Towards the World of Stone and Steel

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  1. § Erfaroth §
     
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    Il dottore, alle direttive dell'autocrate, non potè che allargare quel suo sempiterno ghigno.
    Avrebbe avuto il compito di portare l'ordigno diretto alla distruzione del cuore.
    Dalle parole dell'alfiere si leggeva una fiducia, più che cieca, quasi inevitabilmente indotta nei confronti dei Riders.
    Lasciare a loro la realizzazione della bomba o mettere quei ragazzini a difesa della missione senza avere una reale garanzia faceva immaginare una cosa sola:
    Laputa doveva essere davvero a corto di espedienti, mutilata com'era dalla piaga dei droni.
    Quella collaborazione aveva i tratti di un'alleanza di carattere formale, il patetico tentativo di risolvere di tutti i mali quello peggiore e forse non era proprio la strada meno giusta da seguire.
    Malgrado queste sue riflessioni, Valiant non poteva che semplicemente rispondere alla chiamata ed eseguire gli ordini che gli erano stati impatiti.
    La priorità era quella di ottenere la fiducia di quei padroni di casa e difendere il suo nuovo laboratorio.
    A toccare le sensibili corde dell'attenzione dello scienziato,però, furono le ultime, velate, parole del goblin.

    Di cosa si tratta mio Alfiere?

     
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    Bene bene. Quindi i Riders avevano creato l'ordigno e dovevano difenderli dai "cattivi". Tutto abbastanza chiaro. Ancora più chiara fu la decisione inappellabile delle mansioni singole, dove lei aveva il compito di proteggere il portatore della bomba. Non che la cosa la elettrizzasse particolarmente -soprattutto perchè il "pacco-bomba" non era altro che il tizio strambo di poco prima- tuttavia non potè esimersi dall'accettare. Infondo le regole le facevano i capi, ed attualmente nella sua posizione poteva solo limitarsi ad eseguire o, al massimo, rifiutare. E non aveva alcuna intenzione di mollare quel lavoro.

    -Sei stato abbastanza chiaro.

    Sorrise soddisfatta.
    Il suo volto s'illuminò alla sola parola "regali, pronunciata dallo zio verde.

    -Uh, regali? E di che si tratta?

     
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  3. Raylek
     
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    Il goblin annuì di nuovo, nascondendo come meglio poteva il sorrisetto che gli colorava il viso.

    Sapete, ho notato che tra voi due passano più sguardi sottecchi di quanto sia lecito supporre succeda per due conoscenti occasionali.
    E questo mi da da pensare..


    piccola pausa drammatica

    ..che o voi siate in qualche modo legati l'una all'altro, o che vi stiate studiando indecisi sul fatto che vi sia conveniente o utile detestarvi cordialmente, o meno.

    Visto che per il buon esito della missione sarebbe quanto meno buona cosa che voi due evitaste di tentare di accopparvi - perchè no, non credo proprio che voi due starete bene insieme - penso proprio che sia il caso di fornirvi di qualche piccolo gingillino utile allo scopo.


    Senza attendere alcuna reazione, il goblin aveva preso da un cassetto della grossa scrivania due piccole catenelle d'argento lucido, cesellate, per quanto sottili, in modo assolutamente squisito.
    Con una maestria in possesso di pochi, aveva toccato con la punta dell'artiglio dell'indice della mano sinistra i due oggetti, facendoli chissà come ritirare, avvizzendosi quasi l'argento fosse tornato per un momento al suo stato liquido.

    I monili si erano poi ridistesi, tornando alla forma originale sebbene, in qualche modo, mutata.
    Sulle superfici delle catene, ora, non trovavano più posto cesellature e abbellimenti, ma complicate serie di rune sottili come capelli, intrecciate tra loro come meravigliosi arabeschi.
    Sul primo dei due, le rune scintillavano di una soffusa luce bianca.
    Sul secondo, invece, i segni mandavano una curiosa opalescenza cangiante, del tutto simile alla pietra che, era facile notare, campeggiava su un grosso anello che il goblin aveva assicurato al pollice della mano sinistra.

    Sollevando gli occhi dallo scrittoio, il goblin sorrise di nuovo alla coppia di ospiti, mostrando appena la punta delle sue piccole, candide zanne.

    Chiedo scusa per il piccolo gioco di prestigio, ma siate indulgenti, mi capita così di rado di poter stupire gli amici...

    Dunque dunque.
    Per il buon dottore abbiamo questo..


    con la mano destra, l'autocrate allungò verso l'ex Von Kramer la seconda delle catenelle.

    .. e questa per la nostra dolce madamigella.

    allo stesso modo, dinnanzi a Drusilia aveva spinto il primo dei due monili.

    Tempo addietro, tra i miei sottoposti, c'era un ragazzo che aveva un problema piuttosto grosso : puzzava peggio di una discarica a cielo aperto.
    Per poterlo impiegare in azione insieme ad altri, al tempo, mi sono avvalso di un piccolo segno di forza che, ecco, ora ripropongo alla nostra dama.
    Conosco fin troppo bene il tocco gentile della sua sola presenza, e so cosa induce la gente a fare.
    Però, converrai come me, nipotina, che mentre siamo alla guerra è meglio che gli uomini pensino a guerreggiare con il nemico, piuttosto che per il tuo.. ehm, sì.. cuore.


    Pausa, sogghigno bieco alla ragazza con strizzatina d'occhio finale. Quel loro battibeccare più falso del peccato poteva diventare un ottimo passatempo.
    Doveva invitarla più spesso a fargli visita. Già.

    Quanto a noi, dottore, sono sicuro che portare un ordigno in una città di macchine sia moderatamente pericolo e quindi, ecco il mio personale contributo.
    Con quel gingillo addosso io avrò la possibilità di seguirvi passo passo come fossi lì con voi.
    Se qualcosa dovesse andare storto, spezzate una maglia della catena e lanciatela contro il nemico macchina.
    Così facendo avrò modo di mettere il mio lungo naso nei vostri affari, per provare a cavarvi d'impiccio..




    Edited by Raylek - 8/9/2010, 18:00
     
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  4. § Erfaroth §
     
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    Il dottore fu sorpreso da tanta e insperata comprensione da parte dell'alfiere.
    Il goblin aveva inteso la natura opprimente di quella malia priva di utilità e finalmente interveniva ponendo fine a quella situazione di irresistibile desiderio di morte.
    Gli occhi dello scienziato continuavano ad essere fissi sulla figura del forgiarune, che in quel momento aveva dato modo di mostrare a Valiant le sue abilità.
    ...Interessanti abilità.
    Un possibile aiuto dell'autocrate era più che gradito, ma i penseri del dottore ancora sfilavano le innumerevoli ipotesi sulla natura di quella dichiarata infusione di potere.
    Avrebbe voluto porre domande più dirette e affilate, ma il tempo di indugiare pareva più che concluso. Lo scienziato aveva fretta di conoscere la realtà che li attendeva nelle prossimità del cuore delle macchine, poichè aveva ben compreso che dagli abitanti di Laputa non poteva pretendere nulla di più di un misero brandello di pelle.
    Il ghigno del dottore tornò alla sua normale mostruosità mentre lo stesso si alzava dalla sua poltrona e con la mano destra, in acciaio, afferrava il suo gingillo.
    Le rune incise parevano un affronto a quella dichiarata scienza che tanto adorava, ma in quel momento doveva chinare il capo alle priorità e farsi furbo dinnanzi a un nemico assai più potente.
    Avrebbe studiato con più attenzione quell'oggetto che, a lavoro concluso avrebbe custodito gelosamente sottoponendolo ai test più rigorosi.
    Con volto neutro e tono carico di dovere si rivolse nuovamente all'Alfiere Errante.

    La ringrazio per le sue premure...
    Avrò cura di fare ciò che mi chiedete.


    Rispose, schietto e inflessibile, all'ordine ricevuto.
    La cosa che più gli premeva e conoscere le caratteristiche dell'ordigno e i suoi costruttori.
    Se erano dei bambini, era nei guai...

     
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    Sguardi sottecchi?
    Odiarsi cordialmente?
    Ma cosa mai stava dicendo?
    Si, magari un pò il tizio ansimante non era esattamente quello che lei chiamava "il ritratto della simpatia", ma di lì a odiarsi...
    Beh, a dire il vero lo aveva anche minacciato di morte.
    Uhm... forse lo zio Raylek aveva ragione.
    ...

    A dire il vero la bella Dama fissò un pò perplessa il goblin quando estrasse le collanine. Non negava assolutamente che fossero davvero molto carine però... beh si, preferiva una spada, un martello o che so, delle forbici. Insomma, qualcosa di utile! Cambiò poi idea quando lo zietto iniziò a esibirsi davanti a loro, tutto preso da simpatici giochetti di prestigio, manipolando la forma dei due oggetti ed infondendogli nuovo potere. Perchè ciò infondo era più che evidente; la strana aura luminosa che emanavano ne era l'evidente conferma. I due singolari artefatti furono consegnati ai due "colleghi" immediatamente.

    Temo addietro, tra i miei sottoposti, c'era un ragazzo che aveva un problema piuttosto grosso : puzzava peggio di una discarica a cielo aperto.
    Per poterlo impiegare in azione insieme ad altri, al tempo, mi sono avvalso di un piccolo segno di forza che, ecco, ora ripropongo alla nostra dama.
    Conosco fin troppo bene il tocco gentile della sua sola presenza, e so cosa induce la gente a fare.
    Però, converrai come me, nipotina, che mentre siamo alla guerra è meglio che gli uomini pensino a guerreggiare con il nemico, piuttosto che per il tuo.. ehm, sì.. cuore.

    ...
    Si, certo, cuore.
    E le faceva anche l'occhiolino.
    Ma guarda un pò questo!

    Prese la collanina con una espressione piuttosto buffa, una buona via di mezzo tra l'offeso e l'arrabbiatura di una bambina capricciosa; mancò solo che iniziasse a gonfiare le guance e sbattere i piedini per terra. Non parlò, gli lanciò un'occhiataccia e si mise senza discutere il monile al collo, così per vedere se davvero funzionava. E se ciò non fosse accaduto, il goblin si sarebbe dovuto preparare ad esser sfottuto di lì alla sua morte per quell'imbarazzante evento. Rimase dunque ferma, posizione ben posata ma non rigida, in attesa degli effetti. No, non sentiva nulla al momento. Infine, vedendo il suo adorato "protetto" alzarsi, lo imitò per seguirlo anche in capo al mondo. Eh si, se era la sua guardia del corpo non gli avrebbe tolto gli occhi di dosso nemmeno per un nanosecondo.

    -Grazie, zietto adorato.

    Infondo era una professionista, lei!



    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 21:18
     
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  6. Raylek
     
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    Purtroppo, per ora, non posso aggiungere maggiori particolari riguardo alla missione.

    Il lord Alfiere aveva sorriso, mentre i suoi sottoposti prendevano ciò che aveva messo loro a disposizione, chi più riconoscente, chi meno.
    Annuì all'indirizzo della Dama del Vento, in risposta alla sua piccola punzecchiatina, senza troppo scomporsi.

    Laputa ha già mandato un suo uomo sul territorio per procurarsi più precise notizie riguardo alla zona sotterranea della città e riguardo alle macchine che vi abitano.
    Sono piuttosto ottimista per il fatto che ritorni presto, con abbondanti dettagli..

    ..ma per ora, purtroppo, la nostra riunione si chiude qui.
    Ci aggiorniamo alla data della missione, tra ventun giorni a partire da oggi.
    Vi attenderò ai moli del primo girone. Vedrete ormeggiata la SbriciolaCielo pronta a partire.


     
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    .Istruzioni ~ IntroNé Raylek, né chiunque altro in quella Foresta che taluni chiamano Klemvor avrebbe mai potuto anche solo ipotizzare quanto sarebbe accaduto da lì a quel famigerato giorno definito come quattro Tuono, stando al calendario degli Storm Riders. Solo otto giorni prima della spedizione, infatti, il cielo si era striato di fuoco, e nove meteore erano scese dal cielo impattando in otto punti diversi della città.
    Raylek aveva inviato un suo messo nelle profondità della città, per raccogliere informazioni, ma questi aveva redatto un rapporto allucinato che raccontava di misteriose creature sepolte nei sotterranei di Klemvor, catalogando così la caduta dei corpi celesti come un evento anomalo e misterioso, ancora da chiarire.

    Grazie alle mappe aeree era possibile stimare la durata del viaggio in poco meno di un'ora. Per volontà di Raylek i due emissari di Laputa avrebbero viaggiato a bordo della
    Sbriciolacielo verso la zona a sud, molto lontana sia dall'Approdo che dai Quartier Generali delle altre fazioni della Foresta, il tutto sotto la pioggia incessante e battente che percuoteva Klemvor ormai da quasi un mese. Questa era un'altra situazione inattesa: durante la Messa dei Diluvi i riders avevano ragguagliato gli Abusivi circa la durata media della stagione delle piogge, assicurando che essa sarebbe durata dai ventuno ai ventitré giorni, e che quindi per il ventiquattresimo giorno avrebbe dovuto essere certamente conclusa. Mentre doc Valiant e madamigella Galanodel raggiungevano il molo dello zeppelin, però, contro ogni previsione il cielo ancora piangeva, ed il goblin attendeva il loro arrivo con fra le sgrinfie un pezzo di pergamena redatto da uno scriba e molte informazioni sugli eventi più recenti...

    Primo turno a Raylek. Poi, turni liberi.
     
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  8. Raylek
     
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    Più che un isola nel cielo, a vederla così, Laputa sembrava essersi tramutata in un isola circondata da un mare in burrasca.
    Attorno alla roccia su cui la città era stata edificata, le nuvole vorticavano, grige e gelide, ricolme di pioggia, proprio come un vero oceano ricolmo di mostri marini.

    Fermo sul molo, sotto la pioggia battente, avvolto in un grosso mantello cerato che ne ricopriva l'intera figura, il goblin era immobile, come volesse imitare una statua, fissando, oltre la coltre scura, quei lembi di terreno visibili tra gli squarci del cielo.
    Scrutava Klemvor, rimuginando tra se.
    L'unica cosa che gli dava conforto, strappandogli un sogghigno, era il sigaro che, sebbene bagnato, imperterrito continuava a rosseggiare quando il pelleverde, ostentatamente, ne traeva grosse boccate.

    Oltre l'orlo, la SbriciolaCielo attendeva, obbediente; il suo equipaggio schierato sul ponte, ed effettuare gli ultimi preparativi per il viaggio.

    Nella mano destra, lucida sotto la pioggia, il Lord Alfiere stringeva un involto di carta oleata, fittamente scritta, tanto che ben poco dell'originale color ocra della carta era visibile, sostituito come da una nebbiolina grigia.
    Decine di centinaia di caratteri minuti, riportati sulla pagina in bella calligrafia.

    Relazioni di viaggio.
    La missione del morto.

    ...mmm

    Come distratto da un rumore che in realtà non si era sentito affatto, improvvisamente Raylek volse lo sguardo verso la Porta Grande.
    Stavano arrivando i suoi agenti. Li sentiva. Erano vicini.

     
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  9. § Erfaroth §
     
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    Una goccia, una delle tante, gli era passata d'avanti agli occhi.
    Quella minuscola essenza liquida aveva sfiorato di poco il naso del dottore lasciando a quest'ultimo un brivido di gelo.
    La pioggia era insignificante, piccolissime quantità di acqua che rendevano palese il loro disagio quando erano in massa, come in quell'attimo prima della partenza...
    Come i riders.
    Come i droni.
    Inutili entrambi.
    Malgrado i capelli bagnati e il cappotto completamente zuppo, lo scienziato marciava in direzione del molo con il suo ghigno sempiterno, come se quella realtà così avversa fosse solo uno sfortunato evento del caso.
    La tagliola era silente in quel frastuono fatto di scrosci d'acqua e tuoni ed entrambe le mani avevano cercato un tiepido rifugio nelle tasche di quella lunga giacca militare.
    L'unica parte del corpo di Valiant, il capo, era completamente bagnata, ma questo pareva non costituire nessunissimo problema.
    La voce tagliente e rauca del dottore squarciò il rumore costante che il temporale aveva creato rivolgendosi al goblin che lo attendeva.

    Pioviggina...Eh?

    Il tono era neutro, e la frase era lungi dall'essere una battuta, ma piuttosto la triste constatazione di una situazione al quanto "umida".

     
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    "E' una brutta pioggia.
    Come la pioggia acida provocata dagli uomini,
    che fa sciogliere gli edifici come fossero castelli di sabbia.
    Forse ha intenzione di spazzare via tutto...
    ...tutti i segreti..."

    Pioveva a dirotto quel giorno,che forse tale non poteva definirsi dato che una coltre di nubi minacciose facevano da volta a quella città nei cieli, coprendo il sole come un oscuro presagio. E loro, piccoli puntini in un mondo sconfinato erano lì, allo scoperto, pronti a partire per una missione non particolarmente facile da eseguire. In quel mare in tempesta la Dama del Vento si domandò se davvero fossero in grado di adempiere ai loro compiti; infondo erano solo piccoli puntini. Alcune gocce raggiunsero il volto dolce di Drusilia, accompagnate poi da altre, e da altre ancora, scendendo dal bordo del cappuccio del suo mantello come piccole lacrime. Ed intanto il drappo danzava al vento, mentre lei con le mani tentava di coprirsi per non prendere un malanno. Quando fu abbastanza vicina all'Autocrate avvertì un leggero tintinnio di campanelle argentate, che pian piano andò aumentando finchè non lo raggiunse. Arrivò quasi in contemporanea al dottor Valiant e probabilmente avrebbe fatto una battutaccia se non avesse sbollito in precedenza quell'antipatia nei suoi confronti, riflettendo che in piccola parte era colpa sua e dell'effetto che generalmente suscitava agli altri. Ma quella volta sarebbe andata diversamente dato che ebbe la premura di indossare il regalo di Raylek. In un certo senso doveva molto a quel lungo naso verde.

    -Sono pronta, signore.

    Lo disse con tono serio, differentemente da quello con cui era solita battibeccare con il goblin. Era giunto il momento di smetterla di scherzare e comportarsi da adulti vaccinati, anche perchè ne andava delle loro vite, e forse anche di altre che a loro si erano affidate. E lei, sinceramente, non voleva il peso di altre morti sulle proprie spalle. A quel punto sarebbe rimasta lì, in attesa di ordini o di altro, calma ma concentrata come le avevano insegnato in accademia. E sotto il mantello, recava con sè l'arco che da sempre l'aveva accompagnata, seguito da una faretra contenente frecce nuove e ben intagliate, oltre ovviamente ad una spada, come ogni cavaliere che si rispetti.

    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 21:19
     
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  11. Raylek
     
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    Il goblin spostò il peso del corpo da un piede all'altro, facendo ruscellare giù dalle spalle la pioggia che si era raccolta mentre restava immobile nelle pieghe della cappa cerata.

    Il dottore e la cacciatrice. I candidati migliori a disposizione di Laputa per quella missione.
    Senza perdere altro tempo, l'autocrate si voltò risoluto, indicando la passerella di legno assicurata al suolo dell'isola e alla nave, ma sospesa per un tratto nel vuoto.

    Le vele della SbriciolaCielo erano state spiegate appena i due agenti del Lord Alfiere si erano presentati fuori le mura.

    La pioggia, sono sicuro, non vi infastidirà troppo la dove stiamo andando.
    Nel Mare Sommerso, ne sono certo, avrete altro da cui guardarvi che non l'umidità..


    Il goblin cercava di apparire sereno, svagato, ma era impossibile anche per lui : la missione in cui si stava imbarcando - anzi, peggio - era stato costretto ad imbarcare altri - era pericolosa.
    Estremamente. E lo sarebbe rimasta per quanto ottimismo ci si poteva mettere nel valutare le possibili alternative e i diversi punti di vista.

    Siamo pronti a salpare.
    Raggiungeremo l'Approdo e da lì ci sarà una guida per accompagnarvi al luogo d'incontro.
    Vi verrà consegnata la bomba, ed entrerete in contatto con il team dei rider.


    Mentre si spostava a passi risoluti verso l'ammiraglia della flotta dell'isola, il pelleverde tese ai due una copia ciascuno del rapporto che, fino a quel momento anche lui aveva stretto in pungo, come fosse stato una sorta di protezione contro la cattiva sorte.

    Abbiamo una ventina di minuti di viaggio.
    Il tempo sufficiente per documentarvi adeguatamente, prima di gettarvi nella mischia..


     
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  12. § Erfaroth §
     
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    Il dottore eseguì, rapido, le indicazioni dell'Alfiere.
    Attorno a lui un mondo fatto di legno, corde e vele si muoveva come un ingranaggio per dare inizio a quella missione che aveva ricevuto da subito la "benedizione" del mal tempo.
    Era nervoso, quelle tempistiche, dispersive eppure così necessarie lo facevano adirare.
    Quel mondo era ancora troppo grande per lui e per i limitati mezzi di cui disponeva.
    La mano in acciaio osò esplorare l'umido mondo che circondava il suo padrone e forte di quella rinnovata liberta cominciò lentamente ad aprirsi e chiudersi come alla ricerca di qualcosa che ancora sfuggiva a Valiant, dei chiarimenti, dei dubbi, dei timori...
    Quegli stessi timori che leggeva sul volto del goblin oscurato dalla notte e dalla pioggia ma chiare alle sue orecchie nel timbro della voce e nel tono di cui le parole parevano essere permeate.
    Il ghigno sul volto del dottore era divenuto ormai una triste deformazione del viso e la tagliola che portava al collo ora non sembrava più un porta fortuna bensì l'oggetto più vicino che era capace di assordarlo con l'incessante ticchettio della pioggia contro l'acciaio.
    Quando il goblin porse ad ognuno di loro una copia di quello che era a tutti gli effetti un rapporto, agli occhi di Valiant si aprì un nuovo mondo.
    Dalle parole di quello che doveva essere un esploratore assai intraprendente vi erano innumerevoli notizie che potevano essere oggetto di entusiasmanti scoperte!
    Innovazioni senza pari!
    Creature capaci di possedere un carapace così resistente potevano essere coltivate geneticamente così da poter realizzare chimere dalla pelle praticamente indistruttibile e forza inaudita!
    Ma c'era una cosa, che più di tutte allettava il dottore: la chiamava Culla!
    Una culla per le macchine!
    Quale incredibile diavoleria era mai quella?!
    Eravamo di fronte a una scoperta sensazionale che avrebbe permesso la realizzazione di un nuovo concetto di esercito! Creature che nascono per essere utilizzate nella guerra, nella salvaguardia di chi li comanda, per degli esperimenti!
    Finalmente c'era un cuore a cui puntare la propria arma per poter comandare le macchine e quel cuore era l'origine del ruggito!
    La sostituzione o la mera minaccia era la chiave! E poi avremmo avuto in mano il potere dei droni così da soverchiare l'egemonia dei riders.
    Inutili!
    Inutili come quel ragazzino che ha arrestato l'esploratore e la sua rivoluzionante missione!
    Come una marea nera la voce del dottore parve animarsi di una forza sconosciuta, forse ignota anche al suo proprietario.

    Mio signore...
    Quello che è scritto su queste carte è decisamente rivoluzionario!
    A quanto pare i droni non sono burattini della tecnologia ma comandati da qualcosa di vivo!
    I soggetti stessi, che noi volgarmente chiamiamo droni, sono creature che si sviluppano e crescono.
    Nascono addirittura!
    Il potenziale di queste supposizioni è devastante!


    La mano destra era scattata in avanti, nella direzione del volto del goblin, come a voler imporre le parole dello scienziato. Non era possibile non studiare con attenzione quella condizione!
    Il dottore aveva occhi solo per il suo signore, eppure con quello sguardo, pareva guardare oltre.

    Utilizzare un ordigno per zittire questa rivoluzionaria forma di vita è un affronto all'opportunità stessa che ci viene data dall'evoluzione naturale!
    Siamo capaci di distruggerli, abbiamo le armi per farlo, ma possiamo mai sprecare l'occasione che ci renderà partecipi della realizzazione di Droni del Presidio Errante!?
    Perchè non comprendere la natura di questi Cyborg, oserei chiamare!?
    Uomini-Macchina!


    Non riusciva più a fermarsi, Valiant sentiva il sangue pulsare alle tempie mentre in lui un barlume di ragione raggiunse i suoi pensieri. Porre la cosa in termini prettamente scientifici mancava di eleganza, se doveva convincere il goblin ad una proroga a quell'attacco senza senso doveva porre la questione sul piano morale, così caro ai politici...

    A tutti gli effetti ora sono delle creature viventi!
    Non più esseri senzienti dotati di volontà corrotta dal mero comando elettronico di un computer, bensì creature che possono avere lo stesso sistema gerarchico dei formicai.
    Difendono la loro madre! La creatura che è capace di sostentare le loro culle!
    Di creare loro simili capaci di proteggere questi luoghi di progenie!
    Colpendo al cuore delle macchine assisteremo al genocidio di una razza che fino ad ora non siamo riusciti a comprendere!


    Quelle ultime parole, volutamente colme di un'emozione senza pari, erano atte a minare la convinzione dell'alfiere errante.
    Malgrado tutto, poteva non condividere l'ordine che gli era stato impartito, ma non aveva ne i mezzi ne l'autorità per contrastare il suo volere.
    A confermare quella sua umiliante riflessione seguirono le parole, appena bisbigliate del dottore.

    Ovviamente...
    Mio Signore mi appello al vostro giudizio.
    Mio compito è quello di dirvi cosa può questa condizione meglio aiutarci con le nostre...
    Ricerche...

     
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    La dama, intanto, lo osservava silente, riflettendo sulle parole dell'uomo. Tipo strano, davvero, quasi le ricordava uno scienziato pazzo da film horror. In ogni caso non disse nulla, piuttosto iniziò a fissare l'alfiere come per poterne studiare tutte le espressioni del volto, come nella speranza di scorgere un solo muscolo disteso. Perchè quell'espressione non le piaceva, era chiaro che in quella missione avrebbero rischiato molto. Quando poi il dottore ebbe finito, si lasciò passare il resoconto, iniziando a percorrere la pagina con gli occhi verdi ed attenti. La prima cosa che appuntò mentalmente fu la tipologia di corazza che avevano questi "droni", particolarmente resistenti ai colpi contundenti. Rimaneva da controllare se funzionavano quelli taglienti, dato che i perforanti erano stati consigliati. In più vi erano zone in assenza di luce e particolarmente "sporche" per così dire. Poco male, lei poteva volare. Altra cosa che doveva appuntarsi era l'esistenza di insetti giganti e in grado di sventrare droni e, per loro sfortuna, evidentemente potevano essercene di più grossi rispetto a quelli incontrati dal messo. In più i droni non parevano sensibili alla luce; camminavano al buio e non hanno degnato di attenzione il messo che camminava vicino loro con luce artificiale. Poi, come sospettava, era apparso un ragazzo sospetto, o qualcosa che gli somigliava molto. Pareva l'unico in grado di mettere certezza in quella situazione oscura, anche perchè non si capiva bene se le macchine erano lì per distruggere gli insetti o se gli insetti fossero una sorta di "droni evoluti". Drusilia richiuse il foglio, dandolo al suo alfiere. Solo una cosa uscì dalle labbra morbide.

    -Casomai incontrassimo questo giovanotto misterioso.
    E qualora riuscissimo ad avere il sopravvento su di lui,
    desideri avere informazioni?
    Hai delle preferenze?
    E quanto ne dovrebbero sapere gli altri Riders rispetto a noi?

     
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  14. Raylek
     
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    Dottor Valiant, lei crede davvero che io non abbia avuto modo di riflettere con attenzione anche riguardo a questo punto?

    La pioggia si tramutava per la velocità in sottili, insidiose lame ghiacchiate.
    Le nubi di piombo circondavano la SbiciolaCielo che, a dispetto di tutto, avanzava senza alcun timore, sebbene la visibilità fosse quasi annullata.

    Sul ponte di poppa, accanto alla postazione del timoniere, il lord Alfiere di Laputa era immobile, le braccia conserte.

    L'evoluzione dei droni di klemvor è tutt'altro che naturale. E questo già lo sappiamo.
    La città è morta da tempo, presidiata da sentinelle impazzite che hanno solo trovato, per dovere, il modo di replicare all'infinito loro stessi. Difendono. Presidiano. Controllano.
    Ma attorno tutto è morto, e questo, loro non lo sanno.


    Il goblin chiuse gli occhi, ricordando, senza smettere di parlare.

    Esiste però, per me, una necessità diversa dal doveroso studio di qualcosa di nuovo : L'Approdo è fondamentale per Laputa.
    La presenza delle macchine è inconciliabile con la possibilità per i migranti di muoversi liberamente.


    Poi, all'improvviso, accadde.
    Il braccio destro del goblin, che ancora era immobile, si era scosso, come dotato di vita propria.
    L'epidermide era cambiata, passando all'improvviso dall'organico all'inorganico, dal verde al nero, lucente.
    Metallo liquido.

    Con uno schiocco impossibile, l'arto si era sganciato dalla spalla del pelleverde, sgusciando fuori dalla manica dell'impermeabile e attorcigliandoglisi attorno al collo, mentre strisciava serpentino sulle catene che adornavano il collo del forgiarune, affusolandosi sempre di più e trasformandosi da una massa indistinta ad un grosso serpente meccanico, i cui occhi neri come ossidiana fissavano impassibili ora il buon dottore, ora la dama.

    Inoltre, come può vedere, Laputa non ha alcun bisogno di imparare da nessuno a produrre i suoi automi.
    L'abilità di farlo è già in nostro possesso.


    Con un sibilo metallico, la serpe aveva mostrato una lingua lunga, biforcuta e nera, all'uomo di scienza, socchiudendo gli occhi con un accenno malevolo.

    Questa è AI.

    A quel punto, le nubi si aprirono, lasciando che l'isola nel cielo diventasse solo un ricordo, ma permettendo a chi era a bordo della nave di mettere gli occhi di nuovo sul continente, ammirando Klemvor baciata dalla pioggia, luccicante sotto la coltre di buio e nebbia.

    Ciò non ostante, pensavo fosse ovvio perchè per portare l'ordigno io abbia selezionato un dottore.
    Voglio che lei, Valiant, raccolga campioni, prima di collocare la bomba.
    Ogni prelievo che riterrà necessario, lo esegua, ma questo a due condizioni : non deve rendere i rider coscienti di questo, ne deve rallentare il corso della vostra missione.
    Sono disposto a tollerare qualche contrattempo per il bene del sapere, ma il mio primo interesse resta la sicurezza dell'Approdo.


    L'autocrate sospirò, stancamente, mentre la sua compagna metallica tornava ad insinuarsi sotto alla manica del suo abito fradicio, ritornando ad essere niente più che un braccio, dapprima meccanico, poi quello normale di un goblin.

    Drusilia, riguardo i figli della Foresta, devo avvertirvi che poco conoscono delle altre genti di Endlos.
    Non sanno - a quanto mi è stato dato capire - che esista magia o potere differente da quello della tecnologia.
    Fate in modo che l'uso delle vostre capacità risulti moderato e riservato solo al necessario. Tuttavia, non vi voglio sapere in pericolo. Mai.


    Gli occhi del goblin avevano cercato quelli della giovane donna, conscio del fatto che lei avrebbe capito perfettamente quanto intendeva dirle tra le righe.
    Dovevano sopravvivere. Non le avrebbe perdonato se qualcosa fosse andato storto. E, perchè così non fosse, i rider non dovevano spaventarsi.
    Erano leoni, tori in carica, ma la loro mentalità era semplice : venivano da un modo in cui l'uomo aveva creato la sua magia con le sue mani, perchè le sue vene ne erano prive. Quello dovevano tenerlo sempre bene a mente.

    Le informazioni sono sempre importanti, ma non sono prioritarie.

    Un sibilo ed uno schiocco dalla coffa. La vedetta della SbriciolaCielo aveva appena avvistato il faro sulla punta più alta dell'Approdo.
    Ancora poche manciate di minuti e sarebbero stati a destinazione.
    L'Alfiere Errante di Laputa guardò di nuovo i suoi agenti, fisso, penetrante.

    Vi auguro buona fortuna.
    Valiant, si ricordi : se qualcosa cominciasse ad andare storto, usi senza timore i frammenti del monile che le ho affidato.
    E, Drusilia, vedi di tornare. Credo che Kalia non sarebbe affatto felice di sapere che ho fatto in modo ti capitasse qualcosa.


    Il goblin sorrise.
    La nave ebbe uno scossone, prima di rallentare il suo moto per stabilizzarsi ed allinearsi ai moli alti della torre che Laputa aveva requisito al suolo, come piazzaforte, che luccicavano intermittenti stagliati all'orizzonte. All'ammiraglia era stata comunicata la posizione del gruppo di rider intenti ad aspettare gli agenti dell'isola.

    Sarebbe bastato poco per riposizionare la nave sulla loro direttrice, arrivando a scaricare il pacchetto proprio lì sopra.



    Edited by Raylek - 13/9/2010, 22:14
     
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    Pioveva da ventiquattro giorni e sembrava non voler smettere più di piovere. Da qualche parte, in qualcuno di quei libri vecchi e polverosi, doveva aver letto di un certo diluvio, che proseguì fino a coprire la terra, finché non annegò tutti gli esseri umani, dal primo all'ultimo. Chissà, forse Dio si era davvero incazzato con la Foresta e aveva deciso di buttare giù tanta di quell'acqua da distruggere tutto quanto? Sì, ma con chi ce l'aveva? Con i Riders? Con le macchine? Con le Bande? Con gli Abusivi? Con i bastardi incoronati della Foresta del Riposo? Chissà.
    Magari era incazzato e basta.

    image

    « Sono arrivati i Cagasotto Abusivi. Naaah, sarà una passeggiata anche con loro.
    Sì, adesso mancano solo i bastardi della Sleeping Forest.
    Sì, attendiamo ancora un poco e poi entriamo comunque. Allora vado.
    »
    Attraversò la strada, superando le pozze d'acqua guadagnando il riparo usato dal resto del gruppo, una tenda parasole di quello che, tanto tempo prima, doveva essere stato un negozio ortofrutticolo. Lì, con calma, si accese una sigaretta prima di volgere lo sguardo verso l'alto. Nel cielo la figura enorme della Sbriciolacielo scendeva placidamente sull'ampia strada urbana, sotto la pioggia martellante. Vennero lanciate le scale di corda che avrebbero permesso ai due rappresentanti di Laputa di scendere a terra. Delle cinque figure al riparo sotto la tenda di stoffa ruvida, diventata quasi nera per via dell'acqua che aveva assorbito, solo una si staccò dal gruppo per accogliergli. Era un giovane di diciassette o diciotto anni, l'età media fra i riders. Vestiva di una giacca da motociclista e aveva i capelli ossigenati raccolti in una coda di cavallo, calzava dei vecchi jeans i cui bordi erano sfilacciati e distrutti per l'uso delle AT, che calzava con disinvoltura.

    « Yo! Siete in ritardo! »
    Disse alzando un braccio, in un cenno di saluto fin troppo cameratesco.
    « La compagine degli Abusivi, suppongo. »
    Tolse la cicca di bocca e indicò un individuo massiccio di età indefinibile in abiti militari la cui giacca era slacciata, rivelando un maglione nero e delle medagliette di vario genere, il cranio rasato e gli scarponi pesanti ai piedi. Teneva una bandoliera di proiettili di grosso calibro e aveva fra le braccia un fucile a canne multiple che doveva pesare parecchi chili per un rateo di fuoco mostruoso.
    Poco più in là c'erano due ragazzine di sette-otto anni. Attraverso il monile indossato da Valiant, Raylek avrebbe potuto facilmente riconoscerle: erano -rispettivamente- la ragazzina che aveva interpretato "Il Vento" durante la recita, e colei che invece aveva interpretato "Sora". La prima in abiti assurdamente fuori posto data la situazione, completamente neri e in stile gothic da farla sembrare una bambolina, i capelli neri e scuri lunghissimi e gli occhi grandi e imbronciati che sembravano più irritati di quelli di una leonessa cui è stata sottratta la cena. L'altra bambina, di aspetto fin troppo solare, aveva i capelli biondo cenere raccolti in due code, degli shorts di jeans e una maglietta semplice su cui spiccavano le spalline di uno zaino. Nonostante quel dettaglio, aveva fra le braccia un secondo zainetto minuto, di foggia semplice e macchiato d'olio. Dietro di loro un individuo ben più adulto, giacca e cravatta, occhiali squadrati ed un'espressione determinata in viso. Anche lui era presente alla rappresentazione teatrale, nel ruolo del narratore...

    « Satoshi Arisugawa, Indipendenti, sono il vostro Decoy. »
    Si presentò coda-di-cavallo.
    « Lothar, delle Bande, poi la rappresentanza di Genesis, ovvero le nostre Guide, e... »
    Guardò l'uomo e sorrise malefico.
    « ... Un rompicoglioni di passaggio. Beh, auguri, non siete gli unici ad essere in ritardo.
    Aspettiamo ancora un po' il Middle e l'Ultimate del gruppo, poi 'fanculo ed entriamo ugualmente. A proposito, vi hanno spiegato, vero, come funzionano le cose da queste parti, eh?
    »
    Ispirò un'altra boccata di sigaretta e andò a sedersi sullo scalino che dava all'ingresso, mentre la ragazzina bionda si avvicinò ai due Abusivi, sollevando il vecchio zaino che aveva fra le mani.

    « Chi di voi due è il "Panther"? »
    Chiese con voce musicale porgendo lo zaino perché l'individuo prescelto lo prendesse.
    « Vuole sapere chi è che porta la bomba! »
    Tradusse immediatamente Satoshi, ridacchiando e beccandosi un'occhiata al vetriolo
    da parte della ragazzina bruna, che quasi lo scuoiò vivo con uno sguardo.
    « Attenti. E' pesante. »

    Detto ad un adulto da una ragazzina di sette-otto anni "è pesante" non ha molto senso, anche perché lo zainetto era minuto e lei sembrava tenerlo senza problemi. Poi però si scopre che a volte le apparenze ingannano, dato che era davvero pesante, più pesante di uno zaino stracolmo di libri universitari, tanto pesante che la stoffa usata non era proprio normale stoffa ma era di materiale rinforzato, ecco spiegato perché era uno zaino così spoglio, in netto contrasto con quello bianco e nero a forma di gatto (o tigre?) che la ragazzina aveva sulle spalle...


    .Istruzioni ~La quest vera e propria ha inizio, con la presentazione dei vari PNG. Su richiesta via PM vi posso dare più dettagli su ciò che vedete o anche direttamente immagini dei vari personaggi. Adesso a voi la palla.

    Turni liberi.
     
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