[CC] Fulmine a Ciel Sereno

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    Il tragitto è stato lungo e ingarbugliato, tanto che il vostro girovagare è durato quasi un’ora, e non sei affatto sicuro di saperti orientare; tuttavia, più che colpa delle distanze o delle ordinate diramazioni stradali, ti sentiresti di imputare la responsabilità di quel pellegrinaggio randagio e senza meta alla tua giovane guida.
    Per tutto il percorso, Bess non ha fatto altro che portarti in giro in questo e in quel quartiere, a mostrarti questa bottega o quell’edificio, pensando più a esibirti la città e le sue bellezze che a raggiungere la destinazione che vi eravate prefissi.

    Ormai sta albeggiando quando, finalmente, vi fermate davanti al cancello d’ingresso del maestoso castello azzurro posto la centro della città, che ha vigilato sui vostri passi dall’alto come una presenza discreta e costante; naturalmente, non puoi fare a meno di pensare che se vi foste diretti lì fin da subito ci avreste impiegato appena pochi minuti, ma il ragazzino sembra così contento della passeggiata che non puoi essere arrabbiato con lui... oppure sì?

    Come se avesse intuito il flusso dei tuoi pensieri, la scimmietta dagli occhi grigi comincia ad agitarsi sulle tue spalle -più di quando ci è salito- lamentando con voce biascicata, d’un tratto stanca e sonnolenta, una certa insofferenza; decisamente, ha l’aria di un bambino imbronciato mentre -tirandoti piano per una manica e stropicciandosi gli occhi con l’altra mano- ti chiede di essere messo giù.
     
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  2. Nicolas della Folgore
     
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    Ed eccoli lì, finalmente. Il maestoso castello che aveva vegliato su di loro tutto il tempo si era rivelato essere la loro destinazione.
    Nicolas lo aveva addocchiato da subito, appena lo aveva intravisto all'orizzonte: con quelle mura azzurre come il cielo non poteva che apparirgli come un luogo calmo e pacifico, che sembrava emanare la stessa medesima aura. Quando Bess si era deciso ad indicarglielo, la Folgore si era chiesta come mai non si erano diretti subito in quella direzione, ma si era scoperto a pensare che il giro panoramico di questo o quel quartiere non gli era affatto dispiaciuto. Anzi, gli aveva fatto in un certo modo
    piacere; per questo non si era arrabbiato con il nanerottolo simpatico e si era limitato a un sospiro.

    I primi raggi mattutini illuminarono il volto di Nicolas, ferendogli l'occhio che era ancora rivolto oltre il cancello della magnifica residenza. Lo socchiuse leggermente, mentre pensava che, se veramente la Sorellona di Bess abitava lì, ella doveva essere una persona davvero importante; quelle riflessioni furono interrotte dal bambino in questione, che si lamentava con voce assonnata di voler scendere dalle sue spalle mentre gli tirava una manica della giacchetta.


    « E' qui che abita la sua Sorellona, quindi...? »
    gli chiese mentre si abbassava sulle ginocchia per farlo scendere più comodamente e girava la testa per metà,
    in modo da poterlo scorgere almeno con la coda dell'occhio buono.

     
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    « E' qui che abita la sua Sorellona, quindi...? »

    « Mh... »

    La piccola peste dai capelli castani scende agilmente dalle tue spalle, e -di nuovo in piedi sulle sue corte gambette- indietreggia di un passo; Bess, per quel che hai visto sempre fin troppo vivace e chiacchierone, si limita ad annuire stancamente con quell’unico verso, mentre si stropiccia gli occhi grigi con la manina sinistra.

    « Entra e chiedi alla prima persona che incontri di poter vedere Kalia... »
    sbadiglia, puntando l’indice destro verso di te... o meglio, verso i tuoi pantaloni
    « ...ti basterà consegnarle la lettera che Isaac ti ha messo in tasca. »

    E mentre la luce del sole tarda ancora qualche istante a raggiungere il lastricato che costeggia i cancelli, ti viene istintivo abbassare l’occhio sulla tua tasca e sulla busta di carta piegata in due la tua mano -affondandovi- ha subito trovato.

    Ora ti resta solo da capire come potesse Bess essere a conoscenza della missiva, e di Isaac...
    del cui incontro sei sicuro di non aver fatto menzione.
    Le domande ti stanno già affiorando alla bocca quando, sollevando lo sguardo, ti accorgi con sorpresa di essere solo nel piazzale antistante i cancelli spalancati che conducono al maniero, attraverso l’arco sorvegliato da un paio di giovani guardie e i giardini esterni.
    Solo con i raggi del primo sole che ti accarezzano la pelle.
     
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  4. Nicolas della Folgore
     
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    Nicolas riuscì a far scendere il piccolo dalle sue spalle senza toccarlo né sfiorarlo con un solo dito. Sospirò di sollievo mentre tornava in piedi, dando per un attimo le spalle all'immenso palazzo azzurro.

    « E ora...? »
    si chiese.

    Fu Bess a rispondergli.

    CITAZIONE
    « Entra e chiedi alla prima persona che incontri di poter vedere Kalia... ti basterà consegnarle la lettera che Isaac ti ha messo in tasca. »

    Immediatamente, la Folgore si portò una mano alla tasca, toccandone la superficie. Effettivamente sembrava esserci qualcosa al suo interno, flessibile e leggero. Quando infilò la mano nella tasca dei pantaloni e la tirò fuori, si trovò con una lettera fra le mani. La guardò per un secondo intensamente, poi un pensiero fulmineo gli attraverò la mente: come faceva Bess a sapere di Isaac? Era sicuro di non aver detto nulla sul come fosse arrivato in città.

    Un mistero che non avrebbe mai risolto, poiché appena rialzò lo sguardo di Bess, ormai, non vi era più traccia. C'erano solo lui e i pallidi raggi del sole che gli accarezzavano il profilo. Non gli rimase che varcare i cancelli di quella maestosa residenza, con non poca agitazione in petto che gli bloccava il respiro. Ogni passo che faceva i suoi occhi - persino quello sotto la benda - saettavano da una parte all'altra, cercando sia qualcuno a cui chiedere di questa donna chiamata 'Kalia', sia eventuali minacce.

     
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    Varchi con fare guardingo e preoccupato le soglie del cancello esterno sotto lo sguardo impassibile ma attento dei due ragazzi di guardia; nessuno dei due sembra intenzionato a fermarti, anche se i loro occhi ti seguono incuriositi e in attesa, quasi aspettandosi di venire interpellati da un momento all'altro.

    Tuttavia, prima che tu possa rivolgerti a loro per esternare i tuoi dubbi o per chiedere semplicemente indicazioni su come trovare questa “Kalia”, tagliando il cortile interno e il viale di ciottoli bianche che serpeggia attraverso i verdi prati del giardino, vedi un paggio in livrea avanzare e fartisi incontro di gran carriera.
    Quando ti raggiunge, si ferma ad un paio di metri da te, si profonde in un inchino,
    e la sua voce -giovane e ancora impastata dal sonno- ti apostrofa con cortesia.

    « Buongiorno e benvenuto al Castello dell'Alfiere dell'Est; il Signore desidera...? »
     
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  6. Nicolas della Folgore
     
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    Da che parte andare, però?
    Si aggirava dalle parti dell'ingresso non sapendo cosa fare, torcendosi le mani che mandavano scintille per l'ansia. Ad un tratto notò che i due ragazzi di guardia lo fissavano con la coda dell'occhio, e un po' imbarazzato Nicolas stava per avvicinarsi a loro, con già la mano pronta a tirar fuori la lettera rimessa in tasca. Proprio allora, però, una terza persona - vestita di tutto punto - gli si avvicinò, facendo addirittura un inchino.

    CITAZIONE
    « Buongiorno e benvenuto al Castello dell'Alfiere dell'Est; il Signore desidera...? »

    Sorpreso, Nicolas accennò un breve inchino di risposta, non staccandogli l'unico occhio visibile di dosso. Poi tirò fuori la lettera di Isaac e la mise in bella vista.

    « Mi hanno detto di cercare una donna chiamata Kalia.
    Potrebbe indicarmi la strada...? »

    chiese esitante.

    Stava cominciando a venirgli un dubbio...


     
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    « Mi hanno detto di cercare una donna chiamata Kalia. Potrebbe indicarmi la strada...? »

    Il Paggio ti osserva in viso piuttosto perplesso, riservando poi lo stesso sguardo dubbioso anche alla busta da lettere che hai impugnato; inarcando un fine sopracciglio ben curato, il giovanotto scambia un’occhiata con le guardie, che gli rispondono scrollando le spalle, e poi torna ad indugiare con gli occhi su di te.

    « Naturalmente, Signore. Da questa parte. »

    Per un momento hai l’impressione che non sia tu quello che si aspettava di trovare,
    ma subito dopo scrolla le spalle, e ti sorride con cortesia mentre si volta per farti strada.
    Vieni condotto attraverso il giardino interno, superi il cortile e raggiungi l’imponente porta di ingresso: l’aria del castello è fresca al primo mattino e profuma di pane caldo e altre essenze fiorate; c’è ancora poca gente in giro -solo qualche servitore- che percorre in un senso o nell’altro l’ampissimo corridoio pavimentato in marmo e coperto da ricchi tappeti.

    Cammini dietro al paggio per una buona dozzina di minuti, prima di raggiungere un arco di pietra che segmenta l’andito in due parti, e qui la tua guida si ferma e si volta nella tua direzione, pronta a prendere congedo, lasciandoti le sue ultime indicazioni.

    « Lady Kalia è nella Sala delle Udienze. »

    Ti dice, e sollevando l’indice della mano destra ti indica le doppie porte monumentali e spalancate che si aprono su di una sobria ed elegante camera del trono proprio in fondo al corridoio; devi solo avanzare e varcarne la soglia... e nessuno -se non un altro paio di guardie all’ingresso- pare osservare i tuoi passi.
    La via è libera.
     
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  8. Nicolas della Folgore
     
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    CITAZIONE
    « Naturalmente, Signore. Da questa parte. »

    Chissà chi stavano aspettando? Nello sguardo che i presenti si erano scambiati si notava perfettamente una punta di perplessità. Nicolas si trovò ancora più a disagio di prima, e seguì con la testa leggermente china l'altro ragazzo.

    La Folgore rimase affascinata dall'interno del castello, così profumato e ben arredato. Anche quell'atmosfera non faceva che contribuire a dare al tutto un aspetto fiabesco, quasi quel luogo non fosse vero ma solo frutto di un sogno.
    E avrebbe potuto esserlo, se solo Nicolas non fosse stato sicuro del fatto che per lui, sognare mentre era nel laboratorio, fosse impossibile.

    Così, mentre il ragazzo era ancora immerso nei suoi pensieri e in quella calma rilassante che man mano gli aveva sciolto i nervi, lui e il servitore - ora aveva capito che doveva essere tale, era passato davanti ad abbastanza persone che vestivano quasi come lui - arrivarono a metà di un corridoio. Lì il paggio si fermò, indicandogli con una mano la direzione da prendere e cosa fare.

    CITAZIONE
    « Lady Kalia è nella Sala delle Udienze. »

    Doveva immaginarlo.

    Qualcosa gli diceva che solo persone potenti e nobili potessero avere una Sala delle Udienze come quella di questa 'Lady Kalia'. Per non parlare del titolo che precedeva il nome della donna.
    Con un sorriso imbarazzato e un piccolo inchino, Nicolas congedò il paggio, per poi avanzare verso la Sala e le due guardie, che gli sembrava lo stessero fissando - senza però particolari intenzioni, apparentemente.
    Nicolas poteva avvertire il suo cuore fare
    bu-bum, bu-bum, bu-bum a un ritmo incalzante... Chissà com'era la donna che lo attendeva in quella stanza con tanto di trono, si chiese mentre ne varcava la soglia, finalmente...

     
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    Le ampie porte monumentali della Sala delle Udienze erano aperte come al solito in un muto gesto di accoglienza quando il ragazzo dall’occhio bendato vi fece il suo ingresso, raggiungendo e superando la soglia dell'ampia stanza circolare, pavimentata in marmo e segnata sullo stesso livello dalla netta striscia del tappeto rosso che tutti gli avventori erano soliti calpestare
    per percorrere la distanza che separava l’uscio dallo scranno di legno intarsiato,
    situato in cima ad un piccolo rialzo di cinque gradini di marmo...
    image

    Il seggio era vuoto, tuttavia fu sufficiente spostare lo sguardo per scorgere all’istante l’unica presenza che -eterea come un fantasma e aggraziata come un angelo- abitava l’ampia stanza: si trattava di una giovane donna, dai lunghi capelli di un azzurro tenue e chiaro come il cielo limpido, e dagli occhi blu zaffiro, assorti nella contemplazione dell’alba che si ergeva pian piano sull’orizzonte al di là della vicina finestra aperta...

    Sedeva da sola ad un tavolino rotondo e un po’ defilato,
    coperto di dolci graziosi e porcellane da thè,
    cui tuttavia non sembrava prestare attenzione.
    Assorta, con lo sguardo distante e malinconico,

    non si accorse del nuovo arrivato.
     
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  10. Nicolas della Folgore
     
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    Probabilmente Nicolas avrebbe dovuto palesare la sua presenza in qualche modo - sarebbe bastato un colpo di tosse, anche abbastanza leggero, oppure un saluto o una presentazione. Ma la Folgore era così abbagliata da quella donna che rimase ferma a contemplarla per un tempo che sarebbe potuto apparire infinito.

    Non ci era voluto molto per individuale l'unica presenza all'interno dell'ampia sala di marmo. Era bastata un'occhiata allo scranno vuoto per far vagare lo sguardo e incontrare quell'angelica figura, attorno a cui il tempo, per Nicolas, sembrava essersi fermato. Investita dalla luce dell'alba che filtrava dalle finestre, infatti, quella donna non poteva che apparire agli occhi di un essere come lui che come un angelo. L'aura che ai suoi occhi la circondava, di un azzurro candido e immacolato con una sfumatura un po' malinconica, la faceva apparire ancora di più come tale.

    All'improvviso, alla bella donna si sovrappose un'altra immagine: anche questa era una figura femminile, e se ne stava come Lady Kalia in contemplazione di un paesaggio; Nicolas sbatté le palpebre - sì,
    le, perché le avvertiva sbattere entrambe e incontrare le ciglia inferiori. Nella visione si spinse vicino alla donna, che si girò verso di lui appena lo notò; ella gli sorrise, per poi allungare entrambe le braccia per accoglierlo fra di esse. Alla Folgore sembrò di sentire il profumo di quei capelli biondi e riccioluti, e perfino la loro consistenza sulla guancia.

    Fu qualcosa di fulmineo, però - una visione che scomparve appena la sensazione dei capelli morbidi svanì e gli occhi azzurri della donna si scostarono per guardare altro. E fu allora che Nicolas avvertì delle fitte tremente in tutto il corpo, che lo lasciarono dapprima senza fiato, e poi, con un semplice singulto, lo fecero stramazzare al suolo, lasciandogli sussurrare una sola parola - inconsciamente...


    « Mamma... »

     
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    Il suono di un tonfo strappò la sua attenzione dalla contemplazione del cielo terso dell’alba, e distolse i suoi pensieri dall’elucubrazione di improbabili scenari in cui il misterioso ospite che le era stato annunciato dall’Oracolo di Miséricorde si presentava al suo castello...
    Aveva mandato un paggio a ricevere lo sconosciuto “l’Araldo della Folgore”, ma -quando scattò in piedi, già rivolgendosi alla porta- la figura su cui gli occhi di zaffiro caddero era solo quella di un ragazzo.

    Senza pensarci, gli fu accanto in un attimo, e mentre si accoccolava al suo fianco in un frusicare dolce delle lunghe gonne, le braccia delicate e flessuose gli sfiorarono le spalle per aiutarlo a rialzarsi.


    « Mamma... »

    Per un attimo, la giovane donna rimase interdetta, lasciando poi che un sorriso dolce facesse capolino sulle sue labbra rosse mentre lo sguardo notava la benda sulla fronte di lui, e le dita della mano diafana scivolavano sulla fronte, per scostare con tocco carezzevole le ciocche che gli ricadevano sulla frangia.

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    « Oh, temo di no... »
    mormorò gentilmente, mostrandosi rassicurante
    « Come ti senti? Va tutto bene? »
     
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  12. Nicolas della Folgore
     
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    CITAZIONE
    « Oh, temo di no...
    Come ti senti? Va tutto bene? »

    Sei un angelo?
    Avrebbe voluto chiederglielo appena riaperti gli occhi, ma la domanda
    rimase solamente un pensiero.

    Nicolas si limitò a fissare quella che aveva capito essere Lady Kalia, ancora stordito dal dolore che lo aveva attraversato come mille scosse elettriche. Quando si rese conto della sua vicinanza, però, un lampo di paura attraversò i suoi occhi ambrati, inducendolo a scostare il viso e, ancor più velocemente, entrambe le mani da vicino la donna. Finì quindi per alzarsi di scatto a sedere e allontanarsi di un passo da lei strisciando sul pavimento, guardandola terrorizzato.


    « Io... » balbettò per un attimo, non sapendo cosa dire.
    Andava tutto bene? Stava bene?
    La risposta era "No." - il dolore fisico e mentale era ancora tanto - ma di certo non poteva dirlo a quell'angelo.
    Fu quando avvertì il frusciare della lettera di Isaac nella tasca che trovò il modo di uscire da quel suo imbarazzato - e terribile - silenzio.
    « Sono qui... Perché... Mi hanno detto di consegnare questa a Lady Kalia... »

    Tirò fuori con lentezza la lettera dalla tasca, per poi metterla davanti a sé. Fece attenzione a non avvicinare mai troppo la mano a quell'angelo dall'aura pacifica e un po' malinconica, non aveva intenzione, dopotutto, di fulminarla.

    « Siete voi Lady Kalia, vero...? »

     
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    Gli occhi di zaffiro della donna sostennero l’espressione sperduta del ragazzo con gentilezza e serenità, e tuttavia un lampo di dubbio e preoccupazione le attraversò lo sguardo quando lo vide ritrarsi di scatto e arretrare precipitosamente; le sembrò semplicemente terrorizzato, e -mentre un’ombra di dispiacere le velava il volto candido- non riuscì a far altro che sollevare un palmo nella sua direzione, come se potesse con quel gesto trattenerlo e rassicurarlo.

    « Io... Sono qui... Perché... Mi hanno detto di consegnare questa a Lady Kalia...
    Siete voi Lady Kalia, vero...? »


    « S-sì, sono io... Stà tranquillo... »
    si sentì maternamente in dovere di aggiungere, pur esitante
    « Va tutto bene... »

    Sorridendo fiduciosa, la fanciulla tese la mano bianca verso il giocane, e accettò la missiva che le veniva porta con compostezza, e se la rigirò tra le mani per un istante prima di leggere il nome del mittente, una vista che la fece trasalire leggermente per la sorpresa; aprì un taglio a ridosso della giuntura della busta di carta, e schiuse risoluta il foglio ripiegato in tre parti.
    Gli occhi blu scorsero sulle righe che vi erano state vergate con l’inchiostro ad opera di una mano dalla grafia elegante e sinuosa...
    come quella di un serpente - le venne da pensare.

    La donna giunse rapidamente al termine della comunicazione, e quando riportò lo sguardo sul suo ospite il suo volto recava ancora i segni di una perplessa concentrazione; appuntò gli occhi in quello aureo del suo interlocutore, reclinò la testolina da un lato, e gli sorrise con un lieve imbarazzo.


    « Leggo che il tuo nome è Nicolas -ed è un vero piacere conoscerti-, e che hai qualche problema con le mani e a controllarle -quindi ti prego di perdonarmi per poco fa. »
    si rimise in piedi, e inclinò la schiena in avanti in un profondo, mortificato inchino
    « Nella sua missiva, Isaac mi ha chiesto di prendermi cura di te, e io sarei felice di acconsentire a questa richiesta... ma solo se tu sei d’accordo. »

    La Dama Azzurra tornò ad ergersi, leggiadra e dignitosa;
    i suoi occhi blu aspettavano una risposta.


    Edited by Djibrielle - 3/9/2010, 18:45
     
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  14. Nicolas della Folgore
     
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    Nicolas rimase a osservare in silenzio la donna fino a che ella non finì di leggere la missiva, immobile e seduto a terra. Non gli era piaciuto vederla addolorata per il suo repentino allontanamento - avvertiva una sensazione materna partire da lei e arrivare a lui, confondendolo; la visione, poi, non aveva aiutato - quindi si era limitato a fissarla per tutto il tempo.
    Era rimasto tranquillo, come lei gli aveva chiesto. Il dolore era scomparso finalmente, quindi andava tutto bene. Sì, aveva seguito le sue istruzioni - "Stà tranquillo", "Va tutto bene".

    Il mondo si era fatto appena più scuro agli occhi della Folgore a causa di ciò che era accaduto, ma appena Lady Kalia gli sorrise tutto tornò a splendere. Era strano l'effetto che aveva su di lui. Strano e piacevole allo stesso tempo, anche se lo confondeva.

    CITAZIONE
    « Leggo che il tuo nome è Nicolas -ed è un vero piacere conoscerti-,
    e che hai qualche problema con le mani e a controllarle -quindi ti prego di perdonarmi per poco fa. »

    « Nella sua missiva, Isaac mi ha chiesto di prendermi cura di te, e io sarei felice di acconsentire a questa richiesta... ma solo se tu sei d’accordo. »

    Nicolas si sentì arrossire furiosamente, soprattutto nella zona orecchie. Abbassò il capo, continuando a stare seduto a terra, riflettendo su quelle parole con occhi lucidi: persino Isaac - praticamente un uomo incontrato per caso, anzi, per fortuna - si era preoccupato per lui. E ora questa splendida donna faceva altrettanto. Un mostro meritava certe attenzioni? Probabilmente no... Ma era così felice che si sentiva soffocare.
    Eppure...


    « Io... sarei felice di rimanere qui, Lady Kalia. Davvero. Ho respirato un'atmosfera... un'atmosfera tranquilla sin da quando sono arrivato. E voi siete molto bella e gentile, Signora - ed è stato un piacere conosvervi, ma...
    Non posso chiedervi una cosa del genere. Io sono un mostro... »
    balbettò ad occhi bassi. « Forse dovrei solo essere rinchiuso da qualche parte, in modo che io non possa più nuocere a nessuno. » e istintivamente, il giovane si guardò tristemente le mani, che presero a sfrigolare per la tensione. « Quanto vorrei usare queste mani per proteggere... Voi non lo sapete... »

    Proteggere. Sì, proteggere qualcosa o qualcuno.
    Avrebbe tanto voluto farlo, anche se non aveva idea dell'esatto perché.

     
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    Nell’incontrare il sorriso della fanciulla, il volto del giovane dall’occhio bendato si colorò di un vago rossore prima che questi abbassasse il capo, continuando a restare seduto sul pavimento di marmo
    -ricoperto dal tappeto- della Sala delle Udienze, sopraffatto da emozioni
    che dovevano star appesantendo il suo respiro e velando la sua vista.


    « Io... sarei felice di rimanere qui, Lady Kalia. Davvero.
    Ho respirato un'atmosfera... un'atmosfera tranquilla sin da quando sono arrivato.
    E voi siete molto bella e gentile, Signora - ed è stato un piacere conoscervi, ma...
    Non posso chiedervi una cosa del genere. Io sono un mostro... »


    Il cuore le si incrinò al suono di quelle parole: quante volte le aveva già udite?
    E ogni volta da labbra diverse, per bocca di creature che non avevano avuto altra colpa se non quella di essere essi stessi
    diversi: diversi da quelli intorno a loro, che gli imputavano
    come una mancanza il fatto di essere
    speciali.
    Ma non c’erano mostri ad Est, nella valle benedetta dall’incantesimo del Vento; non ce n’erano perché il lavoro della sua reggente aveva dato buoni frutti, e la gente di Chediya aveva alfine imparato -a distanza di secoli- che non c’è niente da dover temere davvero.
    Diverso non è sinonimo di pericoloso.

    « Forse dovrei solo essere rinchiuso da qualche parte, in modo che io non possa più nuocere a nessuno. Quanto vorrei usare queste mani per proteggere... Voi non lo sapete... »

    Vedere scintille elettriche sfrigolare sulle mani del ragazzo la sorprese, ma Kalia non si fece intimidire: avanzò con grazia e leggerezza verso di lui, spostandosi per raggiungere il suo fianco, e -prima che potesse reagire fuggendo di nuovo- si inginocchiò accanto a Nicolas, sfruttando la sua posizione seduta per sovrastarlo in altezza e circondargli la testa tra le braccia flessuose, stringendolo gentilmente al petto morbido, senza mostrare timore alcuno per i guizzi di energia a così poca distanza.

    « Non sei un mostro, Nicolas... »
    esordì con voce dolce, carezzandogli piano i capelli
    « Hai soltanto una capacità che devi ancora imparare a gestire. E... io credo che -se tu restassi- potresti imparare a farlo: qui ci sono molti guerrieri e saggi dotati di poteri speciali... e tutti sono stati spaventati... e smarriti, prima di riuscire a controllarli. »

    Solo allora -quando ebbe finito di parlare- allentò la stretta, e si scostò da lui quel tanto che bastava a permettergli di sollevare il volto e far sì che i loro sguardi si incrociassero.

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    « Quello che ti serve sono solamente quiete, tempo, e un obiettivo... »
    “qualcosa da proteggere” – gli sorrise
    « ...e sono tutte cose che potrai trovare qui. »
     
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