Notte a Lordaeron

precedente al Patto di Lordaeron di qualche ora

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    Un lieve raggio di luna accarezzò il dolce viso della bella Drusilia. Occhi verdi del colore degli smeraldi si schiusero come boccioli candidi in risposta al lieve e freddo tocco della luce che, silenziosa e discreta, entrava nella sua stanza ad augurarle la buonanotte. Un suono molto lieve uscì lento dalle sue labbra tenere e rosse come il fuoco.


    -Yawhn

    Lentamente una veste di seta lavorata scivolò dalla poltroncina su cui era posta, per poi terminare il suo viaggio sulle curve perfette ed abbondanti della fanciulla dallo sguardo assonnato. Si stropicciò gli occhi e si diresse in bagno, chiudendosi per un’oretta abbondante.
    Intanto, mentre Drusilia si immergeva nella vasca da bagno emanante deliziose ed invitanti fragranze, era il silenzio a regnare in quella stanza; tranquilla e raffinata, si era ritrovata a trascorrere la notte nel castello della Dama Azzurra, Alfiere dell'Est, affinchè si incontrasse con lei il giorno successivo senza preoccuparsi di far ritardo. La Dama del Vento osservò tra sè e sè che in effetti erano stati immensamente gentili ed accoglienti, e ciò non poteva fare altro che metterla a proprio agio, esattamente come quando i denti del pettine attraversarono i lunghi e mossi fili d’ebano che le ornavano il volto e lo impreziosivano, donando loro quel tono che più era consono ad una creatura come lei.
    Quando la porta del bagno si riaprì, la luna dietro i vetri delle finestre era più evidende nel cielo ormai senza nuvole e, approfittando di ciò, Drusilia si affrettò ad indossare la biancheria per la notte, candida come il suo essere, per poi ricoprire le curve sensuali con altrettanto morbida seta. Impeccabile come sempre.
    A quel punto iniziò a mettere in ordine tutte le cianfrusaglie che aveva portato con sè da Laputa, città volante, tra cui un piccolo e tenero peluche, ricordo di un incontro inusuale ma che, in un certo senso, l'aveva segnata. Per quanto fosse normale incontrare tipi strani su quelle terre, colui che aveva visto andava oltre ogni sua aspettativa; non per l'aspetto, decisamente tenero a causa delle morbide orecchie e la coda da volpe, ma per il suo modo di porsi, molto simile al proprio in alcune situazioni.

    Insomma, la Volpe era riuscita a non farsi dimenticare.

    Restava però che non aveva mai avuto il coraggio di chiamarlo, premendo la pancia del piccolo peluche. E poi, che cosa avrebbe potuto dirgli? "Si, ciao, scusa ehm... ti ho evocato perchè avevo voglia di parlare un pò"... insomma non reggeva. Con molte probabilità l'avrebbe mandata al suo paese d'origine in pochi secondi, giusto il tempo di capire fino a che punto fosse indecente quella motivazione.

    Tuttavia quella notte accadde qualcosa.
    Il peluche era lì, steso su letto, e la Dama doveva andare a letto.
    Un attimo e, senza rendersene conto, gli si sedette sopra.
    Schiacciandogli la pancia.

     
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    Ultimamente la vita nel casato si era fatta un po’ più movimentata.
    I “bei” tempi in cui i “distaccati e solitari” maghi adoravano chiudersi per nottate e nottate nelle loro immense biblioteche, sembravano nostalgici ricordi.
    Ti soffermasti un attimo a pensarci: ti faceva sentire quasi vecchio! Scuotesti turbato il capo. Meglio cacciar via il sol pensiero, l’idea che la tua chioma argentata avrebbe camuffato divinamente e senza il minimo sospetto eventuali segni di vecchiaia (ndr: capelli bianchi) era un sollievo alquanto inquietante.
    No, decisamente. No.
    Fortunatamente l’essere un demone porta i suoi apprezzabili vantaggi contro la lotta al tempo!
    E quindi no. Proprio no. Nessun capello o coda bianca.

    « ...mh. »

    Ritornasti al tuo pensiero originario, scansando ironicamente perplesso la recente preoccupazione.
    Era vero: le cose erano cambiate davvero tanto. E non necessariamente in peggio.
    Che sia pigrizia o meno, ultimamente era cosa sempre più frequente la richiesta di “corsi di magia”, come testualmente te li richiedevano.
    Valorosi elfi, impacciati cittadini, fantasticanti ragazzini... sembrava che fosse la moda dell’ultimo periodo.
    La cosa buffa, a differenza di qualcun altro che li cacciava minacciando d’incenerirli (niente nomi per questioni di privacy...), era che accettavi volentieri chiunque. Il segno che Byruum lasciò in te come maestro e come guida era fin troppo forte, per non permettere a qualcun altro di poter condividere quell’indimenticabile esperienza.
    Ed ecco motivata un’altra di quelle serate lì, alla Caserma dei duelli, accerchiato da una folta schiera di curiosi apprendisti.

    « Avete mai provato a suonare un pianoforte? »

    La domanda era alquanto singolare nel suo contesto, eppure era sempre divertente porre qualche quesito; difficilmente qualcuno prendeva il coraggio per rispondere.

    « Non pensateci troppo, non mi intendo minimamente di musica. »

    Sorridesti innocentemente.

    « La cosa più affascinante della magia è che il suo unico limite sta nella fantasia di chi la padroneggia. Ci avete mai pensato? E’ possibile prendere spunto da qualsiasi cosa.
    Da un pianista, per esempio. »

    Ti soffermasti per un istante a fissarli, attirato dai loro sguardi meditabondi e confusi.

    « Avete mai osservato le sue mani mentre suona delicatamente sui tasti? E’ come se appartenessero a due persone differenti, come se fossero comandate da due cervelli differenti. Sapreste muoverle anche voi, l’una indipendentemente dall’altra, eppur riuscendo a ricongiungerle in un’unica incantevole melodia? »

    A qualcuno in quel preciso istante si accese una lampadina nella testa.
    A qualcun altro, invece, si sarebbe accesa a breve. Gli sarebbe bastato tenere gli occhi puntati sulla tua argentea figura, che ora allargava elegantemente le braccia dal corpo, ai tuoi lati.
    Gli occhi poi si chiusero, immerso nella concentrazione, lasciando vibrare l’aria quasi rarefatta attorno al palmo delle tue mani, ben aperto verso l’alto.
    E nel mentre che uno si tingeva d’una tenue ma rassicurante luce azzurrina, l’altro allo stesso tempo veniva avvolto da un passionale e caldo bagliore rosso.
    Dopo fu solo un improvviso istante, e...

    puff.

    Fiamme e gelo divamparono fra le tue mani. L’una completamente indipendente dall’altra.

    « Ed ora state a vede... »

    Riapristi gli occhi, nel preciso istante in cui stavi per congiungere i due incantesimi in un’unica appassionante magia, quando... ti accorgesti di trovarti in una stanza completamente diversa!
    Le conseguenze? Bè... diciamo che l’imprevisto fu tale da farti perdere il controllo delle fiamme, riversandole goffamente sotto i tuoi stessi piedi. Quello che venne dopo non sarebbe stato poi così difficile da immaginare: tentasti di spegnere il danno picchiandovi sopra con un piede, prima di ricordarti ingenuamente d’avere l’elemento opposto sul palmo dell’altra mano da riversarvi sopra.
    Sì, problema risolto.

    « ... »

    Restasti per un attimo in silenzio, immobile. Completamente spaesato.
    Quando poi alzasti lo sguardo inquadrando per caso una certa signorina molte cose iniziarono ad arrivare ad una spiegazione bella e concreta.

    « Ma... »

    Fossilizzato. Sì, lo ammetto: ti fu impossibile non restare incantato ad ammirare la sua innegabile bellezza.
    Non era una bella situazione. O per meglio dire... sì, lo era eccome, solo che... oh diamine, dovevi dire qualcosa, non potevi restare in quello stato in eterno. (Seppur non ti sarebbe dispiaciuto, ok)
    Lampo di genio:

    « ....come hai fatto a chiamarmi...? Non vedo il peluche fra le tue mani... »

    Che gran spirito arguto, la Volpe! Mi complimento per esser riuscito a spostare lo sguardo sulle sue mani.
     
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    Appena fu sopra la piccola e coccolosa copia della Volpe, avvertì un suono imbarazzante provenire dal pupazzo. Era sul punto di pensare che, fortunatamente per lei, non vi era alcuno in quella stanza, che con un sonoro "puff" apparve il vero Yoko. La dama dai lunghi capelli d'ebano rimase immobile, con una espressione del bel volto ovale che era un misto tra la curiosità, l'incredulità e l'imbarazzo, per tutto il tempo in cui il demone tentò di incendiare la sua stanza, o meglio, quella della Dama Azzurra, per poi placare le fiamme in modo impacciato, prima sbattendoci il piede sopra, poi con una magia di ghiaccio. Ed anche quando lui rimase immobile a fissarla, lei non mosse in muscolo. Forse perché, in un certo senso, sapeva qualcosa che nessun altro avrebbe dovuto neanche pensare.

    Ma, ahimè, davanti aveva una volpe.

    CITAZIONE

    « ....come hai fatto a chiamarmi...? Non vedo il peluche fra le tue mani... »


    Ecco...

    Le gote della Dama del Vento, da eburneo assunsero in crescendo un colore roseo, fino a divenire in pochi secondi scarlatto quasi come le sue belle e carnose labbra. Ne seguirono lunghi attimi di silenzio imbarazzante, in cui il cervello di Drusilia era intento a trovare una risposta che fosse meno umiliante possibile, rispetto a tutte quelle che le vennero in mente. Ad un certo punto, non si sa quando dato che aveva totalmente perso la cognizione del tempo, invece di rispondere, si sollevò sulle proprie gambe, e con aria dimessa si mise da parte, lasciando ben visibile il peluche steso sul letto di schiena.

    -Non l'ho fatto apposta...

    E con ciò rimase in silenzio, con lo sguardo basso ed il dolce viso ancora rosso, preparandosi psicologicamente alla reazione del suo "invitato"..

     
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    Effettivamente la curiosità era tanta. Ed il fatto che lei tardasse a replicare, mostrandosi imbarazzata, non faceva altro che alimentare ulteriormente il tuo interesse verso quel “simpatico dettaglio”.
    Ma fortunatamente le perplessità si spensero ben presto: bastò che la bella fanciulla alzasse le sue dolci forme da sopra il letto che... si scoprì l’arma del delitto.
    Seguisti così la stessa via della Dama del vento, ovvero il silenzio, restando a fissare l’oggetto incriminato per qualche secondo, inarcando perplesso -a sottolineare la sorpresa- le sopracciglia.
    Poi...

    « ...ah. »

    Già.
    Effettivamente non immaginavi neanche lontanamente che il suo primo richiamo sarebbe avvenuto proprio in questa maniera. Non che ti aspettassi di doverla salvare dal ferocissimo tiranno di turno in groppa ad un eroico e possente drago sputafiamme, però sì ecco, insomma... capita.
    A quel punto portasti una mano al capo, grattandolo leggermente; diciamo che era meglio sorvolare sulla situazione, sì. E soprattutto i volenterosi apprendisti avrebbero dovuto sapere solo che eri scomparso perchè quello che volevi mostrare loro era proprio un possente incantesimo di teletrasporto. Esattamente.
    E finalmente incrociasti direttamente lo sguardo con l’imprevedibile Drusilia.

    « Bè, ottimo tempismo, avevo giusto bisogno di contattarti! »

    Sorridesti: tanto valeva cogliere la palla al balzo.
    ...e cambiare discorso per levarla dall’imbarazzo.

    « Ricordi quando al nostro primo incontro accennai sul farti fare un giretto dalle mie parti? »

    Sì, era un disperato tentativo per cercare di levarsi subito il debito di dosso, ma che importa, era pur sempre un invito!

    « Bene... si tiene una festa, in un casato non troppo distante. Una sorta di anniversario con balli, rinfreschi, ed eventi di vario tipo...
    ...ti andrebbe di andarci insieme? »
     
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    Una festa di un casato.
    Un rinfresco.
    Un ballo...

    Per una Figlia del Cielo come lei, eventi simili non erano poi così inusuali; infondo veniva da un casato decisamente facoltoso e molto pacifico, che spesso invitava sovrani ed alte cariche della sua dimensione a manifestazioni di quel tipo. Aveva anche preso lezioni di ballo da bambina, e poteva contare sulla propria capacità di volteggiare leggera nell'aere per sembrare ancora più leggiadra di quanto fosse in realtà.

    No, non era di certo quello che la spaventava.

    E allora perchè si sentiva quel tremolio pervaderle tutto il corpo, facendola fremere come un piccolo fringuello al freddo invernale?
    Forse perchè era, in effetti, il suo primo invito ad un evento simile da parte di un giovane (o demone-volpe, ma questi son solo dettagli). Fino a quel momento, infatti, aveva avuto un "cavaliere mancato", Yang, che per colpa di Yin non era riuscito a raggiungerla in tempo in occasione del ballo di apertura della quarta edizione del Warrior Day, un cavaliere assegnatole dall'Oracolo dei Fiori, Alicamantus la Gargolla, ed infine un misterioso quanto affascinante uomo, Hamelin, con cui aveva ballato a lungo, fino all'assegnazione dell'Oracolo.

    Si, quello era in assoluto il suo primo invito "ufficiale" ad un ballo.
    Motivo per cui divenne ancora più rossa.

    -Ah...ehm...


    Panico.

    -I...io... non pensavo che.

    La mano eburnea si posò delicata e discreta sulle gote rosse come per nascondere, ovviamente senza riuscirci, il suo stato. Poi la domanda che, forse, avrebbe messo in crisi anche la Volpe che, con tanta nochalange, le aveva fatto quella proposta.

    -Perchè a me?

     
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    Ed in fin dei conti sarebbe dovuto essere anche prevedibile.
    Sarebbe, per l’appunto.
    Perchè ogni tanto succede che proprio una Volpe, in certe circostanze, smetta di comportarsi come tale. Non perchè lo voglia, ci mancherebbe; diciamo che... un po’ di innocenza ed ingenuità, alle volte, rende più spontanei e sinceri certi atteggiamenti.
    Ed è più bello così, dopotutto.
    Solo dopo la sua domanda te ne accorgesti; per te era stato un cordiale invito, ti andava di rivederla, ti incuriosiva ed avevi piacere nel conoscerla meglio. E quella sarebbe stata un’ottima occasione, sì.
    Il fatto che tu l’avessi fatto con un tale naturalezza che pareva quasi impulsiva... sì, te ne accorgesti solo quando lei arrossì ancora di più, ponendoti quell’inaspettato quesito.
    Restasti in silenzio per qualche secondo, immobile. Senza sapere cosa rispondere.
    O per meglio dire... lo sapevi, sì, sarebbe bastato dire esattamente quello che pensavi. Solo che farlo senza quell’innocente noncuranza, pienamente consapevole di quello che avresti detto e perchè l’avresti detto... lo rendeva più difficile.
    Ed era una cosa che non avevi mai fatto prima d’ora.

    « Perchè... »

    Dovesti tirarle fuori quasi con fatica, le parole; quella lingua a volte così tagliente, così libera e sciolta, ora impedita ed annodata.

    « ...mi andava di rivederti. »

    E non fu capace di lasciarsi scappare altro.
     
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    Rimase qualche attimo con la bocca rossa semiaperta, prima di iniziare a capire il vero significato di quelle parole.
    In un certo senso non se lo aspettava.

    -Anche io volevo rivederti...

    Delle parole risuonarono nelle sue orecchie per pochi attimi prima di comprendere che erano uscite proprio dalla sua bocca, come il gesto più naturale ed istintivo che potesse fare. Ancor più che diventare rossa ed abbassare rapidamente lo sguardo, cosa che fece immediatamente dopo.
    Seguirono istanti di altro silenzio, intervallati dallo sfuggente sguardo smeraldino che ora si soffermava sulla sagoma della volpe, ora sul pavimento, ora sulle sue mani serrate in due pugni.

    Infine una risposta alla domanda che era fulcro di tutta quella discussione.

    -Comunque si, accetto l'invito.

    Sorrise, come se con quella frase si fosse libertata di un peso dalla coscienza.
    Dunque attese, per vedere fino a che punto quella situazione si sarebbe evoluta.

     
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    L’imbarazzo si faceva sempre più forte.
    Ogni singola parola, ogni singolo gesto non faceva altro che incrementare quell’acceso colore che riscaldava le tenere gote della Dama. A breve sarebbero divampate in fiamme!
    Le tue si trattennero a stento, nel sentire la corrisposta replica.
    Infine, comunque, si decise a rispondere all’invito.
    Non potesti fare a meno di ampliare ulteriormente il già lievemente dipinto sorriso sulle tue labbra, all’udir di quelle liberatorie parole. Stavolta in maniera un po’ più dolce.
    E decidesti di portare ambedue le braccia larghe ad afferrare i tuoi fianchi, come a mostrare una certa sicurezza liberatoria. Un -meritato- rilassamento, insomma!

    « Bene! Allora passerò a prenderti fra un paio di giorni, ok? »

    Effettivamente non le avevi neanche detto la data, ne in cosa consisteva nello specifico...!
    Oh bè, insomma, sarebbe stata una sorpresa. Le donne le adorano sempre, no?
    ...sperando che sarebbe stata qualcosa di cui non vergognarsi, si intende.
    Il brivido l’incoscienza del rischio!

    « Allora... per ora forse è meglio che vada. Cerca di non fare tardi! »

    alludesti sorridendole maliziosamente. Con le donne non si sa mai.

    « A presto »

    E salutasti facendo un cenno con la mano, per poi voltarti pronto per andartene e... restare immobile, pensieroso.
    Fino a che...

    « ...e ora come faccio a tornare su Celentir senza il mio drago? »

    Già.
     
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