Concerto in grigio

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  1. Boccamurata
     
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    Il viandante non conosce quel posto. Vi è giunto per caso o per un volere superiore o, con ogni probabilità, perché si è smarrito. Men che meno sa cosa sia successo nei dintorni negli ultimi tempi: chi governi, a quale pericolo, involontariamente, si stia appressando. Sa solo che la città è triste, grigia come se l'avessero svenata di tutto il sangue, che il cielo è plumbeo e malinconico, e che in lontananza il rombo di un tuono riecheggia il battito cupo del tamburo. Sa solo che ha fame, di quella fame assassina che non concede procrastinazioni; sa solo che la lingua è secca, e reclama di essere innaffiata con dell'alcol buono. Nonostante il lungo mantello nero foderato di pelliccia, immagina che fra poco sentirà freddo: piove, infatti, e la pioggia è tanti piccoli aghi sui capelli, sulla pelle scoperta, sui pensieri nebulosi. Rantola la disapprovazione data dal fastidio, ma il mugolio è breve e rauco, praticamente inaudibile. Il viandante cianchetta: è un passo faticoso il suo, un passo che ha conosciuto terre aride e terre boscose, terre di certo impervie, terre che anche la Creatrice ha dimenticato. Dopo una breve esitazione, si ferma davanti a una porta di legno, fradicia di umidità e del puzzo che già intuisce provenire dall'interno. Una spinta svogliata, burbera, la spalanca: il viandante entra nella bettola scura, fetente come le tane dei ratti, dove la poca luce è assicurata da qualche lanterna insicura che oscilla ogni qual volta un nuovo cliente decide malauguratamente di passarvi la notte. Avvicinatosi al bancone, si abbandona su una sedia e porge un vecchio boccale di ferro all'uomo al di là del tavolo.
    "Date quello che potete a questo povero diseredato.", dice, secco ma umile, lo sguardo basso che non incontra gli occhi del suo interlocutore. Il responsabile della taverna lo squadra da cima a fondo: vuole vedere se è davvero quello che dice, o un furbastro che intende approfittarsi della generosità dovuta agli straccioni. Nota il rigonfiamento sotto il mantello, e, dopo essersi pulito le mani bisunte di carne di montone, punta un dito tozzo e malfatto verso l'ospite indesiderato.
    "Che hai lì sotto?", chiede, convinto che sia un cacciatore e che lì sotto nasconda un cervo o un daino, carne pregiata per gli avventori del posto.
    "Il mio liuto", risponde sommessamente l'elfo, tirando fuori il malandato strumento. L'altro ristà, incerto, poi ride con sprezzo, gli versa del sidro di pessima qualità, e determina che il prezzo può anche andare.
    "Allora suona, menestrello. Poi vedremo come potrai saldare il resto."
     
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    Ci vuole saggezza per comprendere la saggezza.
    La musica non è nulla se il pubblico è sordo.
    Walter Lippermann


    Quanto freddo quel giorno, e quale sofferenza per lei continuare il suo viaggio verso la città celeste. Troppi, troppi gli impegni degli ultimi tempi, troppe le faccende burocratiche da sbrigare, gli incontri, e perfino qualche scontro qua e là, giusto per strapparle via le poche forze che le erano rimaste. Come se non bastasse, il Fato non l'aiutava, nonostante la sua tenacia la mantenesse ancora eretta, tantomeno quel tempo inumano. Faceva dannatamente freddo, e lei non ne era più abituata, nonostante fosse avvolta quasi totalmente da un pesante cappotto grigio che per la mole pareva pesar quasi più di lei. Decise dunque di fare una sosta; ormai non sentiva più le mani e sapeva bene che se non fosse andata il più presto possibile al coperto avrebbe rischiato molto. Fortunatamente, poco più in là, tra la nebbia pallida di quella landa ghiacciata, una sorta di locanda piuttosto malmessa; o almeno fu ciò che pensò lei, abituata a ben altri agi. Beh, poco male, le bastava un riparo ed un letto, e di soldi ne aveva abbastanza. Fu dunque quando giunse davanti all'uscio che la mano nivea e morbida si posò sulla ruvida porta, per poi premere su di essa in modo da varcare quella soglia tanto agognata.

    Un tepore le pervase i sensi,
    e per pochi secondi rimase immobile
    ad assaporare a fondo quella sensazione.
    Magnifica.

    Gli occhi smeraldini si riaprirono, e pian piano, mentre giungeva al bancone, iniziò a spogliarsi dell'enorme cappotto che la copriva. Ed intanto, numerose teste si voltarono nella sua direzione, forse domandandosi cosa mai ci facesse una donna simile in un posto lercio come quello, o magari attratti da quel vortice in grado di trarre a sè pensieri e dolcezza che sempre la avvolgeva. Lei, comunque, avanzava fiera, in un atteggiamento quasi forzato; conosceva bene la sua condizione, e non poteva permettersi di mostrarsi come un mansueto agnello, o i lupi l'avrebbero sbranata. Posò infine il pesante indumento su una seggiola, per poi sedersi su quella di fianco. Alla sua destra, fortunatamente abbastanza lontano da lei, un numero considerevole di beoni affamati di donna, tutti concentrati sulla scollatura vertiginosa di una cameriera grassoccia ed indecente, probabilmente la moglie dell'oste. Alla sua sinistra una creatura malconcia, che chiedeva da bere ed un pò di sollievo. Ne aveva già conosciuta una simile, ed era un suo amico, ed ex-collega in Accademia. Erano entrambi Elfi Oscuri, per quanto diversi potessero essere tra loro. E quello che era innanzi a lei non era certo in ottima salute, probabilmente un mendicante. Rimase in silenzio quando mostrò il suo strumento, per poi ricordarsi la ragione per cui non visitava mai posti del genere: troppa troppa sofferenza intorno a lei, e la avvertiva sulla pelle, scorrere nelle sue vene, trafiggerle il cuore. Non poteva assistere ad un'anima sola senza far qualcosa. Tuttavia ebbe come la sensazione che, intervenire così, senza motivo, donandogli un pasto caldo e de denaro per riposare senza neanche rivolgergli la parola forse l'avrebbe infastidito non poco, e lei non avrebbe mai ferito il suo orgoglio. Dunque attese, stringendo i pugni ma lasciandosi poi sfuggire un'occhiataccia in direzione di quella bestia del responsabile nel momento in cui gli ordinò di cantare.

    Si ripromise di parlargli.
    E di offrirgli qualcosa.
    Ma era giunto il momento di ascoltare la sua musica.


    SPOILER (click to view)
    Ok, ho risposto XD
    Allora il mio personaggio è Drusilia Galanodel. Per ulteriori informazioni la mia scheda è accessibile premendo sulla X nella mia firma, tuttavia cercherò di mettere le cose più importanti (armi indossate, tecniche attive ecc.) direttamente in spoiler, così da evitarti il lavoraccio XD.

    P.S: Sebbene la foto in scheda tragga in inganno, Drusilia di norma non ha le ali (le escono solo in sporadiche situazioni).
    CITAZIONE

    Tecniche Passive



    Cinque di Denari (arcano minore)
    Il corretto ordine del mondo è pesantemente distorto all'interno del Cinque di Denari. L'armonia è rotta e le vecchie regole e convenzioni non sono più valide. Il lavoro perde di significato e valore se un susseguirsi costante di ostacoli impedisce l'avanzamento.

    ...Perchè una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere;
    e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile...
    Luigi Pirandello

    image
    Significato al dritto: amanti
    Evoluzione. Resistenza. Amante.
    Carta molto positiva in quanto simboleggia l'evolversi di una situazione in positivo. Soluzione di un problema finanziario, riparazione di debiti, guadagni insperati. Indica anche stabilità e armonia nel rapporto di coppia. Coraggio e resistenza nell'affrontare le difficoltà. La carta rappresenta anche lo sposo, l'amico o l'amante. Buone prospettive per il futuro finanziario.
    Indica: amori, disordine, l' amore libero, affetto, tenerezza, passione di innamorati, fidanzamento, uomo galante, pretendente, rapporti sentimentali, marito, amico, amica, matrimonio.

    Aura di Venere»Come ogni sentimento l'innamoramento parte da un'emozione forte o graduale che nasce spontanea nella quale si proiettano nell'altro aspettative, bisogni desideri. E' come contemplare la propria immagine riflessa negli occhi dell'altro. In fondo l'altro di cui ci si innamora è solo un'occasione esterna che suscita il sentimento ma che in realtà non c'entra, perché l'innamoramento è una fatto ancora soggettivo e tendenzialmente narcisistico.
    Dentro ogni essere vivente c'è un naturale bisogno di completezza. Inconsapevolmente durante la crescita, fin da ll'infanzia, ogni creatura crea un io ideale che è la somma delle cose che le piace e delle cose che le mancano. In presenza della Dama del Vento, Arcano Minore dell'Amore, nasce spontaneo questo fenomeno affettivo, l'innamoramento. Quando la si incontra, colpisce perché dimostra di avere uno degli elementi che compongono "io ideale" di tutte le creature, lo fa un po' come esplodere all'esterno. Questo "io ideale", che è "esploso" all'esterno, riveste Drusilia che l'ha involontariamente provocato nell'immagine interna di chi le è di fronte.
    Come ogni espressione affettiva anche l'innamoramento ha dei sintomi che sono di due tipi: fisiologici e psicologici.
    FISIOLOGICI:
    - accelerazione del battito cardiaco
    - alterazione del ritmo respiratorio
    - sudorazione
    - leggerezza alla testa e a volte vertigine
    PSICOLOGICI:
    - costante presenza mentale di Drusilia
    - scomparsa delle tensioni e ansie per le preoccupazioni quotidiane
    - atteggiamenti entusiastici (un po' "folli")
    Ovviamente tali sintomi provocano "distrazioni" (a seconda del pg) durante il combattimento o la semplice vita quotidiana. La passiva dura solo in presenza della Dama del Vento; in sua assenza scompare tutto.


    Librarsi in volo»Poichè derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria (max 5m) galleggiando in essa grazie al pensiero (tale tecnica è a volte accompagnata all'apparizione di tre bianche ali che, però, hanno puro effetto scenico).

    Resistenza alle Manipolazioni Psichiche» Drusilia, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: nel corso di una scena o di un combattimento, ella subisce manipolazioni eventuali per un tempo limitato alla metà della durata effettiva dell’attacco di cui è vittima.

    Arciere Arcano» Quando Drusilia lancia una freccia per mezzo di Alcarcalime, è in grado di infondere la sua magia all'interno di essa. Ciò le permetterà di far funzionare magie da "tocco" a distanza, come anche travolgere i propri nemici con tecniche che, altrimenti, non li avrebbero mai raggiunti dato il ridotto raggio d'azione; esse infatti manterranno le medesime caratteristiche, tuttavia partiranno dal punto esatto che colpirà la punta della freccia.


    CITAZIONE

    Armi



    image

    Alcarcalime
    (arco+frecce= 2pt)

    IMMAGINE ALLEGATA

    Dimensioni: 1m circa
    Materiale con cui è fatto: Lega proibita argentata con rune elfiche in oro ricamate lungo tutto l'arco.
    Descrizione: Arco di una gittata elevatissima: circa 30m.


    Lama Galanodel
    (spada semplice= 1pt)

    IMMAGINE ALLEGATA

    Dimensioni: 20cm circa
    Materiale con cui è fatto: Lega proibita ed argento.
    Descrizione: Una lama di raffinata bellezza eraditata dai Galanodel. Apparentemente priva di poteri.

     
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  3. Boccamurata
     
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    La risposta bruta dell'uomo porta con sé un imperativo netto: l'elfo non vi si può sottrarre. Il viandante abbassa lo sguardo per celare lo scorno di uno spirito un tempo fiero; beve tutto in un unico sorso, non ci penserà più. Poi la porta si apre e una zaffata di vento si insinua fra le vesti trasandate, fra i capelli sporchi; e per uno strano caso, non è gelo che entra, ma un calore che riscalda l'anima, e che la turba col fascino misterioso di un abbraccio. Percepisce allora che l'aria si tende, che i volti si girano per godere del miracolo, ma sono volti cattivi, volti ingordi che vorrebbero possederlo, distruggerlo, quel miracolo. Lui non si muove: ha paura del suo cuore che batte forte, della saliva che fatica a scendere giù per la gola; rimane chino ad accordare lo strumento, si concentra su quello, seppure un richiamo di sirena lo inviti, lo tenti. Poi suona. E canta. E il canto sgorga limpido, seppure da una voce profonda come un antro ombroso; la musica è dolce, fatta di un arpeggio vellutato, un sospiro, si direbbe. Ma il contrasto genera un effetto di meravigliato stupore, e le liriche sono raffinate parole di miele: "Tu sei quella che siede in disparte a spiare come danzan le altre
    sempre il prossimo giro tu aspetti per entrare nel ballo anche tu
    Tra la gente tu hai sempre il timore che qualcuno ti voglia parlare
    dei tuoi giochi tu ridi da sola ché giocare con gli altri non sai."
    C'è una malinconia profonda, se simulata o vera non si saprebbe dire, che scorre fra le dita del bardo. E' un'acqua sorgiva che sa di sogno e di timida infanzia, rubata a un anfratto di chissà quale luogo della mente. Basta ascoltarla per rinfrescarsi: il garbo rapisce i sensi, l'inaspettata delicatezza in un mondo terribile è quasi un lampo che ferisce gli occhi. Boccamurata alza il viso, e per sbaglio vede la donna fra le lunghe ciglia nere: è un battito di palpebre che determina un mulinante stordimento. Poi la canzone continua, e avvolge il tempo: "Nello specchio tu cerchi ogni sera di capire se sei bella anche tu
    Leonetta, la vita ti aspetta per danzarla le scarpe ti do.
    Senza fretta e senza paura passo a passo ora tu ballerai.
    Leonetta, la vita ti aspetta per danzarla le scarpe ti do.
    Per danzarla le scarpe ti do..."
    Esita nell'apporre la fine, preso dal suo stesso incanto. Poi pizzica le corde, incerto sul prossimo brano con cui intrattenere i convitati. Finge di essere banalmente distratto: in realtà è ben attento a non rincontrare con lo sguardo la donna dalla venefica presenza.
     
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    «C'è sempre una prima volta, Drusilia.
    E suonare è come affacciarsi ad un balcone, sporgersi da un davanzale, respirare, guardare la luna.
    Sono gesti naturali, per cui siamo portati...chi più, chi meno.
    Significa mostrare la propria anima, denudarsi.
    Amare.»

    image

    Chissà per quale ragione, a quella dolce melodia le vennero in mente le parole di Hamelin. Si, per quanto poco lo avesse conosciuto, ogni attimo trascorso con il violinista era rimasto impresso nella sua memoria in modo indelebile; ed anche se davvero era morto, il ricordo dei suoi insegnamenti si sarebbe perpetuato nel tempo, almeno fino a quando anche Drusilia avrebbe trovato per la sua esistenza la parola "fine". Tornò in mente la Concert Hall dell'Accademia, in un mondo troppo, troppo lontano da Endlos, e con lei l'immagine di un uomo dai lunghi capelli corvini ed occhi neri come il petrolio. Suonava al pianoforte, e lei, di fianco a lui, tentava di premere alcuni di quell'infinità di tasti nella speranza di non disturbare le orecchie del gentile maestro. Quella notte imparò molte lezioni. Imparò a suonare il pianoforte. Imparò che chi era al suo fianco, prima o poi se ne sarebbe andato. Imparò che non c'è fine al dolore, e la morte al pari era solo un meritato sollievo. Ma soprattutto, imparò che la musica per le creature era come per lei il Vento; dentro di essa si celava ciò che è più nascosto dell'anima stessa. E dentro l'anima di quell'elfo batteva un cuore squarciato da una ferita ancora aperta e sanguinante. Lo sentiva, lo sapeva. Ma ciò che più la sconvolse fu il garbo, una delicatezza pari al tocco stesso del suo elemento. E come gli uomini che la avvicinavano voltavano a lei lo sguardo ammaliati, così lei fissava quell'uomo dallo sguardo basso, di cui non riusciva nemmeno a vedere perfettamente il volto.

    Intanto la canzone terminò.
    E lei sapeva che il suonatore di liuto doveva fermarsi.
    No, la sua musica era splendida.
    Ma non era giusto che suonasse in quel posto.
    Non davanti a dei rozzi solo per pagarsi un pasto.

    L'arte non aveva prezzo, e sicuramente non valeva quella robaccia che offrivano in taverna. Dunque fu per lei un gesto spontaneo allungare il braccio nella sua direzione, posando la mano nivea sulla sua, forse intenta a danzare ancora sulle corde dello strumento.

    -Chi suona divinamente maneggia un'arma a doppio taglio; ammalia e ferisce.
    Ma sta attento che qualcuno non veda il tuo lato scoperto mentre affondi la lama.


    Se lui avesse alzato lo sguardo, avrebbe ammirato un dolce e rassicurante sorriso di lei, segno che non aveva affatto cattive intenzioni, e quello era per lei un consiglio.

    -La tua voce è chiara. La mia non può raggiungere le tue orecchie con la stessa nitidezza; parliamoci, tuttavia: per non sentirci soli.

    E la sua voce era insicura, quasi quella di una bambina in cerca di un amico in mezzo ad una folla di adulti. Non sapeva cosa lui le avrebbe risposto, tuttavia non avrebbe potuto fare altrimenti.


    SPOILER (click to view)
    E' stata aggiunta in revisione alla passiva del 5 di denari una limitazione. La scrivo qui:
    "Più si conosce a fondo la dama, più la malia si indebolisce fino a che chi nutre per lei profonda amicizia ne diventa immune" In pratica i pg che con lei stringono amicizia sono più in grado di sopportare la sua aura. Ovviamente ci si accorderà prima via mp tra giocatori.

    Attualmente non ha tantissima rilevanza che tanto i pg non si conoscono, tuttavia è giusto che l'abbia messa XD


    Edited by Drusilia Galanodel - 17/8/2010, 17:05
     
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  5. Boccamurata
     
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    Una mano. Pallida neve che circonda la sua, oscuro cumulo di materia palpitante sangue. Al principio non parla: anche la musica si ferma. La visione ha qualcosa che lo sconcerta intimamente, una freccia scoccata da un arciere infallibile. Sente l'impulso di fuggire da quella lamia, dall'incanto che lo avvolge, ma non sa come: è troppa la soggezione che prova nei suoi confronti, e forse persino contrario all'educazione impartitogli. "Si è sempre cortesi nei confronti delle dame", sembra compitare una vocina dentro di lui. Allora, non potendo indugiare oltre, solleva il capo e incontra gli occhi: foresta contro oceano, i suoi. Non riesce ancora a dire nulla, mentre la donna parla. Osserva solo quel sorriso rivolto a lui, proprio a lui, che non sa più cosa sia un sorriso, cosa farsene di un sorriso. La bocca del bardo, invece, è una viola tremula, un'insicurezza non recisa: l'inquietudine lo blocca, la gola è una voragine riarsa che non serve a nulla. Le prime parole, perciò, non sembrano neanche sue: "Avete ragione, mia signora.", pronuncia, a fatica. Quindi continua, questa volta più sicuro, misurando le sillabe, il metro, la melodia della voce: "Questo servo talvolta dimentica di essere solo un'ombra. E le ombre non hanno lati da mostrare."
    L'espressione è dura, rammaricata. Il liuto è un mostro silente fra le braccia. L'incavo è una grottesca bocca di legno pronta a inghiottire il silenzio; le corde sono denti di nervo animale. Boccamurata osserva lo strumento, quasi stia cercando qualcosa che si sia persa nell'anima dello stesso. Vuole riaffrontare la dama dalle braccia d'avorio, ma ha bisogno di tempo, di tempo e di sicurezza. Questa volta sa esattamente cosa vuole dire: "Parliamo pure, se volete, dopo che avrò saldato il mio conto nei confronti dell'oste. Purtroppo, però, temo rimarrete delusa. La musica può tradirvi, e farvi sembrare oro ciò che in realtà è nudo ferro. Per cui devo avvisarvi: sono solo un popolano, indegno della vostra presenza."
     
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    La Dama sorrise, di nuovo.
    E la mano attorno alla sua si strinse per dargli conforto.

    -Oh, le ombre han tante sfumature, sai?

    Fu allora che lo lasciò andare; si vedeva che non voleva il suo contatto e lei fu abbastanza discreta da accontentare quel desiderio che le labbra tremule e violacee dell'elfo non avevano osato pronunciare. Gli occhi verdi erano ancora fissi su di lui, come a voler guardare oltre quel muro che l'elfo aveva posto fra loro, forse per difendersi o chissà, per proteggerla. Già, gli Elfi. Strane creature, più nobili degli uomini ma molto più difficili da trattare, soprattutto se non volevano. Tuttavia Drusilia non si sarebbe fermata lì; era pur sempre un guerriero, ed un mago in terra straniera, e dopo tutto ciò che aveva passato, difficilmente si spaventava di qualcosa, tantomeno le sarebbe mai venuto in mente di scoraggiarsi per così poco.

    -E se io stessi cercando del ferro, anzichè oro?
    Gli occhi smeraldini lo avrebbero osservato, scaltri, in attesa di vedere come avrebbe reagito a quella domanda.
    -Vedi, non potrai mai dirlo con esattezza, almeno fino a quando non affermerai di conoscermi perfettamente.
    Sorrise per poi voltarsi in direzione del bancone, dove l'uomo di poco prima continuava a pulire sempre lo stesso calice con un vecchio straccio, totalmente perso nella figura della donna.
    -Non distruggere la tua persona con quelle brutte parole. Non ti si addicono. E non si addicono nemmeno ai tuoi occhi; sai, in loro brilla la fiamma dell’orgoglio.
    Se non ti va di strisciare, alzati.
    Chiunque può farlo.

    Sospirò, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta.
    Poi le labbra rosse si piegarono sugli angoli, mostrando un sorrisetto divertito
    al solo pensiero che una persona caotica come la Dama Del Vento si potesse mai far domande simili.
    -Il mio nome è Drusilia.
    Quale è il tuo, musico?

     
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  7. Boccamurata
     
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    E' piacevole ascoltare la dama. Ella è straordinariamente arguta; inoltre, qualcosa di misterioso e sottile sembra muoversi sotto quell'apparenza gentile. Sarebbe un ottimo soggetto per una ballata: e non saprebbe dire se questa constatazione sia dovuta alla fascinazione di lei o a un dato oggettivo. Il bardo la scruta sottecchi, quasi voglia carpirne il segreto, le sue sopracciglia si muovono con fare sorpreso.
    "sareste un fabbro di poche pretese. O uno infinitamente accorto. Chissà.", sussurra, pizzicando le corde, che intonano un'arietta leggera. E' con noncuranza, poi, che le dice: "Statene sicura, dama Drusilia: ciò che brilla nei miei occhi non ha più importanza. Perché interessarsene?"
    La domanda è legittima. Ora anche lui comincia a sentirsi curioso nei riguardi della donna, nonostante sia distratto anche dalla sola sua presenza. Comincia a capire che c'è qualcosa di strano, di contorto, nei sentimenti che prova: non sono autentici, anche se non per questo lo sconvolgono di meno. Prova disgusto per se stesso e per i pensieri che talvolta affiorano: è sempre stato un tipo restio a certe cose, e il non riuscire a controllare gli istinti lo fa vergognare più di un brigante dello Yuzrab. Si rende conto di star sudando; si deterge il viso con il mantello, poi sospira: "Sono detto Boccamurata, mia signora. Volete sentire un'altra canzone?"
     
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    Ascoltò con fare assorto le parole del bel bardo dal fascino esotico. Sebbene fosse alquanto malconcio, i suoi lineamenti non tradivano le sue origini, quasi stonavano, perchè chiaramente elfici e naturalmente nobili. Sussurrò parole enigmatiche, soprattutto quando le domandò sul perchè si interessava ai suoi occhi.

    -Beh, ho sempre dato peso a cosa traspare dagli occhi della gente.
    E' una parte di loro, e come tale è giusto interessarsene.
    E mi importa di ciò che brilla nei tuoi, perchè ti trovo interessante.


    Sorrise furbescamente, tornando a guardarlo. Tuttavia quella volta non lo squadrò; i suoi occhi erano amichevoli.

    -Sei l'unico in questo posto che ha percepito qualcosa quando sono entrata.
    E questo non è certo nota di demerito, anzi.
    Se vuoi ne parleremo, ma ora ti lascio continuare, in modo che tu termini il lavoro.
    E poi mi piace la tua musica.

     
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  9. Boccamurata
     
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    China la testa in un cenno silenzioso, e dice: "Al vostro servizio."
    La nuova melodia è diversa dalla precedente: è più veloce, orecchiabile; il menestrello addirittura batte il tempo col piede, segna il ritmo. Le corde, titillate con maestria, evocano il suono del lieve piovigginare d'aprile, quando le gocce bagnano appena la terra e le foglie si vestono di una corona di rugiada. C'è ingenuità e curiosità in quella storia, e potrebbe durare anche di più, se solo il bardo non decidesse di interromperla prima:
    "Un giorno, all'improvviso, la luna si stancò di guardare il mondo di lassù;
    prese una cometa, il volto si velò e fino in fondo al cielo camminò.
    E sorpresa fu che la bianca distesa non fosse neve.
    Eran solo sassi e i piedi si ferì, piangendo di nascosto lei fuggì."
    Finita l'esecuzione, risistema il liuto sotto il mantello e si avvicina al bancone. L'oste gli consegna la chiave di un piccolo tugurio, "è tutto quello che posso darti", gli ha detto, e una pinta di idromele: per finire la serata, se la farà bastare. Il bardo si riavvicina alla dama e siede al tavolo, vagamente soddisfatto di essersi guadagnato vitto e alloggio con un lavoro onesto.
    "Spero che anche quest'ultima facezia vi abbia allietata. E ora ditemi, se vi compiace... cosa porta una gentildonna come voi in un posto come questo?", chiede, avvicinando il boccale alle labbra. Gli occhi sono fissi sul luccichio dorato della bevanda: il miele lo ha sempre fatto impazzire, maledizioni di malia a parte.
     
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    Ascoltò estasiata la musica del bardo, chiudendo perfino gli occhi in modo che l'armonia entrasse in lei senza indugio o distrazioni. E si sentì quasi prendere da un idillio senza fine, e fino a quel momento non v'era davvero mai riuscito nessuno a darle tanto. Chi lo sa quel giovane cosa davvero era in grado di fare, e a dire il vero fremeva da quella curiosità che tanto la caratterizzava e che spesso le dava un'apparenza di persona frettolosa o maleducata. Si, voleva saperne di più e, per quanto fosse restia a concedersi in quel modo a degli sconosciuti, gli si avvicinò, concedendogli risposte altrimenti nascoste.


    -Affari e non.

    Iniziò tutto con quella parola che in sè riassumeva bene ciò che stava per dire.

    -Per quanto adori la vita tranquilla mi rendo conto di non essere in grado di restar relegata ad un focolare, oppure alla figura di cortigiana. Dunque vago quà e là da sola per Endlos, a volte per il semplice piacere di viaggiare, altre perchè mi ritrovo impegni gravosi sulle spalle. Ma nulla che possa abbattermi, sia ovvio.
    Sorrise prima di continuare.

    -Ad ogni modo, attualmente mi trovo nel primo caso; sto tornando da una "passeggiata" nel presidio dell'Est. Sono in questa taverna perchè devo ammettere di non essere più abituata a tali temperature rigide.

    A quel punto avrebbe alzato l'indice garbatamente, domandando al tizio -si, la stava ancora fissando con espressione ebete- un pò d'acqua. Acqua che, ovviamente, sarebbe giunta lì in pochi secondi in una graziosa tazza di porcellana, piuttosto insolita per quella bettola.

    -E dimmi, signor Boccamurata, cosa fa un musicista così eccelso in questi paraggi?

     
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  11. Boccamurata
     
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    Il bardo beve a piccoli sorsi: ha paura che l'alcol finisca troppo presto, o più probabilmente che il liquido lo induca a parlare troppo. Il sapore è dolce, aromatizzato; la compagnia splendida. Nell'apprendere le notizie le lunghe sopracciglia dell'elfo si contraggono sulla pelle bluastra; esse planano leggere, avvicinandosi alle tempie: paiono due corvi su un cielo tempestoso.
    "Impegni gravosi? Siete, in ogni caso, una donna libera, almeno a quanto mi dite... e questo vi fa onore. L'inquietudine è pur sempre uno stimolo alla ricerca."
    Il successivo silenzio è intervallato da un altro piccolo sorso. Boccamurata guarda distrattamente l'oste, ticchettando uno stornello sul tavolo. La richiesta dell'acqua non provoca in lui quello comunemente detto "sorriso", ma desta comunque un moto di ilarità che traspare appena dalla rigida linea delle labbra. Aspetta che l'uomo se ne sia andato per rispondere a Drusilia: "Mi trovo qui per puro caso: non ho meta né scopo. Viaggio perché sono un ramingo. E questo è quanto.", conclude, accompagnando la fine del discorso con un gesto eloquente della mano, come a dire che non c'è altro da aggiungere.
    Nasconde bene dietro un altro po' di idromele il vero nome del suo cosiddetto "viaggio": sarebbe meglio pronunciarlo "fuga".
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    -La libertà richiede un prezzo.

    La risposta giunse repentina.

    -Ed io ho pagato più di quanto richiesto per ottenere quel poco che ho.
    Tuttavia con mio rammarico sono ancora all'inizio di un lungo percorso,
    e per la realizzazione di ciò che desidero ho bisogno, oltre al mio lavoro,
    di tanta fortuna e di supporto da da parte di più persone possibili.

    Terminò di sorseggiare l'acqua, per poi posare delicatamente la tazza sul ripiano. Prese fiato prima di continuare, come se con quel sospiro allontanasse almeno un pò di tutta quella stanchezza che così bene nascondeva. Probabilmente nessuno avrebbe mai potuto capire cosa provava... infondo nemmeno lei ne era a conoscenza.

    -Vede, signor musico, è così difficile al giorno d'oggi incontrare alleati, soprattutto qui su Endlos.
    In ogni caso non mi abbatto, finchè ho il mio sogno stretto fra le dita, niente può spaventarmi. Piuttosto tu, secondo me dovresti trovare anche tu un obbiettivo, o vivere non avrebbe altrimenti senso.

     
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