Sodalicium Laputiensis

La ragazza della porta accanto.

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    Ah, casa dolce casa!

    Da quando era giunta a Laputa, aveva trovato la pacchia. Meravigliosa era la sua dimora, molto simile alle casette inglesi del suo mondo, ed era su ben due piani di cui quello superiore riempito per metà da un ampio terrazzo, dal quale poteva rimirare il sole che baciava la terra sull'orizzonte. E che panorama poi! Insomma, un terrazzo su una città volante non era mica da buttar via, anzi. Quasi non ci credeva di aver avuto un colpo di fortuna simile, una volta ogni tanto. Sospirò, pensando che in effetti l'alfiere era stato davvero gentile e cortese ad offrirle un posto sicuro così, semplicemente dopo un colloquio. Di sicuro gli sarebbe stata immensamente grata per quell'atto di disinteressata cortesia. A questo pensava Drusilia, mentre il vento accarezzava i suoi lunghi capelli, che dolci e leggiadri danzavano nell'etere quasi come per magia. Ed intanto i suoi occhi smeraldini contemplavano compiaciuti l'invisibilità del suo elemento.

    Tanta, tanta pace.
    Ma si sa che tanta pace e tranquillità miste a contemplazione per troppo tempo
    non può, non devono andar bene.
    Non per la Dama del Vento almeno.
    Perchè poi giunge la noia.

    Gli occhi di giada scesero lentamente, fino a soffermarsi sull'uscio della porta del palazzo di fianco al suo, quello che faceva angolo, quello con le pietre bianche e le tegole rosse. Alcuni signori della palazzina poco più in là avevano detto che non si trattava di un'abitazione. E allora cosa mai poteva essere? Beh, era ora di darsi una bella mossa; che razza di vicina era se non conosceva chi viveva/lavorava/si dava ad atti impuri (ecc.) di fianco alla sua modesta ma altrettanto graziosa dimora?
    Un leggero colpo di tacchi dei suoi stivali neri, e con un balzo saltò al piano di sotto, atterrando dolcemente senza provocare alcun rumore. Poi iniziò ad osservare l'entrata di quella struttura, soffermandosi prima sull'insegna. Su di essa era scritto "Sodalicium Laputiensis". No, nulla che potesse suggerirle di cosa si trattasse, tuttavia l'immagine di una corona che si ergeva su simboli strani le fecero pensare a qualcosa che riguardasse l'amministrazione della città. Fu allora che la mano candida si posò sulla porta, sfiorando il legno come nella speranza che questo potesse darle altre informazioni. Ma il legno non può parlare, lei lo sapeva bene. Dunque lasciò che le dita scivolassero verso il basso, giungendo alla maniglia per poi far pressione su di essa.

    Era chiusa.


    SPOILER (click to view)

    Tecniche usate: Passiva "Librarsi in volo".
    Armi indossate: Lama Galanodel, dentro il fodero.


    CITAZIONE

    Armi



    Lama Galanodel
    (spada semplice= 1pt)

    IMMAGINE ALLEGATA

    Dimensioni: 20cm circa
    Materiale con cui è fatto: Lega proibita ed argento.
    Descrizione: Una lama di raffinata bellezza eraditata dai Galanodel. Apparentemente priva di poteri.

    CITAZIONE

    Tecniche Passive



    Cinque di Denari (arcano minore)
    Il corretto ordine del mondo è pesantemente distorto all'interno del Cinque di Denari. L'armonia è rotta e le vecchie regole e convenzioni non sono più valide. Il lavoro perde di significato e valore se un susseguirsi costante di ostacoli impedisce l'avanzamento.

    image
    Significato al dritto: amanti
    Evoluzione. Resistenza. Amante.
    Carta molto positiva in quanto simboleggia l'evolversi di una situazione in positivo. Soluzione di un problema finanziario, riparazione di debiti, guadagni insperati. Indica anche stabilità e armonia nel rapporto di coppia. Coraggio e resistenza nell'affrontare le difficoltà. La carta rappresenta anche lo sposo, l'amico o l'amante. Buone prospettive per il futuro finanziario.
    Indica: amori, disordine, l' amore libero, affetto, tenerezza, passione di innamorati, fidanzamento, uomo galante, pretendente, rapporti sentimentali, marito, amico, amica, matrimonio.

    Aura di Venere»Come ogni sentimento l'innamoramento parte da un'emozione forte o graduale che nasce spontanea nella quale si proiettano nell'altro aspettative, bisogni desideri. E' come contemplare la propria immagine riflessa negli occhi dell'altro. In fondo l'altro di cui ci si innamora è solo un'occasione esterna che suscita il sentimento ma che in realtà non c'entra, perché l'innamoramento è una fatto ancora soggettivo e tendenzialmente narcisistico.
    Dentro ogni essere vivente c'è un naturale bisogno di completezza. Inconsapevolmente durante la crescita, fin da ll'infanzia, ogni creatura crea un io ideale che è la somma delle cose che le piace e delle cose che le mancano. In presenza della Dama del Vento, Arcano Minore dell'Amore, nasce spontaneo questo fenomeno affettivo, l'innamoramento. Quando la si incontra, colpisce perché dimostra di avere uno degli elementi che compongono "io ideale" di tutte le creature, lo fa un po' come esplodere all'esterno. Questo "io ideale", che è "esploso" all'esterno, riveste Drusilia che l'ha involontariamente provocato nell'immagine interna di chi le è di fronte.
    Come ogni espressione affettiva anche l'innamoramento ha dei sintomi che sono di due tipi: fisiologici e psicologici.
    FISIOLOGICI:
    - accelerazione del battito cardiaco
    - alterazione del ritmo respiratorio
    - sudorazione
    - leggerezza alla testa e a volte vertigine
    PSICOLOGICI:
    - costante presenza mentale di Drusilia
    - scomparsa delle tensioni e ansie per le preoccupazioni quotidiane
    - atteggiamenti entusiastici (un po' "folli")
    Ovviamente tali sintomi provocano "distrazioni" (a seconda del pg) durante il combattimento o la semplice vita quotidiana. La passiva dura solo in presenza della Dama del Vento; in sua assenza scompare tutto.


    Librarsi in volo»Poichè derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria (max 5m) galleggiando in essa grazie al pensiero (tale tecnica è a volte accompagnata all'apparizione di tre bianche ali che, però, hanno puro effetto scenico).

    Resistenza alle Manipolazioni Psichiche» Drusilia, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: nel corso di una scena o di un combattimento, ella subisce manipolazioni eventuali per un tempo limitato alla metà della durata effettiva dell’attacco di cui è vittima.

    Arciere Arcano» Quando Drusilia lancia una freccia per mezzo di Alcarcalime, è in grado di infondere la sua magia all'interno di essa. Ciò le permetterà di far funzionare magie da "tocco" a distanza, come anche travolgere i propri nemici con tecniche che, altrimenti, non li avrebbero mai raggiunti dato il ridotto raggio d'azione; esse infatti manterranno le medesime caratteristiche, tuttavia partiranno dal punto esatto che colpirà la punta della freccia.

     
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  2. Dorian Gray
     
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    Le note di una sinfonia classica, eredità di un mondo remoto e dimenticato, aleggiavano nel luminoso studio del Primarca del Sodalizio.
    La stanza, un'ampio salotto ricavato da una guglia che offrisse il proprio spettacolare panorama da entrambi i lati, era, in quella mattina assolata, occupato.
    Dorian Gray, in quel suo completo scuro ed elegante, stava, incredibilmente, lavorando.
    Nonostante la sua compagnia commerciale fosse infatti chiusa in quel giorno festivo, il dandy aveva deciso di affrontare alcune incombenze burocratiche di cui solo lui, in quanto massimo responsabile, poteva occuparsi, e che già da molto attendevano un suo intervento.
    Era un onere noioso.
    Raylek non poteva aiutarlo, poichè, per quanto fosse un Fondatore, aveva identici impegni in qualità d'Autocrate: il dandy tremò al solo pensiero del mare di scartoffie che lui, forse, stava combattendo proprio in quell'istante.
    Bilanci, conti, nominativi: era questo il campo di battaglia di Dorian Gray, quel mattino.
    Ai tempi di Liberty, dei Von Liebewitz e del Consolato, la sua occupazione politica erano falsi sorrisi, spionaggio e ostentazione.
    Qui era un poco diverso, ma il cambiamento non gli lasciava un briciolo di nostalgia in cuore; l'unica ragione per cui serbava quei ricordi era per i suoi fedeli sottoposti e il suo unico amore, brutalmente assassinato nel nome della cospirazione e della ragion di stato.
    Senza musica, difficilmente sarebbe uscito vincitore da quel confronto matematico.
    Fu grazie all'ampia finestra aperta, che dava sul viale del Quarto Girone, che udì l'appressarsi leggero di una persona, la quale, forse ignara della chiusura della gilda commerciale, aveva tentato l'ingresso.
    Sospirando, il dandy si levò lentamente dalla propria scrivania per scendere al piano terra e aprire il pesante portone. Prima di farlo, tuttavia, si sistemò l'abito, la camicia e l'intero vestiario: un perfetto damerino. Chiunque fosse, Dorian Gray doveva essere impeccabile.
    Quando aprì, un sorriso quieto gli illuminò le iridi dorate.
    « E io che giudicavo sprecata questa mattinata...! »
    Rise dolcemente, fissando i suoi occhi in quelli di lei.
    Si sentì, per qualche istante, lusingato: in lei v'era lo stesso fascino che la sua malia esercitava negli altri.
    Un piacevole diversivo, sì, pensò.
     
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    Quando la porta si aprì, la Dama sobbalzò leggermente spaventata; era come essere stata colta "con le mani nel sacco", anche se in quel caso non stava facendo poi nulla di male. O almeno sperava. Come se non basasse, qualcos'altro o meglio "qualcun altro", la sorprese ancora maggiormente. Ebbene si, da quella porta apparve la figura di un giovane posato, elegante, dai capelli chiari e gli occhi arguti. E la prima cosa che le passò per la testa, prima ancora di riconoscerlo, fu che era davvero un bell'uomo. E forse, in quell'istante, si sentì perfino attratta da lui, o almeno lo fu fino a che, soffermato lo sguardo sui suoi occhi d'oro, ebbe un brivido dal retrogusto di deja-vu, come se il solo guardarli potesse rimandarla allo sguardo di qualcun altro, probabilmente impresso in lei come un marchio a fuoco. No, quegli occhi affilati dal colore del prezioso metallo la spaventavano e la intimorirono tanto da farle discostare lo sguardo smeraldino su un punto indefinito alle spalle del dandy. Si sentì meglio, in un certo senso. E a mente lucida riprese il controllo della situazione, notando finalmente che l'uomo con cui discuteva era Dorian Gray, braccio destro dell'Alfiere Errante già incontrato su Celentir. Probabilmente allora non era rimasta così rapita da lui perchè, presa dal banchetto, dalla stanchezza dovuta al concorso di abilità magica -nel quale aveva sprecato non poca energia- e dai tanti partecipanti, non gli aveva rivolto la giusta considerazione.

    Beh, c'era sempre tempo per rimediare.

    E poi non sembrava, lui, avere cattive intenzioni, anzi, esibiva un sorriso dolce. E lei sorrise di rimando, ed il contorno rosso delle labbra si riempì di perle bianche e perfette, mentre un qualcosa molto simile ad un'aura di luce, tuttavia meno evidente di questa, la avvolse in un candido abbraccio. Ed all'esclamazione del biondino, rispose con sorriso divertito:

    -Ma guarda chi è il misterioso vicino di casa!
    Cosa trama il nostro Mr.Gray negli antri del suo ufficio?

     
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  4. Dorian Gray
     
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    Il gentiluomo scrollò le spalle, accettando pienamente l'affascinante aura della Dama del Vento e crogiolandosi nella sensazione che essa donava.
    La sua figura snella e la chioma fluente, castana, addolcivano enormemente i vividi occhi color smeraldo, quasi capaci di vedere molto, molto più in là delle normali persone. E, probabilmente, era davvero così.
    « Tramo il lusso e il piacere, milady. », rispose, offrendole un sorriso furbo e maliardo. La luce mattutina, che calava obliqua dal sole, costruiva curiosi giochi di luce sulla sua chioma bionda. « Costruisco avidità e nutro il mio ego. Che altro? »
    Ridacchiò leggero, arretrando; lasciò aperto il portone, affinchè la lady potesse seguirlo all'interno dell'edificio. Un'ampio salone dominava la scena, pavimentato con lastroni marmorei e circondato da alti colonnati ocra che guidavano lo sguardo ad altri corridoi e saloni. Il dandy si diresse lentamente ad un'ampia scalinata ad arco, che, poggiante sul fondo del salone, costruiva un bivio in salita.
    « E voi, Lady Galanodel?
    V'è un motivo particolare per la vostra visita, o semplice cortesia?
    »
     
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    Ah, però.
    Faccia tosta il giovane.
    Di sicuro non gli mancava il coraggio...


    Sorrise divertita nel vedere come il bel biondino si era messo ad ironizzare su sè stesso. Di sicuro una gran bella dote per un qualcuno solito a nutrire l'ego, come egli stesso aveva appena sostenuto. No, non era il tipo da scandalizzarsi per simili sciocchezze. Per quanto fosse discendente di creature candide, lei aveva conosciuto il male in molte delle sue forme, e con suo rammarico il trascorrere del tempo le aveva lasciato scivolare via quel candore dalla propria mente, come la sottoveste immacolata di una vergine durante la sua prima notte nel talamo. A differenza sua, però, Drusilia sarebbe rimasta inviolata ancora per molto. Ah, dolce il piacere di un giaciglio tra le braccia del proprio amato, e dolce in quel caso la perdita di qualcosa di tanto prezioso; piuttosto un regalo a colui a cui era già stato donato il proprio cuore. La Dama dagli occhi verdi, invece, aveva perso il suo candore guardando corpi straziati, inerme, incapace di prestar soccorso e cosciente di esserne l'innocente colpevole. Da allora la sua luce non era più evidente come una volta, e da fiamme diurne ora eran pallidi raggi lunari, riflessi di un sole che non avrebbe mai potuto raggiungere. Lei non era un angelo. Era più umana di quanto si potesse pensare.

    -Diciamo che son qui per una visita di... piacere.

    Rispose al fuoco con altro fuoco.
    Si, si stava divertendo.
    Supponeva che con quelle frasi Dorian le avesse nascosto qualcosa.
    E poi, quale uomo non aveva i suoi piccoli segreti?
    Per il momento, preferì non indagare, e piano entrò nell'ufficio dell'affascinante Dorian,
    guardandosi intorno compiaciuta per l'arredamento di così buon gusto.

    -Più che altro mi incuriosiva quest'ufficio adiacente alla mia dimora,
    tuttavia ora che so essere nelle vostre mani dovrei sentirmi piacevolmente sollevata.
    O forse no, milord?

    Sorrise di rimando, ed i suoi occhi divennero lame taglienti, come silenziosa risposta ad altrettanto tacita guerra con un nemico temibile. L'unico che, in sua presenza, rispondeva in modo così disinibito, senza mai distrarsi nella sua aura. Quei due avevano molto, ma non tutto, in comune. Chissà quali interessanti risvolti avrebbe portato quell'incontro.
     
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  6. Dorian Gray
     
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    « Dipende. », sentenziò, ammiccando complice.
    Fece strada verso le proprie stanze, dove l'attendeva quel suo ufficio ampio e, nel suo stile vittoriano, sobriamente lussuoso: l'arredamento, che riproduceva scene neoclassiche in legno, rame e marmo, denotava una certa cura per le antichità, per quanto non fossero minimamente pezzi originali.
    « Sareste sollevata se vi dicessi che sto tramando per rovesciare Raylek?
    No, non credo.
    »
    Ridacchiò lievemente, lasciando la porta aperta perchè ella potesse entrare e accomodarsi ad una delle numerose poltrone di velluto disseminate per la camera, quasi fosse più una sala riunioni che un ufficio privato.
    « Non nego di odiarlo profondamente, almeno questa mattina. », rivelò, afferrando una brocca fumante di thè caldo alla pesca e una formella di pane dolce servito con miele.
    « Essere a capo di una corporazione commerciale ha i suoi doveri, e io non sopporto lavorare. », disse, finalmente rivelando l'ironia dell'inquietante discorso precedente.
    « Quindi, la sede del Sodalizio sarebbe vicina alla vostra dimora?
    Lieto di avervi a Laputa, Lady Galanodel. Onestamente, non avrei mai immaginato di vedervi qui su Endlos.
    »
    Servì la sobria colazione sulla scrivania, spazzando via carte e burocrazie. Aveva di meglio - molto di meglio - con cui intrattenersi, ora.
    « Desiderate qualcos'altro? Domandate pure... »
     
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    Seguì il giovane gentiluomo fino al suo "studio". Che poi, studio esattamente non era; pareva infatti più un salone che altro. Osservò attentamente la mobilia, a suo parere particolarmente di buongusto essendo anche lei amante dell'antico, accomodandosi poi di fronte all'uomo, tutto intento a fare colazione. Le gambe si accavallarono morbide, un movimento leggero, posa aggraziata ma non rigida, ogni cosa diceva che lei si trovava a suo agio. Intanto l'interlocutore parlava di rovesciare il potere dell'Alfiere errante e, per quanto fosse preoccupante come notizia, il suo bel volto da silfide non fece una piega, piuttosto gli sorrise tranquilla; se davvero avesse voluto non avrebbe certo rivelato proprio a lei quel segreto così scomodo.

    Sarebbe stato da perfetto idiota...
    ...o forse da astuto stratega, chi lo sa.

    Rimase tranquilla, e le dita affusolate avrebbero giocato con le ciocche castane dei suoi capelli, intrecciandosi fra loro come i nastri nelle trecce, mentre lui svelava la ragione del suo "odio" verso l'Autocrate sostenendo di non aver tanta voglia di lavorare, cosa che era tuttavia costretto a fare inquanto capo di una corporazione commerciale chiamata "Sodalizio". Bene bene. Almeno ora sapeva cosa accadeva di fianco casa sua.

    -Beh, temo che rovesciare un Alfiere non sia un'idea intelligente per chi non ami lavorare.
    A meno che l'autocrate non lasci scartoffie ad altri e si dia alla pazza gioia, cosa che escludo.


    Socchiuse gli occhi smeraldini come nell'atto di riflettere su qualcosa, poi continuò senza troppi indugi.

    -In ogni caso si, diciamo che son la vicina di casa del Sodalizio.
    E mi dica, di cosa si occupa esattamente?


    Ammiccò anche lei, di rimando al bel giovanotto.



    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 20:59
     
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  8. Dorian Gray
     
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    Stavolta, il dandy rise di gusto, lasciandosi finalmente sedere sulla poltrona dietro la scrivania che aveva occupato sino a pochi minuti prima.
    « Questo è vero solo per metà, Lady Galanodel. », disse, versando in una tazzina di porcellana il thè; immediatamente, una dolce fragranza si diffuse per l'intera saletta d'ufficio, venendo poi rapita dalla brezza che spirava all'interno dalle finestre aperte.
    « Quando sono stato leader dei Liebewitz, su Celentir, avevo un'intero plotone di uomini che lavoravano in mia vece. »
    Sorseggiò piano, senza mai rompere il contatto dei reciproci sguardi, l'uno allacciato in quello dell'altra.
    « Le mie mansioni si limitavano nel sorridere e nel convincere. »
    Allontanò la bevanda dalle propria labbra, poi reclinò il capo all'indietro, gustandosi il thè che scivolava lungo il palato e poi giù, in gola.
    « Il Sodalizio è un'impresa essenzialmente commerciale, che fonda la propria filosofia sul libero scambio e sull'imprenditoria dei singoli.
    Potremmo anche definirci una corporazione di gilde, sì.
    Raylek ve ne ha mai parlato?
    »
     
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    La bella Dama continuava ad ascoltarlo, e le dita candide non smettevano di intrecciarsi come nastrini candidi, in contrasto al mogano dei capelli. E gli occhi verdi lo scrutavano avidi di sapere, forse perchè troppo assetata di informazioni. Infondo era comprensibile; lei era sola, in un mondo nuovo, ed anche se supportata dai suoi fratelli arcani che ricoprivano altre cariche, doveva anche imparare a fare da sola. Suvvia! Era una donna bella e fatta. Mica era una bambina!

    -Bel lavoro, signor Dorian.
    Davvero un bel lavoro fu il vostro.
    Tuttavia ora è qui.


    Lo disse quasi come a voler farlo cadere dalle nuvole.

    -Vede, signor Dorian,
    la vita è fatta di alti e bassi.


    Si soffermò abbassando gli occhi smeraldini.
    Forse pensava alla propria, fatta quasi tutta di bassi.

    -E in un modo o nell'altro bisogna arrangiarsi.
    E poi lei è comunque un dirigente, e come arrangiamento a mio parere è più che apprezzabile.

     
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  10. Dorian Gray
     
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    Alti e bassi.
    Sì, era davvero così. Pareva una considerazione fatua, ad uso e consumo di coloro i quali non si soffermano mai, neppure per un istante, a ragionarvi sopra. Ma aveva ragione.
    Come una marea, essa privava e donava: si potevano prevedere, certo, ma difficilmente si riusciva a prevedere cosa ti avrebbe condotto sulla spiaggia.
    E Dorian l'aveva imparato a sue spese.
    Questa marea, l'ultima, gli aveva donato Laputa; quella precedente gli aveva sottratto Liberty... E qualcos'altro ancora.
    La brezza mattutina gli carezzò la guancia sinistra, e lui si riscosse da simili pensieri.
    Ciò che contava, era adesso, ora.
    « E voi, milady, possedete dei preziosi consigli per
    migliorare tale arrangiamento? Son tutt'orecchi.
    »
    Un aiuto non si rifiuta mai.
    Soprattutto, se proveniente da una dama così affascinante...
     
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    Rimase lì ferma ad osservare il suo riflesso nella tazzina di thè, quasi ad immergersi con il proprio sguardo, domandandosi il perchè lei si trovasse in quel posto. E la cosa curiosa fu rendersi conto di non saperlo. Tutta la sua vita non era stata altro che un continuo susseguirsi di strane e spesso insolite curiosità, ed o per una ragione o per un'altra, l'avevano condotta fino a quel punto, quella mattina. Casualità quasi sempre negative, e spesso firmate con il sangue, come piccoli debiti da saldare.

    -Mi duole mio signore dirle che per quanto mi riguarda,
    non sono affatto una persona abbastanza autorevole e saggia per elargire consigli.


    Portò le labbra rosse sul bordo bianco della porcellana, per poi bagnarle della dolce bevanda.

    -Non sono in grado di gestire la mia vita, con quale coraggio mi offrirei di aiutarne altre in questo modo?
    Ciò che posso fare è solo dare una mano.


    Sospirò, prima di continuare.

    -Alcune parole sono abbastanza pericolose da costringerci pensarci più volte prima di aprir bocca.
    Perchè oltre a non aiutarla, milord, rischierei di deviarla e farle sbagliare strada.
    E lei comprende che ciò non è giusto.

    Il silenzio che ne sarebbe seguito, avrebbe indicato che quel discorso era concluso. Per quanto buona di cuore non avrebbe mai accettato di portare sulle proprie spalle il peso degli sbagli di altre persone; già i propri pesavano come macigni, impedendole di respirare, soffocandola, ferendola sempre ogni qualvolta i fantasmi del passato tornavano a galla.
     
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  12. Dorian Gray
     
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    Notò una certa inquietudine nelle parole della Dama nel Vento, quasi queste provenissero da tormenti e travagli che avessero segnato il suo percorso vitale.
    Per qualche istante il dandy si astenne dal commentare oltre, indeciso se intervenire ancora in quel discorso o lasciarlo cadere nella brezza mattutina che filtrava dalle ampie finestre spalancate.
    Infine, si risolse per la sua cocciuta testardaggine, rompendo quel silenzio.
    « Milady, io son sempre stato del parere che ogni strada ha il pregio di essere intrapresa.
    Quale che sia la sua direzione, o la meta che si prefigge.
    Ciò che conta, per me, è non annoiarsi.
    »
    ... E non perdere per strada qualcuno di importante.
    Non lo disse, perchè non volle ammetterlo neppure con se stesso: Dorian Gray era cresciuto molto, da quella brumosa mattina sul porto di Liberty.
    « Se io vi chiedo un consiglio, Lady Galanodel, ciò deriva dalla mia aspettativa nei vostri confronti, dal mio rispetto per l'intelligenza e la bellezza.
    E, se Raylek vi ha donato dimora qui, nella Città Alta, son sicuro che la pensa allo stesso modo.
    »
    Quindi, diresse le sue iridi dorate direttamente negli occhi di Drusilia, lasciando che la sua malia lo avvincesse, crogiolandosi in essa.
    « Il passato può aver portato scelte errate, ma è trascorso.
    Voi siete qui. A Laputa.
    Ora.
    Questo conta.
    Imparare dalla storia è saggio, ma mettersi ai suoi ceppi è castrante, se mi permettete la metafora.
    »
     
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    Le labbra rosse si piegarono in un sorriso beffardo, mentre le dita si stringevano più del dovuto alla pallida tazzina. Il thè scottava, ma non ci fece caso, più o meno come aveva sempre fatto, anche se i palmi bruciavano. Aveva sempre, infatti, ignorato tutto. Tutto il dolore, la frustrazione, aveva sempre cercato di ignorarlo, mascherandolo con un dolce sorriso al sapore dolce del miele. Ma le maschere son difficili da indossare per troppo tempo, soprattutto se si era come lei che così facilmente si stufava. E quel giorno non aveva voglia di cospargersi di miele, quel giorno gli occhi erano velati da un alone grigio come il cielo plumbeo in autunno.

    -Non son del tutto sicura di ciò che dite, mio signore,
    ma se è questo ciò che crede, il mio consiglio è di non annoiarsi.
    Faccia ciò che desidera, insomma.
    Almeno così sarà in linea con i suoi ideali.

    E gli occhi verdi si sarebbero levati ai suoi, visibilmente stanchi di tutto ciò che aveva visto nella sua vita, palesemente annoiati di quello sfondo corvino che aveva segnato quasi tutta la sua pur breve esistenza. Fughe, paura, e poi sangue, sangue, sangue. Era stanca del sangue, di quello dei suoi cari, e sinceramente le sarebbe piaciuto vedere altro. per un solo istante pensò perfino che forse forse era lì perchè sperava che Laputa le desse abbastanza possibilità di ammirare ben altre sfumature.
     
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  14. Dorian Gray
     
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    Il dandy sospirò; la Dama del Vento pareva così lontana che mai si sarebbe aspettato un simile, invalicabile muro di fronte a sè.
    Posò delicatamente la tazzina, allontanando da sè il servizio di porcellana.
    « E così farò. », concluse, semplicemente.
    Aveva imparato da tempo quale fosse la condotta che la sua vita era necessario tenesse. Dorian Gray aveva ricevuto un dono ed una maledizione, e, dovendo convivervi, non avrebbe avuto senso piangervi sopra. Non sarebbe stato... Proficuo.
    « E' un ottimo consiglio. Seguire i propri ideali...
    Se devo camminare in questa esistenza, allora, che sia io a dirigere i miei passi, e che non sia qualche causa esterna a farlo.
    E se dovessi sbagliare percorso, che accada. Finchè avrò una strada sotto i miei piedi, sarò soddisfatto di quanto scoprirò lungo la via.
    »
    In verità, entrare nello specifico non lo interessava. Quel che importava era la certezza che la sua vita continuasse all'insegna dell'avventura e del progresso. Questo è il segreto, pensò. Vivere è arrivare sempre più in alto; battersi per diventare una persona migliore o per fare in modo che il mondo intorno diventi migliore, per arricchire la nostra vita o la vita di coloro che amiamo, questo è il segreto del più irraggiungibile dei traguardi: sentirsi realizzati.
    E Dorian Gray, seduto dietro la scrivania di quell'edificio all'angolo della strada, signore di una compagnia commerciale e amico di un goblin maneggione, sì, lui si sentiva realizzato.
     
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    -Ne sono felice, messere.

    Un leggero e fugace sorriso delineò le belle labbra rosse, prima che la morbida e delicata figura della dama si levasse in tutto il suo splendore. E a quella visione ne seguì un leggero inchino, profondo al punto giusto, e ciocche castane coprirono il bel volto d'angelo. Quando terminò, la bocca dolce ricominciò a parlargli, e la sua voce pareva quella di un flauto dolce.

    -In ogni caso sono mortificata di tutto il trambusto che le ho provocato, signore.
    Credo sia meglio lasciarla ai propri doveri, così che non le provochi ulteriore distrazione.

    Sorrise dolcemente, la bella Drusilia, ed il suo era il volto della gratitudine; aveva proprio bisogno di "staccare la spina" per un pò, anche solo qualche minuto, ed il signor Dorian, Ufficiale di Laputa -perchè si, lei lo sapeva-, vi era riuscito abilmente. Particolarmente interessante quell'individuo, sicuramente un ottimo alleato in molte occasioni. Doveva tenerlo d'occhio considerando l'immensa fortuna di trovarsi ad abitare praticamente di fianco al suo ufficio. E pensare che il goblin, probabilmente, non l'aveva neanche fatto apposta ad assegnarle quell'abitazione.

    -Grazie ancora della piacevole compagnia, Dorian.

     
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