[CSV] L'Alchimista del Sangue

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  1. -Arcobaleno-
     
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    ♫ Cantami o Diva ♪
    ♪ del Pelide Achille ♫
    ♫ l'ira funesta ♪ ...


    Sorrise, canticchiando versi di un mondo lontano, mentre il vento melodioso dell'Est gli faceva da coro. A vederlo, lo si sarebbe detto uno qualsiasi dei variegati viandanti che calcavano le vie di Istvàn, e le strade di Epartis.
    Tra i mille colori del Mercato delle 7 Note, il Bardo passeggiava noncurante della folla; al suo fianco il Padre di un'idea, l'artefice di ciò che avrebbe potuto condurre Endlos verso un futuro radioso: il Celebliant, Eru Elen Amarth, Custode di Palanthas. A tali nomi rispondeva il Destino.

    Biancovestito, in foggia di maestro e precettore qual era, il Pifferaio aveva porto un invito ad Amarth: una visita nella zona Nord-Est della città, un'immotivata occasione per vivere quella città, che per entrambi era divenuta una nuova patria.

    Forse il Bardo avrebbe dovuto parlare, intrattenere una qualche conversazione per meglio conoscerlo; non gli sarebbe riuscito certo difficile, visto che l'arte della conversazione non gli era aliena. Eppure si limitava a camminare ridanciano, rivolgendogli di tanto in tanto sorrisi solari; talvolta si fermava, indicandogli qua e là bancarelle particolarmente interessanti: a volte, ammassati fra quei polverosi banchi, era possibile trovare veri e propri tesori...Abbandonati e obliati in modo inclemente dai più.

    Nel breve tempo trascorso tra quelle viuzze fatte di venditori ambulati, erano riusciti a scovare, un paio di libri antichi, particolarmente pregiati e ben conservati. Testi di mondi distanti, di cui Palanthas avrebbe di certo potuto far vanto con sommo orgoglio.

    Il Bardo invece, visibilmente lieto per acquisto di uno spartito anelato da anni, camminava dinanzi a Amarth; e camminava all'indietro, in modo quasi infantile: così, mentre proseguivano, Percy gli parlava faccia a faccia con gioia fanciullesca.

    - E' stata una giornata proficua, concordi? -

    E così dicendo proseguiva nella sua camminata da gambero, incurante di chiunque potesse venir travolto dalla sua noncuranza.

     
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    A poco a poco Conoscenza e Potere prendevano forma entro l'eterna mente dello Zero, giacché molto egli si adoperava per ciò che desiderava far splendere fra le mura di Palanthas, e assai caro questo gioiello il Guardiano teneva stretto a sé: voluto dal Destino, mai rovina o male avrebbero dovuto intaccarlo, così che, perfetto, avrebbe potuto rifulgere tra tutti i terreni sotto l'ala dell'Est.
    Un Saggio, in definitiva, non necessitava di fretta, bensì di
    momento, poiché quando la Sorte avesse deciso l'incontro, questo si sarebbe verificato; né prima, né dopo.

    Avvenne dunque, che il nuovo Saggio, Percival, avesse qualcosa da proporre all'Essenza; sebbene questa si reputasse maggiormente incline ad un'esistenza statica, burocratica persino, accolse senza proferire contestazioni ciò a cui il Bardo lo aveva invitato.
    Uscire dalla Biblioteca, recarsi fra la carne sciocca e caduca, certo non rendeva Eru Elen Amarth disteso, poiché dove era vita erano emozioni, e lui, più di chiunque altro, non Poteva esser toccato da queste, né tantomeno Doveva. Tuttavia, sia a causa del suo essere bendisposto nei confronti di Percival, sia perché quest'ultimo era stato scelto Saggio, e come tale ogni sua idea meritava ascolto e complicità, lo Zero lasciò le fredde mura entro le quali aveva preso a vivere, ed accompagnò il Pifferaio al Mercato.

    Molti, lì, si stranirono alla vista di un arcobaleno di colori (Amarth, infatti, aveva sempre condotto un'esistenza eremitica), tanto più che questo mutava repentino, come un serpente che, di scatto, volge il capo verso la preda; grandemente l'Essenza era infastidita, e per non essere riverita come giusto, e per dover tollerare migliaia di sensazioni differenti ed acute. Il fido Amarthrind roteava silente al suo fianco, levitando a pochi centimetri dal terreno ed accompagnando i Saggi nel loro peregrinare.

    A mano a mano, però, il Destino poté vedere quanto la sua presenza fosse avvertita e, per certi versi, rispettata: molto austero era il parlare di lui, composta e fredda l'andatura, nulla ed antica l'espressione; persino quando Percival gli parlava, sorridente, egli non mutava volto, conservando una statica e vuota aura. Non per propria volontà, certo. Tuttavia il proprio spirito non era in grado, né aveva l'autorità, per mostrare sentimenti differenti dalla consueta vacuità. Il Bardo sapeva, e per di più sembrava apprezzare la figura del Guardiano e questi, se avesse potuto, certamente avrebbe mostrato tutta la propria gratitudine.
    Come si stava dicendo, pian piano la folla si accorse dello Zero, e prese ad evitarlo, non già per tema bensì per rispetto; allora avvenne che attorno ai Saggi si creasse un vuoto, spazioso a sufficienza per consentire ad Amarth di risplendere del consueto armonico ondeggiare delle tinte su di lui ed i Viandanti lì presenti cominciavano a rimanere ammaliati e quasi attoniti al passaggio dei Grandi. In cuor loro, infatti, cominciavano a capire l'importanza di ciò che Palanthas stava covando recentemente.

    Ecco che, allora, la giornata mutò e si fece degna di nota, poiché il Saggio trovò uno spartito a lungo cercato, e lo Zero poté acquistare due preziosi ed antichi tomi: ora, sia Palanthas che il nuovo ordine avrebbe potuto godere di maggiore Conoscenza, ed in questo davvero più dubitò dell'istinto e della saggezza di cui Percival era portavoce.

    Quando d'un tratto egli commentò il bottino della giornata, l'Essenza si fermò un poco, come a voler risaltare le parole che, di lì a breve, avrebbe pronunciato:

    -"Giornata" il Mondo chiama il Tempo sotto il sole. Ancora questo illumina l'Est, ed io attenderò che cali la notte per risponderti perché, come sai, più di me e te è il Destino a volere, lo stesso destino che io incarno e sono, e pure, come sai ancora, non sono del tutto.-

    Tornando a camminare, il Celebliant fissava attento il proprio compagno, infine parlando ancora, suggerendo, quella volta, una ricerca più personale:

    -Se tanto rare e vetuste sono gli oggetti che Epartis mercifica, allora desidero ben volentieri domandare del Libro. La nostra storia è ivi contenuta, e molto necessito di leggerne, poiché, rottosi l'Ordine, Potere e Conoscenza in me si sono affievoliti, e ciò io non lo tollero.-

    Così, mentre Percival gli camminava davanti, procedendo di spalle, Erelamarth iniziava a guardarsi attorno, in cerca di colori e misure familiari: di questa cosa, tuttavia, non era sicuro il Destino potesse accontentarlo, essendo, forse, ancora troppo presto affinché l'Ordine tornasse uno.


     
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    Un mercato, tanti umani che, nel nome del Dio Denaro, si scambiavano tra loro oggetti materiali e di discussa utilità-
    Cianfrusaglie, bigiotterie, ciarpame...
    ...e poi cibo.
    Si, tanto cibo.
    Dal pesce alle carni, bianche e rosse, e poi frutta e verdura in gran quantità.
    Da quanti secoli non assaggiava tutto quel ben di Dio.
    O meglio... poteva ingurgitare qualunque cosa, ma mai assaporarla davvero.
    Nessun sapore, nessun odore... solo quello della sua unica ragione di esistenza.
    Sangue.
    Denso e rosso sangue.
    Per lui doveva esistere solo quello.
    Perchè era una creatura maledetta.
    Un Vampiro.
    Ahi quanto grande e orribile era la sua maledizione, da lui stesso così bramata,
    prima di cadere nella mera follia e poi la salvezza.
    Si, bianche e grandi ali,
    ali che proteggevano le sue morte spoglie dal tanto odiato sole.
    E che poi decisero, prima di scomparire nell'oblio, di lasciare come ricordo un monile antico,
    con incise scritte proibite, ed una grande e misteriosa pietra color rubino, come un profondo abisso ricolmo del sangue di mille e mille vittime innocenti,
    prima appartenuto alla sua Stirpe, e poi strappato via da coloro che gli diedero asilo.
    Ed ora era lì, giunto sulla via dei libri antichi, quasi tutti già letti durante la sua lunga esistenza,
    con all'anulare quel potente artefatto, come la fede ad un'ipotetica sposa,
    insieme di tutti i Figli del cielo.
    Ed ora divisa in sole due creature.
    Quarion...
    ...e Drusilia.
    Doveva trovarla, ed il tempo era suo nemico.

     
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  4. -Arcobaleno-
     
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    -THREE IS A COMPANY-


    -"Giornata" il Mondo chiama il Tempo sotto il sole. Ancora questo illumina l'Est, ed io attenderò che cali la notte per risponderti perché, come sai, più di me e te è il Destino a volere, lo stesso destino che io incarno e sono, e pure, come sai ancora, non sono del tutto.-

    Più che giusto: con piroetta teatrale, il Pifferaio ruotò su sè stesso, per poi concludere il tutto con un cenno giocondo del capo. Prima del meriggio, le vie di Epartis avrebbero ancora potuto riservar loro sorprese: già generose s'erano rivelate le bancarelle del mercato, e l'insistenza nel permanere in quei luoghi, forse li avrebbe premiati ulteriormente.

    -Se tanto rare e vetuste sono gli oggetti che Epartis mercifica, allora desidero ben volentieri domandare del Libro. La nostra storia è ivi contenuta, e molto necessito di leggerne, poiché, rottosi l'Ordine, Potere e Conoscenza in me si sono affievoliti, e ciò io non lo tollero.-

    Continuando il suo passo di gambero, Percival si solleticò il mento glabro, pensosamente: di che libro in particolare si trattasse, lui l'ignorava...Ma forse, in una simile ricerca, tanto valeva affidarsi al Caso, che tanto favorevole s'era già dimostrato quel dì.

    - Permettimi di aiutarti nella tua ricerca! Per ciò che mi riguarda, non cerco null'altro in questi luoghi: ho trovato il vecchio spartito che cercavo, quindi i miei occhi sono a tua disposizione... -

    Proruppe, sventolando il foglio tanto anelato, a riprova delle sue parole. Perchè il Bardo cercasse così insistentemente quella canzone, rimaneva mistero, come pure mistero è in fondo l'arte. Mistero, come il vero senso di quella canzone che parlava di un sottomarino giallo...Qualsiasi cosa fosse un sottomarino.

    Poi, un soffio di vento beffardo: il foglio si liberò dalla sua presa, trascinato dall'aria inclemente; il Bardo, buffamente e con fare scapestrato, si lanciò al suo inseguimento.

    - Waaa! -

    Un ultimo passo, il braccio allungato: il foglio era nuovamente in mano sua. Peccato per il tonfo, che l'aveva portato a cadere proprio contro il petto di un passante ai capelli corvini, per poi caracollare a terra: vittorioso, ma fortemente imbarazzato, si deterse i vestiti dalla polvere.

    - Domando scusa, Messere! Non era mia intenzione venirVi addosso! Spero che non vi siate fatto male! Percival Van Larhalt, per servirvi!-

    Gli sorrise con fare imbarazzato, grattandosi la nuca dai biondi capelli.

    - Mh? Perdonate l'ardire...Ma il vostro Cuore ha una voce davvero particolare, per nulla comune...Sento una grande cultura in voi, ma anche preoccupazione...Oh. Di nuovo scuse! Non intendevo essere invadente: a volte la mia curiosità ha la meglio sulle mie buone maniere. Chiedo venia! -

    E in attesa di una risposta cercò con lo sguardo Erelamarth: chissà se l'aveva seguito nella sua folle corsa?


    Edited by -Arcobaleno- - 23/4/2010, 17:20
     
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    Sempre Percival si dimostrava disponibile e colmo di desiderio nell'aiutare lo Zero e nell'accompagnarlo; quasi si direbbe fosse suo amico, e che il bardo tenesse all'Essenza. Questa, tuttavia, come già spiegato, non Poteva mostrare al Saggio quanto fosse soddisfatto e, per estensione, felice, di ricevere quel trattamento. Ad ogni modo, egli neppure poteva soffrire di questa sua inabilità. Qualsiasi sensazione umana, o vitale, gli era interdetta: il suo non Doverle provare si manifestava, in concreto, in uno status nel quale le emozioni non nascevano, non perché soffocate, bensì queste non erano state "programmate" per germogliare spontaneamente nell'Essenza Zero.

    Avvenne, allora, che il Pifferaio si mosse per raccogliere il tanto cercato spartito che il vento della Valle, sempre intento a spirare lieto e benevolo, aveva preso con sé, conducendolo lontano fra le molte bancarelle di Epartis. Così, mentre Percival correva verso la veloce aria, Erelamarth Celebliant, solenne e lento, proseguiva la propria marcia, seguendo il Saggio; qualche istante dopo che il bardo si fu scontrato, l'Essenza venne, infine, a trovarsi con loro.

    Nero era il colore dello straniero, nei capelli e nella veste questo si osservava; elegante persino nel cadere e nel rialzarsi, egli subito splendette agli occhi eterni e vacui dello Zero, il quale decise di indagare più a fondo nel cuore di quello. Poiché Percival era intento a scusarsi e ad intessere una conversazione, il Destino si fece silente e, appena dietro il Saggio, rimase ad ascoltare. Il motivo per il quale l'Essenza non prese parola, fu che il proprio Essere captò qualcosa nell'aria, qualcosa che proveniva dal nero straniero; non volendo discorrere affetto da dolorose emozioni, attendeva che quello cessasse di provarle.

    Ciò che si spandeva nell'aria era paragonabile a preoccupazione, oppure ad ansia: tutta la costante iridescenza, infatti, aveva lasciato il posto ad un giallo sporco, oscurato da qualcosa, che lo rendeva simile alla paglia, più che al chiaro sole del dubbio. Vinto da questo sentimento, che tutto lo ingialliva, lasciò che altri parlassero per suo conto, ma più di questo, lasciò che l'ansia e la preoccupazione permeassero tutta l'area a sua disposizione, invitando chiunque vi rientrasse a provare quelle stesse sensazioni. Amarth, infatti, non erra fatto per trattenere, quanto per diffondere.




    SPOILER (click to view)

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Per spiegarlo in termini poco ortodossi, rispetto a quelli che userebbe il Guardiano in persona, questa capacità non è altro che la possibilità di rendere Amarth un canalizzatore tra le emozioni provate dagli altri. Esse vengono attirate verso il Guardiano il quale, una volta assorbite, le direziona verso le altre persone presenti, inducendole a provare quelle stesse sensazioni. Può però decidere di interrompere il flusso di queste emozioni e, così facendo, espellerle dal proprio corpo sotto forma di attacchi. A prescindere dall'uso che ne possa fare, è proprio il Synchro a far spostare il riflesso del ragazzo su di un colore particolare, che uniformerà gli altri riflessi di Amarthrind, della veste, dei capelli e degli occhi.

    CITAZIONE
    Nota1: se non c'è nessun altro le cui emozioni possono essere canalizzate, Synchro utilizza quelle provate, da Amarth stesso.

    CITAZIONE
    Nota 2: Poiché Synchro è sempre in funzione, quando Amarth non la rivolge verso nessuno, l'abilità fa cambiare il colore di se stesso basandosi sulle emozioni da lui provate in quel momento

    CITAZIONE
    Nota 3: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di persone: se, rivolgendo Synchro verso l'ambiente, cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 4: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri
    Sensazioni: utilizzabili una per volta, sebbene tutte accumulabili; ciò porta Amarth in uno stato di forte stress nel qual caso assorbisse più di quattro sensazioni contemporaneamente.

    Cambiamento cromatico:

    Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco
    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo
    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
    Sofferenza, Dolore ---> Marrone
    Tristezza --> Blu scuro
    Preoccupazione, Ansia --> Giallo ocra


     
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    Rimase lì, immobile e perplesso, a fissare quel ragazzino venirgli contro ,
    e poi crollare a terra. Ovviamente la sua figura non gli permetteva di fare altro
    che rimanere in un posato silenzio, e poi chinarsi piano,
    con cortesia inaudita ed impeccabile bonton,
    tendendogli la mano per dare soccorso.

    Suppongo che il mormorio della folla vi abbia confuso,messere.
    Il mio cuore ormai tace da secoli.


    Accennò ad un sorriso appena percepibile e,
    qualora il giovane avesse accolto il suo invito ad alzarsi,
    Avrebbe continuato a parlare, vece atona e modi impeccabili.

    La prego di mantenere viva l'attenzione quando cammina;
    se non fosse stato per la mia persona avrebbe probabilmente
    coinvolto delicate fanciulle, anziani o qualche bambino.


    Ed infine un inchino, prima di presentarsi.

    Arthur Friederick Giles, per servirla.

     
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  7. -Arcobaleno-
     
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    -ENCOUNTER-



    Osservò imbarazzato il pover'uomo, rimasto in un sobrio silenzio: con elegantti movimenti di posata cortesia, lo sconsociuto gli aveva teso la mano, aiutandolo a rialzarsi da terra; Percival ringraziò con un solare sorriso, accettando l'aiuto così generosamente offerto, e riguadagnando la posizione eretta.

    Suppongo che il mormorio della folla vi abbia confuso,messere.
    Il mio cuore ormai tace da secoli.


    Continuò a sorridergli, confuso. Che il suo udito del Cuore l'avesse tradito? Inusuale, ma non impossibile. Eppure, il semplice silenzio di un Cuore, non intaccava di certo la sua capacità di cantare.


    La prego di mantenere viva l'attenzione quando cammina;
    se non fosse stato per la mia persona avrebbe probabilmente
    coinvolto delicate fanciulle, anziani o qualche bambino.


    Il Bardo chinò il capo umilmente. Sentiva anche la presenza di Amarth, dietro di sè. E vi era imbarazzao nel custode di Symphonia, giacchè le parole dell'uomo corrispondevano a verità: avrebbe potuto seriamente far del male a qualcuno, ed un mero spartito non valeva di certo l'incolumità di nessuno.

    Arthur Friederick Giles, per servirla.

    - Avete ragione, Messere. Vi domando nuovamente perdono, Sir. Percival Van Larhalt, è il mio nome, al Vostro Servizio. -

    Disse, volgendo poi il capo verso l'amico Amarth, in un silente invito ad unirsi alle presentazioni. Un nuovo intreccio di Voci, e fili del Destino?
     
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    Lento s'avvicinò ai due, e cauto pure, ché giammai egli avrebbe desiderato tingersi di qualcosa che non fosse l'iridescenza Destinata, e solo quando s'accorse l'emozione essere passata, si fece prossimo al Saggio ed allo straniero, il cui nome ora non più era sconosciuto.
    Osservando l'invito del Bardo, poiché lo Zero non desiderava contraddire un Sapiente, né un così bravo essere, accettò l'educazione terrena e si presentò:

    -Io sono Eru Elen Amarth, Saggio di Palanthas la Biblioteca e Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani. Sono detto Celebliant, l'Arcobaleno d'Argento.-

    Nella breve attesa che precedette le altre parole dello Zero questi fermò sguardo e postura, osservando meglio lo straniero, come a volerne scrutare le intenzioni o la razza, ma di questo non parlò; tuttavia, essendo quello dotato di buona creanza, il modo in cui Amarth concluse il discorso fu segno d'una lieta accettazione:

    -Spesso il cuore ottenebra l'occhio e l'udito, e dove è peccato c'è giustificazione, ché si stava seguendo un Giusto desiderio. Pure, non posso non notare quanto rispettoso sia stato il tuo comportamento, e con quanta eleganza tu l'abbia mostrato a noi.
    Pertanto, sia a te concesso il diritto, che mai nessuno potrà negare su questa terra, di disporre d'ogni volume presso la Biblioteca da me Custodita. Persino il meno adatto o voglioso lì troverà risposte ai propri turbamenti.
    -

    Rivolto all'altro Saggio, lo Zero concesse e chiese tacitamente consenso alle parole di ognuno, che a suo modo aveva elargito un dono allo straniero; infine, tendendo sempre verso il Pifferaio più che ad Arthur, concluse:

    -Ancora vive chi conosce un Giusto rispetto,e questo Allieta, e non poco, il mio eterno animo.-

    Pure che vi fosse vuotezza di sentimenti nella voce come nello sguardo del Guardiano, egli desiderava, quella volta, comunicare quanto fosse Ben Disposto nei riguardi di entrambi, e molto forte aveva nel cuore la Speranza che la Correttezza dello straniero potessero celare una luce Saggia, così che l'albero di Palanthas potesse trovare un'altra corona.

     
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    Ascoltò in educato e pacato silenzio, come era solito fare con chiunque interloquisse.
    Ascoltò dunque le umili scuse del bardo,
    come la presentazione del bibliotecario -chinando delicatamente il capo in segno di rispetto- che,
    con grande gentilezza, gli aveva elargito la possibilità di visitare il suo possesso.
    La piega delle sue labbra pallide si curvò leggermente, segno di un sorriso contenuto,
    non simbolo di falsità, ma semplicemente perchè trovava sgarbato
    nei confronti di quelle due nobili figure darsi renderli partecipi più del dovuto dei propri sentimenti.

    -Sir. Percival Van Larhalt, la prego, non si dia pene nel domandarmi perdono.
    Il mio non è un rimprovero ma solo un'osservazione,
    e se per caso ho intaccato in qualche modo la sua persona
    la prego di perdonarmi poichè non era mia intenzione.


    L'inchino, quella volta, fu più vistoso,
    forse a voler sottolineare la mortificazione per un possibile malinteso.

    -Ahimè, spesso le parole, nate per comunicare,
    delle volte confondono.
    Io sono solo un uomo di scienza e il mio compito non è giudicare.
    Osservo e rendo partecipe il mondo di ciò che traggo.


    A quel punto si sarebbe voltato verso il Celebriant,
    e con immane cortesia gli avrebbe risposto
    poichè ai suoi occhi pareva nobile più di molti altri.

    -La sua gentilezza mi rende onore, sire Eru Elen Amarth.
    Renderò omaggio alla vostra concessione
    sfruttandola fino al suo limite.
    I tomi della vostra illustre biblioteca saranno il mio pane per molte lune,
    e da essi trarrò la Conoscenza.

     
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  10. -Arcobaleno-
     
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    -OFFERS-



    -Sir. Percival Van Larhalt, la prego, non si dia pene nel domandarmi perdono.
    Il mio non è un rimprovero ma solo un'osservazione,
    e se per caso ho intaccato in qualche modo la sua persona
    la prego di perdonarmi poichè non era mia intenzione. -


    Il Bardo rassicurò la nuova conoscenza con un gesto cortese della mano: nessun offesa era stata subìta, e nessuno ne era uscito ferito. Anzi, l'imprevisto si era rivelato come uno spunto gradevole del Destino, che ancora una volta aveva intrecciato i fili delle Vite di persone fuor dall'ordinario.

    Ebbenbe, anche Amarth doveva essersene avveduto, poichè impressionato dalla sobrietà dalla compostezza di Sir Giles: offerta rara, lo invitò a godere delle gioie celate in guisa di libri, nella biblioteca di Plalanthas, il più grande bastione di sapienza dell'Est.
    Sir Giles accettò di buon grado, ringraziando compiutamente per l'onore ricevuto, e contemplando il piacere che sarebbe derivato da lugnhe giornate di lettura, fra quelle savie mura.

    Dal canto suo, anche Percival desiderava far dono di qualcosa all'enigmatico e interessante uomo di scienza, come s'era definito poc'anzi. E sebbene lui avesse decisamente meno da offrire, non per questo pose freno ai propri slanci altruistici: sorrise, serrando gli occhi in modo ispirato.

    - Sir Giles, sebbene paia nulla al confronto, vorrei porgervi anch'io un invito: sarebbe per me una gioia vedervi calcare le strade del Nido degli Angeli, di cui io sono Precettore. Sebbene sia lungi dall'avere un interesse accademico, quel luogo è culla di giovani pensieri, e virgulti di creatività. Spesso, per gli adulti, contemplare i fanciulli risulta un toccasana per l'animo, anche per il più assopito. -

    Concluse, seriamente desideroso di render un buon servigio alla sua nuova consocenza, di cui così poco conosceva, ma che forse avrebbe percorso con oro un nuovo sentiero...
     
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    Più che il linguaggio di Percival, che pure era delizioso nel suo lustro, al Guardiano era di giovamento l'intenzione del compagno, che sempre assecondava i voleri del Celebliant, e non per obbligo, bensì per propria volontà, come se Caso e Destino stessero lavorando ad uno stesso progetto.
    Ad ogni modo, ciò che colpì l'orecchio dell'eterno fu la breve presentazione che Arthur fece di se stesso, nella quale si definiva uomo di scienza; pur essendo un presidio colto, all'Est mancava un certo tipo di studio, e vivamente lo Zero sperò che questo potesse dimorare nello straniero.

    -Quale è la scienza della quale sei uomo? Se il cuore ed il tuo animo vorranno rispondere, forse Istvàn avrà trovato un altro tesoro, sempre che il Destino ancora mi sia d'aiuto.-

    Forse il solo Percival avrebbe potuto afferrare le criptiche parole del Guardiano, poiché la loro cerca era la medesima, e le corone di Palanthas andavano attribuite, così che il fulgore della Conoscenza potesse illuminare ogni ombra dell'Est, disperdendola, e se la forza sarebbe stata sufficiente, persino tutta la terra di Endlos.
    Così, vuoto e silente, il Limite attese lo svolgersi di quel filo che aveva iniziato ad unire i tre ad Epartis.

     
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    Quell'uomo dall'aspetto così distinto, attese il silenzio dei due interlocutori prima di rispondere.
    Questa volta parlò prima al nobile Amarth.
    E sulle labbra pallide era presente un leggero sorriso.
    Due canini più grandi ed affilati di quelli dei comuni mortali fecero capolinea.

    -Sire Amarth, sarebbe troppo lungo elencare ogni branca di cui son specialista.
    La mia longevità mi ha permesso di indagare su quasi tutti i rami del sapere.
    Tuttavia posso dire ciò che ultimamente più mi interessa, poichè in questa dimensione pare avere un discreto successo.
    Si tratta dell'Alchimia, scienza per molti arcana, tuttavia tanto interessante quanto misteriosa.
    Da quando son su Endlos ho deciso di specializzarmi in tale branca del sapere, fino a che non ne carpirò tutti i segreti.


    Ed infine si voltò in direzione di Sir Percival; qualcosa aveva destato la sua attenzione.

    -Ha parlato di un Nido di Angeli?
    La prego, mi dica se in tal luogo è mai apparsa una fanciulla che prende il nome di Drusilia Galanodel.
    Ha occhi di giada e lunghi capelli del colore del legno e,
    differentemente dagli umani, ha molto in comune con gli angeli.

     
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  13. -Arcobaleno-
     
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    -LOOKING FOR AN ANGEL?-



    Ascoltò le parole di quella nuova conoscenza, sì nobile e distinta: a quanto pareva numerose erano le discipline che la sua conoscenza tangeva; multiforme sapere, un sapere sperimentale proprio di quella Dea materiale che è la Scienza. E poi, gli interessi recenti, orientati verso quella disciplina dalla lunga storia, che risponde al nome di Alchimia.
    Sovente, nei suoi vagabondaggi, il Bardo aveva contemplato le meraviglie e i misteri di codesta Disciplina...Sicuramente degna di una mente arguta, quale sembrava quella di Giles.

    Infine le parole dell'uomo si rivolsero direttamente al Precettore, il quale fu incuriosito dal fatto che un uomo simile avesse qualcosa da domandargli:

    -Ha parlato di un Nido di Angeli?
    La prego, mi dica se in tal luogo è mai apparsa una fanciulla che prende il nome di Drusilia Galanodel.
    Ha occhi di giada e lunghi capelli del colore del legno e,
    differentemente dagli umani, ha molto in comune con gli angeli.


    - Il nome che mi dite mi risulta sconosciuto, purtroppo. E che io ricordi, mai vidi laggiù una fanciulla simile a colei che descrivete. Ma in ogni caso, talvolta mi sono assentato da Istvàn, e non posso affermare con certezza che non sia mai stata a Misericorde. Se lo desiderate posso interrogare i fanciullini a riguardo: difficilmente scorderebbero una Dama così particolare, se l'avessero veduta o conosciuta. -

    Disse, cercando di porre un barlume di luce in una risposta che purtroppo era quasi del tutto negativa.
     
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  14.  
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    ...L'Arcobaleno d'Argento...

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    Drusilia Galanodel...Già due volte ebbe a che fare con la ragazza, e ora apprese che qualcuno era in cerca di lei: invero il Destino operava in modi oscuri e assai pretenziosi, legando cose e creature con fili che mai queste avrebbero osato stendere.
    A questa indicazione, comunque, s'era aggiunta una più gradita sorpresa, che lo Zero non esitò a mostrare; guardò prima Percival, come a rassicurarlo, poi parlò ad Arthur:

    -Grandi sono le notizie che porti, perché ho risposte ad ognuna di queste, e credo saranno a te gradite. Conosco Drusilia Galanodel, due volte le parlai nei domini dell'Est: la prima volta mi rivelò un'informazione cruciale per il mio spirito, la seconda volta discutemmo sull'incarico che io ricevetti dall'Alfiere, ovverosia aiutarla in una prova. Credo che dimori presso Laputa, in alto fra i cieli di Endlos, ma di tanto in tanto viene a Chediya.-

    Fece una pausa, ed in quel silenzio immise tutta l'attesa che seppe concentrare, ché ora sarebbero giunte alle orecchie dello straniero parole assai più grandi:

    -Nel cuore dell'Est io presiedo ad un circolo di Saggi; inseguiamo la Conoscenza, facendola nostra e divulgandola. Ora, però, questa è molteplice nelle vie che incarna, e ciò che sto costruendo è ancora deficitario di creature in grado di amministrane alcune parti. Poiché l'Alchimia è ciò che brami sapere in questo mondo, ecco la mia offerta, che per prestigio supera ogni altra finora: vuoi tu, Arthur Friederick Giles, unirti a questa mia opera? Già Percival, qui accanto a me, presiede a una delle Vie. Se accetterai ciò che io offro a te, sarai insignito del titolo di Saggio, e terrai la Via che ora tu stai percorrendo.-

    Il Destino era stato amico, era vero, ma pure ora si esigeva uno sforzo maggiore, e questo ancora non era certo sarebbe accaduto.

     
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    Sobbalzò quando si rese conto che il nobile Amarth conosceva la sua pupilla.
    Ed infinita gratitudine apparve nei suoi occhi,
    mentre un sorriso quanto mai grande si manifestò sul volto pallido,
    e grandi ed affilati canini facevano capolinea da esso.

    -Io fui il suo primo Maestro.
    Le insegnai parte delle mie arti,
    e a comportarsi come un uomo valoroso.


    Chi lo conosceva avrebbe giurato che il vampiro fosse commosso,
    sebbene all'apparenza sembrava solo molto felice.

    -Sire Amarth, lei è stato la mia luce.
    Accetto la vostra proposta.



     
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