Lo Scherzo dell'Arlecchino del Dio degli Inganni

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    Ti trovi in una stanza dall'aspetto strano. La domanda è: ha importanza come ci sei finito e perché? Ha senso domandarsi perché in quel luogo i quadri si muovono, mostrando folli paesaggi alieni, dove il Silenzio -rappresentato da una singola mano fluttuante-, gioca a scacchi in un campo di grano con la paura -rappresentata dal ghigno sghembo e sgraziato di un assassino. In quella stanza scocca la venticinquesima ora della notte, e dall'orologio sbucano saltellando due sagome di amanti, che sorridendo si soffocano l'un l'altra. I colori delle tappezzerie sono frutto di un ingegno malato, verdi con righe blu e rosse, con sprazzi di giallo disposti in maniera splendidamente casuale, eppure formando con quelle macchie un disegno coerente con la sua incoerenza, in cui puoi specchiarti e riconoscere ciò che più ti ossessiona. Ed ancora: il divano ricavato dalla pelle lavorata di un usuraio, l'attaccapanni simile ad un frassino privo di corteccia, i cui rami canuti parevano dita scheletriche di persone, folletti alti cinque centimetri che zampettavano negli angoli bui ridacchiando ed un mobile dove bottiglie di liquori si divertivano a bersi a vicenda. La sagra dell'insensato, un affresco dipinto da un pazzo, eppure la domanda che continua ad essere pressante è: che senso ha stupirsi di ciò? Perché mai dovresti trovare strano -o assurdo- scoprire che ti trovi in un luogo che non ha senso di esistere??

    D'altra parte, sarebbe un po' come chiedersi "ehi, ma come mai io esisto?", e lo sanno i pazzi che questa domanda non ha senso e non ha risposta: tu esisti... e, poiché esisti, tu sei lì.

    Con un profondo senso di noia e di routine nell'animo osservi lo schermo del televisore che hai di fronte, e ciò che vedi ti lascia indifferente, tanto che la prima cosa a cui pensi è che vorresti cambiare canale, se solo sapessi come si fa. Anche ammesso che tu sappia cos'è un televisore e come si cambia canale, infatti, scoprirai che non ci sono manopole o telecomandi, solo la scatola quadrata dello schermo e due fili sghembi che fungono da antenna. E' terribilmente deprimente.
    Inquadrato al centro dello schermo, di spalle, un uomo osserva annoiato un televisore davanti a se, nella stessa posa in cui ti trovi tu. Anche lui, come te, è seduto su di una poltrona di pelle umana creata scuoiando un usuraio, ed anche lui, come te, sta osservando nel televisore che ha davanti la scena di un uomo seduto su di una poltrona di pelle umana di fronte ad un televisore. Hai un istante di consapevolezza, al che ti volti e vedi dietro di te come una cornice, e dietro la cornice c'è un gigante seduto su di una poltrona di pelle umana creata scuoiando un usuraio che si è appena voltato a guardare dietro di se.

    Ecco: solo ora noti un dettaglio che prima non avevi notato. Il gigante -e tutti gli individui che sono mostrati nel televisore che hai davanti- è senza faccia. Prova a toccarti il viso con le mani. Ecco, bravo, hai capito finalmente. Anche tu, come loro, sei senza faccia. Non hai naso, né zigomi, non hai bocca, né occhi, non hai sopracciglia e non hai mento, hai solo un nulla di pelle bianca come se tu fossi un ritratto incompleto, messo da parte da un artista svogliato che l'ha abbandonato prima di terminarlo.
    Solo dopo che ti sarai accorto di questo dettaglio avrai facoltà di guardare alla tua destra e notare sul bracciolo del divano tre maschere voltate a faccia in giù. La prima, mostra fattezze umane, le altre due sono simili a maschere di teatro...

     
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  2. KissMyAss
     
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    Che strana stanza. Perché mi trovavo lì? Non che mi interessasse veramente saperlo, solo era dannatamente divertente porsi domande a cui non vi era risposta. Forse era solo frutto della mia immaginazione, della mia folle immaginazione. I quadri si muovevano, riportando al loro interno strambi paesaggi, ove il Silenzio e la Paura giocavano a scacchi. Che strano hobby per due tizi come loro. Nel frattempo suonava la venticinquesima ora della notte. Ma i giorni non erano composti da ventiquattro ore? Altra domanda di cui non mi interessava minimamente la risposta. Dall' orologio ne uscivano due sagome, che giocando a soffocarsi sorridevano. Spostai lo sguardo leggermente verso il basso.
    Che fantastici tappeti. Verdi con righe blu e rosse, spruzzi di giallo che, casualmente, formavano la coerenza nell' incoerenza. Poi, il mio interesse andò proprio sull' oggetto su cui sedevo. Il materiale che lo ricopriva pareva pelle umana. I rami dell' attaccapanni assomigliavano in modo terribile a dita scheletriche. Piccoli folletti zampettavano ridacchiando negli angoli bluastri della stanza. Bottiglie che bevevano altre bottiglie.
    Quella era la stanza dei miei sogni. Nulla era normale lì, anzi, era tutto terribilmente strano. Quella domanda insensata, però, continuava a tenermi occupata la mente. Perché mi trovavo in quel luogo? Nulla aveva senso, quel posto non aveva senso.
    Tornai a guardare di fronte a me, c' era uno schermo, al suo interno si trovava un uomo seduto su una sedia che guardava un altro schermo, proprio come me. Era deprimente, volevo cambiare le immagini di quella strana scatola. Purtroppo aveva solamente due filetti che andavano ad incrociarsi in cima. Mi balenò in mente un' altra domanda. Quella forse poteva avere risposta. Perché l' uomo che vedevo nella scatola guardava un' altra scatola in cui c' era un altro uomo? Girai il capo lentamente, avevo paura di vedere quello che si trovava dietro di me. Mentre mi voltavo anche il tizio davanti a me faceva lo stesso, lo faceva anche il gigante che guardava dentro una cornice. C' era però un dettaglio che non avevo notato prima. Sia il gigante che l' altro erano senza faccia, non avevano occhi, orecchie, sopracciglia. Sembrava avessero una strana maschera che gli copriva il volto.
    In quel momento ero spaventato, lo ammetto. La mano sinistra si portò sul mio, di capo. Nulla, completamente liscio. Cosa mi era successo? Dov' era andata a finire la mia bellissima faccia? Mi guardai in giro spaventato, sulla mia destra, su un divano, normale questa volta, vi erano tre maschere. Una con fattezze umane, le altre come maschere da teatro.
    In quel luogo senza senso, ove non aveva senso rimanere, dovevo forse fare una scelta. Forse era la mia immaginazione, forse era una prova.
    Cominciai a ridere in modo insano. Sembravo pazzo. Anzi no, ero pazzo.


    SPOILER (click to view)
    Scusa per il ritardo, ho avuto ospiti inaspettati a casa, cugini che vivono lontano, quindi non ho potuto rispondere prima. Spero vada bene!
    P.S: Sono Roschor X'D
    Edit: Corretto un errore. avessere invece che avessero xD


    Edited by KissMyAss - 29/3/2010, 16:30
     
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    Tre maschere. Tre volti.

    Sollevi la prima maschera, quella più vicina a te, e ciò che vedi è un'immagine che ti è familiare. Una maschera di carne, un vero e proprio volto umano, ciò che i tuoi occhi vedono ogniqualvolta ti guardi allo specchio. E' il "tuo" volto, eppure... in questo momento capisci che quello è solo il volto del tuo corpo. Non è il tuo volto, non rispecchia le sembianze dell'anima. E' solo un'icona, un qualcosa che coloro che sanno solo grattare la superficie delle cose riescono a vedere, ma che è niente rispetto a ciò che si cela "oltre".

    Mosso dall'istinto, riponi quella maschera ed osservi la successiva. E' una maschera di legno dipinto. Anche questa ti è familiare, la riconosci perché è ciò che vedono tutti coloro che guardano nell'animo senza vederlo veramente. E' la maschera della normalità, l'aspetto che i cosiddetti "savi" portano incollato sul cuore e ciò che i pazzi si sono strappati con la forza a costo di farsi del male. E' una maschera fatta di inibizioni, di ideali fittizi, ti guarda e ti sussurra: "questo è corretto", ti dice ogniqualvolta fai qualcosa che la società ritiene giusto; "questo è male" ti rimprovera ogniqualvolta fai qualcosa che la società ritiene sbagliato. C'è tanta follia nella normalità, tutta quella che può esistere nel seguire regole che non capisci e che non ti rispecchiano. La stessa lucida follia dimostrata da un branco di capre che si getta in un fosso seguendo una di loro che vi si è gettata.

    La getti. Non è la tua.

    Mosso dall'istinto, osservi la successiva. Non riesci a riconoscerla, perché l'ultima volta che l'hai guardata questa aveva un aspetto diverso. Eccola! E' questa la maschera del tuo animo, è la maschera perfetta in grado di rispecchiarlo perfettamente. Qualsiasi atto tu desideri compiere, qualsiasi cosa tu desideri dire o qualsiasi idea desideri rendere viva, questa maschera la rispecchia, deformandosi e modificandosi esternandola alla perfezione, senza filtrarla attraverso pregiudizi o luoghi comuni, ignorando insegnamenti e dogmi. E' lei! E' la maschera dei folli, quella che indossano i pazzi.

    La indossi... ma indossandola, scegli la tua via.
    Finché avrai indosso questa maschera, tu non sarai più né uomo né demone. Sarai un Arlecchino, pagliaccio di un Dio Ridente già giullare dell'esistenza e parodia di ciò che è supremo. Sarai questo, e per ciò sarà tua virtù mostrarlo ai pazzi malati di un'esistenza fatta di orgoglio o di altri sentimenti che ora sai essere privi di senso. Sei il solo Prescelto a sapere con certezza che l'esistenza è una pantomima, e come tale va affrontata perfino nella Camera dei Prescelti Eterni, dove infine ti scopri essere, in piedi e in attesa di fronte ad un titano che ti supera in altezza e possanza... il tuo potente avversario. Un altro pazzo che non sa di esserlo...

    Date le circostanze opto per uno strappo
    alla regola circa le tempistiche e dichiaro la scena conclusa.
    Prosegue nella Camera dei Prescelti eterni, nell'Arena Sud.

     
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2 replies since 26/3/2010, 20:57   108 views
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