[CC] Meriggiare Pallido e Assorto

II

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    Chiuse gli occhi per un momento che parve impercettibile, perfino a sè stesso; era il peso della realtà ad opprimerlo, i pensieri più oscuri ad ottenebrargli la mente.

    «Nessun uomo.»

    Roteò la spada con un movimento secco del polso, elegante ma deciso, che descrisse un ampio arco nel vuoto, lasciando una cicatrice nell'aria calda di quel sole così lento a calare.


    «Nessuna donna.»

    Rafforzò la presa sull'elsa aggiungedo la mancina e con entrambe le mani fece in modo di far toccare terra alla punta dell'arma in legno, spostandola alla sua destra, in basso.


    «Nessuno dovrebbe mai avere l'occasione di sentire il peso di un'arma.»

    Fece un passo in avanti, attendendo la carica dell'avversario, elevando al cielo in un dritto ridoppio, un colpo diagonale dal basso verso l'alto, la propria sagoma arborea, opponendola a quella nemica nuovamente in una posizione parallela al terreno; le due armi cozzarono all'altezza dei loro occhi, abbracciandosi l'un l'altra in un tonfo sordo e surreale.
    Con le iridi tagliate da quei bordi così scheggiati per opera di Madre Natura, il Fu Re osservò l'anima del biondo ragazzo, spingendovi la propria malinconia fino a sondare un pozzo che andrebbe forse lasciato riposare.


    «Mai nessuno dovrebbe sostenere il peso di una vita che si spezza.»

    Alle parole fece seguire un movimento netto di entrambi gli arti superiori, i quali avrebbero portato la spada del cavaliere a spingere la gemella verso il basso in un movimento rotatorio,
    (in senso anti-orario, per Tristan, viceversa per Leon)
    aprendo la guardia del Belmont e permettendo al Leone di ripagare il rivale con una spallata portata col fianco destro.

     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 3/6/2010, 20:01)

    «Nessun uomo. Nessuna donna.
    Nessuno dovrebbe mai avere l'occasione di sentire il peso di un'arma.»


    Nel tempo di un battito di cuore, mentre le parole fluivano con la fierezza del ruggito di un leone, Tristan chiuse gli occhi per un istante e si preparò a ricevere l’assalto del Paladino: l’arma in mano sua descrisse un arco rapido, secco e preciso sull’asse del polso, trovando ben presto il sostegno e il rinforzo della mancina, e incontrando con la punta l’appoggio del suolo polveroso del campo di addestramento.

    Lo sfidante mosse un passo deciso, avanzando, e la sua spada si levò dal basso -a destra- a sottendere la diagonale di un dritto ridoppio; questo intercettò il fendente che Leon aveva scagliato dall’alto, e le due lame di legno si incrociarono producendo un sordo rintocco, e incastrandosi all’altezza dei loro visi, così come fecero anche i loro sguardi cerulei come il cielo - ora limpido e terso, ora fosco e coperto di nubi.


    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 3/6/2010, 20:01)

    «Mai nessuno dovrebbe sostenere il peso di una vita che si spezza.»


    Il biondo sopportò senza cedimenti lo scontro di forze, come se la pressione da loro esercitata si equivalesse, creando un equilibrio cinetico simile a quello dei contrafforti gotici; il volto giovane rimase pacato e impassibile, ma un lampo gli attraversò gli occhi azzurri, e le labbra ben disegnate si contrassero in una linea sottile -chissà se per lo sforzo fisico o per qualcosa che il più anziano dei due aveva affermato.

    Posticipò di un momento ancora il proposito di pensare ad una replica, complice il fatto di non aver tempo per fare filosofia in un momento così concitato: usando forza con le braccia, Tristan portò in alto il proprio utensile, col chiaro intento di aprire la guardia del Cacciatore... e dopo un primo tentativo di opporre resistenza, Leon si convinse che se non poteva contrapporsi alla corrente
    poteva e doveva solo assecondarla.

    Temporeggiò un attimo appena, giusto il tempo di spostare il peso del corpo dal piede destro a quello sinistro, poi i gomiti si diedero una spinta lasciando che la lama che brandiva rimbalzasse su quella avversaria, verso l’alto; gli arti superiori del Paladino la seguirono, e mentre il petto si scopriva -in immediata risposta alla coordinazione pianificata- il Cacciatore costrinse il ginocchio sinistro a far leva con forza contro il suolo, scartando sulla sinistra con un balzo, che lo portò a schivare la spallata del Leone.

    Per aver maggior sicurezza di sfuggire ad una rapida rappresaglia, e per riportare in un colpo solo in asse il suo equilibrio instabile per la manovra, Leon svincolò la mancina dalla presa sull’elsa, e -inarcando la schiena lateralmente- ne fece il perno contro il pavimento mentre effettuava una ruota piuttosto acrobatica per disimpegnarsi. Recuperata una posizione verticale, si volse a fronteggiare Tristan: il respiro tradiva un leggero fiatone, e la spada -salda nella destra- riposava lungo il fianco.


    « Già... Ci sono sofferenze che nessuno dovrebbe imparare a conoscere. »
    i suoi occhi azzurri trovarono quelli dell’astante, ma non per cercarvi contesa
    « Eppure, per trattenere il filo di un’arma che cala per recidere,
    a volte non puoi far altro che impugnare una spada. »


    Senza interrompere il contatto di sguardi, il Paladino arretrò la gamba sinistra
    e tornò a proiettarsi sul fianco destro, di nuovo in posizione di guardia.

    Forse il terzo scambio sarebbe stato l'ultimo.
     
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    Vide il proprio avversario scartare di lato ed eseguire una rotazione perfetta sulla sola mano; la gioventù gli apparve davanti agli occhi, in un lampo smeraldino di malinconia, mentre nuovamente calava la propria spada in legno in posa di guardia e riacquistava una stabilità di taglio facendo perno sulla gamba destra.
    Ancora faccia a faccia, occhi negli occhi.


    «Siete giunto da solo alla conclusione.
    E' per questo che non vedo paura nei vostri occhi quando impugnate una spada.
    E' per questo che vi rispetto e vi temo in egual misura.»


    Con l'arma nella mano destra, l'aria calda e pungente sia in gola che nei polmoni, ruvida come pietra illevigata*, il cavaliere si preparò per l'ennesimo
    (e forse ultimo)
    assalto, divorando la polvere di quella esigua distanza in poche falcate.
    Giunto che fu ad un metro circa, impose il piede sinistro in avanti, proiettando con esso un improvviso ed irruento pugno chiuso in direzione della spalla destra del ragazzo; sapeva benissimo che tale azioni di pura forza fisica sarebbe stata elusa o parata in maniera piuttosto semplice e per questo

    (o con la consapevolezza di ciò)
    l'aveva perpetrata al solo scopo di sviare i sospetti dal colpo che sarebbe subito seguito, quasi in concomitanza.
    Un dritto tondo effettuato con la sagoma in legno, impugnata però al rovescio, la cui lama era stata avvicinata all'avambraccio del Leone in una rotazione rapida del polso che in collaborazione con un gioco di dita aveva reso possibile la nuova impugnatura. Al fianco sinistro di Leon, perciò, veniva offerto il piatto della finta spada, poggiato sull'ulna dell'uomo.

    SPOILER (click to view)
    *Termine inesistente che però ho trovato affascinante.
    Licenza Poetica. =*
     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 5/6/2010, 11:29)

    «Siete giunto da solo alla conclusione. E' per questo che non vedo paura nei vostri occhi quando impugnate una spada.
    E' per questo che vi rispetto e vi temo in egual misura.»


    Le asserzioni di Tristan gli sfiorarono l’ego, carezzandolo come una piuma e al contempo punzecchiandolo come pungolo acuminato: per quanto potesse fargli piacere vedersi ricambiato con la stima da una persona che gli ispirava solenne rispetto, Leon non riusciva in quei frangenti a ritenersi un uomo così degno. La sua coscienza inquieta e la consapevolezza della realtà -o più semplicemente il suo senso di colpa- gli impedirono di ricavarne altro che amarezza, ricordandogli che di motivi ne aveva almeno altrettanti per vergognarsi... soprattutto dopo lo scatto d’ira a cui si era abbandonato con Armand.

    Non poté trattenere il guizzo un po’ triste che gli attraversò in un lampo gli occhi azzurri, né seppe dissimulare la smorfia di rammarico che sopraggiunse -di riflesso- a piegargli le labbra, ma se riuscì a riaversi abbastanza in fretta da far sì che sembrasse l’illusione di un istante; immediatamente, il Cacciatore tornò padrone di sé e delle proprie emozioni, e si preparò a ricevere l’ultimo assalto del Fu Re.
    Egli partì in carica, coprendo la distanza che li separava in poche falcate, con la lama di legno ben salda nella destra; giunto che fu ad appena un metro da lui, Tristan fece perno sul piede sinistro per calibrare in avanti un pugno con la mano libera, e Leon si mosse d’istinto, spostando il peso del corpo sulla gamba mancina e ruotando il busto fino a mostrare il profilo allo sfidante.

    Schivò il cazzotto alla spalla, dando prova di una certa prontezza di riflessi.. la stessa grazie cui -nonostante la foga del momento- non gli sfuggì il movimento furtivo della lama del Leone; così, mentre la mancina scattava come un serpente a ghermire con forza e fermezza il polso dell’uomo, la destra -armata di spada- si aiutava con la destrezza delle dita e la rotazione del polso per rivolgere la spada al terreno e insinuare il braccio sotto il proprio gomito in modo da opporre al tondo in arrivo la resistenza della sagoma di legno mantenuta salda in posizione verticale.
    Uno stallo quasi perfetto.

    « Siete stato un avversario difficile, Sir Gawin: il migliore da molto tempo a questa parte.
    E’ per questo che, come guerriero, vi rispetto... »


    Esordì il biondo, lasciando sottintendere che quella breve ma intensa schermaglia di allenamento si era conclusa, e mascherando dietro un sorriso sicuro il fiato corto e la stanchezza che in vero iniziavano a possederlo dopo ore passate a consumare il surplus che la collera gli aveva fornito al suo arrivo.

    « ...ma è per la saggezza delle vostre parole,
    e per la benevolenza che leggo nei vostri occhi che vi apprezzo come persona. »


    Leon gli sorrise, amichevole, con la calda, sincera, e radiosa forza del Sole che incarnava; poi, indietreggiò di un passo, lasciando andare il polso del suo opponente e abbassando deliberatamente la guardia: quando parlò, l’entusiasmo di un proposito appena balenatogli in mente rendeva lucenti i suoi occhi azzurri.

    « Ditemi: intendete fermarvi a Chediya? »
     
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    Un uomo è ciò che la sua consapevolezza riesce ad illuminare.
    Tristan seppe, fin dalla prima contrazione del muscolo, che Leon avrebbe accolto la sua carica come una madre premurosa abbraccia il figlioletto in lacrime; era il bisogno di sentirsi pericoloso ma allo stesso tempo oggetto di compassione, era la necessità di apparire forte e fragile nello stesso istante a renderlo più umano di quanto oramai non si sentisse da anni.
    Sentì la forza del ragazzo bloccargli il polso e opporre la spada alla sua: pausa, equilibrio, stasi.
    Nella loro intima vicinanza, il Fu Re potè apprezzare le screziate crome di luce che suonavano fra i capelli biondi, colpiti

    -trafitti-
    dal Sole affacciato all'orizzonte.


    «La saggezza è un bene d'altruismo e una rovina personale.»

    Sorrise, ricambiando il gesto di cordialità del suo ex-avversario.
    Si sciolsero, un nodo improvvisato di corpi accaldati e sudati, riprendendo possesso dell'eterna rispettiva calma.


    «Si, penso che resterò.
    Ho un debito d'onore nei confronti della Dama...
    ...e la serenità di questo posto mi ispira buoni propositi.»


    "...non mi fa pensare a lui..." avrebbe voluto aggiungere.

     
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    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 7/6/2010, 10:50)

    «La saggezza è un bene d'altruismo e una rovina personale.»


    « Se ognuno covasse una simile rovina, molte cose sarebbero migliori... »

    Così il Cacciatore replicò in risposta, con un sorriso amichevole seppur coperto da appena un velo di amarezza alla constatazione di quella profonda verità, accogliendo con un cenno di assenso quell’ennesima conferma alle sue impressioni; Tristan Gawain era un uomo di valore, un guerriero temibile, e... era pronto a scommettere che sarebbe potuto diventare anche un buon amico.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 7/6/2010, 10:50)

    «Si, penso che resterò. Ho un debito d'onore nei confronti della Dama...
    ...e la serenità di questo posto mi ispira buoni propositi.»


    Quelle parole sembrarono dar corpo all’idea del Paladino, e gli occhi di limpido cielo non celarono nel loro sguardo il vigore che i pensieri illuminati lasciano nello spirito -come un’eco vibrante, come una scia luminosa- quando trovano corrispondenza nella realtà.

    « Sì, l’Est è molto tranquillo... c’è pace qui.
    Credo che fermandovi potrete fare il bene per voi stesso e per molti altri: la vostra saggezza e la vostra esperienza sono talenti preziosi, e potrebbero essere di aiuto a chi vi sta intorno.
    Sareste un ottimo capitano... Sempre se vorrà fare alla Dama l’onore di accettare la nomina. »


    Il Mondo aveva bisogno di una persona come lui.
     
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    Ascoltò con premura ed attenzione, nel tentativo di non lasciarsi abbagliare dal sole che aveva preso ad accelerare su nel cielo, attardatosi per aver assistito al loro pacifico scambio di colpi.
    Socchiuse le palpebre ad escludere una realtà che lo aveva visto più volte estraneo e glaciale, distaccato, distante come due infiniti di ordine diverso.
    Differente fu il battito del cuore, il quale si placò in risposta alle emozioni dell'anima del Fu Re.


    «Che dovrei fare?»

    Lo disse sottovoce, fissando il cielo sconfinato che accoglieva i suoi occhi altrettanto celesti.

    «Sir Belmont, credo mi stiate sopravvalutando.
    Tuttavia, l'onore di poter essere d'aiuto è un bene che non andrebbe mai rifiutato.»


    E tornò ad osservare il ragazzo incoronato dalla bellezza di una criniera dorata; fece qualche passo per colmare le loro distanze e porse una mano aperta, a suggellare un patto verbale che presto l'avrebbe reso effettivamente più attaccato a quelle terre dell'Est.

    «Così sia.*»

    SPOILER (click to view)
    * 'Così sia' sarebbe l'odierna traduzione della parola 'Amen'. Tristan pronuncia proprio quelle parole in segno di accettazione dell'occasione che gli si presenta, in contrapposizione mentale con la concezione che ha sempre avuto di Provvidenza religiosa.
     
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    Un cipiglio pensieroso ma sempre accomodante si dipinse sul volto del biondo: non riuscendo ad intendere le parole bisbigliate da Tristan, reclinò leggermente il capo da una parte, restando in attesa che il Leone raccogliesse una risposta dalle profondità del cielo, che egli stava scandagliando.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 8/6/2010, 17:45)

    «Sir Belmont, credo mi stiate sopravvalutando.
    Tuttavia, l'onore di poter essere d'aiuto è un bene che non andrebbe mai rifiutato. Così sia.»


    Il Fu Re riportò lo sguardo sul Cacciatore, e i loro occhi cerulei si incatenarono: Tristan avanzò di un passo, porgendogli la mano per siglare quella che sarebbe divenuta un’alleanza per l’Est, e Leon gli sorrise, rispondendo con una stretta che era già un patto di amicizia; poi, l’arto libero scattò a sferrare una pacca fraterna sulla spalla dell’altro.

    « Magnifico...! Allora.. benvenuto ad Istvàn! »

    Benvenutotornato a Casa.
     
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    Inamovibile in risposta alla cordiale pacca sulla spalla, il Leone sorrise nuovamente per poi abbandonare la presa della mano.
    Guardò l'orizzonte, perdendovisi in qualche misterioso attimo rubato al tempo; la luce, incidente sulle sue iridi, le faceva brillare di un bagliore surreale, quasi ultraterreno.
    E in quei riflessi di malinconia, la sua età sfioriva, lasciando il posto ad una maturità che aveva del 'divino'.

    «Grazie...sul serio.
    Se non le dispiace, credo andrò a riposare: per quanto voglia nasconderlo, sono un vecchio uomo traballante.»


    Si lasciò sfuggire un leggero inchino ed una morbida risata, profonda ma non per questo meno sincera.

     
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    Il Fu Re e il Cacciatore sciolsero la stretta delle loro mani, sancendo così la firma di quel sodalizio che -si sperava- lungo e felice; così, mentre lo sguardo ceruleo di Tristan naufragava verso l’orizzonte, il momento del commiato -per quella volta- giunse come il naturale fluire delle cose.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 10/6/2010, 14:31)

    «Grazie...sul serio. Se non le dispiace, credo andrò a riposare:
    per quanto voglia nasconderlo, sono un vecchio uomo traballante.»


    « Grazie a lei, Sir Gawain. »

    Rispose alla risata di Tristan con un sorriso amichevole -e una punta di ironia al pensiero che, in fondo, lui stesso non avrebbe potuto in tutta coscienza definirsi più giovane-, e al suo inchino inchinandosi a sua volta.

    « Anche per me è arrivata l’ora di andare: ho una cosa importante da fare...! »

    Il biondo non si sentiva certo più in forze del suo nuovo amico, ma prima di potersi concedere il riposo del guerriero, c’era un posto a cui fare ritorno di corsa: si esibì in un inchino, recuperò in fretta il suo vestiario e il suo equipaggiamento, e si affrettò a lasciare il campo di addestramento.
    Aveva qualcuno da vedere e delle scuse da fare.
     
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