Perseguitata (dalla sfortuna)

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    Fremette per un terribile starnuto che la scosse da capo a piedi, spingendola a stringersi nelle braccia mentre l'acqua fredda continuava a caderle sulla testa e sugli abiti. Si riscosse di colpo, sbattendo le palpebre più volte cercando di capire dove fosse, che stesse facendo, perché era lì. Nel buio e nella confusione più totale agitò la mano come per scacciare un insetto per tentare di allontanare il flotto d'acqua che continuava a caderle addosso, prima di capire dopo un lungo istante che si trattava di una doccia e che bastava spostarsi di un passo.

    « Argh! »
    Lo fece e scivolò.
    Lanciò un urlo di panico e finì gambe all'aria battendo forte il sedere per terra mentre l'acqua continuava implacabile a caderle addosso. Rischiò di scoppiare davvero a piangere, vuoi per il dolore, vuoi per l'esasperazione di quella doccia non voluta che non ne voleva sapere di finire, vuoi perché non capiva dov'era e non ricordava come c'era finita.
    Rischiò di cadere di nuovo prima di riuscire a rimettersi in piedi, le docce erano scivolose e lei come se non bastasse portava scarpette da ginnastica consunte che non erano proprio adatte in quel momento. Riuscì ad aggrapparsi ad una protuberanza metallica sul muro bianco, e solo allora si rese conto che quello era un rubinetto e che bastava girarlo per far smettere quell'orribile e fastidioso getto d'acqua.

    Completamente suppa di acqua e impasticciata di tinta rossa mischiata ad acqua, con gli abiti sporchi e fradici in piena notte, scoppiò in un nuovo starnuto, rendendosi conto che di lì a poco avrebbe finito col prendersi un raffreddore di quelli epocali.

    « Ma dove sono?! »
    Non ricordava. Aveva vaghi ricordi di numerosi flash assurdi, ma niente di più.
    Trovò uno spogliatoio e si prese degli asciugamani senza troppi complimenti, ne passò uno grande sui capelli biondi e tolse le scarpe per non cadere di nuovo.
    Pensava solo a tornare a casa quando si ritrovò in una specie di cortile a piedi nudi e fradicia d'acqua, fra uno starnuto, un colpo di tosse ed un brivido di freddo. La primavera portava notti miti, ma di certo non faceva caldo e in quelle condizioni non era esattamente a suo agio in quel luogo sconosciuto.
    Casa... ma come cavolo era finita là dentro? Una persona normale sicuramente si sarebbe messa a chiedere aiuto, ma Evangeline non era una persona normale ed in quel momento era terrorizzata dall'idea di chi poteva abitare in quel posto. Quella era violazione di domicilio, e sapeva benissimo che ad Est era un reato come da qualsiasi altra parte del mondo. Chiunque fosse il proprietario di quel giardino, di quell'edificio e di quei bagni in cui si era intrufolata chissà come, dubitava potesse essere contento di vederla lì, in quel momento. Non ci pensava neanche a chiamare aiuto... piuttosto l'idea era quella di sgattaiolare via e di tornarsene in qualche modo alla propria casetta.

    Involontariamente si toccò una tasca e ne tirò fuori una piccola busta ridotta praticamente a carta da macero. Con un orribile presentimento, la aprì trovandoci dentro delle banconote ridotte a pappa colorata, ed un vistoso foro lì dove le monetine erano sfuggite.

    « Waaah!!! NO!!! »
    Buttando alle ortiche prudenza e tutto il resto, lanciò quel gridolino reso stridulo dalla situazione e dalla disperazione. Quella era la sua paga! La sua paga di un giorno di duro lavoro!! Si voltò e cominciò a guardare a terra cercando di ritrovarle, si chinò tentando di distinguere le monetine di metallo dai piccoli sassi, ben poco aiutata nell'impresa dalla tenue luce della luna.

     
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    Passeggiava come un angelo custode per i meandri del complesso di Miséricorde, scivolando silente e delicata sui suoi passi come un’impalpabile ombra protettrice mentre la fresca brezza della sera primaverile sospingeva la sua schiena, avvolta nel pastrano blu scuro, e faceva pigramente garrire le lunghe chiome, azzurre e leggere come i flutti dell’acqua corriva.
    La Dama che regnava sull’Est indugiò sulla soglia del dormitorio, rivolgendo un ultimo sguardo tenero e premuroso ai corridoi dell’edificio, quasi il suo augurio di una buona notte -appena bisbigliato a fior di labbra- potesse così raggiungere ciascuno dei piccini che vi abitavano per rinnovargli la speranza di un bel sogno, prima di superare il perimetro del portico e cominciare a percorrere il cortile interno,
    diretta all’uscita...


    « Waaah!!! NO!!! »

    L’urlo la fece sobbalzare, d’un tratto vigile, preoccupata e col cuore in gola, ma nonostante lo spavento, Lady Kalia si era già precipitata oltre l’angolo che la separava dalla fonte del grido; quello che si ritrovò davanti -o, per dovere di cronaca, contro cui per poco non andò a sbattere-, sotto la luce incerta della luna, aveva l’aria di essere forse una ragazzina: magrolina, bagnata fradicia, scalza... e pure malaticcia, a giudicare dagli starnuti, dai colpi di tosse e dai brividi che le squassavano il corpo in ordine sparso e con cadenza tutt’altro che regolare.
    Poi, qualcosa in lei -forse i suoi capelli biondi- parve illuminarla circa la sua identità.

    « Evangeline...!? »
    allibì, mentre già si sfilava la cappa per posarla sulle spalle della giovinetta
    « ...ma che cosa ti è successo? »
     
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    Gli occhi azzurri si posarono su di un riflesso a due passi da dove si trovava.
    Ah, una monetina di ferr...
    CITAZIONE

    « Evangeline...!? »


    « KYAH!!! »
    Sobbalzò, e per poco le monete che aveva raccolto
    con fatica non le caddero di nuovo.
    CITAZIONE

    « ...ma che cosa ti è succes... »


    « Non è come sembra, non è come sembra!!! Davvero!!! Non sto rubando niente!!!
    Non so neanche come ci sono finita qui. Mi sono cadute le monete che ho guadagnato, ma lavorando! Vado subito via. Non chiami le gua, uh?!
    »
    Tempo qualche secondo e registrò le parole di quella figura (che non erano state "ferma lì, non ti muovere, adesso sei nei guai" come aveva pensato inizialmente) e voltandosi mise a fuoco una figura che riconobbe.

    « TU!! »
    Disse in tono accusatore, puntando l'indice contro la donna, come se fosse un'arma. Poi si voltò repentinamente, starnutì con forza e cercò il resto del suo prezioso stipendio giornaliero lamentandosi con la voce ridotta ad un sussurro -ma non per questo meno udibile nel silenzio di Misericordie.
    « Tzk! Io dovevo capirlo subito che c'entravi qualcosa... »
    Ah! Una monetina d'acciaio!
     
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    « KYAH!!!
    Non è come sembra, non è come sembra!!! Davvero!!! Non sto rubando niente!!!

    Non so neanche come ci sono finita qui. Mi sono cadute le monete che ho guadagnato, ma lavorando! Vado subito via. Non chiami le gua, uh?!
    »

    La reazione della ragazzina bionda -dall’acuto urletto di esordio fino allo straparlare che subito dopo lo seguì a ruota, in cui le parole si riversavano fuori a cascata – rese fin troppo evidente alla Dama la realtà: doveva averla spaventata...

    « No. Evangeline. Tranquilla... »

    ...e subito sollevò le mani, rivolgendole i palmi aperti e inoffensivi e indietreggiando di un passo, come se potesse in quel modo trattenerne i timori assurdi e rassicurarla delle sue impressioni infondate.
    Tentativo inutile, naturalmente.

    « TU!! Tzk! Io dovevo capirlo subito che c'entravi qualcosa... »

    Precisamente.
    Quelle poche parole -in particolar modo quel singolo pronome sillabato con tutto l’astio e la diffidenza del mondo- e quell’indice accusatore erano né più ne meno quello che Kalia si era aspettata, e tuttavia anche stavolta la Dama Azzurra non riuscì sulle prime a replicare se non con un sospiro, profondo, stanco e un po’ mesto: per quanto cercasse di non infastidirla intromettendosi nella sua vita -pur sapendola ad arrabattarsi vivendo alla giornata in una modesta casetta nella zona del mercato-, ogni volta che si incontravano, quella ragazzina -a cui si era comunque affezionata- finiva sempre per imputarle la responsabilità di tutti i guai in cui la sua testardaggine e la sua mancanza di giudizio la gettavano.
    Insomma: Evangeline sembrava odiarla... e molto.

    « Beh... sì... Sai... »
    esitò facendosi perplessa, reclinando la testolina da una parte e chiedendosi cosa intendesse
    « ...siamo a Miséricorde: ho dato la buonanotte ai bambini, stavo tornando al maniero, e ho sentito un terribile urlo nel cortile; sono venuta a controllare, e... trovo una ragazza scalza, bagnata fradicia, scontrosa, e con un brutto principio di raffreddore.
    Ora: vuoi dirmi come mai stavi urlando? Che cosa ti è successo...? »
     
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    « Ora: vuoi dirmi come mai stavi urlando? Che cosa ti è successo...? »


    « Huuu~! Non lo so! »
    Ammise sconsolata, quasi scoppiando a piangere.
    « Ero uscita dal lavoro e stavo tornando a casa, e una tipa con un enorme robo gigante rosso e sanguinoso mi ha aggredita; poi è comparso un tipo che ha detto che era tutto normale, poi hanno cominciato a parlare e sono comparsi degli scheletri tipo banda di musicisti di jazz, col cilindro... »
    Gesticolò per descrivere le fattezze degli strani copricapi, come se fossero un dettaglio importantissimo di quella confusa ricostruzione.
    « Però il robo mi aveva pasticciato di sangue, e io mi sono ritrovata qui, non ricordo nemmeno di esserci arrivat... ETCHU'!!! »
    Starnutì vigorosamente, mugolando qualcosa a proposito delle sue monete mentre si riprendeva.
    Voleva dire a quella donna di guardare se per caso le mancavano un paio di mostriciattoli dalla collezione di peluche dell'orrore viventi, però le mancava il coraggio di apostrofarla con un'accusa diretta, anche se sotto-sotto avrebbe voluto farlo eccome!
    « Ultimamente ce l'hanno tutti con me. Prima quello stupido Nasone Verde, ora questa tipa che diventa un pipistrello rosa e i bambini inquietanti tipo shining che le corrono dietro. »
     
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    « Huuu~! Non lo so! Ero uscita dal lavoro e stavo tornando a casa, e una tipa con un enorme robo gigante rosso e sanguinoso mi ha aggredita; poi è comparso un tipo che ha detto che era tutto normale, poi hanno cominciato a parlare e sono comparsi degli scheletri tipo banda di musicisti di jazz, col cilindro... Però il robo mi aveva pasticciato di sangue, e io mi sono ritrovata qui, non ricordo nemmeno di esserci arrivat... ETCHU'!!! »

    La prima ipotesi che -al suono di quelle parole- si profilò nella mente della Dama Azzurra fu che la giovane avesse bevuto o fatto utilizzo di qualche altra misteriosa sostanza alterante, e un cipiglio di muto rimprovero e dolce preoccupazione indusse i lineamenti belli e nobili del suo viso eburneo a ridisegnare la sua espressione, fino a poc’anzi soltanto sbalordita.
    Clinicamente parlando, però, la biondina non sembrava avere alcun elemento tipico degli ubriachi: non aveva gli occhi lucidi o le pupille dilatate, non barcollava nei movimenti, e -vuoi per tutta l’acqua che grondava- non sembrava neppure avere addosso nemmeno un alone del tanfo di alcolici.

    Meglio così. Magari il delirio era dovuto soltanto a qualche linea di febbre, o a qualche brutto sogno.

    Uno starnuto interruppe il resoconto, e la Signora dell’Est tornò ad avanzare verso la ragazza, avvolgendola meglio la all’interno del proprio mantello -con cui già l’aveva immediatamente coperta poco prima- e passando poi a sfregare il palmo sulla stoffa all’altezza della schiena, per trasmetterle un po’ di calore e di conforto, pur sapendo perfettamente che lei non lo avrebbe gradito : non poteva farci niente, per quanto sgarbata e scorbutica, quella era pur sempre una bimba in difficoltà... e sembrava così afflitta...

    Non poteva certo abbandonarla a se stessa solo perché lei la odiava senza una ragione.

    « Forza, Evangeline... »

    Cercando di mantenere un tono neutro, la Dama la esortò con gentilezza, rimboccandole la mantella perché non prendesse altri spifferi e tirandole con gesti gentili il cappuccio della cappa sulla testa, per proteggere i capelli bagnati; prendendola delicatamente per le spalle, la sospinse verso l’ingresso.
    Sembrava davvero afflitta e sconsolata, e Kalia avrebbe voluto trovare modo di rincuorarla, ma sapeva anche che, mostrandosi più affettuosa di quanto la normale cortesia imponesse, l’avrebbe indispettita più che altro.


    « ...adesso entri un attimo, scegli un cambio asciutto da indossare, e mi fai dare una controllata a questo tuo raffreddore... »
    propose, aggiungendo subito dopo -per condizione- un molto rassicurante
    « ...così puoi tornartene a casa tua in una mezz’oretta al massimo. »

    « Ultimamente ce l'hanno tutti con me. Prima quello stupido Nasone Verde, ora questa tipa che diventa un pipistrello rosa e i bambini inquietanti tipo shining che le corrono dietro. »

    Qualcosa di quello che aveva appena udito la fece trasalire per la sorpresa, e la cosa era dovuta al fatto che -per quanto sconclusionate apparissero- quelle parole sembravano avere un senso, riportandole alla mente un volto familiare, un chiacchierata avuta sotto le stelle dell’Osservatorio di Reverie e una promessa che le era stata fatta.
    Effettivamente, a ben pensarci, non aveva avuto più notizie e aggiornamenti in merito: il giorno in cui era stato previsto l’arrivo del suo
    confratello erano sorti degli improvvisi disordini al mercato, e lei aveva dovuto dare udienza straordinaria ai commercianti che accusavano un sedicente ufficiale di Istvàn, e...
    Aspetta un momento...

    « Evangeline... »
    la voce le si era fatta più fredda e trasudava ora un’autorità che non ammetteva repliche
    « ...cos’è questa faccenda del “Nasone Verde”? »
     
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    « Evangeline...
    ...cos’è questa faccenda del “Nasone Verde”? »


    « Ma quello non c'entra niente con stasera! »
    Rispose distrattamente, un po' stizzita, badando più alle sue monete che alla donna. Aveva il terrore... anzi, no, aveva la certezza di averne smarrita qualcuna. Maledetta acqua...
    « C'è un tizio che mi perseguita senza che gli ho fatto niente. Basso, brutto, verde, col nasone. M'è anche entrato in casa senza permesso! Ha aperto i miei cassetti e frugato ovunque. Posso avere dei ricambi nuovi? Li riporto appena posso... »
    Prima di entrare al coperto, si lanciò un'ultima occhiata nostalgica alle spalle.« Credo di aver perso dei soldi. Mi sono caduti... Ehm, se per caso li ritrovate, potreste...? »
    Disse sconsolata. Poi, (non) lo sanno gli dei secondo quale filo logico, riprese il discorso iniziale.
    « Niente, quel tipo mi rompe da un po', non lo so perché, io non gli ho fatto niente. Però è losco, ha detto che mi dava dei soldi se lo seguivo e "lavoravo" per lui, allora io gli ho detto "ma lavorare cosa?", e lui non m'ha neanche saputo dire che razza di lavoro mi offriva, continuava solo a ripetere che mi dava dei soldi se andavo da lui! Allora l'ho cacciato. Quel cretino di Fra l'ha seguito, ma a me quello lì non mi frega. E' losco. Trama qualcosa. Nessuno fa mai niente per niente, figuriamoci dare soldi... »
    Strinse le mani sul ventre, con un'espressione cadaverica sul volto.
    « Mi fa male la pancia... »
     
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    CITAZIONE (Yom¡ @ 18/6/2010, 08:06)

    « Ma quello non c'entra niente con stasera!
    C'è un tizio che mi perseguita senza che gli ho fatto niente. Basso, brutto, verde, col nasone. M'è anche entrato in casa senza permesso! Ha aperto i miei cassetti e frugato ovunque. Posso avere dei ricambi nuovi? Li riporto appena posso...
    Credo di aver perso dei soldi. Mi sono caduti... Ehm, se per caso li ritrovate, potreste...?
    »


    La descrizione fisica fornita dalla piccola Evangeline corrispondeva in maniera più che calzante all’aspetto fisico del suo Settimo Fratello, ma sentire il resoconto delle sue azioni riuscì ad indignarla e riempirla di disappunto; ciò nonostante, la Dama Azzurra si ripromise di contenere le proprie reazioni, sforzandosi di sorridere, elargì qualche tocco gentile e rassicurante sulla testolina bionda della ragazzina.

    « Farò cercare le tue monete domattina e te le farò restituire, promesso; gli abiti asciutti -invece- puoi tenerli: considerali un compenso per queste informazioni... sono molto importanti perché possa prendere provvedimenti. »

    CITAZIONE (Yom¡ @ 18/6/2010, 08:06)

    « Niente, quel tipo mi rompe da un po', non lo so perché, io non gli ho fatto niente. Però è losco, ha detto che mi dava dei soldi se lo seguivo e "lavoravo" per lui, allora io gli ho detto "ma lavorare cosa?", e lui non m'ha neanche saputo dire che razza di lavoro mi offriva, continuava solo a ripetere che mi dava dei soldi se andavo da lui! Allora l'ho cacciato. Quel cretino di Fra l'ha seguito, ma a me quello lì non mi frega. E' losco. Trama qualcosa. Nessuno fa mai niente per niente, figuriamoci dare soldi... Mi fa male la pancia... » »


    La Signora dell’Est trasse un profondo sospiro, cercando con tutte le forze di calmarsi; sebbene risultasse parecchio difficile a farsi alla luce di quello che stava sentendo, era suo dovere concedere al Carro il beneficio di ogni ragionevole dubbio: almeno fino al momento del confronto con il diretto interessato, non avrebbe costruito pregiudizi sulle parole di Evangeline.

    « Sta tranquilla, cara... »
    mormorò, mentre varcavano la soglia dell’edificio
    « Adesso vediamo cosa possiamo fare per il dolore, il raffreddore e gli abiti...
    Poi vedrò di trovare il Signore col naso verde e chiarire questa faccenda. »


    Tuttavia, Raylek avrebbe dovuto fuor di dubbio spiegarle un po’ di cose:
    il motivo per cui aveva infranto la sua promessa, tanto per cominciare.
     
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