.Spezzando il Velo

Al di sopra delle Nubi

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    Guardia di Porta.


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    Nessuno l'ha mai visto succedere. Quindi, è lecito essere d'accordo con chi afferma che nessuno, in realtà, potrebbe davvero raccontare questa storia.
    Non per come sia andava veramente le volte prima di quella attuale, almeno.

    Noi, per parte nostra, tenteremo di dare solo un quanto più preciso possibile resoconto dei fatti, perchè da questo punto si dipana un infinito mare di possibilità future di cui molte, troppe, conducono al nulla.



    La notte era silenziosa come mai prima, lì, sopra ad ogni altro continente del mondo. Laputa giaceva avvolta nel sonno; un tepore dolce che aveva condotto ogni abitante dell'isola, umano o animale che fosse, nella sua tana, per riposare.
    L'erba del grande anello verde che separava le grandi fasce abitate della fortezza era carezzato delicatamente dal vento, lentamente; i fili d'erba e le voglie degli alberi, scure, vigilate dalle sole luci lontane delle stelle si piegavano come a rallentatore, sotto al peso degli istanti che passavano quasi con reverenza e timore di poter disturbare, scivolando via l'uno dopo l'altro.

    Il mondo ebbe un breve sussulto.

    Improvvisamente, lo spazio nero, scuro di tenebra, attorno a quel preciso granello di polvere sospeso nell'aria si era incurvato fino a spezzarsi, andando a rassomigliare sempre più ad un grosso specchio mandato in frantumi da sconsiderate azioni dettate da una incontenibile rabbia.
    Come petali di fiori in boccio strappati con violenza, poi, le schegge di spazio avevano preso a cadere, vorticando leggere mentre finivano consumate dalla materia reale del mondo, mutando il loro non essere in esistenza, e cessando perciò il loro cammino.

    Come si è già avuto modo di dire, nessuno aveva visto mai momenti come quello, quindi, nessuno ne ha mai dato testimonianza.

    Un piccolo pettirosso, svegliatosi forse per il solo capriccio del caso era stato l'unico a poter posare occhio sulla scena, senza per altro immaginare nemmeno a cosa stava assistendo.
    La radura si era animata, e piedi e passi avevano preso a calpestare il suolo ricco e vivo del latifondo di Laputa.
    I fili d'erba erano stati così abbattuti da qualcosa che non era ne vento ne tempo, ma azione dell'uomo. O, forse, di qualcosa che umano non era.

    All'alba, i contadini che curavano quel campo avrebbero trovato solo alcuni sentieri paralleli tracciati nel verde, come rimasugli di un gioco infantile, la cui direzione era improbabile.
    Partivano senza dubbio alcuno del centro della coltivazione, per dirigersi senza esitazione fuori, verso l'altro, in direzione del Mastio..

    _______



    Eccoci qui.
    Prima di tutto, benvenuti.
    Diversamente da quanto accade comunemente negli eventi narrativi classici, questo ciclo di quest che vado a presentare serve per introdurre al mondo di endlos un fenomeno che, se tutto procede come dovrebbe, avrà i vostri pg come testimoni.

    Il diverso, rispetto al consueto, è che voi sarete i vostri stessi narratori, per certi versi, richiedendo le informazioni di cui avrete necessità - o solo interesse, perchè no - a me.
    Un piccolo esperimento che spero vi troverà interessati.

    Prima di partire, due cose : i vostri pg possono essere al Latifondo di Laputa per tutte le ragioni che preferiscono.
    Al momento dei fatti è appena sorto il giorno, e, nel campo, un piccolo manipolo di persone - non più di cinque, tra uomini e donne - osserva interdetto lo stranissimo fenomeno sopra descritto. Le orme sono l'unico elemento che ho voluto dare.

    Detto questo, a voi.:8D:
    Buon divertimento. E se avete domande, il topic in bacheca è lì apposta.

     
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    "Il cielo è una sfera infinita il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun posto."
    Blaise Pascal

    Una notte senza luna, fu quella.

    La Bianca Signora delle ore morte sembrava voler giocare a nascondino con la Dama del Vento, celandosi dietro le nubi scure e minacciose, lasciando il mondo sottostante avvolto dalle tenebre. Tuttavia, i cieli di Endlos non erano totalmente bui. Ombre nere prendevano forma sulla superficie impalpabile ma dall'apparenza morbida delle nuvole, dislocandosi tra vuoti e pieni, tra curve ed incavi. E quelle ombre si manifestavano al suo solo passaggio, grazie solo ad una leggera e pallida luce, che lenta si muoveva lungo i sentieri di quell'angolo di Paradiso. Leggere folate di vento causate dalla donna risuonarono in quel naturale silenzio come una musica leggera ed incantevole, mentre una dolce e soave fragranza era emanata dalla pelle candida, origine di quella misteriosa luce. E su di essa scivolava leggera una veste seta bianca con ricami d'argento, che danzava in trance, rapita e catturata solo da un bustino nero, come la notte, come stivali e guanti. Anche i morbidi e lunghi capelli scuri si unirono alla danza, che soli facevano da cornice ad un volto perfettamente ovale, su cui erano incastonati occhi verdi e luminosi che, in quel momento, fissavano il vuoto in attesa di qualcosa.

    Perchè era lì?
    Semplice...non riusciva a dormire. Come sempre.

    Ultimamente i suoi incubi erano tornati, ormai sapeva che chiudendo gli occhi sarebbe stata "onorata" di una visita da parte della sua "graziosa e carissima amica" Aisiling. Beh, non aveva senso sperare di non riascoltare la sua voce; infondo era stata lei a trascinarla in quel mondo, apparendo in un sogno e trascinandola per la caviglia in un frammento di specchio. Si, decisamente un modo inusuale, soprattutto per coloro che erano lì giunti in altre condizioni. Tipo attraverso il Maelstrom. In ogni caso Drusilia pensò che sarebbe stato il caso di acquisire più forza, o la battaglia finale si sarebbe conclusa in modo assai peggiore della prima, e ciò non poteva che preoccuparla.

    Maledetta...la stava distruggendo.

    Con questi pensieri nella testa, la figura luminosa ed aggraziata vagò in lungo ed in largo, e quando fu alba si diresse verso Laputa, una città un pò particolare che le aveva dato dimora. Giunse qualche ora dopo soffermandosi ad osservare le sue mura, il labirinto di case, le industrie e poi... il latifondo. Vide qualcosa di strano laggiù. Delle orme lasciate sulla terra e che, chiaramente, portavano al Mastio. Se non fosse stato per l'ultimo dettaglio, chiaro per chi osservava dall'alto, avrebbe pensato a qualche tecnica di coltura strana. Ciò che inquietava era che partivano dal centro di un campo; come se qualcosa si fosse materializzato dal nulla. Ovviamente, preoccupata, scese a domandare ai presenti cosa fosse accaduto. Atterrò dolcemente poco distante, e poi avrebbe domandato al primo contadino che le capitò a tiro. Infondo doveva sapere dato che erano loro a curarsi di ciò in zona. O almeno credeva.

    -Mi perdoni, cosa è accaduto in quel campo?

    Mille riflessi della sua stessa luce le sfiorarono il volto, accarezzato dai raggi del sole,
    evidenziandone labbra rosse come il fuoco, belle e ferme,
    e curiosi occhi verdi.


    SPOILER (click to view)

    Energia: 100%
    Condizioni fisiche: illesa.
    Condizioni psichiche: leggermente curiosa.


    Tecniche Passive



    Cinque di Denari (arcano minore)
    Il corretto ordine del mondo è pesantemente distorto all'interno del Cinque di Denari. L'armonia è rotta e le vecchie regole e convenzioni non sono più valide. Il lavoro perde di significato e valore se un susseguirsi costante di ostacoli impedisce l'avanzamento.

    ...Perchè una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere;
    e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile...
    Luigi Pirandello

    image
    Significato al dritto: amanti
    Evoluzione. Resistenza. Amante.
    Carta molto positiva in quanto simboleggia l'evolversi di una situazione in positivo. Soluzione di un problema finanziario, riparazione di debiti, guadagni insperati. Indica anche stabilità e armonia nel rapporto di coppia. Coraggio e resistenza nell'affrontare le difficoltà. La carta rappresenta anche lo sposo, l'amico o l'amante. Buone prospettive per il futuro finanziario.
    Indica: amori, disordine, l' amore libero, affetto, tenerezza, passione di innamorati, fidanzamento, uomo galante, pretendente, rapporti sentimentali, marito, amico, amica, matrimonio.

    Aura di Venere»Come ogni sentimento l'innamoramento parte da un'emozione forte o graduale che nasce spontanea nella quale si proiettano nell'altro aspettative, bisogni desideri. E' come contemplare la propria immagine riflessa negli occhi dell'altro. In fondo l'altro di cui ci si innamora è solo un'occasione esterna che suscita il sentimento ma che in realtà non c'entra, perché l'innamoramento è una fatto ancora soggettivo e tendenzialmente narcisistico.
    Dentro ogni essere vivente c'è un naturale bisogno di completezza. Inconsapevolmente durante la crescita, fin da ll'infanzia, ogni creatura crea un io ideale che è la somma delle cose che le piace e delle cose che le mancano. In presenza della Dama del Vento, Arcano Minore dell'Amore, nasce spontaneo questo fenomeno affettivo, l'innamoramento. Quando la si incontra, colpisce perché dimostra di avere uno degli elementi che compongono "io ideale" di tutte le creature, lo fa un po' come esplodere all'esterno. Questo "io ideale", che è "esploso" all'esterno, riveste Drusilia che l'ha involontariamente provocato nell'immagine interna di chi le è di fronte.
    Come ogni espressione affettiva anche l'innamoramento ha dei sintomi che sono di due tipi: fisiologici e psicologici.
    FISIOLOGICI:
    - accelerazione del battito cardiaco
    - alterazione del ritmo respiratorio
    - sudorazione
    - leggerezza alla testa e a volte vertigine
    PSICOLOGICI:
    - costante presenza mentale di Drusilia
    - scomparsa delle tensioni e ansie per le preoccupazioni quotidiane
    - atteggiamenti entusiastici (un po' "folli")
    Ovviamente tali sintomi provocano "distrazioni" (a seconda del pg) durante il combattimento o la semplice vita quotidiana. La passiva dura solo in presenza della Dama del Vento; in sua assenza scompare tutto.
    LIMITAZIONI: "Più si conosce a fondo la dama, più la malia si indebolisce fino a che chi nutre per lei profonda amicizia ne diventa immune" In pratica i pg che con lei stringono amicizia sono più in grado di sopportare la sua malia. Ovviamente ci si accorderà prima via mp tra giocatori.


    Librarsi in volo»Poichè derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria (max 5m) galleggiando in essa grazie al pensiero (tale tecnica è a volte accompagnata all'apparizione di tre bianche ali che, però, hanno puro effetto scenico).

    Resistenza alle Manipolazioni Psichiche» Drusilia, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: nel corso di una scena o di un combattimento, ella subisce manipolazioni eventuali per un tempo limitato alla metà della durata effettiva dell’attacco di cui è vittima.

    Arciere Arcano» Quando Drusilia lancia una freccia per mezzo di Alcarcalime, è in grado di infondere la sua magia all'interno di essa. Ciò le permetterà di far funzionare magie da "tocco" a distanza, come anche travolgere i propri nemici con tecniche che, altrimenti, non li avrebbero mai raggiunti dato il ridotto raggio d'azione; esse infatti manterranno le medesime caratteristiche, tuttavia partiranno dal punto esatto che colpirà la punta della freccia.





    image


    Armi



    Alcarcalime
    (arco+frecce= 2pt)

    IMMAGINE ALLEGATA

    Dimensioni: 1m circa
    Materiale con cui è fatto: Lega proibita argentata con rune elfiche in oro ricamate lungo tutto l'arco.
    Descrizione: Arco di una gittata elevatissima: circa 30m.


    Lama Galanodel
    (spada semplice= 1pt)

    IMMAGINE ALLEGATA

    Dimensioni: 20cm circa
    Materiale con cui è fatto: Lega proibita ed argento.
    Descrizione: Una lama di raffinata bellezza eraditata dai Galanodel. Apparentemente priva di poteri.

     
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  3. ØRaziél
     
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    Il mondo gli era venuto dentro.
    Il sodalizio di quell'imprevedibile catena di eventi che lo portava prossimo a non credere nella realtà in cui stava vivendo gli pareva ora inamovibile e insuperabile: vivere diventava poco a poco meno sbrigativo e con il tempo ti ammazzava.

    L'immortale sensazione di perdizione che venivi provando attraversando la vita in un mondo che non è il tuo covava in lui la più logica delle conseguenze: tornare indietro.
    Laputa pareva essere una speranza, aveva un ché: l'aura magica delle fiabe ne pregnava l'aria di un'irresistibile condizione che ti portava a permanere lì, sulle ali di un cielo che pareva cavalcare.

    Tutta la sua vita era nell'interezza dipesa da questa "magia" che pareva pervadergli il corpo e l'anima, a cullarlo era lei nel ventre del mondo. Aveva sentito la desolazione della solitudine in questo processo: una nuova nascita di un nuovo ego era stata partorita sulle rive del mar rosso e la magia era la sua genitrice impostora: doveva costringerla a riportarlo dove era venuto.

    Salì allora a Laputa cavalcando l'ultima invenzione di un vecchio, naturalmente rubata, che pareva poterlo trasportare in alto, per poco però non sarebbe riuscito ad arrivare a l'isola nel cielo: una telecinesi è stato quanto lo portò dove si trovava, uno sforzo suo, la sua arte, la sua anima e la sua volontà. Il macchinino andò perso, precipitò.
    L'ultimo pezzo Henry lo fece in volo.

    Ora era lì a cercare delle ragionevoli cause per la quale doveva ritrovarsi perso nell'inesauribile e inerte moto del caso, ma ecco che, camminata la giornata, si ritrovò in un latifondo, e lì chiese a diversi spettatori dell'incredibile la natura di quel trambusto che ancora non era riuscito ad osservare nell'interezza: Ma...succederebbe cosa?
    Vestiva di una camicia nera rigonfia delle sue protezioni e delle sue armi, pantaloni grigi.
    Calzava stivaletti di cuio.

    Cavalcava il cielo.
    Ma notò un angelo e finì col dimenticarselo, era così prossimo.
    Scusa
    Sibilò un attimo, poi rimase in silenzio.

     
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  4. Gildarts
     
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    Era il solito vagabondo.
    Nonostante fossero già passati diversi giorni, il lanciofilo non aveva trovato ancora fissa dimora. Era difficile per lui riuscire a scegliere una casa: semplicemente, non era abituato a vivere sotto un tetto. Drusilia gli aveva persino concesso il lusso di uno stipendio, ma trovare qualcosa di davvero adatto a lui era difficile. Probabilmente, se avesse potuto, avrebbe albergato all'aperto, magari a mirar le stelle dal bellissimo quanto catastrofico panorama che tempo fa aveva avuto il piacere di conoscere. Magari dopo una bella sbronza al Cappio, ovvio.
    Gli era stato assegnato un compito, ma ancora non era riuscito a trovare ciò che cercava; percui, persino un dormiglione come il vecchio, si sentiva costretto a vagabondare anche di notte alla ricerca di qualche valido guerriero. Più per senso del dovere che per i soldi. Dall'aria smunta e assonnata, aveva cominciato a vagare persino per il latifondo, in quella notte strana, che non prometteva assolutamente niente di buono.
    Lancia in resta, l'omone dai capelli arancio vagava per i campi, come se potesse trovare guerrieri validi in mezzo al grano o sradicando tuberi dal sottosuolo.


    [...]

    Comparì un primo raggio luminoso, che falciò via completamente quell'ultimo spicchio di sonno che gli era rimasto. Da li a poco, il sole avrebbe troneggiato maestoso e prepotente su quel terreno agricolo. Forse a causa del sonno, o forse perchè era una delle persone più distratte al mondo e il buio favoriva il suo assenteismo mentale, Gil non si era accorto di alcune orme che il sole aveva aiutato a far rinvenire. Erano sparpagliate, bizzarre a vedersi e difficili da studiare, ma tentò comunque un approccio. I suoi sensi nel frattempo si fecero molto più aguzzi, così come il suo potere ESP che lo vegliava da un qualsiasi attacco.

    In lontananza, un gruppo di persone ( forse fattori ), sembravano bisbigliare chissà cosa. Incuriosito si avvicinò per carpire qualche informazione, mentre nel suo raggio visivo e percettivo si fece viva lei, la bellissima creatura che lo aveva accolto a Laputa: Drusilia.
    Il cuore ricominciò a rompere le scatole con ritmi da balera. Dannazione, era davvero una femme fatale. La salutò con un gesto della mano, mentre lei sembrava tutta presa a fare domande a quelle persone: probabilmente aveva visto anche lei qualcosa che non andava.



    CITAZIONE
    -Mi perdoni, cosa è accaduto in quel campo?

    - Ci riincontriamo... - le sorrise, mentre con lo sguardo studiava tutte le persone che si trovavano in quel luogo. Egli aveva il potere di riconoscere il malvagio e il buono. E lui si fidava solo dei buoni. Concentrò i propri sensi, e, mentre scrutava i vari soggetti, notò l'aura di un tale, un'area difficile da decifrare, a cavallo fra il bene e il male. Decise di tenerlo d'occhio, mentre studiava le altre persone presenti e attendeva una qualche risposta alla domanda di Drusilia.



    SPOILER (click to view)


    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Ottimo, emozionato per la presenza di Drusilia
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:

    Lancia del Dragone
    Un'arma composta da un bastone d'acciaio e due lame con doppio filo alle estremità, molto leggera e veloce . Questa lancia presenta un particolore color rosso acceso con delle lame nere ed altre decorazioni lungo il bastone color celeste e giallo. Si dice che sia stata forgiata con intriso il potere distruttivo di un baffo di drago, da cui deriva il caratteristico nome. Questo bastone viene tramandato da diverse generazioni fra i guerrieri più forti di Magnolia, e Gil è una degno erede di tale artefatto.

    Passive:

    Il Drago nelle mie mani
    Nelle mani di Gil, persino una scopa può diventare un arma letale. La lancia è già un'arma molto pericolosa per la sua velocità, ma grazie a quest'abilità guadagnata attraverso un costante allenamento, diventa pericolosa persino per le capacità distruttive. I colpi portati con questo genere di armi, a parità di velocità, sono estremamente più violenti e forti della norma. Una singolo fendente o un colpo di bastone sembrerà molto più pesante al soggetto in difesa. E' dunque la capacità di far esplodere la propria forza all'interno dell'arma ad ogni attacco eseguito. Tutto questo ovviamente con disinvoltura e naturalezza. In termini di gdr, i colpi con armi ad asta portati da Gil avranno un bonus di forza del 50%
    (Passiva)

    Percezione extrasensoriale (ESP):
    Sono percezioni che non possono essere attribuite ai cinque sensi. E' dunque una sorta di sesto senso dovuto al movimento delle energie psichiche in un certo territorio attorno allo psion. La zona coperta dal sesto senso corrisponde ad una sfera di 7 metri di diametro intorno a Gil. Tutte le entità con facoltà razionali anche minime che entrano in quest'area verranno percepite e localizzate all'istante. Oltre ad individuare eventuali attacchi a sorpresa, questa abilità garantisce a Gildarts la possibilità di difendersi anche quando gli altri sensi vengono meno.
    (Passiva)


    Riconoscere il malvagio:
    Attorno ad ogni essere vivente pensante, lo psiomante riesce a vedere e riconoscere una particolare energia psichica. Questa energia si divide in positiva e negativa. Tramite la lettura di questa aura, Gildarts è in grado di riconoscere l'indole di una persona con un solo sguardo. In base al bilancio delle energie positive e negative, riesce infatti a definire e quantificare il malvagio di una persona. E' molto difficile riuscire ad occultare questo tipo di energie, poichè le energie psichiche mostrano il vero Io degli esseri viventi.
    (Passiva)

     
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    L'apparizione di altri uomini oltre loro, in quell'alba così carica, per loro che avevano visto poco i recessi nascosti più tenebrosi del mondo, aveva messo non poca ansia ai coltivatori del latifondo che scrutavano con occhi incerti ora la donna scesa dal cielo, ora gli altri due figuri, incerti sul cosa fare o come destreggiarsi in quelle condizioni.

    Ai piedi del piccolo capannello di persone, l'erba alta non piegata frusciava lieve nella brezza fresca del mattino, illuminata sempre più dal sole che si andava levando, illuminando con la sua luce il paesaggio in modo che in nessun altro luogo di quel mondo era possibile.
    Il chiarore infatti veniva da lungi, dal continente, molte miglia sotto di loro, e le ombre proiettate in quel modo, di prima mattina, erano assolutamente simili alle loro compagne, gemelle, che si allungavano al tramonto.

    Cosa sicuramente singolare, ma mai come quella serie di impronte che tutti, ora, avevano sotto al naso.

    Quello che probabilmente era uno dei capifamiglia dei contadini si fece avanti, stringendo per rassicurarsi, in un gesto automatico, il manico della sua falce, fin quasi a farsi sbiancare le nocche. Lo sguardo dell'uomo saettava dai volti dei compagni, a terra, ai visi dei convenuti.
    Dovette combattere qualche momento con una bocca riarsa, prima di poter dare finalmente voce ai suoi pensieri, non senza che la voce gli uscisse tremando.

    S..sono Tedor, i..il campo è della mia famiglia.
    St..amattina, meno di un ora fa, quando siamo arrivati, abbiamo trovato l'erba piegata in questo modo.. e non è normale.

    Nessuno avrebbe potuto arrivare fin qui senza piegare prima altra erba..


    Ed in effetti, dietro ad ogni altra persona che fosse arrivata lì a piedi, si vedeva piuttosto chiaramente un sentierino di verde spostato dal passaggio.
    Dietro a tutti, tranne che alla Dama del Vento.

    ..qui, invece, qualcosa è apparso nel mezzo del prato, arrivando come dal nulla.
    I piedi sembrano molti, ma come fossero di bambino.. sono piccoli, in basso, ma l'erba è schiacciata come se il corpo passatoci in mezzo fosse molto, molto largo..


    Deglutì, cercando di proseguire.. non era certo facile dar voce ai suoi timori, per l'agricoltore. Era come se ogni parole che aggiungeva fosse in grado di rendere ancora più pesante l'aura di terrore che gli stringeva il cuore.

    Ogni tanto capita che anche qui qualche naufrago appaia, ma questa volta è diverso.. stavolta non sono persone.. no.
    Ne sono sicuro.


    Dietro di lui, una donna che doveva essere sua moglie, grassoccia e pallidissima, annuiva fin troppo vigorosamente, imitata con cenni meno visibili da ogni altro membro dal gruppo dei lavoranti.

    Deve essere qualcosa di brutto! E sono andati in città!



    Edited by Daeniem - 6/9/2010, 22:53
     
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    La dolce Dama del Vento non parlò, tuttavia esibì un sorriso rassicurante, accompagnato da un leggero cenno del capo dalla chioma color mogano, che tanto pareva parlar da solo, in segno di saluto cordiale verso il nuovo arrivato. Poi rivolse le proprie attenzioni all'uomo che le aveva parlato. Gil era il suo nome. Gil era un aviatore e, tempo prima, aveva accettato di diventare uno dei futuri cavalieri addetti alla difesa aerea della città volante.

    -E' un piacere rivederti, solo meno piacevole al saperti qui in giro in un momento simile.

    Non mentiva; infondo era la verità.

    In un certo senso si sentiva sempre confortata al solo sapere di avere una persona con sè che le avrebbe "coperto le spalle". Il suo sguardo attraversò nuovamente lo sguardo dei due nuovi giunti, per soffermarsi infine su quello degli agricoltori. Rimase ferma ed impassibile, esibendo una delle sue espressioni evidentemente più rassicuranti nella speranza di trarre più informazioni possibili. Ed in effetti, ne ebbe tante, tuttavia non era ancora soddisfatta. Perchè, per quanto loro fossero "ignoranti" di effetti e fenomeni considerati "strani", quella loro preoccupazione le pareva esagerata per qualcosa che era giunto lì volando. Perchè era evidente che non fosse arrivato da terra, ed anche se pareva di forma strana, beh, su Endlos sarebbero dovuti essere abituati a roba simile, no? O almeno fu questo quello che suppose.

    -Grazie delle vostre parole, saranno sicuramente di grande aiuto.

    La domanda tuttavia giunse spontanea.

    -Ma mi domando...
    Cosa vi fa pensare che sia qualcosa di brutto?
    C'è qualcos'altro di cui siamo all'oscuro?


    Infine si sarebbe avvicinata al fattore, posandogli sulla spalla la mano in segno di conforto.

    Non temetemi, son Laputiana anche io e desidero solo aiutarvi.

     
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  7. Gildarts
     
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    I contadini erano gente a posto, chi più e chi meno. Le capacità di lettura non l'avevano mai tradito, era solo preoccupato dell'uomo che aveva notato prima: una figura totalmente imprevedibile, a giudicare dalle sue energie. Fece per studiare le orme, mentre con un orecchio ascoltava quello che aveva da dire l'agricoltore a Drusilia. Era visibilmente traumatizzato: chissà se la causa era il mistero o la procace ragazza detective. Da quello che raccontava, la descrizione combaciava con...

    -...Un bambino volante sui 500 kili... - Sospirò sarcastico. Era davvero difficile ipotizzare la forma di quella "cosa".

    Arrivò poi una sarchiapotta, moglie del contadino. Non sembrava spaventata come il marito, ma lo era Gil: Al pensiero che anche Drusilia un giorno sarebbe diventata così, gli veniva da piangere. Continuava a tastare le orme per cercare qualche altro indizio, come la profondità, il calore, la regolarità.
    Mentre continuava a cercare un filo conduttore, pose una domanda molto semplice a tutti i membri di quella così bella famiglioula.


    - Allora avete visto qualcosa...Giusto? Come fate ad essere così sicuri che si siano diretti in città altrimenti?? - Chiedeva incuriosito. Se non c'erano orme se non in mezzo al campo, come faceva a sapere che "il fenomeno" si era direzionato in città? Aveva forse lasciato qualche altra traccia di cui non avevano ancora parlato? O l'aveva davvero visto?


    Fra i vari pensieri di Gil, si manifestò per primo Forge. Le sue dimensioni in fondo potevano ricordare quelle di un bambino, ma non si spiegavano la larghezza della zona coperta dal passaggio, e neanche quella di apparire all'improvviso in mezzo al campo. Erano diversi i metodi che potevano esser stati utilizzati per arrivare lì: volo, salto, teletrasporto o chissà che altro.

     
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  8. ØRaziél
     
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    Inarrivabile magia: immaginare l'immaginabile.
    Provò a riascoltare nella sua memoria più volte le parole dei villici paesani che occupavano dello spazio un po' più in avanti: niente. Nessuna forma era riconducibile ad una delle creature che avrebbe visto; e una domanda ora gli affascinava la coscienza: chi erano le altre creature, per niente amorfe, che parevano confinare i propri cammini.
    Osservò per quel che gli bastò il maschio: gli parve che per un attimo lo stesse tenendo d'occhio: mera illusione, con che mezzi poteva arrivare a sospettare così rapidamente di lui?
    Sezionò poi la dama che parve l'inarrivabile incarnazione della grazia ai suoi occhi. La dolcezza della donna era così amabile che per un attimo si innamorò di lei: si portò però la mancina al volto per tirarsi indietro i capelli come per rinvenire dall'effimera e fulminia infatuazione.

    Ed allora parlò amichevolmente ai due che ora parevano lui così simili a sè: unici, avevano dentro quel qualcosa che aveva mutato la superficie dell'anima. Avevano trasformato l'io in una bestia unica e magnifica, forse.
    Forse erano nati così.
    Un angelo e un cavaliere del cielo.
    Avevano posto delle domande a cui era ragionevole rispondere, l'avrebbe fatto anche lui: dei villici non si fidava, erano troppo perfetti. Ma per il resto era velatamente disinteressato alla faccenda: lo interessavano i due soggetti interessati.
    Arrivò quasi ad interrompere le loro interrogazioni per questo.

    Permettetemi di presentarmi.
    Sono Henry Valentine, non è il mio vero nome.
    Sono un naufrago delle dimensioni, non sono nato in questo mondo, e questa faccenda mi incuriosisce.

    Proseguì guardandosi un attimo attorno per poi tornare a rivolgersi ai due: l'angelo e il cavaliere.
    Non ho mai visto un angelo e non ho mai visto quel che mi pare un guerriero...e non ho mai visto questo!

    Si riferiva ai cerchi nel grano, alle orme, all'isola del cielo: all'universo nella sua interezza.

    Bah! Sbuffò distintamente E' tutto un casino.
    Si sistemò poi gli stivaletti pazientemente attendendo una risposta dei paesani, o di quella gente: una risposta non arrivò però. Quel mezzo secondo che lo portò a rialzarsi e a parlare di nuovo non pareva essere stato necessariamente lungo.
    Sfortuna della sfortuna! Cosa sono poi questi diavoli?
    Era una domanda che non aveva posto a nessuno però.
    Imprecazioni al cielo, cielo plumbeo: magnifico.



    Edited by ØRaziél - 5/9/2010, 22:25
     
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    I contadini avevano tentennato non poco a seguito delle parole dell'uomo che diceva di chiamarsi Henry Valentine, ma che subito aveva ammesso che quello non era il suo nome.
    Per un lungo istante, sebbene incalzati dalle domande della dama e del guerriero, avevano taciuto, guardandosi l'un l'altro come indecisi non tanto sul cosa dire, ma sul come dirlo.
    Sembravano quasi imbarazzati.

    Il portavoce dei coltivatori, alla fine, si era però deciso a parlare, sebbene la sua voce fosse ancora malferma.

    Vostra signoria, non abbiamo visto nient'altro.. ma..

    ..

    ma sull'isola non esiste nulla che lasci tracce del genere. Sembrano come i segni che lascerebbe una grossa mantide, o una formica..

    ...ma.. ma non ci sono cose del genere. Vero?


    Deglutì, scosso, mentre il suo colorito, come per effetto delle sue stesse parole, diveniva terreo, così come quello dei suoi compagni.
    Guardò quindi il guerriero, con un espressione di vacua perplessità stampata negli occhi.

    Bhe, perchè, signore, da quella parte c'è la città.. e.. e.. nient'altro.

    Era imbarazzato, grandemente, e quasi istintivamente l'agricoltore si era mosso di qualche passo indietro, ricongiungendosi al gruppo, trovandone conforto, o forse, volendone trovare.

     
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    -...Un bambino volante sui 500 kili... -

    La Dama del Vento sorrise divertita.
    In realtà non era affatto dispiaciuta della presenza di Gil in quel posto,
    dato che considerava utile e prezioso trascorrere un pò di tempo con i suoi adorati associati.
    Infondo era giusto conoscerli bene uno ad uno.
    Infine, in quello strano teatrino, fece la comparsa un nuovo arrivato.

    Permettetemi di presentarmi.
    Sono Henry Valentine, non è il mio vero nome.
    Sono un naufrago delle dimensioni, non sono nato in questo mondo, e questa faccenda mi incuriosisce.
    Non ho mai visto un angelo e non ho mai visto quel che mi pare un guerriero...e non ho mai visto questo!
    Sfortuna della sfortuna! Cosa sono poi questi diavoli?

    La giovane donna si voltò incuriosita, osservando l'uomo dai capelli corvini ed un viso particolarmente dolce, nonostante iniziassero a comparire i segni dell'età. Si rese conto di essere, in un certo senso, la più piccina dei tre, e non certo di qualche annetto; lì si andava sulle decine. E purtroppo doveva farci l'abitudine, considerando che la gente intorno a lei era solita "cambiare", diversamente da quelli della sua razza. In ogni caso, mentre i contadini li fissavano terrorizzati, lei si voltò completamente verso l'uomo e lasciò che le labbra rosse si curvassero in un dolce e benevolente sorriso.

    -Henry, signori, tranquilli. Non sta accadendo nulla di preoccupante.
    Il mondo dove noi ci troviamo è solito a certe "stranezze" e, nella maggior parte dei casi non v'è nulla da temere.


    E no, quelle parole, pronunciate appositamente ad alta voce, non erano solo per lui, ma principalmente per quelle persone spaventate.

    -Andrò io stessa a controllare di che si tratta, perchè la prudenza non è mai troppa in queste situazioni e non sarebbe saggio ignorare fenomeni solo perchè "possibili". Per prima cosa controllerò il campo da vicino, cercando di capre se v'è altro oltre alle le orme, chessò, magari frammenti di qualcosa o un'altra traccia, poi le seguirò e, qualora si fermassero in qualche punto, lì mi bloccherò e perlustrerò la zona per accertarmi che vadano davvero in città. In ogni caso ho intenzione di raggiungere chi o cosa abbia provocato questo.

    E con la mano indicò il campo incriminato.
    Sospirò, per poi cingersi la vita sottile con le mani eburnee.
    Ed intanto una brezza leggera di vento scompigliava la sua chioma castana.
    Poi gli occhi si soffermarono prima su Gil, poi su Henry.

    -Allora, voi due bei signori che intenzioni avete?
    Seguirmi? Altre idee? Su avanti, nessuna timidezza.
    Magari insieme riusciamo a combinare qualcosa di buono.

     
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  11. Gildarts
     
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    - Henry, il piacere è mio. Il mio nome è Gildarts dei Clive, di Magnolia, e quindi, non di questo mondo.Come lei d'altronde... - sorrise compiaciuto , ma ancora preoccupato dall'imprevedibilità del soggetto. Per quanto gli riguardava, poteva benissimo essere l'artefice di tale fenomeno, ma doveva approfondire la cosa, e saltare a conclusioni senza prove sarebbe stato un errore da bamboccio.

    I fattori trovavano ovvio che il fenomeno si fosse spostato in città, ma per quanto ne sapevano, come poteva esser arrivato dal nulla, poteva essersi già dileguato da tempo. Era comunque visibilmente preoccupato, poichè se davvero era diretto alla città, c'era da preoccuparsi per essa. Di fronte all'ignoto, avevano solo due scelte: tentare di capire di più perlustrando la zona o fidarsi dei contadinotti e correre in città e nel qual caso, proteggerla.
    Fece per dire qualcosa, ma il discorso di Drusilia fu più che corretto, era inutile spaventare ulteriormente quella brava gente. Prese dunque parola.

    - Carissima, non so se sia il caso di rimanere a cercare ulteriori prove come hai suggerito, o se sia meglio dividersi e andare l'uni in città e gli altri alla ricerca di indizi nei campi.... -

    Era visibilmente indeciso. La preoccupazione per la gente di Laputa lo spingeva ad andare via, ma forse era davvero meglio studiare la situazione in quei del latifondo. Infondo, se era già successo qualcosa, la città doveva essere già in subbuglio. Questo e l'incredibile fascino della donna, lo convinsero a rimanere... Aspettava comunque di conoscere il parere di Valentine, poichè nonostante l'imprevedibilità, sembrava saper il fatto suo. Di certo, i contadini avrebbero aiutato ben poco.

    -...Per ora comunque, penso di restare. A meno che, il signor Valentine non abbia un'idea migliore - Teneva sempre un orecchio teso in direzione della città, ed al primo cenno di pericolo, sarebbe partito alla volta di essa.

     
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  12. ØRaziél
     
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    Notò con acutezza vaga e disinteressata le reazioni dei contadini che parevano lui tuttora disagiati: animi ricolmi di paura latente, ritroveranno mai se stessi?
    I bifolchi erano probabilmente restii a reagire ad ogni novità con il loro timore così tipico che caratterizzava la loro prolifica marmaglia: il "nuovo" non sarà altro che pericolo.
    La tradizione secolare è sinonimo di protezione e sopravvivenza.

    -Henry, signori, tranquilli. Non sta accadendo nulla di preoccupante.
    Il mondo dove noi ci troviamo è solito a certe "stranezze" e, nella maggior parte dei casi non v'è nulla da temere.


    La prima a parlare era stata lei.
    Non si soffermò molto a descriverne la buona condotta: non si era presentata, in quanto ad una come lei avrebbe concesso tutto. Henry, gentiluomo, fece un breve cenno con la testa. Scacciò via tedio, memorie e pensieri fissi con quel gesto; decise di cancellare ogni cosa, di cancellare se stesso. Dimenticò di essere chi fosse per la brevità di quell'attimo in cui l'angelo parlo e lui si fece attento ascoltatore.

    -Allora, voi due bei signori che intenzioni avete?
    Seguirmi? Altre idee? Su avanti, nessuna timidezza.
    Magari insieme riusciamo a combinare qualcosa di buono.


    Trovò modo di fare silenzio per quello che bastò all'altro di parlare.
    Ora come ora Henry si era interessato alla bella, tuttavia fu però tempestivo a rimediare a quelle due o tre occhiate che prolungò sulla sconosciuta Drusilia: si voltò repentino sull'altro compagno, aveva già iniziato a parlare.

    - Henry, il piacere è mio. Il mio nome è Gildarts dei Clive, di Magnolia, e quindi, non di questo mondo.Come lei d'altronde... -


    Gildarts si presentò a differenza della chioma castana. Bellissima donna. Bellissimo angelo. Il ragazzo continuò a parlare, rivolgendosi a lei con la stessa disinvoltura con cui si era rivolto a lui: neutralità e freddezza invidiabile. Ma or ora ecco, ha quasi finito.

    -...Per ora comunque, penso di restare. A meno che, il signor Valentine non abbia un'idea migliore -


    Henry fece allora un cenno apprensivo con il capo al ragazzo, prima e dopo le presentazioni. Soffermò un attimo lo sguardo su Drusilia. Poi quindi sui bifolchi. Pensò rapidamente al da farsi di qualcosa, ma la qui presente urgenza trovava modo di disinteressarlo nell'interezza.
    Non concentrandosi sul particolare, ecco, la generalità della faccenda lo incuriosiva. Così come potevano fargli comodo l'angelo e il cavaliere, ognuno nel corrispettivo campo di interesse che Henry andava delineando loro. Prese tempo dunque.

    Avervi come compagni di giornata mi rassicura davvero.

    Fece allora un sospiro di sollievo.
    Poi si rivolse ai contadini fissando però i due compagni.

    Voi signori barricatevi in casa, pare che per oggi possiate benissimo non lavorare.

    Finito di parlare si chinò e accarezzò allora il grano. Lui e la terra emanavano un denso afrore: il medesimo odore per lui era significato di casa, sicurezza: ad ogni omicidio compiuto in città vi era sempre una successiva fuga nelle sue case di campagna. Dimore che aveva già dimenticato: questa Laputa incominciava a piacergli.

    Gildarts dei Clive, Gil. Sorrise i signori qui possono rintanarsi nelle loro case. Seguirei il consiglio della signorina qui presente. Inseguiamo questa minaccia in tre. Fece un breve cenno in direzione dei campi, poi continuò:
    Cerchiamo altre tracce del loro passaggio, dieci minuti dovrebbero bastare. Poi suggerirei di dirigersi in città, pare che siano andati lì i "bambini"

    Detto questo fece un passo in avanti e controllò il terreno con un vago e finto interesse: quello che voleva lui era tornare alla civilizzazione.

     
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    Appena vengono dispensati dal lavorare, i contadini sembrano ben più che lieti di cedere il campo ad altri.
    L'uomo con cui avete parlato abbraccia stretto la moglie, e insieme ai compagni lasciano la loro terra con aria mesta.
    Certo, sono preoccupati per la loro vita e per il loro campo, ma non c'è alcuna soddisfazione sui loro visi : una giornata mancata di lavoro, per quella gente, vuole dire non avere cibo.

    In pochi momenti le sagome dei coltivatori divengono nient'altro che piccoli puntini in lontananza, cedendo il passo alle indagini.

    A terra, l'erba è piegata, appiattita da qualcosa di grosso, largo almeno come due perone adulte affiancate, che procede come ondeggiando.
    La terra, però, in più punti sembra graffiata, quasi.. perforata, smossa da qualcosa che pare essere stato un puntone, come quelli per la semina.
    I contadini, in effetti, sembra abbiano avuto ragione : sembrano i segni lasciati da un grosso insetto.

    La direzione delle orme è decisa, e si muove senza esitazione alcuna.
    Quelli - o le cose - che le hanno lasciate non sembravano avere titubanze o smarrimenti.
    Nemmeno uno.

     
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    Vide a malincuore quella povera gente allontanarsi, sostenendosi a vicenda e ben cosciente della situazione umana già abbastanza difficile. Infondo si sapeva che la vita degli umili non era semplice a prescindere, e se poi si aggiungevano contrattempi, allora bisognava aver davvero paura. A Drusilia si strinse il cuore nel vederli allontanarsi, tuttavia non discusse l'ordine dato da Henry perchè, in un certo senso, forse era la soluzione migliore per tutti.
    Seguirei il consiglio della signorina qui presente. Inseguiamo questa minaccia in tre.

    Un piccolo dettaglio le ricordò che, presa dall'intento di rasserenare gli animi di quella povera gente, aveva commesso una imperdonabile mancanza. Non di era presentata! Ma dove diavolo aveva la testa??? Probabilmente tra le nuvole che fino a poco prima la affiancavano in cielo. Di certo si sarebbe fatta perdonare in qualche modo, magari rivelando finalmente la sua identità. Intanto però, le gote pallide si erano leggermente colorate di un tono di rosato, segno che si sentiva in imbarazzo per quella carenza. Sperò solo che Henry non si fosse offeso...

    -Ehm, comunque sono Drusilia... Drusilia Galanodel.

    Un attimo di silenzio imbarazzato ed un ulteriore arrossamento del bel volto ovale
    sarebbe stato seguito da uno scatto repentino del corpo,
    il quale si sarebbe rivolto al campo e alle ricerche;
    evidentemente la Dama aveva cercato di "cambiare argomento".

    -Compermesso, vorrei controllare il campo dall'alto, se a voi non dispiace.


    Con quelle parole le suole degli stivali della bella dama avrebbero abbandonato la terra, iniziando a galleggiare in aria prima a bassissima quota, giusto per non calpestare ulteriormente altre piante, per poi allontanarsi sempre di più fino ad una distanza di ben 5m. Drusilia avrebbe controllato bene il suolo, cercando in seguito di capire da quella postazione privilegiata fino a che punto era possibile osservare quelle impronte o se per caso si fermavano in qualche punto preciso. Nel caso avesse trovato una traccia, una qualunque, dopo aver atteso il sopralluogo dei suoi "colleghi", sarebbe riscesa per terra per poi accompagnarli nella ricerca. E no, non era solo per pura cortesia quella scelta di rimanere loro vicina; era pericoloso andare in giro svolazzando con un possibile insetto gigante per Laputa, sarebbe stata un facile bersaglio per chiunque.

    -Occhi aperti e restiamo uniti.

    Avrebbe affermato.
    Ed intanto avrebbe già preso in mano l'arco e posizionato il dardo
    in modo da difendersi in caso di attacchi improvvisi.
    Fino a che non sapevano esattamente di cosa si trattava,
    era giusto rimanere all'erta.
    Anche se non era necessario.



    Edited by Drusilia Galanodel - 2/6/2015, 00:38
     
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  15. Gildarts
     
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    Si lasciò andare ad uno sguardo sbalordito. Occhi spalancati e bocca a cannone, guardava ammaliato il bellissimo angelo che fluttuava leggiadro per l'aria: la cosa la rendeva ancora più sexy. Insieme alla meraviglia, un brivido di invidia lo percosse: volare per Endlos sarebbe stata una vera figata.
    Tentò di ricomporsi, raccogliendo il mento che era arrivato quasi rasente alla terra, mentre l'affascinante detective perlustrava dall'alto il campo e le orme.
    Alla vecchia maniera, Gil setacciava e scandagliava il terreno a piedi. Stava valutando le orme, ed erano davvero particolari: sembravano quelle di un gigantesco insetto.


    - Signori, i nostri cari contadini devono aver risparmiato sul repellente per insetti...-

    Drusilia suggerì saggiamente di rimanere uniti, poichè quelle "cose" potevano ancora essere nei paraggi. La domanda più importante però non riguardava le loro dimensioni o il numero di scarpe: cosa mangiava un insetto del genere? Si fece preoccupato, ma lo camuffava egreggiamente con la sua caratteristica calma. Era pronto ad afferrare la lancia in qualsiasi momento. Ora, erano davvero dirette in quelle città quelle cose? Tentò di studiare meglio i dintorni per capire la direzioni in cui si era mosso il "fenomeno", mentre pensava silenzioso a tutte le creature che aveva incontrato, cercando una qualche corrispondenza. Sbuffò, non riusciva a ricordare niente del genere.

    - Cerchiamo di capire se sono davvero diretti in città...Ho una brutta sensazione. Gli insetti giganti non mi hanno mai ispirato una grande tenerezza...-

     
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