlocutori, finalmente seri, ci metton poco a capire che quanto la faccenda sia delicata e la necessità di una partenza immediata. L'Ordine -di cui tutti e cinque fan parte e a prova vi è il simbolo cucito su una parte della veste o tatuato sul corpo- non può permettere ai Dominatori di recuperare i cristalli: ne va della resurrezione di Lotus.


    | Maelstrom, Terme della Festa dei Tre Regni _
    Le tre donne -di cui una sola bellissima, ovviamente- si osservan l'una con l'altra, mentre una scintilla scatta tra la Rosa e la Fata, che mascherano la loro stizza con falsi sorrisi. L'ultima frase di questa, abilmente mascherata da finta cortesia, fa scattare nella ragazza dai lunghi capelli bruni un movimento nervoso -appena accentuato- all'angolo del labbro sinistro, che quasi trasforma l'espressione in una smorfia malevola, cattiva. E l'altra, inoltre, rifiuta la sua gentile offerta: peccato, ogni lasciata è persa.

    Come preferisci, piccola. Non posso certo costringerti ad accettare.
    Ma sappi che, se cambierai idea, sono a tua disposizione: te li lascio qui.

    E così dicendo, appoggia i vestiti -delicatamente piegati da qualche addetta delle terme- su una panca, indicandolela poi con la destra, protesa morbida in avanti. Poi, senza recare ulteriore disturbo alla Domina, prende uno degli accapatoi dello spogliatoio, chiudendolo in avanti con una cintura dello stesso morbido tessuto. Premurandosi di essere più provocatoria e sensuale possibile, naturalmente.
    E prima di varcare l'uscita, passa affianco alla nuova venuta, dai cui occhi sembra quasi dover sgorgare impetuoso un fiume di lacrime da un momento all'altro. Frustrazione, rabbia, disperazione? Chissà. La cura migliore, in questi casi, dicono essere i baci. Ed è proprio questo che prova a fare Morgana nel suo cammino verso la porta, a curarla, ruotando la testa e allungando il collo per poggiare le sue labbra carnose sulle guance di lei. Meno perverso del solito, probabilmente, ma sufficiente a provocare un'ultima volta la Rosa.
    Poi, veloce, scompare oltre la soglia, inghiottita dalla folla presente all'esterno.


    SPOILER (click to view)

    Chiedo scusa per la scarsa qualità del post -che è incentrato maggiormente sull'aspetto di bg- e la sua brevità. Morgana, in poche parole, prende un accapatoio e poi, prima di uscire dalle terme, prova a dare un bacio sulla guancia a Motoko. Mi sembra scontato dire che ti basta spostarti per evitarlo. :geez:
    Detto questo, faccio la mia uscita di scena. E' stato un piacere ruolare con voi. *Stava per dire "con voi, ragazze" per via del pg di Yomi, ma poi si è ricordato e, di conseguenza, trattenuto X°D*
    Gli abiti, sul serio, prendili pure se hai in mente di non far tornare Hazuki. :8D:

    • Persuasionem Fatae (Passiva) Ciò che dice Morgana è sempre vero, me detto per il bene del proprio interlocutore, che ascoltandola non potrà fare a meno di convincersene. (Già citata)


     
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    Lei.
    Osava provocarla ancora una volta.
    Intuì come quel gesto sarebbe terminato prima ancora che lei si chinasse e poggiasse le labbra sul viso della ragazzina. Intuì che sarebbe finita male, molto male, e sentì il sangue salirle al viso. Non sopportava che donne come quella provocassero delle ragazzine. Non sopportava che una creatura nata solamente per provocare potesse sfiorare con le proprie labbra la pelle dell'altra.
    Sapeva che sarebbe finita male.
    Lei, lei che aveva più colpa di tutte loro, che aveva creato quel luogo con l'intento di attirarvi incauti visitatori, si trovava ora a prendere almeno idealmente le difese di quella fanciulla. Come sempre la debolezza riusciva a intenerirla. Il suo sguardo divenne di ghiaccio. Potevano giocare con lei, che non aveva nulla da perdere, ma non con quella ragazza che chiedeva solamente aiuto.
    Strinse i pugni, fremendo per un istante, mentre le labbra si avvicinavano. Poteva quasi sentirle, percepire la sensazione della pelle contro la pelle, percepire la tensione di quella giovane, il suo imbarazzo. Poteva quasi ricordare il contatto che c'era stato tra loro.
    Era rimpianto quello che provava? Rabbia?
    Gelosia forse?
    Lei gelosa?
    Gelosa di quella donna che si vestiva con un accappatoio tentando inutilmente di imitarla, di apparire migliore solo per le proprie forme giunoniche. Di quella donna che aveva deciso di sfidarla nel proprio campo, nell'unico campo in cui la Rosa sentisse di poter competere con tutte le altre femmine di quello squallido luogo.
    Per quanto avesse promesso di accompagnarla, non avrebbe lasciato le mettesse i piedi in testa, andandosene in quel modo. Si slacciò la cinta dell'accappatoio, girandosi verso la porta e lasciando le scoprisse lentamente le spalle, scivolando sulla sua pelle liscia.
    La cinta tra le mani, che si allargava lentamente, mentre con altrettanta lentezza la stoffa franava dolcemente spogliandola. Sperò che l'altra riuscisse ad intravederla almeno per un istante, almeno nel momento in cui la stoffa scopriva interamente la schiena e si adagiava sulla morbida curva dei glutei.
    Ormai la cintura era mollemente trattenuta tra le dita, appena con la forza sufficiente perchè non cadesse a terra.



    Buon proseguimento, Signora.
    A rivederci
    ”.



    Ancora una provocazione, prima di uscire dallo spogliatoio con lentezza, girandosi a tre quarti e ammiccando verso la visitatrice. Troppi spettacoli per quel giorno. Era ora di lasciarla riposare, oppure di lasciare che lei decidesse di seguirla. Aveva provato il desiderio di immergersi nella grande vasca, dietro le tende rosse.
    Lasciò che l'acqua le lambisse un piede, per poi sprofondarvi elegantemente, lasciando che il vapore nascondesse la grazia delle proprie forme. A terra solo la corta veste scarlatta, come l'armatura, le spoglie di un combattente ormai perito in battaglia.


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