Blind Lava Prophecy

Downfall of the Idols ~ Preludio III

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    I gas si sollevano nell'aria come braccia gementi, mentre il cielo rifletteva nel tramonto il rosso e l'arancio del suolo tormentato.
    Il terreno borbottava cupo tra le ombre che gli alti picchi e vulcani gettavano su di esso, incapace di trattenere a sè quel fluido vitale che mangiava la materia e, luminoso, fondeva qualunque cosa - oggetto o vivente - che osasse avvicinarsi troppo al mare ribollente.
    Geisine, la Culla delle Fiamme, non è luogo che gli esseri umani possano calcare.
    Qui, su queste lande,
    l'inferno è reale.



    «Sul Ponte!», gridò il Flagellatore, come in una lenta litania. «Tormentati sul Ponte! Spazio per i Dannati!»
    La lunga fila di prigionieri si muoveva caracollando, dirigendosi mesta sull'enorme ponte d'acciaio e pietra che, sospeso su un baratro, scricchiolava tetro assecondando gli ansiti della terra. Il magma, giù, sul fondo della voragine, illuminava dal basso l'intera scena, donando una tinta infernale ad un paesaggio che, a tutti gli effetti, poteva benissimo esser scambiato per tale.
    I quattro Flagellatori, secondini ritti nelle loro uniformi nere, mantenevano acuto il grido rituale, che accompagnava i Dimenticati - dannati - lungo il Ponte dell'Oblio, fino alla grande, inespugnabile prigione.
    Erano giunti al bastione, e i cancelli si stavano aprendo in quel preciso istante: un architetto perverso ne aveva disegnato le decorazioni e i battenti, trasformando le enormi inferriate in braccia scheletriche e visi mostruosi.
    I prigionieri, senza più forza o volontà, tremarono: s'apriva il calvario del non ritorno.
    La morte, a volte, è ben preferibile ad un'eternità di tormenti...
    Lì, i Flagellatori erano più numerosi. Sempre cantando il Rituale, portarono all'ingresso i primi, piangenti sfortunati.
    Uno solo, più fosco, più oscuro tra tutti, si fermò, bloccando l'intera fila.
    Si voltò, osservò con quegli occhi cupi il Flagellatore più vicino, e con un semplice scatto del polso ne afferrò la spina dorsale, strappando tessuti ed organi al suo passaggio. L'intera fila di carcerati ammutolì, mentre cominciarono a risuonare le prime grida d'allarme.
    Si voltò, il Dannato: cercava nuove vittime: quella era la sua vendetta...
     
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  2. Edward Sunchaser
     
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    I

    l continuo borbottio della sua pancia non faceva presagire niente di buono.
    Si passò l'enorme mano a livello degli intestini applicando un leggero movimento circolare. Sbuffò, probabile attacco in arrivo.

    UAUAUAUAUAUAUAU


    L'insopportabile suono dell'allarme rimbombò nelle sue orecchie a punta.
    Sbattè i possenti arti sulla grande scrivania in mogano rovesciando alcune pile di fascicoli e facendo tremare le pareti.
    Imprecò.

    "Che diavolo succede ora?!"



    Quasi a volerlo accontentare arrivò una chiamata all'interfono.

    fzz... Direttore Magellan, qui sala monitor. Uno dei dannati si è liberato e sta creando disordini sul ponte.. fzz


    "Beh allora uccidetelo! La sapete la procedura no?"


    UAUAUAUAUAUAUAUAUAUAU


    "E spegni quel dannato allarme!"



    Passarono alcuni secondi in cui dall'altra parte ci fu silenzio fino a che l'allarme non cessò di suonare.

    ehm Direttore mmm come posso dire ...fzz... abbiamo dei problemi ad attuare il protocollo di evasione...fzz...


    "ROOOOARRRRRRRRR!!!!!"



    Su quel ruggito si interruppe la conversazione.
    Si alzò in piedi, in tutta la sua altezza e, abbandonata la sua postazione di lavoro, si diresse fuori dal suo ufficio.
    Oltrepassò l'area degli uffici amministrativi verso l'ascensore.
    Molti si chiedevano come potesse, un demone come lui, convivere con così tante prede.
    Sinceramente a lui non interessava, anzi da un lato ne era divertito, divertito perché in questo modo era più divertente ammazzare quelli con cui poteva trastullarsi.
    Dannati.
    Esseri di cui nessuno avrebbe rimpianto l'esistenza. La peggior feccia di quel mondo.
    Venivano torturati di continuo e tormentati in quell'inferno di cunicoli e celle, gettati nel magma o costretti a patire la fame e la sete in enormi deserti e a trucidarsi fra di loro per un tizzone di pane.
    I più morivano di stenti poco dopo essere entrati, altri giustiziati sommariamente. Nessuno era mai evaso da lì e nessuno lo sarebbe mai stato.
    Tra tutti, il protocollo di evasione era il preferito di Magellan.
    Uccidere a vista.
    Salì sullo spazioso montacarichi che lo avrebbe portato ai livelli superiori, verso quel Dannato che stava tentando la fuga.
    Il cancello si aprì permettendo al Carceriere di mettere piede al livello 0. Davanti a lui stava un breve ma spaziosissimo atrio in cui i detenuti venivano smistati ai vari livelli detentivi. Il grande portone, aperto in questo caso, faceva da silenzioso supervisore ai lavori. Appena fuori vi era un fitto movimento di persone, urla e schiamazzi.
    Urlò con voce così potente che anche il più coraggioso tra i dragoni sarebbe corso, o meglio, avrebbe svolazzato con la coda tra le gambe dalla sua mammina in cerca di protezione.

    "ALLORA CHE COS'E' QUESTO CASINO?"



     
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    Ciò che rende Kerak, Bastione dell'Oltretomba, un nome per cui anche i più coraggiosi preferiscono trovarsi un cantuccio tranquillo e nascondersi, è il suo demoniaco custode.
    «Magellan! E' arrivato Magellan!! Si salvi chi può!!»
    Aveva gridato qualcuno delle prime file, già oltre i pesanti battenti d'ossidiana, ma il clamore che si era propagato al di là per la furia del carcerato non era minimamente paragonabile a quello che si scatenò in quell'istante.
    «Il Capocarceriere!!»
    «Magellan!»
    «Aaagh!»
    «Lasciatemi andare!»
    «Magellan...»
    «Il veleno! Il veleno!»
    Lo sgomento si tramutò in panico, e il panico mutò quella folla sottomessa in una marea schiumante di pazzia.
    Alcuni folli preferirono il mare di fuoco sottostante alla probabile punizione che avrebbe inferto il demoniaco Custode di Kerak: il tormento inferto dal suo veleno era leggendario.
    Qualcuno svenne, e venne schiacciato dalla folla sciabordante; altri, i più temerari, si buttarono a capofitto sui Flagellatori, decisi a privarli delle armi e combattere. Qualcuno, in un angolo, piangeva per i propri peccati.
    Solo le prime file potevano osservare con occhi lacrimanti l'orrore che si stava abbattendo su di loro.
    «Magellan...», mormorò un uomo di mezz'età, tutt'altro che innocuo, ma ormai privato della voglia di vivere.
    Il Dannato che si era liberatro, frattanto, era riuscito a guadagnarsi spazio con il sangue: sei corpi lo circondavano, e i fori di proiettile, nonchè le frecce, che costellavano il suo corpo parevano incapaci di domarlo. Impugnata saldamente un'alabarda sottratta ad uno dei Flagellatori caduti, stava a piede fermo di fronte alla folla di miserabili che cercava invano di arretrare, per scappare dal mostro.
    Ma alle loro spalle il Ponte si era ritratto, e non v'era modo di guadagnare la sponda dalla quale erano giunti.
    Soli, sull'orlo di un baratro infuocato.
    «AVANTI, MAGELLAN!!», gridò il Dannato.
    Sul petto, un tatuaggio sinistro:
    "l'oscurità avvolge tutti".
     
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  4. Edward Sunchaser
     
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    D

    avanti agli occhi del Direttore appariva ora, dopo il suo pacato invito ad ottenre spiegazioni, un generale fuggi fuggi dovuto al panico.
    Panico. Già, la furia del potere del Demone aveva lasciato già da tempo le mura del suo dominio, la prigione sotterranea di Kerak.
    Una volta una delle graziose ragazze dell'amministrazione - Magellan sulla caratteristica "graziosa" era intransigente - gli aveva raccontato che per far addormentare il suo bambino gli raccontava del pauoroso Magellan.
    L'avrebbe uccisa, ma era troppo carina.
    Avanzò oltre le pesanti porte.
    La folla di dannati mista a flagellatori retrocedeva in preda alla più totale disperazione e disordine, molti vennero fagocitati dal mare di lava incandescente.
    Solo uno sparuto gruppo di detenuti era saldo davanti al Capocarceriere.

    "AVANTI, MAGELLAN!!"



    Colui che li capeggiava, e che aveva temerariamente stupidamente pronunciato quella sorta di provocazione, stringeva salda un'arma sottratta ad uno dei dipendenti della prigione-inferno ormai privo di vita.
    In quel momento però Magellan era in piena frenesia omicida. La sua testa era diventata come uno di quei quiz televisivi dove la domanda era "come eliminare quella feccia" e le risposte possibili una serie di inenarrabili torture e morti orribili.
    Stava già pregustando l'attuazione di una serie di fantastiche pene infernali, ma il brontolio più feroce del precedente del suo pancione lo sconsigliava di attuare per "limiti di tempo".

    "Oh dannazione, facciamola finita subito che...hum...come posso dire, ho delle pratiche da sbrigare"



    Effettuò un gancio con il destro a palmo aperto e da questo scaturì una vera e propria onda di veleno cremisi che avrebbe interamente ricoperto ogni cosa sul suo cammino su quello stretto promontorio.





    SPOILER (click to view)
    Stato
    Fisico: Ottimo.
    Psicologico: Normale.
    Riepilogo Tecniche:Venom_Wawe_ Quest'onda velenosa può essere lanciata dalle braccia di Magellan come un getto compresso di veleno rosso. Il veleno rosso è altamente corrosivo e può sciogliere quasi ogni cosa abbassando eventuali difese fisiche di un livello fino a medio. Con una spesa media è possibile lanciare questo getto fino a 7 metri dal corpo di Magellan con una ampiezza fino a 3 metri.(1)
    Mana: 75%
    Note: Così ho accontentato la tua richiesta odierna :hug: xD
     
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    Il Dannato ne era consapevole: la sua era una condanna certa.
    La morte non era un'alternativa, ma un destino già scritto.
    In quel terrore infuocato, ciò che stava per seppellire quello sparuto gruppo di ribelli era la più temibile delle sofferenze; il veleno di Magellan avrebbe scavato dentro loro per ore, torturando ogni millimetro di carne, ossa e tessuti, squagliando il corpo con la lentezza e la passione di un amante innamorato. L'ultimo bacio sarebbe giunto nel colmo del delirio, un requiem crescente di follia.
    Forse, gettarsi nel baratro sarebbe stato misericordioso: il magma avrebbe avuto pietà della sua anima nera.
    Molti l'avevano già fatto.
    I gas venefici l'avrebbero soffocato prima ancora di toccare quel suolo denso, se prima non l'avrebbe bruciato l'enorme calore. Se anche fosse resistito a tutto questo, sarebbe perito a contatto con il mare lavico in una manciata di attimi, niente più che il battito di ciglia di un eunuco lascivo.
    E invece no.
    Egli, il Dannato che aveva osato, era uno dei Consacrati, e come tali avrebbe patito, e sarebbe morto.
    ____

    I Flagellatori raccolsero i corpi dei loro confratelli caduti, gettandoli dal ponte perchè Geisine accudisse nel fuoco le loro salme; la rivolta era stata sedata in pochi istanti, e i morenti erano condotti all'interno di Kerak perchè, con le loro disumane grida di sofferenza, ricordassero a tutti gli altri prigionieri quanto la loro miserabile vita da detenuti fosse preferibile a quella morte.
    Un ufficiale osò avvicinarsi al capo carceriere, inchinandosi profondamente.
    «Direttore Magellan, il Dannato resiste.»
    E, in effetti, era proprio così.
    Stava ancora miracolosamente in piedi, immobile come la statua di un qualche dio dimenticato; manteneva ancora la posa di battaglia, e stringeva quell'asta che ormai, liquefatta, non esisteva più. I suoi lineamenti erano praticamente stati cancellati dall'azione corrosiva e deturpante del veleno, ma, ancora, respirava.
    Non era morto, ma lo sarebbe stato a breve. Pur tuttavia, in quella sua condanna, non un grido di dolore rompeva il suo sacrale silenzio.
    Nella morte, il Consacrato affrontava ancora Magellan, senza cedere di un passo la posizione.
    Sul suo petto, solo il tatuaggio rimaneva incolume dal venefico intruglio del capocarciere.
    Le labbra si dischiusero, e, con un rantolo, parlò.
    «In morte son vicino al futuro.
    Ascolta le mie ultime parole, Magellan.»
     
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  6. Edward Sunchaser
     
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    F

    u sorpreso della tenace resistenza di quella feccia.
    Infondo, si convinse, per essere lì doveva essere un tipo tosto, anche se il fatto che fosse stato catturato non lo rendeva poi così temibile.
    C'era come però in quella persona qualcosa di strano, qualcosa che turbava Magellan, come se fosse depisitaria di una qualche verità che non si poteva lasciare morire con lui.

    "Secondino! SECONDINO!"



    subito uno dei flagellatori si pose al suo fianco in attesa di ordini.

    "Portate il detenuto in infermeria e rendetelo in grado di parlare e portatemi la sua scheda, voglio interrogarlo. Se morirà avrete tutta la mia disapprovazione"



    Non servì alla giovane guardia lo sguardo eloquente e l'accento che il suo superiore aveva posto sulla parola "disapprovazione" per capire che non era una cosa a cui ambire.

    "Svelti! Una squadra medica immediatamente, e qualcuno contatti l'Archivio!



    Poco dopo un team di addetti medici, con il loro caratterisitco camice bianco era accorso sul posto con al seguito una capsula di forma cilindrica nella quale fu sigillato il dannato e dopo essere stato intubato venne riempita di un liquido trasparente e trasportato all'interno della struttura. Destinazione l'ospedale della prigione.


    Era passata qualche ora, tempo nel quale il Direttore Magellan aveva avuto modo di sfogliare il plico di documenti contententi il fascicolo del dannato e che ora stavano nella sua mano sinistra.
    Il dottore era stato chiaro. Per il momento era stato stabilizzato, ma non era che un palliativo, presto l'infezione sarebbe degenerata distruggendo il corpo del rivoltoso una volta per tutte.
    Guardava le deturpazioni inflitte dal suo acido, e se ne compiacque. Davvero un ottimo lavoro.
    IL dannato era cosciente e seppur sempre all'interno della struttura cilindica era in grado di ascoltare e di parlare per via della maschera di respirazione.

    "Allora, detenuto 8423GG, il tuo curriculum non è niente male per un umanoide come te. Non mi perderò in giri di parole, in stupidi preamboli. Ne ho viste di rivolte. In questa prigione trattiamo con la feccia della feccia di questo mondo. Ci provano spesso a fuggire, a sobillare, a far crollare il rigido controllo che avviene in questi locali. E quando li vedi, capisci subito dai loro occhi, dalle loro espressioni, dai comportamenti, che vogliono fuggire, che ogni loro sforzo anche se futile è indirizzato alla fuga. Non è quello che ho visto lassù. Tu non volevi fuggire, non c'hai neanche provato. Tu volevi essere fermato. D'altro canto non può essere neanche voglia di morire. Molti, persino gente con meno tempra di te si lascia cadere nella lava piuttosto di finire qui. Non avrebbe senso scatenare un tumulto solo per morire. Tu volevi la situazione attuale, quello che mi chiedo è perché. A cosa miri? Quale è il tuo fardello?"



    Lo sguardo serio e imperscrutabile del Capocarceriere puntava fisso su quello del dannato. Sapeva, sapeva che nascondeva qualcosa, sapeva che la voleva tenere nascosta alla maggiorparte delle persone, sapeva che probabilmente puntava proprio ad una situazione di faccia a faccia con lui.






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    Psicologico: Normale.
    Riepilogo Tecniche:
    Mana: 75%
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    Il Dannato rantolò, cercando ossigeno per saziare le cellule straziate dal veleno.
    Gli occhi vitrei guardarono attorno: le apparecchiature mediche, la sala bianca, l'intubatura cilindrica nella quale era stato costretto per allungare anche solo di una manciata di ore la sua miserabile vita.
    I sensi stavano venendogli meno: il tatto era stato il primo a sparire, seguito ben presto dall'olfatto. Una misericordia, quella: cadere nell'oblio con il puzzo marcescente della carne in corruzione poteva scuotere anche il più pio dei condannati, poichè l'amor proprio superava persino il desiderio di sopravvivenza.
    Ma quel senso di sopravvivenza era già da molto stato soppresso nel cuore del Dannato.
    Squadrò Magellan con astio, per quanto la sua espressione facciale, devastata e quasi liquefatta, avesse un che di grottesco ed innaturale.
    «I Consacrati non temono la morte, nè il tormento.
    I Consacrati adorano il momento di vicinanza con l'oblio.»
    In morte sono vicino al futuro, aveva detto.
    Il Direttore conosceva la setta dei Consacrati, una delle tante piaghe religiose estremiste che devastavano la Tana con i loro sproloqui di devozione al sacrificio supremo ed alla morte.
    Quel condannato, tuttavia, era stato il primo a varcare le soglie di Kerak, e l'aveva fatto in un modo tutto suo.
    «Noi...», tossì. «Noi viviamo per la morte, per la speranza di un aldilà migliore.»
    Le iridi divennero febbricitanti, maligni.
    «Noi possiamo vedere il futuro, Magellan.
    Io posso farlo, adesso.»
    Con forza incredibile ed una tenacia che mai ci si sarebbe potuta aspettare da un simile uomo già quasi cadavere, il pugno dell'uomo s'alzò poderoso distruggendo l'intubatura e allugandosi per afferrare il braccio del demone carceriere.
    Il Consacrato aveva deciso di sfruttare ogni sua forza rimanente per quell'unica, innocua azione.
    «Fra nove giorni, Magellan.
    Colui che è duplice agirà dalle ombre.
    Da guidato a guida, eroe e carnefice; sovvertirà l'ordine per ripristinarne un altro.
    E un nuovo Alfiere si leverà nella Terra Ostile.
    »
    Delirava, ormai; era più che evidente.
    La profezia che aveva gridato con voce stentorea, tuttavia, aleggiò nell'aria ancora per qualche istante, soverchiando il silenzio di morte.
    «E io mi chiedo, Direttore: Kerak sarà abbastanza grande per tutti questi Dannati?»
    Spirò, con un sorriso irriverente sulle labbra corrose.
    La presa si fece lieve, poi andò a mancare del tutto.
    Il detenuto 8423GG morì alle ore 18.27, quattro ore dopo la rivolta che negli annali di Merovish verrà definita
    La Scintilla.
    E il Direttore Magellan, da tempo immemorabile custode di questo carcere infernale, ne era stato un diretto protagonista, uno dei pochi, pochissimi a conoscere ciò che a breve avrebbe scosso l'intero presidio meridionale.
     
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6 replies since 23/7/2010, 12:34   196 views
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