[CC] Arrivo dal sogno

Di come per le Essenze iniziò il loro vivere su Endlos

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  1. Yang01&Yin03
     
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    Allora la luce bianca oltre la porta si fece calda, ed i Guardiani vagarono neggl'ignoranza di queli luoghi luminosi, poi tutto divenne Mondo e prese forma e rumore: ecco banchi di un mercato ed un vociare confuso, ecco starde e cielo e sole; il mattino rideva ancora quando Yin e Yang percorsero il passaggio aperto da Kora qualche minuto prima. Che in quesi luoghi fosse anche Drusilia? Bisognava cercarla, e salvarla dal demone che la perseguitava. Eppure ora non possedevano quella forza, ed ogni volgia era spenta, ché la confusione molta e la perdizione in egual misura: dispersi erano, e né potevano ritornare indietro, né addentrasri in una realtà che non competeva ai Guardiani.

    Per prima cosa avrebebro cercato indicazioni, certezze o smentite.

    Ecco che la folla si aprì, spaventata da quella luce così improvvisa e forte, e nel mezzo si ergeva un corpo bianco, puro e radioso; a guardare bene la presenza, si poteva però notare una sopergenza sul fianco di quella: un nero busto, malvagio nell'aspetto e nel cuore; Primo e Terzo Guardiano erano giunti in una nuova realtà, fra gente straniera ed impaurita, meravigliata e stranita. Una radianza ed un'ombra, Ordine e Caos insieme per le vie di quel mercato, uniti eppure soli.

    Il bianco capo scrutava l'ambiente, ma tutti lì si ritenevano troppo occupati o troppo atterriti per avvicniarsi, chi si beava nella propria indifferenza, oppure chi commentava l'apparizione.
    Allora il candido ragazzo prese parola e, appellandosi alla folla indistinta più che a singoili passanti, chiese:

    -Perdonatemi...Che posto è questo? Credo di esseremi...perduto...-

    E la nera presenza, che dal fianco sporgeva aggiunse, infastidita e in foga:

    -Sbrigatevi a dare una rispota, confusa marmaglia di gente!
    Non abbiamo tutto il tempo di questo mondo!
    -

    Ma ancora nessuno si decideva a ripondere: certo risuonava bizzarro l'aspetto della creatura, così candida, composta e serena, e al contempo oscura ed irritata. Se solo sapessero chi davvero avevano di fronte, forse avrebbero avuto più celerità nell'aiutare i Guardiani...

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Inizialmente la folla vi osserva interdetta, e i sentimenti che leggete nei loro occhi sono molto variegati e contrastanti: vedete la sorpresa e la paura sui volti dei vecchi, presi alla sprovvista dalla vostra apparizione, leggete pura gioia nei bambini entusiasti, che non hanno mai assistito prima all’arrivo di Naufraghi Dimensionali, e verificate la supponente saccenza di quelli che -a mezza bocca- spiegano ai loro vicini che non c’è nulla da temere, perché di naufraghi ne arrivano continuamente, e sono innocui...! Forse...

    -Perdonatemi...Che posto è questo? Credo di esseremi...perduto...-

    -Sbrigatevi a dare una rispota, confusa marmaglia di gente!
    Non abbiamo tutto il tempo di questo mondo!
    -

    La voce cordiale di Yang e quella più laconica e sgarbata di Yin si rivolgono alla folla del mercato, che ora vi circonda e vi scruta come se foste l’ultima novità arrivata sul banco dell’emporio; per un attimo regna il più assoluto silenzio, ma poi il chiacchiericcio esplode, caotico e disordinato: tuttavia, ciò che ottiene in risposta ai vostri interrogativi sono solo una serie di tante repliche spezzate, che si amalgamano in una sola unica cacofonia dissonante e confusa, dove una parola copre l’altra senza che riusciate ad afferrare e venire a capo con certezza di quello che avete udito.

    Quando state per scoraggiarvi e disperare -o per andare in escandescenze-, il ciarlare si affievolisce facendosi più sommesso e rispettoso mentre la folla si fa da parte aprendo un corridoio per far passare un uomo alto e biondo, che arriva fino a voi lanciando occhiate dubbiose alla folla attorno e dietro di lui.
    Nell’esordire, i suoi occhi cerulei e limpidi come il cielo terso si appuntano con rassicurante gentilezza sul volto del Primo e con una certa guardinga perplessità sulla figura del Terzo.

    « Che cosa sta succedendo qui...? »
     
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  3. Yang01&Yin03
     
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    L'arrivo dei Guardiani parve uno schiocco di vento, rapido di folata e vibrante d'intensità. La porta di Kora s'era aperta su di un mercato, tra la folla agitata e spaurita e, pur fidandosi del potere e del cuore di lei, le Essenza ancora non avevano indovinato come, effettivamente, quel luogo potesse rappresentare un riparo e, più importante, un collegamento con Drusilia.

    Nel mentre, ecco che la gente s'era fatta attonita e silenziosa alle parole del Primo e del Terzo; nonostante non vi fosse potere infuso in queste, la reazione che suscitarono nella folla fu piuttosto piacevole, come se l'attenzione fosse stata canalizzata interamente sui Guardiani. Dopotutto, apparizioni così improvvise erano sì frequenti, ma mai simili alla loro, e per presenza e per modo.
    Allora la turba tutta esplose in un confuso chiacchiericcio,e nulla di ciò che parlava si comprendeva, spezzato com'era da altre voci ed altre opinioni, e questo non aiutava il già sofferente animo dei Guardiani; ma ecco che la moltitudine s'allargò, e da questa videro arrivare un giovane, bello nel volto, biondo e dagli occhi di cielo (simili al perfetto azzurro della Tempesta), e queste gemme andarono a posarsi delicate sul Bianco, e più sospette sul Nero.

    -Veniamo da un Mondo che non conosciamo, una terra che non so dire se sogno o reale, tanto era mistica. Siamo passati per una porta, apertaci da una bionda fanciulla...Kora è il suo nome, ma ancora ignoro perché siamo atterrati in questo posto...Disse di raggiungere il castello della Dama Azzurra...Ma non sappiamo quanto sia lontano questo sia...-

    Spiegò cortesemente la Pura Essenza allo straniero; certo non sapeva se questi potesse essere d'aiuto, ma il buon cuore di Yang gli vietava diffidenza e sospetto, ed ognuno era meritevole di ogni fiducia e verità. Ben diverso era per il Terzo, infastidito dalla codardia dei mortali e dalla superbia, se così poteva essere chiamata, del forestiero.

    -Abbiamo detto già troppo...Certe cose possono costare caro, e non voglio imprudenze sul mio cammino...Per tutto l'inferno! Ne ho abbastanza di questo posto e di queste stupidi cadaveri ambulanti! Se sai dov'è il castello accompagnaci, sennò sparisci..Ne ho fin sopra ai capelli di ospiti non graditi.-

    Il chiaro riferimento ad Aisiling non poteva essere colto da altri che non fossero lui stesso o la Tempesta e, pure che lo straniero venisse ad irarsi, poco importava al Fulmine: trovare Drusilia e spezzare quella sciacquetta rossa era tutto ciò che interessava all'Essenza.
    Dopo che il nigro busto terminò di rivolgersi al biondo uomo, il Primo intervenne prontamente, cercando di evitare un'eccessiva reazione di astio da parte del giovane nei loro confronti:

    -Perdoni l'irruenza del mio compagno...- e a quelle parole Yin volse gli occhi al cielo -...Con le sue parole voleva solo comunicare una grande fretta...Dobbiamo ritrovare una cara amica, e per farlo ci occorre raggiungere il castello...Se conosci il modo di arrivare lì, ti prego di appellarti al tuo buon cuore e di mostrarci la via...Non negare aiuto a degli stranieri deboli- Yin sgranò gli occhi -E confusi...Abbiamo davvero una grande paura in fondo al cuore, paura per la nostra amica...E trattenerci qui con la forza non farebbe altro che ridurre le possibilità che abbiamo di ritrovarla, sana e salva..Ti prego ancora..-

    Il Primo era radioso nel suo parlare, e sembrava che ogni male fosse scomparso dal mondo,e tanto dolce e mesto il suo sguardo di cielo, tanto garbate e sentite le parole pronunciate. Le bianche ali che some manto poggiavano sulle spalle del Guardiano rendevano la bianca figura uno spiraglio di Luce in un mondo triste e malvagio,e questa malvagità era espresse dagli occhi sanguigni e dal nero corpo del busto che sporgeva dalla bianca anca.
    Questi, allora, rientrò nel corpo e lasciò che solo l'aborrito capo uscisse fuori nuovamente, germinando dalla spalla destra di Yang, accanto alla testa di questo. Più strano da vedere, forse, ma molto più idoneo per muoversi lesti.

     
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    -Veniamo da un Mondo che non conosciamo, una terra che non so dire se sogno o reale, tanto era mistica. Siamo passati per una porta, apertaci da una bionda fanciulla...Kora è il suo nome, ma ancora ignoro perché siamo atterrati in questo posto...Disse di raggiungere il castello della Dama Azzurra...Ma non sappiamo quanto sia lontano questo sia...-

    -Abbiamo detto già troppo...Certe cose possono costare caro, e non voglio imprudenze sul mio cammino...Per tutto l'inferno! Ne ho abbastanza di questo posto e di questi stupidi cadaveri ambulanti! Se sai dov'è il castello accompagnaci, sennò sparisci..Ne ho fin sopra ai capelli di ospiti non graditi.-

    -Perdoni l'irruenza del mio compagno... Con le sue parole voleva solo comunicare una grande fretta...Dobbiamo ritrovare una cara amica, e per farlo ci occorre raggiungere il castello...Se conosci il modo di arrivare lì, ti prego di appellarti al tuo buon cuore e di mostrarci la via...Non negare aiuto a degli stranieri deboli e confusi...Abbiamo davvero una grande paura in fondo al cuore, paura per la nostra amica...E trattenerci qui con la forza non farebbe altro che ridurre le possibilità che abbiamo di ritrovarla, sana e salva..Ti prego ancora..-

    Alcune delle parole della creatura che gli stava di fronte catturarono subito la sua attenzione più di altre, e un’espressione sbigottita comparve sul volto dell’uomo biondo, facendolo trasalire per la sorpresa; chiunque fossero quelle due entità, sembravano avere una connessione con lui, e il fatto che avessero pronunciato il nome della Luna non rendeva più così casuale quel loro incontro.
    Per lui, che si ritrovava sempre coinvolto in coincidenze di cui poteva apparirgli chiaro il significato solo a “missione compiuta”, il fatto che -proprio quel giorno- si fosse recato al mercato di Epartis, e non invece al Campo di Addestramento, al Palazzo di Kalia, o a Fanedell insieme alla sua dama, già bastava al suo intuito per scorgere il segno di uno schema più grande e preciso...

    Immediatamente, in una reazione che obbediva puramente all’istinto, il Cacciatore si mosse rapido in avanti, verso le due Essenze che condividevano un unico corpo, posando una mano sulla loro spalla, in un gesto forse eccessivamente confidenziale, ma l’unico utile a stabilire un contatto quanto il più diretto possibile.


    « Non è questo il posto migliore per parlare... »
    gli occhi cerulei incatenati a quelli blu del Primo; la voce, seria
    « ...vi pregherei di seguirmi in un luogo meno affollato e tranquillo. »
     
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  5. Yang01&Yin03
     
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    Tra le molte parole della Tempesta, non vi era dubbio che qualcuna di queste avesse colpito lo straniero, a tal punto da proporre un luogo più sicuro, un luogo che fosse meno popolato. Quali delle parole, però, né Primo né Terzo seppero indovinare.
    Mentre ancora il biondo uomo teneva la mano sulla spalla di Yang, questi l'osservò di rimando,e solo per un cenno del capo diede consenso; un borbottio sommesso ed indefinito, invece, fu ciò che poteva definirsi un "sì" di Yin.

    -Guidaci dove meglio credi.-

    Un sorriso d'angelo ed un parlare dolce del Primo invero conclusero ogni risposta. Dove li volesse portare era loro ignoto, ma alla Tempesta non sarebbe importato: si fidava, e questo era sufficiente.
    Così, il bianco corpo rimase immobile, attendendo che lo sconosciuto si muovesse, per poterlo poi seguire.

     
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    -Guidaci dove meglio credi.-

    Nello sguardo ceruleo del Bianco Guardiano il Cacciatore scorse la fiducia, la comprensione e il consenso; quando poi ne udì le parole, il biondo ritrasse con garbo gli la mano dalla spalla, rivolgendogli una composta occhiata di scuse per lo slancio di illegittima confidenza avuta nei riguardi di quei singolari ospiti.

    « Sì... da questa parte... »
    esordì, voltandosi per far loro strada; poi si rivolse alla folla di curiosi
    « Gente di Istvàn, vi prego di tornare alle vostre attività:
    la situazione è sotto controllo e non c’è davvero nulla da vedere. »


    Con un po’ di riluttanza, alcuni con meno solerzia di altri, il capannello di disperse; le parole che erano risuonate al loro indirizzo erano pur sempre direttive uscite di bocca ad una delle più antiche autorità del posto: quell’uomo era stato Capitano delle Guardie di Istvàn e persona di fiducia della Dama Azzurra già da molti lustri prima, e molta di quella gente aveva visto in lui uno degli angeli protettori della città negli anni della loro fanciullezza e adolescenza... una sorta di remissività nei suoi riguardi aleggiava sempre nelle loro menti, radicata come lo resterebbe l’obbedienza ai propri genitori dai tempi dell’infanzia.

    Tuttavia, la maggior parte degli astanti -pur eliminando l’assembramento che faceva cerchio attorno a loro- rimase però nei paraggi, gettando di tanto in tanto occhiate furtive o studiatamente distratte nella direzione del biondo e dei naufraghi appena giunti da chissà quale dimensione.


    « Vogliate scusarli. »
    prese a parlare, mentre percorreva il viale lastricato nuovamente sgombro
    « La politica di integrazione della Signora di questi luoghi funziona molto bene, e la gente è spesso talmente espansiva ed accogliente con gli stranieri da sconfinare ingenuamente nell’invadenza... »

    Parlando pervennero all’ingresso di una locanda, il cui spiazzo antistante delimitava con basse e verdi siepi fiorite alcuni tavolini posti all’aperto; qui il giovanotto dai capelli biondi prese posto con naturalezza e disinvoltura, invitando i suoi ospiti a fare altrettanto con un cenno semplice e gentile della mano rivolto alla comoda seggiola libera, posta esattamente dirimpetto alla sua.
    A quell’ora l’affluenza era piuttosto scarsa, e nessuno li avrebbe uditi; certamente, alcuni dei curiosi di prima -giusto qualche bambino e qualche bighellone- passeggiavano ancora davanti alle vetrine dall’altra parte della via, ma senza avere il coraggio -o la sfacciataggine- di avvicinarsi di più, l’ospite reputò che il contenuto della loro conversazione potesse restare privato.


    « Temo di non essermi ancora presentato... »
    esordì, sorridendo incoraggiante e porgendo la destra al di sopra del tavolo
    « Il mio nome è Leon Belmont, ex-Capitano della Guardia Cittadina. »

    Distogliendo un momento lo sguardo ceruleo dal suo interlocutore, il biondo parve cercare qualcosa oltre una delle finestre che dava sull’interno; quando lo trovò, fece un cenno col capo in direzione dei Guardiani, per poi sollevare rapidamente la mancina che mostrava il dorso della mano con mignolo e pollice ripiegati contro il palmo - e indice, medio e anulare ben distesi.
    Subito dopo ripose le iridi color ghiaccio sui Guardiani.

    « La donna chiamata Kora... quella di cui avete parlato...
    Che aspetto aveva? »
     
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  7. Yang01&Yin03
     
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    Ora che la turba andava disperdendosi, parve che, mentre la Tempesta trovava maggiore serenità, il Fulmine si stesse spazientendo, perché da lì in poi ci sarebbe stata un lunga conversazione con il biondo straniero, ed ogni parola non avrebbe portato altro che sciagura: più si parlava, minori sarebbero state le possibilità di ritrovare Drusilia, e ancor meno quelle di vendicarla, uccidendo Aisiling.

    Così, più o meno giovialmente, il Primo si mosse dietro l'uomo e ne seguì la direzione, mentre ancora il nero capo solerte scrutava il Mondo dalla bianca spalla; entrarono in una locanda, e parve questa essere abbastanza discreta da poter conversare senza interruzioni, o disturbi di sorta: alcune delle persone, infatti, non volendo staccare gli occhi da un così raro avvenimento, avevano tentato di seguire il trio, fortunatamente senza riuscire a prenderli mai, ché sebbene andassero tranquilli, pure suscitavano un certo timore; timore che aveva vinto la curiosità.

    Allora il giovane si presentò, parlando di sé come dell'ex-capitano delle guardie cittadine, e disse di chiamarsi Leon Belmont. Quando poi, dopo aver distolto per un poco lo sguardo dai Guardiani, tornò a fissare l'azzurrità degli Primi occhi, ecco che domandò qualcosa circa l'aspetto di Kora; allo sbuffare del terzo, ed al suo volgere gli occhi al cielo (segno di mal sopportazione di quei lunghi fuori percorso) fece eco la bianca risposta di Yang:

    -Era delicata nel muoversi, e sembrava quasi essere un respiro di fresca neve, bianca nell'abito; aveva capelli d'oro ed occhi verdi, e se ne stava su di un prato a raccogliere rose. Infine, credo avesse un riflesso più scuro in sé, simile per bellezza ma dorata negli occhi e nera nell'abito.-

    Persino nel parlare di ricordi dolorosi, il Guardiano sorrideva e non tesseva trame di sconforto, ma un'ombra di tristezza strisciava sotto le parole, perché ricordare le presenze del giardino era ricordare la scomparsa dell'amica; poi, quasi preso da una maggiore preoccupazione, divertita forse, ecco che fece anche lui una modesta presentazione: la cortesia va mantenuta, ma le urgenze non permettevano troppi discorsi.

    -Io sono Feng Yang Leng, e la testa accanto a me è Huo Yin Lei; ma credo che che potremo essere ricordati solo come Yin e Yang...Sai, noi eravamo membri dell'Accademia che Kora un tempo dirigeva, prima di sparire...-

    Il buon cuore, e la tendenza a straparlare di Yang ora avevano raggiunto l'apice per la nera Essenza, la quale decise infine di intervenire, facendo apparire il proprio corpo, dalla vita in su, dal ventre del Primo, cosicché potesse guardare in faccia Leon:

    -Senti. Non siamo qui a prendere un tè o a parlare in allegria come vecchi amici. Non mi interessa se conosci Kora o se conosci ogni cosa che cammini sulla terra. O ci dici dove cazzo possiamo trovare il castello della Dama Azzurra, oppure ci lasci cercarlo per conto nostro. Ma non voglio sprecare il mio tempo.-

    Concluse, sbattendo le nere mani sul tavolo, in segno d'autoritaria imposizione. Era innegabile quanto poco diplomatico fosse Yin, ma quella volta Yang non replicò, e pure la sua espressione sorpresa e apologetica verso Leon, lasciava trasparire un tacito consenso alle intenzioni della nera fiamma.

     
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    La nera testa -che appariva di troppo su quel corpo dalle fattezze umane- ribadì una volta di più la sua insofferenza, sbuffando rumorosamente e rivolgendo al cielo gli occhi cremisi, ma il Paladino rimase quietamente in attesa; dal momento che -nonostante i suoi picchi di caparbietà e le sue intemperanze- era sempre stato un uomo sostanzialmente posato e paziente, ignorò gli atteggiamenti del Terzo, e prestò maggior attenzione alle parole del Primo.

    -Era delicata nel muoversi, e sembrava quasi essere un respiro di fresca neve, bianca nell'abito; aveva capelli d'oro ed occhi verdi, e se ne stava su di un prato a raccogliere rose. Infine, credo avesse un riflesso più scuro in sé, simile per bellezza ma dorata negli occhi e nera nell'abito.-

    Nella fanciulla che l’algido giovane aveva ritratto a parole, Leon riconobbe l’effige della Luna: il suo volto pallido e dolce, luminoso e benevolo... e la sua faccia in ombra: tetra, folle, capricciosa e crudele.
    La Bianca Principessa dei Folli e la Bestia del Sangue dagli Occhi d’Oro.
    Questo confermava il sospetto iniziale: quella creatura aveva attraversato le inesistenti, oniriche terre della Corte.

    -Io sono Feng Yang Leng, e la testa accanto a me è Huo Yin Lei; ma credo che potremo essere ricordati solo come Yin e Yang...Sai, noi eravamo membri dell'Accademia che Kora un tempo dirigeva, prima di sparire...-

    Al nuovo eco della voce del suo ospite, il biondo si riscosse dai suoi pensieri, e assentì prontamente senza però afferrare completamente il senso di ciò che aveva udito: conosceva la Luna, quel che era, quel che aveva fatto e quel che le era successo, ma non aveva mai appreso -o comunque non ricordava- quei suoi trascorsi da istruttrice nei mondi che si era lasciata alle spalle.

    « Beh: sono onorato di fare la vostra conoscenza, Yang... »
    esordì, rivolgendo un cenno del capo al Primo e poi replicandolo per il Terzo
    « ...e Yin... »

    -Senti. Non siamo qui a prendere un tè o a parlare in allegria come vecchi amici. Non mi interessa se conosci Kora o se conosci ogni cosa che cammini sulla terra. O ci dici dove cazzo possiamo trovare il castello della Dama Azzurra, oppure ci lasci cercarlo per conto nostro. Ma non voglio sprecare il mio tempo.-

    Le rudi parole proferitegli dritte in faccia dall’impaziente Guardiano interruppero i convenevoli che il Sole stava operando secondo tutti i crismi della situazione, e lo spinsero ad arcuare dubbiosamente un sopracciglio, fissando quell’ospite scortese e rumoroso con una non celata perplessità; d’istinto, la prima reazione a quelle sgarbate sollecitazioni fu il levarsi dell’indice destro, avvolto -come il resto della mano- nel guanto di cuoio, verso il cielo.

    « Veramente... Il castello è proprio lì... »

    Verso il cielo... e verso il monumentale maniero realizzato in pietra grigio-azzurra i cui torrioni spiccavano tra l’azzurra volta dell’empireo, ben visibili da ogni parte della città.
     
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  9. Yang01&Yin03
     
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    Livido in volto, scuro nel cuore e nella atroce vergogna, il terzo si rabbuiò oltremodo, e se solo avesse potuto avrebbe incenerito ogni cosa guardava; come poteva essere così cieco e sconsiderato? Forse che l'insana sua ira si stava smorzando, facendo dell'Essenza una vulnerabile larva? Digrignando i denti acuminati, il nigro corpo sparì entro la pura Tempesta, soffiando e sibilando veleni e maledizioni, che solo il pensiero dei Yang avrebbero potuto comprendere giacché all'altrui orecchie queste erano apparse come sussurri indistinti.
    Ora, scomparsa che fu la sgradita presenza, il Bianco apparve più sollevato; non che il terzo gli recava fastidio (ormai non più), piuttosto avrebbe condotto una conversazione all'insegna d'una delicata e nivea parlantina.

    -Bene.-

    Sorrise, splendendo nel pallido volto sotto la chioma di neve brillante come diamante; pareva, infatti, che l'ombra fosse passata oltre, nel cuore come nel corpo.

    -Leon, ora non lasciarci annegare nello sconforto e fidati del bianco che porto, perché il mio animo indossa lo stesso colore. Conducici dalla Dama, così da liberarti dal peso d'essere una guida od una scorta per noi stanchi viaggiatori.-

    Concluse infine la Gelida Essenza, radiosa persino nella più macabra disperazione, poiché essa è una luce che giammai può spegnersi, e anche il pessimo male ai suoi occhi diviene tenera burla.

     
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    Rabbuiandosi per la risposta ricevuta, la testa corvina del Terzo Guardiano tornò mestamente ad inabissarsi nel corpo, borbottando il suo scontento con lemmi inintelligibili, che il biondo Paladino non intese.
    Rimasto solo con il più amichevole Signore della Tempesta, in apparenza tanto sollevato dal ritiro di quella sua tetra appendice da schiudere le labbra in uno splendido sorriso,
    Leon prestò ascolto alle parole del suo ospite.


    -Bene. Leon, ora non lasciarci annegare nello sconforto e fidati del bianco che porto, perché il mio animo indossa lo stesso colore. Conducici dalla Dama,
    così da liberarti dal peso d'essere una guida od una scorta per noi stanchi viaggiatori.
    -

    Il Cavaliere gli sorrise a sua volta, con fare rassicurante, e fu pronto nel rispondergli.

    « Non ho motivo di dubitare di Voi, se è la Luna che vi manda. »
    replicò, posando la mano guantata sul tavolo e issandosi in piedi
    « Vi scorterò con gioia al cospetto della Dama Azzurra: lei è la Signora di queste Terre,
    e senz’altro saprà come aiutarvi a ritrovare la vostra amica... »

    si liberò dal tavolo e col capo mosse un cenno al suo interlocutore
    « Devo chiedervi, ancora una volta, di seguirmi. »
     
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  11. Yang01&Yin03
     
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    Ora, più che per la prontezza di risposta da parte di Leon, il Bianco Guardiano s'avvide d'essere più disteso per una certa sicurezza che in cuor suo andava nascendo: Drusilia sarebbe stata raggiunta e salvata, e ogni incubo spazzato via.
    Ecco che s'alzò, come dolce aquila fra le nebbie dei monti, e s'inchinò al cuore della Guardia, unica luce nella tenebra dell'incertezza:

    -Già una prima accettai la tua guida, e ora lo confermo: qualunque scala percorrerai noi ti saremo dietro, qualunque via sceglierai la seguiremo, purché infine giungeremo al cospetto della Signora dell'Est.-

    Ora, pure che il tempo e il dolore avessero sbiadito il candore di Yang, questi s'era oltremodo sforzato nel mostralo, e non nel cuore (che pure restava pressoché intonso), bensì nello splendere dell'abito e del corpo tutto.
    Attendendo una risposta da Leon, parve che il Primo si fosse rilassato, beandosi d'una sicurezza nuova e appena scoperta.
    Tuttavia con il bene giunge il male a far da compagno: nella mente del Primo, infatti, il Terzo cominciava a pregustare la forza ricevuta dalla separazione con la Tempesta, e già andava seminando discordia e veleni nelle proprie nere speranze.

     
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    -Già una prima volta accettai la tua guida, e ora lo confermo:
    qualunque scala percorrerai noi ti saremo dietro, qualunque via sceglierai la seguiremo,
    purché infine giungeremo al cospetto della Signora dell'Est.
    -

    « Cercherò di farvi ricevere immediatamente dalla Dama. »
    promise, mentre si voltava per far strada

    Poi si incamminarono alla volta del castello azzurro
    che -come un’aquila dal suo nido- dominava dall’alto la città.
     
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