Momentary Moonlight

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  1. Rachel Alucard
     
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    C'era un motivo, se a Rachel piacevano tanto le feste.
    Semplicemente, era l'unica occasione che aveva per visitare il Mercato delle Sette Note, altrimenti a lei precluso per motivi razziali. E non sto parlando di razzismo, come pattuglie che controllano che i vampiri non circolino liberamente per le strade della città, bensì motivi più pratici, come la luce del sole. Ma quel giorno, in quello splendido giorno, Rachel poteva finalmente andare in giro per quelle stradine, lanciando occhiate incuriosite ed al contempo incantate di qui e di lì, in cerca di qualche bancarella interessante. Il lungo vestito con tanto di gonnella continuava a strisciare a terra, ma il vamprio dai capelli biondi non sembrava darci più di tanto peso. In fondo, ci avrebbero pensato gli scheletri a lavargliela, una volta tornata ai suoi alloggi; doveva riconoscere tuttavia che gli scheletri non ci mettevano mai olio di gomito, quando si trattava di togliere le macchie. Come se non avere i muscoli fosse un impedimento, ogni scusa è buona per non lavorare!

    « Oh, belli questi tarocchi. »


    Aveva appena poggiato lo sguardo su una bancarella un po' particolare, caratterizzata da tarocchi, dadi e oggetti strani, come quella sfera di cristallo fucsia. Buffo, aveva lo stesso colore di tutte quelle luci che erano appese in giro per il mercato. Si grattò delicatamente la testa, per poi continuare a proseguire, reggendo forte il suo ombrellino, che richiamava i motivi del vestito.


    « Oh, Montblanc. Dovremmo venire più spesso qui. »


    Il piccolo ombrellino si limitò a miagolare. Esatto, miagolare, azione che attirò l'attenzione di alcuni passanti lì vicino, che si allontanarono, continuando tranquillamente a parlottare. Rachel volse un'occhiata appena schifata verso quei plebei, per poi lasciarsi andare liberamente in un sospiro. Stupida plebaglia, non comprendeva il suo stile di alto lignaggio. Riprese quindi a camminare, nonostante le alte zeppe non le consentissero un'andatura esattamente rapidissima. Ma un paio di zeppe non saranno mai abbastanza per fermare una ragazza che ha voglia di far Shopping, marinando le lezioni serali, no.
     
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    « Tu sei tutta matta. »
    Meg stava indossando il grembiule colorato e aveva apostrofato la biondina di fronte a lei con cipiglio quasi irritato.
    Di contro, la ragazzina le rivolse lo sguardo di chi non capisce bene.
    « Dici...? »
    Evangeline aveva appena tolto la maglietta con in bella vista l'insegna del piccolo ristorante dove da qualche giorno stava svolgendo un'attività rara e di solito disdegnata chiamata lavoro, ma che quando corri il rischio di essere rinchiusa nell'orfanotrofio della città inizia a diventare preferibile al taccheggio.

    « Ma certo! » Rincarò la dose la ragazza, che dall'alto di tre primavere e tre taglie di reggiseno in più di Eva si sentiva in dovere di istruirla un minimo su cose di fondamentale importanza come lo stipendio. « Stasera c'è fiera! E' notte bianca, vengono da fuori per il mercato notturno, quindi è ovvio che visitano i locali, no? E quindi stasera si fa lavoro extra. »
    Evangeline sbatté gli occhi azzurri, credendo di capire dove la brunetta lentigginosa voleva arrivara.
    « Oh... beh, ma sono qui da stamani a mezzogiorno... sono stanca. Tanto la paga è la stessa, che cambia? »
    « Scema! Ah, se avessi una bacchetta te la tirerei in testa! Le mance, Eva!!! Di sera la gente allunga le mance, e si guadagna di più! La signora è una taccagna e non ci darà un soldo di rame in più del dovuto, ma i clienti allungano parecchio! »
    Rimase un po' interdetta, mentre indossava la maglietta un po' logora di sua proprietà. In effetti... beh, non è che avesse tutti i torti. Ecco perché Luci era così contenta di prenderle il posto.
    « Beh, non allungano solo monete, se è per questo! »
    Ribatté un po' stizzita. La brunetta sistemò le trecce e fece spallucce.
    « Inconvenienti del mestiere, ci sono abituata. »
    « Io no... »
    Rispose la bionda con il morale sotto i tacchi e gli occhi al soffitto.
    « Beh, abituati. La prossima volta che rompi qualcosa in testa ad un avventore la signora ti caccia davvero. Se stendi un ubriacone faciliti il lavoro ad Hans che dovrebbe comunque buttarlo fuori, ma se fracassi un tavolo ed un boccale in un sol colpo finisce male... »
    « E' stato un incidente! Te l'ho detto: il tavolo era marcio. »
    « Sì, sì... beh, comunque almeno potrai goderti il festival. »
    Eva annuì floscia mentre usciva dalla porta sul retro, pensando che col cavolo che si sarebbe goduta la festa... era stanca morta e aveva una gran voglia di farsi un bagno.

    ~

    Per strada, più camminava più le montava l'agitazione. Megara aveva ragione, aveva sprecato un'occasione. Quei soldi extra le avrebbero fatto comodo, poi la sera di solito il tempo passa più rapidamente, sei impegnata a saltare da un tavolo all'altro e non sei costretta a lavori ingrati agli ordini di quella schiavista in menopausa che era la proprietaria del locale. Stanca e un po' depressa per quella pessima giornata cercò di confortarsi con la busta paga, senza successo. Era una cifra sontuosa, più di quanto si potrebbe sperare di guadagnare in qualsiasi locale di qualsiasi altra città che non fosse la capitale d'Est, c'erano monete di acciaio di diverse valute molto usate, buone da tutte le parti e utilizzabili per comprare di tutto. In quel momento, però, le sembrava una cifra un po' misera, e senza che se ne accorgesse lo sguardo vagò verso uno dei tanti modi possibili per "arrotondare".

    Proprio allora, si bloccò.
    Certo, c'erano sicuramente un sacco di ricconi in giro per le bancarelle. I più erano furbi: giravano in gruppo, con amici, ragazze o parenti, quando non proprio con due o tre bravacci o con delle guardie del corpo. Erano pochi quelli che giravano da soli e se lo facevano di solito si confondevano fra la gente comune, con il borsello in punti poco raggiungibili. Eva si ritrovò invece ad osservare una nobilastra di quelle super-ostenteggianti con un abito che probabilmente valeva più di quanto avrebbe potuto guadagnare lei lavorando un anno al locale e con tutti gli extra delle mance di questo mondo. E non era solo... girava, beh, DA SOLA, e se l'occhio clinico di Eva non stava facendo cilecca allora aveva già indovinato il punto dove teneva la pecunia.
    Dissimulò, evitando di fissarla, fece un giro lungo badando che non ci fossero altri che avevano già puntato la preda, ma a Chediya i ragazzini di strada sono pochi e le guardie tante, non era decisamente una città buona per fare taccheggio... ma quell'occasione era troppo, troppo, troppo ghiotta per non rischiare.

    Aspettò il momento giusto, mentre la ragazzina era ferma e la folla densa. Si buttò in avanti fingendo di inciampare al momento giusto, e praticamente schiantandosi addosso a lei con un mezzo grido spaventato.
    « Ohi! »
    Disse mentre faceva finta di massaggiarsi il sedere dolorante, mentre in realtà stava piuttosto ritraendo la mano su cui per un istante aveva baluginato un piccolo coltellino, ed in cui adesso c'era qualcos'altro che non era di proprietà della biondina.
    « Domando scusa! »
    Si rialzò in fretta e si ributtò nella folla senza dire altro, non proprio in fuga per non dare sospetti, ma di certo a falcata piuttosto ampia...

     
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  3. Rachel Alucard
     
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    Oh. Sarebbe certamente stato un lieto avvenimento, un piccolo cambiamento in quella che era la già straordinaria unicità di quel giorno. Sentì chiaramente una piccola ragazzetta impattare contro di lei, rischiando persino di farla cadere a causa dell'urto. Rimase miracolosamente in piedi, storcendo sinceramente il naso. Non solo doveva mischiarsi alla plebaglia per visitare un pochino la città, ma adesso doveva persino farsi toccar..

    ... ehi, aveva detto toccare?

    « Oh! Fai attenzione che diam.. »


    E.. quella biondina era già sparita. Che maleducazione, semplicemente orribile. Sbuffo sentitamente, per poi tornare a guardare verso la bancarella, ignorando del tutto la brutta esperienza. Bene, doveva comprare i tarocchi, giusto..?
    Poggiò un dito sul mazzo che aveva adocchiato, adornato da numerosi teschietti. Non appena l'anziana signora dietro il bancone iniziò a tirare fuori la busta, per poter consegnarle il mazzo, lei portò la mano alla tasca della grande gonna, in maniera da poter pagare il dovuto e quindi proseguire la sua passeggiata. Ma.. qualcosa non andava.

    « ... »


    Il suo borsellino in pelle di pipistrello.
    Era sparito, non era più nella sua tasca. Cercò di tranquillizzarsi, prima di mettersi ad urlare come un'ossessa. Era stata attenta fino a quel momento, come poteva essere possibile? A meno che..

    « Ohi! »
    E vide una ragazzina massaggiarsi il fondoschiena, dopo l'impatto.
    Poi rialzarsi e sparire rapidamente nella folla, come se non fosse mai capitata da quelle parti.
    « Domando scusa! »


    « ... Montblanc, sparisci per cortesia. »


    Il piccolo ombrellino strabuzzò gli occhi nel sentire il tono della padrona così calmo e .. terrificante al contempo. Era la classica calma prima della tempesta, la classica calma di coloro che hanno già ucciso dozzine e dozzine di persone. Quello era il suo dannatissimo borsellino e l'avrebbe riavuto. Montblanc sparì nella frazione di un secondo, mentre la giovane Rachel si allontanava a passo calmo dalla folla, fino ad arrivare in uno spazio un pochino più largo e soprattutto appartato. Chiuse gli occhi, cercando di visualizzare l'immagine della ragazza nella testa, per poi divenire un pipistrello con un semplice schiocco di dita. Inutile dire che si trattava di un pipistrello completamente rosa. Svolazzò piuttosto alto, per quindi cercare di identificare quella testolina bionda, che sebbene vista di sfuggita, si sarebbe sicuramente rintanata in qualche vicolo, per non farsi trovare.

    « ... Ftzk. »

     
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    Soppresse un risolino nervoso e contento al tempo stesso mentre soppesava il borsetto di un qualche genere di cuoio, ormai convinta che non avrebbe mai più rivisto quella ragazzetta sprovveduta. Dai! Ma come si fa a lasciare tutto quel ben di Dio così alla portata di tutti? Certa gente si merita davvero di essere derubata.
    Uscì dalla folla, ed la luce delle lanterne colorate lasciò posto alle ombre gettate dai radi lampioni. Tagliò agilmente per dei vicoli uscendo dalla parte più in vista di Epartis, diretta verso i quartieri nord dove oltre i magazzini guardati a vista c'erano le abitazioni della parte povera di Chediya. Rendendosi conto di essere da sola, Eva si arrischiò ad aprire il borsello, avvicinando una monetina al viso per guardarla meglio.

    Le monete erano strane, non riconosceva la valuta o la provenienza, quasi sicuramente venivano da fuori Endlos. Però... wow! In vita sua non aveva mai visto un ottone così lucido! E l'acciaio delle monete di valuta più piccola erano state lucidate tanto da sembrare argento! Chissà se avrebbe potuto trovare un qualche negoziante allocco che le avrebbe scambiate per vero oro e vero argento?

    Scosse il capo. Non esistevano persone tanto sprovvedute!
    In ogni caso, il bottino era sontuoso. Aveva arrotondato la paga giornaliera senza il minimo sforzo, e anche solo per questo poteva davvero sentirsi in pace con il mondo e impegnarsi nel suo sport preferito: dormire nella sua casetta!

     
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  5. Rachel Alucard
     
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    Chissà dove diamine s'era andata a nascondere quella biondina.
    Sapeva senza dubbio il fatto suo, sapeva come correre e come far perdere le sue tracce. Ma di certo non sarebbe bastato a fermare una Alucard adirata, ve l'assicuro. Pochi battiti d'ali e grazie ai suoi occhi particolari, grazie al sonar, era riuscita a scovare quella ladruncola. Una picchiata, repentina e violenta, per arrivare proprio davanti a lei. Una nuvoletta di fumo, ovviamente rosa, che per qualche istante nascose la figura di Rachel, consentendole un'entrata quantomai scenica.

    « Ti ho trovata! »


    Una voce imperiosa, forte e soprattutto, terrificante, vista l'ira che era stata inserita in quelle poche parole. Un passo, un singolo passo verso di lei, mentre una mano veniva tesa verso di lei. Adesso che la vedeva meglio, poteva esaminarla, controllare i suoi lineamenti. Capelli biondi, proprio come i suoi, occhi azzurri e teneri che venivano bene incorniciati in quell'insieme di candore e purezza. L'archetipo delle vittime vampiriche, le giovani pulzelle dalla pelle chiara. Il solo guardarla le fece venire voglia di affondare i denti nel suo collo, assaporare il suo sangue.

    « Tesoro, ti spiace ridarmi il mio borsellino in pelle di pipistrello? »


    Un sorriso lieve, a scoprire quasi intenzionalmente i canini ancora giovani, corti. Corti ma egualmente letali, pronti ad affondare nel collo della giovane. D'istinto, si leccò il labbro superiore, in un movimento decisamente rapido.
     
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    CITAZIONE (Rachel Alucard @ 25/4/2010, 12:38)

    « Tesoro, ti spiace ridarmi il mio borsellino in pelle di pipistrello? »


    image

    « Uh. Tu... io... eh... ecco... »
    Ohmmamminamia...
    Arretrò sudando freddo, le mani dietro la schiena che nascondevano velocemente il borsello nelle maniche corte, terrorizzata non tanto dall'apparizione della ragazzina, e nemmeno dai suoi canini, e neppure dal fatto che era saltata fuori da una nube uscita quando un pipistrello rosa ha lanciato un fumogeno rosa (???), quanto più che altro terrorizzata dall'essere stata scoperta e raggiunta.
    « N... n... non so di cosa tu stia parlando. »
    Asserì cercando di essere convincente, annuendo più volte mentre si ritrovava disgraziatamente spalle al muro. Scappare! Sì, forse era una buona soluzione. Non sapeva bene perché, ma il suo istinto le diceva che non era salutare rimanere lì.

    « Davvero, è... è la prima volta che ti vedo, non so chi sei, cioè, cioè, magari ti è caduto qualcosa? Ehm, ma io adesso non posso aiutarti a cercarlo... »
    Fece un passo laterale... poi un secondo un po' più convinto... infine tese i muscoli e si preparò a scappare via alla velocità della luce!!!

     
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  7. Rachel Alucard
     
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    Oh, faceva la finta tonta, adesso?
    Schioccò le dita, non appena la ragazza iniziò a correre. Vuoi scappare, piccolina? Vuoi cercare di nasconderti? Non ti è permesso, la tua padrona non te lo permette. Pian piano, un'idea maligna iniziava ad insinuarsi nella sua testa, strisciando lenta lenta come un vermicello. Era stanca di circondarsi di zombie e scheletri, doveva iniziare ad avere delle servitrici più.. vive.

    « Clodoveo, prendila. »


    In brevi istanti, di fronte alla ragazza comparve un enorme golem, alto tre metri, massiccio ed imponente. La ladruncola si trovò costretta ad impattarci, fermando la sua corsa. Il Golem, in tutta risposta, avrebbe provato a bloccarla con le mani sanguinose, emettendo versi gutturali e persino divertiti. Rachel si avvicinò a passo lento ai due, fissando quindi la ragazza negli occhi, placida e tranquilla. Porse la mano a palmo aperto verso di lei, sorridendo di nuovo, sorniona.

    « ... il mio borsellino? »


    CITAZIONE
    ~Bloody Tears
    Nello stesso modo in cui la ragazza può evocare dal nulla piccoli scheletri saltellanti, è capace di generare un golem interamente fatto di sangue. Se gli scheletri si basavano sulla quantità per infliggere danno, questo incanto ha l'obiettivo opposto. Anzichè disperdere l'energia in più manifestazioni magiche, questa viene concentrata in maniera massiccia per dare origine ad una singola "opera d'arte", come la definisce lei, dalla potenza distruttiva notevole. Il Golem in questione è alto tre metri, con la particolare peculiarità di poter modificare la consistenza del proprio corpo, passando da sangue liquido ad una forma più stabile e solida, adatta a colpire o sminuzzare bersagli randomici. Questo cambio di densità non può essere utilizzato come difesa, non può divenire liquido per difendersi da alcun tipo di attacco.
    [Consumo Alto - Durata 2 Turni]

     
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    Aveva appena effettuato lo scatto iniziale che l'avrebbe condotta fra le sicure pareti della propria casa, quando sbatté il naso contro qualcosa posto sul suo cammino che un istante prima non c'era. Sbatté il sedere a terra con un gridolino di dolore, poi mentre d'istinto si massaggiava la parte dolorante, alzò lentamente lo sguardo incontrando un volto sgraziato e mostruoso di un essere massiccio color rosso sangue. Aveva sbattuto con la faccia sì e no contro il suo petto, dato che quella mostruosità era alta il doppio di lei.
    CITAZIONE

    « Clodoveo, prendila. »


    Clodoveo? Quel coso ha un nome?
    « A... a... aspe! Possiamo parlarne, possiamo... »
    Si ritrovò ghermita da quel mostro, le cui mani si chiusero inesorabilmente sulle sue spalle, bloccandola a terra lì dov'era caduta.
    CITAZIONE

    « ... il mio borsellino? »


    Piuttosto atterrita, si affrettò a tirare fuori la scarsella nera di monetine ed a porgerla a quella strana ragazzina, senza neanche far troppo caso alla scoperta del materiale di cui era fatta.
    « Mi è... rimasta impigliata nella manica quando ci siamo scontrate. »
    Azzardò in tono lamentoso.
    « E' che... insomma, volevo ridartela, ma poi mi avresti scambiata per una ladra! Non sono una ladra, giuro, ecco, guarda! Io è da un po' che lavoro in un locale, ho la busta paga della giornata! Guarda! Guarda! »
    Trafelatissima, si affrettò ad estrarre e sventolare la busta contenente diverse monete di vari metalli e valute, come se con quella potesse scagionarsi da ogni accusa. Nella sua mente persona che lavora uguale persona onesta, dunque dal suo punto di vista c'erano delle possibilità che la sua storiella del borsellino rimasto impigliato funzionasse davvero...
    Più semplicemente, non si era ancora ben capacitata del fatto che aveva di fronte una ragazzina che sbucava fuori da nubi rosa e si portava appresso un mostro color sangue chiamato Clodoveo.
     
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  9. Rachel Alucard
     
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    Oh, finalmente, il suo borsellino. Non appena la ragazza glielo sventolò davanti, con un gesto rapido ed appena annoiato, lo prese e lo aprì, controllando che fosse tutto al suo posto. Fortunatamente, la biondina non aveva fatto in tempo a saccheggiarlo, quindi ad una prima occhiata tutto sembrava essere lì. Lo richiuse, per quindi farlo scivolare all'interno della tasca che l'aveva ospitato sino a quel momento. Schioccò delicatamente le dita, mentre Clodoveo alzava la piccola bambina ad un metro dal suolo, per consentire a Rachel di osservarla meglio.

    « Oh.. »


    Un'espressione appena dispiaciuta le si dipinse in volto. Quella era una ragazza povera, poteva capirlo da come si comportava, da come s'era avventata sul suo borsellino, dal modi e dai suoi gesti. Le dispiaceva, vederla in strada?

    No, non era quello il motivo che la stava portando a compiere quel gesto.
    Voleva una bambola nuova e quella ragazzina sembrava adatta.

    « Come ti chiami? »


    Un tono dolce, gentile. Così convincente da sembrare come se davvero si stesse preoccupando del suo nome, come se davvero volesse fare i suoi interessi e non i propri. Le sfiorò la guancia con la punta delle dita, carezzandola appena.


    « Potrei anche darti un lavoro decente, così non dovresti rubare, per vivere. »


    Un nuovo sorriso, sempre più convincente, sempre più scintillante. Certo, sebbene fosse fatto con dei denti da vampiro, aveva sempre il suo stile. E del resto, è difficile non ascoltare qualcuno che comanda un colosso alto quattro metri che ti tiene per le spalle, no?
    CITAZIONE
    Hey, Cheer up, Damn Zombie!
    Essere una principessa, o qualcosa del genere, richiede un grande Charme, unito ad un grande carisma. Infatti, vista la sua eleganza, il suo portamento e quant'altro, Rachel ha la capacità insita di portare forza nei cuori dei suoi compagni, con semplici frasi incisive. Inoltre, è in grado di essere molto convincente, quando parla con qualcuno. Generalmente quest'abilità è utilizzata per convincere gli zombie a lavorare per lei, ma generalmente, può funzionare benissimo anche su esseri umani. I compagni di squadra trarranno giovamento dalle parole della giovane, mentre i nemici saranno vagamente turbati, nella maggior parte dei casi. Un ruolo importante necessita di un carisma adeguato, no?

     
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    « Ehi, cos... Ehi!!! Lasciami!!! »
    Protestò con veemenza, cercando di divincolarsi agitando le braccia e tirando calci al vuoto, mentre quella specie di golem sanguigno iniziava a sollevarla fino a lasciarla penzoloni nel vuoto. Spaventata e un po' preoccupata per la piega che stavano prendendo le cose, Evangeline arrossì visibilmente mentre quell'inquietante ragazzina le faceva scorrere le dita sul volto.
    CITAZIONE

    « Come ti chiami? »


    « M... mi chiamo Evangeline, e non amo essere tirata ad un metro da terra da un coso. Per favore, dì a questo affare di posarmi giù!!! »
    Scalciò ancora l'aria inutilmente, senza ottenere risultati.
    CITAZIONE

    « Potrei anche darti un lavoro decente, così non dovresti rubare, per vivere. »


    Si bloccò, fissando quella tipa come se fosse una pazza.
    « Non ci penso nemmeno!!! »
    Sbottò con una veemenza serrando gli occhi e agitandosi con una convinzione che era in netto contrasto con la situazione stramba in cui si trovava.
    « Neanche morta, nemmeno per idea, ma cosa vuoi da me, che ti ho fatto??? Insomma, te l'ho ridata la tua roba, mettimi giù, voglio andarmene a casa mia, non ti conosco, non so chi sei e non ti ho mai visto prima!!! E poi... »
    La sua voce assunse una sfumatura che, sorprendentemente, aveva quasi del solenne.
    « Io ho già un lavoro! »

    Come se ci fosse di cui vantarsi di fare la cameriera part-time in un locale da due soldi...
     
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  11. Rachel Alucard
     
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    Sospirò lievemente, alle parole della giovane. Com'era difficile, discutere con gli esseri umani, non arrivavano a comprendere. Guardò la ragazza mentre scalciava, con calma, senza muoversi più di tanto. Alla fine del suo proferir parola, fece cenno a Clodoveo di poggiarla per terra. Ed infatti, il gigante abbassò la ragazza, in maniera tale da consentirle di rimanere in piedi sulle sue gambe, senza tuttavia mollare la presa con le braccia di sangue sulle spalle di lei. Trovo persino inutile dire che nel frattempo, il vestitino di Evangeline iniziava a sporcarsi sempre più di plasma rosso, che componeva per intero Clodoveo.

    « Se è vero che hai un lavoro, non ti pagano abbastanza. Che motivo avresti di rubare, in tal caso? »


    Assunse un'espressione triste, come a volerla convincere della sua sincerità.


    « Sono Rachel Alucard, figlia del conte Alucard IV.


    Un tono solenne, mentre iniziava a muovere le mani con fare ampolloso, ad accompagnare la sua presentazione, che terminò con un lieve inchino rivolto alla ragazza. Tornò infine eretta dopo l'inchino, per sorridere nuovamente, nel vano tentativo di tranquillizzarla.

    « Ti sto offrendo di lavorare per me. La tua paga sarebbe dieci volte ciò che guadagni attualmente, con il tuo mediocre lavoro. Anche quindici, se ti dimostrerai adatta. »


    Perchè quella gentilezza?
    Gli zombie non erano adatti a lavare i vestiti, già detto.
     
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    Lo schiocco leggero e ripetuto di due palmi che -a ritmo cadenzato- si percuotono a vicenda si librò nell’aria fresca e frizzante del mercato, ergendosi al di sopra del vocio indistinto degli avventori di tutto il quartiere, che giungeva in quel vicolo defilato solo per poi sfaldarsi in un sottofondo amorfo, svogliato e noioso.
    L’applauso si ripeté uguale a se stesso, ancora e ancora, replicandosi per l’intervallo pieno di un minuto buono; quando si spense, l’occhio degli stanti doveva aver ormai individuato la posizione da cui quel suono aveva avuto origine: in un angolo in ombra della via appartata, sopra una piramide di casse di legno alta circa tre metri dal suolo, un giovanotto stava assiso con un ginocchio al petto e l’altra gamba penzoloni.

    La penombra rendeva difficile discernere i colori della sua pelle pallida, dei suoi abiti e dei suoi capelli castani... ma nulla sembrava togliere al suo sorriso enigmatico e ai suoi occhi grigi, che un gioco di rifrazioni -e il remoto lume di una infantile follia- sembrava aver tinto d’argento.
    Tuttavia, ciò che maggiormente sembrava accrescere l’interesse per quella figura era il mistero dell’effettiva età che gli era attribuibile: non era certo una svista imputabile alla luminosità, eppure ciò che maggiormente risaltava in lui era l’atemporalità che ne cristallizzava le fattezze in quelle di bambino precoce e maturo per la sua età, o in quelle di un ragazzino nel baratro dell’adolescenza tardiva... o finanche di un giovane uomo ad un passo dal raggiungimento della maturità...


    image
    « Come sei generosa, Sorellina...! ♪ »

    Quando parlò, la sua voce era allegra e chioccia come quella di un infante che -incappato in altri suoi simili bambini- si avvicina tendendo la mano in segno di amicizia, per invitarli a giocare insieme; un’apparente -vagamente sinistra- dissonanza rispetto al sorriso ambiguo che gli incurvava le labbra sottili.

    « Ma adatta per cosa? ♥ »
     
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    Com'è che era finita ad un metro da terra con un mostro che la tirava su come una di quelle fanciulle da film horror, con la variante di un'inquietantissima nobilastra che cerca di convincerla a... lavorare per lei? Non che dopotutto fosse facilissimo seguirne i discorsi! Era impossibile: vuoi perché era terrorizzata da quel mostro; vuoi perché fece l'errore di voltarsi a guardarne il volto, grottescamente umano, ed una goccia di sangue rosso le cadde proprio sul naso facendola sbiancare; vuoi perché non riusciva a capire che razza di lavoro volesse offrirle; vuoi perché in quel momento i soldi erano l'ultima cosa che le importasse.

    « Ma io non... uh? »
    Si bloccò, scoprendosi a fissare un punto al di là della giovane. In piedi a fissarle
    ridacchiando c'era un ragazzetto che un istante prima -l'avrebbe giurato- non era lì.

    Ah... forse l'avrebbe aiutata! Sembrava un moccioso, ma chissà che non poteva chiamare aiuto.
    CITAZIONE

    « Come sei generosa, Sorellina...! ♪
    Ma adatta per cosa? ♥ »


    Prima di avvicinarsi al pianto, il volto di Evangeline passò da diversi coloriti, rappresentanti stupore e incredulità.
    « MA TI SEMBRANO DOMANDE DA FARE??? »
    Gli urlò contro, vagamente alterata.
    « Non lo vedi che sono prigioniera di questa qui??? Aiutami!!! »

    Buonsenso. Semplice buonsenso...
    Forse era chiedere troppo, dopotutto.
     
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  14. Rachel Alucard
     
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    Oh, non si poteva neanche parlare con calma con una futura dama di compagnia, che subito arrivava gente dal null.. ehi.
    Sbattè delicatamente le palpebre, nel voltarsi e notare con sommo disappunto che dal nulla era comparso un ragazzetto, alquanto inquietante. Non era normale, lo si vedeva benissimo anche ad un primo sguardo. Lo guardò per qualche brevissimo istante, concentrandosi per riuscire a capire di chi si trattasse. L'aveva chiamata.. sorellina? Sospirò lieve, lievissima. Non era assolutamente una bella giornata, stava pian piano scendendo nella galleria dei giorni da dimenticare.

    « ... ehm ... ti risponderò a breve. Presentiamoci prima, ti va? »


    Oh, quanto avrebbe voluto lanciargli addosso chissà quali anatemi. Tuttavia, doveva tener fede al suo nome di Alucard, altrimenti papà sarebbe andato su tutte le furie. Eppure, non poteva presentarsi con un inchino, quell'essere le stava porgendo una mano. Sorrise dolce e gentile.

    « Rachel Alucard, figlia del Conte Alucard IV. Con chi ho il piacere di parlare..? »


    Con un gesto della mano, fece cenno ad Evangeline di star zitta, quasi come se già avesse potere assoluto su di lei. Ma quel gesto era dettato dalla semplice abitudine, non da altro. Le iridi scarlatte rimasero premute sul nuovo arrivato, nel tentativo di scrutarlo, arrivare a comprendere qualcosa in più su quella misteriosa figura.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    CITAZIONE (Yom¡ @ 7/5/2010, 19:42)
    « MA TI SEMBRANO DOMANDE DA FARE???
    Non lo vedi che sono prigioniera di questa qui??? Aiutami!!!
    »

    Quando la biondina esplose, il ragazzino dagli occhi bigi appuntò lo sguardo su di lei, reclinò la testolina castana da un lato, e assunse l’aria perplessa e un po’ interdetta di un bambino curioso che si ritrovi ad assistere a qualcosa di incomprensibile; difatti, l’unica cosa che gli venne candidamente da ribattere in quel frangente, portandosi un indice a tormentare pensosamente le labbra, fu...

    « Perché? »

    Sinceramente: non riusciva a comprendere cosa ci fosse di strano in una ragazzina umana
    trattenuta come una bambolina di pezza da un golem di sangue.


    CITAZIONE (Rachel Alucard @ 7/5/2010, 19:55)

    « ... ehm ... ti risponderò a breve. Presentiamoci prima, ti va? »


    La bimba dai capelli d’oro e gli occhi di rubino si era frattanto a sua volta indirizzata a lui, e le iridi rosse come il vino erano ora intente a squadrarlo con un misto di curiosità e diffidenza; quando parlò, il giovanotto non seppe trattenere l’entusiasmo, e ciò lo spinse ad applaudire gioioso e a ridacchiare deliziato.

    « Oh, sì! ~♪ Che bello! ♥ »

    La piccola principessa gli sorrise con dolcezza,
    e la sua voce melodiosa ascese a toni più cordiali, gentili e squisitamente affabili.


    CITAZIONE (Rachel Alucard @ 7/5/2010, 19:55)

    « Rachel Alucard, figlia del Conte Alucard IV. Con chi ho il piacere di parlare..? »


    Con movimenti fluidi e disinvolti, il ragazzino dagli occhi grigi richiamò anche l’altro ginocchio al petto, e facendo leva con le braccia e i muscoli dei polpacci scattò in piedi con la grazia e la rapidità di un giovane feline; in cima alla piccola piramide di casse, con la luna come riflettore, la sua figura si stagliava contro la notte con la stessa regalità con cui un sovrano si erga dal proprio trono.

    Mostrando una perfetta coordinazione, nonché una connaturata eleganza in ognuna delle sue movenze, lo smilzo giovanotto ripiegò il braccio destro contro il torace e portò il sinistro verso l’esterno, prima di inclinare la schiena in avanti per esibirsi in un profondo -seppur breve- inchino; la sua voce -da infantile, acuta e argentina- divenne un mormorio suadente e morbida come il velluto.


    « Balthazar Malcom Aloysium Arkham, figlio di Malkav. »

    ...tuttavia, quell’aura solenne che gli era aleggiata attorno -dando quasi l’impressione che l’intero mondo si fosse annullato nel silenzio per permettergli di presentarsi- parve dissiparsi con la stessa fulminea repentinità con la quale era comparsa solo un istante prima, lasciando avvicendarsi ancora una volta la maschera frivola e chiassosa sul volto imberbe e senza tempo del ragazzo.

    « ...ma tutti mi chiamano Bess! ~♪ »
    cinguettò con voce allegra, gioviale, affabile e infantile subito dopo
    « Piacere di conoscerti! ...quindi sei una contessina? ♥ »
     
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37 replies since 21/4/2010, 18:07   710 views
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