[CC] Prima della Partenza

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    Il sole esitava sui territori dell'Est, volgendo placidamente al calar della sera, ma rifiutandosi ancora di lasciare il passo al buio della sera. Con il sole ancora alto c'era da rimanere confusi a scoprire l'ora tarda, probabilmente in molti sarebbero giunti in ritardo per il desinare. Mentre attraversava i corridoi del palazzo con il mantello da viaggio ed il cappello dalle ampie falde -anch'esso nero- posto sul capo, Matamune rifletteva sulla fortuna di avere a disposizione un pomeriggio irrealmente longevo come quello, dato che in situazioni diverse, forse, non avrebbero trovato l'alfiere dell'Est nel suo studio. Il cavaliere che la somma Kalia aveva consigliato per quella missione era al suo fianco, mentre poco più indietro, sulla scia dei due, camminava la figura minuta e silenziosa di una bambina dai capelli color cenere, tanto evanescente che era sufficiente distoglierle lo sguardo per dimenticarsi della sua presenza.
    Si fermò davanti alla porta in legno che doveva essere l'ingresso dello studio dell'alfiere, e con delicatezza bussò sommessamente all'ingresso, attendendo risposta per entrare.

    « Mi scuso per l'intrusione. »
    Avrebbe detto entrando in tono pacato, prima di accennare un inchino ed un sorriso.
    « Sono qui per comunicare le intenzioni del nobile Gawain di prender parte alle mansioni di cui le ho accennato.
    Dovremmo partire già l'indomani, alle prime luci.
    »

     
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    La sua presenza era segnata dal rumore ritmico dei passi, resi più incisivi dal peso dell'armatura e di Trisarma, saldamente affidata alla cintura.
    Seguiva il fianco del gatto, senza perderne nemmeno una movenza: l'aria mistica e misteriosa al contempo che possedeva l'atmosfera attorno al felino aveva qualcosa di magnetico, simile ad un reverenziale bisogno di attenzione.

    Giunsero infine davanti le porte dello studio della Dama; bussarono, per annunciare il loro arrivo, e una volta ricevuta risposta sarebbero entrati per dare modo alla Signore delle Terre dell'Est di poter ascoltare la loro

    (la sua)
    decisione.

    «Confermo, gentile Kalia.
    La ringrazio per la sua ospitalità e prometto di fare ritorno qui
    quanto più presto mi sarà possibile.
    Ho ancora un debito nei vostri confronti.»

     
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    Era quasi calata la sera nelle verdi e serene lande dell’Est, e la quiete dipanava ovunque una pacifica trama di silenzio, a testimonianza che la giornata era quasifinita... la giornata sì, ma non il suo lavoro.
    Difatti, la Dama Azzurra era da poco rientrata dal suo giro di visite per la città, e da appena una mezz’ora sedeva nello studio dell’Osservatorio del suo maniero, vagliando con attenzione -e una buona dose di stanchezza- i rapporti dei Ranger, i dispacci giunti da Rivenore, i resoconti delle guardie,
    e le richieste inoltratele dalla popolazione.

    Passi in marcia lungo il corridoio esterno -quello a cui soltanto gli ospiti attesi e gli autorizzati erano ammessi dalle guardie- la avvertirono con scarso preavviso dell’imminente incontro, e quando udì bussare piano ai battenti di legno dell’uscio, la fanciulla accordò il suo assenso con voce chiara e gentile.


    « Entrate pure. La porta è aperta...! »

    Il suo ospite felino fece il proprio ingresso nell’atrio con la delicata eleganza della sua specie e della sua cultura, e le parlò con tono educato e cortese mentre si esibiva in un leggero inchino trasudante solennità, rivolgendole un parco sorriso frattanto che gli altri membri del piccolo corteo
    entravano nella stanza a loro volta, dopo di lui.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 31/5/2010, 13:56)

    « Mi scuso per l'intrusione.
    Sono qui per comunicare le intenzioni del nobile Gawain di prender parte alle mansioni di cui le ho accennato.
    Dovremmo partire già l'indomani, alle prime luci.
    »


    Un piglio un po’ sorpreso navigò l’oceano blu delle iridi dell’Alfiere, mentre rivolgeva un’occhiata lievemente interrogativa all’uomo in armatura, che svettava sul drappello per altezza e prestanza.

    « Capisco... »

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 31/5/2010, 16:21)

    «Confermo, gentile Kalia.
    La ringrazio per la sua ospitalità e prometto di fare ritorno qui quanto più presto mi sarà possibile.
    Ho ancora un debito nei vostri confronti.»


    Incontrò lo sguardo ceruleo del Leone, poi un mezzo sospiro le evase dal petto,
    e un sorriso paziente e gentile le ridisegnò le labbra rosse e ben disegnate.


    « Preferirei che prometteste di stare attento, e di tornare sano, salvo, e in buona salute. »

    Con calma aggraziata, la Dama Azzurra si sollevò dalla poltroncina, aggirò la scrivania, e si avvicinò al gruppo di visitatori, fermando il suo incedere accanto alla bambina albina ed elargendole tocchi gentili sulla testolina canuta, mentre gli occhi di zaffiro scorrevano dal Nekomata all’Erede di Trisarma.

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    « Abbiate cura di voi, e ciascuno cura degli altri... »
     
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    « Nutro sincere speranze che il viaggio andrà per il meglio, senza intoppi. »
    Matamune rispose con uno sguardo sereno alle parole della dama, gli occhi felini ridotti ad una fessura e la bocca lievemente incurvata verso l'alto ad emulare quello che per gli umani è un sorriso. Accanto a lui, la bambina aveva abbassato il capo mentre la donna le passava la mano sulla testa.
    « Se non ci saranno cambiamenti di programma seguiremo la via più sicura, attraverso le vie trafficate che passano per la grande foresta. siamo diretti a sud, dove andremo incontro all'attuale scorta della reliquia. »
    Un singhiozzo improvviso lo colse alla sprovvista, volse lo sguardo in direzione della ragazzina, trovando quel suono fuori posto. Il volto della giovane era congestionato, ed era scossa da brividi provocati dal pianto. In visibile imbarazzo, il gatto non ebbe il tempo di domandarsi cosa avesse scatenato quella reazione.

    image

    « Aaah... I... Il coniglio, ha... uh, detto di cercarla fra voi. »
    Aveva afferrato la mano che le stava passando sulla testa, e la teneva saldamente tirandola leggermente a se. Cercava di dire qualcosa, ma in modo confuso, le parole erano difficili da cogliere fra un singhiozzo e l'altro
    « Ha le mani bianche, sai? E... con lei c'è profumo di... fiori. Uuh. Io... »
    Si guardò intorno, cercando qualcosa. Puntò lo sguardo sulla piccola finestra, smise di piangere all'improvviso ed altrettanto improvvisamente si precipitò verso di essa , cercando di aprirla goffamente. Matamune sgranò gli occhi, preso alla sprovvista da quel velocissimo susseguirsi di emozioni. Intuì però cosa la bambina stava per fare, ed il tono allarmato della sua voce era dovuto all'altezza in cui si trovava lo studio di Dama Kalia.

    « Gawain-san! Presto, la fermi! »
    L'erede di Trisarma era il più vicino alla piccola finestra su cui si era precipitata la bambina, ma come questa riuscì ad aprirla vi si fiondò all'esterno come un fulmine, premendo le mani sullo stipite superiore ed issandosi con forza verso l'alto, sparendo oltre la soglia della finestra, dove c'era soltanto il vuoto. Se anche Tristan e Matamune avessero tentato di sporgersi, non avrebbero potuto vedere la sua sagoma, come se si fosse smaterializzata nel nulla.
    « E' caduta?! »
    Domandò lo spirito, chiedendo all'altro se almeno lui fosse in grado di vedere la bambina.


    Edited by Yom¡ - 1/6/2010, 19:42
     
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    Non ebbe tempo di replicare alla Dama, per rassicurarla sulle loro sorti, che subito notò uno strano cambiamento nella ragazzina.
    Pareva tremare, scuotersi nel corpo e nell'anima a seguito di un misterioso cambio di stato d'animo; l'aria innocente divenne più cupa, trasfigurandosi, tanto da paralizzare i presenti quando ella decise di correre in direzione della finestra e spalancarla, per poi gettarvisi.
    A nulla servì la richiesta dell'uomo-felino, parole che giunsero in ritardo al Fu Re, persino dopo il suo istintivo scatto verso la bambina-gatta. S'era mosso più per abitudine che altro, nel tentativo di salvarla da quella sorte auto-indotta.

    Quando s'affacciò anch'egli, seguito dal Nekomata, ebbe di che meravigliarsi.
    Nessuna traccia.


    «Santo cielo, ma che le è saltato in mente?!
    E dove è finita...?!»


    Non seppe come reagire, ancora confuso dalla rapida esecuzione degli eventi.
    Quell'avventura, pensò Tristan, iniziava davvero nel più bizzarro dei modi.

     
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    La Dama Azzurra stava seguendo con attenzione le spiegazioni che la voce quieta e solenne del Nekomata andava elargendogli sull’itinerario della missione che stavano partendo a compiere, quando -d’un tratto- un tremito e un singhiozzo provennero dal di sotto la mano bianca con cui la castellana seguitava a lasciare tocchi gentili sulla testolina della bimba albina, facendola trasalire per la sorpresa e calamitando immediatamente in basso l’attenzione delle iridi di zaffiro, proprio sulla piccola Miaka.

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    Il visetto pallido della bimba appariva stranamente paonazzo, il suo corpicino esile ed agile era scosso dai singulti tipici del pianto e -forse senza rendersene conto, forse nel tentativo di comunicare con gli adulti che aveva intorno-, si aggrappò alla mano della donna, tirandola un poco verso di sé, come a reclamare un’attenzione ancora maggiore di quella che le stava venendo riservata.
    Mentre la fronte dell’Alfiere si corrucciava nell’apoteosi della massima attenzione, la Chimera cominciò a parlare, articolando frasi apparentemente sconnesse, ma che -per sua esperienza coi bambini e con i folli- Kalia intuiva custodi di un qualche più importante e recondito significato nascosto.


    CITAZIONE (Yom¡ @ 1/6/2010, 01:54)
    « Aaah... I... Il coniglio, ha... uh, detto di cercarla fra voi.
    Ha le mani bianche, sai? E... con lei c'è profumo di... fiori. Uuh. Io...
    »

    « Eh? Aspetta... »

    Di colpo, tuttavia, la bambina albina aveva smesso di piangere: le aveva lasciato andare la mano, per gettarsi verso qualcosa che i suoi occhioni avevano catturato più in là -fuori dal campo visivo della Signora dell’Est- con uno scatto rapido e improvviso.
    Il tempo di seguirla con lo sguardo blu zaffiro, e Miaka si era immersa in una colluttazione con una delle finestre dell’osservatorio...


    CITAZIONE (Yom¡ @ 1/6/2010, 01:54)
    « Gawain-san! Presto, la fermi! E' caduta?! »

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 1/6/2010, 19:40)
    «Santo cielo, ma che le è saltato in mente?! E dove è finita...?!»

    La voce di Matamune e quella del Fu Re le giunsero da lontano, mentre -senza quasi rendersi ben conto del mondo attorno a lei- la fanciulla si precipitava a sua volta verso la finestra, trovando posto alle spalle dell’Erede di Trisarma e cercando di proiettare lo sguardo oltre la figura imponente di Tristan e i limiti dell’infisso, sollevando il volto nel vano tentativo di focalizzare in alto la sua attenzione.

    « Io... credo... Non... »
    esitando, con voce sottile e incerta, la Dama Azzurra parlò
    « Non si sarà arrampicata sul tetto...? C’è la Luna questa notte... »
     
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    Nekomata emise un suono curioso che poteva dirsi uno sbuffo seccato, i suoi occhi di un nocciola stregato si rivolsero in alto, verso lo spicchio di cielo che riusciva a intravedere oltre la soglia della finestra spalancata.

    « Tsk. Ancora non siamo partiti e già un imprevisto. Non è davvero di buon auspicio! »
    Si voltò, facendo drappeggiare la corta mantella e rimettendo il cappello da viaggio sul capo, aumentando il passo per guadagnare l'uscita.
    « Somma Kalia, le domando scusa se sono costretto a congedarmi in maniera tanto precipitosa. Gawain-san, credo che rincorrere una ragazzina per i tetti non sia un compito gradevole, e non ho il cuore di chiederle di aiutarmi anche in questo. Dato che domani ci attende un lungo viaggio verso sud, credo sia meglio congedarci qui affinché possiate riposare, se non ha niente in contrario domani l'attendo alle prime luci al cancello ovest della capitale. »
    Indugiò sulla porta, attendendo risposte e lanciando uno sguardo paziente ai suoi due interlocutori, mentre la sua mente vagava cercando di chiedersi dove fosse scappata quella strana ragazzina, ma anche sul perché gli era stato consigliato di tenerla con se, e di non allontanarla immediatamente dopo essersi reso conto che dai cancelli del clan Sorya, chissà come, l'aveva seguito fin su Endlos.
    Una persona aveva detto chiaramente che il destino di quella creaturina era destinato a incrociarsi con il suo, e perciò non sarebbe stato saggio forzare gli eventi. Adesso, però, Matamune era confuso giacché dopo mille anni ed una fiducia stoica coltivata con amore, ancora una volta era soggetto al timore per gli eventi futuri.
    Troppe incertezze. Troppi errori passati che temeva di veder ripetere ad altri.
    Ma forse anche questo è dovuto ai sensi di colpa.
    « Abbiate una buona serata. »
    Sfiorò le falde del cappello scuro, e preso congedo si avviò a passo rapido verso l'esterno...

     
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    Il Fu Re si trovava d'accordo col felino.
    Un'avventura iniziata decisamente in modo esuberante e poco auspicabile.
    Si sporse appena dalla finestra per poter osservare il tetto, ma l'unica vista che gli venne offerta fu quella di un cielo terso e per certi versi opprimente nella sua sconfinata estensione.
    L'animo caritatevole e abbacinante della Dama lo riportò nella stanza, dove lo sguardo del cavaliere vagava di rimbalzo fra la donna e l'uomo-gatto.


    «D'accordo.
    Abbiate cura di voi, Sir Matamune*


    Congedandolo con un leggero inchino, il Leone attese ancora qualche secondo nell'ufficio dell'Alfiere, conscio d'avere parole in sospeso nell'anticamera della sua anima.

    «Kalia, tornerò presto.
    Il mio cuore, dopo anni di dolore, ha trovato pace in queste terre, in questo Maniero.
    Nel mio peregrinare ho imparato poche cose e la più importante fra queste è quella di accettare la serenità, quando la si trova.»


    Sorrise, di un calore sincero che spaventò persino sè stesso.

    «Avrò cura di me, se lei farà altrettanto.
    A presto.»


    Ed esibendosi nuovamente in una pronunciata inclinazione in avanti del busto, Tristan si diresse verso le sue stanze per poter trovare riposo e raccogliere le forze.
    Lo aspettava qualcosa più grande di lui, l'alba del giorno successivo.

    SPOILER (click to view)
    *Tristan non conosce i tipici suffissi di onorificenza utilizzati nei paesi orientali, perciò è solito chiamare Sir. i personaggi di sesso maschile che incontra, in segno di rispetto.
     
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    Dopo aver convenuto che non fosse necessario recuperare Miaka dalla sua passeggiata sui terri, lo spirito del Nekomata prese signorilmente congedo dalla stanza, rinnovando a Kalia i suoi omaggi e a Tristan le coordinate del loro punto di ritrovo per la partenza dell’indomani; rimasti soli nella stanza, gli umani si concessero d’attardarsi per scambiarsi qualche parola ancora.

    CITAZIONE (Tristan Gawain @ 5/6/2010, 11:08)

    «Kalia, tornerò presto.
    Il mio cuore, dopo anni di dolore, ha trovato pace in queste terre, in questo Maniero.
    Nel mio peregrinare ho imparato poche cose e la più importante fra queste è quella di accettare la serenità, quando la si trova. Avrò cura di me, se lei farà altrettanto. A presto.»


    La voce profonda dell’Erede di Trisarma, le sue parole sagge, e il suo caldo sorriso ebbero il potere di restituire la calma anche alla stessa Dama Azzurra; aveva fiducia nel Leone e nella luce che vedeva -un poco per volta- tornare a splendere dentro di lui, quindi credé subito e fermamente nella sua promessa di fare ritorno... e, dopotutto, anche Miaka era una bambina piena di talenti, e sapeva senz’altro badare a se stessa. Doveva avere fiducia in loro e contenere l’apprensione.

    « Mi basta sapere che farete attenzione. »
    promise, circondando con le braccia quel suo alto, grande e grosso bambino
    « Sarò qui ad aspettarvi quando tornerete. »

    Liberandolo subito dopo, l’Alfiere gli sorrise gentile e rincuorante, rispondendo all’inchino del cavaliere con una lieve e aggraziata riverenza; poi, gli occhi di zaffiro ne seguirono i passi mentre l’uomo si lasciava lo studio alle spalle, abbandonando la cima all’obelisco.
    L’eco di passi si sciolse nel silenzio, e Kalia rimase sola sotto la volta delle stelle dell’osservatorio.
     
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    Matamune non riuscì a ritrovare Miaka, ma solo perché sbagliò posto dove cercarla. Pensando fosse fuggita sui tetti per scappare dalla stanza -avendo interpretato la fretta e la foga mostrata dalla bambina come desiderio di allontanarsi da lui, Kalia e Tristan-, si mosse per la via che dava verso la città allontanandosi dall'Obelisco degli Astri lungo i tetti più in basso.
    In realtà, Miaka non era né scappata via, né intendeva prendere le distanze dalle persone che erano con lei. Era perché non riusciva a spiegarsi a parole che era scoppiata a piangere, ed era per rimediare a quella mancanza che si era comportata in quel modo enigmatico.

    « Uuuh?? »
    Ricomparve così com'era scomparsa: senza alcun preavviso, affacciandosi dalla piccola finestra rimasta aperta. Aveva il visetto sporco di terra ed aveva rovinato l'abito verde acqua che Matamune le aveva fatto ricucire su modello di quello che aveva tanto tempo prima, quando era arrivata ai cancelli del clan Sorya. Doveva aver corso tantissimo, sfruttando al massimo le sue capacità feline per andare chissà dove e tornare in quel breve lasso di tempo. Aveva qualcosa nelle mani. Un piccolo mazzo di fiori di campo, di viole e campanule. Era fin troppo ovvio: era scappata apposta per prendere quei fiori e portarli fin lassù.
    Ansimante e rossa in viso per il gran correre, si avvicinò ancora un poco a Kalia con le orecchie da gattina premute sulla testolina color cenere e la coda bassa, gli occhi congestionati che si riempivano di nuovo di lacrime.

    « Ecco. Ecco, vedi? Profuma così. Lei, è così... vedi? Ed ha le mani bianche. »
    Tremava. Cercava le parole giuste per parlare, ma per lei non era affatto facile farlo. D'altronde era questo che ricordava: l'intenso profumo di fiori e mani bianche che le sfiorano la testa nel gesto di una carezza.
    « C... chiedo scusa, signora. Mi può aiutare? Lei... dov'è? »

     
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    CITAZIONE (Yom¡ @ 5/6/2010, 17:11)

    « Uuuh?? »


    Quel flebile verso, simile ad un tenero vagito di infante, richiamò all’istante l’attenzione degli occhi di zaffiro della Dama verso la finestrella oltre la quale la bimba-gatto era solo poc’anzi svanita; il visetto della bimba faceva capolino dal vano rimasto aperto sul tetro cielo notturno, e la sua pelle di solito diafana sembrava impiastricciata da qualcosa di scuro, che pure imbrattava il grazioso vestitino verde acqua.

    « Miaka...!? »
    esordì con la sorpresa nella voce, andandole incontro
    « Che cosa è successo...? Dov’eri scappata...? »

    Avvicinandosi, la Signora dell’Est riconobbe l’odore umido del terriccio, e lo sguardo le cadde sul semplice mazzolino di fiori di campo che la piccola chimera -paonazza in volto per lo sforzo- stringeva tra le manine delicate, mentre le orecchiucce basse e gli occhioni lucidi ancora tradivano tutta la sua agitazione.

    CITAZIONE (Yom¡ @ 5/6/2010, 17:11)

    « Ecco. Ecco, vedi? Profuma così. Lei, è così... vedi? Ed ha le mani bianche.
    C... chiedo scusa, signora. Mi può aiutare? <i>Lei
    ... dov'è? »


    « Sh...Sh... Sh... »

    La voce dolce di Kalia sibilò con gentilezza, imponendo il silenzio, mentre si inginocchiava sul pavimento, accanto alla bambina, e la circondava con le braccia perché si tranquillizzasse; la piccina tremava, e il fatto che non riuscisse ad esprimersi accresceva la sua frustrazione e il suo stato confusionale.

    « Ti aiuterò, Miaka... Ti aiuterò io... »
    promise, cullandola tra le braccia
    « ...devi solo... darmi un momento... Devi stare tranquilla... »

    Solo un momento, sì... Qualcosa le sarebbe venuto in mente.
     
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10 replies since 31/5/2010, 12:56   188 views
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