[LAM]-[Quest] Modulo verde, n°1346 ASD630

L'ultima parola

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    Il Mondo aveva visto grandi notti e fastosi giorni avvicendarsi nel cuore dei propri Passeggeri, e per un animo comune, sciatto nella congenita mortalità, era trascorso un cospicuo lasso di tempo dal giorno in cui l'Est scelse i sostegni di Istvàn e della Dama; eppure, all'Eterno parve che la storia si fosse dipanata entro un fugace battito di ciglia: né i secoli portano alcun peso nell'Essenza, né i molti millenni. Qualunque sia Il Guardiano di cui si parli, e qualunque sia la vita che esso conduca, ogni giorno, ogni incolmabile distanza temporale sarà percepita come fuggevole attimo, giacché l'eternità è dolce veleno, e la Storia prende a scorrere lenta, tanto da far credere ad un'Essenza che un solo minuto sia trascorso, quando invece molti decenni hanno attraversato le vene del Mondo.

    Ora, nel molto pensare di Eru Elen Amarth, vi era qualcosa che, per bizzarra che fosse, lo Zero aveva ricevuto comando di custodire: inerte e freddo nella sua estrema burocrazia se ne stava un esile foglio, scritto in molti punti, noioso persino, eppure così importante da esigere la più solida gabbia ed il più spietato dei custodi. Un paio di mesi prima, infatti, la Dama dell'Est era giunta al cospetto del Celebliant, pregandolo caldamente di tenere al sicuro quel foglio, o "modulo" (come lei lo aveva appellato), concedendone la cessione solo ai meritevoli, ché molte vite sarebbero dipese da quelle nere scritte.

    Così, dopo aver meditato a fondo su ciò che l'Alfiere aveva stabilito, l'Essenza Limite osservò un'ultima volta il foglio, per poi deporlo entro un cassetto, chiuso da una solida serratura, della quale solamente il Celebliant possedeva la chiave; poco dopo, inoltre, prese contatto con gli uffici della capitale, intimando agli impiegati di testare chiunque avesse avuto l'incarico di reperire il modulo: la follia avrebbe discreto, il giusto e saggio avrebbe superato le avversità e sarebbe giunto a Palanthas. Lì l'ultima prova: dimostrare il proprio valore al Custode.

    In ultimo, quando venne il giorno della cerca, Amarth decise di rimanere fermo, statuario entro le mura della Biblioteca, di fronte al portone, in cima alla prima rampa di scale: lì avrebbe atteso; il Destino, come è noto, converge sempre verso il proprio scopo, sebbene i modi ed i tempi siano sempre ignoti, persino a Colui che del Destino è corpo e spirito.



    SPOILER (click to view)
    Allora, caro Hevril! Questa è la prova finale, se così si può dire...Da ora in avanti, niente più fastidiose date di scadenza o scomodi avvisi. La Quest terminerà con una giocata serena, nella quale il tuo compito sarà di convincere Amarth a cederti il prezioso modulo. Sembra facile, ma preparati ad un'estenuante gara di arringhe!
     
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  2. EyesOfDevil
     
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    «No, non sbaglia...»
    Sorrido soddisfatto mentre osservo l'espressione imbarazzata della bionda, che intanto cerca il supporto dell'amica troppo impegnata a sedurre una carta.
    «Ehm...si, cioè... Eeeeeeeeh... e va bene! Ehm... ciò che cercate non è qui. In realtà è alla Grande biblioteca, di fronte a questo edificio, nelle mani del nobile Amarth. Siete stati inviati qui per perdere del tempo... non so perché, ma è ciò che mi è stato detto di fare.
    Soddisfatto, sire?»

    La osservo gesticolare e ascolto le sue parole veloci e sincere. Sono soddisfatto?
    «Quasi.»
    Il Jack, in tutta risposta, fa l'occhiolino alla rossa, prima di sparire in un turbinio di denso e nero inchiostro. E rido, piegandomi in due con le lacrime agli occhi. Che faccia hanno fatto, una via di mezzo fra lo stupito e l'indignato. La tipica espressione di un "cosa cazzo è successo?".
    «Ecco, ora posso ritenermi soddisfatto.»
    Scendo le scale, ancora con le lacrime agli occhi e un sorriso sulle labbra. Poco importa se mi hanno preso in giro, almeno mi sono fatto due risate. Anche se in un'altra situazione avrei fato ben altro... Comunque, meglio non pensarci più.
    Com'era il nome del nobile che ha il foglio? Amarth, mi pare. Ma perchè tutti questi stupidi nomi devono essere dei maledetti scioglilingua! Prima il modulo n°chenesò, poi questo nobile... Farò bene a tenermelo bene in testa il suo nome, o rischio di scordarlo.
    «Amarth, Amarth, Amarth.»
    Così scendo le scale, ripetendo il nome del "custode" ad ogni gradino. A dire il vero, ora che mi è passata la voglia di ridere, sono rimasto un po' seccato da questo tiro mancino. Come se ci fosse bisogno di testare le mia abilità di interlocutore per capirne il potenziale. Già, perché questo, ora che mi sto dirigendo alla vera meta, sembra solo un dannato test. In effetti potrei mandare tutto al diavolo e lasciare il compito al mio ex-collega.
    A proposito, chissà dov'è adesso. Spero per lui che non abbia ancora addosso la segretaria - mi riviene da ridere solo a pensarci - anche se dev'essere così, visto che lei non è al suo posto di lavoro.
    Esco ed entro nell'altro edificio, sono troppo annoiato per ammirare i vari abbellimenti e decorazioni della biblioteca, anche se non posso fare a meno di capire perché è denominata "Grande".
    Entro nel salone e subito mi dirigo alla scrivania più vicina, non guardo nemmeno in faccia il mio interlocutore o le alte persone che camminano dentro alla sala. Semplicemente mi appoggio al bancone, di profilo.
    «Dov'è Amarth?»
    Scosto una ciocca di capelli dalla fronte, accorgendomi di aver sudato, molto. Non è da me perdere il controllo in questo modo.
    Schiarisco la voce, mentre aggiusto velocemente gli abiti e la cravatta.
    «Scusi per il tono poco garbato di poco fa. Dove posso trovare il nobile Amarth?»

    SPOILER (click to view)
    Ecco il post, scusa per l'osceno ritardo. Comunque, ora dovrei essere molto più libero, quindi cose del genere non si ripeteranno più. O almeno lo spero.
    EDIT: corretto un errore di distrazione: avevo scritto nome invece di nobile.



    Edited by EyesOfDevil - 12/6/2010, 18:13
     
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    Nelle mura di Palanthas scorre una fitta magia, poiché conoscenza e libri non hanno offese da compiere, e non possono difendersi da queste: chi per il proprio cuore, o momento, sarà incline al silenzio ed al rispetto, ben lieto troverà il palazzo ad accoglierlo; chi, invece, sarà di animo ostile, assordante ed incauto, vedrà la Biblioteca insidiosa, un'antica trappola ad un antico male.

    Tale sorte accadde ad un giovane che, per ciò che disse, era in cerca dello Zero, il quale alto sulla scalinata stava ad osservare; il ragazzo, tuttavia, sembrava parlare al vuoto, appoggiato alla sola aria: che fosse folle? Poco importava. Che fosse stato punito da Palanthas, allora? Non era questo il momento di capire.
    Un passo alla volta, silente e nobile nello scendere la scalinata, l'Essenza si portò vicino al giovane, quasi di fronte. Tutto dell'Essenza iridesceva, in un armonico ondeggiare di colori, tenui e spenti tuttavia, non brillanti. Il Celebliant si fermò, fiero ed antico come gemma dei tempi perduti, un argenteo arcobaleno che mai la terra vide mai, perché era pur vero che fosse di molti colori, ma questi tutti si muovevano sull'argenteo colore del suo corpo e delle vesti, esclusa la morbida e rosea pelle.
    Così, Vuoto nella parola come nello sguardo, lo Zero si rivolse al ragazzo, parlando piano ed austero:

    -Perché ti rivolgi all'aria? Può questa rispondere? E' me che tu cerchi. Eru Elen Amarth detto il Celebliant, Custode ultimo di Palanthas. Ero al corrente della tua venuta, eppure non so cosa tu voglia da me, né se quello che possiedo tu debba ricevere.-

    Ed attese, immobile e quasi assente, gli occhi vacui e iridescenti, che il ragazzo parlasse, poiché per ogni parola il Guardiano avrebbe indirizzato il proprio desiderio.




    SPOILER (click to view)
    Allora, eccoci al primo tranello della Biblioteca: questa è ostile a chi la visita con foga, a chi non ne rispetta l'austerità, a chi non cerca Conoscenza.
    Nel tuo caso, Palanthas ha creato un'illusione: non c'è nessun bancone, nessuno lì seduto, nessuno che cammina per le grandi stanze, o comunque non nell'ingresso. Siete solamente tu ed Amarth, ma te ne accrogi all'ultimo, quando lui inizia a parlare...
     
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  4. EyesOfDevil
     
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    Nessuna risposta.
    Mi giro e osservo l'individuo seduto oltre il bancone, che taciturno mi guarda con un'espressione atona, vuota. Inclino leggermente il capo e, per sicurezza, mi volto ancora una volta, per vedere se il taciturno stà osservando me o qualcun altro. Eppure dietro di me non c'è nessuno, passanti a parte.
    «Eilà?»
    Schiocco più volte le dita proprio davanti alla sua faccia, accompagnando il gesto con la mia voce, ma niente, quello continua a guardarmi senza dire una sola parola. E questo mi fa solo incazzare di più. Cioè, oggi non me ne capita uno normale eh? Prima la culona, poi il porco, dopo le due fighette ed infine un sordo muto. Sembra proprio che l'unico normale qui sono io! Mi chiedo se anche l'intera città attorno a queste quattro mura sia popolata da soli idioti.
    E poi, ora che ci faccio caso, c'è un'altra cosa che non quadra: questo qui non prova emozioni. Per quanto mi sforzo e mi concentro, non riesco a percepire nulla, solo una sensazione di vuoto assoluto. Qui le cose sono due: o l'essere qui accanto a me è un vegetale -e questo mi sembra molto probabile- o la biblioteca impedisce a chiunque vi entri di utilizzare le proprie abilità percettive, magari per evitare un qualche attacco ai suoi testi antichi e, naturalmente, preziosi. Riesco solo a immaginare vagamente quanti beni può contenere questo luogo, quanti libri rari -uno più costoso dell'altro- vi sono fra i suoi scaffali. Se fossi il proprietario di tutto questo, venderei ogni cosa all'istante, per poi triplicare i soldi ottenuti a poker. Vivrei come un re.
    Ora però è meglio se mi allontano da questo qui -sbaglio o la sua figura sembra quasi sbiadita?-, mi sta solo facendo perdere tempo, chiederò a qualcun altro. Sempre che non siano tutti come lui qui dentro, e qualcosa mi dice che è proprio così.
    «Perché ti rivolgi all'aria? Può questa rispondere? E' me che tu cerchi. Eru Elen Amarth detto il Celebliant, Custode ultimo di Palanthas. Ero al corrente della tua venuta, eppure non so cosa tu voglia da me, né se quello che possiedo tu debba ricevere.»
    Aria?
    Cosa diavolo sta dicendo, ma non lo vede il bancone e quel...
    «Ma che cazz...»
    Eh già. Avrei voluto continuare, ma il mio gomito ha trapassato il legno del mobilio come se li non ci fosse mai stato niente, facendomi perdere l'equilibrio. A stento riesco ad evitare la caduta, anche se ormai la mia figura l'ho fatta. Dovevo capirlo quando non captavo nessuna emozione, che quella era solo un'illusione.
    Mi giro, osservando il ragazzo innanzi a me e -inevitabilmente- l'arcobaleno di colori che volteggia sulla sua figura, senza però arrivare a sfiorare il volto o qualsiasi altra parte scoperta della sua candida pelle. Dunque questo giovane sarebbe il nobile? Il ragazzo dal sangue blu che dovrebbe essere in possesso del modulo? Finalmente.
    Lentamente, scosto dalla fronte una ciocca di capelli fuori posto, i quali mi coprivano in parte la vista.
    «Bene, io sono Hevril, inviato del nuovo ordine di Laputa da parte di miss Galanodel.» Tendo la mano destra. «Immagino la conosciate.» Accenno un sorriso, guardandolo negli occhi. «Se è vero che sei il custode di Palanthas, dovresti possedere un foglio, un modulo, da consegnare a colui che stavi aspettando, ovvero me. Ma come posso provarti che non sono un impostore o un mero opportunista? Ebbene, non posso, non da solo almeno. Sappi però che prima di venire qui sono andato all'edificio qui di fronte, perché lì mi era stato detto di andare, e solo dopo ho saputo che la vera locazione del modulo, e di colui che lo possiede, è questa.» Indico con un cenno del capo l'edificio davanti alla biblioteca, per poi ritornare a guardare il guardiano. Quante altre prove dovrò affrontare prima di ricevere quel -dannato- modulo? Ne ho abbastanza.

    SPOILER (click to view)
    Olè, ecco qua la risposta di Hevril. Spero di non aver interpretato male l'illusione.

     
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    Avvenne, così, che il giovane appena entrato trovò grande imbarazzo nello scoprire che Palanthas aveva riservato per lui un cauto tranello; eppure sempre risuona vero quanto forti siano quelle mura, e quanto difficile sia penetrarvi all'interno, rimanendo incolumi, e mentalmente e nel corpo.

    Ora che tutto s'era dissolto, e solo il ragazzo rimaneva con lo Zero, quest'ultima grande sdegno trasse dai gesti del primo, così aberranti nella loro finta eleganza. Che Amarth fosse suo pari? O, peggio, suo alleato? Tanto poco poteva la mortale carne? Se avesse dovuto scegliere, di propria iniziativa, a chi concedere il modulo, e a chi no, certamente quello sarebbe stato scartato immediatamente.
    Eppure egli Doveva riceverlo, poiché per quanto fosse santo e superiore lo spirito del Celebliant, questi aveva giurato obbedienza ai comandi del Destino, i quali si esprimevano, entro l'Est, attraverso le parole della Dama Azzurra. Pertanto, egli non strinse la mano, né fece smorfie d'alcun genere, limitandosi alla consueta Nullità d'anima, eterna e potente, e queste parole rivolse al giovane:

    -Ho avuto occasione, sì, di conoscere Lady Ea Drusilia Aman Cuivienen Fionuala Honora Nerys Ryana Taliesin della stirpe dei Galanodel. Eppure questo non giustifica, né aggrava, i tuoi gesti. Non ad un mortale, non ad un tuo pari ti rivolgi, giovane. Credi forse che tendermi la mano sia un saluto degno del mio nome e del mio rango? Non sento il subdolo fruscio della menzogna, questo è vero. Tuttavia non posso concedere a te, Hevril, il modulo: se lo facessi, avrei infranto la mia fede, perché non vedo in te luce che possa essere degna della mia presenza. Né questa è una colpa o un merito, bensì una constatazione. Se davvero desideri quella carta, ebbene mostrami che il Mondo ancora non può dirsi perduto.-

    E altro non disse, preferendo un immoto silenzio, in attesa che la Ruota iniziasse il proprio moto, e che Hevril s'avvicinasse alla Via. Ad ogni modo, prima o poi avrebbe ceduto comunque, ma spesso lo Zero non si piega al volere del Mondo, assoggettandolo, invece, al proprio.



    SPOILER (click to view)
    Tutto corretto, non preoccuparti!

    Abilità passive in uso:

    CITAZIONE

    Synchro



    "Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"..."

    Sia Amarth un'eterna voragine, entro al quale ogni emozione cadrà inesorabile. In un'area di 5 metri di raggio, ogni singola sensazione presente, sia questa di gaudio o ira, verrà percepita ed attirata dal Guardiano; una volte penetrate in lui, l'iridescenza che sempre lo contraddistingue cesserà, ed Eru Elen Amarth si tingerà del colore che ogni emozione rappresenta. Eppure, ben poco queste dimoreranno presso l'Eterno perchè, pur percependole, e tingendosi fin quando queste non saranno cessate, egli non potrà trattenerle: al contrario, infatti, Synchro farà sì che ogni percezione venga elargita all'abiente, inducendo chiunque si trovi nell'area di influenza a provare ciò che il Guardiano ha captato.

    CITAZIONE
    Nota1: quest'abilità prescinde dal volere di Amarth, pertanto non sarà il Guardiano a percepire le sensazioni, bensì la stessa Synchro. Ciò significa che, essendo sempre attiva, se nel raggio di influenza non vi è alcuna creatura capace di provare emozioni, Synchro userà lo spirito dello Zero come fonte di energia, se così si può dire. Non Potendo egli provare alcunchè, le sue vesti, i suoi capelli, i suoi occhi, sopracciglia ed arma risulteranno sempre ammantate di un'iridescenza, che si muoverà ondeggiando armonica per tutto il suo corpo.

    CITAZIONE
    Nota 2: E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di presenze: se questi cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro

    CITAZIONE
    Nota 3: La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata

    CITAZIONE
    Nota 4: Come ogni altra passiva, se una o più creature sono protette da abilità o tecniche, Synchro non riuscirà ad intercettarne le emozioni.

    CITAZIONE
    Nota 5: Maggiore è il numero di emozioni assorbite in contemporanea, maggiore sarà il dolore mentale e lo stress provato dal Guardiano; nel caso poi, di un assorbimento eccessivo, ovvero di più di 10 emozioni questi, dopo vistosi effetti scenici quali tremolio e colori molto accesi sul corpo, sverrà.



    Analisi dell'abilità:



    Raggio d'azione: 5 metri

    Cambiamento cromatico:

    Tranquillità --> Azzurro
    Pace, Serenità --> Bianco
    Dubbio, Sospetto, Incertezza --> Giallo
    Invidia --> Verde
    Gelosia --> Arancione
    Amore, Affetto --> Rosa
    Rabbia --> Rosso
    Furia cieca --> Nero
    Odio --> Indaco
    Paura --> Grigio
    Sofferenza, Dolore ---> Marrone
    Tristezza --> Blu scuro
    Preoccupazione, Ansia --> Giallo ocra


    CITAZIONE

    Alcar Valaron
    Gloria delle Potenze

    "...Ora avvenne che le Potenze di Arda, che pure erano consce della sorte del loro Maia Faerglir, volessero inviargli un dono, per sostenerlo nei momenti in cui ogni persino la luce della ragione e della verità non fosse risultata abbastanza brillante da trafiggere le tenebre del dubbio e del falso. Molto, infatti, l'Uno teneva a cuore lo spirito del garante e quando questi si dipartì da Ennor grande sofferenza gli pervenne, esulando, quell'evento, dall'antichissima musica degli Ainur; per volere di Eru Ilùvatar nuova forza crebbe nello Zero, ché il Destino lo permise, e ciò che nel cuore del Mondo si ammantava di menzogna avrebbe emesso un suono strisciante, che solo l'orecchio dell'Eterno avrebbe colto..."

    Ciò che le Potenze donarono ad Eru Elen Amarth, non è altro che la capacità di discernere il vero dal faslo; in un area di 10 metri di raggio (di cui Amarth è il centro), infatti, ogni menzogna pronuciata da qualunque creatura avrebbe prodotto, alle orecchie del Guardiano, un sibilo (lo stesso emesso dai serpenti).

    CITAZIONE
    Nota: come ogni altra passiva, se le creature sono protette da particolari abilità o tecniche, Alcar Valaron non sortisce alcun risultato.


    CITAZIONE
    E ora veniamo al sodo: come è stato detto esplicitamente, e anche implicitamente, Amarth pretende un comportamento, ed un linguaggio, d'alto livello (come se il più infimo dei sudditi volesse rivolgersi al più grande dei re). Allora egli ascolterà ciò che gli si domanda, ma anche le parole avranno un loro peso, e non tutte sono gradite alle orecchie del Guardiano.

    Buona fortuna ò_ò/

     
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  6. EyesOfDevil
     
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    Superiorità. Orgoglio. Vanagloria.
    Il "nobile" non contraccambia il mio saluto, rifiutandosi di stringermi la mano e rimanendo perfettamente immerso in un eloquente silenzio. Non mostra disprezzo e odio, semplicemente rifiuta la mia mano. Forse non vuole toccare la "carne" di chi non possiede un rango elevato quanto il suo. Ritiro lentamente la mano, mettendola in tasca.
    «Ho avuto occasione, sì, di conoscere Lady Ea Drusilia Aman Cuivienen Fionuala Honora Nerys Ryana Taliesin della stirpe dei Galanodel.» Inarco il sopracciglio destro, assumendo la tipica espressione da "cosa?". Quel nome è uno scioglilingua! Spero di non doverlo imparare tutto una volta entrato nel nuovo ordine, e anche se dovessi non lo farò. «Eppure questo non giustifica, né aggrava, i tuoi gesti. Non ad un mortale, non ad un tuo pari ti rivolgi, giovane. Credi forse che tendermi la mano sia un saluto degno del mio nome e del mio rango?» Ah, è proprio un nobile. Stupidi narcisisti viziati, ecco cosa sono. Vorrei vederli senza i loro castelli e senza i loro servi, costretti a trascorrere la loro vita in strada e insozzarsi le loro preziose manine delicate per vivere -devo ricordarmi di ridurne un paio così-. «Non sento il subdolo fruscio della menzogna, questo è vero. Tuttavia non posso concedere a te, Hevril, il modulo: se lo facessi, avrei infranto la mia fede, perché non vedo in te luce che possa essere degna della mia presenza. Né questa è una colpa o un merito, bensì una constatazione. Se davvero desideri quella carta, ebbene mostrami che il Mondo ancora non può dirsi perduto.»
    Quante cazzate. Eh si, sono solo cazzate quelle che il "nobile" ha detto. A parte la parte sulle menzogne, ovviamente, su quello non ho nulla da ridire. Ma andiamo: luce, fede, essere degno; tutte cazzate. Se davvero non fossi degno di parlare con lui a quest'ora non sarei qui a chiedere -pretendere- quel modulo. Sarei ancora la, dentro la biblioteca, a vagare come uno stolto alla ricerca di informazioni sul quel foglio. Invece, guarda un po', sono qui, davanti al vero "guardiano". Ma lui ancora non mi considera degno della sua presenta.

    Però un sorriso solca il mio volto, e guardo negli occhi Amarth. Non mi inchino; non abbasso il capo, semplicemente resto fermo come lui ha fatto qualche attimo fa con la mia stretta di mano. Solo che, contrariamente a quello che ha fatto il nobile, rido. Alzo la testa al soffitto e rido a squarcia gola. La mia voce echeggia nelle mura vuote della biblioteca, senza possibilità di essere udita da qualcuno oltre a noi due. Sembrerà strano, ma il suo discorso mi ha fatto ridere. Più precisamente il paradosso che si è venuto a creare: lui, nobile snob e viziato, chiede a me, pokerista e donnaiolo, di dimostrargli che il mondo non è ancora perduto. Per come la vedo io, il mondo se n'è andato quando si sono presentati individui come lui.
    E me.
    «Mi chiedo, Amarth, se non posso salutarti con una stretta di mano, quale sarebbe un saluto degno della tua presenza?» Apro le braccia. «Devo baciare i tuoi piedini nobili, solo perché appartengo a quella categoria che tanto odiate voi gente d'alta classe?» Sbatto con vigore le mani, provocando un unico, sonoro applauso. «Beh, scordatelo. Davanti alle altre persone siamo differenti, ma sotto lo stesso cielo siamo uguali.» Infilo nuovamente le mani in tasca, riprendendo un'espressione seria e composta. «Il mondo è già perduto. Certo, potrei fare finta che va tutto bene; che non esiste la morte e che tutti i problemi di cui soffre si risolveranno senza il minimo sforzo. Ma vedi, anche le persone come te e come me l'hanno fatto sprofondare in quel baratro peccaminoso senza fondo, dove si trova tutt'ora.» Passo la lingua sulle labbra. «Vorresti forse negarlo? Vorresti forse negare che l'atteggiamento altezzoso di voi nobili sia una delle cause della rovina del mondo? Vorresti forse negare che il gioco d'azzardo non ha rovinato alcuna vita?» Breve pausa, quasi impercettibile. «Il mondo è già perduto, Amarth. Siamo noi a non volerlo ammettere.»
    Il mio sorriso si spenge, così come il tono di voce cala, durante le ultime battute di quella frase.
    Nessuna faccia da poker; nessuna menzogna.
    Semplicemente lo guardo.
    E aspetto.

    SPOILER (click to view)
    Scusa la pessima qualità, ma non mi andava di farti aspettare ancora e con l'Italia che gioca in quel modo proprio non posso fare di meglio.

     
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    Quale abominio, quale oltraggioso verbo profanava le orecchie del Guardiano! Mai alcun ammasso di carne mortale aveva osato tanto sulla sua persona, infangandolo di bestemmie atroci ed aborrite! Grande era lo sdegno, tanto forte che persino il Celebliant lo nutrì di propria iniziativa, e questa è cosa rara per lui.
    Non tollerava che uno sciocco straccione gli si parasse così impunemente, né che ne fosse fiero. Mai una formica assalirà un elefante, così mai sia scritto che un Passeggero avrà vinto su di un'Essenza! Allora quella prese voce, e tanto fu chiara ed antica, che in tutta Palanthas regnò il silenzio e le Vuote parole si dispersero nell'aria, cosicché tutta fu impregnata dell'iridescente spirito:

    -Le tue sciatte parole giungono a me come velenosa lama, eppure a tua offesa viene meno, ché la tua ignoranza è grande.
    Nobile, tu dici? Invero io lo sono, ma non appartengo alla tua morente razza umana. Nacqui prima del Tempo e dello Spazio, prima del perché e del come, prima del pensiero. Io sono Eru Elen Amarth, Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani, detto il Celebliant, Arcobaleno d'Argento. Io sono il Destino, e sono Giudizio. In me Caso e Sorte trovano compimento.
    Davanti al cielo gli uomini sono uguali, poiché il tuo cielo, la tua giustizia, non è altri che me. Non appartengo al Mondo e ai suoi malanni. Io dimoro oltre il Pensiero, fuori da ogni schema e legame. Il tuo rozzo parlare è per me grande sciagura, ché allora per davvero nulla è più come un tempo, e ogni razza s'è fatta debole ed irrispettosa.
    -

    Ecco che si fermò, e pure lo sdegno venne meno, esauritosi nel lungo parlare e nella follia mostrata dal giovane, tanto stupido e dissennato da credere di essere paladino di qualche assurda causa. Ancora sarebbe dovuto giungere il tempo in cui qualcuno avrebbe reso fiero il Destino di vivere nel Mondo, ma ora quel tempo era assai lontano.

    -Davanti al Destino ed al Caso, ancora ti farai grande e saggio? Ancora non nutri rispetto per un Eterno?-

    E tacque. La missione affidatagli era sul fil di lama: un lieve squilibrio e sarebbe fallita, e l'ordine di Kalia non interessava più lo Zero. Punito o meno che sarebbe stato, era necessario che Hevril fosse istruito.




    SPOILER (click to view)
    Bè, che dire...hai fatto "arrabbiare" Amarth. Percepisci ora solamente quanto grande, potente ed antico egli sia, e a te sta scegliere come reagire. Dal modo in cui parla hai la sensazione che non sia interssato alle vicende del Mondo, perché, per qualche strana ragione, lui stesso è il suo mondo. Dopotutto, il Destino non ha tempo di interessarsi: egli marcia diritto.

    Sperando in una tua più celere risposta, buona fortuna ò_ò/
     
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  8. EyesOfDevil
     
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    Cosa diavolo stà succendendo?
    Il nobile mi fissa, con quella sua aria inamovibile e severa, eppure sembra diverso, sembra che qualcosa in lui sia cambiato dopo le mie parole, come se una seconda entità stia emergendo dal suo involucro di carne per rivelare al mondo la sua vera forma.
    Sento la pressione salire; percepisco un qualcosa nell'aria, ma non saprei dire cosa. Sono decisamente a disagio, come se fossi davanti ad un tribunale dove Amarth è giudice, giuria e boia. E per come la vedo io non farò una bella fine.
    Che sia lui a provocami queste sensazioni? In effetti dalla sua espressione sembra adirato, molto adirato; mi fa gelare il sangue nelle vene, se non mi conoscessi direi che ho paura.
    «Le tue sciatte parole giungono a me come velenosa lama, eppure a tua offesa viene meno, ché la tua ignoranza è grande.»
    Deglutisco sonoramente. Posso percepire il suo antico potere, la sua incredibile conoscenza, la sua grandezza in contrasto con la mia piccola ed esile figura. Quasi mi manca l'aria, un peso preme il mio sterno e mi impedisce di respirare; mi soffoca. Cosa diavolo stà succedendo?
    «Nobile, tu dici? Invero io lo sono, ma non appartengo alla tua morente razza umana. Nacqui prima del Tempo e dello Spazio, prima del perché e del come, prima del pensiero. Io sono Eru Elen Amarth, Guardiano numero Zero dell'Ordine dei Guardiani, detto il Celebliant, Arcobaleno d'Argento. Io sono il Destino, e sono Giudizio. In me Caso e Sorte trovano compimento».
    La... "cosa" dentro Amarth è uscita allo scoperto, accompagnata da un aura pressante e persistente di onnipotenza e onnipresenza, come se lui fosse la terra dove cammino, respiro e vivo. Sembra che potrebbe farmi sparire dal mondo la facilità estrema, senza nemmeno sforzarsi minimamente o usare un briciolo del suo potere.
    Sono visibilmente scioccato. Faccio un passo indietro, come per allontanarmi e scappare lontano da quell'essere mostruoso, ma mi trattengo perchè in cuor mio so che non sarebbe un problema per lui seguirmi e trovarmi. Ho gli occhi sgranati, non posso credere all'esistenza di un tale essere, tanto antica quanto potente; non riesco a credere che quel nobile possegga una presenza del genere dentro il suo corpo umano; non voglio credere nell'esistenza di qualcosa di così potente. Però non posso fare a meno di guardare, senza distogliere mai lo sguardo, la figura del Celebliant, apparentemente immutata.
    «Davanti al cielo gli uomini sono uguali, poiché il tuo cielo, la tua giustizia, non è altri che me. Non appartengo al Mondo e ai suoi malanni. Io dimoro oltre il Pensiero, fuori da ogni schema e legame. Il tuo rozzo parlare è per me grande sciagura, ché allora per davvero nulla è più come un tempo, e ogni razza s'è fatta debole ed irrispettosa.»
    Ecco che la tensione cala lentamente, prosciugandosi con le ultime parole dell'"essenza" fino a sparire. Riesco a riprendere il controlle del respiro, non sono più agitato. Mi sono calmato appena Amarth ha finito di parlare, come se la presenza non si fosse mai mostrata ad un semplice umano come me. Della paura di poco fa è rimasta solo una lieve impronta di disagio, sconforto e inquietitudine.
    Con il polsino della camicia mi asciogo la fronte leggermente sudata, non avrei mai creduto di poter reagire in quel modo, perfino davanti a un potere simile.
    Mi vergogno terribilmente di me stesso.
    «...»
    Prendo fiato; le parole mi scivolano dalla bocca prima che possa pronunciare una sillaba.
    Era reale ciò che ho provato?
    Si.
    Era reale ciò che ho visto?
    Si.
    Era reale ciò che ho percepito?
    Boh.
    «Davanti al Destino ed al Caso, ancora ti farai grande e saggio? Ancora non nutri rispetto per un Eterno?»
    Chino il capo sconfitto, arreso alla presenza che lui chiama Eterno; arreso al Destino ed al Caso che mi hanno portato fin qui. Forse ho incontrato Amarth proprio per volontà di uno dei due, forse sono stati loro a farlo diventare il custode del modulo che cerco.
    Non importa.
    Davanti ad un essere del genere posso solo
    piegarmi
    striciare
    ed esplodere.
    «No.»
    Sento la rabbia divampare dentro me.
    Sento la frustrazione farsi velocemente e inesorabilmente largo fra le mie viscere.
    Sento che devo reagire, urlare, ribellarmi e vincere.
    Stringo i pugni; serro i denti; chiudo gli occhi; abbasso il capo; blocco il respiro.
    Come ho potuto pensare di piegarmi?
    Come cazzo ho fatto a strisciare?
    Riapro lentamente le palpebre e alzo la testa solo di quel tanto che basta per guardarlo negli occhi. Il mio sguardo è fermo, saldo, carico di odio verso quella cosa che mi ha fatto regredire e impaurire.
    Non voglio guardare altro apparte gli occhi di chi mi stà difronte. Non voglio notare la tonalità rossa che hanno assunto le sue vesti ed i suoi capelli.
    Solo i suoi occhi.
    «Fottiti.»

    SPOILER (click to view)
    Come detto in privato, faccio ribellare solo questo post Hevril, poi decideremo. Ok?
    Ah, non ho riletto il testo, quindo al massimo modificherò per eventuali errorri/ripetizioni.

     
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    Le parole del Destino apparvero severe e forti, e tutto si fece silenzioso e mesto, e pure lo sfrontato Hevril arretrò all'udire chi in realtà fosse il nobile davanti alla sua figura; gloria e giustizia risuonavano eccelse e vigorose campane, ma la stoltezza umana è rumore ben più assordante, e dove lo Zero credeva pentimento, ora trovava solo folle rabbia.

    L'armonia venne meno, e tutto si fece rosso come sangue; capelli ed occhi, vesti e perisno il fido Amarthrind, rimasto in disparte in cima alle scale. Tanto forte il sentimento del giovane, da trapassare le carni e lo spirito, e per la prima volta il Celebliant s'arrabbiò davvero, inebriato di quel rossore che aveva colto da Hevril. Per quanto antico ancora risuonasse il parlare dell'Essenza, questa ora recitava parole sanguigne e piene d'un sentimento non loro e, pià grave di tutto, non Dovuto:

    -Piccolo amamsso di carne! Credi di poterti prendere gioco di me? Credi che io sia qui a farmi sbeffeggiare dalla tua insolente ignoranza? Vuoi forse ergerti al di sopra del mio potere e della mia eternità? Vuoi che io mi pieghi alla tua insignificante e vuota vita? Palanthas è stata già ferita dalla tua perversione, e la rabbia che in te scorre anche io la provo, e questo mi strazia. Non solo con le parole, anche con le emozioni disdori il tempio della conoscenza! Vergognati, infimo lombrico! Striscia via da questo posto, e cerca morte come meglio credi!-

    Tuonò possente lo Zero, ora rubro ed infiammato, sollevando un braccio come duro ammonimento; poi si fermò, e si fece pensoso, qusi esitando. In ultimo parlò nuovamente, e accadde qualcosa che mai su quella terra era stata vista:

    -Mpf! Ti darò ciò che desideri! Ecco il potere che tanto credi di avere, ecco la superbia che porti! E' contro una simile forza che hai deciso di lottare.-

    Rapida come freccia, una scarica di energia iridescente si levò dal Guardiano, e corse verso il giovane: ecco il più terribile insegnamento.

    SPOILER (click to view)
    Complimenti, proprio una giocata simpatica! Ma veniamo a noi!

    L'energia che è partita da Amarth ti è entrata dentro ed ora, prima lentamente, poi sempre più in fretta, ti pare di vivere il suo potere...Lo senti distintamente in te, e percepisci quanto sia grande e terrbile, così puro e divino che a stento riesci a sopportarne la dirompente forza. Ti scorre nelle vene, ti riempie il cuore e la carne, si fonde con te e ti rende eterno, indistruttibile. Hai in te tutto il potere del Guardiano, al massimo della sua forma, ma ti accorgi di non saperlo tollerare, e ogni attimo che passa diviene straziante, ed il tuo corpo sembra scoppiare. Come può Amarth vivere ogni giorno? Certo lui è in grado di sopportare tale potere, perché lui stesso è il suo potere. Più di questo il Guardiano non può: hai provato cosa significhi essere Eru Elen Amarth, Conoscere ogni cosa, essere il Destino. E' davvero il caso di continuare a stuzzicarlo? Come ha spiegato, ha usato la tua rabbia per tingersi ed arrabbiarsi di riflesso, e questo è un chiaro segno: se persisterai finirai per distruggerti.

    Mentre rifletti su queste cose, il dolore scompare e tutto torna come prima: sei rimasto solo Hevril, ma con una differenza. Ora sai.

    Bè, che dire XD Buona fortuna XD Ah, ti ricordo che la tua reazione non è vincolata in alcun modo. Scegli cosa fare quando tutto ridiventa normale ò_ò/



    Edited by Eru Elen Amarth - 1/7/2010, 21:29
     
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    Rosso.
    Denso, intenso, acceso.
    Un color cremisi avvolge gli occhi del nobile, sostituendo il turbinio di tonalità differenti che poco prima caratterizzava la sua figura. Persino gli abiti e i capelli subiscono la stessa fine dell'iride, tingendolo completamente. Al pari dei suoi vestiti, anche la sua espressione muta, diventa truce, rabbiosa, crudele.
    Sembra quasi che provi la mia stessa rabbia.
    «Piccolo amamsso di carne! Credi di poterti prendere gioco di me? Credi che io sia qui a farmi sbeffeggiare dalla tua insolente ignoranza? Vuoi forse ergerti al di sopra del mio potere e della mia eternità? Vuoi che io mi pieghi alla tua insignificante e vuota vita? Palanthas è stata già ferita dalla tua perversione, e la rabbia che in te scorre anche io la provo, e questo mi strazia. Non solo con le parole, anche con le emozioni disdori il tempio della conoscenza! Vergognati, infimo lombrico! Striscia via da questo posto, e cerca morte come meglio credi!»
    Amarth solleva il braccio, preda di una furia cieca e incontrollabile. Sostiene di provare i miei stessi sentimenti -la mia stessa rabbia- e che essi straziano e feriscono lui e la biblioteca.
    Ridicolo.
    Come possono delle parole ferire un essere tanto potente? Come possono delle parole straziare una biblioteca?
    Però su una cosa ha ragione: voglio che si pieghi. Desidero il suo stesso potere, la sua stessa conoscenza, la sua stessa antichità.
    La sua stessa onnipotenza.
    Voglio il potere che ho visto, che mi ha piegato e impaurito; che mi ha fatto sentire inutile, insignificante, come se lo stesso mondo in cui cammino fosse venuto a castigarmi, a punirmi per i crimini che ho commesso e che commetterò in futuro.
    «Mpf! Ti darò ciò che desideri! Ecco il potere che tanto credi di avere, ecco la superbia che porti! E' contro una simile forza che hai deciso di lottare.»
    Veloce come un fulmine, una scarica di energia semi invisibile parte dal corpo del guardiano e mi investe completamente. Non posso fare nulla per evitarla, o pararla in qualche modo; l'unica cosa che mi riesce è farmi colpire, senza la possibilità di reagire in qualche modo.
    Già immagino il mio corpo steso per terra, sanguinate e in preda ad atroci convulsioni per il dolore, a causa del potere arcano che l'eterno ha deciso di scagliarmi contro. Vedo me stesso essere trapassato parte a parte da quel flusso d'energia immenso, e poi cadere. Immobile; morto.
    Ma nulla accadde.
    Non provai dolore.
    Né sofferenza.
    Né atroci spasmi.
    Solo una forza al limite dell'umano.
    Solo puro e semplice potere.
    Estasiato dalla mia stessa figura -o dall'Eterno che ora giace dentro di me-, osservo con diletto le mi mani, ora aperte e sollevate all'altezza del busto. Sento scariche di energia fra le dita, nel ventre, negli occhi e in ogni parte del mio corpo umano. Non posso far altro che restare estasia da tutto quel potere, dal potere dell'Eterno.
    Dal mio potere.
    Che cresce,
    cresce,
    e cresce ancora.
    Fino a che non lo riesco più a contenere.
    Fino a che non mi provoca il dolore.
    Sono come un barattolo inondato da un flusso d'acqua perpetuo e incessante, che finirà per straripare appena sarà colmo; sono solo un mero recipiente di carne e ossa, destinato a contenere una forza incontenibile.
    E mi strazia.
    La stessa potenza che ho desiderato ora mi soffoca, mi colpisce dall'interno, mi stritola gli organi, mi contorce e mi schiaccia come un insetto. Non posso fare a meno di urlare, gridare per lo straziante dolore che provo, e cadere in ginocchio ancora urlante, agonizzante, pregando che tutto questo finisca. Il mio corpo collassa sotto la pressione dell'Essenza, percepisco i muscoli esplodere come palloncini pieni d'acqua, le vene scoppiare per il troppo sangue, gli occhi fuoriuscire dalle orbite.
    Ma non posso non notare una cosa.
    Persino in mezzo a tutto quel dolore, a tutta quella straziante agonia, non posso non notare l'ironia celata dietro ad esso. Sono stato distrutto dal potere che ho bramato, anche se per pochi istanti; distrutto dalla mia stessa cupidigia, dalla mia stessa invidia per Amarth.
    E ancora non riesco a capire.
    Come può lui sopportare un simile dolore? Come può il suo corpo non auto-distruggersi come una bomba? Come può contenere tutto quell'immenso potere?
    Devo saperlo.
    Ma
    ormai
    è
    troppo
    tardi.
    «Cosa!?!?»
    Disteso a terra a faccia in giù, mi risveglio stanco e indolenzito.
    Possibile che fosse tutto un sogno? Che quel potere -quel dolore- sia stato solo un incubo? Che Amarth, Drusilla e il cavaliere fossero tutte invenzioni della mia mente?
    No.
    Questa volta ne sono sicuro. Quello non è stato un sogno.
    E non lo dico perché vedo i piedi del nobile qui di fronte a me, ma perché... beh, non conosco il perché. Lo so e basta.
    Lentamente e a fatica, come in preda ai crampi, mi rialzo dal suolo leggermente polveroso. Quasi non riesco a stare in piedi, anche se il mio corpo non conserva la minima traccia di una ferita interna o esterna.
    Guardo il Celibant con aria stanca, afflitta, demoralizzata.
    Impotente.
    «Come fai?»
    Il respiro si affanna al solo pensiero del dolore che ho provato, e che non voglio riprovare mai più.
    «Devo sapere come fai a resistere.»
    Cado in ginocchio, con le lacrime agli occhi. Sono stato umiliato, confuso e raggirato da un unico essere umano, dentro il quale però si nasconde qualcosa di ben più pericoloso. Ma non mi importa, queste sono solo giustificazioni. Sono stato sconfitto con l'unica arma che non potevo -e che non potrò mai- contrastare.
    Battuto dalla mia stessa avidità.
    «Dimmelo.»
    Non so dire quale tono abbia assunto la mia voce.
    Impaurito; estasiato; ferito; gioioso; ironico.
    So solo che questa volta non sto mentendo.
    Nessuna faccia da poker.
    Solo la verità.
    La fottuta verità.

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    Ta-Daaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

     
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    Dopo la rabbia, venne l'atterrimento, ed ogni superbia cancellata, ché il grande potere infuso dal Guardiano in Hevril trovò giusto compimento, e finalmente l'oltraggio venne lavato.
    Eppure le parole di lui avevano ancora un suono velenoso, e davvero appariva simile ad una folle bestia che non vuole essere domata; ora, giammai Erelamarth utilizza il proprio potere contro una creatura, ch'egli non può subito, e ultimo deve scendere alla guerra; ma pure che potesse, certo non oserebbe: troppo grande, pura e saggia è l'Essenza che porta, e questa rifugge violenza e sciocca rabbia. Una punizione, tuttavia, egli può concedere a suo modo, e di questo il giovane ne ebbe consapevolezza.
    Ora, egli chiedeva come lo Zero potesse tollerare un simile potere dentro di sé; ah! sciocco mortale, non furono già abbastanza chiare le parole del Celebliant? Che quello si compiacesse d'una ostile sordità? No, egli si crogiolava nell'abisso nero d'una stupidità esagerata, e pure che Amarth tornasse a parlare non sarebbe valso a nulla: contro un simile ostacolo, nulla, eccetto forse la tortura, avrebbe educato Hevril, ma questa il Destino non Poteva, né Doveva o Voleva offrire. Allora parlò, svuotato dalla rossa rabbia, dipinto invece d'ogni colore e della loro armonia di onde sull'argento del corpo di questo:

    -Già una volta dissi di me, ma il tuo cuore è chiuso, e quando non sono di tuo interesse voci non giungono alle tue orecchie. Non parlerò nuovamente.
    Se tanto cerchi risposte, allora le pregherai da coloro che di me sanno, e che forse potranno accordarti un linguaggio più semplice. Oggi hai provato ciò che nella Storia è unico, e ancora ti rivolgi alla mia persona così impunemente. Come posso io, allora, rivelare segreti e arcane risposte ad una fiera sempre pronta ad azzannare il padrone? Invero, non posso, né ho il volere di farlo.
    -

    Le dure parole d'ammonimento del Guardiano risuonarono nette fra le mura della Biblioteca, perché ogni voce s'era spenta, e dove vi era la parola dell'Essenza, altro non sussisteva.
    Ecco che questa si mosse e si voltò, tornando verso la scalinata, e solo un rapido commento fu quello che il giovane poté sentire, prima che la voce del Guardiano sparisse nella gola di lui e tornasse a camminare muto:

    -Hai fallito, Hevril. Converserò con Drusilia Galanodel quanto presto, ed ella saprà quale sconsiderata bestia porta con sé.-



    SPOILER (click to view)
    Benissimo!!! Siamo arrivati alla fine!! Mi sto commuovendo! Un ultimo sforzo e abbiamo finito ò_ò/

    Dopo la tua reazione (a piacere) alle parole di Amarth, questi annuncia che la tua prova non è andata a buon fine, e lo fa mentre percorre la biblioteca per salirne le grandi scale centrali; come farai per il modulo? In fondo, eri venuto da lui per questo! Cosa ti dirà Drusilia? Con quale coraggio le dirai di aver fallito un semplice compito, una formalità?
    Bene o male, hai capito che il Guardiano è intoccabile a Palanthas, quindi corrergli dietro per picchiarlo, o qualsiasi altra cosa, non si rivelerebbe saggio o cauto, e sai da quello che lui ti disse all'inizio, che la biblioteca stessa preserva dalla violenza: sembra davvero che tu non possa fare niente, che debba tornare sconfitto dalla donna.
    Mentre ancora reagisci a questa sfortunata verità, ecco che, forse come conseguenza del potere percepito prima, per un istante chiudi gli occhi; un solo misero istante, colto da un'ombra di stanchezza.
    Non appena li riapri, ti ritrovi esattamente di fronte alla scrivania della segretaria che ti aveva indicato la posizione del modulo, ma ora il palazzo è pressoché deserto. Come ci sei arrivato? Su questo, almeno su questo, non hai dubbi: è stato Eru Elen Amarth. Guardandoti attorno, scoprì però qualcosa di diverso: accanto a te, sul bancone, c'è un foglio verde, pieno di scritte: è il tuo modulo!
    Sembra che tu abbia completato la missione, anche se non capisci bene come, o perché; ma pensarci troppo è inutile, Drusilia aspetta.
    Ecco che una voce si fa spazio tra i tuoi pensieri, una voce che riconosci molto facilmente: Quella di Amarth; solo una parola è pronunciata, e questo è un comando, un obbligo che puoi rifiutare.

    "Lordeon."

    Benissimo! Ora devi fare un ultimo post, seguendo le solite indicazioni, dopodiché concludi uscendo dal palazzo, si spera con in mano il foglio XD Buon lavoro ò_ò/


    Edited by Eru Elen Amarth - 16/7/2010, 16:08
     
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  12. EyesOfDevil
     
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    Sconfitto.
    Distrutto dalla visione, resto in ginocchio, chinato in avanti e appoggiato sulle mani per sostenermi -come se stessi pregando-. Chiudo le dita, stringendo e stritolando fra i palmi l'aria e affondando le unghie nella carne quasi fino a sanguinare. Gocce di sudore cadono sul pavimento, lasciando un leggero alone bagnato.
    O forse sono le mie lacrime?
    Non lo so.
    In questo momento, non sono in grado -ne voglio- di capirlo.
    Entrambi, forse alcuni uniti sulle mie guance e sul mio naso, cadono dal mio volto.
    Sono patetico.
    Per paura -o per disprezzo-, non voglio aprire gli occhi. Non voglio sapere se il nobile è tornato "normale" o è ancora in preda all'ira dell'Essenza -della mia ira-. Non voglio vedere il sudore e le lacrime sulle mattonelle della biblioteca. Non voglio osservare la figura trionfante di Amarth ergersi vittoriosa sopra un semplice umano, sopra me.
    Stringo ancora di più le palpebre, come per voler rifiutare una verità scomoda, dove vengo umiliato e disprezzato dal potere di un unico individuo.
    «Già una volta dissi di me, ma il tuo cuore è chiuso, e quando non sono di tuo interesse voci non giungono alle tue orecchie. Non parlerò nuovamente.
    Se tanto cerchi risposte, allora le pregherai da coloro che di me sanno, e che forse potranno accordarti un linguaggio più semplice. Oggi hai provato ciò che nella Storia è unico, e ancora ti rivolgi alla mia persona così impunemente. Come posso io, allora, rivelare segreti e arcane risposte ad una fiera sempre pronta ad azzannare il padrone? Invero, non posso, né ho il volere di farlo.»

    Finalmente alzo lo sguardo -impotente- sul Celebliant, mentre lui si accinge a camminare verso le scale.
    Per la durata di un solo battito di ciglia, ebbi l'impulso di alzarmi e aggredirlo alle spalle, colpendolo con tutta la forza che ho in corpo. Ma non lo feci, fu la stessa Palanthas a fermarmi con le sue visioni ingannatrici.
    E non so dire, in verità, se ciò avvenne realmente. Quanti istanti o millenni può durare un batter di ciglia?
    Ripreso da quella breve -?- illusione, osservo Amarth salire le grandi scale al centro della biblioteca.
    «Hai fallito, Hevril. Converserò con Drusilia Galanodel quanto presto, ed ella saprà quale sconsiderata bestia porta con sé.»
    Sarebbe inutile seguirlo per chiedergli informazioni, altre possibilità, o attaccarlo.
    Lentamente mi rialzo, combattendo l'impulso che mi incita a stare per terra, ma prima che possa mettermi completamente eretto, un alone candido sovrasta i miei occhi, e sono costretto a chiuderli per non rimanere abbagliato.
    Un attimo dopo l'alone scompare, lasciandomi in una stanza diversa da quella dove mi trovavo prima, ma a me nota: era lì che mi era stata della la posizione del modulo. Tuttavia la presenza delle tracce d'inchiostro e delle due segretarie è stata sostituita da quella di un oggetto, di un foglio di carta.
    Un misero foglio verde.
    Per un momento, desiderai strappare quel pezzo di carta e bruciare i suoi resti per vendicarmi del tiro mancino di Amarth, ma poi il pensiero di Drusilia e della missione -il motivo per cui sono a Phalantas- mi fece rinvenire.
    «Bastardo.»
    Afferro con attenzione il modulo, come se fosse una delle mie carte, e cercando di non stropicciarlo me lo infilai in tasca.
    Missione compiuta.
    Prossima tappa: Lordaeron, il maniero della Dama Azzurra.

    SPOILER (click to view)
    Non è un grande post, ma oggi ho altri impegni e non voglio rallentare troppo la quest. Già che c'ero ho inserito una citazione da Dylan Dog, una delle mie preferite.

     
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    Benissimo, la Quest è conclusa!
    Vi ringrazio per la pazienza e l'assiduità che hanno permesso di terminare in modo ottimale. Ebbene, questa è stata una giocata particolare inquanto anche quest di gilda, dunque, oltre ad ottenere i punti che fra poco assegnerò a ciascun giocatore, Hevril è invitato a diventare associato della gilda stessa. (Della quale abbiamo già discusso ampiamente XD)

    Dunque, sono felice di assegnare
    -2 pt a EyesOfDevil, da spendere per il personaggio di Hevril-

    Grazie ancora di tutto :hug:

     
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12 replies since 24/5/2010, 22:24   314 views
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