[CSV] Anamnessor

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    The Deep Shadow

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    In un altro luogo,
    in un altro tempo...
    « Fammi riassumere ancora una volta. » disse.

    Da sotto la coltre delle palpebre abbassate udì Naxe gemere in modo tutt'altro che inudibile, ma non vi badò.

    « Sasha diviene un Custode del Keyblade dando il colpo di grazia all'ultimo Heartless di una piccola pattuglia da lui incontrata per caso, circa tre mesi dopo la - ehm - 'distruzione' del Grigio Mondo. » Alzò un dito. « Nessuna prova di forza, nessun Custode da cui ereditare. » Ne alzò un altro. « Tre mesi dopo, scontrandosi con te dopo aver ridisceso il castello di Xemnas in preda al delirium scemens, eredita un secondo Keyblade da te. » Terzo dito alzato. « I suoi Keyblade assumono dunque i Keyholder Portafortuna e Lontano Ricordo in modo spontaneo, modellandosi sul cuore di Sasha. »

    Quarto dito alzato.

    « Per la dodicesima volta, si. » disse Naxe. « Riassunto esatto, sintetico, perfetto. »
    « Perfetto un cazzo, Naxe. » disse con perfetta calma Xord Gik, aprendo finalmente gli occhi. « Non ti sei reso conto che manca una cosuccia fondamentale... il perché? »
    « Non vorrai rifarmi tutta la paternale, spero. » sospirò l'altro Nessuno, accasciandosi sulla sedia. « Sono stanco, Xo'. Se hai una teoria, dilla e facciamola finita. »
    « Farla finita è l'ultima cosa che potremmo fare, se quanto sospetto è vero. » ringhiò Xord Gik, alzandosi e aprendo un Corridoio Oscuro con uno schiocco di dita.
    « E ora dove vai? » disse stancamente Naxe.
    « Sta' zitto, topo di biblioteca, o mi contagerai più di quanto tu non abbia già fatto. » replicò stizzito il Nessuno, e si lasciò inghiottire dalle sue tenebre.

    Palanthas,
    due secondi e mezzo più tardi...


    Iniziò a saccheggiare la biblioteca prima ancora di essere uscito del tutto dal varco di liquida Tenebra da lui aperto nel violato territorio della biblioteca, sezione linguistica. Dizionari, tavole di comparazione, trattati etimologici e linguistici: tutto quello che serviva per tradurre gli strampalati e assurdamente complicati alfabeti orientali in più comprensibili vocaboli occidentali. Se quello non sarebbe servito, sarebbe passato alle rune alchemiche. Se neppure quello fosse servito, ad ogni carattere o ideogramma mai pensato da razza aliena e/o irritante nell'intero, dannatissimo Multiuniverso - e se la fama di quella biblioteca era vera, allora l'unica cosa di cui aveva bisogno era tempo per cercare.
    Fortuna che aveva un computer che potesse farlo al posto suo.

    Afferrò un altro tomo, il quinto della serie, e stava per metterlo in cima alla pericolante pila di volumi che s'era formata in grembo quando il libro accanto - infido e traditore come ogni libro - minacciò di cadere, costringendolo ad un brusco movimento di mano per arrestarlo: ma facendo così, ovviamente il suo busto si piegò in avanti per supportare l'estensione dell'arto e mise in pericolo l'integrità strutturale di quella torre di babele formato non tanto tascabile. Imprecò, schiacciando i volumi fra la libreria e il suo corpo, ma perse la presa sul primo traditore d'un libro e quello lo ricompensò cadendogli dritto sulla testa.

    I libri gli caddero dalle braccia, spandendosi ovunque.
     
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    L'aria parve tuonare d'un battito di cuore, una forte pulsazione.
    Un passo ed un bagliore s'aprirono fra le mura, scendendo scale e dirigendosi dove la maledizione era stata gettata, dove la tenebra attendeva.
    Ogni rumore si confondeva nell'eco dei battiti pulsanti, ogni respiro si faceva muto e impaurito, e tutte le anime presso Palanthas parvero abbandonare il palazzo, nascondendosi od uscendo.
    Un unico bagliore d'iride vinceva la scura magia e la nera paura, quello stesso lume che le aveva scatenate, perché mai sgarbo così grave era stato recato al tempio della Conoscenza, violato in tale maniera, e con una tale superbia. Oh sì, Amarth sapeva chi era stato, l'aveva visto dalla sua dimora, e ora esigeva una punizione.

    -Come hai osato, Godrik Maestro delle Ombre, Nube Oscura, costruttore e portatore di Animofago, Grande Abissale di T'mosh, Sire degli Heartless, Oscuro, Viaggiatore dei mondi in cerca della Serratura di questo, detto anche Tenebra Profonda, introdurti nei mie domini violando il naturale ingresso di Palanthas? Quale potere credi di avere, e quale superbia, per azzardare un simile oltraggio? Credi forse che gli occhi dei Saggi siano ciechi? E che sorde siano le loro orecchie?-

    Sembrò, allora, che il silenzio risuonasse d'un atavico sussurro fra le sante mura, e che le voci si fossero ora totalmente spente: i muti parlavano, e gli oratori tacevano; persino i libri stessi lo facevano, così come tutto il mobilio: gridavano nel loro silenzio per l'abominio compiuto dal giovane.

     
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    Sibilò un'imprecazione in asghabardiano. Libri, dannazione! Non era lui l'amante della carta stampata in quell'assurdo duo composto da lui e da Naxe, né aveva mai amato fare ricerche in altro modo che lanciando qualche ordine ad un agglomerato di processori e chip ipertecnologici... una cosa che non era cambiata da quando era stato inghiottito dall'Oscurità, tramutandosi in un Nessuno. Continuando a lanciare imprecazioni in una lingua che solo un'altra persona in quell'intero piano dimensionale parlava, e per di più a sua insaputa, si chinò a raccattare i libri con espressione schifata sulle labbra. Fu per questo che la voce e la manifestazione di potere dell'empatico lo colsero di sorpresa facendolo sobbalzare con la magia sulle punte delle dita... o almeno, così si disse in seguito.

    « Il fatto che io non abbia un Cuore non vuol dire che non possa avere un infarto, sai? » sussurrò concitatamente il Nessuno, lanciando un'occhiataccia al suo interlocutore e parecchie intorno per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando... naturalmente non solo con lo sguardo. Per fortuna sembrava che tutti fossero troppo impegnati a nascondersi per badare a lui che faceva ritornare l'Oscurità dentro di sé e dissolveva il Corridoio Oscuro... un punto a favore dell'empatico.

    « Ho 'osato' venire qui... » riprese, dando un tono ben beffardo alle parole, « ...perché devo fare una ricerca tecnicamente infinita in un tempo concretamente ridottissimo. Pensavo che questa fosse una biblioteca pubblica! »
     
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    Non vi fu il tempo di pensieri, né ponderazioni: un'azione tanto grave, ed una risposta di pari intensità necessitavano un chiaro ammonimento da parte dello Zero:

    -Palanthas è aperta ad ogni cuore che cerchi conoscenza, ma non è tollerabile infrangerne l'aria. Questo palazzo è dell'Est così come lo è di mia proprietà, e nel mio dominio non vi sono altri modi se non varcarne la soglia per accedervi. Tempo e frette sono parole che non intendo giustificare, perché mai il capriccio di uomo ha disfatto ferree leggi.-

    Il nero passaggio s'era richiuso, e pareva che la Biblioteca fosse vuota, tanta era stata la paura, in quelli che avevano avvertito l'arrivo del Saggio, delle parole e punizioni egli avrebbe mostrato.
    Non si aggiunse altro, ma in cuor suo il Guardiano iniziava a e riflettere su quale fosse stata la migliore punizione per il giovane in nero, quale moneta avrebbe pagato il grave crimine.

     
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    « Sarebbe stato carino esserne informato. » replicò leggermente piccato, senza dargli tempo di pensare a qualunque cosa stesse pensando. « Comunque, se hai un momento libero, vorresti darmi una mano? » chiese, estraendo da una tasca dell'uniforme nera e viola cupo che indossava un foglio di fibra vegetale: sopra v'era stampato, con tanta precisione che sembrava di vederli appoggiati sopra invece che dipinti al laser, lo schema costruttivo dei due Keyblade che gli interessavano... o meglio, quello che sarebbe uno schema costruttivo se i Keyblade potessero essere 'costruiti'.

    « Vedi i ghirigori sulla punta di queste spade? » disse, indicando con due secchi picchiettii dell'indice sinistro i rostri rispettivamente bianco e nero. « Beh, io credo che siano ideogrammi: segni, forse parole, scritte in una lingua a me sconosciuta. Visto che Palanthas ha la fama di avere la conoscenza dell'intero multiuniverso, volevo usare i suoi dizionari e altro materiale per confrontarli con i glifi e scoprirne il significato. Solo che... » digrignò i denti « ...temo ci siano un bel po' di alfabeti da confrontare: più che un dizionario mi serve un indovino! »
     
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    Dove era la bestia che qualche3 tempo prima non aveva esitato nell'affondare l'affilata lingua nell'animo dello Zero? Dove la superbia? Cosa, allora, l'aveva rabbonito? Forse l'urgenza del compito? O, forse, una falsa maschera per non irritare ulteriormente il Saggio? Poco a questi importava, ché egli necessitata solo di una buona creanza, e non dei motivi di questa.

    -Non credevo necessitassi di un simile avviso: devo allora supporre che è tuo uso apparire in altrui domini? Ad ogni modo, non negherò l'aiuto che mi si chiede, perché oltre le mie credenze vi sono i miei obblighi verso Kalia.-

    Prese il foglio dalle mani di Godrik e si voltò, delicato e severo come un vecchio Re; accennò al giovane di seguirlo in silenzio, e lentamente percorse le grandi scale che dominavano tutta la sezione di lingue, e quando fu in cima s'arrestò.
    Tese la mano ed il foglio su di questa, e soffiò:

    -Sia il Destino il mio occhio e la mia sapienza.-

    Ecco che il biglietto s'alzò in volo e vorticò nell'aria di Palanthas, che sempre più sembrava farsi iridescente: attraversò scaffali e tomi, e prima di ricadere fece un ultimo giro; si pose ai piedi d'una piccola libreria, poco frequentata a dire il vero. Allora lo Zero indicò il punto, invitando il nero colpevole ad osservare cosa il foglio stesso aveva scelto.



    SPOILER (click to view)
    Scusa l'autoconclusività dell'azione, ma ho usato i miei poteri da QM, autorizzati peraltro dall'Alfiere stesso. Spero non ti dispiaccia questa scenicità XD
     
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    -Non credevo necessitassi di un simile avviso- fece lo Zero. -devo allora supporre che è tuo uso apparire in altrui domini?
    Ad ogni modo, non negherò l'aiuto che mi si chiede, perché oltre le mie credenze vi sono i miei obblighi verso Kalia.-


    Lo Zero prese il foglio e, lasciando Xord Gik perplesso quanto lo era stato lo Zero nella sua prima domanda, lo invitò a seguirlo. Obbedì senza protestare - non voleva rispondere a quella domanda - ma quasi non cozzò contro il bibliotecario quando quello si fermò proprio in cima alla scala, bloccandogli la strada. L'unico motivo per cui non gli rifilò qualche staffilata verbale come quelle cui s'era abituato lo Zero era che il suo naso aveva captato l'uso di una magia, e non voleva interromperlo. La magia stessa era o particolarmente complessa o tremendamente rozza, dato che lo Zero impiegò componenti sia verbali sia gestuali per farla, ma quale delle due fosse la verità onestamente non avrebbe saputo dirlo: d'altra parte quello non era il suo dominio, ma quello dello Zero. Con gli occhi seguì il foglio lasciato libero: quello svolazzò di qua e di là, per poi posarsi ai piedi d'uno scaffale.
    Zero indicò.

    « Andiamo a vedere. » disse. Avevo ragione. rimurginò fra sé e sé, proprio di un indovino avevo bisogno!

    Evitò di sorridere al pensiero - altra cosa che non voleva dire - e ridiscese la scala raggiungendo il foglio e il bersaglio da esso indicato. Era in una zona a lato dell'area linguistica, dall'aspetto curiosamente intonso dalla costruzione di Palanthas stessa e con i dorsi dei libri scritti tutti con glifi su glifi d'incomprensibile linguaggio... tutti, tranne uno.
    Lo prese dallo scaffale; scelta facile, quella.
    Aprì il libro, trovò l'introduzione e incominciò a leggere le prime righe per capire cosa il Destino avesse in serbo per lui. Questo è stato scritto non solo con l'intento di bla bla bla ma anche con quello di altro bla bla bla si offre a tutti coloro che intendono fare uno studio approfondito cominciava a capire perché quell'area fosse così poco popolata offre una vasta conoscenza di... di...
    « ... »

    Oh no...
    « ...giapponese? » esclamò.
    ...quella lingua aveva migliaia di lettere!!
     
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    Avvenne così che l'incanto giunse a compimento, ed apparve corretto persino, sebbene fosse stato improvvisato, creato per l'occasione: il Celebliant invero non presiedeva linguaggi e culture, operando piuttosto fra filosofie e molteplici rituali.
    Sfruttando il potere della Biblioteca e del Destino cui il Guardiano presiedeva, aveva reso possibile una corretta risposta, pure che questa dovesse ancora manifestarsi interamente: Godrik aveva trovato il libro, ma appariva chiara la sua ignoranza nel leggere le numerose pagine, e forse ancor qualcosa si poteva a fare a riguardo. La punizione attendeva e presto sarebbe strisciata fuori dalla bocca e dal cuore di Amarth, ché l'oltraggio era stato sacrilego, tanto sgarbatamente articolato.

    -Osserva il mondo dentro te, non al di fuori. Concentrati sulla richiesta, non sul risultato. Lascia che il potere che nella Biblioteca risiede t'invada, e quando sei certo di Conoscere, solo allora potrai aprire il libro, e la pagina non sarà errata.
    Questo comanda il Destino.
    -

    Affidarsi al caso, poiché nella più pura casualità vi è,invero, il massimo potere della Sorte, ché un passo nel buio ignoto conduce pur sempre dove Deve,e tutto finisce con il conformarsi ad un più grande Tessuto.
    Per altri quesiti, certamente lo Zero avrebbe risposto di propria voce, ma quei sentieri egli non conosceva appieno, e volle mostrare il proprio potere piuttosto che la propria ignoranza.

     
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    Chiamata per il Deus ex machina, prego.

    -Osserva il mondo dentro te, non al di fuori. Concentrati sulla richiesta, non sul risultato. Lascia che il potere che nella Biblioteca risiede t'invada, e quando sei certo di Conoscere, solo allora potrai aprire il libro, e la pagina non sarà errata.
    Questo comanda il Destino.-


    Adorava quando le cose andavano per il verso giusto.

    Seguendo le istruzioni oltre la filosofia, il Nessuno chiuse il libro e lo afferrò tenendo una mano sul dorso, puntato verso il basso, e una sul lato opposto: poi aprì quest'ultima mano e lasciò che il voluminoso volume si aprisse a casaccio ad una pagina a casaccio. Uscì la 757a, sezione Comune»Giapponese, lettera 'o'... decine di parole che iniziavano con la 'o', ahimé. Pazienza... sempre meglio che spulciarsi tutto il volume come avrebbe dovuto fare altrimenti. Appoggiò la schiena alla libreria ed iniziò a leggere parola per parola, confrontando la traduzione in kanji con quelli dei due Keyblade. offe'sa lo fece penare per un po', ma poi lo scartò.

    'orto, orto'dosso e ortogra'fia... bla bla bla... o'sare e compagnia bella... niente con 'osb'... oscil'lare e derivati/composti/accidenti vari... oscura'mento si che era interessante, ma no, il kanji era completamente diverso...
    « ... »
    Oscuramento.

    Saltò a pié pari un bel fracco di parole e scorse veloce in cerca di quella che gli era balenata in testa - ah, che ironica scelta di termini! Aveva capito, aveva finalmente capito il nesso, l'aveva trovato... oscuramento non era la parola giusta ma quasi, era la sua radice che gli interessava, la parola da cui derivava... derivava...

    « ...trovato. » esalò.

    oscurità' sf


    « 'Ed egli controllerà la Luce e l'Oscurità'... » citò a mezza voce Xord Gik.
    Sorrise.
    "Controllerà", traduzione a senso del verbo yerd che alla lettera significa "stringere", "afferrare"... o impugnare.
    « La traduzione è sbagliata... lo è sempre stato! » esalò, chiudendo gli occhi.
    La frase corretta era 'Ed egli impugnerà la Luce e l'Oscurità'.
    « L'intero paragrafo... l'intero paragrafo andava interpretato alla lettera. »
    Egli impugnerà Luce e Oscurità.
    « 'Egli impugnerà Luce e Oscurità'.... »
    Impugnerà.
    « ...non la Luce e la Oscurità.... »
    Impugnerà.
    « Sono nomi propri. »
    IMPUGNERA'

    Spalancò gli occhi.
    Li abbassò sul libro.
    Rimaneva un'ultima conferma, poi non ci sarebbero più stati dubbi.
     
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    Lo Zero non si mosse, né proferì parola alcuna; al contrario si tenne distante, eppur qualcosa riuscì a scorgere, e le esclamazioni del Nessuno lo incuriosirono per certi versi, ma trattenne il desiderio e si limitò ad inclinare un poco il capo, verso destra, assorto in una vacua espressione, come se riflettesse di cose tanto profonde che apparivano leggeri fumi, e sembrava non tesse invero pensando a nulla.

    -Dubiti ancora del io potere, e delle forze di Palanthas? L'ultima volta fosti così scortese, e non l'ho dimenticato.-

    Disse all'improvviso, interropendo di scatto il proprio volontario silenzio; aveva l'obbligo di ricordare quanto particolari fossero le capacità di cui disponeva, e di quanto la Biblioteca fosse pronta a svilupparle ulteriormente. Non desiderava essere rude, e tuttavia avrebbe fatto mole cose pur di essere creduto e rispettato, in un mondo che sempre più va marcendo.

    -Queste mura hanno già esaurito il loro dovere? Il tuo crimine aveva solo questa come conseguenza? Tradurre un simbolo? Non è mio dovere indagare oltre, ma sappi che non potrai lasciare Palanthas prima di aver pagato il debito.-

    Si fece più serioso: davvero non desiderava sapere troppo da Godrik, ma doveva pur regolarsi per l'espiazione di lui. Eru Elen Amarth è neutrale e marcia dritto, come spesso dice; ciò non lo esonera dal perseguire leggi neutrali anch'esse, né di essere vicino alla propria causa; il Destino non è oggetto di scherno o ingiuria, e la Biblioteca dell'Est non è suolo che si possa violare. Questo il ragazzo avrebbe dovuto apprenderlo.

     
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    lu'ce sf


    Quelle tre paroline lo fissavano, prive di emozioni.
    Lui ricambiava.

    Luce. Oscurità. Nomi propri, dati ai Keyblade a lui noti come Portafortuna e Lontano Ricordo dalle antiche popolazioni del Grigio Mondo quando ancora esso era uno e non due. Possibilità che potevano essere interpretate in modi diversi, profezie nebulose e chiare solo a posteriori, avrebbe odiato tutto ciò se solo potesse, odiare. Era così difficile stare appresso alle leggende... e tutte e due le volte con poco potere a disposizione! A che serve avere tanta potenza magica da demolire una montagna se la dimensione in cui si trovava limitava il flusso del suo mana?
    Aveva tante cose da fare, e pochissimi mezzi.

    -Dubiti ancora del io potere, e delle forze di Palanthas?- disse, un po' rude, lo Zero. -L'ultima volta fosti così scortese, e non l'ho dimenticato. Queste mura hanno già esaurito il loro dovere? Il tuo crimine aveva solo questa come conseguenza? Tradurre un simbolo? Non è mio dovere indagare oltre, ma sappi che non potrai lasciare Palanthas prima di aver pagato il debito-
    « La scortesia è la mia maschera. » spiegò, distratto, il Nessuno. « I miei poteri suscitano terrore e repulsione negli uomini, queste a loro volta rabbia e odio... ma l'arroganza di cui mi ammanto confonde queste percezioni intuitive, le offusca e le svia, facendo di me un bersaglio con cui irritarsi e mai fidarsi. Emozioni più semplici da gestire. »

    Sospirò, e calò del tutto la maschera. Poi guardò Eru Elen Amarth, lasciando che la piena potenza del suo essere scaturisse dal cremisi dei suoi occhi con quella che per un altro sarebbe stata una valanga inarrestabile.
    Buio.
    Vuoto.
    Nulla.
    Nessuno, i non-esistenti.

    « Quando sono 'rinato' come Nessuno il mio corpo è stato scaraventato nel Maelstorm. » disse, vacuo.. « Il luogo dove sono arrivato è un mondo devastato da una guerra religiosa che dura da millenni ormai: una guerra fra coloro che seguono la Luce e quelli che hanno scelto l'Oscurità. Quella guerra, è scritto in una profezia, può essere fermata solo da una figura mitologica nota come il Dormiente: un intero libro dei testi sacri delle due religioni è dedicato a questa profezia, a tratti estremamente esplicita e a tratti nebulosa come la nebbia al mattino. Il Dormiente sarà un Custode del Keyblade, si risveglierà a sedici anni, porterà sul corpo i segni del suo potere... potrei parlarti per ore di caratteristiche come queste. »

    Sbuffò, quasi sarcastico - ma di quel sarcasmo che, ormai era chiaro, era solo parte di una maschera da teatro.

    « Il pezzo migliore è quello che recita 'ed egli controllerà la Luce e l'Oscurità': semplice e conciso. Il Dormiente userà entrambe le energie, sottointeso in battaglia. Perché ovviamente.. » ridacchiò « ...entrambi le parti sono sicure che il Dormiente si unirà a loro nella distruzione dell'avversario, riportando l'intero mondo sotto un unico dominio: il loro. E sai che è successo quando il Dormiente si è finalmente risvegliato? Li ha abbattuti entrambi »
    Sorrise.
    « Due governi e due religioni in pezzi, svelate per quel che erano realmente: illusioni. Sta rimettendo i pezzi assieme, adesso, un ragazzino che cerca di insegnare ad un mondo il significato della parola 'tolleranza'. Non se la cava neanche male, e il fatto di avere un potere quale nessuno ha mai avuto, oltre che essere stato atteso da quattromila anni, certo non guasta. E adesso sai che scopro? »

    Picchiettò l'indice sul foglio di carta con i disegni prospettici dei Keyblade.

    « La traduzione ha un doppio senso. È 'ed egli impugnerà Luce e Oscurità', non "controllerà": Luce e Oscurità sono due nomi propri, che in giapponese si scrivono con i medesimi kanji che compaiono su questi Keyblade. Guarda caso, sono stati associati proprio a questi elementi in ben più di un'occasione. La profezia si riferisce a questi Keyblade: il Dormiente li avrà entrambi, saranno le sue armi. Ma, vedi, lui non ha mai avuto due Keyblade: men che meno questi due! » esclamò. « Quindi, se la seconda interpretazione della profezia non si riferisce a lui, allora a chi? Sembrerebbe tutto molto sbagliato... »

    Fece una pausa.

    « ...a meno che Sasha non fosse solamente uno dei Dormienti. » disse. « Perché vedi, nulla in questo libro di profezie dice che il Dormiente deve essere uno solo. »
     
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    Nelle parole di Godrik vi era un certo intelletto, sicché l'idea di un rozzo guerriero venne meno, e forse il pensiero del Celebliant s'ammorbidì un poco.
    Il ragazzo prese a raccontare ciò che concerneva la sua cerca, e molto questa cosa colpì l'eterno animo perché, pure che quello gli avesse mostrato il suo vero potere, aveva altresì abbassato ogni menzogna o scortesia, rivelando i propri tormenti al Guardiano. Non lo dimenticò.

    -Hai trovato le tue risposte, Godrik. Ma alcuni dettagli ti sono ancora oscuri. Io posso rivelarti alcune cose che saranno, ovvero dove il tuo Destino andrà a compiersi, perché vedi, pure che tu ti erga a Vuoto guscio, il Nulla dentro me è perfetto ed armonico. Ad ammantarti è il nero, e porti gli occhi di fiamma. Su di me, invece, alcun colore si ferma mai sul grigio di sfondo, perché Luce ed Ombra in me trovano compimento annullandosi, e le tinte del Mondo non possono prendermi, sottostando io alle Leggi che mi formano.

    Ora, prima che io decida la punizione più adatta agli oltraggi rivolti alla mia persona e a Palanthas tutta, ti darò ciò di cui sei in cerca, perché il dovere che ho presso Kalia è superiore al tuo peccato.
    -

    Parlò forte e saggio, e nulla del Vuoto di Godrik poté smuoverlo, né tanto meno sminuì il proprio, anzi alimentandone forza e gloria.
    Allora si pose di fronte al ragazzo, a qualche passo da questi, e tese un poco il braccio destro in alto, assumendo la posa di chi, con garbo, desidera prendere parola: la mano quasi tesa, il palmo verso il nero visitatore; sul volto, brillava l'iridescenza della chioma e degli occhi, ma solo il Nulla ed il Vuoto lo dominavano.

    -Sia questo il maggiore dei Doni che possiedo: poter Conoscere ciò che nel tempo giammai muta.-

    Tacque. Ecco che qualcosa mutò invero nell'ambiente, perché tutto il potere celato nell'eterno venne fuori, e fu come una silenziosa esplosione. Il Nero abisso di Godrik impallidiva al confronto, perché se quello era vuoto per conseguenze, il Guardiano era vuoto per cause, essendo egli stesso il Vuoto.
    Si percepì, dunque, quanto grande e forte ed antico fosse il potere del Celebliant, e subito l'iridescenza su capelli, occhi e veste venne meno, lasciando che questi risplendessero del più puro fra gli argenti: era però una luce spenta, sicché non accecò il ragazzo. Ricordava piuttosto un bagliore intenso, magnifico e delicato come il raggio dell'ultimo spasmo di sole al tramonto.
    Così, mentre nel petto andava disegnandosi il simbolo dei Guardiani, argenteo sull'argento di Erelamarth, i mille colori che prima danzavano sul corpo di lui si persero nell'aria di Palanthas, facendosi iridescente nebbia, e tutto il palazzo ne era pervaso, e parte riuscì persino a superare i contorni di pietra, diffondendosi nel cortile e nel cielo.
    Infine lo Zero prese parola, e si poté notare quanto la sua voce fosse mutata: risuonava forte, come provvista di eco, ed era salda e misteriosa come il Destino, più antica di qualsiasi suono mai prodotto:

    -Coloro che tu cerchi non portano leggi, ché essi stessi Possono fare del piacere una regola, e se toccano Luce o Tenebra non vengono respinti, avendo diritto di possesso su questi; ma bada: il loro potere da questi non proviene, e se vi è controllo e diritto, l'ha portato ciò che invero lo forma.
    Io questo dico: tu non vincerai su di loro, giammai potrai: ciò che in loro scorre a te è stato sottratto, e quel potere non avrai mai per te stesso.
    Ecco cosa in ultimo il Destino tesse per te: il secondo salverai, ma prima che possa dirsi al sicuro, per tua mano toccherà l'abisso della distruzione.

    Sia questa la parola del Destino per bocca di Eru Elen Amarth.
    -

    E più non disse, lasciando che la nebbia si diradare e il lucore del corpo s'affievolisse; allora abbassò il braccio e tutto tornò come era in origine: un pallido brillare di mille colori sull'argento del corpo del Guardiano numero Zero. Cosa significassero quelle parole, egli forse sapeva, ma non gli era concesso di rivelare, essendo ciò che rivelava un dono da concedere, non da trattenere. Terminata la conoscenza del Karma, terminava anche l'interesse per questa. Solo Godrik, ora, aveva il potere di districare le scure parole dell'Essenza, e nessun altro in quella terra poteva, essendo quelle rivolte esclusivamente a lui, sicché chiunque le avesse udite, avrebbe solo colto suoni confusi e misteriosi vocaboli.

     
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    Silenzio irrequieto, pesante come una coltre di tomba, pulsante come qualcosa di vivo, terribile poichè nato da una contrapposizione atroce.
    Ma di questo loro, che nulla provavano, di nulla si accorgevano.
    Due poteri si erano manifestati esplodendo nella loro piena potenza - nati dai più grandi abissi dell'uomo, così potenti, terribili ed enormi che neppure gli dei se n'erano mai impossessati - eppur non s'erano scontrati. Si sentiva ancora il sapore del disastro nell'aria, ma non v'era pericolo ormai.
    Il pericolo non era mai esistito.

    « ....molto interessante. » sussurrò, infine.

    E tutta la tensione, il profondersi di energie incommensurabili ai comuni umani, il crepitare del dualismo di poteri oltre molte immaginazioni... svanì, come mai esistito.
    Silenzio, ma stavolta con quiete.

    « Eru Elen Amarth, Custode del grigio ed essenza del Vuoto, ti ringrazio. » disse, con voce ferma e sincera.
     
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    Non vennero le serpi. Che, davvero, l'animo di Godrik fosse meno sottile e sfrontato dell'apparenza? Era facile, diceva, portare maschere; ma queste servono quando il Destino vede? No, e al contrario appaiono offensivi sgarbi. Il potere dello Zero è tanto grande, e penetra la carne ed il ferro, e velare il volto è l'ultimo dei trucchi che questo riesce ad abbattere.
    Ad ogni modo, pure egli doveva tenere fede alle proprie parole, perché il crimine passato restava troppo e troppo profondo, e non di molto l'affievolì l'improvvisa redenzione del ragazzo.

    -Erelamarth Celebliant ha qui un incarico, e se mostra il proprio potere è per rispondere alle domande che gli vengono poste. Non ho agito per desiderio, ma per obbligo. Ciò non toglie che la tua condotta abbia diminuito la condanna, ma non l'ha affatto eliminata.-

    Disse e fu pacato, come chi si fa portatore di bizzarre notizie, e quasi non ha colpa del loro essere accadute; si preparò, vagando con la mente attraverso vuoti estremi e trame di mille mondi, e quando tornò a far udire la propria voce, rivelò la cosa aveva in serbo per il giovane.

    -Questo a te, Godrik delle Ombre, il Custode ultimo di Palanthas comanda: mai varcherai la mia soglia con la magia, né potrai illusioni per eludere il verdetto, né oscure maledizioni; passerai per la porta, e per quella uscirai. Pagherai a me un tributo entro quattro lune da oggi, omaggiando la Biblioteca di una buona opera, e fino al compiersi di questo tempo, da qui sarai escluso. Bada, che se solo infrangerai uno dei comandi, sarà la Biblioteca stessa a punirti, e su questo io non avrò controllo o freno.-

    Un altro silenzio, e l'ultima parola dello Zero al Nessuno.

    -Ora va', e di nuovo ci rincontreremo quando verrai a consegnarmi l'atto del tuo pentimento. Fino ad allora, ti saluto, Signore degli Heartless e Tenebra Profonda.-

    Più non disse, e marciò diritto verso le scale, e di lì a poco scomparve al piano di sopra, lasciandosi dietro uno sfavillare tenue di mille colori, ed un grande potere era con lui.

     
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    -Erelamarth Celebliant ha qui un incarico, e se mostra il proprio potere è per rispondere alle domande che gli vengono poste.- disse lo Zero, quanto di più simile al minimizzare possa esistere per quelli come loro - o, piuttosto, schietta verità. -Non ho agito per desiderio, ma per obbligo. Ciò non toglie che la tua condotta abbia diminuito la condanna, ma non l'ha affatto eliminata.-
    « Non dubito né del primo né del secondo. » replicò col medesimo tono Xord Gik - piccato? Insinuante? No, questo poteva sembrare a chi come loro non era: anche lui era sincero, e senza sapere cosa sincerità sia. « Ciononostante, dovere o meno, mi hai dato molto più di quel che cercassi e sei andato ben oltre i limiti della mia richiesta... » aggiunse, « ... e di questo non dimenticherò. Ora, parla.1 »

    E, così esortato, il Nulla parlò:
    -Questo a te, Godrik delle Ombre, il Custode ultimo di Palanthas comanda: mai varcherai la mia soglia con la magia, né potrai illusioni per eludere il verdetto, né oscure maledizioni; passerai per la porta, e per quella uscirai. Pagherai a me un tributo entro quattro lune da oggi, omaggiando la Biblioteca di una buona opera, e fino al compiersi di questo tempo, da qui sarai escluso. Bada, che se solo infrangerai uno dei comandi, sarà la Biblioteca stessa a punirti, e su questo io non avrò controllo o freno.-
    Poi, silente, salì le scale e vi scomparve.

    « Così sia, Custode. » disse all'aria Xord Gik « Così sia. »

    Fece per andarsene anche lui, ma nell'oltrepassare distratto l'angolo dello scaffale evitò per un pelo di sbattere contro lo spigolo di un libro sporgente nella sezione opposta; il movimento rapido trascinò con sé il tomo, che questa volta fu prontamente afferrato dal Nessuno.

    « Sei sicuro che non mi stia già punendo? » chiese al nulla, un accenno di ilarità nella voce - la maschera che, lentamente e in modo quasi involontario, cominciava a risalirgli sul volto.
    Poi lesse il titolo.
    « ...mm. » disse. « Se possibile, questo lo prenderei in prestito... » mormorò, alzando lo sguardo al soffitto di Palanthas.

    La copertina recitava: La vita di Sir Richard Galwain, avventuriero ed esploratore di Endlos


    1della punizione, esortativo
     
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