[Quest] La Foresta Maledetta

Atto III [CC]

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    Viaggiatore dei Mondi

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    La fosforescenza mistica di una barriera magica ha disegnato intorno a voi i confini evanescenti di una cupola eterea; ricopre un’area circolare piuttosto vasta, grande abbastanza da poter contenere bestione serpentiforme e radura annessa; concentrati com’eravate nella pugna per la sopravvivenza non ve ne siete accorti prima, e così non sapreste dire da quanto tempo quella gabbia è sorta.
    Vi accorgete della sua presenza solo quando non è più possibile ignorarla... quando cioè un’enorme massa d’acqua (lo tsunami evocato dalla Seconda Guardiana) rimbalza contro una di quelle pareti inconsistenti, investendo ogni cosa con un’epica onda di ritorno.

    A sorpresa, ora che i suoi spauracchi sono stati spazzati via, è proprio l’animale ferito che avete aiutato e salvato a muoversi per ricambiarvi il favore; riscuotendosi dalla sua immobilità atterrita, non avete quasi modo di vedere ad occhio nudo la rapidità aggraziata, elegante e sinuosa, con cui le sue spire si muovono ondeggiando, per racchiudervi in un abbraccio protettivo che vi lascia al buio per lunghi istanti in cui percepite soltanto il rumore dello scroscio dell’acqua tutto intorno senza sentirne il fluire sulla vostra pelle.

    Quando il bestione solleva il testone che vi ha fatto da tetto, la luce vi irrora e qualche grossa stilla d’acqua vi raggiunge, mentre vi ritrovate al centro di uno spiazzo erboso, di non più di una decina di metri di diametro, reso molliccio dal liquido che lo ha investito e che sta rapidamente penetrando nel terreno, abbassando il livello di quella innaturale marea; siete tutti riuniti, o quasi: Armand dalla sbarazzina zazzera di fuoco, la Guardiana Yoe, il nano Thorrik, il giovane Sasha, il pelle-verde Raylek dal lungo naso. Tutti umidicci e più o meno stanchi, ma se non altro ancora vivi.
    Dopo aver scambiato un’occhiata intensa, saggia e piena di gratitudine con il giovane ragazzo fulvo a cui deve la sua guarigione, l’animale svolge le sue spire per restituirvi al mondo silvestre della foresta di Fanedell, e allora i vostri occhi sono in grado di vedere la selva mondata e purificata...

    Un movimento, l’improvviso garrire nel vento di un pesante drappo di stoffa, cattura la vostra attenzione, ma ben presto potete tornare ad acquietarvi -chi più chi meno- nel riconoscere la figura del Capo dei Ranger, e subito notate che la fiera donna elfo ha l’aria piuttosto trasandata: i suoi capelli biondi gocciolano da sotto il cappuccio levato sul viso, fradici per l’acqua che deve averla investita collateralmente, e il suo mantello è tagliato in più punti come se avesse avuto recenti incontri ravvicinati con le appassionate effusioni di lame di spada, nonché sporco di macchie di sangue e terra; anche il suo fianco destro, che la fa zoppicare un po’ quando avanza a passo lento e fiero verso di voi, sembra raccontare di una pugna piuttosto concitata: la casacca è segnata da un alone più scuro e ancora fresco, e anche le strisce di tessuto che deve avervi stretto attorno in un bendaggio di fortuna si sono inzuppate di rosso.

    « Felice di vedervi ancora vivi.
    Temevo il peggio, ma vedo che ve la siete cavata piuttosto bene. »


    Vi saluta con voce ferma e austera, scevra di convenevoli, mentre si porta la mano destra a tamponare la ferita: intravedete una smorfia di dolore sul suo volto pallido, ma non si lamenta, né non sembra farci troppo caso, sebbene il respiro ansante vi fa capire che non debba essersele andata più leggera che a voi; semplicemente -potete indovinare- è troppo orgogliosa per concedersi di mostrare cedimenti.

    « Questo credo sia tuo... »
    dice a Yoe, tendendo la mancina che regge l’arco della Guardiana nella stretta del guanto
    « Il vostro amico in rosso -Dante, mi pare- è stato recuperato dai miei; lo stanno già riportando in città insieme alle galline, e per noi sarà meglio... »

    La voce si smorza in gola e si spegne,e il penzolare delle falde del suo copricapo vi fa capire che ha voltato il capo; il sguardo saetta verso un punto davanti a voi, e seguendolo vi trovate a contemplare una strana scena: la donna con la frusta e in piedi ad una dozzina di metri da voi, bagnata fradicia dalla testa ai piedi -le piume del suo cappello hanno un’aria ben misera adesso- e scarmigliata, ma apparentemente incolume... al contrario delle sue due orride creature, buttate a terra come pelli prive di sostanza -sgonfi come palloncini sformati-, o del suo servitore, riverso al suolo con il cranio spappolato e il corpo segnato dai danni che voi stessi gli avete inferto.

    Nemmeno l’uomo dai lunghi capelli bianchi e lisci, contro cui la domatrice sta inveendo piuttosto acidamente, sembra essere fresco di forze... sebbene i bei lineamenti del suo viso non esprimono altro che calma e distacco: ha gli occhi nascosti da una maschera che lo benda completamente, e diversi graffi rossi e schizzi rappresi fanno mostra sul volto; il petto nudo è segnato da cicatrici vecchie e nuove, la spalla destra reca ancora affiorante dalla carne la punta spezzata di una freccia, e dai due cinturoni che porta incrociati in vita -sopra i pantaloni sgargianti che costituiscono il suo solo vestiario- pendono diversi coltelli da lancio, alcuni mancanti.

    « ...quindi non ti impicciare mai più nelle mie battute di caccia! »
    bercia, piazzandoglisi dirimpetto e fissando torvamente lo sguardo ambrato là dove -forse- la benda nasconde gli occhi del suo interlocutore
    « E tu? »
    inquisisce indignata, superando l’albino per rivolgersi al corpo esanime del suo servo
    « Inutile ammasso di carne! »
    tuona, abbattendo il tacco dello stivale sulla testa maciullata dello slave « Chi ti ha dato il permesso di startene lì morto? »

    E se lo sconcerto per tanta insensibile e capricciosa cattiveria non vi suscita un brivido di repulsa, decisamente vi strappa un sussulto di sorpresa sentire dapprima un gemito sollevarsi dal cadavere, seguito poi da una voce vibrante di sordido piacere che articola scuse supplichevoli all’indirizzo della sua padrona... e il vostro affezionato sodomita non sta pregando perché gli venga risparmiata una punizione, ma sembra invece bensì spasimare perché gli venga concessa.

    « Più tardi. »
    è la risposta della donna; quelle due parole e un’altra pedata
    « Alzati: torniamo alla base. »

    La voce femminile dispone e comanda,
    mentre con suoni macabri dal suo corpo sfatto, lo schiavo si rimette in piedi
    e l’uomo albino già vi volge per andarsene.

    « Il mio nome è Ozma, piccoli vermi. Ricordatevelo... »
    e vi sorride beffarda, come chi sa di avere comunque l’ultima parola assicurata
    « Mi avete messo i bastoni tra le ruote e ce l’avete fatta, stavolta...
    ...ma non potete fare niente per la sorpresina che ho lasciato alle Sorgenti. »


    La circense ha finalmente un nome.
    Ora getta indietro la testa e ride, con arroganza, dopodiché -con una rapidità che la rende solo una macchia di colore sfuocata ai vostri occhi- lei e i suoi compagni si dileguano,
    gettandosi tra gli alberi e sparendo nel folto cuore della foresta...

    Straight to the Point
    Ed eccoci all'ultima parte; fate il punto della situazione e la vostra reazione agli eventi.
    Scadenza: martedì 13 luglio
     
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  2. Shui Yoe Tu
     
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    La forza del mare è grande, e pure nel tranquillo andare delle onde questo non deve essere considerato un mero spettacolo: ogni cosa, infatti, che Terra e Acqua hanno generato è intrisa del più terribile potere delle cose, ed ogni capriccio può divenire mortale sentenza.
    Avvenne, allora, che il battito d'ali d'oceano coprisse ogni infido nemico, e non vi fu maggior punizione dell'essere umiliati dalla Signora, proprio Colei che tutti avevano dimenticato; il piccolo Armand trovò conforto fra un groviglio di spine, e l'onda non ne colpì il tenero corpo.
    Tutto scomparve sotto il potere della Seconda, che mai prima d'allora aveva trovato realizzazione in quei luoghi: ora, però, ogni pianta ed ogni creatura ostile aveva saggiato l'innaturale distruttività, e ben credette, la Signora, d'aver ammansito la malvagità che nel bosco strisciava.

    Prima d'ogni altro pensiero, ecco che la massa d'acqua collise contro un'eterea cupola d'energia, sorta precedentemente e della cui esistenza nessuno si era reso consapevole: chi, allora, aveva potuto ingabbiare Fanedell? Come aveva osato porre limiti alla foresta? Se fu per evitare che la lordura ne uscisse, allora sia benedetta la barriera; se, al contrario, per cingere a Guardiana e chiunque altro in una trappola, cada ogni maledizione nota alla storia, ché nessuno ha questo potere su di Lei o sui Suoi figli.
    Ebbene, come si diceva, l'onda della Guardiana urtò la barriera e tornò indietro, potente e grande nell'ira e frustrazione in essa soffiate, eppure questa non travolse nessuno dei presenti, poiché la serpe, ora curata, ripagò il proprio debito, e si fece cupola nella cupola e tutti vennero risparmiati (sebbene, come si crede noto, la Guardiana avrebbe preferito farsi baciare dalla Sua stessa acqua).
    Quando anche la bestia scioglie le spire, ecco che tutto il bosco appare pulito e santo, ogni nefandezza lavata dall'Essenza, e questa benedisse in cuor suo tutto il bosco per aver ricevuto e bevuto la santa acqua, cosicché ogni pianta sarebbe cresciuta su quella terra, si sarebbe sollevata fiera e bella, sempre avrebbe cantato la gloria della sua Signora.

    Nel vento, allora, corse una stoffa e tutti si voltarono, permettendo ai loro occhi di riconoscere il capo di quelli che, precedentemente, salvarono la Guardiana e gli altri dalla furia della serpe corrotta. Ella appariva stanca, e pure che parlasse fiera, ferite sul suo corpo la tradivano, ma l'orgoglio è una forte medicina, questo è noto (sebbene troppo si muti in veleno).
    Ecco che avvenne ciò che più Yoe sperava, la maggiore benedizione per un Guardiano indebolito dall'avversa esistenza: la fiera donna, capo di quei giovani, tese la mano alla Seconda: in questa vi era il prezioso arco e la faretra, salvati dalle sporche mani della sgualdrina avvelenatrice.
    Vi fu grande gaudio, e le poche parole del Fiore non bastarono ad esprimere quanto fosse grata alla donna:

    -Tu sia benedetta, e sia benedetto il tuo corpo e la tua mente. La Tua Signora giammai dimentica, e verrà il giorno in cui ricompenserò il tuo gesto.-

    Uno sguardo materno ed un sorriso rasserenante ed irreale, superbi nel verde bosco che li circondava, e che sublime si dipingeva sul corpo dell'eterna.
    Ma poi, ecco che la donna voltò il capo, e tutti ne seguirono l'esempio, e videro un infausto spettacolo: lei, l'odiosa sciacquetta se ne stava sciatta e fradicia fra le sue bestie stramazzate al suolo; accanto a queste, l'essere in catene che aveva attaccato gli altri, riverso in una morte atroce, dilaniato nel cranio e brutalmente ferito.
    In ultimo, un uomo malconcio e mascherato subiva le ire della domatrice.
    Ecco che questa si rivolse al cadavere, calciandone la testa rotta con il tacco, disapprovando la sua condotta (ovvero giacere morto); allora questo si riprese e gemette scuse e suppliche, ma invece di desiderare salvezza, quello chiedeva punizione. Che sciocca donna! Mi avrà rispetto, perché ella per prima non sa darne, non cogliendo il frutto d'ogni sua creatura. Eppure il copro di quello, che così prontamente si animò, ben volentieri fece gola alla Guardiana, che credeva d'aver trovato qualcosa di interessante da vedere, divertendosi quasi nell'osservare la sudicia pezzente sconfitta ed umiliata atteggiarsi ancora a potente; quando quella si presentò come Ozma e rise dei presenti, ben più forte rise la Guardiana quella scena, e nel suo ridere era rumore d'acqua e canto d'uccelli, ed in mezzo un caldo veleno.
    Solo quando la tronfia megera nominò le sorgenti ed accennò a qualcosa che in esse aveva operato, ecco la Guardiana rabbuiarsi; mentre questa imbraccia l'arco e tende una freccia, ecco i nemici sparire fra gli alberi, stupidi nella loro palese umiliazione.

    Quando tutto tacque, ecco che Yoe prese parola, più sicura ora,e più felice:

    -Miei amati figli, non per voi fu l'acqua che attraversò questo bosco, e ancora mi dolgo per aver costretto il dolce Armand a subire per primo tale punizione.
    Eppure, come vedete, ora il bosco è stato mondato, e fui io stessa a spazzarne via la lordura maggiore, e di ciò me ne compiaccio.
    -

    Il suo sguardo si fece più ammaliante ed il tono suadente, e carezzandosi il volto col dorso delle dita sottili e belle, continuò, rivolgendosi ora anche all'altra donna:

    -Cosa avete appreso da quegli sciocchi superbi? Ho bisogno di saperlo. Ora che la foresta respira di nuovo, estirperò l'amaro veleno di Ozma anche dalle Sorgenti, perché come la Terra, allo stesso modo l'Acqua mi è assai cara e mi compone: i torti a questa fatti sono tori fatti a me, e nessuno mai potrà dichiarare d'aver vinto su Shui Yoe Tu, Seconda Guardiana e Fiore dell'Oceano.-

    Fiera del suo discorso e dei suoi atti, l'eccelsa donna tacque ed attese che ognuno parlasse per proprio conto. Più di tutto, però, era l'amore per aver riabbracciato Lylanthir a renderla nuovamente forte e sicura.



    CITAZIONE
    Status Fisico: Ottimale

    Status Psicologico: Estremamete soddisfatta nell'aver sparso il proprio potere per la foresta con il risultato d'aver abbattuto tutti i suoi nemici; esageratamente felice nell'aver riabbracciato la propria arma, sebbene non su questo si è canalizzato il parlare di Lei.

    Energie rimaste: 50%

    Passiva in uso:

    SPOILER (click to view)

    Gloria della Terra

    "Perché la Terra è grande e forte sopporta il dilaniarsi del Mondo sotto i colpi di coloro che lo ignorano e non vogliono uniformarsi al Disegno; troppo nobile è l'uso di un'arma per quelli che nobiltà non riconoscono nei Guardiani; spesso la nuda carne è balsamo assai migliore di arcane magie ed ancestrali attrezzi..."

    L'Essenza porta nel Secondo Vascello la solidità della terra su cui tutti vivono e muoiono, consentendo alla Seconda una maggiore resistenza e forza nel copro. (Forza +25%, Resistenza +25%)


     
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  3. Raylek
     
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    Erano successe un sacco di cose, lì attorno, ma se qualcuno avesse chiesto a Raylek di raccontarle, quello avrebbe fatto più o meno un mezzo sogghigno schifato.

    E non tanto perchè non era stato attento all'evolversi degli eventi, no, ma quanto più perchè ogni istante lo stava vivendo osservandolo da dietro la lente affumicata dell'ira che ancora lo pervadeva nel profondo, sebbene mitigata dalla stanchezza ed intaccata dal naturale senso di autoconservazione di ogni vivente.

    Bhe, sì, anche i goblin sotto sotto non sono tutti dei pazzi suicidi.
    Ehi, l'ho detto : non tutti! Alcuni però sì..


    Il sodomita che viene definitivamente abbattuto - definitivamente.. ma vaffanculo! -, l'onda marina, la bestia che fa loro da scudo.
    E poi l'arrivo del Capo dei Ranger, anticipato nelle sue orecchie dal tocco familiare del campanello d'argento nel più profondo della sua anima : la Risonanza.

    Il goblin concentrò tutto se stesso nell'atto di respirare, anche mentre, al limite del suo campo visivo, una donna che lui non conosceva - assolutamente spregevole, gli bastò un istante solo per farsi di lei quest'idea - obbligava quelli che evidentemente erano servi in suo potere a seguirla altrove.
    Persino l'ammasso di carne macinata che era stato il ragazzetto sodomita si rialzò.
    Raylek decise di non pensarci. Si impose di non farlo. Era certo che ne sarebbe andato della sua sanità mentale, altrimenti.

    Raylek solo dopo un lungo, lunghissimo momento si diede il permesso di sospirare, svuotandosi completamente i polmoni per sostituire l'aria pregna di ira che sentiva di trattenere dentro con altra più fresca, vitale e leggere.
    Il vento di Fanedell attorno a loro profumava di muschio ed erba dopo un temporale estivo.

    Non diede peso alle parole della giovane elfa che stava accanto a lui a meno di un tiro di sanno, ma non tanto per scortesia. Ancora non riusciva a focalizzare la sua attenzione in modo giusto, e il fiume di parole che usciva dalle labbra di quella sembrava incessante.
    Difficile da navigare per uno che è appena riemerso da un oceano di problemi personali.

    Si limitò ad annuire senza scopo.
    Volevano andare alla Sorgente? - sì, qualcuno gli sembrava avesse parlato di una sorgente - allora ci sarebbe andato pure lui.
    Volevano fare altro? No problemo, pure lui ci sarebbe stato..

    Nemmeno si era accorto del nano che gli sedeva a fianco.

    Devo ringraziarti, biondino..
    fu l'unica cosa che disse all'indirizzo di Sasha.
    ..e se è possibile, vorrei aver tempo per parlare con te, Capo dei Ranger.
    rivolse all'elfo incappucciato uno sguardo penetrante.

     
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    ~ White

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    Scagliato a terra come se fosse un ramoscello. SCAGLIATO A TERRA COME SE FOSSE UN RAMOSCELLO!!! Quale affronto, quale onta per Thorrik figlio di Thorrek di Karag Dum, Thane del clan Krag! Mentre si dibatteva per rialzarsi col peso dell'armatura che lo teneva inchiodato al terreno lanciò bestemmie e improperi sufficienti a far scuotere tanto gli dei benevoli nei cieli tanto quelli maligni nella terra, quasi fosse sua intenzione presentare rimostranza a tutto il pantheon nanico per ottenere vendetta.

    « Comunque conta come mio, gambelunghe!! »
    Sbraitò all'indirizzo dell'umano dai capelli biondi che aveva osato ribadire un concetto
    esplicitato in maniera fin troppo chiara dal martello d'arme Ghalril.
    « Non osare anche solo pensare di aver fatto più del superfluo! Ah, pensate a fare il vostro dovere, per Grugni, non mettete becco nelle faccende già risolte da chi è più capace di voi! »
    Si stava ancora lamentando con voce alta e tonante che non si rese nemmeno lontanamente conto del muro d'acqua che l'aveva circondato, ed ora come uno tsunami si riversava sulla sua posizione, aggiungendo l'onta di un bagno fuori programma alla già pessima ferita nell'orgoglio d'essere stato scagliato via come un fruscello.

    « Maledetti! Sput! Sia dannata la vostra progenie e la progenie della vostra progenie!!! »
    I nani odiano l'acqua. C'erano diversi motivi se hanno ottenuto il dominio sulla pietra in epoche remote, e non è un caso che quei pochi nani che diventano marinai vengono presi per pazzi.
    ... A meno che non lo facciano per l'oro.
    ... Sì, dopotutto per l'oro si può fare anche qualche pazzia.
    Solo che Thorrik era bagnato fradicio e non vedeva nemmeno una pagliuzza d'oro, dannazione!! Ed ora aveva un terribile bisogno di sfogarsi con qualcuno a portata di mano e la cui morte potesse dargli soddisfazione almeno quanto schiantare il cranio dell'essere che aveva provocato quel maremoto.
    Ignorò stoicamente la ricomparsa del vigliacco e traditore recchieappunta, scuotendo il capo e mormorando trafile di termini in khazalid.

    « Tieni la tua felicità per te, elfo. La cosa non è reciproca. »
    Disse Thorrik alzandosi e fissando il goblin al suo fianco, riferendosi al fatto che il ranger s'era detto felice di rivederli. Il ghigno del dawi, però, indicava che ben altro genere di felicità lo attendeva.
    « Vieni qua, schifoso grobo! »
    Sbraitò sollevando martello e scudo. Ghalril era volata dritta nelle sue mani dopo aver adempiuto al suo dovere, ed ora bramava l'icore nera degli odiati pelleverde. Thorrik sputò a terra e sbatté l'arma sul gromril del suo scudo in cenno di sfida.
    « Adesso non ci sono più né serpi né scocciatori a salvarti la buccia. Prega i tuoi dei, se ne hai, o meglio ancora taci e crepa in silenzio. »

    Poi però accadde l'improbabile. Si fecero avanti altre due figure, che per un istante Thorrik scambiò per vili elfi e che poi riconobbe come sciocchi umani.
    Di questi, una in particolare vestita come un saltimbanco da quattro soldi berciò qualcosa di incomprensibile, che il nano catalogò come inutili sciocchezze di una razza che non mostrava meriti dall'epoca delle tribolazioni ad oggi e che quel giorno, ancora una volta, dette al Thane buoni motivi per disprezzarli.
    Quando però vide l'umano maschio dal cranio spappolato rialzarsi palesando la sua ovvia natura nonmorta, una vampata d'ira soffocò ogni altro pensiero.

    « Azul vi maledica, dannata feccia nonmorta!! VENITE QUI!!! »
    Disse serio e feroce. La stanchezza non è contemplata quando si è un nano, e del tutto insensibile a spossatezza e quant'altro, il dawi si lanciò senza pensarci due volte all'inseguimento di quelle figure dannate. Odiava gli alberi, ma se è negli alberi che il nemico si dilegua, allora è negli alberi che Thorrik figlio di Thorrek lo inseguirà. Pagheranno anche lo scotto di aver avuto l'ardire di costringere un nano fra la boscaglia, quei dannati!

     
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    Keyblade-Master


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    Corri, salta, para, schiva e attacca - uccidere gli Heartless era questo: niente pensieri e niente distrazioni, solo la lotta. Lì, ora e adesso... beh, gli serviva il suo tempo per capire bene che era successo.
    Una cosa però doveva dirla.

    « Di nulla. » rispose un po' ansimante, al goblin.
    Il resto poteva aspettare.
     
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    Fu uno sguardo dolce, caloroso e complice, quello che si scambiarono Armand e la creatura, le cui spire avevano protetto la radura dalla furia selvaggia dell’acqua. Mentre si avvicinava al corpo per carezzarne le volute sinuose, colse di sfuggita la presenza degli altri, tutti vivi e più o meno in forze; gli parve anche di riconoscere il pelleverde incontrato una manciata di ore prima, ma non ebbe le forze per concentrarsi di più su quel dettaglio. Restò stordito nella sua immobilità, e notò con un distacco innaturale che tutti gli altri, invece, si stavano riattivando, a dispetto della stanchezza e delle ferite, ancora pieni dell’adrenalina che –probabilmente – aveva salvato loro la vita.
    Lui invece, si sentiva svuotato.

    Era spossato come il cielo dopo un temporale estivo: limpido, pulito, quasi più leggero; ma in qualche modo esausto, e privo del suo arcobaleno.
    Perché la sua casa era sempre più lontana, e non poteva fare niente per evitare quello che sembrava un castigo senza appello.
    Dover restare lì, ma per quanto ancora?
    L’idea di scivolare silenzioso tra le fronde e scappare altrove non gli sembrò più così assurda, e anzi lo allettava sventolando le sue promesse come un demonio tentatore.
    Si accasciò sul corpo della bestia, affondandovi il viso e abbandonando definitivamente qualsiasi presa sulla rabbia folle che aveva; ora poteva vedere il cielo di un blu crudo e l’erba imperlata, e sentire il suo odore acidulo e pregno, acre come di vino, che per un attimo gli ricordò l’afrore dell’uva fermentata, o quello del grano mietuto.

    Strinse forte gli occhi e si aggrappò all’animale un’ultima volta, come a spremere via ogni impressione dalla testa e dal cuore, in un succo più amaro della cicuta; escluse tutti per un istante che gli parve il paradiso, ma poi la voce improvvisa del Capo ranger lo rituffò nel presente, e il dolore alla schiena risalì pulsando nelle vene in una coltellata dilatata all’infinito, che lo lasciò senza fiato.

    Armand si concentrò sulle contrazioni accelerate del torace e riagguantò il suo respiro; non era più pesante e ovattato, perché il ragazzino aveva voltato il capo, e ora fissava i presenti con gli occhi sbarrati e un’espressione stranita da bestiolina diffidente.
    Quando poi lo sguardo verde si posò sull’elfa incappucciata, il piccolo si fece cogitabondo per lunghi attimi, svelando appena l’atavica saggezza – innocente e fragile, e altrettanto distante – del suo viso di fanciullo.
    Aveva abbandonato il rifugio certo della fiera, e si era avvicinato alla Ranger, che stava restituendo l’arco alla sua consimile; le testa era in fiamme e pulsava del suo stesso sangue, e il ragazzino non volle far altro che concentrarsi sul fianco ferito della donna, troppo esausto per pensare anche agli altri.

    E lo era così tanto che neppure reagì all’apparizione di Ozma e del suo manipolo, lasciando che le minacce di quella scivolassero addosso come acqua sulla pelle, e che dell’acqua avevano la medesima inconsistenza sbiadita.
    Yoe, invece, sembrava molto più sicura –addirittura rinvigorita – da quando era tornata in possesso della sua arma, ma del discorso che fece non colse che un dettaglio (forse l’unico che la sua mente accettasse di elaborare in quel momento): era lei ad aver fatto la maggior parte del lavoro, qui.
    Che fosse un inetto, del resto, l’aveva sempre saputo, e subito riconobbe la sensazione come familiare, ma quello che non afferrava era il perché si fosse lasciato coinvolgere in tutto questo; avrebbe dovuto fare come Will gli aveva insegnato: i problemi bisogna lasciarli agli altri, ché tanto non si è mai abbastanza bravi o intelligenti per risolverli da sé... non quelli come loro, almeno.

    Quando la circense se ne andò – e il nano al suo inseguimento – Armand mise da parte le elucubrazioni e tornò a dedicarsi alla ferita della donna; poiché sembrava facile all’obiezione e tutt’altro che un tipo ubbidiente, preferì cautelarsi anzitempo.


    “La Vostra è una brutta ferita; lasciate che me ne occupi io; in queste condizioni non potreste mai accompagnarci alla…uhm…”
    Cercò di richiamare alla memoria il luogo citato dal loro nemico pochi attimi prima

    “…alla Sorgente, si.”

    Sperò tanto che Sylvanas accettasse: non solo avrebbe fatto il suo dovere, ma avrebbe anche evitato discorsi inutili.
    E che proprio non aveva voglia di fare.
     
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    -Tu sia benedetta, e sia benedetto il tuo corpo e la tua mente.
    La Tua Signora giammai dimentica, e verrà il giorno in cui ricompenserò il tuo gesto.
    -

    « Ordinaria amministrazione, Signora. »

    Il Leader dei Ranger rispose all’elogio della Guardiana rivolgendole uno sguardo intenso ma fugace insieme con un breve e conciso accenno del capo incappucciato, coronato di capelli d’oro, accompagnando al gesto poche schive parole che sottolineavano la sua indole pragmatica e orgogliosa, ma non vanagloriosa.

    Sebbene l’attenzione di Sylvanas fosse stata poi rapita altrove dalla comparsa dei nemici, di nuovo i suoi occhi tornarono ad appuntarsi su Yoe -con un certo sconcerto- nell’udirla ridere così sguaiatamente in faccia al loro comune nemico, prima che questa le si rivolgesse direttamente.


    -Cosa avete appreso da quegli sciocchi superbi? Ho bisogno di saperlo. Ora che la foresta respira di nuovo, estirperò l'amaro veleno di Ozma anche dalle Sorgenti, perché come la Terra, allo stesso modo l'Acqua mi è assai cara e mi compone: i torti a questa fatti sono torti fatti a me, e nessuno mai potrà dichiarare d'aver vinto su Shui Yoe Tu, Seconda Guardiana e Fiore dell'Oceano.-

    « Nella concitazione della battaglia non ho avuto modo di interrogare gli invasori come avrei voluto, ma poiché siete riusciti nell’impresa di salvare il Faery Wurm sono certa che nessuno meglio di lui saprà mostrarci cosa è accaduto e perché... »

    ..e se è possibile, vorrei aver tempo per parlare con te, Capo dei Ranger.

    La donna-elfo tacque, appuntando gli occhi verdi sul goblin, ignorando gli schiamazzi cacofonici del Nano e muovendo solo un cenno di assenso -rigido e severo- col capo, prima di pronunciare qualche parola di accompagnamento all’indirizzo del fratello.

    « Va bene. Ma la Sorgente ha la priorità: da essa trae nutrimento tutto il bosco;
    intaccarla vuol dire estendere i danni ben oltre il raggio in cui ci è possibile contenerli. »


    Così dicendo, la Ranger fece per voltarsi e raggiungere Thorrik -che si era gettato con furore nella foresta- per metterglisi alla testa, e per poco non inciampò nel ragazzino dalla ribelle zazzera rossa, che si era avvicinato senza che se ne avvedesse -con l’aggraziata leggerezza di un soffio di vento- e che ora la fissava coi grandi occhi verdi come lo smeraldo.

    “La Vostra è una brutta ferita; lasciate che me ne occupi io; in queste condizioni non potreste mai accompagnarci alla…uhm…alla Sorgente, si.”

    Dal di sotto della falda del Cappuccio, l’elfa trasalì, a disagio per quello sguardo innocente che l’inchiodava peggio della minaccia di un coltello: sentiva una strana sensazione vicino a quella creatura, ma -pur non sapendosela spiegare- sapeva perfettamente che il suo dovere le imponeva di muoversi e di farlo in fretta; abbozzando un sorriso conciliante, tentò di barattare un accordo migliore.

    « E se raggiungessimo la Sorgente e -una volta controllato che ogni cosa sia in ordine- ci dedicassimo alle ferite? »



    Thorrik: Sei il solo che -per il momento- si è allontanato per inseguire i circensi, e sei quindi l’ultimo che li vede sparire oltre la barriera magica che ti si para davanti in mezzo agli alberi... traslucida e iridescente come un miraggio, tanto che non la noti fino al momento in cui non rimbalzi all’indietro -gambe all’aria!- urtandoci contro, trovandoti respinto da quella diavoleria magica che ti blocca il passo.

     
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    « Cani! Vigliacchi! Vi schianterà quelle gambelunghe che vi ritrovate, così la prossima volta dovrete correre sulle mani per sfuggirmi!! »
    I nani non sono fatti per la corsa campestre, questo è risaputo e fin troppo chiaro a chiunque. Stoici e disciplinati, i nani di solito non inseguono il nemico in battaglia, formano una fila ordinata e non avanzano e non arretrano di un passo rispetto ai compagni. Ma quella non era una battaglia, e che Thorrik sia dannato se dei grobi e dei recchieppuntite sono suoi compagni! Ah, avrebbe stretto le sue mani sui colli grufolanti di quei due individui ed avrebbe stretto finché non avrebbe guardato i loro occhi uscire dalle orbite! Quei cani hanno avuto il vantaggio di una distanza, altrimenti se fossero partiti alla pari, nonostante la sua veneranda età Thorrik avrebbe potuto mostrar loro quanto i nani siano temibili sulle brevi distanze! Avrebbe schiantato i loro crani nel tempo che un barbacorta impiega per tirare la sua prima boccata da una pipa!!

    Nella foresta risuonò il botto fragoroso ed il suono che caratterizza il maglio del fabbro quando si schianta sull'incudine. Thorrik cadde all'indietro e sbatté sulla schiena gambe all'aria, gli occhi sgranati e l'elmo conficcato nella carne per la violenza dell'impatto. Grugnì rialzandosi con foga, stringendo il martello a due mani e voltandosi qua e là in cerca di eventuali spettatori.

    « Non mi sono fatto niente, accidenti a voi!!! »
    Gridò indemoniato, certo che dietro quei cespugli o fra quegli alberi qualche recchieappunta stava ridendo sotto i baffi. Gli mostrò Ghalril in segno di sfida, iracondo.
    « L'ho fatto apposta!!! Una testata è quanto di più adatto per testare la solidità di un muro! »
    E grugnendo e sputando a terra dovette render conto che di un muro si trattava, una diavoleria magica vomitata da chissà quale inferno, e che Grimnir possa maledire il vigliacco che l'ha evocata.
    Vi tirò una manata con il pugno guantato di metallo, poi vi oppose una violenta spallata senza risultato. Emise un altro grugnito sprezzante e mosse il collo facendo schioccare le vecchie ossa. No: quella era stregoneria, ed un barbalunga non ha bisogno che qualcuno gli faccia notare che una semplice spallata non può abbatterla. Lui le sapeva queste cose, sapeva bene come funziona in questi casi, e d'altronde chi meglio di un nano poteva fronteggiare un simile ostacolo? Un elfo vigliacco o uno sciocco umano potevano pensare di aggirarlo, o magari salire su uno di quegli alberi per scavalcarlo, ma Grugni gli è testimone se un vero nano proverà mai ad aggirare un ostacolo!!!

    I nani non aggirano un bel niente.
    I nani ci passano attraverso, per gli dei!

    Alzò il martello d'arme e con un grido gonfiò i muscoli sferrando una poderosa martellata. Le rune di Ghalril erano quiete ma fremevano per la pugna quanto lui, mentre colpiva ancora, e ancora.
    Come tutti i nani anche Thorrik, da giovane, si era fatto tentare dall'oro. Aveva passato un decennio a scavare nelle miniere in cerca del prezioso minerale da usare per aprire la sua bottega, e con il suo fedele piccone aveva inciso rocce ben più dure di quella miserabile barriera.
    « Ve lo faccio vedere io di che pasta sono fatti i nani! »
    E così dicendo colpì ancora, finché la foresta stessa non avrebbe tremato.

     
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  9. Raylek
     
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    La quiete dopo la tempesta.. o la quiete prima di una nuova tempesta.
    Il problema, la maggior parte delle volte, è più o meno sempre quello.

    Avevano appena finito di evitare di essere spiaccicati da un wyrn completamente impazzito, ed ecco che già si stavano buttando a pesce in una nuova, pericolosissima avventura..
    ..ma era quella la vita che si erano scelti, no? Avessero gradito le comodità, sarebbero rimasti a casa fin dal principio.

    All'assenso dell'elfa per la sua richiesta di colloquio il goblin aveva risposto con un altrettanto formale e composto inchino, lasciando appena che un sogghigno gli comparisse in volto.
    Niente sarcasmo, era solo felice.

    Andiamo, biondo.
    Il lavoro per dama Kalia non è ancora finito.


    Aveva ammiccato all'indirizzo del suo giovane compagno Sasha, non prima di aver considerato come - grazie agli dei - il nano si fosse dileguato tra bofonchi e schiamazzi di ogni genere, delicato come solo una marmitta in cui ribolle pasta e fagioli possa esserlo.
    Senza offesa per i nani.. alcuni lui li apprezzava pure, non era certo razzista.. è solo che quel nano in particolare, tutto boria e barba, gli ricordava così schifosamente i nipoti del suo compianto maestro che se avesse avuto lo stomaco pieno e meno faccende da fare avrebbe sicuramente vomitato.

    Il pelleverde trasse un lungo, lunghissimo sospiro, osservando sottecchi, prima di mettersi in marcia, il ragazzetto rosso che si era proposto di rattoppare le ferite alla ranger.
    Ora era abbastanza sicuro che era lo stesso soldo di cacio che aveva conosciuto sul divanetto della sala da the di sua sorella.
    Lo stesso che Leon si era dato tanta pena per tenere lontano da Fanedell.

    E quel pirletta ci si era reinfilato dritto di testa..

    ..pfui. Bamboccio.
    Alla fine di tutto quel circo l'avrebbe riportato a Kalia, certo. Trascinandolo per tutta la strada per un orecchio.
    Magari imparava a non darsela a gambe mai più..

    In attesa che la guardiaboschi della Dama Azzurra dettasse il suo passo, Raylek si mise in attesa, controllando i punti in cui la divisa gli si era strappata e quelli in cui la carne aveva fatto la stessa fine della divisa.
    La gamba faceva male.. ma i mali, nella vita, sono decisamente altro.

     
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    Keyblade-Master


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    Si stava riprendendo... più o meno. Strano notò sorpreso, credevo che dopo quanto avevo visto non mi sarebbe più successo.
    Sorpresa: era ancora capace di rimanere imbambolato come un cretino.
    ...
    ...merda.


    « Quella te la devi fasciare, prima. » disse all'improvviso, notando la ferita alla gamba. Prima che il 'goblin' potesse replicare si alzò la cappa oscura e strappò una striscia di tessuto dalla maglietta che indossava sotto, poi si chinò e la legò con fare pratico sulla ferita. Non era la prima volta che lo faceva, anche se era la prima in cui il ferito non era lui... era strano, a ben pensarci, ma lui non stette tanto a pensarci. Le ferite erano abbastanza profonde ma piccole, probabilmente il risultato degli spuntoni lanciati dal tizio, e il tampone avrebbe dovuto funzionare. Certo non un lavoro perfetto, ma avrebbe fermato la perdita di sangue per un po' e gli avrebbe permesso di camminare.
    Le sue ferite - ovviamente - le ignorò.

    « Ora andiamo a prendere i cattivi. » disse, sorridendo e rialzandosi.
     
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  11. Shui Yoe Tu
     
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    Così, pure che i motivi fossero molteplici, e a detta di Yoe alcuni persino poco significativi, ognuno dei presenti desiderava cacciare Ozma e i suoi schiavi dal Bosco e dalla Sorgente. Era la Guardiana forse l'unica ad avere a cuore il benessere di Fanedell e di Shea senza che qualcuno le avesse comandato aiuto: invero gli altri operavano per giustizia, e altri ancora per cause che all'Eterna poco interessavano, ma Lei sola operava per il bene della Natura. La donna elfo, capo dei guardiani dei boschi accompagnava con l'intenzione il movente di Yoe, e forse l'amore per la terra che cresce e le acqua che scorrono erano proprie della razza cui un tempo anch'Ella apparteneva.

    All'appello uno ancora mancava, e certo non era Dante, quell'ingorda bestia che per poco non ferì l'Eccelsa creatura; era invece il nano, sempre pronto a lanciarsi fra le braccia della morte,e di questo la Guardiana assai ne rideva, ché il pensiero per uno della sua gente era lontano ed oscuro come la terra lo è per le grandi aquile:

    -Thorrik lascia che la sua arma pensi per suo conto, e molti di loro sono feriti e stanchi.-

    Si rivolse all'elfo comandante, per il quale la Natura provava una certa riconoscenza, anzi quella era grande e veramente giustificata,e una buona azione merita la giusta ricompensa:

    -Concedimi di partire, sola con un drappello dei tuoi sottoposti, e libererò la Sorgente dal male di quella cagna. Non lasciare che gli altri rallentino la nostra marcia, perché l'Acqua soffre allo stesso modo del Bosco, e non merita trattamento inferiore. Armand ha curato la serpe, e forse può sanare persino il veleno di Ozma, ma io sono l'unica che ha forze sufficienti a tutelare quella piccola e rossa creaturina.-

    Dopo aver espresso il proprio parere, ecco che il Santo corpo si mosse verso la barriera, compiendo qualche passo verso gli alberi, e lì arrestandosi.
    Tese allora il nero arco e vi inserì una delle frecce, sussurrando parola di gaudio e coraggio, come se l'arma si fosse impigrita dal lungo letargo, trascorso fra la perdizione e le mani della strega superba.
    Ecco che la freccia venne scagliata, e nello smeraldo in punta si poteva scorgere un bagliore, una nera stella contro un cielo ostile.. La traiettoria era la barriera, e chissà che, con il potere di Lylanthir, questa non potesse essere infranta: se un solo foro l'arma sarebbe riuscita a fare, ben presto la Guardiana avrebbe tempestato la gabbia magica con ogni dardo nella faretra appena riconquistata.



    SPOILER (click to view)

    Lylanthir (Cascata di Fiori)

    "Nata tra terra e mare, Lylanthir tutto domina: essa è insieme bene e male e fende tenebra e luce allo stesso modo. Le bestie e gli uomini tutti si piegano al suo volere, giacché questa tutto amministra tra le ere mortali..."

    Brilla lo smeraldo che sul nero legno di questo fiero arco è incastonato e che tutto lo percorre con disegni di foglie e onde. La faretra di 15 frecce similmente è decorata e le munizioni brillano di un legno dai riflessi verdi e neri. Più di tutto, però, brilla la punta di ogni freccia dello smeraldo più puro. Se grande è la fama di Lylanthir per la sua congenita bellezza, trema il Mondo nell'osservare il potere che ne sgorga a fiotti: qualunque freccia o corpo che possa essere scoccato riceve la capacità di passare attraverso ciò che è libero dalla materia, che in molti lidi è definito etereo, recando anche danno se eterea è una creatura da questi attraversata.


    Caratteristiche:

    Lunghezza dell'arco: 1,5 metri
    Gittata: dai 20 ai 30 metri
    Capacità: ciò che viene scoccato dall'arco diventa capace di attraversare l'etereo, comprendente le magie, siano esse di attacco o di difesa e i corpi spirituali in genere, ai quali le frecce arrecano danno.



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    Wild Irish Rose

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    « E se raggiungessimo la Sorgente e -una volta controllato che ogni cosa sia in ordine- ci dedicassimo alle ferite? »

    Il Rosso la studiò con occhi pregni di concentrazione - frammista a una preoccupazione che non era in grado di celare nel fondo degli occhi verdi -, valutando la proposta come un mercante incallito, in cerca di un modo per strappare una contrattazione più favorevole alle condizioni di salute della sua interlocutrice.

    « Va bene. Ma se riterrò che avrete bisogno di cure immediate, allora non accetterò ulteriori scuse.. la salute innanzitutto! »

    Ancorò gli occhi benevoli e accorati a quelli della donna, ben determinato a non abbandonare il suo fianco per motivo alcuno; non sapeva quanto fosse distante la sorgente, e la salute del Capo Ranger si sarebbe potuta aggravare in qualsiasi momento: era suo dovere vegliare su di lei.
    Per questo motivo - con una naturalezza istintiva, dettata dal suo animo gentile e dal senso di responsabilità che lo caratterizzava - prese nella sua la mano - più grande e più forte - di lei, e solo una volta che si ritenne padrone della situazione si permise di rivolgere l'attenzione alla consimile dell'Elfa e alle sue parole


    -Concedimi di partire, sola con un drappello dei tuoi sottoposti, e libererò la Sorgente dal male di quella cagna. Non lasciare che gli altri rallentino la nostra marcia, perché l'Acqua soffre allo stesso modo del Bosco, e non merita trattamento inferiore. Armand ha curato la serpe, e forse può sanare persino il veleno di Ozma, ma io sono l'unica che ha forze sufficienti a tutelare quella piccola e rossa creaturina.-

    « Oh, bella signora, non si deve preoccupare per me; lei è molto gentile, ma io so badare a me stesso. »

    E accompagnò le parole con un moto deciso del capo coronato di rosso, ben determinato a sottolineare le sue capacità e la sua indipendenza: avrebbe mostrato ben presto di che pasta era fatto.
    E non era quella delle focaccine, nossignore.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    « Va bene. Ma se riterrò che avrete bisogno di cure immediate, allora non accetterò ulteriori scuse.. la salute innanzitutto! »

    La donna elfo dai capelli biondi annuisce -strano a dirsi- un po’ intimidita dal cipiglio autoritario del giovane dai capelli rossi: ha senza battere ciglio affrontato mostri e brutture -e anche un combattimento molto impegnativo recentemente-, ma si ritrova piuttosto interdetta dalla laconicità con cui Armand ha disposto della, cosa con una fermezza che non ammette repliche e con una accorata preoccupazione che non merita di essere elusa; rinsaldò la stretta della destra sulla manina con cui lui l’aveva catturata, e abbozzò un sorriso. Era una questione d’onore.

    Andiamo, biondo. Il lavoro per dama Kalia non è ancora finito.
    « Quella te la devi fasciare, prima. »

    Da poca distanza giungono le voci del ragazzino dai capelli d’oro e del goblin dal lungo naso, che si scambiano qualche parola mentre provvedono alla bell’e meglio a tamponare le loro ferite prima di rimettersi in movimento come ha solo poc’anzi fatto il nano barbuto, sulle tracce dei fuggiaschi... ma sono entrambi malconci -e stanchi-, e necessitano al più presto di cure adeguate.
    Ed è su di loro che lo sguardo di Sylvanas si posa, e le sue labbra stanno per esortare il giovane Armand a prestar loro soccorso precedentemente che a lei quando -ancora una volta- la voce della Seconda Guardiana reclama l’attenzione dei presenti sulla sua figura, e le parole iniziano a fluire dalle sue labbra
    come un fitto getto torrentizio.

    -Thorrik lascia che la sua arma pensi per suo conto, e molti di loro sono feriti e stanchi.
    Concedimi di partire, sola con un drappello dei tuoi sottoposti, e libererò la Sorgente dal male di quella cagna. Non lasciare che gli altri rallentino la nostra marcia, perché l'Acqua soffre allo stesso modo del Bosco, e non merita trattamento inferiore. Armand ha curato la serpe, e forse può sanare persino il veleno di Ozma, ma io sono l'unica che ha forze sufficienti a tutelare quella piccola e rossa creaturina.
    -

    « Oh, bella signora, non si deve preoccupare per me; lei è molto gentile, ma io so badare a me stesso. »

    La replica di Armand arriva così fulminea e così appropriata da strappare una risata -sepolta nella gola e serrata tra i denti- al Capo dei Ranger, ma prima che possa spezzare gli indugi e richiamare all’ordine quella bizzarra truppa per radunarla e marciare alla volta della sorgente, d’un tratto sentite tutti echeggiare in lontananza tra gli alberi le -buffe- urla di sfida del Nano, la cui voce risuona con fare tonante...

    « Cani! Vigliacchi! Vi schianterò quelle gambelunghe che vi ritrovate, così la prossima volta dovrete correre sulle mani per sfuggirmi!! »

    ...a cui fa eco un tonfo sordo e profondo, e poi clangore di metalli; per un attimo si dipana il silenzio, e voi altri -che siete rimasti indietro- cominciate davvero a credere che il vecchio Thorrik sia stato attaccato dai nemici, o che sia finito vittima di qualche altro crudele e infido tranello ordito da quella perfida donna in amaranto, magari qualche trappola che possa aver lasciato dietro di sé nella sua frettolosa fuga.

    « Non mi sono fatto niente, accidenti a voi!!! L'ho fatto apposta!!!
    Una testata è quanto di più adatto per testare la solidità di un muro!
    »

    Con un certo sollievo -e qualche risolino- deducete ben presto che non si tratta di niente di quel che avete paventato: il Nano sembra stare benone (cioè, bene abbastanza da riuscire ancora ad urlare e lamentarsi), solo, deve essere andato a sbattere con la sua enorme testa dura contro qualche muro.
    Ora, però, la domanda nasce spontanea, visto che vi trovate nel bel mezzo del selvaggio cuore boschivo di Fanedell: quale muro?

    Vi muovete -chi più, chi meno velocemente- verso il limitare degli alberi, e vi ritrovate a contemplare la base iridescente della cupola che sovrasta la porzione di foresta in cui siete intrappolati... e con essa assistete alla scena di Thorrik che continua a tempestare di colpi la barriera magica col suo martello da guerra, che anche voi -nel poco tempo in cui lo avete visto in azione- avete imparato a considerare temibile, senza tuttavia riuscire nemmeno a scalfirla o incrinarla.
    La magia resta salda e non vacilla. Neanche quando la freccia di Yoe riesce nell’impresa di aprirsi un varco nello scudo... ma esso si richiude come il flusso placido di una cascata, senza lasciare alcun segno.

    La situazione sembrerebbe giunta ad uno stallo, ma -ancora una volta- è il Faery Wurm a venirvi in soccorso, e quasi sobbalzate per la sorpresa di ritrovarvelo davanti -al di là della barriera!- sebbene ve lo siate appena lasciato alle spalle, nella radura.
    Come può esserci riuscito? La cosa sembra un mistero, ma non è certamente il più grande o il più importante che circonda questo nobile animale.

    La creatura vi osserva col suo sguardo intelligente e gentile; in particolar modo, esso indugia negli occhi verde smeraldo del giovane Armand prima di sollevarsi sulle sue spire sinuose e...
    attraversare la barriera, nullificandola. Ora la via è libera.



    « Forza, siamo arrivati! »

    La voce di Sylvanas vi giunge da oltre il limitare di alte siepi dove vi ha preceduto per farvi strada.
    Avete marciato per quasi un’ora, seguendo sentieri vergini celati nel folto del bosco dove avete respirato atmosfere irreali e fiabesche, e creduto di aver visto occhi fissarvi tra le foglie, lucciole colorate con ali di farfalla, e risatine levarsi nella brezza dall’erba, dalle fronde e dalle mutevoli cortecce dei tronchi secolari, sempre più alti e sempre più possenti.

    Superate i cespugli e vi ritrovate in una nuova radura, dove l’ambiente non emana più la tenue luminescenza fatata che avete creduto vi abbia accompagnato nell’ultimo tratto, e la vista che vi si offre è desolatamente sconsolante: la terra si fa più brulla fino a marcire man mano che ci si avvicina ad un grande albero che torreggia al centro della piccola valle... così come anche marcia e putrescente appare il rivolo d’acqua che vi scorre sotto.

    La cosa curiosa, però, è che il liquido è fosco, puzzolente e malsano a partire dalla sorgente da cui sgorga -una piccola caverna seminascosta dalla vegetazione all’altro capo della radura-, ma attraversando le radici affioranti, ampie e nodose, sembra farsi più limpido... ma non abbastanza da risultare del tutto cristallino.
    E dunque, che fare? Stanare la causa del male proseguendo verso la grotta?
    O esaminare lo strano fenomeno che sta pian piano avvelenando l’albero?
     
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  14. Shui Yoe Tu
     
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    Goffi, lamentevoli e brutti furono i rumori prodotti da Thorrik, il quale parlava di mura e di come abbatterlo; ora, fra tutte le creature vive sotto il Sole e la luna, pure che fosse Madre, Yoe mal sopportava i Nani, ché dove mancavano in intelletto acquistavano in forza e testardaggine, e questo spesso si volgeva a loro danno, perché le maggiori potenze di questo Mondo vengono scalfite dal sapere, non dal braccio.
    Ad ogni modo, l'inutile impresa del piccolo essere corazzato distolse la Guardiana dalla propria conversazione, ed il suo volto si corrugò e si fece quasi disgustato, e mal volentieri convenne assieme al resto del gruppo presso il nano, fonte per Lei di noia e fastidio.
    Neppure la freccia, che la Signora scagliò contro la barriera valse a molto, poiché questa, dopo essersi aperta, trafitta dalla magia insita in Lylanthir, si richiuse come un placido lago dopo avervi gettato una pietra fra le dolci acque.
    Quali forze, nel Bosco, vincevano la Guardiana? Certo era sola e debole, ed il Suo pensiero volgeva verso ben altri lidi, ma ancora non capiva come potesse essere così facilmente sconfitta e distratta da una simile accozzaglia di incanti e creature; ancora Thorrik batteva contro la cupola, e sempre quella restava dura e ferma, e né la cocciutaggine del nano, né la sua arma, poterono alcunché.
    Allora apparve una grossa serpe oltre lo scudo, e quasi Yoe vacillò nel vederla così di sorpresa, ma poi s'avvide quella essere la bestia salvata da Armand, e l'ombra di paura e dubbio scivolò via: non attese altro tempo l'animale, e si avvicinò ai presenti, varcando la magia ed annullandola, come a disporre di una più potente controffensiva.
    Osservava tutti, il serpente, ed Armand in particolar modo: ecco come, a dispetto di chi conosce un linguaggio, gli animali ricambiano favori e graditi gesti. Spesso gli uomini accusano e dimenticano, e la fedeltà scompare sotto il manto della superbia e dell'orgoglio, e l'umiltà si fa sbiadito ricordo. La Guardiana sorrise, nelle retrovie del gruppo dove Ella stava, sia alla bestia che al Rosso, perché pur rimaneva materna e gioiva d'ogni buona emozione fra animali e uomini; prima di passare oltre il limite della barriera, il Fiore s'inchinò alla serpe, avendo Ella riconosciuto una certa nobiltà d'intenti, e molto si reputava fiera del proprio figlio.

    Trascorse un'ora da che tutti passarono la soglia e vagarono nel bosco, e mentre ognuno muoveva i propri passi, ecco apparire sospetti di occhi e creature attorno a loro, e persino il verde s'era fatto più magnifico e possente: in quella parte di Fanedell, dove l'aria stessa diveniva incantata e quasi irreale, e dove i tronchi crescevano alti e severi, la Guardiana si sentiva a casa propria, e nel cuore portava ora sia il ricordo dei boschi nei quali era solita vagare in gioventù, prima che il Destino la chiamasse, sia la consapevolezza di possedere, di là dal Mondo, giardini e foreste e cascate assai più belli e floridi e grandi di Fanedell con tutti i suoi tesori.
    Fu il rapido cambio di terreno a scuotere l'Essenza dal proprio sognare, perché oltre pochi cespugli la terra si faceva vuota e marcia, ed un solo albero, morente e putrido, stava in mezzo alla desolazione che i begli occhi di foglia ammiravano; e vi era pure un ruscello, insozzato da un nero marciume, accanto al povero figlio verde, e seguendone il corso con lo sguardo, Yoe ne indovinò la provenienza, ovverosia una grotta dall'altro lato della triste radura. Avveniva però una cosa strana, e cioè che l'acqua, dopo essere passata per il fusto ligneo, appariva meno sporca, come se quello ne assorbisse la maggior parte dei veleni, e allora il cuore della Seconda pianse amare lacrime, e rabbia la colse, furente e cieca nel suo destarsi, sicché Ella non diede ascolto a nessuno, né pregò loro di seguirla, ma tenne in mano l'arco e si mosse veloce verso la sorgente dello scuro e maledetto rivolo d'acqua.

    La furia che portava sembrava aver accompagnato il potere dormiente di Lei, così che si scoprì decisa a ripulire ogni lordura, più di quanto in verità non si fosse dichiarata, e se quell'impresa avrebbe esatto la Sua stessa vita, Ella avrebbe accettato il prezzo, perché mai essere vivente o meno può dichiararsi padrone di Terra, Acqua e Natura, elementi che solo la Seconda Guardiana ha il diritto di rivendicare come propri, generatisi dall'Essenza in sé ben prima che il primo demone sporcasse il mondo, o del primo angelo che lo avesse ripulito

     
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  15. Raylek
     
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    In effetti non si aspettava di trovare la polla in uno stato migliore. Non conosceva il nemico che Kalia gli aveva chiesto di aiutare a combattere, e, per quanto si fossero incrociati poco, Raylek poteva ben dire che uno che si rialza dopo che gli viene maciullato il cranio non è uno da sottovalutare.
    E il sodomita - parafrasando il nano - non era che il tirapiedi della mente dell'operazione maligna a Fanedell.
    Se un comune bravaccio poteva fare cose come risorgere, allora la sua signora ne poteva sicuramente di più orrende.

    E l'acqua di quella sorgente ne era un buon esempio.
    Lercia e inquinata, peggio di quella usata come scarico nelle miniere dei nani in cui lo avevano fatto lavorare per anni, da giovane, molto lontano da quel luogo..

    ..chissà come mai gli erano tornata alla mente una situazione così lontana nello spazio e nel tempo.

    Così, con giusto qualche difficoltà nel camminare - un ora con un polpaccio bucato non è il massimo del comfort, nemmeno per un goblin - Raylek si era avvicinato al margine del piccolo lago, accanto alle radici dell'albero, inginocchiandosi poi sull'erba per verificare da vicino quella sostanza che imbrattava le acque.

    Aveva prestato poca attenzione all'elfa in verde che, allegramente, si era fiondata a passo di carica verso la grotta in cui probabilmente sgorgava la sorgente di cui aveva parlato la loro antagonista, mentre si ritirava con la coda tra le gambe.

    Guardandola con la coda dell'occhio giusto prima di chinarsi sull'acqua, al goblin non potè non scappare un piccolo sorrisetto.

    E c'è chi dice che elfi e nani siano diversi.
    A me sembra che facciano le cose in un modo così simile...

    Dammi una mano, ragazzo.
    Proviamo a prendere un piccolo campione di questo schifo e capire con che razza di problema abbiamo a che fare, ora..


    Disse quindi, rivolgendo l'ultima parte del suo pensare ad alta voce al giovane ufficiale della Dama Azzurra, che si era fino a quel momento rivelato così prezioso per la sua salute.

     
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35 replies since 7/7/2010, 17:56   503 views
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